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24<br />

Ricordi di un viaggio:<br />

USA COAST TO COAST<br />

6 a puntata: il fattore nostos, ilritorno - Edoarda Grego Pozza<br />

Dopo una mattinata frenetica – sempre in pista<br />

fino all’ultimo momento – ha inizio il viaggio di ritorno.<br />

Partiamo da Washington e cambiamo aereo a New<br />

York. La lunga notte insonne ci porta a intense riflessioni<br />

sul perché il ritorno sia sempre tanto più faticoso<br />

dell’andata; il percorso è simmetrico, la distanza la<br />

stessa, i cambi d’aereo uguali, uguale la s<strong>com</strong>odità dei<br />

sedili, la ristrettezza dello spazio, la monotonia dei pasti,<br />

la difficoltà di seguire i film. È diversa solo la direzione:<br />

Est-Ovest per l’andata, Ovest-Est per il ritorno. Ma<br />

non solo di questo si tratta, è diverso lo spirito, lo stato<br />

d’animo: un disagio, un leggero fastidio, un accenno di<br />

malessere che serpeggia sotto pelle.<br />

Del resto il dramma del ritorno non è solo nostro,<br />

e non è una novità. È stato trattato in lungo e in largo<br />

da filosofi, psicologi, prosatori, e soprattutto da poeti.<br />

Anche solo a nominare quello che è il personaggio-simbolo<br />

della situazione, ossia Ulisse, proviamo un lampo<br />

di riconoscimento. Ma certo non è stato l’unico, ce ne<br />

sono, e ce ne sono stati in passato molti altri, tra cui lo<br />

sventurato, anche se non incolpevole, Agamennone, cui<br />

non è andata affatto bene, vista la tragica fine preparatagli<br />

dalla moglie Clitemnestra al ritorno a casa.<br />

E poi, già dire Ulisse è <strong>com</strong>e dire, con Pirandello,<br />

Uno, Nessuno, Centomila, perché gli scrittori che ne<br />

hanno parlato, lo hanno fatto da molteplici punti di vista.<br />

Lo stesso Omero (VIII-VII sec.), nell’Iliade lo presenta<br />

<strong>com</strong>e l’uomo astuto che ha escogitato lo stratagemma<br />

del cavallo con il quale si conclude la decennale<br />

guerra contro Troia; nell’Odissea, invece, lo stesso eroe,<br />

pur sempre e <strong>com</strong>unque astuto, diviene avventuroso e<br />

soprattutto curioso, oltre che spericolato: si lascia circuire<br />

da Circe, sedurre da Calipso, amare da Nausicaa,<br />

tentare dal canto delle Sirene e dalla grotta di Polifemo;<br />

vuole provare tutto. Forse se la sentiva che a casa,<br />

a Itaca, lo aspettavano problemi più seri: convincere e<br />

riconquistare Penelope, farsi rispettare da Telemaco, sistemare<br />

la faccenda dei Proci, i pretendenti che gli sperperavano<br />

gli averi e insidiavano la moglie. Forse questo<br />

Ulisse cercava semplicemente delle scuse, degli alibi per<br />

ritardare il rientro ed evitare più a lungo possibile di riassumersi<br />

le sue pesanti responsabilità. Anche noi, pur<br />

con la stanchezza per le tante “imprese” <strong>com</strong>piute e il<br />

bisogno assoluto di riposo – o forse proprio per questo<br />

– sotto sotto faremmo volentieri lo stesso.<br />

L’Ulisse della Divina Commedia (1300-1321), invece,<br />

esagera; dimentica tutto e tutti per lanciarsi nell’avventura.<br />

Dante, che lo condanna per l’astuzia fraudolenta,<br />

lo esalta per il desiderio di conoscenza:<br />

Quando<br />

mi dipartii da Circe…<br />

…<br />

né dolcezza di figlio, né la pièta<br />

del vecchio padre, né ‘l debito amore<br />

lo qual dovea Penelope far lieta,<br />

vincer potero dentro a me l’ardore<br />

ch’io ebbi a diventar del mondo esperto,<br />

e de li vizi umani e del valore;<br />

ma misi me per l’alto mare aperto,<br />

sol con un legno, e con quella <strong>com</strong>pagna<br />

picciola da la qual non fui diserto…<br />

(Inferno, XXVI, 90-102)<br />

Noi concordiamo in parte con il giudizio di Dante,<br />

ma anche le nostre più folli aspirazioni non arrivano a<br />

tanto, forse perché, <strong>com</strong>e skipper, non siamo assolutamente<br />

all’altezza.<br />

Ci sentiamo più affini all’Ulisse di Saba (1883-<br />

1957) - che, nella bellissima poesia omonima, (1846?)<br />

riassume in pochi versi la molla che lo spinge a rifiutare<br />

il porto:<br />

Il porto<br />

Accende ad altri i suoi lumi; me al largo<br />

sospinge ancora il non domato spirito<br />

e della vita il doloroso amore.

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