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Libro-Omaggio-Chiarelettere

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346 Il ritorno del Principe<br />

indagini avventate o approssimative o di erronea applicazione delle<br />

regole, ma di un fatto sopravvenuto. Vincenzo Giammarinaro, deputato<br />

regionale, per esempio è stato assolto grazie all’omertà sopravvenuta<br />

del collaboratore Vincenzo Sinacori che in udienza si è rifiutato di<br />

rispondere e di confermare le sue precedenti dichiarazioni accusatorie<br />

avvalendosi di una facoltà introdotta della nuova legge sul giusto processo<br />

(Legge Costituzionale 23 novembre 1999 n. 2) sopravvenuta<br />

quando il dibattimento era già iniziato e che sanciva l’inutilizzabilità<br />

delle dichiarazioni rese in istruttoria se non ripetute in dibattimento.<br />

Lo stesso Giammarinaro è stato poi sottoposto alla misura di prevenzione<br />

antimafia, giacché le prove raccolte, seppure non spendibili in<br />

dibattimento per ragioni sopravvenute, sono state comunque ritenute<br />

sufficienti per dimostrare la sua pericolosità sociale in quanto indiziato<br />

di appartenere all’associazione mafiosa. Credo non sia superfluo<br />

ricordare che l’approvazione della legge sul giusto processo sortì negli<br />

stessi anni l’effetto di «graziare» centinaia di imputati eccellenti nei<br />

processi di Tangentopoli a Milano, assolti per sopravvenuta omertà di<br />

imprenditori dai quali erano stati accusati come complici durante le<br />

indagini e che in dibattimento si sono avvalsi della facoltà di non<br />

rispondere. È così avvenuto che gli imprenditori che avevano pagato le<br />

tangenti sono stati condannati, mentre quelli che le avevano ricevute<br />

da loro sono stati assolti in massa.<br />

14<br />

Cfr. Dossier della Direzione investigativa antimafia sul crimine<br />

organizzato russo, anno 1994.<br />

15<br />

Ecco una selezione di brani significativi: «Lo Giudice riesce a guidare<br />

un gruppo di persone inserite in una serie di posizioni chiave<br />

della vita economica, politica e amministrativa, unite da una trama di<br />

obbligazioni reciproche, allo scopo di monopolizzare o di controllare<br />

le risorse della comunità stanziata nei territori di Agrigento e di tutta<br />

la Provincia, talvolta servendosi anche della capacità coercitiva delle<br />

cosche locali […]. L’uomo politico non manifesta mai alcuna preoccupazione<br />

per l’attivazione dei controlli amministrativi o per forme di<br />

controllo politico, potenzialmente esercitabili nell’ambito delle competenze<br />

della giunta regionale o dell’assemblea regionale, o, ancora,<br />

nell’ambito del partito di provenienza, nonostante la chiara influenza<br />

negativa delle sue azioni illecite sullo sviluppo economico-sociale della<br />

regione e sulla tenuta degli istituti dello Stato democratico di diritto».

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