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“La corte di Alfiano”, dal polittico del monastero di S. Giulia, e - Popolis

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In<strong>di</strong>ce<br />

I° PARTE<br />

1) I perché <strong>di</strong> una scelta<br />

2) Le fonti: “La <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano”, <strong>dal</strong> <strong>polittico</strong> <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Giulia</strong>, e la<br />

“Charta comutationis”, <strong>dal</strong> C.D.L. ( Co<strong>di</strong>ce Diplomatico Longobardo)<br />

3) L’unità <strong>di</strong>dattica:<br />

¬ Il percorso formativo<br />

¬ Il percorso operativo: lettura e analisi <strong>del</strong> <strong>polittico</strong>, glossario, approfon<strong>di</strong>mento dei<br />

temi, rilettura <strong>del</strong>le fonti e produzione <strong>di</strong> inferenze<br />

¬ Rappresentazione iconica <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

¬ Localizzazione <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> (cartine)<br />

¬ La produzione <strong>del</strong> testo: ricerca personale dei dati e i dati forniti <strong>dal</strong>l’insegnante<br />

per la stesura<br />

¬ Verifica ( Tassonomia <strong>del</strong> Blum)<br />

II° PARTE: l’ipertesto<br />

1) L’allevamento:<br />

♣ Del maiale<br />

♣ Delle mucche<br />

♣ Dei cavalli<br />

♣ Delle pecore<br />

♣ Degli animali da cortile<br />

♣ Asini e buoi<br />

2) Le coltivazioni<br />

3) Le misure<br />

4) L’artigianato<br />

5) La pesca<br />

6) Il porto<br />

7) Il commercio<br />

8) L’organizzazione sociale<br />

9) Il territorio: palu<strong>di</strong>, regone e il “lacus”<br />

10) La selva<br />

11) Gli e<strong>di</strong>fici<br />

12) I mulini<br />

13) La religione<br />

14) I cibi<br />

15) I vestiti<br />

III PARTE: il laboratorio<br />

1) Problemi epistemologici e <strong>di</strong>dattici:<br />

♦ Didattica <strong>del</strong>le fonti<br />

♦ La tematizzazione<br />

2) Dai campi <strong>di</strong> esperienza alla riflessione sull’esperienza<br />

3) Strutture <strong>di</strong> relazione: il rapporto causa – fatto – conseguenza in vissuti<br />

1


I perché <strong>di</strong> una scelta<br />

In un momento in cui il <strong>di</strong>battito sulla scuola è acceso e al tempo stesso occasione <strong>di</strong><br />

scontro politico anziché <strong>di</strong> riflessione su contenuti e valori, ho voluto introdurre nella<br />

mia classe una <strong>di</strong>versa mo<strong>dal</strong>ità <strong>di</strong> pensare e apprendere la storia.<br />

E’ per me la risposta a un bisogno <strong>di</strong> autonomia che nasce <strong>dal</strong>la riflessione sulle<br />

strutture culturali portanti <strong>del</strong> sapere, <strong>dal</strong>la necessità <strong>di</strong> ripensare i mo<strong>del</strong>li<br />

organizzativi con cui si formano i docenti e si organizza il lavoro; ma anche sulla<br />

strutturazione <strong>del</strong>la scuola, che deve tenere conto <strong>del</strong>l’età degli alunni, e non solo<br />

quella anagrafica, la scansione dei cicli <strong>di</strong> formazione, la necessità <strong>del</strong>la revisione <strong>del</strong><br />

curricolo <strong>di</strong>sciplinare.<br />

A onor <strong>del</strong> vero il processo <strong>di</strong> riforma non è mai cessato nella scuola e soprattutto<br />

nella scuola elementare ha prodotto continui cambiamenti: <strong>dal</strong>la conoscenza<br />

semplicemente trasmessa, che aveva ridotto la storia alla presentazione <strong>di</strong> una<br />

sequenza <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> moraleggianti come se il suo scopo fosse esclusivamente<br />

<strong>di</strong>dascalico, si è passati alla necessità <strong>di</strong> rivedere i contenuti in<strong>di</strong>viduando i nuclei<br />

fondanti <strong>del</strong>le varie <strong>di</strong>scipline, lasciando maggiore spazio all’esplorazione e alla<br />

scoperta per migliorare la conoscenza e accrescere le capacità.<br />

Le nuove teorie nell’ ambito <strong>del</strong>la psicologia cognitiva e <strong>del</strong>la pedagogia ci hanno<br />

permesso <strong>di</strong> riconsiderare l’alunno come soggetto in formazione, ponendolo al centro<br />

<strong>del</strong>le attenzioni, ci hanno indotto a tenere nel debito conto i <strong>di</strong>versi stili cognitivi<br />

degli alunni; la <strong>di</strong>dattica ci ha obbligato a ripensare la storia in termini non solo <strong>di</strong><br />

contenuti ma anche <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong>sciplinari e trasversali, <strong>di</strong> strategie.<br />

Introducendo il lavoro <strong>di</strong> ricerca e analisi <strong>del</strong>le fonti ho riflettuto a lungo sulla scelta<br />

<strong>del</strong> contenuto perché mi rendevo conto <strong>di</strong> quanto dovesse essere rilevante da un punto<br />

<strong>di</strong> vista storiografico per poterlo inserire in un curricolo <strong>di</strong> rispetto in cui strutturare<br />

l’appren<strong>di</strong>mento secondo una pluralità <strong>di</strong> operazioni mentali e concrete, in modo<br />

graduale, secondo un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> complessità crescente, per aiutare gli alunni a<br />

orientarsi nella complessità dei fatti storici e sociali, per indurli a problematizzarli, a<br />

considerarli da <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista.<br />

Per questo motivo il lavoro è stato orientato non solo alla conoscenza dei fatti ma ad<br />

imparare a pensare; mi sono proposto <strong>di</strong> portare gli alunni ad acquisire la<br />

consapevolezza e la padronanza <strong>del</strong>le procedure. La scelta <strong>del</strong> contenuto è servita<br />

inoltre a rafforzare le capacità <strong>di</strong>sciplinari; in più a sollecitare l’avventura <strong>del</strong>la<br />

conoscenza. La metodologia <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> gruppo ha permesso agli alunni <strong>di</strong> ampliare<br />

le loro responsabilità personali, <strong>di</strong> migliorare le loro capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> confronto,<br />

<strong>di</strong> tolleranza, <strong>di</strong> fare esperienze <strong>di</strong> solidarietà, <strong>di</strong> collaborazione, <strong>di</strong> sviluppo <strong>del</strong> senso<br />

civico.<br />

Con la collaborazione dei colleghi <strong>del</strong> team docente Marina Masserdotti e Francesca<br />

Ronchetti questo lavoro è stato l’occasione per attivare e rafforzare le capacità<br />

espressive e trasversali alle varie <strong>di</strong>scipline.<br />

L’idea poi <strong>di</strong> dare veste informatica all ’elaborato è stata <strong>del</strong> collega Elio Danesi e<br />

resa possibile grazie solo alla sua competenza.<br />

Per gli alunni cre<strong>di</strong>amo sia motivo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione e, ci auguriamo, l’occasione per<br />

maturare il convincimento che seminando, a stagione opportuna, si può raccogliere.<br />

2


Ringrazio:<br />

ϖ Il Collegio docenti <strong>del</strong> Circolo <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> Pontevico per la fiducia accordatami<br />

nell’assegnarmi la “Funzione Obiettivo”<br />

ϖ Il <strong>di</strong>rigente scolastico, dott. Angelo Schinetti, perché grazie alla sua <strong>di</strong>sponibilità<br />

ho avuto <strong>di</strong>verse occasioni <strong>di</strong> confronto e chiarimento sulla metodologia<br />

<strong>di</strong>sciplinare<br />

ϖ Il prof. Gianpietro Belotti, <strong>del</strong>l’Ateneo <strong>di</strong> Brescia, Presidente <strong>del</strong>l’A.I.R.S<br />

provinciale (Associazione Insegnanti e Ricercatori <strong>di</strong> Storia), per le occasioni <strong>di</strong><br />

formazione e l’aiuto che mi ha prestato, senza il quale non mi sarei avventurato<br />

nell’impresa<br />

ϖ La prof. Elisabetta Conti, vicepresidente <strong>del</strong>l’A.I.R.S. e preziosa collaboratrice<br />

<strong>del</strong>la Fondazione Civiltà Bresciana, che si pro<strong>di</strong>ga per fornire tutti noi insegnanti<br />

occasioni <strong>di</strong> formazione, sempre pro<strong>di</strong>ga <strong>di</strong> stimoli e <strong>di</strong> incoraggiamento nei miei<br />

confronti<br />

ϖ Ringrazio la banca <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to cooperativo <strong>del</strong>l’ Agro Bresciano per il contributo<br />

offerto per la duplicazione dei CD rom<br />

ϖ Un grazie ai genitori <strong>del</strong>la 4° elementare <strong>di</strong> Alfianello per la fiducia che mi hanno<br />

concesso assecondando il nostro lavoro;<br />

ϖ Un grazie infine ai miei alunni; perché per la loro <strong>di</strong>sponibilità e il loro impegno<br />

ho avuto anch’ io l’occasione <strong>di</strong> crescere un po ’ .<br />

Programmazione<br />

Percorso formativo:<br />

ϖ Saper collocare nel tempo fatti ed eventi<br />

ϖ Conoscere la struttura e l’organizzazione <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> me<strong>di</strong>oevale<br />

