L'occhiata letale - Sardegna Cultura
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– Efisio… Paura di un morto! E che cosa può fare un<br />
morto Comparire di notte nei sogni se mangi olive<br />
nere<br />
Da quando era bambino si stordiva parlandosi, e si<br />
piaceva. Insomma gli piacciono i propri pensieri ma<br />
vorrebbe avere più polpa e vincere la vergogna per<br />
queste sue ossicine vuote da uccello migratore.<br />
Spinge la barca in acqua - perché si sente così debole<br />
non lo sa - e raggiunge lo scoglio dove il mare spinge il<br />
cadavere con rispetto.<br />
Si ferma. Poi, tremando, lega una corda alle caviglie<br />
del morto, fissa il capo opposto allo scalmo e inizia il<br />
ritorno lento lento.<br />
Il cadavere si rivolta pancia e faccia al cielo ed Efisio<br />
sente freddo.<br />
Però, improvvisamente, la curiosità batte la paura. E<br />
lui comincia a guardare, mezzo stregato, questo corpo<br />
come osserva i suoi fossili. Neppure questo capisce.<br />
Però qua incomincia Efisio, qua è il suo inizio, il principio.<br />
Non in un altro momento e non in un altro luogo.<br />
– Cos’è<br />
Nella pancia c’è un taglio di due palmi, profondo, lineare<br />
e grigio. Guarda ancora: alla mano destra mancano<br />
due dita, oppure se le sono mangiate i pesci.<br />
– Perché lo hanno aperto, aperto così<br />
Di nuovo le mani fredde. Coltello, lama… la ferita gli<br />
sembra un precipizio che porta al centro della terra…<br />
la testa gli gira veloce… tutto il golfo ruota intorno.<br />
– Lo hanno proprio spanciato…<br />
Tocca la riva. Si corica di nuovo a faccia in giù sulla<br />
sabbia calda. Poi si alza e trascina in spiaggia anche il<br />
morto disfatto. Lo libera dalle pulci marine e arrivano<br />
le mosche.<br />
Dalla macchia e dalle canne spunta una banda di cani<br />
di tutte le misure che ansimano e annusano l’aria.<br />
Ha una vela a bordo, ci avvolge il cadavere, nota due<br />
grandi ciuffi di peli che spuntano dai resti del naso<br />
mangiato e ha nausea.<br />
Poi urla, minaccia i cani con un remo e le bestie,<br />
troppo deboli per la lotta, tornano tristi alla caccia dei<br />
grandi sorci grigi dello stagno.<br />
Guarda il cielo che gli ricorda cose buone e si calma.<br />
I gendarmi più vicini sono quelli della colonia penale<br />
in mezzo alle saline, dove i forzati piemontesi e quelli<br />
dell’isola - separati anche nella galera - caricano i grandi<br />
prismi salati. Deve andare fino a lì.<br />
Monta sul mulo e lo sprona forte.<br />
I condannati delle paludi lavorano dall’alba al tramonto.<br />
Qualcuno, per punizione, è costretto a camminare<br />
scalzo sui cristalli taglienti e brucia, senza rassegnazione,<br />
per il sale e per la malaria che contagia tutti,<br />
guardie e galeotti, che hanno la faccia tutta crepe della<br />
galera rovente.<br />
Efisio ci passa in mezzo, a ciuffo basso, senza guardare<br />
nessuno. Ogni tanto si gira e cerca la città oltre il<br />
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