Annual Report - Anno Accademico 2005/06 - Collegio Einaudi
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s p a z i o a l u m n i<br />
36 37 s p a z i o a l u m n i<br />
Intervista<br />
al Professor<br />
Claudio Magris<br />
Uno dei più notevoli saggisti<br />
contemporanei e dei più geniali studiosi<br />
di letteratura mitteleuropea, erede della<br />
grande tradizione culturale triestina,<br />
è stato ospite del <strong>Collegio</strong> <strong>Einaudi</strong>,<br />
Sezione di Via Galliari, dal 1957 al 1961<br />
Professore, perché ha scelto di risiedere presso il <strong>Collegio</strong><br />
Universitario durante i suoi studi all’università?<br />
Non ho scelto il collegio universitario (quello in cui ho abitato<br />
io è quello di via Bernardino Galliari); ho vinto il concorso<br />
per esservi ammesso, perché volevo studiare Lettere a Torino<br />
e mi sarebbe stato difficile, o meglio lo sarebbe stato per<br />
la mia famiglia, vivere a Torino a mie spese. A parte questo,<br />
mi sono trovato benissimo e il <strong>Collegio</strong> è diventato per quattro<br />
anni il mio mondo e lo è rimasto.<br />
Il <strong>Collegio</strong> ha influenzato la sua vita universitaria? Se sì,<br />
in che modo?<br />
Sì, penso che il <strong>Collegio</strong> abbia influenzato la mia vita universitaria.<br />
Anzitutto la varietà degli amici incontrati, molti<br />
dei quali frequentavano facoltà assai diverse, di cui altrimenti<br />
avrei avuto poca notizia e della cui problematica invece<br />
sono venuto a conoscenza grazie a loro, nelle sere e<br />
nelle chiacchierate e nella assidua frequentazione. Inoltre,<br />
per me il collegio è stato fondamentale per farmi capire, farmi<br />
direi vivere concretamente i nessi tra vita universitaria e<br />
la vita familiare d’origine, nessi diversi a seconda della provenienza<br />
dei vari studenti ma che davano il senso di quello<br />
che era, allora, l’università e la vita universitaria, non solo<br />
sul piano strettamente accademico degli studi, ma come atmosfera<br />
in generale.<br />
...il <strong>Collegio</strong> è diventato per quattro<br />
anni il mio mondo e lo è rimasto.<br />
Cosa ricorda con maggior piacere degli anni passati in<br />
<strong>Collegio</strong>?<br />
Naturalmente ricordo le esperienze di Torino, le amicizie, le<br />
esperienze veramente fondanti, l’incontro per me essenziale<br />
con Torino, che il <strong>Collegio</strong> mi ha permesso. Io venivo da<br />
Trieste e Trieste era la cultura del disincanto, del disagio della<br />
Storia; una città dal grande passato in qualche modo dimenticata,<br />
ai margini, che per molti anni, nel secondo dopoguerra,<br />
era stata una specie di terra di nessuno, nell’incertezza<br />
totale del futuro, incertezza ancora più forte in quegli<br />
anni della guerra fredda in cui l’appartenenza all’Italia o alla<br />
Iugoslavia significava anche, almeno nei primi anni, l’appartenenza<br />
all’Occidente e al mondo di Stalin. Torino era veramente<br />
la grande cultura della Storia, dell’impegno, rispetto<br />
alla cultura triestina del disagio della Storia. In quegli anni<br />
Torino era ancora “la città moderna della penisola”, come<br />
l’aveva definita Gramsci molto tempo prima; viveva a fondo<br />
le trasformazioni sociali che investivano l’Italia e il loro significato<br />
politico-culturale, costringeva a tenere gli occhi aperti<br />
sulla realtà. Torino è stata un’esperienza fondamentale; certamente<br />
senza Torino non sarei cresciuto. A Torino ho imparato<br />
la libertà, ho imparato a pensare, ho imparato pure ad<br />
avere un rapporto intenso ma libero con Trieste. Credo veramente<br />
che, senza l’esperienza torinese, non avrei scritto.<br />
Torino in quegli anni era un po’ l’opposto di Trieste. Trieste<br />
declinava, Torino tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta<br />
raddoppiava la sua popolazione, diventando un centro pulsante,<br />
nel bene e nel male, di quello che accadeva nella vita<br />
del Paese. Era una città che costringeva a stare al passo con<br />
A Torino ho imparato la libertà,<br />
ho imparato a pensare, ho imparato<br />
pure ad avere un rapporto intenso<br />
ma libero con Trieste. Credo veramente<br />
che, senza l’esperienza torinese,<br />
non avrei scritto.<br />
Il <strong>Collegio</strong> è stato per così dire<br />
la cellula fondamentale di<br />
questa mia esperienza torinese e<br />
piemontese, di questa scoperta,<br />
per me, di un’altra Italia.<br />
la Storia; correggeva il disincanto e la libertà zingaresca e<br />
sonnacchiosa di Trieste. E a Torino, in un fervore che intrecciava<br />
e intreccia lavoro e amicizia, è nata e sussiste una buona<br />
parte della rete degli affetti che costituisce ancora oggi la<br />
mia vita. A Torino è nato il mio primo libro, Il mito absburgico,<br />
un libro che ho scritto, tra i venti e i ventitré anni, anche<br />
o soprattutto al <strong>Collegio</strong>. Un libro che, appena finito, ho<br />
letto, proprio al <strong>Collegio</strong>, in un giorno intero, a Massimo Salvadori;<br />
ricordo quella giornata quasi ebbra di parole, in cui<br />