ϖ Saper ricostruire, attraverso l’uso <strong>di</strong> fonti e documenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo, eventi <strong>di</strong><br />

storia locale collocandoli nel tempo e nello spazio<br />

ϖ Saper collegare gli eventi e le trasformazioni storiche presi in esame a quadri <strong>di</strong><br />

storia generale<br />

Contenuti: la <strong>corte</strong> me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Alfiano nel <strong>polittico</strong> <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Giulia</strong> e nei<br />

documenti <strong>del</strong> C.D.L.<br />

Percorso operativo:<br />

1) FRUIZIONE =<br />

♣ In<strong>di</strong>viduazione e impostazione <strong>del</strong> problema attraverso l’analisi <strong>del</strong> documento<br />

“Charta commutationis” tratto <strong>dal</strong> Co<strong>di</strong>ce Diplomatico Longobardo e <strong>del</strong> testo <strong>del</strong><br />

<strong>polittico</strong> relativo alla <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano tratto <strong>dal</strong> “Breviaria de curtibu s monasterii”<br />

<strong>di</strong> G. Pasquali<br />

♣ Lettura <strong>del</strong>la traduzione dei documenti<br />

♣ Risposta a domande stimolo per cogliere le informazioni fornite <strong>dal</strong> testo dei<br />

documenti<br />

♣ Or<strong>di</strong>namento <strong>del</strong>le informazioni secondo criteri <strong>di</strong> coerenza<br />

♣ Produzione <strong>di</strong> inferenze<br />

♣ Risposta ad ulteriori domande prodotte <strong>dal</strong>le informazioni e <strong>dal</strong>le inferenze<br />

♣ In<strong>di</strong>viduazione dei termini chiave e stesura <strong>di</strong> un primo glossario<br />

3


♣ Domande <strong>di</strong> comprensione (I° verifica)<br />

♣ Produzione e completamento degli schemi logici (concetti e rapporti spazio<br />

temporali e causali) (II verifica)<br />

2) RIELABORAZIONE PERSONALE<br />

♣ Rappresentazione iconica <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> me<strong>di</strong>oevale<br />

♣ Verbalizzazione orale in classe degli schemi logico - temporali da parte dei singoli<br />

alunni (III verifica)<br />

♣ Verbalizzazione in<strong>di</strong>viduale scritta degli schemi usando <strong>di</strong>versi mezzi <strong>di</strong> coesione<br />

e partendo da <strong>di</strong>versi punti <strong>del</strong>lo schema (IV verifica)<br />

3) TEMPORALIZZAZIONE (collocazione nel tempo)<br />

θ Attraverso le date dei documenti ricostruire la linea <strong>del</strong> tempo relativa alla nascita<br />

θ<br />

e alla formazione <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>, alla sua evoluzione nel tempo<br />

Collocazione dei fatti relativi alla <strong>corte</strong> nella striscia <strong>del</strong>la storia generale <strong>del</strong><br />

tempo (V verifica)<br />

4) LOCALIZZAZIONE (collocazione nello spazio)<br />

♦ In<strong>di</strong>viduazione e collocazione sulla cartina <strong>del</strong>le corti (VI verifica)<br />

♦ Collocazione esemplificativa nello spazio (rappresentazione cartografica<br />

simbolica) <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>visioni relative alle varie parti <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> (“dominicum e<br />

massaricio”)<br />

♦ Rappresentazione simbolica <strong>del</strong>l’ambiente naturale <strong>del</strong> periodo<br />

I TEMI:<br />

I. Invasione e occupazione <strong>del</strong> territorio<br />

II. L’ inse<strong>di</strong>amento e i rapporti con i residenti<br />

III. I duchi e il regno: l’ instaurarsi <strong>del</strong>la monarchia<br />

IV. Il possesso <strong>del</strong>la terra: la proprietà e la conservazione dei beni<br />

V. Desiderio e l’ ascesa al potere<br />

VI. Desiderio e il <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. <strong>Giulia</strong><br />

VII. L’ organizzazione dei posse<strong>di</strong>menti regi e le corti sull’ Oglio<br />

VIII. Vita nella <strong>corte</strong>: organizzazione economica e sociale ( * conoscenza “ focus” )<br />

I°) In<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong> problema:<br />

ϖ Lettura <strong>del</strong>la traduzione <strong>del</strong>la “Charta co mutationis”, tratta <strong>dal</strong> C.D.L.<br />

ϖ In<strong>di</strong>viduazione degli elementi ceduti attraverso l’atto <strong>di</strong> permuta <strong>di</strong> beni<br />

ϖ In<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong> cedente e <strong>del</strong>l’acquirente<br />

ϖ In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> date e luoghi<br />

N.B. = Se mancano notizie sufficienti an<strong>di</strong>amo alla ricerca <strong>di</strong> altri documenti<br />

II°) LA CORTE DI ALFIANO<br />

A) Lettura <strong>del</strong> testo tradotto <strong>del</strong> <strong>polittico</strong> <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. Salvatore – S. <strong>Giulia</strong><br />

B) Rilevazione dei dati presenti nel testo (lavoro a gruppi):<br />

• Di quale argomento si tratta<br />

• Collocazione (cartina) <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

4


• Rilevazione <strong>di</strong> elementi antropici siti sul territorio<br />

• Rilevazione dei prodotti (natura e animali)<br />

• Persone<br />

C) Questionario per il “brain - storming”, onde verificare il livello <strong>di</strong> conoscenze già<br />

in possesso degli alunni sull’argomento, sollecitare curiosità, dare un primo<br />

orientamento alla ricerca:<br />

♦ Visto cosa si produce <strong>di</strong> cosa si tratta<br />

♦ Come sono le case<br />

♦ Perché si usano i denari Non vigeva il baratto<br />

♦ A cosa servivano gli animali da tiro e da soma Perché c’erano poche mucche<br />

♦ Come mai nei boschi si allevavano tanti maiali<br />

♦ Si parla <strong>di</strong> un porto, <strong>di</strong> navi e <strong>di</strong> sale. E’ possibile Perché<br />

♦ Si parla <strong>di</strong> mulini: dove si trovavano Come funzionavano<br />

♦ Come immagini il fiume, la pianura, i villaggi <strong>di</strong> quel tempo<br />

♦ Hai trovato parole come “manenti, prebendari, canevario, maestri <strong>di</strong> costruzioni <strong>di</strong><br />

muri, case e botti”. Sai spiegarne il significato<br />

♦ Cosa sono le sorti<br />

♦ Cosa vuol <strong>di</strong>re “ad fictum”<br />

N.B. = Come si può rilevare <strong>dal</strong> testo non è possibile ricavare tutte le notizie inerenti<br />

alla struttura e al funzionamento <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>. Dovremo ricorrere ad altre fonti <strong>di</strong> tipo<br />

storico o storiografico per completare la ricostruzione <strong>di</strong> questa importante e<br />

caratteristica unità agricola <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong> quadro generale <strong>del</strong>la situazione storica<br />

<strong>del</strong> tempo. Dovremo trovare notizie relative:<br />

♣ Al <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. S. – S. G.<br />

♣ Al formarsi <strong>di</strong> queste realtà agricole e alla decadenza <strong>del</strong>le città<br />

♣ Ai rapporti tra <strong>monastero</strong> e <strong>di</strong>pendenti<br />

♣ All’ambiente naturale<br />

♣ Ai tipi <strong>di</strong> coltivazione e <strong>di</strong> allevamento <strong>di</strong>ffusi<br />

♣ Alle mo<strong>dal</strong>ità e al tenore <strong>di</strong> vita <strong>del</strong> tempo<br />

D) Il formarsi <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

La <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano venne acquistata <strong>dal</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. Salvatore – S. <strong>Giulia</strong> in fasi<br />

successive a partire <strong>dal</strong> 17/11/759. In quella data infatti, alla parte già <strong>di</strong> proprietà, se<br />

ne acquistò un’altra, quella che Gisulfo “strator” aveva lasciato al vescovo <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

Ippolito. Questi con il consenso <strong>di</strong> Rodoara, moglie <strong>del</strong> suddetto funzionario regio e<br />

usufruttuaria dei beni, cede ad Anselperga, badessa <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> bresciano, metà<br />

<strong>del</strong>la <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano ed alcuni beni posti in località Squadretto, nei pressi <strong>di</strong><br />

Castelletto <strong>di</strong> Leno. Con un atto successivo <strong>del</strong> 761, le figlie <strong>di</strong> Gisulfo e Rodoara,<br />

Natalia e Pelagia, in cambio <strong>di</strong> appezzamenti sparsi sul territorio <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> e in varie<br />

località <strong>del</strong>la Lombar<strong>di</strong>a occidentale e Valtellina, cedono ad Anselperga l’altra metà<br />

<strong>del</strong>le <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano, più alcuni beni posti a Regona <strong>di</strong> Seniga. Ulteriori acquisizioni<br />

vennero fatte nel 769 da un certo Stavile, figlio <strong>di</strong> Benigno, “civis Brixiae”; in<br />

