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eportage<br />

mettendo in campo vogliono muoversi<br />

in un’ottica di ampliamento, potenzialmente<br />

destinata, alla lunga, a rompere<br />

gli argini dell’isolamento, andando a sovrapporsi<br />

e a mettere in discussione lo<br />

spazio economico controllato ed egemonizzato<br />

dalla criminalità organizzata».<br />

Rivoluzionario, secondo Galante, è il<br />

principio della “Responsabilità”, come<br />

persone e come imprese.<br />

Uno sguardo al futuro<br />

L’ambizione di tutto il progetto Libera Terra,<br />

spiega Galante, è diventare normalità,<br />

ovvero essere una risorsa per il territorio<br />

e per la sua economia, incentrata sulla restituzione<br />

dei patrimoni mafiosi. Come<br />

«Coinvolgendo un numero di persone<br />

che diventi importante, non solo simbolico,<br />

con l’ambizione di tirare dentro più<br />

imprese possibili in un’economia pulita».<br />

Nonostante gli atti intimidatori e le difficoltà<br />

di percorso, è difficile immaginare<br />

che si torni indietro. Ma quello che si è<br />

raggiunto fino a oggi, frutto di scommesse<br />

temerarie contro le visioni più catastrofiche,<br />

è ancora a rischio o può essere<br />

considerato un traguardo inespugnabile<br />

«Non è certo la prima forma di antimafia<br />

sociale messa in essere nel corleonese -<br />

ribatte Galante-. Lo strumento cooperativo<br />

riemerge periodicamente come forma<br />

di autonoma organizzazione della società<br />

civile locale, che in esso trova un mezzo<br />

per resistere ai soprusi: accadde a inizio<br />

‘900 con le affittanze collettive, ritornò tra<br />

la fine degli anni Dieci e l’avvento del fascismo<br />

con le cooperative sulle terre mal<br />

coltivate, ebbe una fase d’espansione<br />

con quelle del secondo dopoguerra che<br />

occupavano i feudi e lottavano per la riforma<br />

agraria. Si tratta di una storia di impegno<br />

civile a cui ci si richiama non solo<br />

idealmente, ma anche in termini concreti:<br />

la terra che lavoriamo è la nostra trincea,<br />

è la terra che lo Stato ha riconquistato<br />

all’antistato, sulla quale tracciamo i nostri<br />

solchi con l’aratro. In questo senso il<br />

nostro lavoro è anche un segno della lotta<br />

contro la mafia. La nostra storia, quella<br />

del progetto Libera Terra, comincia nel<br />

1996, ma ha origini ben più lontane, nelle<br />

battaglie di Placido Rizzotto e degli altri<br />

sindacalisti e contadini. Noi, umilmente,<br />

ne abbiamo raccolto il testimone, con la<br />

speranza e l’impegno di volerlo tenere<br />

sempre degnamente».<br />

E guardando dall’alto queste terre baciate<br />

dal sole, vengono in mente le parole scritte<br />

sul diario di un giovane giudice di Lecce<br />

che, prima di essere ammazzato, aveva<br />

avuto il coraggio di lottare contro nomi che<br />

facevano tremare i polsi solo a leggerli.<br />

«Alla fine della vita non ci sarà chiesto se<br />

siamo credenti, ma se siamo stati credibili!».<br />

Qui il verdetto sarebbe positivo. •<br />

Centro Ippico Giuseppe Di Matteo<br />

Web<br />

www.liberaterra.it<br />

www.cantinacentopassi.it<br />

www.liberaterramediterraneo.it<br />

34 .eco n. 7 - settembre 2<strong>01</strong>0<br />

www.educazionesostenibile.it

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