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Gustavo Kralj<br />
“Sant’Ambrogio”, di Giovanni di Paolo<br />
Metropol<strong>it</strong>an Museum of Art, New York<br />
Dio è la “vera<br />
Luce” che “illumina<br />
ogni uomo”<br />
(Gv 1, 9), in modo<br />
diretto o attraverso<br />
le “luci materiali”<br />
che Egli ci offre<br />
tuale tende alla luminos<strong>it</strong>à. La Bibbia<br />
e le rivelazioni private lo attestano.<br />
In altre parole, la luce era intesa<br />
come una specie di ponte tra il naturale<br />
e il soprannaturale.<br />
La luce ha la sua origine, come<br />
tutte le cose, in Dio stesso. Nei Salmi,<br />
Egli, Essere immateriale, è comparato<br />
con il sole di mezzogiorno<br />
che ci illumina (cfr. Sal 36, 6; 42, 3)<br />
e fa risplendere su di noi la luce del<br />
suo sembiante (cfr. Sal 66, 2). I Padri<br />
<strong>della</strong> Chiesa corroborano questa<br />
idea, utilizzando espressioni simili.<br />
Per Sant’Ilario, per esempio, Dio è<br />
“tutta luce”; 3 per Sant’Ambrogio, è<br />
l’“eterno splendore”; 4 e per Sant’Agostino,<br />
il “sole spir<strong>it</strong>uale”. 5<br />
Insomma, Dio è Luce per essenza<br />
e “Padre delle luci” (Tg 1, 17). Questa<br />
patern<strong>it</strong>à, infatti, è ben espressa<br />
dalla stessa Creazione come atto luminoso:<br />
“Dio disse: ‘Sia la luce!’ E<br />
la luce fu” (Gn 1, 3). In una prospettiva<br />
teologica, il Creatore, nel dare<br />
l’esistenza agli esseri, “li illumina” in<br />
proporzione di una maggiore o minore<br />
vicinanza a Lui. Questo succede<br />
in modo analogo al fuoco: le cose<br />
sono più o meno calde in rapporto<br />
alla loro vicinanza alla sorgente di<br />
calore. Così, quanto più sono vicini<br />
a Dio, tanto più sono illuminati gli<br />
esseri, e viceversa.<br />
Ora, questa maggiore o minore<br />
illuminazione delle creature in funzione<br />
<strong>della</strong> maggiore o minore distanza<br />
da Dio è molto legata alla teoria<br />
<strong>della</strong> bellezza. Così, secondo la<br />
filosofia di Dionigi, la manifestazione<br />
<strong>della</strong> luce – cioè, il chiarore (clar<strong>it</strong>as)<br />
e lo splendore (splendor) – è<br />
qual<strong>it</strong>à fondamentale e oggettiva<br />
delle cose belle, poiché tutte quante<br />
sono, lato sensu, in qualche modo<br />
illuminate. E questo si può spiegare,<br />
in parte, con la nostra esperienza<br />
estetica: non è vero che ci meravigliamo<br />
quando contempliamo un<br />
bel panorama illuminato, la luce<br />
delle stelle o anche l’acqua cristallina<br />
di una cascata? Allo stesso modo,<br />
la bellezza si dirige, prima di tutto,<br />
allo spir<strong>it</strong>uale o all’intellettuale.<br />
Per questo chiamiamo “figlio <strong>della</strong><br />
luce” chi possiede bellezza d’animo,<br />
“illuminazione divina”, le ispirazioni<br />
profetiche; e “lucido”, l’uomo di<br />
idee chiare.<br />
Riassumendo, Dio è la “vera Luce”<br />
che “illumina ogni uomo” (Gv<br />
1, 9), in modo diretto o attraverso le<br />
“luci materiali” che Egli ci offre.<br />
E come avviene questa illuminazione?<br />
Celebre è la sentenza di San Paolo<br />
riguardo la conoscenza di Dio<br />
attraverso le creature. “Le sue perfezioni<br />
invisibili”, afferma, “possono<br />
essere contemplate con l’intelletto<br />
nelle opere da lui compiute” (Rm<br />
1, 20). In altre parole, la contemplazione<br />
delle meraviglie <strong>della</strong> Creazione<br />
favorisce la conoscenza del<br />
Creatore e dei suoi attributi. Ora,<br />
questo accade in modo simbolico<br />
(συμβολικῶς), cioè, attraverso segni<br />
visibili possiamo conoscere l’invisibile;<br />
e anagogico (ἀναγωγικῶς), ossia,<br />
tram<strong>it</strong>e le cose naturali ci eleviamo<br />
a quelle soprannaturali. 6 In questo<br />
senso, San Tommaso d’Aquino<br />
ci compara a civette incapaci di fissare<br />
la luce direttamente. 7 Di qui la<br />
nostra necess<strong>it</strong>à di ricorrere a quello<br />
che ci è connaturale per raggiungere<br />
questa conoscenza già durante la<br />
nostra v<strong>it</strong>a presente.<br />
Ma questa elevazione a Dio non<br />
passa solo attraverso la Creazione<br />
pura e semplice. Essa può esser<br />
aiutata per mezzo di immagini poetiche,<br />
delle Scr<strong>it</strong>ture o di metafore<br />
che esprimono le meraviglie o il soprannaturale<br />
e che superano la nostra<br />
conoscenza sperimentale. I simboli,<br />
infatti, quando denotano realtà<br />
superiori, frenano la nostra naturale<br />
tendenza verso il materiale, favorendo<br />
la parte superiore dell’anima desiderosa,<br />
per sua natura, delle cose<br />
dell’alto. 8 Di qui l’importanza dell’utilizzazione<br />
dell’arte come mezzo di<br />
espressione delle qual<strong>it</strong>à divine.<br />
Lo stile gotico, come vedremo,<br />
possiede un carattere profondamente<br />
simbolico, soprattutto secondo la<br />
prospettiva prima presentata, ma esso<br />
ha un’importante particolar<strong>it</strong>à:<br />
ha ottenuto in modo straordinario<br />
di trasporre alla materia la metafisica<br />
<strong>della</strong> luce.<br />
Dalla teologia all’arte,<br />
dall’arte a Dio<br />
La teologia che abbiamo appena<br />
commentato si riflette nei resoconti<br />
di Suger concernenti la riforma <strong>della</strong><br />
Basilica di Saint-Denis: uno sulla<br />
sua consacrazione (De consecratione)<br />
e un altro sull’amministrazione<br />
(De administratione).<br />
Settembre 2012 · Madonna di Fatima 21