5


seguito entrarono a dare ulteriore consistenza al fondo le “curticelle” site ad “Octavo”<br />

a sud <strong>di</strong> Robecco d’Ogli o, e <strong>di</strong> “Cella<strong>di</strong>ca”, <strong>dal</strong>la locazione ancora incerta.<br />

Questionario <strong>di</strong> comprensione <strong>del</strong> testo<br />

1. Di cosa si parla nel testo<br />

2. Come si chiama l’acquirente<br />

3. Come si chiamano e chi sono coloro che vendono<br />

4. Dove si trovano le proprietà cedute<br />

5. In quali date vengono vendute<br />

6. Raccogli in uno schema i dati relativi alle <strong>di</strong>verse acquisizioni<br />

7. Cerca e sottolinea su una cartina le località interessate alla <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano<br />

8. Che cos’è uno “strator”<br />

9. Che cos’è un <strong>monastero</strong> ( Inserire lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> monachesimo)<br />

10. Chi è la badessa<br />

E) Vocabolario. Introduciamo un piccolo glossario <strong>di</strong> termini nuovi per<br />

l’appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> microlinguaggio alla cui base stanno una serie <strong>di</strong> concetti e<br />

conoscenze utili a capire e ad apprendere il lessico <strong>di</strong> tipo storico<br />

I. Strator = Nel me<strong>di</strong>oevo, chi conduceva il cavallo <strong>del</strong> pontefice, aiutandolo a<br />

salire o a scendere, ufficio talvolta svolto da imperatori e re come segno <strong>di</strong><br />

rispetto filiale o riconoscimento <strong>di</strong> superiorità. Nel testo è sinonimo <strong>di</strong><br />

funzionario importante. Gisulfo infatti era funzionario regio presso il<br />

<strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. S. – S. G.<br />

II. Corte = o “curtis” in latino o “curticella”, piccola <strong>corte</strong>. Azienda rurale <strong>di</strong>visa<br />

fra la parte condotta <strong>di</strong>rettamente <strong>dal</strong> proprietario e detta “dominicum”, da<br />

“dominum”, signore, e “massaricium”, insieme dei mansi o az iende conta<strong>di</strong>ne,<br />

gestite in<strong>di</strong>rettamente dai massari, vincolati al pagamento <strong>di</strong> certi censi e alla<br />

prestazione d’opera, “corvèe”, sulla riserva padronale<br />

III.<br />

IV.<br />

Badessa = Superiora <strong>di</strong> un <strong>monastero</strong> autonomo <strong>di</strong> monache<br />

Scario = (<strong>dal</strong> longobardo skario, capitano). Nell’amministrazione <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

regia longobarda, ufficiale minore, alle <strong>di</strong>pendenze <strong>del</strong> gastaldo (funzionario<br />

<strong>del</strong> re), che teneva incorporate sotto <strong>di</strong> sé le schiere ( <strong>dal</strong> franco skara) dei<br />

rustici<br />

V. Moggio = unità <strong>di</strong> misura agraria, usata con valori <strong>di</strong>versi, in varie provincie<br />

italiane. Seguito da specificazione, superficie <strong>di</strong> terra sufficiente per la semina<br />

<strong>di</strong> un moggio <strong>di</strong> grano<br />

VI. Castrato = maschio <strong>del</strong>la pecora<br />

VII. Giumenta = femmina <strong>del</strong>l’asino, <strong>del</strong> mulo o <strong>di</strong> altra bestia da soma; in passato<br />

si intendeva anche la cavalla da sella.<br />

6


VIII. Canovario = Cantiniere, magazziniere<br />

IX. Prebendario = servo <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> privo <strong>di</strong> ogni libertà; erano nutriti e alloggiati<br />

nella casa signorile; oppure casati, cioè collocati in case proprie<br />

X. Manente = colono con l’obbligo <strong>di</strong> rimanere sul fondo agricolo<br />

XI. Livellario = colono legato alla terra da un contratto (libellum), uomo libero<br />

XII. Al<strong>di</strong>o = termine <strong>di</strong> origine germanica: uomo semilibero addetto al trasporto<br />

<strong>del</strong>le merci o al recapito <strong>di</strong> missive<br />

XIII. Caminata = casa col camino adattata per le riunioni o per ospitare i<br />

rappresentanti <strong>del</strong> <strong>monastero</strong><br />

XIV. Sortes = sorti, appezzamenti <strong>di</strong> terra liberi, non casati<br />

XV. Manso = podere, appezzamento <strong>di</strong> terra <strong>del</strong>la “pars massaricia”<br />

XVI. Magister porcarius = personaggio molto importante tra i <strong>di</strong>pendenti <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

con compito <strong>di</strong> sovrintendere alla riproduzione, alla cura <strong>del</strong>le malattie e<br />

all’ingrasso dei maiali<br />

F) Avendo accennato al <strong>monastero</strong> è opportuno introdurre ora un testo relativo alla<br />

storia <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> bresciano, al <strong>monastero</strong> in generale e alla regola benedettina<br />

(testi relativi all’argomento si possono trovare facilmente sui sussi<strong>di</strong>ari)<br />

G) IL MONASTERO DI S.SALVATORE – S.GIULIA: cenni storici<br />

Il <strong>monastero</strong> benedettino femminile <strong>di</strong> S. Salvatore ( <strong>dal</strong> 762 o 763, dopo che vi<br />

verranno traslate le reliquie, si chiamerà anche S. <strong>Giulia</strong>) venne fondato nel 753 da<br />

Ansa e Desiderio, duchi e poi sovrani longobar<strong>di</strong>, su un’area demaniale concessa<br />

<strong>dal</strong>l’allora re Astolfo. I sovrani longobar<strong>di</strong> dotarono il cenobio benedettino,<br />

<strong>monastero</strong> regio, <strong>di</strong> un ricco patrimonio fon<strong>di</strong>ario che si estendeva, oltre che nel<br />

bresciano, in molte zone <strong>del</strong>l’Italia settentrionale, in Emilia, in Toscana e nei ducati<br />

<strong>di</strong> Spoleto e <strong>di</strong> Benevento; a S. Salvatore competevano i <strong>di</strong>ritti sui corsi d’acqua,<br />

strade, porti fluviali e mercati. Dal <strong>monastero</strong> <strong>di</strong>pendeva un’attività d i scambio <strong>di</strong><br />

materiali e merci su largo raggio e <strong>di</strong> produzione. L’intensa vita economica era<br />

strettamente legata al ruolo politico e sociale che il <strong>monastero</strong> ricopriva. La sua<br />

fondazione si collegava ad una linea politica propria dei sovrani longobar<strong>di</strong>, da<br />

Liutprando in poi, <strong>di</strong> appoggio al monachesimo benedettino, che <strong>di</strong>ede origine, tra gli<br />

altri, ai gran<strong>di</strong> monasteri <strong>di</strong> Montecassino, Bobbio e Nonantola e alla loro<br />

aspirazione, negli ultimi decenni <strong>del</strong> regno, a legare a sé la Chiesa romana ed a creare<br />

un sistema economico e <strong>di</strong> potere, nel presentimento <strong>di</strong> uno scontro frontale con i<br />

Franchi.<br />

Dopo che i Longobar<strong>di</strong> furono sconfitti, la Chiesa confermò i privilegi ai monasteri<br />

da essa fondati, ed anche i Franchi ne riconobbero la presenza politica e ne<br />

incrementarono il patrimonio: donazioni successive ampliarono le proprietà <strong>del</strong><br />

convento, facendo <strong>di</strong> S. <strong>Giulia</strong> una forza economica e politica controllata da badesse<br />

il cui potere era ricalcato sul mo<strong>del</strong>lo feu<strong>dal</strong>e.<br />

In età carolingia, come elemento <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> conventi benedettini sparsi nella<br />

penisola e lungo l’arco alpino e collegati con altri centri religiosi <strong>del</strong>la regione<br />

renana, il cenobio svolse anche uno strumento <strong>di</strong> coesione politica fra territori <strong>di</strong>versi<br />

e <strong>di</strong> appoggio ai sovrani. Numerose furono le badesse <strong>di</strong> origine principesca.<br />

7


Anche l’asilo ai viandanti e l’assistenza ai pellegrini rientravano tra le attività <strong>di</strong><br />

S.Salvatore. Presso il <strong>monastero</strong>, tra le attuali vie dei Musei e Piamarta e il vicolo<br />

Fontanone, sorgeva lo xenodochio, uno tra i tanti gestiti <strong>dal</strong>le monache.<br />

Nel corso dei secoli San Salvatore non conobbe mai la decadenza economica, benchè<br />

le proprietà fon<strong>di</strong>arie si concentrassero in un’area più ristretta e venisse<br />

progressivamente perso peso politico. Nel 1790, otto anni prima <strong>del</strong>la soppressione,<br />

l’ amministrazione fon<strong>di</strong>aria registrava, solo sul territorio bresciano, una proprietà <strong>di</strong><br />

600 ettari. ( Da “L’area <strong>di</strong> S. <strong>Giulia</strong>: un itinerario nella storia”).<br />

H) Forniamo ora informazioni relative all’economia curtense, tipica economia<br />

me<strong>di</strong>oevale<br />

La <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano, essendo <strong>di</strong> proprietà <strong>del</strong> <strong>monastero</strong>, era sotto la giuris<strong>di</strong>zione<br />