ci spostavamo dal <strong>Collegio</strong> a un bar e poi di nuovo al <strong>Collegio</strong><br />
e poi di nuovo a un bar, mentre io gli leggevo le mie pagine<br />
e lui le ascoltava, con affetto e severità. Un paio di anni<br />
prima, era successo qualcosa di analogo, con il suo Mito del<br />
buongoverno. Il <strong>Collegio</strong> è stato per così dire la cellula fondamentale<br />
di questa mia esperienza torinese e piemontese,<br />
di questa scoperta, per me, di un’altra Italia.<br />
I rapporti di amicizia consolidatisi durante quegli anni si<br />
sono protratti nel tempo e le sono stati di supporto nella<br />
sua carriera professionale?<br />
Certo, al <strong>Collegio</strong> sono nati e rimasti rapporti di amicizia che<br />
sono ancora adesso legami essenziali, costitutivi della mia<br />
vita. Penso ad amici, di allora e ancor più di oggi (amici che<br />
vedo spesso, cui da Trieste telefono molto spesso, con i quali<br />
facciamo e progettiamo tante cose insieme) quali Massimo<br />
Salvadori, Gianluigi Beccaria, anche Giuseppe Recuperati;<br />
penso al mio grande amico Franco Torcellan che ho conosciuto<br />
proprio al <strong>Collegio</strong>, così immaturamente scomparso.<br />
Questi rapporti mi sono stati certo di supporto alla mia carriera<br />
professionale; non nel senso di quelle conoscenze che,<br />
con dei legami non necessariamente di clan ma di affetto,<br />
favoriscono, magari talora anche ingiustamente, la cosiddetta<br />
carriera. Ma quei rapporti di amicizia si sono tradotti<br />
in tante iniziative comuni; in quegli anni e negli anni immediatamente<br />
successivi, con quegli stessi amici, abbiamo<br />
intrapreso iniziative comuni, abbiamo fondato riviste e fatto<br />
tante altre cose; molti di quegli amici, che ho conosciuto<br />
quali compagni di università, sono stati anche miei colleghi<br />
professori all’università, quando sono diventato prima assistente<br />
e poi professore ordinario di Letteratura Tedesca nella<br />
facoltà di Lettere. Una rete fondamentale, non tanto professionale<br />
ma vitale e affettiva e, in questo senso, anche, ma<br />
indirettamente, professionale.<br />
Cosa amava fare nel tempo libero e quali attività extra<br />
universitarie svolgeva?<br />
Non so bene rispondere a questa domanda perché non ho<br />
mai capito che cosa si intenda per “tempo libero”, parola che<br />
fa venire in mente il cosiddetto e per me stupido hobby. Nel<br />
tempo libero, ossia non sacrificato allo studio, al lavoro, a<br />
qualcosa da fare entro tempi stretti e così via, uno fa quello<br />
che gli sta a cuore; quindi, chiacchierare con gli amici, leggere<br />
quello che gli pare, andare a spasso, in caffè o in birreria,<br />
giocare a carte, fare gite, andare al cinema (durante gli anni<br />
del <strong>Collegio</strong>, andavo quasi sempre ogni sera al Museo del Cinema,<br />
dove ho visto i grandi capolavori classici del cinema.<br />
Poi tornavo al <strong>Collegio</strong> e studiavo fino a notte tarda.<br />
Cosa ha provato quando ha dovuto lasciare il <strong>Collegio</strong>?<br />
Non ho provato malinconia perché sentivo che in qualche<br />
modo non lo lasciavo, lasciavo sì il <strong>Collegio</strong>, ma non quello<br />
che il <strong>Collegio</strong> significava, ossia quegli affetti, quell’amicizia<br />
e quei legami nati anche o soprattutto in <strong>Collegio</strong>.<br />
Consiglierebbe ad uno studente la vita di <strong>Collegio</strong>?<br />
Certo, glielo consiglierei assolutamente; si imparano a conoscere<br />
persone diverse da noi, provenienti da diversi ambienti<br />
sociali, con un’altra formazione, con altri pregi e difetti,<br />
con altri pregiudizi e ideali e così via. S’impara a conoscere<br />
e ad amare la varietà del mondo; si esce dalla endogamia,<br />
sempre asfittica.<br />
S’impara a conoscere e<br />
ad amare la varietà del mondo<br />
In chiusura le chiediamo di dare un consiglio ai giovani<br />
studenti che stanno per iniziare un percorso di studi universitari.<br />
Non saprei proprio quale consiglio dare a uno studente che<br />
entra in questa università alquanto sconcertante, per usare<br />
un eufemismo. Ecco, gli consiglierei di resistere alla mania<br />
dei moduli, dei crediti, dei programmi che fissano il numero<br />
massimo di pagine da leggere per un esame; gli consiglierei<br />
di non considerare l’università come una specie di ente di<br />
assistenza che dà tutto e oltre la quale non c’è da fare nulla,<br />
ma di fare ricerche e letture per conto proprio, anche errabonde,<br />
zingaresche. Gli consiglierei di liberarsi dalla mania<br />
dei crediti ossia dalla stolta pretesa di vedere immediatamente<br />
quantificata, ripagata e monetizzata qualsiasi<br />
attività, come se dovessimo venire immediatamente ricompensati<br />
per la lettura di un bel libro, ricevere punti o crediti<br />
o non so cosa per aver letto un libro o magari visto un film.<br />
Sto andando in pensione, fra un mese, con sette anni di anticipo<br />
e dopo quarantasette anni di servizio, e confesso che<br />
non so bene cosa sia un credito.<br />
Trieste, 21 settembre 20<strong>06</strong>