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eportage<br />

Stimolare la nascita di<br />

un’economia sana, rispettosa<br />

dell’ambiente<br />

e della dignità della persona,<br />

restituendo valore alle terre<br />

che appartenevano alle mafie<br />

nell’Alto Belice Corleonense,<br />

in Sicilia.<br />

Sono i cardini del progetto<br />

“Libera Terra”, fondato<br />

nel 20<strong>01</strong> dall’associazione<br />

Libera, associazioni, nomi<br />

e numeri contro le mafie di<br />

don Luigi Ciotti<br />

Giulia Maringoni<br />

Una passeggiata tra i vigneti abbarbicati<br />

sulle colline della cooperativa<br />

Placido Rizzotto. Sullo<br />

sfondo la Cantina Centopassi dove,<br />

dopo un meticoloso lavoro in campo,<br />

le migliori uve raccolte vengono selezionate<br />

con cura per far nascere vini<br />

eccellenti.<br />

Francesco Galante, responsabile comunicazione<br />

della società consortile<br />

Libera Terra Mediterraneo, sorride sereno.<br />

Nei suoi occhi un guizzo di orgoglio<br />

nel mostrare il frutto di quanto è stato<br />

seminato in anni e anni di duro lavoro<br />

portando nel cuore un grande sogno.<br />

«Nel 20<strong>01</strong> sembrava un’utopia, la paura<br />

vinceva su tutto e l’atmosfera che aleggiava<br />

in paese era di sfiducia e impotenza»,<br />

ricorda.<br />

Nulla, però, è destinato a durare in eterno<br />

ed ecco davanti a noi la prova tangibile<br />

che basta credere nei propri ideali<br />

perché i sogni si realizzino e si collochino<br />

in orizzonti sempre più ampi. Da circa<br />

dieci anni, sulle terre confiscate alla<br />

mafia la lotta contro l’illegalità passa<br />

anche attraverso le armi della terra.<br />

Sono tanti i prodotti che portano il logo<br />

Libera Terra, commercializzati attraverso<br />

le botteghe “I sapori e i saperi della<br />

legalità”: vino, olio, pasta, miele, conserve<br />

e legumi secchi. <strong>Il</strong> metodo della<br />

coltivazione biologica si ispira alle tradizionali<br />

scelte colturali dell’entroterra<br />

palermitano. Tutte le colture sono eseguite<br />

in asciutto, senza il ricorso ad acqua<br />

irrigua, grazie alla natura argillosa<br />

dei terreni.<br />

<strong>Il</strong> percorso<br />

<strong>Il</strong> progetto Libera Terra muove i primi<br />

passi nel luglio 20<strong>01</strong> con un bando per la<br />

selezione di <strong>15</strong> giovani disoccupati che,<br />

dopo una formazione di tre mesi, no vita alla cooperativa sociale Placido<br />

dan-<br />

Rizzotto e ricevono <strong>15</strong>5.54.30 frazioni<br />

di ettaro di terreni confiscati a boss del<br />

calibro di Brusca e Riina, siti nei Comuni<br />

di Corleone, Piana degli Albanesi, S.<br />

Giuseppe Jato, Monreale e S. Cipirello.<br />

Terreni fino a quel momento in stato di<br />

abbandono e ora votati a una rinascita.<br />

liBera terra<br />

il sapore del riscatto e della<br />

su una terra (ri)pulita<br />

Agriturismo Portella della Ginestra, Piana degli Albanesi (in queste pagine: foto di Paolo Murgia)<br />

Francesco Galante, responsabile comunicazione della<br />

società consortile Libera Terra Mediterraneo<br />

Seguono le cooperative Pio La Torre e<br />

Terre di Puglia, che oggi gestiscono diverse<br />

strutture produttive e centinaia di<br />

ettari sottratti a Cosa Nostra, creando<br />

opportunità di lavoro e di riscatto ciale. La Legge 109/96 prevede che l’ac-<br />

socesso<br />

alle cooperative sia esteso a tutti i<br />

cittadini europei, inclusi i soggetti svantaggiati<br />

e diversamente abili. L’attività<br />

svolta è di notevole complessità e richiede<br />

pertanto il supporto di tutta la compagine<br />

sociale. A seconda dell’impegno<br />

in produzione, sui campi si arriva a una<br />

decina di lavoratori stagionali, oltre ai<br />

soci lavoratori e ai dipendenti. Inoltre,<br />

un fitto calendario di campi di volontariato<br />

estivo permette a centinaia di giovani<br />

ogni anno di conoscere il progetto<br />

Libera Terra, sporcandosi le mani. «Noi<br />

siamo soliti dire che il lavoro vero dei volontari<br />

comincia al rientro alle loro case,<br />

quando spargono la notizia che si può<br />

fare economia di cittadinanza e innestarla<br />

in un territorio che non la conosceva<br />

prima, anche partendo dalle condizioni<br />

peggiori - spiega Galante - .Ne portano<br />

la consapevolezza ed è come una scoperta<br />

che potrebbe modificare la loro visione<br />

radicalmente. Questo è davvero il<br />

momento in cui il loro viaggio e servizio<br />

32 .eco n. 7 - settembre 2<strong>01</strong>0<br />

www.educazionesostenibile.it

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