<strong>del</strong>la sua badessa. I posse<strong>di</strong>menti <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> erano molti e, considerate le<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trasporto e comunicazione <strong>del</strong> periodo, non potevano essere gestiti<br />

<strong>di</strong>rettamente <strong>dal</strong>la proprietaria; pertanto venivano affidati a degli amministratori, detti<br />

“scario”.<br />

A questa figura competeva il compito <strong>di</strong> gestire la “pars dominica” <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> e<br />

tenere i collegamenti tra con il <strong>monastero</strong>. Aveva il compito <strong>di</strong>:<br />

θ Raccogliere dai conta<strong>di</strong>ni i censi in denaro e in natura<br />

θ Coor<strong>di</strong>nare i lavori dei prebendari<br />

θ Distribuire le opere (corvée) che dovevano essere svolte nella pars dominica dai<br />

manenti e livellarii<br />

θ Curare la ven<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la produzione agricola<br />

In cambio riceveva <strong>dal</strong>la badessa una o più “sortes - absentes”, cioè quelle sulle quali<br />

non c’era alcun colono.<br />

Nel lavoro era aiutato dai servi casati e prebendari, il cui mantenimento era a totale<br />

carico <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> e per questo motivo costituiti da un numero sempre esiguo. Se il<br />

loro lavoro non bastava a sod<strong>di</strong>sfare le esigenze d’opera <strong>del</strong>l’azienda, venivano<br />

aiutati da manenti, massari e livellari attraverso le corvée.<br />

Oltre alla “pars dominica” la <strong>corte</strong> era costituita <strong>dal</strong>la “pars massaricia”, affidata in<br />

gestione ai manenti (conta<strong>di</strong>ni liberi o servili), e ai livellari. Questi dovevano alla<br />

proprietà parte <strong>del</strong> raccolto (1/3 dei cereali, ½ <strong>del</strong> vino), una parte <strong>di</strong> tutti i prodotti o<br />

animali allevati, oltre alla prestazione <strong>di</strong> giornate lavorative e <strong>del</strong> denaro. Lo stesso<br />

valeva per i livellari, così chiamati da “libellum”, il libretto su cui era scritto il loro<br />

contratto.<br />

Nella <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano, come emerge <strong>dal</strong> <strong>polittico</strong> <strong>del</strong> <strong>monastero</strong>, c’erano alcuni al<strong>di</strong>i,<br />

che avevano prevalentemente il compito <strong>di</strong> trasportare le merci al <strong>monastero</strong> e curare<br />

lo scambio <strong>del</strong>le missive.<br />

I) Facciamo approfon<strong>di</strong>re il problema <strong>del</strong>la situazione sociale dei servi<br />

Il mondo me<strong>di</strong>oevale era essenzialmente un mondo agricolo, legato alla terra e al suo<br />

sfruttamento onde ricavare il minimo necessario per il proprio sostentamento.<br />

La società, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto lascerebbe supporre un’analisi superficiale, era<br />

molto complessa. Agli allo<strong>di</strong>eri, piccoli e me<strong>di</strong> proprietari, si aggiungevano quei<br />

8


liberi coltivatori che pagavano un canone fon<strong>di</strong>ario al proprietario <strong>del</strong>la terra che<br />

lavoravano. Oltre a questi la massa <strong>di</strong> coloro che erano obbligati a rimanere sul fondo<br />

che lavoravano: rustici, villani, manenti, livellari o come sono stati in altri mo<strong>di</strong><br />

definiti: tutti accomunati <strong>dal</strong>l’impossibilità <strong>di</strong> trasferirsi altrove, lontano <strong>dal</strong>la “gleba”<br />

che coltivavano con il permesso <strong>del</strong> proprietario.<br />

Il vincolo era limitativo anche per i familiari dei servi e si trasmetteva per via<br />

ere<strong>di</strong>taria, non potevano alienare i beni personali, ne concedere una figlia in sposa a<br />

un conta<strong>di</strong>no estraneo alla giuris<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> signore senza il suo permesso.<br />

Col passare <strong>del</strong> tempo allorchè i signori fon<strong>di</strong>ari o proprietari terrieri acquisirono<br />

anche la potestà <strong>di</strong> “bando o banno”, cioè la potestà giuri<strong>di</strong>ca e la facoltà <strong>di</strong><br />

comminare pene, anche i liberi progressivamente persero parte <strong>del</strong>la loro libertà e<br />

vennero assoggettati al volere <strong>del</strong> signore <strong>del</strong> luogo che impose anche a loro tasse e<br />

corvée.<br />

L) Forniamo notizie sulla situazione <strong>del</strong>l’impero al tempo <strong>del</strong>le invasioni barbariche<br />

Quale e quanta fosse stata la <strong>di</strong>struzione seguita alle invasioni barbariche è facile<br />

immaginarlo. L’ambiente era dominato <strong>dal</strong> prevalere <strong>del</strong>la selva incolta, da lande<br />

deserte, lame e palu<strong>di</strong>; rare le eccezioni <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti umani situate là dove<br />

rimanevano i resti <strong>del</strong>le città che avevano costituito il tessuto <strong>del</strong>l’impero romano;<br />

oppure dove sorgevano le ville, i piccoli villaggi e, in seguito, castelli e monasteri.<br />

I Romani con la loro opera secolare avevano costruito circa duemila città. Del tessuto<br />

urbano preesistente, dopo le invasioni, rimanevano solo le rovine.<br />

Invasioni, crisi demografica, pestilenze avevano decimato la popolazione degli<br />

antichi municipi, i benestanti si erano ritirati nelle ville <strong>di</strong> campagna.<br />

Le città avevano perso il loro antico tessuto urbano: dove rimaneva una parvenza <strong>di</strong><br />

autorità civile e/o religiosa si formarono nuove aggregazioni abitative, intorno alla<br />

sede <strong>del</strong> vescovo o <strong>del</strong> signore, che si espansero senza le precise <strong>di</strong>sposizioni<br />

geometriche <strong>del</strong> “cardo e <strong>del</strong> decumano”.<br />

Ma soprattutto le città avevano perso la peculiarità <strong>di</strong> centro sociale, amministrativo,<br />

fiscale, economico. La vita si svolgeva prevalentemente in campagna, nelle unità<br />

rurali, ville o corti, dove la scarsità <strong>del</strong>la produzione obbligava all’isolamento.<br />

Ma se al nord l’inse<strong>di</strong>amento a macchia <strong>di</strong> leopardo rende l’idea <strong>del</strong>la si tuazione, al<br />

sud <strong>del</strong>l’Italia il territorio, più romanizzato e con un clima più mite, meglio si<br />

conciliava alla coltivazione e all’inse<strong>di</strong>amento. L’area da “runcare” si concentrava<br />

intorno ai villaggi e si producevano cereali e legumi; in collina invece<br />

prevalentemente olivi e viti.<br />

M) In questa situazione ambientale nasce e si sviluppa la <strong>corte</strong>. Forniamo agli alunni<br />

informazioni relative alla selva, ambiente dominante nell’Italia e nell’Europa <strong>del</strong><br />

tempo<br />

Il pascolo brado degli animali domestici, maiali al nord e ovini al sud, la caccia alla<br />

selvaggina, la pesca negli stagni e nei fiumi, la raccolta <strong>di</strong> frutti spontanei, <strong>di</strong> bacche<br />

e funghi, il taglio <strong>del</strong>la legna come combustibile o da usare per la costruzione erano<br />

le risorse principali fornite <strong>dal</strong>la zona boschiva molto estesa e che costituiva pertanto<br />

9


un patrimonio <strong>di</strong> importanza fondamentale nell’economia <strong>del</strong> tempo, considerata la<br />

scarsa consistenza <strong>del</strong> patrimonio agricolo coltivo e la ancor minore red<strong>di</strong>tività.<br />

Per la sua importanza anche il bosco <strong>di</strong>venne oggetto <strong>del</strong> contendere e<br />

<strong>del</strong>l’accaparramento <strong>del</strong>le signorie fon<strong>di</strong>arie. Col passare <strong>del</strong> tempo lo sfruttamento<br />

<strong>del</strong>la selva e <strong>del</strong>l’incolto andò soggetto a vincoli sempre più restrittivi e le<br />

concessioni all’uso riservate ai soli signori che vi praticavano la cacci a.<br />

Nell’ottavo secolo, allorchè l’incremento demografico indusse ai primi tentativi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sboscamento e <strong>di</strong>ssodamento, i processi <strong>di</strong> ruralizzazione <strong>del</strong> territorio produrranno<br />

la progressiva riduzione <strong>del</strong>l’ambiente naturale fino all’attuale estesa antropizzaz ione.<br />

N) RILETTURA DEL TESTO DEL POLITTICO RELATIVO ALLA CORTE DI<br />

ALFIANO PER RILEVARE ULTERIORI DATI E IL LORO<br />

APPROFONDIMENTO(“Breviaria de curtibus monasterii” a cura <strong>di</strong> G.Pasquali)<br />

• Invitiamo gli alunni alla rilettura attenta <strong>del</strong> testo dei documenti<br />

