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Gennaio

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ussia<br />

L’incontro<br />

con un grande maestro<br />

Figlio di un affermato cantante<br />

lirico, non fu un enfant prodige.<br />

I suoi studi regolari di musica<br />

cominciarono anzi molto tardi,<br />

quando, già avviato al conseguimento<br />

della laurea in legge,<br />

incontrò il grande maestro Nikolaj<br />

Rimskij-Korsakov (1844-<br />

1908, l’eccezionale orchestratore<br />

del Boris Godunov di Musorgskij,<br />

suo amico e collega, che<br />

non poté dare una veste orchestrale<br />

a quel suo immenso affresco<br />

di storia e di popolo prima<br />

che l’alcol gli togliesse la mente<br />

e la vita). Tra i meriti di Rimskij-Korsakov<br />

vi è quello di avere<br />

intuito nel ventitreenne laureando<br />

un inesauribile desiderio di<br />

apprendere l’arte per eccellenza,<br />

la musica, e di esplorare ogni altra<br />

espressione artistica e soprattutto<br />

la vita.<br />

Il tirocinio di studi durò fino<br />

alla morte di Rimskij, ed ebbe<br />

come risultato, oltre alla Sinfonia<br />

in mi bemolle (1905), una “suite”<br />

di melodie d’impronta popolare<br />

per voce e orchestra: Il fauno<br />

e la pastorella (1905), due<br />

opere sinfoniche e lo Scherzo<br />

fantastico (1908).<br />

Intanto la sua frequentazione<br />

dell’alta società gli fruttava conoscenze<br />

e anche opportunità tutt’altro<br />

che limpide. Piuttosto basso<br />

di statura e non certo un bell’uomo<br />

secondo i canoni comuni,<br />

si acquistò fama di donnaiolo<br />

(si parlò addirittura di una relazione<br />

con Coco Chanel). Nel<br />

1906 sposò la cugina Katerina<br />

Nossenko, che gli diede quattro<br />

figli, da lui sempre amatissimi e<br />

per i quali riservò gran parte del<br />

suo tempo e dei suoi proventi. I<br />

due rimasero sposati, pur con notevole<br />

quanto ammirevole sofferenza<br />

di Katerina, che sapeva delle<br />

infedeltà del marito, fino al<br />

1939, quando ella morì di tubercolosi.<br />

I primi successi<br />

Igor Stravinskij (1882-1971) è uno dei<br />

massimi e più discussi musicisti moderni.<br />

Utilizzò vari stili e generi. Per<br />

lui la musica non esprimeva nulla se<br />

non che se stessa.<br />

Nel 1908 si interessò di lui<br />

Serghei Diaghilev (1872-1929),<br />

famoso e influente impresario<br />

teatrale a San Pietroburgo, che<br />

molta parte ebbe nella carriera<br />

del nostro musicista. Intuito il<br />

talento del giovane, gli affidò la<br />

strumentazione di due pezzi di<br />

Chopin per un balletto e l’anno<br />

successivo la composizione di<br />

un intero nuovo balletto. Nacque<br />

così l’Uccello di fuoco rappresentato<br />

nel 1910 a Parigi con straordinario<br />

successo. Musicisti come<br />

Debussy, Ravel, de Falla, riconobbero<br />

la genialità della partitura,<br />

e l’ascesa di Stravinskij<br />

ebbe così inizio. In questo spartito,<br />

improntato alle antiche tradizioni<br />

popolari russe, ma moderno<br />

e occidentale sul piano teatrale<br />

e coreografico, si celebra il<br />

coraggio dell’onestà e il trionfo<br />

degli oppressi, attraverso il vivacissimo<br />

colore della fiaba.<br />

Già questa partitura contiene<br />

elementi di religiosità, sia pure<br />

del tutto naturale e non esente da<br />

una venatura di carattere pagano.<br />

Più meditativa e sofferta è la<br />

riflessione condotta sulla vita<br />

umana nel successivo balletto<br />

Petrouschka (Parigi, 13 giugno<br />

1911), che ottenne enorme successo<br />

e portò Stravinskij alla fama<br />

internazionale e ad un posto<br />

di primo piano nell’avanguardia<br />

parigina. Narra la vicenda di un<br />

vecchio e misero ciarlatano, che<br />

presenta allo stupito pubblico di<br />

una piazza di San Pietroburgo tre<br />

pupazzi animati: Petrouschka, la<br />

ballerina e il Moro. La magia del<br />

vecchio ha infuso loro sentimenti<br />

e passioni umane. Petrouschka,<br />

ridicolo ometto dall’aspetto meschino,<br />

è pieno di sincero amore<br />

per la bella ballerina, la quale gli<br />

preferisce ovviamente il prestante<br />

Moro, il cui vistoso aspetto nasconde<br />

una paurosa carenza di<br />

sentimenti. Invano l’ometto cerca<br />

di mettere in guardia l’amata,<br />

anzi il suo aspetto spregevole lo<br />

fa scacciare da tutti. La ballerina<br />

sta per cedersi al Moro, quando<br />

Petrouschka irrompe pazzo di dolore<br />

e di gelosia e il Moro lo uccide.<br />

La folla, che ha partecipato<br />

con passione e sofferenza alla<br />

burla, è placata dal vecchio, il<br />

quale mostra che i tre non erano<br />

altro che pupazzi di stoffa. Ma lo<br />

spettro di Petrouschka si presenta<br />

al di sopra del teatrino, come<br />

ammonizione a giudicare non in<br />

base all’aspetto ma alla verità.<br />

Caposaldo del repertorio coreografico<br />

nel Novecento, questo<br />

spartito resta un autentico capolavoro,<br />

che fece il giro di tutto il<br />

mondo e alla Scala approdò nel<br />

1926 diretto dall’Autore. Il secco<br />

colorismo ritmico di Petrouschka<br />

impressionò profondamente<br />

Debussy, e anche lo preoccupò,<br />

vedendo che la sua incontrastata<br />

fama di raffinato narratore<br />

musicale poteva essere<br />

messa in forse.<br />

Franco Careglio<br />

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