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In particolare:
i. in Italia il settore pubblico e le università investono in ricerca lo
0,55% del Pil, una percentuale in linea con quelle del Regno Unito e
degli Stati Uniti ma inferiore rispetto a quella della Francia, della
Germania e del Giappone;
ii. le imprese italiane investono in ricerca solo lo 0,52% del Pil, a
fronte di percentuali che negli altri paesi variano dall’1,19% del Regno
Unito al 2,07% del Giappone.
Di particolare interesse è l’analisi dell’influenza dei finanziamenti
pubblici 5 sulla ricerca realizzata dalle imprese. La tabella 2 (terza
colonna) mostra che l’Italia, dopo il Giappone, è il paese dove gli
incentivi pubblici alla R&S in percentuale del Pil sono più bassi: lo
0,07% contro lo 0,14% della Germania o lo 0,28% degli Stati Uniti. Se si
guarda tuttavia al livello degli incentivi in percentuale della spesa in
ricerca effettivamente realizzata dalle imprese, allora i valori relativi
all’Italia risultano intorno al 14%, non discostandosi di molto dai livelli
registrati negli altri paesi in esame.
Rilevanti differenze tra l’Italia e gli altri paesi emergono qualora si
consideri solamente la R&S realizzata e finanziata dalle imprese
(seconda colonna della tab. 2): a fronte dello 0,42% del Pil investito in
ricerca in Italia, negli altri paesi considerati questa variabile assume
valori che vanno dallo 0,84% del Regno Unito al 2,03% del Giappone.
È anche possibile distinguere la spesa in R&S realizzata dalle
imprese manifatturiere da quella effettuata dalle imprese non
manifatturiere (tab. 3) 6 . In tutti i paesi, e anche in Italia, la maggior parte
della ricerca privata è svolta dal settore manifatturiero; è dunque in
5 All’interno dei finanziamenti dello Stato alla R&S realizzata dalle imprese
rientrano le varie leggi di incentivazione alla ricerca.
6 Tra le società non manifatturiere vi sono quelle della fornitura di gas, di
elettricità e di acqua, delle costruzioni e dei servizi.
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