• Rispon<strong>di</strong>amo alle domande sulla comprensione dei vocaboli<br />

• Ripren<strong>di</strong>amo il breve glossario già steso con il significato dei termini <strong>di</strong>fficili che<br />

devono essere compresi bene perché ritorneranno frequentemente ne prosieguo <strong>del</strong><br />

lavoro<br />

• Facciamo notare che il testo <strong>del</strong> <strong>polittico</strong>, secondo uno schema preor<strong>di</strong>nato a cura<br />

<strong>del</strong>l’ estensore e rilevabile in tutti i testi relativi alle varie corti, è<br />

approssimativamente sud<strong>di</strong>visibile in tre parti: la cappella, e<strong>di</strong>fici e produzione, i<br />

<strong>di</strong>pendenti e relativi rapporti<br />

• Iniziamo il lavoro <strong>di</strong> analisi <strong>del</strong> testo riassumendo e or<strong>di</strong>nando i termini per<br />

affinità = - e<strong>di</strong>fici: cappella, case, case caminate, cantina, mulino, porto<br />

- aspetti <strong>del</strong> territorio: selva, palu<strong>di</strong>, regone, rive <strong>del</strong> fiume<br />

- aspetti antropici <strong>del</strong> territorio: sorti, selva, prati, vigne, terra arabile<br />

- persone (sud<strong>di</strong>vise per mansioni lavorative): manenti, prebendari,<br />

canevario, maestri nella costruzione <strong>di</strong> muri, case, botti<br />

- prodotti: cereali (grano, segale, orzo, avena)<br />

- legumi<br />

- altri prodotti: latticini, vino, miele, cera, uova<br />

- lana e lino<br />

- foraggio: fieno<br />

- animali da cortile ( polli, oche, anatre, maiali)<br />

- animali da allevamento (maiali, pecore, capre, castrati, mucche,<br />

giovenche, vitelli)<br />

- animali da soma e da tiro: asini, giumenta, cavalli, puledri, puledrini,<br />

buoi<br />

- * sale * denari<br />

P) QUESTIONARIO PER LA PRODUZIONE DI INFERENZE SUI DATI DEL<br />

POLITTICO<br />

Facciamo notare agli alunni le tante curiosità sorte durante il lavoro fin qui svolto.<br />

Ora dobbiamo:<br />

10


(a) riconoscere ciò che già sappiamo e ciò che ricerchiamo<br />

(b) saperci porre e classificare domande<br />

(c) costruire mappe: cioè rilevati i dati classifichiamoli e se ci riusciamo colleghiamo<br />

con le frecce<br />

(d) leggere comprendere <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> testi<br />

(e) in<strong>di</strong>viduare argomenti e informazioni centrali<br />

(f) compilare tabelle e schemi<br />

Rive<strong>di</strong>amo con la conversazione ciò che sappiamo (a) e cominciamo (b) a porci <strong>del</strong>le<br />

domande:<br />

♣ Considerato il tipo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> cosa si tratta<br />

♣ Quanti tipi <strong>di</strong> case Come sono costruite<br />

♣ Perché si paga in denari Non esisteva il baratto<br />

♣ A cosa servivano gli animali da tiro e da soma<br />

♣ Perché ci sono poche mucche e invece tanti maiali Da cosa lo capisci<br />

♣ Come mai nei boschi si allevano tanti maiali<br />

♣ Si parla <strong>di</strong> un porto, <strong>di</strong> navi e <strong>di</strong> sale. E’ possibile Perché<br />

♣ Mulini: dove Come funzionavano<br />

♣ Le persone sono chiamate con nomi che sembrano definirne il lavoro: quale<br />

♣ I <strong>di</strong>pendenti dovevano prestare giornate <strong>di</strong> lavoro: come mai Esistevano contratti<br />

<strong>di</strong> lavoro Quali<br />

♣ Come era sud<strong>di</strong>visa la proprietà<br />

Q) RAPPRESENTAZIONE ICONICA DELLA CORTE<br />

θ Raccogliamo anche immagini relative, oltre che alla <strong>corte</strong>, anche ad e<strong>di</strong>fici,<br />

ambienti, lavori e personaggi<br />

θ Ora che abbiamo una visione chiara <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>, tentiamo <strong>di</strong> rappresentarla<br />

graficamente tenendo conto <strong>del</strong> maggior numero <strong>di</strong> elementi possibile<br />

R) RICERCA PERSONALE<br />

♦ Cerchiamo su testi vari notizie relative a usi e costumi <strong>del</strong>l’epoca (mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vestire,<br />

cibi, musica, attrezzi agricoli, coltivazioni, lavori, e<strong>di</strong>fici, ecc…)<br />

♦ Riassumiamo le notizie in brevi testi<br />

S) Facciamo notare agli alunni che finora abbiamo imparato:<br />

(a) a riconoscere quello che cerchiamo e quello che già sappiamo<br />

(b) a classificare e organizzare le conoscenze e le informazioni<br />

(c) a cercare informazioni nei testi e nelle immagini<br />

(d) ad usare la terminologia specifica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sciplina<br />

Le informazioni finora ricavate non sono tuttavia sufficienti alla produzione<br />

<strong>del</strong>l’ ipertesto. Sarà l’ insegnante tuttavia che le fornirà attraverso la produzione <strong>di</strong> testi<br />

appropriati da dare in analisi agli alunni non senza qualche consiglio:<br />

ϖ in<strong>di</strong>viduare innanzitutto la informazione centrale, senza la quale non si può capire<br />

il testo; quelle secondarie si rilevano in un secondo tempo e si capiscono solo in<br />

riferimento a quella centrale<br />

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ϖ sottolineare o evidenziare i termini car<strong>di</strong>ne<br />

ϖ essere sicuro <strong>di</strong> capire ciò che si sta leggendo<br />

ϖ prendere appunti magari abbreviando parole o usando segni e simboli<br />

ϖ parafrasare (ripetere con parole proprie) ciò che si è imparato<br />

ϖ schematizzare le informazioni, magari dopo aver sud<strong>di</strong>viso il testo in capoversi<br />

ϖ stabilire nessi logici tra le informazioni<br />

ϖ scegliere il tipo <strong>di</strong> testo adatto per la produzione (narrativo, descrittivo,<br />

argomentativo)<br />

DATI FORNITI AGLI ALUNNI PER L’ELABORAZIONE DEL TESTO ( Ve<strong>di</strong> A.<br />

Baronio “Tra corti e fiume: l’Oglio e le “curtes” <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. Salvatore <strong>di</strong><br />

Brescia nei secoli VIII – X” in “Rive e rivali. Il fiume Oglio e il suo territorio” ).<br />

1) Gli e<strong>di</strong>fici:<br />

• Nella <strong>corte</strong> potevano esserci <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici (non tutti, non in tutte le corti)<br />

• CASE = (“casas”) molto semplici, costituite <strong>di</strong> un solo vano nel quale potevano<br />

trovare rifugio sia le persone che gli animali; gli arre<strong>di</strong> erano molto semplici e <strong>di</strong><br />

uso quoti<strong>di</strong>ano: ciotole e sco<strong>del</strong>le, posate <strong>di</strong> legno, anfore, panche, giacigli. Erano<br />

costruite col legno che si trovava nel bosco (“silvis astalareis” come viene<br />

de<strong>di</strong>nito nella “chart a commutationis”, a cui si poteva accedere per il prelievo con<br />

il permesso <strong>del</strong> proprietario) nella loro intelaiatura. Le pareti erano <strong>di</strong> frasche,<br />

paglia e fango. Al centro vi si accendeva il fuoco per cuocere i cibi e il fumo che<br />

si <strong>di</strong>sperdeva nell’aria do veva dare non poco <strong>di</strong>sagio agli abitanti <strong>del</strong>la casa.<br />

Grande era il pericolo <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>. Infatti se le con<strong>di</strong>zioni atmosferiche lo<br />

permettevano, il fuoco era acceso sul limitare <strong>del</strong>la casa.<br />

• CAMINATE = (“caminatas”) un po’ più gran<strong>di</strong> <strong>del</strong>le altre avevano il ca mino in<br />

pietra. Per il resto erano come le altre. Ovviamente questo era un vantaggio<br />

notevole perché si evitava il <strong>di</strong>ffondersi <strong>del</strong> fumo all’interno, si cuocevano i cibi<br />

con maggiore facilità, si poteva riscaldare l’ambiente.<br />

• CAPPELLA = (“cappella”) anche q uesta era una costruzione modesta, dotata <strong>di</strong><br />

uno o più altari (Es.= 3 a Marcaria, 2 a Rivarolo <strong>del</strong> re, 6 a Cicognara). In essa vi<br />

si conservavano gli arre<strong>di</strong> sacri: vesti <strong>di</strong> seta e <strong>di</strong> lino per i celebranti, calici,<br />

patene, corone, turiboli, campane, messali, vangeli, co<strong>di</strong>ci minori. Ad essa si<br />

accompagnava una dotazione fon<strong>di</strong>aria per il mantenimento <strong>del</strong> celebrante, Manca<br />

il crocefisso.<br />

• Solarium = (“solarium”) si tratta <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio particolare con funzioni<br />

