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Il trattamento del dito a martello da avulsione osteotendinea alla ...

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G.I.O.T. 2004;30:15-22<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong> <strong>da</strong> <strong>avulsione</strong> <strong>osteotendinea</strong> <strong>alla</strong> base<strong>del</strong>la falange distale mediante la tecnica di blocco percutaneo in estensioneThe treatment of mallet finger fracture by the extension block K-wire techniqueA. Leti AcciaroG. C. KantunakisA. PellacaniS. CostiA. LandiRIASSUNTOGli autori riportano la loro esperienza nell’utilizzo <strong>del</strong>la tecnica di “blocco in estensione”con fili di K per la correzione chirurgica percutanea <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong> in esitodi <strong>avulsione</strong> <strong>del</strong>l’inserzione ossea <strong>del</strong>l’estensore al dorso <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falangedistale.L’indicazione chirurgica per tale tecnica è <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lla presenza di un frammento osseoche coinvolga almeno il 30% <strong>del</strong>la superficie articolare, in presenza o meno disublussazione volare <strong>del</strong>la falange distale. Le lesioni sono state classificate in accordocon i criteri descritti <strong>da</strong> Wehbe e Scheider, e l’outcome è stato valutato in baseagli indici proposti <strong>da</strong> Crawford con il 67% di risultati eccellenti ed il 33% di risultatibuoni. La tecnica originale proposta <strong>da</strong> Ishiguro è stata modificata bloccandol’IFD a 0° di estensione. Tale indicazione ha dimostrato anche nella nostra casisticaun miglioramento degli indici di outcome in accordo con altre esperienze chirurgicheche hanno adottato la stessa modifica. La tecnica di “blocco in estensione con filidi K” rappresenta una soluzione chirurgica estremamente utile riducendo i rischi e lecomplicanze <strong>del</strong>l’intervento a cielo aperto e permettendo una facile e vali<strong>da</strong> correzionechirurgica <strong>del</strong>la deformità a <strong>martello</strong>.Parole chiave: Dito a <strong>martello</strong>, Classificazione, Tecnica di blocco in estensione,Sintesi percutaneaUnità Operativa di Chirurgia<strong>del</strong>la Mano e MicrochirurgiaPoliclinico di ModenaL.go <strong>del</strong> Pozzo 71,41100 ModenaTel. 059 4224494Fax 059 4222818E-mail:chirurgiamano@policlinico.mo.itRicevuto l’8 settembre 2003Accettato il 15 dicembre 2003SUMMARYThe authors report their results of “extension-block Kirschner wire fixation” for thetreatment of mallet finger fracture.This technique should be considered in presence of a large bone fragment involvingmore than the 30% of the articular surface, with or without palmar subluxation of thedistal phalanx. The Wehbe and Schneider method was used to classify the mallet fingerfractures and the results were graded according to Crawford’s criteria (67%excellent and 33% good). A modification of the extension-block technique isdescribed reducing the fragment to 0° extension of the distal interphalangeal joint.Our results confirmed the better outcomes of this modification, according to othersimilar reports. The extension-block K wire technique, when properly applied, is avery helpful one avoiding the risks and complications of the open surgery an<strong>da</strong>chieving a good indirect anatomical reduction of the fracture.Key words: Mallet finger fracture, Classification, Extension block technique,Percutaneous reduction15


