i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"
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INTERVISTE<br />
Girando sempre con <strong>il</strong> registratore ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> parlare non solo con <strong>cantanti</strong><br />
celeberrimi, ma anche con altrettanto famosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra, registi, coristi e orchestrali. Un<br />
mondo variegato, un continente inesplorato.<br />
Sono interviste molto vecchie, molti intervistati sono scomparsi e gli altri hanno smesso<br />
l’attività. I pochissimi in carriera stanno per abbandonare <strong>il</strong> palcoscenico. Si tratta <strong>di</strong> una<br />
documentazione interessante, <strong>di</strong> testimonianze calde, vive, palpitanti. Ascoltando tutti questi<br />
“eroi” che hanno scritto la storia del melodramma, mi sono reso conto <strong>di</strong> tante cose <strong>di</strong> cui prima<br />
avevo un’idea molto vaga. Mi sono accorto <strong>di</strong> alcuni ingre<strong>di</strong>enti necessari per essere cantante e ho<br />
constatato che la Callas aveva ragione quando <strong>di</strong>ceva che per essere un cantante ci vuole anche la<br />
voce. Cosa vuol <strong>di</strong>re questo asserto? Significa tante cose. Ѐ ovvio che se sei afono non puoi<br />
cantare, ma la mitica Maria intendeva un’altra cosa che detta in modo brutale suona così: un<br />
cretino non farà mai carriera. E molti non hanno fatto carriera nonostante la voce. I componenti<br />
necessari per fare questa meravigliosa torta sono: equ<strong>il</strong>ibrio, modestia, stu<strong>di</strong>o, sacrificio, controllo<br />
delle emozioni, pazienza, scelta oculata del repertorio. Sono pochi quegli artisti che come<br />
Giuseppe Di Stefano non <strong>di</strong>sdegnano <strong>il</strong> vino e fumano. Una volta, meravigliato, gli chiesi come<br />
mai un cantante fumasse. Lui, simpaticamente, rispose: «Io non sono un cantante che fuma, sono<br />
un fumatore che canta». Sono pochi i <strong>cantanti</strong>, soprattutto tenori, che come <strong>il</strong> grande Pippo, <strong>il</strong><br />
fascinoso Carreras e l’immenso Corelli non storpiano le vocali. Ascoltateli. Una A resta una A,<br />
una U resta una U, una I resta una I.<br />
Poi ho notato un’altra cosa: quasi tutti alterano la data <strong>di</strong> nascita. Chiesi a Carreras quanti anni<br />
avesse Domingo. Mi rispose: «A Placido non chiedo più l’età, perché ogni volta <strong>di</strong>venta sempre<br />
più giovane». Ma se proprio non lo vuoi <strong>di</strong>chiarare, sarebbe così semplice <strong>di</strong>re che un cantante ha<br />
l’età della sua voce.<br />
Manie e superstizioni tante, ma ampiamente comprensib<strong>il</strong>i e giustificab<strong>il</strong>i in chi si trova sempre<br />
esposto al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un pubblico molte volte becero e ignorante in continua attesa dell’incidente.<br />
Dal momento che l’ho citato inizio una serie <strong>di</strong> interviste proprio con José Carreras<br />
(Barcellona, 5 <strong>di</strong>cembre 1946) che incontrai a Torre del Lago nell’agosto 1975. Allora era molto<br />
giovane, ventinove anni, r<strong>il</strong>assato e ciarliero, com’è sempre stato con le persone amiche. Era al<br />
Festival pucciniano per La bohème, ma praticamente si potrebbe <strong>di</strong>re che fosse in vacanza. La<br />
mattina alla spiaggia andavamo insieme a pescare le “arselle”, come chiamano in Toscana<br />
l’equivalente delle “telline” in Romagna. Era <strong>il</strong> periodo delle sua lunga love story con Katia<br />
Ricciarelli che la sera, con una certa frequenza, provvedeva a cucinare gli spaghetti con <strong>il</strong> prodotto<br />
del nostro pescato.<br />
Carreras, molto simpatico e spontaneo, alla domanda circa <strong>il</strong> suo iter italiano parte come<br />
una valanga e racconta.<br />
«Ho avuto la fortuna <strong>di</strong> vincere <strong>il</strong> concorso della “Corale Ver<strong>di</strong>” e dopo <strong>di</strong> questo la mia<br />
carriera ha cominciato ad andare avanti. Mi sento molto legato a Parma, agli appassionati, al<br />
teatro, alla città. Poi ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> debuttare in opere come Ballo in maschera e<br />
Bohème. Sì sono veramente legato a questa città. Il pubblico del Regio è sempre stato con me