<strong>di</strong>rezionali, assimilabili al “palatium”, e<strong>di</strong>ficio d estinato originariamente a<br />

residenza, privo <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, che saranno aggiunte, trasformandolo, in<br />

epoche successive.<br />

2) Allevamento:<br />

2.1 = dei maiali<br />

♦ L’animale conservava ancora le caratteristiche <strong>del</strong> cinghiale da cui derivava<br />

♦ Era allevato in quantità notevole perché rendeva molto come carne e come strutto<br />

12


♦ Era in grado <strong>di</strong> sfruttare al meglio le risorse <strong>del</strong>l’ambiente naturale: erbe, ra<strong>di</strong>ci<br />

ghiande e altri frutti <strong>del</strong>la selva<br />

♦ Allevato allo stato brado da servi e manenti<br />

♦ Nel <strong>polittico</strong> si accenna anche ad un “porcarius” (Rivarolo <strong>del</strong> Re) che aveva il<br />

compito <strong>di</strong> sovrintendere all’allevamento, riproduzione, ingrasso e cura <strong>del</strong>le<br />

malattie<br />

♦ E’ possibile che in alcune corti ci fossero dei recinti destinati a raccogliere gli<br />

animali nel periodo <strong>del</strong>l’ingrasso e p er la concentrazione prima <strong>del</strong>la ven<strong>di</strong>ta<br />

♦ Nel “Capitulare de villis” si in<strong>di</strong>ca il primo giorno <strong>di</strong> settembre come il giorno in<br />

cui si poteva aprire ai maiali il bosco <strong>di</strong> ghiande, non solo per l’ingrasso, ma anche<br />

perché la carne degli animali, nutrendosi <strong>di</strong> queste bacche, <strong>di</strong>ventava più saporita.<br />

♦ L’allevamento <strong>del</strong> suino si faceva prevalentemente nelle foreste <strong>di</strong> querce allo<br />

stato brado. Pertanto, dopo il primo settembre, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> “porcarius”,<br />

gli animali venivano portati nel bosco a pascolare per nutrirsi con foglie, erbe e<br />

ra<strong>di</strong>ci, ma soprattutto con i frutti <strong>del</strong>le querce e <strong>del</strong> faggio, scossi <strong>dal</strong>l’albero<br />

tramite pertiche. E’ ipotizzabile quin<strong>di</strong> una stabulazione fissa nel corso <strong>del</strong>l’anno,<br />

con pascolo controllato dai servi durante il giorno e il ritorno nel recinto alla sera;<br />

durante l’autunno invece bisognava invece condurre gli animali <strong>di</strong> quercia in<br />

quercia dove venivano provvisoriamente custo<strong>di</strong>ti, probabilmente anche in recinti<br />

improvvisati<br />

2.2 Cavalli.<br />

♦ Sembra che nella <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano vi fosse un allevamento <strong>di</strong> cavalli, considerato<br />

che l’estensore <strong>del</strong>l’inventario rileva la presenza <strong>di</strong> uno stallone, 5 puledri non<br />

domati, 20 giumente, 9 puledri piccoli. Gli animali erano destinati, dopo<br />

l’addomesticamento, alla ven<strong>di</strong>ta<br />

2.3 pecore e capre<br />

♦ Ne esistono alcune nelle varie corti, destinate alla produzione <strong>di</strong> carne, latte e lana.<br />

Dalle corti passavano le greggi transumanti che partendo da Barbata, nel<br />

bergamasco, dove erano giunte <strong>dal</strong>l’alpeggio, si muovevano per il pascolo nella<br />

pianura seguendo il corso <strong>del</strong>l'Oglio<br />

2.4 animali da cortile<br />

♦ Polli (uova), oche e anatre erano abituali frequentatori <strong>del</strong>l’aia (“area”) <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

e costituivano un elemento basilare <strong>del</strong>l’alimentazione<br />

2.5 asini e buoi<br />

♦ Erano i trattori <strong>del</strong> tempo. Di grande utilità nel lavoro dei campi per il traino degli<br />

aratri e dei carri, oppure <strong>del</strong>le barche.<br />

♦ Potevano anche essere usati per il trasporto <strong>del</strong>le derrate alimentari da <strong>corte</strong> a<br />

<strong>corte</strong> o verso il <strong>monastero</strong><br />

2.6 Allevamento <strong>del</strong>le mucche:<br />

♣ Non esisteva un allevamento vero e proprio<br />

♣ La quantità limitata era dovuta alla necessità <strong>di</strong> riservare il terreno alla<br />

coltivazione dei cereali anziché al foraggio<br />

♣ I latticini prodotti erano pochi, destinati al consumo imme<strong>di</strong>ato<br />

13


♣ Pochi i vitelli e giovenche, a <strong>di</strong>mostrazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fficoltà ad allevarli (morivano<br />

giovani)<br />

♣ In talune corti vi si poteva trovare un numero <strong>di</strong> mucche superiore al solito perché<br />

lì venivano concentrate per la ven<strong>di</strong>ta (Cicognara)<br />

3) La pesca:<br />

θ Era molto praticata<br />

θ Alcuni prebendari (Campitello) dovevano de<strong>di</strong>carsi a questa attività e il pescato<br />

doveva essere fatto pervenire al <strong>monastero</strong><br />

θ La pesca che era praticata, immaginiamo, con sistemi tra<strong>di</strong>zionali (esche, reti,<br />

nasse, trappole varie), ricevette un incremento sull’onda dei dettami <strong>del</strong>la regola<br />

benedettina, dove si in<strong>di</strong>cava <strong>di</strong> favorire il consumo <strong>del</strong> pesce(magro), anziché la<br />

carne<br />

θ<br />

Non si trovano in<strong>di</strong>cazioni sulle mo<strong>dal</strong>ità <strong>del</strong>la sua conservazione; è <strong>di</strong>fficile<br />

comunque immaginare una soluzione <strong>di</strong>versa da quella <strong>del</strong>la conservazione sotto<br />

sale<br />

4) Il porto:<br />

ϖ Attività red<strong>di</strong>tizia da quanto riportato nell’ inventario<br />

ϖ Affidata ai prebendari probabilmente con mansioni specifiche; infatti questa<br />

attività richiedeva specializzazione, competenza e assunzione <strong>di</strong> responsabilità. Si<br />

può parlare <strong>di</strong> settore terziario <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>. Nella <strong>corte</strong> dove c’era il porto è faci le<br />

immaginare l’esistenza <strong>di</strong> strutture per il ricovero degli animali e <strong>di</strong> stoccaggio dei<br />

prodotti<br />

N.B. = Il sistema curtense <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S. S. – S. G. sull’Oglio è riconducibile<br />

territorialmente a tre porti: <strong>di</strong> Insula, allo sbocco <strong>del</strong>l’Oglio nel Po, <strong>di</strong> Alfiano, in<br />

prossimità <strong>del</strong>la via romana tra BS e CR( e la via Postumia) e <strong>di</strong> Iseo, sul lago<br />

omonimo, <strong>di</strong> cui l’Oglio è immissario e emissario. Da questi appro<strong>di</strong> le derrate<br />

alimentari prendevano la via <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> e dei mercati <strong>del</strong>la città.<br />

5) L’artigianato:<br />

¬ C’erano nelle corti abili artigiani definiti “magistri ad muros et casas et buttes<br />

faciendum”<br />

¬ Il <strong>polittico</strong> parla <strong>di</strong> essi ma lascia solo intendere <strong>di</strong> cosa si occupassero:<br />

costruzione <strong>di</strong> muri, <strong>di</strong> case e <strong>di</strong> botti. E’ possibile che non si limitassero a<br />

svolgere le loro mansioni in un solo luogo ma girassero per le varie corti e<br />

stazionassero perio<strong>di</strong>camente anche presso il <strong>monastero</strong> a BS, qualora fosse<br />

richiesta la loro opera<br />

¬ Difficile ipotizzare la presenza <strong>di</strong> altri artigiani in possesso <strong>di</strong> particolare<br />

competenza, in quanto la vita rurale non richiedeva grande quantità <strong>di</strong> attrezzi ne<br />

elaborati e gli arnesi molto semplici non richiedevano per la loro costruzione una<br />

grande maestria<br />

6) Le coltivazioni:<br />

⎫ Cereali: grano, segale, orzo, avena (ren<strong>di</strong>ta 1 a 2)<br />

⎫ Legumi<br />

⎫ Uva: non ne conosciamo la qualità; è una coltivazione presente in tutte le corti<br />

14


⎫ Lino: nell’inventario si parla <strong>di</strong> “fassios”; è <strong>di</strong>fficile capire se fosse coltivato o la<br />

sua presenza fosse semplicemente dovuta a uno stoccaggio nei magazzini <strong>del</strong>la<br />

<strong>corte</strong>. La quantità è irrisoria ed inoltre, non avendo notizia <strong>del</strong>la presenza in luogo<br />

<strong>di</strong> ginecei, è possibile credere che non fosse coltivato<br />

7) Misure:<br />

• Singolare era il modo <strong>di</strong> misurare l’estensione <strong>del</strong>le selve; infatti non era<br />

l’ampiezza che era in<strong>di</strong>cata ma i maiali che vi si potevano allevare. Così ad<br />

