<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>dito</strong> a <strong>martello</strong>Fig. 7. Controllo radiografico al follow-up con consoli<strong>da</strong>zione <strong>del</strong> frammento e ripristino <strong>del</strong>lafisiologica anatomia <strong>del</strong>la superficie articolare.Fig. 8. Quadro radiografico pre-operatorio <strong>del</strong>la frattura <strong>del</strong> III <strong>dito</strong>, classificata IB.Fig. 9. Quadro radiografico <strong>del</strong>la riduzione e sintesi ottenuta.Fig. 10. Quadro radiografico pre-operatorio <strong>del</strong>la frattura <strong>del</strong> IV <strong>dito</strong>, classificata IB.20
A. Leti Acciaro, et al.11 12Figg. 11 e 12. Quadro radiografico <strong>del</strong>la riduzione e sintesi ottenute.ficie articolare <strong>del</strong>la base <strong>del</strong>la falange distale in caso diun coinvolgimento superiore al 33% 1-5 8 . Tuttavia, lamisura ridotta <strong>del</strong> frammento, e le difficoltà legate al difficoltosoaccesso chirurgico ed al rischio di ulteriore <strong>da</strong>nneggiamento<strong>del</strong>l’apparato estensore rendono le sceltechirurgiche a cielo aperto controverse 6 7 e non scevre <strong>da</strong>elevati rischi di complicanze intra- e post-operatorie. Inletteratura tali complicanze vengono riportate con frequenzevicine al 50% 4 5 11 12 , per cui la scelta di una riduzionee sintesi per cutanea con fili di K, che riduca significativamentei rischi legati all’accesso chirurgico, haincontrato il nostro favore, ed i buono risultati ottenuti edescritti 3-5 8 , ne hanno incoraggiato ed esteso l’utilizzofacendone la prima scelta nelle fratture con deformità a<strong>martello</strong> che coinvolgano oltre il 30% <strong>del</strong>la superficiearticolare <strong>del</strong>la falange distale.Tale tecnica permette, inoltre, una mobilizzazione precoce<strong>del</strong>la IFP ed MF prevenendone il rischio di rigidità epermettendo un ritorno alle attività lavorative e quotidianepiù precoce, con un arco di movimento medio <strong>del</strong>laIFD superiore alle altre tecniche 4 .La modifica <strong>da</strong> noi adottata di blocco in estensione a 0°permette di ridurre ulteriormente i rischi di deficit estensorioresiduo (solo due pazienti hanno presentato un deficitestensorio residuo e non superiore ai 10°), in accordocon i risultati riportati anche <strong>da</strong> altri autori che hannoadottato accorgimenti similari 4 5 .Attenzione va posta all’ingresso lungo la linea mediana<strong>del</strong> <strong>dito</strong>, per mantenersi perfettamente al di sopra <strong>del</strong>frammento, ed a non iperestendere la IFD per non incorrerein rischi di necrosi <strong>del</strong>la cute dorsale. L’utilizzo di unfilo di 1,2 mm, se ben tollerato, permette una miglioreriduzione offrendo una maggiore superficie di contatto eduna maggiore controspinta.<strong>Il</strong> <strong>trattamento</strong> ideale per questo tipo di lesioni non ha unconsenso unanime, ma riteniamo che le fratture che coinvolganopiù <strong>del</strong> 30% <strong>del</strong>la superficie articolare, con osenza sublussazione volare <strong>del</strong>la falange distale, possano21