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INCHIESTA TESSILE<br />

BIELLA<br />

2009 2010 2011*<br />

Fatturato** 17,6% 26,6% 6,2%<br />

Export -21,4% 24,0% -13,8%<br />

Variazione aziende -13,6% -5,8% -2,6%<br />

* stime Dati: Unione indutriale Biellese<br />

**è riferito solo al quarto trimestre per <strong>il</strong> 2009 e <strong>il</strong> 2010 e al terzo<br />

trimestre per <strong>il</strong> 2011<br />

PRATO<br />

2009 2010 2011*<br />

Fatturato -17,0% 13,0% 8,0%<br />

Export -21,3% 13,2% 10,4%<br />

Variazione aziende -5,7% -18,6% -4,0%<br />

** stime Dati: Unione indutriale pratese<br />

2009 2010 2011<br />

Fatturato -27,7% 7,4% n.d.<br />

Export -27,6% 13,1% n.d.<br />

Variazione aziende n.d. n.d. n.d.<br />

Dati: Smi<br />

COMO<br />

Elena Reggiani<br />

S<strong>il</strong>vio Albini<br />

BIELLA, PRATO E COMO RECUPERANO<br />

NEL 2011<br />

Secondo i dati dell’Unione industriale<br />

biellese, la “natimortalità” di imprese, ossia<br />

la variazione tra le aziende cessate e quelle<br />

di nuova apertura, va da un -13,7% del<br />

2009 al -2,6% stimato per l’anno appena<br />

concluso. Oltre alla morte di imprese la<br />

crisi ha anche portato ad aggregazioni<br />

“necessarie”, come quella che nei f<strong>il</strong>ati ha<br />

coinvolto <strong>il</strong> colosso Zegna Baruffa Lane<br />

Borgosesia, la F<strong>il</strong>atura di Chiavazza e la<br />

Botto Poala. La situazione è riscontrab<strong>il</strong>e<br />

anche a livello di export che, dopo <strong>il</strong> crollo<br />

del 2009 (-21,4%), aveva recuperato<br />

ampiamente nel 2010 (+24%) ma è tornato<br />

a perdere colpi con la fine del 2011<br />

con un rallentamento previsto intorno<br />

al 13,8% e un ridimensionamento della<br />

crescita del fatturato. “Questo ovviamente<br />

impone una certa cautela per <strong>il</strong> 2012<br />

– ha dichiarato <strong>il</strong> presidente dell’Unione<br />

Industriale Biellese, Mar<strong>il</strong>ena Bolli - <strong>il</strong><br />

futuro si giocherà sulla capacità di raggiungere<br />

mercati esteri e, in particolare,<br />

di intercettare i nuovi ricchi che cresceranno<br />

in modo esponenziale nei Paesi ad<br />

alto sv<strong>il</strong>uppo come Cina, con 21 m<strong>il</strong>ioni<br />

di nuovi ricchi stimati per <strong>il</strong> 2011, India,<br />

Bras<strong>il</strong>e e Russia”.<br />

Va un po’ meglio a Prato. Dopo che negli<br />

ultimi 10 anni l’area aveva perduto 1,5<br />

m<strong>il</strong>iardi di fatturato, 2 m<strong>il</strong>a aziende e 10<br />

m<strong>il</strong>a posti di lavoro (dati U<strong>il</strong>ta U<strong>il</strong>), <strong>il</strong><br />

2010 e <strong>il</strong> 2011 sembrano far riprendere<br />

fiato al settore. I dati dell’Unione industriale<br />

pratese evidenziano una crescita<br />

del fatturato del 13% e dell’8% rispettivamente<br />

nel 2010 e nel 2011 (per quest’ultimo<br />

si tratta come sempre di una stima)<br />

che vanno a controb<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> -21,3%<br />

del 2009. Un incremento stimolato principalmente<br />

dalle esportazioni cresciute<br />

del 13,2% (nel 2010) e del 10,4%<br />

(nel 2011). Di contro la natimortalità<br />

delle aziende resta ancora in negativo<br />

(-4%) ma più limitata rispetto al dato<br />

del 2010 (-18,6%). Per quanto riguarda<br />

Como, di cui non sono ancora disponib<strong>il</strong>i<br />

i dati sull’anno appena concluso, <strong>il</strong> 2010<br />

ha segnato una leggera ma significativa<br />

svolta in positivo dopo <strong>il</strong> crollo a doppia<br />

cifra del 2009 sia sul fronte export che<br />

su quello del fatturato. Secondo i dati elaborati<br />

da Smi per Confindustria Como,<br />

la prima voce è risultata in positivo del<br />

13,1% e la seconda del 7,4%.<br />

LA MODA VA DI CORSA<br />

Di fronte a questo panorama le aziende<br />

tess<strong>il</strong>i hanno cominciato a ristrutturarsi.<br />

Mettendo bene in chiaro che non esiste<br />

una ricetta anti-crisi, ognuna ha cercato<br />

di seguire la via più consona, dall’apertura<br />

alla produzione tess<strong>il</strong>e per marchi<br />

del pronto moda alla specializzazione<br />

e al consolidamento di rapporti esclusivi<br />

per brand dell’alto di gamma. Fino<br />

all’estensione verso <strong>il</strong> prodotto finito,<br />

cercando di intercettare un più ampio<br />

panorama di clienti. Il punto di partenza<br />

è però uno solo: l’accelerazione dei tempi<br />

della moda sulla scia della rivoluzione<br />

introdotta dal fast fashion. “Fino a pochi<br />

anni fa ci si concentrava su due collezioni<br />

all’anno – ha spiegato Giovanni Santi, alla<br />

guida della pratese Beste – oggi i ritmi<br />

sono molto più sostenuti. Almeno quattro<br />

uscite all’anno. E stiamo parlando<br />

delle griffe non dei prontomodisti. In più<br />

occorre un maggior supporto tecnico per<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo di mini-collezioni ad hoc. E<br />

infine, un maggiore frazionamento degli<br />

ordini. La metratura complessiva rimane<br />

la stessa di alcuni anni fa, ma suddivisa<br />

in tipologie di tessuto diverse tra loro.<br />

Questo ovviamente implica un ripensamento<br />

dell’intero ciclo produttivo ed è<br />

una trasformazione che stiamo tuttora<br />

vivendo”. Il nodo della questione è riuscire<br />

a trovare un equ<strong>il</strong>ibrio per alternare i<br />

cicli frenetici di collezioni e pre-collezioni<br />

ai momenti in cui invece gli ordini scarseggiano.<br />

“Oggi più che mai è necessario<br />

66 PAMBIANCOWEEK 2 febbraio 2012

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