23.04.2014 Views

le protesi di superficie e le endoprotesi dolorose di spalla

le protesi di superficie e le endoprotesi dolorose di spalla

le protesi di superficie e le endoprotesi dolorose di spalla

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Agosto2012;38(suppl.2):165-167<br />

s165<br />

Le <strong>protesi</strong> <strong>di</strong> <strong>superficie</strong><br />

e <strong>le</strong> endo<strong>protesi</strong> <strong>dolorose</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>spalla</strong><br />

La moderna chirurgia <strong>protesi</strong>ca <strong>di</strong> <strong>spalla</strong> inizia nel 1957,<br />

quando Ch, Neer 1 impiantò la sua prima monoblocco in<br />

una frattura dell’omero prossima<strong>le</strong>.<br />

L’evoluzione <strong>di</strong> questo progetto inizia<strong>le</strong> è stata lunga e<br />

sofferta, con risultati non sempre esaltanti e ciò per la<br />

comp<strong>le</strong>ssità morfologica 2 e funziona<strong>le</strong> <strong>di</strong> questa articolazione<br />

che è la più mobi<strong>le</strong> dell’organismo, in una perenne<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> instabilità potenzia<strong>le</strong>.<br />

Attualmente gli impianti sostitutivi unipolari <strong>di</strong> <strong>spalla</strong> sono<br />

rappresentati da due modelli principali:<br />

• La <strong>protesi</strong> cefalica con stelo, usata nel trattamento<br />

del<strong>le</strong> fratture comp<strong>le</strong>sse, ma anche nel<strong>le</strong> patologie degenerative.<br />

In queste ultime gli impianti “adattabili”<br />

<strong>di</strong> terza generazione sono affidabili ed estremamente<br />

versatili nella capacità <strong>di</strong> adattamento alla conformazione<br />

morfologica in<strong>di</strong>vidua<strong>le</strong>.<br />

• La cupola <strong>di</strong> rivestimento, ideata da Copeland 3 , nel<strong>le</strong><br />

sue <strong>di</strong>verse presentazioni attuali.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> <strong>protesi</strong> consente la massima conservazione<br />

del patrimonio osseo e, con esso degli in<strong>di</strong>ci<br />

morfologici dell’omero prossima<strong>le</strong> nativo.<br />

L’incremento costante del numero <strong>di</strong> impianti annuali in<br />

nell’area europea 4 e negli Stati Uniti è un in<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>retto<br />

<strong>di</strong> affidabilità crescente dell’intervento che viene eseguito<br />

con maggiore consapevo<strong>le</strong>zza dai chirurghi e recepito<br />

con fiducia dai pazienti.<br />

Tuttavia la percentua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> complicanze è ancora e<strong>le</strong>vata,<br />

così come si vede nella meta-analisi <strong>di</strong> scuola francese<br />

5 che fa riferimento al<strong>le</strong> pubblicazioni in lingua anglosassone<br />

e francese apparse in <strong>le</strong>tteratura fra il 1993<br />

ed il 2008.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o fa riferimento ad un tota<strong>le</strong> <strong>di</strong> 4010 impianti<br />

(2657 totali e 1353 emiartroplastiche) seguiti per un periodo<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sei anni.<br />

Il tota<strong>le</strong> del<strong>le</strong> complicanze registrate è stato <strong>di</strong> 1595 su<br />

906 interventi (alcuni pazienti hanno avuto infatti più <strong>di</strong><br />

una complicanza) con una incidenza pari al 22,6%. La<br />

revisione chirurgica si è resa necessaria in 451 casi, pari<br />

all’11.2% del tota<strong>le</strong>.<br />

La ri<strong>le</strong>vanza <strong>di</strong> questi numeri ci deve spingere ad una<br />

maggiore attenzione nell’uso <strong>di</strong> una tecnica capace <strong>di</strong> risultati<br />

brillanti ma con evidenti rischi che vanno conosciuti<br />

e prevenuti.<br />

La <strong>protesi</strong> cefalica con stelo<br />

Analizzeremo <strong>le</strong> due complicanze più frequenti <strong>di</strong> questo<br />

tipo <strong>di</strong> impianto.<br />

La g<strong>le</strong>noi<strong>di</strong>te<br />

È la complicanza più frequente degli impianti cefalici con<br />

stelo ed è caratterizzata da un processo erosivo della cartilagine<br />

g<strong>le</strong>noidea (Fig. 1a).<br />

Il quadro clinico è aspecifico, definito dal dolore e dalla<br />

progressiva limitazione articolare (Fig. 1b).<br />

In uno stu<strong>di</strong>o ra<strong>di</strong>ografico <strong>di</strong> Person 6 su un campione <strong>di</strong> 8<br />

