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Libro-Omaggio-Chiarelettere

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344 Il ritorno del Principe<br />

di quest’ultimo, nel corso del quale Lima gli aveva fatto presente che<br />

questa iniziativa giudiziaria veniva considerata come una forma di persecuzione<br />

per la Democrazia cristiana. Alché Chinnici aveva risposto<br />

che l’ufficio si interessava dei fatti specifici contestati a determinate persone<br />

sempre che potesse avere rilevanza di appartenenza politica.»<br />

12<br />

Questo il resoconto di Giovanni Brusca che partecipò in prima<br />

persona a tutte le fasi del piano, dall’udienza del 28 luglio 1997 del<br />

processo n. 505/95 a carico di Giulio Andreotti: «E allora, io conosco<br />

i cugini Salvo, come già ho detto, uomini d’onore della famiglia di<br />

Salemi. […] E ogni volta che si incontravano, i cugini Salvo con mio<br />

padre e con Salvatore Riina, succedeva qualche cosa. […] Succedeva,<br />

che so, o a livello di voti o a livello di qualche messaggio o a livello di<br />

omicidi che ora vi sto spiegando, al che in una di queste. [...] Cioè ogni<br />

volta che si incontravano, subito dopo poi succedeva un crimine. O<br />

crimine o votazioni o il presidente della Regione ci doveva [...] si andava<br />

a concordare per il presidente della Regione o il sindaco di Palermo.<br />

Cioè non è che era solo omicidio. Però c’erano tante altre cose che ogni<br />

volta che si incontravano, parlavano. In uno di questi incontri che io<br />

vado a cercare ai cugini Salvo, uscendo, siamo a settembre 1982, agosto,<br />

settembre 1982, comunque questo periodo, appena finiscono di<br />

[...] la riunione […] mi chiamano e mi dice: “Devi andare con il dottore<br />

Ignazio [...] cioè don Antonino, cioè con Antonino Salvo a Salemi,<br />

perché ti deve imparare alcune cose […] per andare a visionare la casa<br />

del dottor Chinnici a Salemi. Perché si doveva uccidere il dottor<br />

Chinnici a Salemi”. Quindi io, ripeto, dopo un giorno, due giorni, mi<br />

prendo appuntamento con Antonino Salvo, andiamo a Salemi nella<br />

casa sua di residenza estiva. […] Andiamo con la mia macchina e mi<br />

insegna, cioè mi impara il luogo dove il dottor Chinnici aveva la residenza<br />

estiva. Dopodiché parlando, cioè io e Nino Salvo per il fatto del<br />

dottor Chinnici: “Questo pezzo di cornuto, questo pezzo di chi [...]<br />

quest’altro, perché lo dobbiamo uccidere, ci sta dando fastidio”. […]<br />

Cioè che era buono che stavamo uccidendo il dottor Chinnici, che si<br />

stava [...] era buono che si stava pensando per il dottor Chinnici,<br />

dicendo che è un pezzo di cornuto, che gli stava dando fastidio per le<br />

sue indagini, e tutta una serie di attività che il Chinnici aveva contro i<br />

Salvo e credo contro le esattorie […]. Dopodiché io me ne torno a<br />

Palermo. Io con Antonino Salvo non ne parlo più di questo fatto, però

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