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i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"

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tono sopra e sfioravo <strong>il</strong> re bemolle. Invece <strong>di</strong> fare i vocalizzi, come fanno tutti, me la cantavo tre<br />

volte così avevo la voce calda.<br />

Non le so <strong>di</strong>re quante ore al giorno stu<strong>di</strong>assi. Quando dovevo fare opere più leggere,<br />

intercalavo con romanze leggere. Se venivo dalla Gioconda e poi dovevo fare <strong>il</strong> Mosè, allora<br />

cercavo <strong>di</strong> alleggerire e ritrovare l’ag<strong>il</strong>ità. Certi giorni con <strong>il</strong> mio maestro stu<strong>di</strong>avo anche quattro o<br />

cinque ore, poi mi <strong>di</strong>ceva “Ora basta e domani non si fa niente” quin<strong>di</strong> non c’era una regola fissa».<br />

Spostiamo le domande sui <strong>di</strong>rettori d’orchestra.<br />

«Mi sono trovata molto bene con Molinari Pradelli, con Santini,con Giulini e Serafin. Votto<br />

non era molto comunicativo, ma nel cuore mi è rimasto Mitropulos. Era un uomo amab<strong>il</strong>issimo<br />

che ti metteva subito a tuo agio in tutti i sensi: era fac<strong>il</strong>e cantare con lui. Qualche volta, con altri<br />

<strong>di</strong>rettori, si <strong>di</strong>scuteva sui tempi; all’inizio mi adattavo poi cercavo <strong>di</strong> vincere io, sia sui tempi che<br />

sul volume: più forte più piano. C’era un <strong>di</strong>rettore che voleva ch’io cantassi Casta <strong>di</strong>va più forte,<br />

questo in <strong>di</strong>sco, mentre io sostenevo <strong>di</strong> cantarla più piano essendo una preghiera. Ma lei ha capito<br />

<strong>di</strong> chi parlo, era un suo concitta<strong>di</strong>no: Francesco Molinari Pradelli. Era un gran <strong>di</strong>rettore con cui mi<br />

trovavo benissimo. Su Ver<strong>di</strong> era fantastico. Poi ricordo un altro grande <strong>di</strong>rettore: Tullio Serafin<br />

che a Chicago si nascondeva <strong>di</strong>etro le quinte per sentirmi nel Ballo in maschera e non se ne<br />

andava. A chi lo veniva a chiamare <strong>di</strong>ceva che era la prima volta in tanti anni <strong>di</strong> carriera che gli<br />

capitava <strong>di</strong> voler sentire una voce. E’ stato sempre <strong>di</strong>etro le quinte e poi andammo a cena insieme.<br />

I giornali del giorno dopo <strong>di</strong>ssero che ero la pup<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Serafin, e lo avevo conosciuto quella sera lì!<br />

Dopo seppe che avrei fatto Gioconda e allora mi scrisse dandomi dei consigli. Mi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong><br />

stare attenta, perché è un’opera che si canta a fine carriera; non è che mi <strong>di</strong>cesse <strong>di</strong> non cantarla,<br />

ma <strong>di</strong> fare attenzione e <strong>di</strong> cantarla con quella dovuta cautela: non forzare le note, non forzare i<br />

centri. Nella Gioconda ci sono delle note basse da mezzosoprano che sono quelle che ti rovinano:<br />

poi magari devi fare un do o un si naturale. Ti trovi quel popò <strong>di</strong> notone che, se la voce non la<br />

spingi non hanno effetto. Poi, quando la feci, La Nazione scrisse che avevo cantato la Gioconda <strong>di</strong><br />

Ponchielli come se fosse stata scritta da Mozart. Non sapevo se era una critica o un complimento;<br />

lo <strong>di</strong>ssi a Serafin e lui mi rispose che era un complimento e <strong>di</strong> prenderlo come tale».<br />

Quale consiglio darebbe ad un giovane che volesse intraprendere la carriera. Da chi lo<br />

manderebbe a stu<strong>di</strong>are, da un cantante o da un maestro <strong>di</strong> musica?<br />

«Da un cantante mai e nemmeno da un maestro <strong>di</strong> canto, ma da un maestro <strong>di</strong> musica: un<br />

vecchio <strong>di</strong>rettore d’orchestra con una grande esperienza. Un giovane che si trova la voce deve fare<br />

le solite cose: stu<strong>di</strong>are, avere tanta pazienza e la fortuna d’incontrare un maestro che lo capisca,<br />

anche per la scelta del registro, ché molti sbagliano. Ve<strong>di</strong> Bergonzi ritenuto baritono, Bastianini<br />

ad<strong>di</strong>rittura un basso. Lucia Danieli debutto da soprano per colpa della madre che, nonostante la<br />

maestra le <strong>di</strong>cesse che era mezzo-soprano, si oppose <strong>di</strong>cendo che non voleva mezze misure: o<br />

soprano intero o niente. Me lo raccontò lei, Lucia! Sa, è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e dare consigli, perché ognuno ha<br />

una voce <strong>di</strong>versa dall’altro; è per questo che non ho fiducia nel maestro <strong>di</strong> canto, perché quello<br />

t’imposta la voce in un modo uguale per tutti. Poi circa quello che si deve cantare, oltre agli<br />

esercizi, posso parlare solo <strong>di</strong> me. Io ho cantato delle romanze <strong>di</strong> Tosti e Mozart, tanto Mozart!<br />

Comunque è tutto soggettivo, non si può generalizzare; a me se questa nota mi viene bene in una<br />

posizione, può essere che a un’altra signora la stessa nota venga bene in un’altra posizione. La<br />

voce, i suoni <strong>di</strong>pendono da tante componenti: la cavità del palato, l’apertura della bocca, la cavità<br />

nasale. Non si può dare un insegnamento unico che vale per tutti».<br />

Anita Cerquetti, simpaticissima, improvvisamente ci parla <strong>di</strong> Beniamino Gigli,<br />

marchigiano come lei.

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