SettembreOttobre
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Il senso spirituale dell<br />
Bibbia e spiritualità<br />
La volta scorsa avevamo visto<br />
i primi tre sensi spirituali<br />
con cui i Padri della<br />
Chiesa avevano letto la Bibbia.<br />
Ora analizzeremo gli altri sensi<br />
spirituali che ci aiutano a scendere<br />
a fondo nella comprensione<br />
del testo sacro.<br />
Il senso tropologico o morale<br />
Il senso tropologico ha per<br />
oggetto la vita morale dei fedeli.<br />
La tropologia non è fare delle<br />
moralizzazioni superficiali del<br />
testo biblico, ma cogliere il senso<br />
che la Scrittura dà alla vita<br />
cristiana del credente; è ricercare<br />
i riflessi morali che l’economia<br />
salvifica, iniziata nell’Antico<br />
Testamento può avere nella<br />
vita del cristiano e trarre applicazioni<br />
tropologiche tanto dalla<br />
vita morale del popolo di Israele,<br />
quanto dalla vita di Cristo e<br />
della Chiesa.<br />
Accanto a una tropologia dottrinale,<br />
si sviluppa una tropologia<br />
mistica, caratteristica dell’esegesi<br />
medievale, che ha come<br />
massimo rappresentante Gregorio<br />
Magno. In questa esegesi<br />
c’è l’ansia di oltrepassare «la caligine<br />
delle allegorie» per arrivare<br />
alle segrete dolcezze dello<br />
spirito del Vangelo.<br />
Questo cambiamento nell’esegesi<br />
è dovuto al fatto che,<br />
mentre nel periodo patristico l’intelligenza<br />
spirituale della Scrittura<br />
consisteva nell’ingresso alla<br />
fede cristiana, prefigurato dall’Antico<br />
al Nuovo Testamento,<br />
nel Medioevo, per il diverso clima<br />
di vita cristiana nel quale la<br />
fede coesiste con il secolare, si<br />
18<br />
esprimeva nella conversione di<br />
vita, nel passaggio dal secolo alla<br />
vita monastica.<br />
Il «senso spirituale» della Bibbia<br />
è dunque il mistero di Cristo<br />
e della Chiesa in quanto si riproduce<br />
realmente nell’anima e<br />
nella vita del fedele: si passa dall’esperienza<br />
del peccato, della<br />
conversione, della purificazione,<br />
della passione di Cristo, alla speranza<br />
cristiana della «creatura<br />
nuova».<br />
Il senso anagogico<br />
Questo senso già introdotto<br />
nell’esegetica antica da Origene,<br />
Gregorio Nisseno e Girolamo,<br />
indica il senso della Scrittura che<br />
conduce in alto il pensiero dell’interprete.<br />
Le forme anagogiche sono<br />
due: una speculativo-dottrinale<br />
e corrisponde all’escatologia, e<br />
l’altra contemplativa e ci introduce<br />
nella mistica, ma – dice de<br />
Lubac – «entrambe fanno parte<br />
del mistero cristiano; nell’uno e<br />
nell’altro caso ne costituiscono il<br />
vertice, il termine». 1<br />
Il mistero di Cristo avrà la sua<br />
consumazione gloriosa nel suo<br />
ritorno alla fine dei tempi. Il senso<br />
biblico di un testo in riferimento<br />
a quest’ultimo stadio del<br />
mistero di Cristo è dunque il senso<br />
anagogico.<br />
Per la cristianità antica dunque<br />
il senso della Bibbia, pur assumendo<br />
dimensioni nuove, è sempre<br />
uno solo, perché esprime<br />
un’unica realtà: il mistero di Cristo<br />
che è insieme mistero di Israele,<br />
del credente, dell’eternità di<br />
ogni cristiano.<br />
La formulazione dei sensi biblici<br />
in storia, allegoria, tropologia<br />
ed anagogia rappresenta in<br />
modo vero la dottrina autentica<br />
e più adeguata al mistero cristiano.<br />
La componente ecclesiale<br />
La voce vivente della Chiesa<br />
ci raggiunge, dopo la Pentecoste,<br />
non solo attraverso gli interventi<br />
e le decisioni del Magistero<br />
o nei riti della preghiera liturgica,<br />
ma anche attraverso le<br />
parole e gli scritti dei Padri, che<br />
sono veramente i nostri antenati<br />
nella fede.<br />
Un altro loro insegnamento,<br />
di grande attualità, è la dimensione<br />
ecclesiale della loro esegesi<br />
e teologia. Il lavoro di ricerca<br />
e di approfondimento delle<br />
realtà divine e umane della<br />
Scrittura è da loro compiuto sempre<br />
nella Chiesa ed a servizio<br />
immediato del popolo di Dio.<br />
I rapporti storia-teologia sono<br />
da loro concepiti sempre all’interno<br />
della Chiesa. Essi hanno<br />
costantemente scritto, sentito,<br />
pensato, parlato dentro la<br />
Chiesa e non fuori o contro di essa.<br />
Sant’Agostino scrive che «furono<br />
maestri nella Chiesa, quelli<br />
stessi che furono discepoli in<br />
essa », 2 ed il grande Origene,<br />
pur sbagliando, mai nel suo cuore<br />
ha avuto l’intenzione di andare<br />
contro la Chiesa o di sottrarsi al<br />
suo giudizio ed affermava: «Io<br />
sono uomo della Chiesa vivente<br />
nella fede di Cristo e posto<br />
nella Chiesa». 3<br />
Essi ascoltano, meditano e annunciano<br />
la Parola di Dio nella