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i cantanti lirici - il portale di "rodoni.ch"

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A Busseto, <strong>il</strong> 12 giugno 1976, <strong>il</strong> circolo lirico “Amici <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>” aveva invitato <strong>il</strong> già mitizzato<br />

tenore Giacomo Lauri Volpi. Riesco a intervistarlo per pochi minuti.<br />

Sappiamo che lei non ama i <strong>di</strong>schi, perché?<br />

«Ѐ un o<strong>di</strong>o mortale perché i <strong>di</strong>schi danno la voce a chi non l’ha».<br />

Si racconta <strong>di</strong> una serata trionfale <strong>di</strong> un Faust nel 1936. Lei la ricorda?<br />

«La ricordo perché ero <strong>il</strong> bersaglio dei giornali. Il “Corriere della sera” annunciava che Lauri<br />

Volpi per ogni nota <strong>di</strong> “Salve <strong>di</strong>mora casta e pura” prendeva 5 lire e questo pre<strong>di</strong>sponeva <strong>il</strong><br />

pubblico contro <strong>di</strong> me.»<br />

Continuiamo con i ricor<strong>di</strong>. Il 28 giugno 1931 <strong>il</strong> Carro <strong>di</strong> Tespi iniziava <strong>il</strong> suo cammino<br />

proprio qui alle Roncole, con Lauri Volpi nell’Aida unitamente a Giannina Arangi<br />

Lombar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte a <strong>di</strong>ecim<strong>il</strong>a persone.<br />

«Distrussero una vigna intera. La mia gioia <strong>di</strong> cantare davanti alla casa dove vide la luce <strong>il</strong><br />

nostro sommo Compositore, non l’ho mai <strong>di</strong>menticata e questa sera sono qui per Lui e per “Gli<br />

amici <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>” che mi hanno invitato. Hanno sempre detto che ero un tenore ver<strong>di</strong>ano, cosa che in<br />

altri tempi era messa in <strong>di</strong>scussione. Data la mia età mi ero proposto <strong>di</strong> non tornare in Italia,<br />

proprio ieri ho compiuto 83 anni e non stavo bene, infatti sono pieno <strong>di</strong> antibiotici, ma a Ver<strong>di</strong><br />

debbo la mia carriera e sono qua».<br />

A quale opera è legato <strong>il</strong> suo successo internazionale?<br />

«Il Rigoletto mi impose in tutto <strong>il</strong> modo, quando c’era un Caruso, un Bonci. Chissà perché,<br />

forse mi vedevano così scapigliato, magro, pesavo sessanta ch<strong>il</strong>i, ero “studente e povero” e feci<br />

una carriera rapi<strong>di</strong>ssima».<br />

Lei nel 1935 ha cantato al Covent Garden Aida riportando un successo che possiamo <strong>di</strong>re<br />

storico. Ha dei ricor<strong>di</strong> in proposito?<br />

«In quella circostanza ero l’unico italiano. C’era Elisabeth Rethberg, un gran<strong>di</strong>ssimo soprano<br />

tedesco, c’era un baritono ungherese <strong>di</strong> cui non ricordo <strong>il</strong> nome, <strong>il</strong> mezzo soprano era una svedese,<br />

una gigantessa, io ero un passerotto lì in mezzo. In quell’occasione mi vennero a <strong>di</strong>re che c’era<br />

stata una grande vittoria in Africa Orientale e l’Ambasciatore mi <strong>di</strong>sse “Siamo entrati in Ad<strong>di</strong>s<br />

Abeba”. Era una coincidenza misteriosa che avvolge tutta la mia attività artistica».<br />

Quale è stato <strong>il</strong> suo percorso da tenore <strong>di</strong> grazia all’accentazione ver<strong>di</strong>ana?<br />

«Si tratta <strong>di</strong> avere una certa cultura. Io vengo dall’università e comprendevo perfettamente <strong>il</strong><br />

valore dei personaggi e <strong>il</strong> loro st<strong>il</strong>e. E poi io sento per Ver<strong>di</strong> un’affinità spirituale, lui nella sua<br />

immensità, io nella mia piccolezza mi sento affine a quest’uomo che in certi momenti era<br />

selvaggio. Vi faccio un esempio: prendete “la pira” tutti la cantano come una romanza invece è<br />

una cabaletta violentissima. Le voglio raccontare un episo<strong>di</strong>o: quando cantai Il Trovatore alla<br />

Staats Oper <strong>di</strong> Berlino con Toscanini, cantai “la pira” contravvenendo alle sue intenzioni ritmiche.<br />

Lui attaccò “la pira” come sempre con tutti i tenori ed io mi ci buttai dentro veloce come una<br />

bestia, perché sentivo che Ver<strong>di</strong> in quel momento è selvaggio. La grandezza <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> sta nella sua<br />

forza; in quel momento avrei dato la vita per corrispondere alle sue intenzioni. Il pubblico era<br />

entusiasta, mi chiamò fuori <strong>di</strong>eci volte. Dissi a Toscanini “Maestro sono <strong>di</strong>eci volte che esco e <strong>il</strong><br />

pubblico la chiama, venga” allora siamo usciti altre cinque volte. Quando si è chiuso <strong>il</strong> sipario mi<br />

<strong>di</strong>sse “Senta Lauri Volpi, io <strong>il</strong> tempo lo sento come lei, ma non credevo che un essere umano

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