L'occhiata letale - Sardegna Cultura
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“Il cadavere dicono che è di quel disgraziato di Tatàno,<br />
ma non si sa di sicuro! Quante volte gli abbiamo dato<br />
i resti del pranzo… Lo hanno sbudellato e poi lo<br />
hanno buttato in acqua nudo. Ma perché Perché”<br />
Quando Memèna porta in tavola il vassoio di pere<br />
che segnano la fine del pasto, Efisio acchiappa quella<br />
che ha scelto.<br />
Alla fine del pranzo gli è rimasta proprio la voglia di<br />
un altro bicchiere di vino.<br />
Efisio - sarà per l’ingresso duro della morte in mezzo<br />
alle sue idee - sente improvvisamente come un doppio<br />
di sé che lo confonde e allora guarda da ogni parte per<br />
cercarlo. D’ora in poi, a volte, se lo sentirà addosso, in<br />
una parte che non saprà definire mai. Ed è un doppio<br />
malinconico.<br />
Resta per ultimo a tavola a guardare Fedela e Memèna<br />
che sparecchiano e sudano in silenzio.<br />
4<br />
Questa mattina, appena apre la finestra, Efisio sente<br />
un’aria che lo schiaccia e vede il cielo basso, eppure è il<br />
cielo del giorno prima.<br />
Ha dormito un sonno come quello dei malati che non<br />
sanno se dormono o vegliano. Poi Fedela gli ha toccato<br />
la spalla e lui ha spostato il lenzuolo senza aprire gli occhi<br />
che oggi non aveva voglia di aprire.<br />
Mentre tira su un secchio d’acqua dal pozzo del cortile<br />
guarda Antonio ed Esterina seduti nel loggiato a<br />
prendere l’aria. E pensa una cosa mai pensata: che questi<br />
due vecchi, prigionieri e deboli, stanno perdendosi.<br />
Non dormono. Il sonno violento che ogni notte si prende<br />
i giovani di casa ai vecchi non tocca. E allora dall’alba<br />
se ne stanno lì, con la bocca molle a bere acqua e a<br />
mangiare qualche fico per dare un po’ di vitalità ai loro<br />
intestini lenti.<br />
Cosa fissano, cosa pensano Efisio non vuole immaginarselo.<br />
Prende il secchio, ci immerge la testa dentro, si asciuga,<br />
si pettina, saluta e se ne va.<br />
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