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P34 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO<br />
n. 10 | ottobre <strong>2011</strong> pagine ebraiche<br />
CANARUTTO NEMNI da P33 /<br />
sto è in mano a loro. Donne ebree che<br />
siedono dietro a una mechizà, che<br />
ascoltano con gioia la voce di un cantore,<br />
che seguono quella antica e, da<br />
Cipriani ritenuta superata, Halakhah.<br />
Tra le loro aspirazioni, essere mogli,<br />
madri, affermate professioniste, meglio<br />
se in un campo che permetta di conciliare<br />
la famiglia con il lavoro. Si sentono<br />
assolutamente parte integrante<br />
della cultura, della vita sociale. Tengono<br />
in mano intere famiglie, decidono<br />
le sorti del popolo ebraico. E sono<br />
consapevoli.<br />
Loro, donne ebree ortodosse che vanno<br />
al mikveh ogni mese, che non sentono<br />
mai la necessità di indossare tallit<br />
e tefilin per legarsi a D-o, proprio come<br />
prescritto agli uomini durante<br />
shabbat e feste, donne per le quali tutti<br />
i giorni “di per se stessi sono legame<br />
tra il popolo ebraico e D-o”, donne<br />
che si domandano perché mai solo<br />
l’appropriarsi dei riti riservati agli uomini<br />
le avvicinerebbe a un D-o che<br />
già sentono molto vicino. Donne che<br />
sanno che modificare la Halakhah, tramandata<br />
da Mosè fino a si loro giorni,<br />
a proprio piacimento e secondo le necessità<br />
contingenti, significherebbe la<br />
fine. Di una religione millenaria. E forse,<br />
semplicemente, l’inizio di un’altra.<br />
Scenario B. Anno 2050. Un gruppo<br />
composto da altri ebrei si ritrova a<br />
pregare. Il libro che tengono in mano<br />
è fresco di stampa. Le parole che stanno<br />
per pronunciare sono state rinnovate,<br />
adattate ai tempi, modernizzate.<br />
Delle berachot alcune sono state abolite.<br />
Altre riformulate. Nelle loro preghiere<br />
ringraziano D-o di avere creato<br />
la sveglia della Texas Instruments, in<br />
grado di distinguere tra il giorno e la<br />
notte. Nessuno di loro è cieco, la benedizione<br />
sulla vista ai non vedenti è<br />
stata abrogata. Vivono in una paese<br />
democratico, la prigionia spetta solo<br />
ai trasgressori della legge. Che loro rispettano<br />
pienamente. Anche la benedizione<br />
sulla liberazione dei prigionieri<br />
è sepolta nel vano ricordi. Nei loro armadi<br />
ci sono appesi indumenti per tutte<br />
le stagioni, ringraziare D-o per avere<br />
vestito gli ignudi, suonerebbe un po’<br />
medievale. Non ringraziano più per<br />
non essere stati creati uomini e non<br />
donne. Non era politically correct ringraziare<br />
ogni giorno D-o per avere dato<br />
loro dei precetti in più da osservare.<br />
Anche perché quei precetti in realtà<br />
sono stati in parte modificati, in parte<br />
dimenticati, in parte ritenuti ormai superati.<br />
Anno 2050. Al di là della mechizà,<br />
non siede più nessuno. Perché le mechizot<br />
fanno ormai parte degli oggetti<br />
esposti nei musei. Le trisavole sedevano<br />
dietro a separatori di legno. Loro<br />
siedono fieramente tra gli uomini. Insieme<br />
ascoltano la voce di una hazanit,<br />
nuova professione in voga tra le giovani.<br />
L’idea di trovarsi al di qua della<br />
separazione, tra gli uomini, le riempie<br />
d’orgoglio. La sinagoga è un luogo da<br />
pari opportunità. Le differenze tra uomo<br />
e donna sono abbattute. Gli uomini<br />
ancora non indossano la gonna,<br />
ma è solo questione di tempo. Probabilmente<br />
tra un po’ saranno costretti<br />
a farlo. Così donne e uomini saranno<br />
uguali. In tutto e per tutto. Addio barriere,<br />
confini, differenze, genetica. Evviva<br />
la parità dei diritti.<br />
Queste donne sentono la necessità di<br />
affermare la propria appartenenza al<br />
popolo ebraico attraverso rituali di<br />
pertinenza dell’universo maschile. Non<br />
importa se l’ebraismo ha da sempre<br />
parlato di superiorità spirituale femminile<br />
rispetto agli uomini.<br />
Di una capacità intellettiva superiore.<br />
Per esprimere il proprio status ebraico,<br />
queste donne ispirate da Chaim Cipriani,<br />
sentono la necessità di appropriarsi<br />
delle pratiche religiose prettamente<br />
maschili. Se un medico specializzato<br />
in cardiologia, non operasse il<br />
pancreas di un paziente, non sarebbe<br />
un vero medico.<br />
Se un ebreo che nasce Israel non si<br />
accostasse a un Cohen per benedire<br />
la congregazione, non sarebbe un degno<br />
ebreo. Se una donna non indossa<br />
tefilin o tallit, se non è rabbinessa o<br />
cantore della sinagoga, non è una vera<br />
ebrea. Non esistono più ruoli distinti,<br />
la donna sia uomo. E, prossimo passo,<br />
l’uomo sia donna.<br />
La Halakhah secondo la quale l’appartenenza<br />
al popolo ebraico si trasmette<br />
per via matriarcale, compare<br />
sotto la voce vecchie pratiche abbandonate<br />