Alfiano si <strong>di</strong>ce che c’era un bosco destinato “ ad saginandum” (ad allevare) 700<br />

maiali. Gli stu<strong>di</strong>osi stimano in un ettaro <strong>di</strong> bosco il quantitativo necessario al<br />

pascolo <strong>di</strong> un animale. Il bosco <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano è quin<strong>di</strong> da considerare<br />

esteso per 700 ettari.<br />

• La terra da “runcare”, da coltivare era misurata con i moggi <strong>del</strong> cereale che vi si<br />

poteva seminare<br />

• Il vino era misurato in anfore; si calcola che un ettaro <strong>di</strong> vigneto rendeva 5 hl <strong>di</strong><br />

vino<br />

8) L’organizzazione s ociale.<br />

♦ Proprietaria <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano era la badessa <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Giulia</strong> in<br />

Brescia. Un personaggio molto importante in quanto rettore <strong>di</strong> un cenobio dotato<br />

<strong>di</strong> lasciti <strong>di</strong> beni personali e <strong>del</strong>lo stato da parte <strong>di</strong> re Desiderio, sua moglie Ansa e<br />

A<strong>del</strong>chi, suo figlio, <strong>di</strong> proprietà estese prevalentemente nel nord Italia, ma non<br />

solo.<br />

♦ Alla badessa erano riservati privilegi non riscontrabili neanche in altri personaggi<br />

pure molto importanti. Sul piano religioso alla badessa infatti era consentito <strong>di</strong><br />

ricevere la confessione, pur non potendo assolvere dai peccati. Aveva <strong>di</strong>ritto, al<br />

pari dei principi, <strong>di</strong> essere accompagnata, nei suoi spostamenti in città, da un<br />

manipolo <strong>di</strong> armati.<br />

♦ Ovviamente non poteva amministrare personalmente tutte le corti. Nominava<br />

quin<strong>di</strong> un suo amministratore detto “scario” con il compito <strong>di</strong> organizzare le<br />

attività agricole, il lavoro dovuto come “corvèe” <strong>dal</strong>la folta schiera dei <strong>di</strong>pendenti,<br />

raccogliere e conservare le derrate alimentari e in<strong>di</strong>rizzarle al <strong>monastero</strong>,<br />

ren<strong>di</strong>contare <strong>del</strong>l’am ministrazione al centro me<strong>di</strong>ante missive.<br />

♦ Il rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza dei servi, liberi o semiliberi, ma comunque vincolati alla<br />

proprietà, era regolato <strong>dal</strong> rapporto feu<strong>dal</strong>e. Come servi <strong>del</strong>la gleba potevano<br />

essere venduti insieme alla <strong>corte</strong>. Dovevano 1/3 <strong>del</strong> raccolto dei campi e ½ <strong>del</strong><br />

vino prodotto nelle vigne, oltre a parte degli animali da cortile e uova. Tutti<br />

dovevano prestare giornate <strong>di</strong> lavoro dette “corvèes” per coltivare la parte<br />

dominicale <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>, le “sorti” (terreni) non assegnate (“absentes”), sistemare<br />

strade o e<strong>di</strong>fici.<br />

♦ Era il proprietario che assegnava al <strong>di</strong>pendente la moglie o concedeva al<br />

<strong>di</strong>pendente il permesso <strong>di</strong> maritarsi fuori dai confini <strong>del</strong>l’azienda. Spesso più<br />

famiglie conta<strong>di</strong>ne consanguinee lavoravano insieme la stessa terra e abitavano la<br />

stessa casa, costituendo una “condoma”.<br />

15


♦ Col passar <strong>del</strong> tempo alcuni dei semiliberi, ma anche manenti e livellari, ottennero<br />

<strong>di</strong> sfruttare l’incolto, <strong>di</strong>ssodandolo e mettendolo a cultura, e <strong>di</strong>venendone spesso<br />

anche proprietari<br />

9) Il commercio<br />

♣ Molto limitato in questo periodo storico. Consisteva essenzialmente nello scambio<br />

(baratto) con prodotti provenienti da altre corti, raramente da fuori il sistema<br />

curtense <strong>del</strong> <strong>monastero</strong>.<br />

♣ Non era favorito <strong>dal</strong>la volontà <strong>di</strong> autosufficienza <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>le corti che<br />

sappiamo estendersi su base interregionale. Le eccedenze ovviamente prendevano<br />

la strada <strong>del</strong> mercato citta<strong>di</strong>no<br />

♣ Limitata anche la circolazione <strong>del</strong>la moneta, comunque <strong>di</strong> molto superiore a<br />

quanto si pensava erroneamente fino a non molti anni fa<br />

♣ Nella <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano la presenza <strong>di</strong> un porto con tre navi e il consistente introito<br />

da esso prodotto sono la prova <strong>del</strong>l’esistenza <strong>di</strong> una consistente<br />

commercializzazione dei prodotti via fiume che qui giungevano (ve<strong>di</strong> il sale) <strong>dal</strong><br />

mare<br />

10) Il territorio: palu<strong>di</strong>, regone, “lacus”<br />

θ Il corso <strong>del</strong> fiume Oglio era allora navigabile <strong>dal</strong> lago d’Iseo fino alla confluenza<br />

col Po.<br />

θ La portata d’acqua <strong>del</strong> fiume era <strong>di</strong> molto superiore all’attuale, favorita <strong>dal</strong>le<br />

piogge abbondanti, allora non sfruttata ne per l’uso industriale ne per l’irrigazione<br />

θ La massa d’ac qua incontrollata, non regolata da alcun argine, trovava sfogo nelle<br />

golene. I materiali trascinati a valle a volte si ammassavano al punto da deviare il<br />

corso <strong>del</strong> fiume che quin<strong>di</strong> non era stabile. Sabbie e ghiaie lasciate <strong>dal</strong>le piene che<br />

a volte invadevano il coltivo, lasciandolo lo rendevano improduttivo e quin<strong>di</strong><br />

bisognava abbandonarlo. Tuttavia, nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> secca, nelle regone molto estese,<br />

crescevano erbacce destinate al pascolo degli animali. Su queste il <strong>monastero</strong><br />

esercitava il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sfruttamento o la concessione <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pascolo a privati<br />

o alle comunità dei villaggi. Gran parte <strong>di</strong> queste erano riservate al pascolo <strong>di</strong><br />

pecore e capre, comprese le greggi transumanti.<br />

θ Dove il terreno argilloso rendeva il terreno impermeabile, negli avallamenti<br />

naturali l’acqua <strong>del</strong> fiume, a cui si aggiungeva quella piovana e quella proveniente<br />

dai fontanili, ristagnava formando palu<strong>di</strong>. La loro esistenza che recava fasti<strong>di</strong>o per<br />

θ<br />

la presenza <strong>di</strong> un’infinità <strong>di</strong> insetti era comunque sfruttata per la pesca.<br />

Nella depressione ancora oggi esistente fra il territorio <strong>di</strong> Pontevico, Alfianello e<br />

Seniga sulla sponda sinistra e <strong>di</strong> Alfiano, Scandolara, fino a Gabbioneta su quella<br />

destra, alcuni stu<strong>di</strong>osi ipotizzano l’esistenza <strong>di</strong> un “lacus” che spiegherebbe la<br />

presenza <strong>del</strong> porto e <strong>del</strong>le tre navi <strong>di</strong> cui si fa cenno nel <strong>polittico</strong>.<br />

11) La selva<br />

Nella “Charta commutationis” si parla <strong>di</strong> selva “fructuosa e infructuosa” o<br />

“pomifera” e <strong>di</strong> una “silva astalarea”. Quin<strong>di</strong>:<br />

ϖ Dell’esistenza <strong>del</strong>la selva<br />

16


ϖ Di un bosco <strong>dal</strong> quale si ricavava legna da ardere e legna da costruzione. La legna<br />

era molto importante ed usata per la produzione <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano come<br />

attrezzi, botti, infissi, recinti, costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici.<br />

ϖ La “pomifera o fructuosa” era quella parte che rendeva spontaneamente frutt i<br />

selvatici e funghi per gli uomini, o frutti per l’alimentazione degli animali allo<br />

stato brado. In essa vi crescevano anche erbe me<strong>di</strong>cinali, usati nella produzione <strong>di</strong><br />

decotti, utili in caso <strong>di</strong> malattie<br />

ϖ L’uso e lo sfruttamento <strong>del</strong>la selva era regolato <strong>dal</strong> proprietario che , oltre a<br />

sod<strong>di</strong>sfare il proprio fabbisogno, lo concedeva al altri in cambio <strong>di</strong> canoni.<br />

