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i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"

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28 <br />

natura crea ogni tanto per far vedere cosa può fare. Non è la mia una passione sfrenata perché sono<br />

abbastanza freddo in queste cose. Quin<strong>di</strong> amo Toscanini per la sua grandezza, ma non come<br />

modello da imitare dal punto <strong>di</strong> vista interpretativo, nel senso che i tempi <strong>di</strong> Toscanini sono vali<strong>di</strong><br />

in quanto li faceva lui, li reggeva lui, li sosteneva lui e se io, o qualche altro, cerca <strong>di</strong> imitare quei<br />

tempi sbaglia completamente <strong>il</strong> tiro. Certe cose <strong>di</strong> Toscanini che sono così galvanizzanti, fatte da<br />

noi <strong>di</strong>ventano febbr<strong>il</strong>i, velocissime, esasperate. Toscanini è un caso a sé. Va imitato per quello che<br />

è l’ossequio alla partitura, la genuflessione totale <strong>di</strong> fronte al segno scritto che non è un fatto <strong>di</strong><br />

posizione fredda dell’interprete, ma assolutamente <strong>di</strong> ossequio assoluto <strong>di</strong> quello che è stato<br />

scritto. Lui ci ha insegnato questo. Purtroppo la sua lezione non è stata seguita per moltissimi anni<br />

e non s’è capito perché, adesso forse si ricomincia. Esagerando da parte <strong>di</strong> certi interpreti, perché<br />

molti, specialmente nell’opera, vengono dal campo sinfonico. Sono completamente ignari <strong>di</strong> tutti i<br />

problemi vocali. Non è possib<strong>il</strong>e trattare i tenori e i soprani come si può trattare un clarinetto o un<br />

fagotto, per cui vengono fuori e<strong>di</strong>zioni strumentali assolutamente insod<strong>di</strong>sfacenti dal punto <strong>di</strong><br />

vista teatrale e drammatico. Non accontentano i fanatici del campo sinfonico, perché non sono<br />

abbastanza pulite sinfonicamente, non accontentano i fanatici della lirica perché non sono<br />

abbastanza operistiche e drammatiche: sono delle cose spurie. No, no Toscanini è un caso isolato.»<br />

Vorrei parlare del Ballo in maschera <strong>di</strong> Firenze, quello <strong>di</strong>retto da lei. Ascoltavo, con amici<br />

melomani, la registrazione <strong>di</strong> Firenze e sul gira<strong>di</strong>schi avevo <strong>il</strong> Ballo in maschera <strong>di</strong><br />

Toscanini: non si possono fare confronti con qualsiasi altra <strong>di</strong>rezione.<br />

«Mi fa piacere quello che lei <strong>di</strong>ce ma, detto molto francamente, non <strong>di</strong>pende da assim<strong>il</strong>azione<br />

<strong>di</strong>scografica della lezione toscaniniana. Non è che io mi sia messo davanti al Ballo in maschera e<br />

lo abbia sviscerato dopo aver ascoltato quello <strong>di</strong> Toscanini. Questo no, perché sarebbe<br />

un’imitazione e, ripeto, un’imitazione è impossib<strong>il</strong>e. Non so, forse prese le doverose <strong>di</strong>stanze,<br />

probab<strong>il</strong>mente mi trovo a percorrere una strada con le stesse vedute. Si tratta <strong>di</strong> trovare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

tra quello che significa la parola, <strong>il</strong> fatto drammatico e quanto <strong>il</strong> fatto drammatico deve essere<br />

innestato nel tessuto sinfonico. Ѐ un equ<strong>il</strong>ibrio che credo non sia <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o, è un<br />

fatto istintivo, che non significa istintaccio, è una cosa che si sente. Ci sono persone che sentono <strong>il</strong><br />

teatro e persone che non sentono <strong>il</strong> teatro. Ci sono molti <strong>di</strong>rettori d’orchestra che fanno teatro e<br />

non lo capiscono, non lo sentono e allora lo riducono a pura essenza sinfonica per cui non appare a<br />

chi ascolta perché non si capisce niente <strong>di</strong> quello che succede. Ѐ una cosa così, una specie <strong>di</strong><br />

ritratto della partitura. Leggere la partitura, i segni scritti non basta, perché allora è come fare una<br />

partitura <strong>di</strong> Mozart o <strong>di</strong> Brahms, bisogna tener conto <strong>di</strong> quello che è <strong>il</strong> fatto drammatico, quanto <strong>il</strong><br />

fatto drammatico deve inserirsi nel tessuto musicale. Da questo equ<strong>il</strong>ibrio nasce <strong>il</strong> risultato<br />

dell’opera e Toscanini lo possedeva in maniera magica. Dopo Toscanini è stato un <strong>di</strong>sastro perché<br />

in virtù <strong>di</strong> questo ossequio alla parola e al gusto belcantistico, ma io lo chiamerei mal – cantistico,<br />

i <strong>cantanti</strong> hanno cominciato a sbracare tutto e allora è stata completamente svisata la figurazione<br />

musicale, in virtù <strong>di</strong> un fatto unicamente virtuosistico del canto, per cui la gente andava a teatro<br />

non per sentire l’opera, ma per “aspettare” <strong>il</strong> cantante in quella romanza e in quella nota. Io devo<br />

<strong>di</strong>re che se un cantante è bravo e mi trasmette qualche cosa, nella combinazione musica – dramma,<br />

non me ne importa niente se <strong>il</strong> Do naturale o quell’acuto squ<strong>il</strong>la o non squ<strong>il</strong>la; questo può esser un<br />

fatto ginnico che può allettare un momento le orecchie. Lei capisce che oggi non si riesce a fare <strong>il</strong><br />

Trovatore perché mancano i tenori che possono reggere <strong>il</strong> Do nella “pira”».<br />

Esiste <strong>il</strong> trasporto?<br />

«No, non esiste. Il trasporto è una cosa assurda perché allora vuol <strong>di</strong>re che lei porta mezzo tono<br />

sotto, in una tonalità <strong>di</strong> Si maggiore un pezzo che invece è scritto in Do maggiore. E noi tutti<br />

sappiamo che ogni tonalità ha un suo colore e una sua ragion d’essere per cui, se Ver<strong>di</strong> “la pira”<br />

l’ha scritta in Do maggiore, in questa tonalità solare, luminosa, aveva una sua ragione se no<br />

l’avrebbe scritto in Si maggiore che ha tutto un altro carattere pomposo, più solenne e non eroico

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