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Ricordi di un viaggio:<br />
USA COAST TO COAST<br />
6 a puntata: il fattore nostos, ilritorno - Edoarda Grego Pozza<br />
Dopo una mattinata frenetica – sempre in pista<br />
fino all’ultimo momento – ha inizio il viaggio di ritorno.<br />
Partiamo da Washington e cambiamo aereo a New<br />
York. La lunga notte insonne ci porta a intense riflessioni<br />
sul perché il ritorno sia sempre tanto più faticoso<br />
dell’andata; il percorso è simmetrico, la distanza la<br />
stessa, i cambi d’aereo uguali, uguale la s<strong>com</strong>odità dei<br />
sedili, la ristrettezza dello spazio, la monotonia dei pasti,<br />
la difficoltà di seguire i film. È diversa solo la direzione:<br />
Est-Ovest per l’andata, Ovest-Est per il ritorno. Ma<br />
non solo di questo si tratta, è diverso lo spirito, lo stato<br />
d’animo: un disagio, un leggero fastidio, un accenno di<br />
malessere che serpeggia sotto pelle.<br />
Del resto il dramma del ritorno non è solo nostro,<br />
e non è una novità. È stato trattato in lungo e in largo<br />
da filosofi, psicologi, prosatori, e soprattutto da poeti.<br />
Anche solo a nominare quello che è il personaggio-simbolo<br />
della situazione, ossia Ulisse, proviamo un lampo<br />
di riconoscimento. Ma certo non è stato l’unico, ce ne<br />
sono, e ce ne sono stati in passato molti altri, tra cui lo<br />
sventurato, anche se non incolpevole, Agamennone, cui<br />
non è andata affatto bene, vista la tragica fine preparatagli<br />
dalla moglie Clitemnestra al ritorno a casa.<br />
E poi, già dire Ulisse è <strong>com</strong>e dire, con Pirandello,<br />
Uno, Nessuno, Centomila, perché gli scrittori che ne<br />
hanno parlato, lo hanno fatto da molteplici punti di vista.<br />
Lo stesso Omero (VIII-VII sec.), nell’Iliade lo presenta<br />
<strong>com</strong>e l’uomo astuto che ha escogitato lo stratagemma<br />
del cavallo con il quale si conclude la decennale<br />
guerra contro Troia; nell’Odissea, invece, lo stesso eroe,<br />
pur sempre e <strong>com</strong>unque astuto, diviene avventuroso e<br />
soprattutto curioso, oltre che spericolato: si lascia circuire<br />
da Circe, sedurre da Calipso, amare da Nausicaa,<br />
tentare dal canto delle Sirene e dalla grotta di Polifemo;<br />
vuole provare tutto. Forse se la sentiva che a casa,<br />
a Itaca, lo aspettavano problemi più seri: convincere e<br />
riconquistare Penelope, farsi rispettare da Telemaco, sistemare<br />
la faccenda dei Proci, i pretendenti che gli sperperavano<br />
gli averi e insidiavano la moglie. Forse questo<br />
Ulisse cercava semplicemente delle scuse, degli alibi per<br />
ritardare il rientro ed evitare più a lungo possibile di riassumersi<br />
le sue pesanti responsabilità. Anche noi, pur<br />
con la stanchezza per le tante “imprese” <strong>com</strong>piute e il<br />
bisogno assoluto di riposo – o forse proprio per questo<br />
– sotto sotto faremmo volentieri lo stesso.<br />
L’Ulisse della Divina Commedia (1300-1321), invece,<br />
esagera; dimentica tutto e tutti per lanciarsi nell’avventura.<br />
Dante, che lo condanna per l’astuzia fraudolenta,<br />
lo esalta per il desiderio di conoscenza:<br />
Quando<br />
mi dipartii da Circe…<br />
…<br />
né dolcezza di figlio, né la pièta<br />
del vecchio padre, né ‘l debito amore<br />
lo qual dovea Penelope far lieta,<br />
vincer potero dentro a me l’ardore<br />
ch’io ebbi a diventar del mondo esperto,<br />
e de li vizi umani e del valore;<br />
ma misi me per l’alto mare aperto,<br />
sol con un legno, e con quella <strong>com</strong>pagna<br />
picciola da la qual non fui diserto…<br />
(Inferno, XXVI, 90-102)<br />
Noi concordiamo in parte con il giudizio di Dante,<br />
ma anche le nostre più folli aspirazioni non arrivano a<br />
tanto, forse perché, <strong>com</strong>e skipper, non siamo assolutamente<br />
all’altezza.<br />
Ci sentiamo più affini all’Ulisse di Saba (1883-<br />
1957) - che, nella bellissima poesia omonima, (1846?)<br />
riassume in pochi versi la molla che lo spinge a rifiutare<br />
il porto:<br />
Il porto<br />
Accende ad altri i suoi lumi; me al largo<br />
sospinge ancora il non domato spirito<br />
e della vita il doloroso amore.