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i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"

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6 <br />

INTERVISTE<br />

Girando sempre con <strong>il</strong> registratore ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> parlare non solo con <strong>cantanti</strong><br />

celeberrimi, ma anche con altrettanto famosi <strong>di</strong>rettori d’orchestra, registi, coristi e orchestrali. Un<br />

mondo variegato, un continente inesplorato.<br />

Sono interviste molto vecchie, molti intervistati sono scomparsi e gli altri hanno smesso<br />

l’attività. I pochissimi in carriera stanno per abbandonare <strong>il</strong> palcoscenico. Si tratta <strong>di</strong> una<br />

documentazione interessante, <strong>di</strong> testimonianze calde, vive, palpitanti. Ascoltando tutti questi<br />

“eroi” che hanno scritto la storia del melodramma, mi sono reso conto <strong>di</strong> tante cose <strong>di</strong> cui prima<br />

avevo un’idea molto vaga. Mi sono accorto <strong>di</strong> alcuni ingre<strong>di</strong>enti necessari per essere cantante e ho<br />

constatato che la Callas aveva ragione quando <strong>di</strong>ceva che per essere un cantante ci vuole anche la<br />

voce. Cosa vuol <strong>di</strong>re questo asserto? Significa tante cose. Ѐ ovvio che se sei afono non puoi<br />

cantare, ma la mitica Maria intendeva un’altra cosa che detta in modo brutale suona così: un<br />

cretino non farà mai carriera. E molti non hanno fatto carriera nonostante la voce. I componenti<br />

necessari per fare questa meravigliosa torta sono: equ<strong>il</strong>ibrio, modestia, stu<strong>di</strong>o, sacrificio, controllo<br />

delle emozioni, pazienza, scelta oculata del repertorio. Sono pochi quegli artisti che come<br />

Giuseppe Di Stefano non <strong>di</strong>sdegnano <strong>il</strong> vino e fumano. Una volta, meravigliato, gli chiesi come<br />

mai un cantante fumasse. Lui, simpaticamente, rispose: «Io non sono un cantante che fuma, sono<br />

un fumatore che canta». Sono pochi i <strong>cantanti</strong>, soprattutto tenori, che come <strong>il</strong> grande Pippo, <strong>il</strong><br />

fascinoso Carreras e l’immenso Corelli non storpiano le vocali. Ascoltateli. Una A resta una A,<br />

una U resta una U, una I resta una I.<br />

Poi ho notato un’altra cosa: quasi tutti alterano la data <strong>di</strong> nascita. Chiesi a Carreras quanti anni<br />

avesse Domingo. Mi rispose: «A Placido non chiedo più l’età, perché ogni volta <strong>di</strong>venta sempre<br />

più giovane». Ma se proprio non lo vuoi <strong>di</strong>chiarare, sarebbe così semplice <strong>di</strong>re che un cantante ha<br />

l’età della sua voce.<br />

Manie e superstizioni tante, ma ampiamente comprensib<strong>il</strong>i e giustificab<strong>il</strong>i in chi si trova sempre<br />

esposto al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un pubblico molte volte becero e ignorante in continua attesa dell’incidente.<br />

Dal momento che l’ho citato inizio una serie <strong>di</strong> interviste proprio con José Carreras<br />

(Barcellona, 5 <strong>di</strong>cembre 1946) che incontrai a Torre del Lago nell’agosto 1975. Allora era molto<br />

giovane, ventinove anni, r<strong>il</strong>assato e ciarliero, com’è sempre stato con le persone amiche. Era al<br />

Festival pucciniano per La bohème, ma praticamente si potrebbe <strong>di</strong>re che fosse in vacanza. La<br />

mattina alla spiaggia andavamo insieme a pescare le “arselle”, come chiamano in Toscana<br />

l’equivalente delle “telline” in Romagna. Era <strong>il</strong> periodo delle sua lunga love story con Katia<br />

Ricciarelli che la sera, con una certa frequenza, provvedeva a cucinare gli spaghetti con <strong>il</strong> prodotto<br />

del nostro pescato.<br />

Carreras, molto simpatico e spontaneo, alla domanda circa <strong>il</strong> suo iter italiano parte come<br />

una valanga e racconta.<br />

«Ho avuto la fortuna <strong>di</strong> vincere <strong>il</strong> concorso della “Corale Ver<strong>di</strong>” e dopo <strong>di</strong> questo la mia<br />

carriera ha cominciato ad andare avanti. Mi sento molto legato a Parma, agli appassionati, al<br />

teatro, alla città. Poi ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> debuttare in opere come Ballo in maschera e<br />

Bohème. Sì sono veramente legato a questa città. Il pubblico del Regio è sempre stato con me

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