soggetti giovani seguiti per 43 mesi ri<strong>le</strong>vava una riduzione<br />

progressiva dello spessore della rima articolare.<br />

L’analisi <strong>di</strong>mostrava un decremento del 50% dell’in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> Constant allorquando lo spazio articolare si riduceva<br />

ad 1 solo mm. Di contro, per riduzioni meno consistenti il<br />

Constant era del 71%.<br />

Quin<strong>di</strong> l’usura cartilaginea in pazienti giovani è piuttosto<br />

rapida, probabilmente in relazione al<strong>le</strong> sol<strong>le</strong>citazioni articolari,<br />

e questo orientamento è con<strong>di</strong>viso da uno stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> Sperling et al. 7 .<br />

Infatti questi Autori riferiscono su un campione 80 spal<strong>le</strong><br />

operate <strong>di</strong> emiartroplastica, fra il 1983 ed il 1992, 22<br />

del<strong>le</strong> quali rioperate <strong>di</strong> totalizzazione in relazione ad una<br />

erosione g<strong>le</strong>noidea sintomatica.<br />

Il reintervento è avvenuto ad una <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

4,4 anni dal primo (0,8-12,7 anni).<br />

Tuttavia la totalizzazione dell’impianto non ha dato risultati<br />

analoghi agli interventi <strong>di</strong> <strong>protesi</strong> tota<strong>le</strong> <strong>di</strong> prima<br />

intenzione, con 7 pazienti che lamentavano un risultato<br />

deludente.<br />

Quin<strong>di</strong> il decremento del risultato clinico <strong>di</strong> una emiartroplastica,<br />

specie in un paziente giovane a richieste funzio-<br />

Fig. 1.<br />

G. Cerciello, D. Rossetti, G. Conte<br />

Asl “RM-E”, Polo ospedaliero integrato S. Spirito<br />

“Villa Betania”, U.O.C. <strong>di</strong> Chirurgia della <strong>spalla</strong><br />

e del Ginocchio<br />

In<strong>di</strong>rizzo per la corrispondenza:<br />

G. Cerciello<br />

via<strong>le</strong> Parioli 40, 00197 Roma<br />

E-mail: giulius.c@tiscali.it


s166<br />

G. Cerciello et al.<br />

nali maggiori e con una progressiva riduzione dello spessore<br />

della rima articolare, deve orientare, come prima<br />

ipotesi, ad una artropatia g<strong>le</strong>noidea erosiva sintomatica.<br />

La conseguente soluzione chirurgica <strong>di</strong> totalizzare l’impianto<br />

produce risultati deludenti in poco meno del 50%<br />

dei casi.<br />

La causa determinante della g<strong>le</strong>noi<strong>di</strong>te è l’incremento del<strong>le</strong><br />

tensioni articolari.<br />

Questa sfavorevo<strong>le</strong> con<strong>di</strong>zione è dovuta all’impiego una<br />

testa sopra<strong>di</strong>mensionata e ad un’insufficiente “re<strong>le</strong>ase”<br />

articolare.<br />

Inoltre la resistenza meccanica della cartilagine g<strong>le</strong>noidea<br />

è un e<strong>le</strong>mento <strong>di</strong> importanza fondamenta<strong>le</strong> nella<br />

prognosi. Infatti la coesistenza <strong>di</strong> patologie reumatiche,<br />

osteometaboliche o <strong>di</strong> necrosi cefalica riducono la resistenza<br />

intrinseca della g<strong>le</strong>noide rendendo molto più<br />

probabi<strong>le</strong> e precoce l’insorgenza della complicanza<br />

erosiva.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o multicentrico su 80 casi <strong>di</strong> osteonecrosi<br />

asettica (ONA) della testa omera<strong>le</strong> 8 si pone l’accento<br />

sull’importanza della con<strong>di</strong>zione g<strong>le</strong>noidea al momento<br />

dell’intervento. Una g<strong>le</strong>na coinvolta nel processo patologico<br />

ed a resistenza <strong>di</strong>minuita deve essere <strong>protesi</strong>zzata,<br />

