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iPods, DRMS e l’indennità<br />
sulla copia privata<br />
L’indennità sui diritti d’autore per la copia privata sugli iPods è finita sulle prime<br />
pagine dei giornali. Viene definita una «tassa sulla tecnologia» illecita. La<br />
SUISA, assieme alle sue società consorelle svizzere, viene dipinta come organizzazione<br />
che vuole realizzare un doppio incasso. Si afferma inoltre che i sistemi<br />
di Digital Rights Management (DRMS) rendano superflue le indennità sui supporti<br />
vergini per la copia privata. Ecco la replica.<br />
Verso la fine degli anni 60 i registratori a cassetta hanno facilitato l’atto di copiare privatamente la musica a<br />
prezzo conveniente. Da allora le copie private sono diventate un fenomeno di massa. Più tardi si sono aggiunti<br />
i masterizzatori CD e DVD, le offerte P2P in Internet, le offerte on-demand legali, gli MP3-Player, gli iPods, i<br />
registratori HD, gli SetTopBox HD e molto altro ancora. Dalle sole offerte P2P vengono scaricati e ricopiati brani<br />
a scopo privato miliardi di volte.<br />
Non si può certo presumere che tutte queste opere sarebbero state vendute se la masterizzazione privata non<br />
fosse possibile. Non ogni singola registrazione privata è da considerarsi un «lost sale». È comunque indubbio<br />
che la copia privata pregiudichi il normale sfruttamento della musica e del film e che violi gli interessi legittimi<br />
degli artisti (compositori, interpreti, parolieri, registi, ecc.).<br />
A titolo di risarcimento la legge potrebbe concedere agli aventi diritto un diritto assoluto di vietare la copia privata<br />
e di esigere un compenso per l’autorizzazione alla copia. Ma chi potrebbe imporre un tale diritto? I DRMS<br />
rilevano per ora ancora un numero infinitamente piccolo di copie private. E a questo si aggiunge il fatto che<br />
Rappor to annuo 20 05 SUISA<br />
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