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Ghiaroni-Giulia-Violenza-assistita-intrafamiliare

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In particolare, per proteggere i minori vittime di violenza <strong>assistita</strong> e garantire loro la<br />

salute fisica e mentale è necessario, innanzitutto, intervenire per interrompere i<br />

maltrattamenti del genitore che li subisce.<br />

L’interruzione della violenza va attuata attraverso la messa in atto di interventi di<br />

protezione e vigilanza adeguati alla gravità della situazione, che siano tempestivi ed<br />

efficaci; nei casi più gravi, per esempio, può risultare necessario, per la loro sicurezza e<br />

incolumità, collocare madre e figli in “case rifugio” a indirizzo segreto, dove possono<br />

essere seguiti efficacemente dalle operatrici dei Centri Antiviolenza.<br />

Tali interventi coinvolgono una fitta rete di Servizi e Istituzioni preposti, che<br />

collaborano insieme per garantire l’efficacia dei percorsi di uscita dalla violenza, anche<br />

attraverso il ricorso all’autorità giudiziaria minorile ed ordinaria, secondo quanto<br />

previsto dalla legge (CISMAI, 2005).<br />

4.1.3 La valutazione<br />

La fase di valutazione è complessa e delicata e deve comprendere un piano di<br />

sicurezza per le donne e i bambini coinvolti (Davies, Lyon & Monti Catania, 1998).<br />

Essa ha lo scopo di analizzare il quadro complessivo della situazione di violenza,<br />

considerando gli aspetti individuali e relazionali, i processi di interazione tra fattori di<br />

rischio e fattori protettivi, il grado di assunzione di responsabilità da parte degli adulti<br />

coinvolti e le risorse protettive degli adulti di riferimento, disponibili per il minore<br />

(CISMAI, 2005).<br />

Nei casi di violenza <strong>assistita</strong> è necessaria una valutazione di tipo medico e<br />

psicologico dello stato sia dei bambini, in modo da evidenziare eventuali altri tipi di<br />

maltrattamenti, sia delle loro madri maltrattate.<br />

E’ importante prendere in considerazione i meccanismi di difesa presenti in tutti i<br />

membri della famiglia, quali negazione, minimizzazione, normalizzazione,<br />

razionalizzazione, autocolpevolizzazione, così da riconoscere in modo preciso il livello<br />

oggettivo del rischio e del danno.<br />

Per quanto riguarda la valutazione delle competenze genitoriali, bisogna considerare<br />

i danni, sia fisici sia psicologici, derivanti dal maltrattamento e i loro effetti sulla<br />

relazione madre-bambino.<br />

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