per evitarne un’usura rapida.<br />

Fig. 2.<br />

L’instabilità<br />

Poiché scapolo-omera<strong>le</strong> è un’articolazione ad instabilità<br />

potenzia<strong>le</strong>, ben si comprende come l’instabilità <strong>di</strong> un impianto<br />

possa essere una complicazione frequente. Infatti<br />

riguarda l’11,6% del tota<strong>le</strong> impianti controllati ed il 4,6%<br />

del<strong>le</strong> complicanze 1 .<br />

L’instabilità anteriore è dovuta principalmente a tre fattori:<br />

errore nella “versione” dell’impianto, impiego <strong>di</strong> una testa<br />

sopra<strong>di</strong>mensionata e la rottura del sottoscapolare.<br />

In una revisione Mil<strong>le</strong>r et al. 9 affermano che riveste una<br />

sicura importanza nella lussazione anteriore un insufficiente<br />

“re<strong>le</strong>ase” del<strong>le</strong> parti molli. Questo genera un <strong>di</strong>squilibrio<br />

fra <strong>le</strong> cinghie funzionali anteriore e posteriore<br />

con sovraccarico del sottoscapolare, che andrebbe incontro<br />

ad una rottura da “fatica”.<br />

Il re-intervento deve essere mirato alla correzione se<strong>le</strong>ttiva<br />

<strong>di</strong> queste tre potenziali cause.<br />

Per questo lo stu<strong>di</strong>o preoperatorio del caso deve precisare<br />

l’etiologia in questione e programmare il reimpianto<br />

con la giusta “versione”, il sotto<strong>di</strong>mensionamento della<br />

testa ed il recupero del sottoscapolare.<br />

Tuttavia è nota la <strong>di</strong>fficoltà tecnica della correzione dei tre<br />

parametri descritti ed anche la rea<strong>le</strong> efficacia <strong>di</strong> una pur<br />

corretta esecuzione, che conta il 50% <strong>di</strong> risultati deludenti<br />

con articolazioni che restano instabili 10 (Figg. 2a e 2b).<br />

Per questo va valutata caso per caso l’opportunità <strong>di</strong> un<br />

trattamento con una <strong>protesi</strong> inversa.<br />

Anche nell’instabilità posteriore vanno considerati tre e<strong>le</strong>menti<br />

che hanno una ri<strong>le</strong>vanza etiologica: la retroversione<br />

eccessiva dell’impianto, l’usura posteriore del<strong>le</strong> g<strong>le</strong>na<br />

e la <strong>di</strong>stensione capsulare posteriore.<br />

Negli impianti eseguiti per frattura-lussazione posteriore e<br />

nella lussazione posteriore inveterata la <strong>di</strong>stensione capsulare<br />

posteriore è un e<strong>le</strong>mento sicuramente determinante<br />

nella per<strong>di</strong>ta della stabilità.<br />

Di questo dato bisogna tenere conto durante l’intervento<br />

utilizzando due accorgimenti: l’impianto con un retroversione<br />

inferiore e l’esecuzione <strong>di</strong> una capsuloplastica posteriore<br />

11 . Questi accorgimenti vanno valutati nella loro<br />

rea<strong>le</strong> efficacia con test per-operatori.<br />

La cupola <strong>di</strong> rivestimento<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni ed i vantaggi nell’uso della cupola <strong>di</strong> rivestimento<br />

nel<strong>le</strong> patologie dell’omero prossima<strong>le</strong> sono<br />

noti 12 .<br />

Recentemente <strong>le</strong> in<strong>di</strong>cazioni sono state allargate anche al<br />

trattamento della “cuff tear arthropathy” 13 .<br />

Questo impiego particolare va obbligatoriamente associato<br />

ad uno specifico programma riabilitativo del deltoide<br />

anteriore 14 per migliorare i risultati funzionali, altrimenti<br />

molto deludenti.<br />

Al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questa in<strong>di</strong>cazione, i risultati a <strong>di</strong>stanza del<strong>le</strong><br />

cupo<strong>le</strong>, anche su serie consistenti, sono ritenuti sod<strong>di</strong>sfacenti<br />

15 . Mobilizzazione dell’impianto e dolori inesplicabili<br />

rappresentano percentuali trascurabili 16 .<br />

Di contro sembra avere ri<strong>le</strong>vanza l’insorgenza <strong>di</strong> sindromi<br />

conflittuali subacromiali a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> due anni dall’impianto.<br />

Questo probabilmente in relazione al progressivo<br />

recupero <strong>di</strong> una funzione sempre più vicina alla norma 17 .<br />

Non vengono riportate dal gruppo <strong>di</strong> Copeland complicanze<br />

<strong>le</strong>gate ad erosioni g<strong>le</strong>noidee, almeno in percentuali<br />

significative.<br />

Ciò sembra dovuto alla ricostruzione fede<strong>le</strong> della morfologia<br />

anatomica dell’articolazione, con parametri nativi.<br />

Tuttavia anche questo impianto soffre dei medesimi punti<br />

deboli dell’emiartroplastica.