<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>INTRODUZIONESi definisce come “<strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>” una deformità in flessione<strong>del</strong>l’articolazione interfalangea distale (IFD) aseguito di una lesione <strong>del</strong>l’apparato estensore all’inserzione<strong>alla</strong> base dorsale <strong>del</strong>la falange distale <strong>del</strong> <strong>dito</strong>. Ladeformità può esitare <strong>da</strong> una soluzione di continuo infertaall’estensore <strong>da</strong> un trauma penetrante o può essere sottocutanea.L’<strong>avulsione</strong> <strong>del</strong>l’inserzione ossea <strong>del</strong>l’estensoreal dorso <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale configura quellache viene definita <strong>da</strong>gli anglosassoni come “mallet fingerfracture”. <strong>Il</strong> meccanismo eziopatogenetico è legato adun traumatismo ad alta energia subito <strong>da</strong>l <strong>dito</strong> lungo il suoasse longitudinale mentre è atteggiato in estensione. Talecondizione comporta un’improvvisa e violenta succussioneassociata ad iperflessione al livello <strong>del</strong>la IFD mentrel’estensore risulta in contrazione. La frattura sottocutanea<strong>da</strong> strappamento al livello <strong>del</strong>l’inserzione estensoria ne èla naturale conseguenza. <strong>Il</strong> frammento chiaramente interrompela continuità <strong>del</strong>la superficie articolare <strong>del</strong>la base<strong>del</strong>la falange per cui la lesione acquisisce un’importanzarilevante nella corretta dinamica e nella evolutività degenerativa<strong>del</strong>l’articolazione interfalangea distale. Nellamaggioranza dei casi il frammento articolare avulso è dipiccole dimensioni, ma non è infrequente il coinvolgimentodi oltre il 30-50% <strong>del</strong>la superficie.Nel caso di lesioni che coinvolgano più <strong>del</strong> 33% <strong>del</strong>lasuperficie articolare vi è, pertanto, consenso sulla necessitàdi prevenire esiti invali<strong>da</strong>nti il fisiologico arco dimovimento <strong>del</strong>l’articolazione procedendo ad una riduzionee sintesi chirurgica <strong>del</strong>la lesione per ripristinare la continuitàanatomica <strong>del</strong>la superficie stessa 1-5 . Le difficoltàtecniche <strong>del</strong>la riparazione chirurgica e le non poche complicanzeintra e postoperatorie riportate in letteratura, tuttavia,rendono il <strong>trattamento</strong> operatorio a cielo apertoancora controverso ed inducono molti autori a ricercareriduzioni e sintesi percutanee alternative che riducano irischi legati all’accesso a cielo aperto all’articolazione 3-7 .Già nel 1988 Ishiguro 8 ha descritto una tecnica di riduzionee sintesi per cutanea <strong>del</strong> frammento avulso mediantel’utilizzo di fili di K, tecnica successivamente ripresa eresa popolare <strong>da</strong> Fernandez-Garcia 5 e <strong>da</strong> Pegoli 3 che neribadiscono la validità riportando ampie casistiche.Gli autori riportano la loro esperienza e presentano unamodifica nella tecnica originale eseguendo la riduzione ela sintesi <strong>del</strong> frammento osseo con un blocco in estensione<strong>del</strong>la falange distale a 0°.MATERIALI E METODITra il Marzo 2002 e il Maggio 2003 nella nostra UnitàOperativa sono stati trattati 6 pazienti (Tab. I) affetti <strong>da</strong><strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>, con <strong>avulsione</strong> <strong>del</strong>l’inserzione <strong>del</strong>l’estensoreal dorso <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale, mediantel’utilizzo <strong>del</strong>la tecnica di blocco in estensione a 0° <strong>del</strong>laIFD con due fili di K. Si trattava di 4 pazienti di sessomaschile e 2 di sesso femminile con un’età media di 33anni, <strong>da</strong> un minimo di 17 ad un massimo di 49. In tutti icasi la lesione esitava <strong>da</strong> una improvvisa e violenta forzaapplicata ad un <strong>dito</strong> atteggiato in estensione. L’incidenteoccorreva in due casi durante le attività sportive per traumadiretto procurato <strong>da</strong>lla p<strong>alla</strong> (p<strong>alla</strong>volo e calcio), in trecasi durante la movimentazione di carichi ed in uno aseguito di una caduta. Nell’80% dei casi (5 pazienti) sonostate coinvolte le dita ulnari (III <strong>dito</strong> in 2 casi, IV <strong>dito</strong> in2 casi e V <strong>dito</strong> in uno), mentre solo in un paziente è statocoinvolto l’indice. L’esame radiografico ha previsto l’esecuzionedi proiezioni antero-posteriore e laterale perfetta,al fine di poter valutare con precisione la percen-Tab. I. Casistica.Sesso Età Dito Tipo % frammento Follow-up Risultatiarticolare (mesi)1 M 45 III IB 40% 14 Buono2 F 17 IV IIB 50% 5 Buono3 F 30 II IA 30% 10 Eccellente4 M 19 III IB 35% 4 Eccellente5 M 40 IV IB 40% 6 Eccellente6 M 49 V IB 35% 1 Eccellente16


