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Annual Report - Anno Accademico 2005/06 - Collegio Einaudi

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I L C O L L E G I O n e l m o n d o 32 33 I L C O L L E G I O n e l m o n d o<br />

Gita a Barcellona<br />

Il <strong>Collegio</strong> organizza ogni anno per 120<br />

studenti una gita in una grande città<br />

europea; arrivati a destinazione i ragazzi<br />

sono liberi di godersi le bellezze del luogo<br />

con i propri tempi e secondo i propri<br />

interessi. Stefania e Tommaso ci hanno<br />

raccontato la gita dal loro personale<br />

punto di vista.<br />

Il primo giorno della gita, anzi meglio, quando ancora non<br />

eravamo partiti e tutti attendevamo soltanto più Montermini,<br />

la Furci, già agitata, correndo verso i pochi studenti della sezione<br />

Rosine aveva subito cercato di farli salire su un pullman<br />

di tedeschi appena scesi dal monte dei Cappuccini. Se anche<br />

qualcuno avesse avuto dei dubbi su come sarebbe andata la<br />

gita, questo doveva essere un primo, inequivocabile segnale.<br />

Segnale in realtà confermato nelle ore a seguire da altri, inquietanti,<br />

avvenimenti. Ad esempio la Furci che ‘snobba’ completamente<br />

un pullman, lasciandolo in balia del solo Montermini<br />

che ha la brillante idea di designare come suo assistente<br />

niente poco di meno che Tommaso Martino (il rappresentante<br />

delle Rosine, per quei pochi che non lo conoscono). Risultato?<br />

Alla prima sosta in autogrill un pullman si ferma mentre l’altro<br />

continua la sua folle corsa verso la terra catalana. I due<br />

pullman riusciranno a ricongiungersi e a riunire nuovamente<br />

l’allegra carovana solo 12 ore dopo, oramai alle porte di Barcellona,<br />

in tempo per il secondo, anzi oramai il terzo, segnale.<br />

Nell’autogrill entrano per primi, Montermini e il suo ‘fedele<br />

assistente’ Martino, entrambi esausti dopo una notte passata<br />

insonne a telefonare all’altro pullman per capire chi fosse davanti<br />

e, soprattutto, a fare parole crociate. Al loro seguito, la<br />

Di Pilla e la Furci, stravolte anch’esse dopo una notte passata<br />

a cercar di comunicare con il Montermini e a cercare di capire<br />

come riuscire a ricongiungersi.<br />

Questi quattro<br />

dunque, la Furci in testa,<br />

si presentano alla cassa<br />

ordinando cappuccino e<br />

brioches, mentre nel frattempo<br />

l’autogrill si riempie<br />

ben presto dei restanti<br />

100 einaudini stremati da<br />

12 ore di viaggio. È allora<br />

che la cassiera dimostra<br />

il proverbiale sanguefreddo<br />

catalano e comincia a<br />

urlare: «Beeepee! Los italianos!!!!!!<br />

Café leche por<br />

todos!!!».<br />

Dopo tutti questi chiari segnali, non sarebbe forse stato meglio<br />

lasciare perdere? Non sarebbe forse stato meglio tornarsene<br />

a casa? La Furci non demorde, oramai siamo a Barcellona.<br />

Il suo discorso è chiaro: «Ragazzi, siamo in un hotel di<br />

tutto rispetto, non facciamoci riconoscere ». L’hotel di tutto<br />

rispetto in realtà, come tutti gli hotel, ci fa aspettare ore prima<br />

di darci le stanze. Quindi noi einaudini la sera stessa non<br />

possiamo che ripagarlo spazzolando in pochi minuti il buffet<br />

previsto per il triplo delle persone, inscenando vergognose<br />

scene che preferisco non descrivere. Una mamma che passa<br />

in quel momento con il figlioletto ci indica come l’esempio<br />

lampante che la fame nel mondo esiste, la Furci è indiavolata,<br />

ma la capo sala lo è ancora di più. «In trenta anni di onorato<br />

servizio – dirà in seguito ancora tremante – non ho mai<br />

visto una cosa del genere». Soltanto il Direttor Montermini<br />

in tutto ciò non perde la sua proverbiale calma ed esce a fumarsi<br />

una sigaretta. Rimane il fatto che dalla sera seguente<br />

noi diventiamo un collegio di giovani educandi, in compenso<br />

però il personale dell’hotel ha deciso di ridurre la quantità<br />

e la qualità del cibo.<br />

È stato allora che affamati ci siamo resi conto che il giorno<br />

dopo sarebbe stato il primo di aprile, vale a dire il famoso<br />

“giorno dei pesci”. Non si sa ancora bene come e perché, ma<br />

si decide di dedicare tale giorno alla Furci, oramai per i pochi<br />

che ancora non la conoscevano, vera eroina del viaggio.<br />

Il primo d’aprile diventa dunque il “Furci’s day” e nasce subito<br />

anche il motivetto che riadatta la famosa canzone di Lou<br />

Reed. Il programma è chiaro: il giorno dopo bisognerà seguire<br />

la Furci in tutti i suoi movimenti, per poi trascinarla alla sera<br />

alla “Oveja Nigra”, noto locale barcellonese dove la leggenda<br />

vuole che nell’ultima visita dell’<strong>Einaudi</strong> a Barcellona la Furci,<br />

degustata la tipica sangria locale, avesse poi dato spettacolo.<br />

La giornata così scorre tranquilla, tra capolavori di Gaudì<br />

e tapas, per poi alla sera piombare, affamati, dato il regime<br />

oramai casermesco dell’hotel, al locale. Ma la Furci, astuta<br />

come chi da anni deve controllare le domande di ammissione<br />

al collegio, o forse più semplicemente memore del passato,<br />

non beve, ma fa bere tutto il resto della truppa. Il risultato<br />

è presto evidente: mentre la Furci se ne torna sobria in compagnia<br />

di pochi altri in hotel, il resto del collegio si ritrova a<br />

cantare canzoni di basso contenuto sulle Ramblas, fa conoscenza<br />

con artisti del posto e va a terminare la sua serata in<br />

una famosa discoteca a Mare Magnum. Serata dunque quasi<br />

perfetta, tranne per quattro dei nostri che, non volendo tornare<br />

alle cinque in albergo, alle due vanno alla ricerca di un<br />

taxi, che però riusciranno a trovare soltanto a pochi minuti<br />

dall’apertura del metrò. Il vero problema è che il taxista, una<br />

volta capito di avere di fronte degli italiani esausti e distrutti,<br />

decide di fare pagare loro una tariffa spropositata ma soprattutto,<br />

per gentilezza, di mettere un disco dei Ricchi e Poveri,<br />

che i malcapitati, per farlo felice, si ritrovano a cantare<br />

a squarciagola, in una fumosa alba barcellonese.<br />

Gli avvenimenti e le cose da raccontare sarebbero ancora molti,<br />

ma forse è meglio che restino nella leggenda. In tutto ciò, direte<br />

voi, Barcellona cosa centra? La Sagrada Familla, le case di<br />

Gaudì, le Ramblas, il Quartiere Gotico e quant’altro. A dire il<br />

vero nulla, ma questo è un articolo sulla gita, non su Barcellona!<br />

Quello che è certo è che è una città fantastica, la si può<br />

visitare anche cinque, dieci volte… ma ci sarà sempre qualche<br />

angolo nuovo da scoprire! Se tornerò a visitarla non potrò<br />

fare a meno di ricordare quei giorni spensierati passati in<br />

compagnia dei miei amici collegiali!<br />

Stefania Zoppo Binello<br />

Tommaso Martino

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