Le <strong>protesi</strong> <strong>di</strong> <strong>superficie</strong> e <strong>le</strong> endo<strong>protesi</strong> <strong>dolorose</strong> <strong>di</strong> <strong>spalla</strong><br />

s167<br />

Fig. 3.<br />

Infatti è possibi<strong>le</strong> l’impiego <strong>di</strong> impianti sopra<strong>di</strong>mensionati<br />

associato o meno ad un insufficiente “re<strong>le</strong>ase” della cinghia<br />

funziona<strong>le</strong> anteriore.<br />

Questi sono e<strong>le</strong>menti capace <strong>di</strong> generare un “overstuffing”,<br />

premessa per l’erosione g<strong>le</strong>noidea 7 (Figg. 3a e 3b).<br />

Tuttavia, oltre al sotto<strong>di</strong>mensionamento dell’impianto ad<br />

alla teno-miolisi del sottoscapolare, gli Autori consigliano<br />

un “rivestimento biologico <strong>di</strong> <strong>superficie</strong>” della g<strong>le</strong>na.<br />

Conclusioni<br />

L’impiego <strong>di</strong> <strong>protesi</strong> cefaliche, con stelo e <strong>di</strong> rivestimento,<br />

rappresentano una soluzione terapeutica alternativa nel<strong>le</strong><br />

patologie degenerative o osteometaboliche dell’omero<br />

prossima<strong>le</strong> dell’adulto.<br />

L’uso della cupola <strong>di</strong> rivestimento nella artrosi decentrata<br />

della <strong>spalla</strong>, associato ad uno specifico e prolungato programma<br />

riabilitativo se<strong>le</strong>ttivo del deltoide anteriore sembra<br />

dare risultati interessanti.<br />

Tuttavia questa in<strong>di</strong>cazione appare attualmente una forzatura,<br />

poiché la <strong>protesi</strong> inversa <strong>di</strong> <strong>spalla</strong> sta offrendo<br />

in questa patologia i suoi risultati migliori, affermandosi<br />

come in<strong>di</strong>cazione e<strong>le</strong>ttiva.<br />

I prob<strong>le</strong>mi della g<strong>le</strong>na sono sicuramente i più ri<strong>le</strong>vanti.<br />

La sua sostituzione è la premessa natura<strong>le</strong> alla mobilizzazione<br />

secondaria la cui incidenza raggiunge il 24% <strong>di</strong><br />

tutte <strong>le</strong> complicanze. La causa, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> errori tecnici,<br />

è dovuta alla inevitabi<strong>le</strong> malattia da detriti provenienti<br />

dall’usura del polieti<strong>le</strong>ne.<br />

Di contro la conservazione della g<strong>le</strong>na nativa non è esente<br />

a insuccessi. Questa opzione si complica la patologia<br />

erosiva che rappresenta il 17,6% <strong>di</strong> tutte <strong>le</strong> complicanze.<br />

I gesti associati (rivestimento biologico <strong>di</strong> <strong>superficie</strong>) descritti<br />

per ridurre l’incidenza della g<strong>le</strong>noi<strong>di</strong>te non sembrano<br />

dare risultati costanti e preve<strong>di</strong>bili.<br />

Quin<strong>di</strong> la sostituzione dell’estremo cefalico dell’omero<br />

con impianti unipolari a sostituzione cefalica rappresenta<br />

una soluzione brillante e <strong>di</strong> grande prospettiva.<br />

Tuttavia, tenuto conto del<strong>le</strong> complicanze riportate in <strong>le</strong>tteratura<br />

e ben note a tutti coloro che si de<strong>di</strong>cano questa<br />

ambiziosa e <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong> chirurgia, è ancor più necessario attenersi<br />

