Al Puff di Lando Fiorini - Campo de'fiori
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22 <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Non c’è fede senza conoscenza;<br />
non c’è conoscenza senza fede<br />
del Prof. Massimo<br />
Marsicola<br />
Avrei potuto<br />
scrivere “scienza”<br />
al posto <strong>di</strong><br />
“conoscenza”; il<br />
risultato <strong>di</strong> ciò che<br />
voglio <strong>di</strong>re non<br />
sarebbe cambiato.<br />
La mia scelta è<br />
dovuta alla necessità<br />
<strong>di</strong> dare una spiegazione<br />
valida a<br />
tutti, capace <strong>di</strong> oltrepassare<br />
il senso<br />
comune e <strong>di</strong> comprendere, al contempo,<br />
gli uomini <strong>di</strong> scienza. Il comune sentire<br />
infatti, vuole che il significato della parola<br />
“scienza” corrisponda a “conoscenza esatta,<br />
oggettiva, riproducibile, verificabile ed<br />
incontrovertibile”. Poiché gli uomini non<br />
sono tutti scienziati... Se gli uomini <strong>di</strong><br />
scienza possiedono la scienza, tutti gli<br />
uomini, si converrà , possiedono conoscenze(scienziati<br />
compresi). E se è vero che<br />
tutti gli uomini possiedono conoscenze <strong>di</strong>fferenti,<br />
a renderli<br />
uguali è il fatto che<br />
tutti in<strong>di</strong>stintamente<br />
compiono atti. Ed<br />
ogni atto esprime la<br />
tua fede. Fai qualcosa<br />
in quanto cre<strong>di</strong>,<br />
ritieni <strong>di</strong> doverlo<br />
fare. E lo fai nel<br />
modo in cui lo fai<br />
perché ritieni che sia<br />
quello il modo giusto<br />
<strong>di</strong> farlo. Per questo, il<br />
tuo atto, è frutto<br />
della fede. Ma è frutto<br />
anche della tua filosofia. “Filosofia” qui<br />
è sinonimo <strong>di</strong> conoscenza. Ognuno ha le<br />
sue conoscenze, piccole o gran<strong>di</strong> che<br />
siano, ed in base ad esse valuta e decide.<br />
E’ chiaro, allora, che l’atto che ciascuno<br />
compie è frutto della fede e della ragione.<br />
Fede e ragione però , non stanno tra loro<br />
come opposti.<br />
Il ragionamento che noi presentiamo lo<br />
Fede e ragione, però, non<br />
stanno tra loro come<br />
opposti. Il ragionamento<br />
che noi presentiamo lo<br />
<strong>di</strong>mostra. Ma stanno tra<br />
loro come l’intero e la<br />
parte. Stanno tra loro in<br />
un rapporto stretto, in<strong>di</strong>ssolubile,<br />
ma contiguo.<br />
<strong>di</strong>mostra. Ma stanno tra loro come l’intero<br />
e la parte. Stanno tra loro in un rapporto<br />
stretto, in<strong>di</strong>ssolubile, ma contiguo. Non c’è<br />
una fede che non sia nutrita dalle ragioni<br />
e non ci sono ragioni che non siano estratte<br />
dalla fede. L’atto compiuto dalla persona<br />
esprime tutta la persona: esprime l’intero;<br />
e l’intero è la fede. L’intero <strong>di</strong> conoscenze,<br />
sentimenti ed emozioni presenti in<br />
ciascuno ispira, stimola, spinge, muove,<br />
aziona, verso il da conoscere che, <strong>di</strong>venuto<br />
noto, subentra a ristrutturare il preesistente.<br />
Gli atti della persona singola sono<br />
il risultato della continua ristrutturazione<br />
della sua fede e delle sue conoscenze, del<br />
continuo loro assestamento, della continua<br />
loro ristrutturazione.<br />
Si scopre così che la persona non compie<br />
i suoi atti, le sue scelte, non fornisce opinioni,<br />
solo sulla base della ragione, o dell’intelletto,<br />
o della memoria. Ogni atto, lo<br />
ripetiamo, è espressione <strong>di</strong> quell’intero<br />
che la persona è nel momento in cui lo<br />
compie. E l’intero è dato non dalla sommatoria<br />
delle parti, ma<br />
dalla loro relazione, che<br />
significa “partecipazione”.<br />
Se ciò non fosse, ci si troverebbe<br />
<strong>di</strong>nanzi ad una<br />
persona <strong>di</strong>ssociata. Ed i<br />
suoi atti avrebbero il valore<br />
che noi attribuiamo a<br />
quelli solitamente compiuti<br />
dai dementi.<br />
Le sue azioni non farebbero<br />
che esprimere e rilanciare<br />
quel carattere.<br />
Compito della fede è , tra<br />
gli altri, quello <strong>di</strong> spingerti<br />
verso il mistero, l’ignoto, il da conoscere.<br />
Compito della conoscenza è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere<br />
il mistero, <strong>di</strong> gettar luce laddove vi<br />
fosse la tenebra che, per antonomasia,<br />
corrisponde all’ignoranza. Anche da questo<br />
fatto si evince che fede e ragione sono<br />
or<strong>di</strong>nate tra loro come l’Essere e l’ente,<br />
come Colui che ha in sé tutta la conoscenza<br />
e colui che invece deve guadagnarla:<br />
come Dio e l’uomo. Si <strong>di</strong>ce infatti:<br />
chi ha la fede ha Dio, chi ha Dio ha tutto.<br />
Come conciliare, allora, il fatto che chi ha<br />
la fede, si comporta come uno che cerca<br />
ancora nel mistero? Si concilia sapendo<br />
che l’uomo è determinazione. E finchè è<br />
determinazione, che significa finito nello<br />
spazio e nel tempo, non può pensare <strong>di</strong><br />
contenere in se stesso quell’infinito che è<br />
Dio. Finchè è uomo, è sovrastato dal<br />
mistero. E per quanto partecipi della verità<br />
<strong>di</strong> Dio, non essendo puro spirito come<br />
Dio, non può , in effetti, contenere tutta la<br />
conoscenza possibile.<br />
Spero che questa mia posizione, espressa<br />
in coerenza in tanti altri articoli, possa aiutare<br />
a risolvere superando, la secolare <strong>di</strong>atriba<br />
fra fede e ragione che il pensiero filosofico<br />
occidentale, sin dalle sue origini, ha<br />
presentato.