i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"
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debuttavo nella Bohème: ho visto <strong>il</strong> palcoscenico alla prova generale. Sono quattrom<strong>il</strong>a persone e<br />
uno quando va lì muore dalla paura. Non l’avevo mai visto. Sono stata <strong>di</strong>eci giorni a non fare<br />
niente, non provare e <strong>il</strong> mio debutto al Metropolitan è stato così. Sono andata in scena e ho visto le<br />
scene al momento <strong>di</strong> cantare. Io sono d’accordo sul rinnovare <strong>il</strong> teatro lirico. Si può fare una<br />
Bohème in un’altra epoca, se fatto con intelligenza. Rinnovamento anche dei <strong>cantanti</strong> sia nel modo<br />
<strong>di</strong> porgere sia nei movimenti in scena. A Vienna noi possiamo arrivare anche la sera prima, ma sul<br />
palcoscenico troviamo quelli che sono sempre lì, che ti <strong>di</strong>cono cosa fare e così l’orchestra è<br />
affiatata e suona bene perché è un teatro <strong>di</strong> Stato. Io vorrei un teatro <strong>di</strong> Stato anche in Italia».<br />
Emozione o paura prima <strong>di</strong> entrare in palcoscenico.<br />
«La paura più grande l’ho provata a Parma alla prima del Trovatore. Ho avuto veramente un<br />
colpo quando sono entrata, con la Ines. Stavo veramente morendo <strong>di</strong> paura. Mi sono detta – ma io<br />
cosa sto facendo qui – una sensazione terrib<strong>il</strong>e. Mentre cantavo <strong>il</strong> recitativo volevo scappare. Ma<br />
poi <strong>il</strong> pubblico è stato molto carino. Il pubblico <strong>di</strong>venta tremando con i gran<strong>di</strong>. Mi ricordo Tucker,<br />
che mi ha fatto morire dal ridere. Lui cantava come un Dio, ma una nota prima dell’”Ah, sì ben<br />
mio”, “in tale istante” lo beccavano. E mi <strong>di</strong>ceva “Adesso ho capito perché i miei amici americani<br />
mi <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> non venire a Parma”. L’aria poi la cantava bene e con “la pira” veniva giù <strong>il</strong><br />
teatro».<br />
Mi puoi <strong>di</strong>re qualcosa sui maestri <strong>di</strong> canto e quali cose devono insegnare?<br />
«Parlando <strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> canto, per i tenori, vedo Bergonzi e per i soprani la Caballé, non c’è<br />
dubbio. Parlo <strong>di</strong> tecnica vocale, non <strong>di</strong> arte scenica. L’intelligenza del maestro <strong>di</strong> canto sta proprio<br />
nel fatto che ti insegna <strong>il</strong> controllo della voce, che ti insegna anche cose che non ha mai fatto.<br />
Deve essere una persona <strong>di</strong> fiducia. La mia maestra, la Corradetti, ha sempre cantato <strong>il</strong> verismo,<br />
ma questo non c’entra nell’insegnamento: io <strong>il</strong> verismo non lo faccio».<br />
Oggi è possib<strong>il</strong>e citare <strong>di</strong>eci soprani italiani?<br />
«Citare <strong>di</strong>eci soprani italiani non riesco, ma <strong>di</strong>eci soprani internazionali sì. Caballé, Scotto,<br />
Freni, aspetti che ci penso un attimo. La Caballé l’andrei a sentire in tutto quello che fa <strong>di</strong> Rossini,<br />
Bellini e Donizetti. Ver<strong>di</strong> non so. Mi hanno detto che ha fatto bene <strong>il</strong> Don Carlo in Arena, ma non<br />
l’ho sentita. L’ho sentita nel Ballo in maschera e ha fatto un “Morrò” come non l’avevo mai<br />
sentito, poi basta. Ma ce ne sono ancora: la Sutherland, la S<strong>il</strong>ls, la N<strong>il</strong>sson, ma bisogna vedere <strong>il</strong><br />
repertorio. Per Ver<strong>di</strong> andrei a sentire la Price che ho sentito recentemente ed è ancora un numero.<br />
Nel lirico, esempio Elisir d’amore, la Freni per me è la migliore. La Scotto l’andrei a sentire nella<br />
Straniera che è stata la cosa che mi ha colpito <strong>di</strong> più. L’ho sentita a Venezia e non stavo più nella<br />
poltrona, ma anche Rigoletto e Lucia. E la Ricciarelli la vado a vedere nel Don Carlo, Messa <strong>di</strong><br />
Requiem, Foscari, queste cose qui adesso, poi penso che <strong>il</strong> mio repertorio avrà un secondo<br />
tempo».<br />
Poi ci per<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> vista. Lei ha m<strong>il</strong>le impegni in tutti i teatri del mondo. La rivedo dopo due<br />
anni (1977) a Parma e riesco ad intervistarla ancora ripetendo, grosso modo, le stesse domande.<br />
L’Artista è più matura, forse meno scoppiettante, ma sempre simpatica. In quell’occasione faceva<br />
Anna Bolena ottenendo un grande successo.<br />
Qual è stato <strong>il</strong> percorso che ti ha portato alla Bolena.<br />
«Innanzitutto bisogna fare un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> scelta <strong>di</strong> repertorio. È già da un pezzo che ho deciso<br />
<strong>di</strong> fare solo del “belcanto” e poteva essere Maria Stuarda o Devereux, ma ho pensato a questa<br />
opera che non si faceva da molti anni. Adesso sono a un punto <strong>di</strong> carriera in cui posso scegliere».