alla buona in<strong>di</strong>cazione, attinente sia la patologia<br />

che il Paziente in questione, senza trascurare il controllo<br />

costante del post-operatorio, specie quello a <strong>di</strong>stanza.<br />

Bibliografia<br />

1<br />

Neer CS. Replacement arthroplasty for g<strong>le</strong>nohumeral<br />

osteoarthritis. J Bone Joint Surg<br />

Am 1974;56:1-13.<br />

2<br />

Walch G, Boi<strong>le</strong>au P. Morphological study of<br />

the humeral proximal épiphisis. J Bone and<br />

Joint Surg Br 1992;74:14.<br />

3<br />

Levy O, Williams H, Bruguera J, et al. Cement<strong>le</strong>ss<br />

surface replacement arthroplasty of<br />

the shoulder – 11 years experience. ICCS,<br />

1998 Sydney.<br />

4<br />

Dati del Ministero della Sanità – 2005.<br />

5<br />

Gonza<strong>le</strong>s JF, Alami GB, Baque F, et al. Complications<br />

of unconstrained shoulder prostheses.<br />

J Shoulder Elbow Surg 2011;20:666-82.<br />

6<br />

Parson IM, Mil<strong>le</strong>t PJ, Warner JJ. G<strong>le</strong>noid<br />

wear after shoulder hemiarthroplasty: quantitative<br />

ra<strong>di</strong>ographic analysis. Clin Orthop<br />

Relat Res 2004;421:120-5.<br />

7<br />

Sperling JW, Cofield RH. Revision total<br />

shoulder arthroplasty for the treatment of<br />

g<strong>le</strong>noid arthrosis. J Bone Joint Surg Am<br />

1988;80:860-7.<br />

8<br />

Versier G, Marchaland JP, Basso M, et<br />

al. Resultats cliniques et ra<strong>di</strong>ologiques<br />

des prothéses d’épau<strong>le</strong> sur ostéonecrose<br />

aseptique de la tete huméra<strong>le</strong>. Mémoires<br />

de l’Academie Nationa<strong>le</strong> de chirurgie<br />

2004;3:1-7.<br />

9<br />

Mil<strong>le</strong>r BS, Joseph TA, Noonan TJ, et al.<br />

Rupture of the subscapularis tendon after<br />

shoulder arthroplasty: <strong>di</strong>agnosis, treatment,<br />

and outcome. J Shoulder Elbow Surg<br />

2005;14:492-6.<br />

10<br />

Sanchedz-Sotelo J, Sperling JW, Rowland<br />

CM, et al. Instability after shoulder arthroplasty:<br />

results of surgical treatment. J Bone<br />

Joint Surg Am 2003;85-A:622-31.<br />

11<br />

Namba RS, Thornhill TS. Posterior capsulorraphy<br />

in total shoulder arthroplasty. A case report.<br />

Clin Orthop Relat Res 1995;313:135-9.<br />

12<br />

Burgess DL, McGrath MS, Bonutti PM, et al.<br />

Shoulder resurfacing. J Bone Joint Surg Am<br />

2009;91:1228-38.<br />

13<br />

Shrivastava N, Szabo RM. Copeland EAS<br />

hemi-resurfacing arthroplasty for rotator cuff<br />

tear arthropathy: preliminary results. J Shoulder<br />

Elbow Surg 2008;17:863-70.<br />

14<br />

Levy O, Mul<strong>le</strong>tt H, Roberts S, et al. The ro<strong>le</strong><br />

of anterior deltoid reeducation in patients<br />

with massive irreparab<strong>le</strong> degenerative<br />

rotator cuff tears. J Shoulder Elbow Surg<br />

2008;17:863-70.<br />

15<br />

Raj D, Mul<strong>le</strong>t H, Even T, et al. Hydroxyapatite-coated<br />

Copeland surface replacement<br />

arthroplasty. Long term fallow-up.<br />

Presented at 19th Congress of the European<br />

Society for Surgery of the shoulder<br />

and Elbow (ESSE) Rome, Italy, September<br />

21-24, 2005.<br />

16<br />

Pritchett JW. Long-term results and patient satisfaction<br />

after shoulder resurfacing. J Shoulder<br />

Elbow Surg 2011;20:771-7.<br />

17<br />

Levy O, Copeland SA. Résultats des prostheses<br />

de resurfacage dans l’omarthrose<br />

primitive et l’arthrite rhumatoide. In: Prothèses<br />

d’épau<strong>le</strong>. Etat actuel. Chaiers<br />

d’enseignement de la SOFCOT, Elsevier<br />

Masson 2008:232-42.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!