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L’interno della fabbrica<br />

di Bhopal.<br />

Foto di Maude Dom<br />

Chernobyl o Bhopal. Qui viene subito<br />

in aiuto la grande enciclopedia libera<br />

di Wikipedia (http://it.wikipedia.org/<br />

wiki/Disastro_di_Bhopal), che presenta<br />

storia, indagini contro la Union<br />

Carbide, danni alla salute umana, bibliografia<br />

e siti correlati quali quello<br />

internazionale della campagna per<br />

la giustizia a Bhopal (http://bhopal.<br />

net/) dal quale è tratta l’immagine di<br />

questa pagina.<br />

In fondo bastano i tre minuti e 48 secondi<br />

del video Hush, baby (http://bhopal.net/<br />

film-shorts-bhopal/) per saperne abbastanza.<br />

Basta vedere i feti deformi, i corpi<br />

mutilati, i cadaveri allineati, le manifestazioni,<br />

le proteste davanti alle sedi del<br />

governo, le testimonianze dei sopravvissuti<br />

per capire che cosa è successo quella<br />

notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1984.<br />

Si può anche visitare – per completezza<br />

di informazione – il sito che la Union<br />

Carbide ha aperto sull’incidente (www.<br />

bhopal.com/). “Bhopal 20 anni dopo” è<br />

il titolo del video consultabile su www.<br />

youtube.com/watchv=L5elPobrVZE,<br />

mentre la ricostruzione di Marco Paolini<br />

si può vedere su http://www.youtube.<br />

com/watchv=LNhaPb-DsHY.<br />

Anche per quanto riguarda Chernobyl<br />

si può partire da Wikipedia<br />

(it.wikipedia.org/wiki/Disastro_<br />

di_%C4%8Cernobyl%<strong>27</strong>), che presenta<br />

la natura dell’incidente (cause e sviluppi),<br />

notizie sulla centrale, gestione della<br />

crisi (dichiarazioni, evacuazione, rimozione<br />

dei detriti). Molte informazioni riguardano<br />

le conseguenze del disastro,<br />

con tabelle dedicate all’esposizione alle<br />

radiazioni e al bilancio<br />

delle vittime (sia<br />

stimate ufficialmente<br />

che da Greenpeace).<br />

Due contributi più tecnici vengono<br />

dall’Agenzia internazionale per<br />

l’energia atomica, che dispone di un<br />

Chernobyl forum all’indirizzo http://<br />

www-ns.iaea.org/meetings/rw-summaries/chernobyl_forum.htm<br />

e dalla World<br />

Nuclear Association, che rappresenta<br />

le persone e le associazioni delle professioni<br />

legate al nucleare (www.worldnuclear.org/info/chernobyl/inf07.html).<br />

Entrambi i siti sono ricchissimi di link e<br />

approfondimenti: relazioni, video, foto,<br />

report di convegni e seminari.<br />

Facciamo ancora parlare le immagini,<br />

come nel video Chernobyl, il più<br />

grande disastro nucleare della storia<br />

(www.youreporter.it/video_Chernobyl_<strong>Il</strong>_piu_grande_disastro_nucleare_nella_storia_1)<br />

oppure ascoltiamo<br />

Mario Tozzi che si è occupato di<br />

Chernobyl nel suo programma Gaia il<br />

pianeta che vive (www.youtube.com/<br />

watchv=kKRvWCruckI). •<br />

Ecosia: le ricerche in rete diventano ecologiche<br />

B.L.P.<br />

Ecosia è un motore di ricerca ecologico sostenuto da<br />

Yahoo, Bing e dal WWF. Funziona come qualsiasi altro<br />

motore di ricerca, ma dona almeno l’80% dei guadagni<br />

pubblicitari per sostenere un programma di protezione della<br />

foresta pluviale gestito dal WWF nel Juruena National Park,<br />

nell’Amazzonia brasiliana. Inoltre tutti i server di Ecosia,<br />

funzionando con energia verde, non producono emissioni di CO2.<br />

Yahoo e Bing garantiscono i risultati di ricerca e forniscono i<br />

link sponsorizzati necessari per<br />

generare guadagni pubblicitari.<br />

Le società pagano per ciascun<br />

passaggio sul link sponsorizzato,<br />

generando un guadagno di alcuni<br />

centesimi. Si calcola che Ecosia<br />

guadagni circa 0,13 centesimi a<br />

ricerca di cui almeno l’80% va al<br />

WWF. Grazie a queste donazioni,<br />

è possibile salvare almeno due<br />

metri quadri di foresta per ogni<br />

ricerca effettuata.<br />

Perché utilizzare Ecosia<br />

Ogni anno viene incendiata o tagliata un’area di foresta pluviale<br />

grande quanto l’Inghilterra. Per questo, la deforestazione delle<br />

foreste tropicali pluviali è la causa principale delle emissioni di<br />

CO2 nel mondo e del 20% circa delle emissioni globali.<br />

Ogni ricerca con Ecosia protegge un pezzo di foresta pluviale.<br />

Quindi, utilizzando Ecosia, un utente medio di internet può<br />

proteggere ogni anno 2000 metri quadri circa di foresta.<br />

Per effettuare delle ricerche basta accedere alla pagina iniziale<br />

ecosia.org, digitare i termini della ricerca e fare clic sul pulsante<br />

cerca. Si può anche istallare la casella di<br />

ricerca di Ecosia aggiungendola direttamente<br />

al proprio browser.<br />

Una volta installato il programma, si può<br />

anche vedere quanta foresta pluviale si è<br />

già salvata. Al momento Ecosia è disponibile<br />

in più di 30 paesi. Grazie a questo tipo di<br />

ricerche sono stati salvati oltre 117 milioni di<br />

metri quadri di foresta pluviale e sono stati<br />

raccolti quasi 80 mila euro (dati luglio 2<strong>01</strong>0).<br />

Anche .eco usa Ecosia (www.ecosia.org), il<br />

motore di ricerca che aiuta l’ambiente. •<br />

www.educazionesostenibile.it n. 7 - settembre 2<strong>01</strong>0 .eco 21

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