A. Leti Acciaro, et al.tuale <strong>del</strong>la superficie articolare coinvoltanella frattura, il grado di rotazione e scomposizione<strong>del</strong> frammento e l’eventuale tendenza<strong>alla</strong> sublussazione volare <strong>del</strong>la IFD.Tutti i pazienti trattati presentavano uncoinvolgimento di più di un terzo <strong>del</strong>lasuperficie articolare <strong>del</strong>la falange distale ele fratture sono state classificate sulla basedei criteri descritti <strong>da</strong> Wehbe e Schneider 7 ,riportati nella Tabella II. Quattro pazientifurono classificati IB, uno IA ed un altroIIB. L’intervallo <strong>da</strong>l trauma al <strong>trattamento</strong> èstato in media di 5 giorni <strong>da</strong> un minimo di 2giorni ad un massimo di 9 giorni.TECNICA CHIRURGICAIn anestesia locoregionale di plesso brachiale(4 casi) o anche in anestesia localedigitale (2 casi) l’operatore porta la falangedistale in massima flessione. Sotto controllofluoroscopico si fa entrare un filo di K di 1 mm di diametroo di 1,2 mm immediatamente al di sopra <strong>del</strong> frammentoinfiggendolo, con una angolazione di circa 30°, almargine dorsale, lungo la linea mediana, <strong>del</strong>la superficiearticolare <strong>del</strong>la testa <strong>del</strong>la falange intermedia (Fig. 1a). <strong>Il</strong>principio <strong>alla</strong> base di questa manovra, e più globalmente<strong>del</strong>la scelta <strong>del</strong>la tecnica, sta nella continuità <strong>del</strong> periostioche permette al frammento avulso di venire trazionatoTab. II. Classificazione secondo Wehbe e Schneider.Tipo I No I A Frammento articolare inferiore ad un terzoSublussazione<strong>del</strong>la superficie articolareI B Frammento articolare <strong>da</strong> un terzo a due terzi<strong>del</strong>la superficie articolareI C Frammento articolare superiore ai due terzi<strong>del</strong>la superficie articolareTipo II Sublussazione I A Frammento articolare inferiore ad un terzo<strong>del</strong>la IFD<strong>del</strong>la superficie articolareI B Frammento articolare <strong>da</strong> un terzo a due terzi<strong>del</strong>la superficie articolareI C Frammento articolare superiore ai due terzi<strong>del</strong>la superficie articolareTipo III Coinvolgimento I A Frammento articolare inferiore ad un terzo<strong>del</strong>la fisi <strong>del</strong>la<strong>del</strong>la superficie articolarefalange distale I B Frammento articolare <strong>da</strong> un terzo a due terzi<strong>del</strong>la superficie articolareI C Frammento articolare superiore ai due terzi<strong>del</strong>la superficie articolarecon la flessione <strong>del</strong>la falange. Dopo l’infissione <strong>del</strong> filo diK dorsale, si riporta la IFD in iperestensione per ottenerecosì la riduzione <strong>del</strong> frammento grazie all’impattamento<strong>del</strong>lo stesso con il filo che costituisce una sorta di tettoche esercita una contropressione (Fig. 1b). Ottenuta lariduzione si stabilizza la IFD in estensione a 0° con unaaltro filo di K <strong>del</strong>l’1 che trapassi l’articolazione (Fig. 1c).In caso di sublussazione volare <strong>del</strong>la falange distale puòessere necessario dover contemporaneamente estendere eBACFig. 1A-C. Particolari <strong>del</strong>le fasi di riduzione e sintesi <strong>del</strong>la tecnica chirurgica.17


<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>Fig. 2. Quadro radiografico pre-operatorio <strong>del</strong>la frattura <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale <strong>del</strong> IV<strong>dito</strong>, classificata IB secondo Wehbe-Schneider.Fig. 3. Quadro radiografico <strong>del</strong>la riduzione e sintesi con tecnica di blocco in estensione <strong>del</strong>laIFD con fili di K.dorsalizzare la falange distale prima di infiggere il filolongitudinale di blocco. La scelta dei diametri <strong>del</strong> filodorsale dipende <strong>da</strong>lla struttura ossea <strong>del</strong> paziente, ma noipreferiamo cercare di utilizzare un diametro <strong>del</strong>l’1,2come prima scelta per avere una buona controspinta eduna migliore superficie di contatto col frammento (Figg.2, 3, 8-12).Nel post-operatorio viene confezionato <strong>da</strong>l nostroServizio di Riabilitazione uno split personalizzato chepermetta l’immediata e completa mobilizzazione <strong>del</strong>laIFP e <strong>del</strong>le MF. Particolare attenzione va posta <strong>alla</strong> tolleranzadei fili ed al rischio di decubiti o ischemizzazioni<strong>del</strong>la cute dorsale. <strong>Il</strong> filo di K dorsale viene rimosso a 4settimane, dopo un controllo radiografico che confermi laconsoli<strong>da</strong>zione <strong>del</strong>la frattura, mentre quello longitudinaleviene rimosso a 5 settimane.I pazienti sono stati ricontrollati con un follow-up mediodi 6,6 mesi, <strong>da</strong> un minimo di 50 giorni ad un massimo di14 mesi. Gli indici di outcome hanno preso in considerazioneil dolore, il deficit estensorio residuo, l’arco dimovimento attivo <strong>del</strong>la IFD, la consoli<strong>da</strong>zione <strong>del</strong> frammentoed il ripristino <strong>del</strong>la continuità <strong>del</strong>la superficie articolare,le eventuali complicanze intra- e post-operatorie.<strong>Il</strong> giudizio, più globalmente è stato assegnato in una scala<strong>da</strong> Eccellente a Scarso come proposto <strong>da</strong> Crawford 9secondo i criteri evidenziati in Tabella III.RISULTATIFig. 4. Controllo clinico a distanza di 4 mesi con buon risultato estetico <strong>del</strong>la zona di infissione<strong>del</strong> filo dorsale.18