dell’ebraismo, in un’antica enciclopedia.<br />
Chi l’ha detto che sono le donne che<br />
svolgono principalmente il ruolo di<br />
educatrici, domanda Cipriani? Chi<br />
vuole che siano le madri a recitare il<br />
Ti ringrazio D-o (la nuova versione<br />
del Modeh anì riadattata per essere<br />
politically correct nei confronti dei<br />
bambini che non capiscono l’ebraico)<br />
e L’ascolta nuova Israele (al posto dello<br />
Shemà Israel, antica preghiera recitata<br />
nelle occasioni commemorative<br />
del fu popolo ebraico). Compito dei<br />
genitori è insegnare alla progenie che<br />
l’ebraismo è tutto da rifare. Alla voce<br />
Torah e mizvot, risulta abbinato un<br />
CAMERINI da P33 /<br />
dall'esterno: lavorare all'interno della<br />
legislazione ebraica per garantire alle<br />
donne quel rispetto e quel riconoscimento<br />
che la società occidentale ha<br />
gradualmente concesso loro nel corso<br />
dell'ultimo secolo sarebbe un pericoloso<br />
cedimento a “mode” estranee all'ebraismo.<br />
A questo proposito vorrei citare un<br />
pensiero di rav Kook che costituisce a<br />
mio avviso un punto d'arrivo del libro<br />
di Cipriani: “L'evoluzione storica del<br />
pensiero fa parte della rivelazione divina;<br />
il ruolo delle idee umane è strumentale<br />
alla rivelazione, anche quando<br />
esse sono espresse in fonti esterne al<br />
pensiero ebraico”. Le idee esterne non<br />
sono quindi soltanto inevitabili, ma anche<br />
provvidenziali.<br />
Il discorso è immenso e complesso, e<br />
merita tutta l'attenzione che Cipriani<br />
gli dedica con grandissima competenza,<br />
fonti precisamente documentate e quel<br />
“cuore nuovo” che definisce la comunità<br />
di cui egli fa parte.<br />
Per una giovane donna cresciuta dentro<br />
all'ebraismo ortodosso quale io sono,<br />
un libro di questo genere rappresenta<br />
una preziosa novità: fino ad ora ne avevo<br />
trovati di simili soltanto nell'ebraismo<br />
britannico e americano o in Israele.<br />
Per il pubblico italiano, dedito a un'ortodossia<br />
spesso più di nome che di fatto,<br />
abituato a una certa immobilità quieta<br />
per cui se anche si va in tempio soltanto<br />
una volta all'anno lo si vuole trovare<br />
esattamente come lo si è lasciato,<br />
un libro come Ascolta la sua voce è rugiada<br />
benefica che obbliga a pensare e<br />
assumere responsabilità.<br />
Le fonti citate sono significativamente<br />
ortodosse, a partire da Yeshayahu Leibowitz,<br />
il quale, in un'intervista comparsa<br />
nel '92 sul pricipale quotidiano<br />
israeliano Haaretz, sosteneva che<br />
l'ebraismo è obbligato a modificare dalle<br />
fondamenta la posizione della donna<br />
nella società se vuole avere un futuro.<br />
Leibowitz conduce il suo ragionamento<br />
all'interno della Halakhah, secondo un<br />
principio applicato anche ad altri ambiti,<br />
ossia: le donne che siamo e conosciamo<br />
oggi sono semplicemente altre<br />
creature, appartenenti a un'altra categoria<br />
umana e sociale rispetto a quelle<br />
per le quali è stata stabilita la legge.<br />
Addentrandosi nel libro di Cipriani è<br />
facile scorgere finalmente una realtà<br />
che forse non riuscivamo a distinguere<br />
proprio perché troppo vicina: le condizioni<br />
per ridefinire il ruolo della donna<br />
in tutti gli aspetti della vita ebraica<br />
sono presenti e vive nella Halakhah.<br />
Sta a tutti noi allungare la mano e coglierle.<br />
Bisogna però sentirne la necessità,<br />
essere mossi dal primo impulso.<br />
Secoli di educazione e consuetudine<br />
hanno fatto sì che molte donne, oltre<br />
che naturalmente molti uomini, abbiano<br />
completamente sopito il desiderio e<br />
l'esigenza di una giusta partecipazione<br />
della donna allo studio, alla preghiera<br />
pubblica e privata e a molti altri aspetti<br />
rituali e pratici della vita ebraica.<br />
Soltanto se saremo in grado di fare il<br />
primo passo per spezzare tale circolo<br />
vizioso quel mutamento - già in atto in<br />
certi ristretti ambiti dell'ortodossia moderna<br />
- potrà dare nuova forza vitale a<br />
tutto il mondo ebraico.<br />
L'ascoltare e il vedere auspicati da Cipriani<br />
ci costringono a pensare e agire.<br />
Il mio profondo desiderio è che anche<br />
l'ebraismo ortodosso italiano trovi presto<br />
il coraggio di farlo.<br />
modo di vita del tutto rinnovato. Assolutamente<br />
al passo coi tempi. La divisione<br />
carne e latte era, ad esempio,<br />
scomoda ed esosa. È stata sostituita<br />
da un unico servizio di piatti e pentole,<br />
più pratico ed economico. Uomini e<br />
donne, bambini e bambine accendono<br />
il venerdì sera le candele con fierezza.<br />
Niente più gelosia. Ciò che è mio (uomo)<br />
è tuo (donna). E ciò che è tuo<br />
(donna) è mio (uomo). Una piccola<br />
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