A. Leti Acciaro, et al.Tab. III. Criteri di valutazione post-operatoria di Crawford.Eccellente Deficit estensorio tra 0° e 10°Flessione completaNo doloreBuono Deficit estensorio tra 11° e 25°Flessione completaNo doloreDiscreto Deficit estensorio > 25°Deficit parziale <strong>del</strong>la flessioneNo doloreScarso Deficit parziale <strong>del</strong>la flessioneDolore persistenteTutte le fratture sono risultate consoli<strong>da</strong>te al controlloradiografico a distanza medio di 40 giorni (Fig. 6).Nessun paziente presentava dolore al follow-up e tuttihanno ripreso le proprie attività lavorative, quotidiane osportive senza limitazioni funzionali residue. In duepazienti si è rilevato un deficit estensorio residuo di 10°(Figg. 4-6). Non ci sono state infezioni, deformità <strong>del</strong>l’unghia,né decubiti o necrosi cutanee al dorso <strong>del</strong>la IFDintorno al filo di K. In base ai criteri di Crawford, largamenteutilizzati in letteratura come riferimento per lo studiodi outcome 3-5 , 4 pazienti hanno riportato un risultatoeccellente e gli altri due ottimo. L’arco di movimentomedio post-operatorio <strong>del</strong>la IFD è risultato di 79°, con unminimo di 69° ed un massimo di 88°.DISCUSSIONELe fratture <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale con distacco<strong>del</strong>l’inserzione <strong>del</strong> tendine estensore rappresentano il 5%-10% <strong>del</strong>le deformità a <strong>martello</strong> 10 e presentano una frequenzasignificativamente superiore nelle dita ulnari(<strong>da</strong>ll’80% al 90%) 7 .Anche se vi è un consenso generale sull’efficacia <strong>del</strong> <strong>trattamento</strong>conservativo in split 7 9 , con lo schema di 6 settimanedi immobilizzazione continuativa più altre 2 solonotturna, per le fratture che coinvolgono meno di un terzo<strong>del</strong>la superficie articolare senza sublussazione <strong>del</strong>lafalange distale o rotazioni <strong>del</strong> frammento, molti autoriraccoman<strong>da</strong>no, invece, il <strong>trattamento</strong> chirurgico a cieloaperto per ottenere una riduzione anatomica <strong>del</strong>la super-65Figg. 5 e 6. Controllo clinico con buon arco di movimento attivo <strong>del</strong>la IFD.19


<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>Fig. 7. Controllo radiografico al follow-up con consoli<strong>da</strong>zione <strong>del</strong> frammento e ripristino <strong>del</strong>lafisiologica anatomia <strong>del</strong>la superficie articolare.Fig. 8. Quadro radiografico pre-operatorio <strong>del</strong>la frattura <strong>del</strong> III <strong>dito</strong>, classificata IB.Fig. 9. Quadro radiografico <strong>del</strong>la riduzione e sintesi ottenuta.Fig. 10. Quadro radiografico pre-operatorio <strong>del</strong>la frattura <strong>del</strong> IV <strong>dito</strong>, classificata IB.20


A. Leti Acciaro, et al.11 12Figg. 11 e 12. Quadro radiografico <strong>del</strong>la riduzione e sintesi ottenute.ficie articolare <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale in caso diun coinvolgimento superiore al 33% 1-5 8 . Tuttavia, lamisura ridotta <strong>del</strong> frammento, e le difficoltà legate al difficoltosoaccesso chirurgico ed al rischio di ulteriore <strong>da</strong>nneggiamento<strong>del</strong>l’apparato estensore rendono le sceltechirurgiche a cielo aperto controverse 6 7 e non scevre <strong>da</strong>elevati rischi di complicanze intra- e post-operatorie. Inletteratura tali complicanze vengono riportate con frequenzevicine al 50% 4 5 11 12 , per cui la scelta di una riduzionee sintesi per cutanea con fili di K, che riduca significativamentei rischi legati all’accesso chirurgico, haincontrato il nostro favore, ed i buono risultati ottenuti edescritti 3-5 8 , ne hanno incoraggiato ed esteso l’utilizzofacendone la prima scelta nelle fratture con deformità a<strong>martello</strong> che coinvolgano oltre il 30% <strong>del</strong>la superficiearticolare <strong>del</strong>la falange distale.Tale tecnica permette, inoltre, una mobilizzazione precoce<strong>del</strong>la IFP ed MF prevenendone il rischio di rigidità epermettendo un ritorno alle attività lavorative e quotidianepiù precoce, con un arco di movimento medio <strong>del</strong>laIFD superiore alle altre tecniche 4 .La modifica <strong>da</strong> noi adottata di blocco in estensione a 0°permette di ridurre ulteriormente i rischi di deficit estensorioresiduo (solo due pazienti hanno presentato un deficitestensorio residuo e non superiore ai 10°), in accordocon i risultati riportati anche <strong>da</strong> altri autori che hannoadottato accorgimenti similari 4 5 .Attenzione va posta all’ingresso lungo la linea mediana<strong>del</strong> <strong>dito</strong>, per mantenersi perfettamente al di sopra <strong>del</strong>frammento, ed a non iperestendere la IFD per non incorrerein rischi di necrosi <strong>del</strong>la cute dorsale. L’utilizzo di unfilo di 1,2 mm, se ben tollerato, permette una miglioreriduzione offrendo una maggiore superficie di contatto eduna maggiore controspinta.<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> ideale per questo tipo di lesioni non ha unconsenso unanime, ma riteniamo che le fratture che coinvolganopiù <strong>del</strong> 30% <strong>del</strong>la superficie articolare, con osenza sublussazione volare <strong>del</strong>la falange distale, possano21


<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>essere trattate con buon successo mediante l’utilizzo <strong>del</strong>latecnica di blocco in estensione <strong>del</strong>la IFD. Tale interventoè effettivamente poco invasivo e di facile esecuzione perottenere una riduzione soddisfacente <strong>del</strong> frammento,riducendo al minimo gli esiti cicatriziali ed il <strong>da</strong>nneggiamentoulteriore <strong>del</strong>l’inserzione <strong>del</strong>l’estensore. Anche senoi abbiamo essenzialmente eseguito la tecnica in urgenzacon un differimento massimo di 9 giorni, altri autori ladescrivono vali<strong>da</strong> anche per lesioni inveterate fino anchea 5-6 settimane 3 , procedendo magari ad una cruentazionepercutanea <strong>del</strong> focolaio di frattura a mezzo di un ago.BIBLIOGRAFIA1Inoue G. Closed reduction of mallet fractures using extensionblock K-wire. J Orthop Trauma 1992;6:413-5.2Hamas RS, Horrell DE, Pierret GP. Treatment of mallet fingerdue to intra-articular fracture of the distal phalanx. J HandSurg 1978;3:361-3.3Pegoli L, Toh S, Arai K, Fuku<strong>da</strong> A, Nishikawa S, Vallejo IG.The Ishiguro extension block technique for the treatment ofmallet finger fracture: indications and clinical results. J HandSurg 2003;28B:15-7.4Tetik C, Gudemez E. Modification of the extension blockKirschner wire technique for mallet fractures. Clin Orthop2002;404:284-90.5Darder Prats A, Fernandez Garcia E, Fernandez Gabar<strong>da</strong> R,Darder-Garcia A. Treatment of mallet finger fractures by theextensor block K-wire technique. J Hand Surg 1998;23B:802-5.6Stern PJ, Kastrup JJ. Complications and prognosis of treatmentof mallet finger. J Hand Surg 1988;13A:329-34.7Wehbe MA, Schneider LH. Mallet fractures. J Bone JointSurg 1984;66A:658-69.8Ishiguro T, Inoue K, Matsubayashi N, Ito Y, Hashizume N. Anew method of closed reduction for mallet fractures. CentralJapan J Orthop Traum Surg 1988;31:2049-51.9Crawford GP. The molded polythene splint for mallet fingerdeformities. J Hand Surg 1984;9A:231-7.10Doyle JR. Extensor tendons acute injuries. In Green DP:Operative hand surgery. New York: Churchill Livingstone1988;III:2045-71.11Kang HJ, Shin SJ, Kang ES. Complications of operativetreatment for mallet fractures of the distal phalanx. J HandSurg 2001;26B:28-31.12Lubahn JD. Mallet finger fractures: a comparison of openand closed technique. J Hand Surg 1989;14A:395-6.22

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