ϖ Nei secoli successivi la nobiltà se ne impossessa e ne limita l’uso, riservandolo<br />

alla caccia.<br />

TESTO DEL POLITTICO DEL MONASTERO<br />

DI S. GIULIA ( Tratto <strong>dal</strong> “ Breviaria de curtibus<br />

monasterii” a cura <strong>di</strong> G.Pasquali) redatto negli<br />

anni 879 – 906<br />

In curte Alfiano est capella I, altario I, pallei<br />

sirici II, pannos lineos III, cooporturia III, calix<br />

stagneu(m) I, patena I, corona erea I, turibulu(m)<br />

I, c mpa/na I, misalem I, (evange)l(iu)m I,<br />

co<strong>di</strong>ces minores III; terra harabilis ad<br />

seminandu(m) m(o<strong>di</strong>a) XVIII, pratas ad<br />

carrad(as) III; manentem I, q(ui) redd(it) de<br />

grano mo<strong>di</strong>u(m) / t(er)cium, vinu(m) me<strong>di</strong>u(m),<br />

dena(rio) XXV, pull(os) II, ova X./<br />

In supra<strong>di</strong>cto curte Alfiano casas VI, caminatas<br />

VII, t(e)ra harabilis ad seminand(um) m(o)d(ia)<br />

DCCCC, vinea ad anf(oras) C, prata ad carad(as)<br />

L, silva ad saginandum por(cos) DCC;<br />

p(re)vendarii infra curte XLVIII; cavallo I,<br />

pulletri indomiti V, ium(en)tas XX, min(ores)<br />

VIIII: hoc s(unt) capi(ta) XXXVI;/ asina I, boves<br />

domitos X, iuvenco I, vaccas X, vituli V: hoc<br />

s(unt) cap(ita) VI; por(cos) C, oves CX, kapras<br />

X, aucas XXX, anedes III, pull(os) C; de<br />

frum(ento) m(o<strong>di</strong>a) /CXXX, de seg(a)l(e)<br />

m(o<strong>di</strong>a) DXVI, , de ordeo et avena m(o<strong>di</strong>a)<br />

CXV, de legum(inis) m(o<strong>di</strong>a) X: hoc s(unt)<br />

mod(ia) DCCLXXI; formaticos XL, lana lib(ras)<br />

L, linu(m) fassi/os X, vasa apum XX; molinas<br />

III, inde veniunt de grano m(o)d(ia) LX,; est<br />

portum I, unde veniunt de grano m(o)d(ia)LX;et<br />

de silva m(o<strong>di</strong>a) XII; naves III, inde venit sal<br />

m(o)d(ia) XXX, den(arios) XII; et s(unt) sort(es)<br />

XL, sup(er) quas sedunt manentes XL cu(m) ipso<br />

canevario, et s(unt) de ipsis VIII magistri /ad<br />

muros et casas et buttes faciendu(m); hec e(st)<br />

red<strong>di</strong>t(us) eo(rum): de grano mod(ium)<br />

t(er)ciu(m), vinu(m) m(e)d(ium) et ad fictu(m)<br />

por(cos) XX, b(er)bices XX, pull(os) LXX, de<br />

arg(ento) s(o)l(idos) X /, opera in ebd(omata)<br />

<strong>di</strong>es XC; sor(tes) absent(es) XII, unde venit de<br />

grano m(o)d(ium) t(er)ciu(m); hoc e(st) de supra<br />

nominatis ma(nentibus) et de sortes abs(entes)/<br />

TRADUZIONE<br />

Nella <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano vi è 1 cappella, 1 altare, 2<br />

vesti <strong>di</strong> seta, 3 vesti <strong>di</strong> lino, 1 calice <strong>di</strong> stagno, 1<br />

patena, 1 corona <strong>di</strong> bronzo, 1 turibolo, 1<br />

campana, 1 messale, 1 vangelo, 3 co<strong>di</strong>ci minori;<br />

terra arabile per la semina <strong>di</strong> 18 moggi <strong>di</strong> grano,<br />

prati per 3 carri <strong>di</strong> fieno; 1 manente che rende<br />

1/3 dei moggi <strong>di</strong> grano, la metà <strong>del</strong> vino, 25<br />

denari, 2 polli, 10 uova.<br />

Nella sopraddetta <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano vi sono 6 case,<br />

7 caminate, terra arabile per la semina <strong>di</strong> 900<br />

moggi, vigne per 100 anfore, prati per 50 carri <strong>di</strong><br />

fieno, una selva per nutrire 700 maiali; nella<br />

<strong>corte</strong> vi sono 49 prebendari; 1 cavallo, 5 puledri<br />

selvaggi, 20 giumente, 9 puledrini; 1 asino, 10<br />

buoi addomesticati, 1 giovenca, 10 mucche, 5<br />

vitelli; 100 maiali, 110 pecore, 10 capre, 30<br />

oche, 30 anatre, 100 polli; 130 moggi <strong>di</strong><br />

frumento, 516 moggi <strong>di</strong> segale, 115 moggi <strong>di</strong><br />

orzo e avena, 10 moggi <strong>di</strong> legumi: in tutto sono<br />

771 moggi; 40 latticini, 50 libre <strong>di</strong> lana, 10<br />

“fassios” (fasci o bende) <strong>di</strong> lino, 20 arnie <strong>di</strong> api;<br />

3 mulini da cui provengono 30 moggi <strong>di</strong> grano (1<br />

frantoio che rende 12 libbre d’olio), vi è un porto<br />

che rende 60 moggi <strong>di</strong> grano, 3 navi da cui<br />

provengono 30 moggi <strong>di</strong> sale e 12 denari e <strong>dal</strong><br />

bosco 12 moggi.<br />

Vi sono 40 sorti sulle quali risiedono 40 manenti,<br />

con lo stesso canevario e vi sono fra essi 8<br />

maestri che costruiscono muri e case e botti;<br />

questo è il loro red<strong>di</strong>to: 1/3 dei moggi <strong>di</strong> grano,<br />

la metà <strong>del</strong> vino e, come affitto, 20 maiali, 20<br />

castrati, 70 polli, 10 sol<strong>di</strong> d’argento, 90 giorni <strong>di</strong><br />

lavoro alla settimana; ci sono 12 sorti “absentes”<br />

da cui proviene 1/3 dei moggi <strong>di</strong> grano. Questa è<br />

la somma <strong>di</strong> tutto “ad fictum” dei manenti e <strong>del</strong>le 17<br />

sorti “absentes” sopramenzionati: 102 m oggi <strong>di</strong><br />

grano, 30 moggi <strong>di</strong> sale, 20 maiali, 20 castrati,<br />

74 polli, 370 uova, 12 sol<strong>di</strong> d’argento.


por(cos) XX, b(er)bices XX, pull(os) LXX, de<br />

arg(ento) s(o)l(idos) X /, opera in ebd(omata)<br />

<strong>di</strong>es XC; sor(tes) absent(es) XII, unde venit de<br />

grano m(o)d(ium) t(er)ciu(m); hoc e(st) de supra<br />

nominatis ma(nentibus) et de sortes abs(entes)/<br />

summa insimul ad fictum: de grano m(o)d(ia)<br />

CII, de sale m(o<strong>di</strong>a) XXX, por(cos) XX,<br />

b(er)bices XX, pull(os) LXXIIII, ova CCCLXX,<br />

de ar(gento) sol(idos) XII.<br />

Charta comutationis, 761, settembre 10, Pavia,<br />

“Co<strong>di</strong>ce Diplomatico Longobardo a cura <strong>di</strong><br />

L.Schiapparelli, II. Roma 1933, pag. 81 – 82)<br />

“ Cum me<strong>di</strong>e tate de omnibus rebus ad ipsam<br />

curtem pertinentem tam de massariis vel de<br />

peculiare id est cum omnem e<strong>di</strong>ficia, curte, orto,<br />

area, campis, vineis, pratis, pascuis, silvis<br />

astalereis, rivis atque palu<strong>di</strong>bus simulque et<br />

Rechona cun ripa fluvii, cultum et incultum una<br />

cum pomiferis et infructuosis ut <strong>di</strong>ctum est in<br />

integrum inibi in ipso loco a pre<strong>di</strong>cta curte<br />

pertinere videtur”<br />

La linea <strong>del</strong> tempo<br />

da cui proviene 1/3 dei moggi <strong>di</strong> grano. Questa è<br />

la somma <strong>di</strong> tutto “ad fictum” dei manenti e <strong>del</strong>le<br />

sorti “absentes” sopramenzionati: 102 m oggi <strong>di</strong><br />

grano, 30 moggi <strong>di</strong> sale, 20 maiali, 20 castrati,<br />

74 polli, 370 uova, 12 sol<strong>di</strong> d’argento.<br />

TRADUZIONE<br />

“::Con la metà <strong>di</strong> ogni cosa alla stessa <strong>corte</strong><br />

pertinente tanto <strong>del</strong> massaricio quanto <strong>del</strong><br />

dominico compresi tutti gli e<strong>di</strong>fici, la <strong>corte</strong>, gli<br />

orti, le aie, i campi, le vigne, i prati, i pascoli, le<br />

selve astalaree, le rive e le palu<strong>di</strong> insieme alle<br />

regone con l’argine <strong>del</strong> fiume, il coltivato e<br />

l’incolto insieme con quanto da frutto o è<br />

infruttuoso che si è detto sembra collocarsi in<br />

quel luogo facente parte integralmente <strong>del</strong>la<br />

predetta <strong>corte</strong>..”<br />

568 569 753 759 761 762 – 3 774 879/906<br />

/______/_________/______/_______/_______/_________/___________________/_<br />

ϖ 568 = I Longobar<strong>di</strong> che sono stanziati nella Pannonia (ora Ungheria) si radunano<br />

sotto il comando <strong>di</strong> re Alboino e si preparano a partire par l’invasione <strong>del</strong>l’Italia<br />

ϖ 569 = -“…Unusquisque enim ducuum suam civitatem obtinebat: Zoba Ticinum,<br />

Wallari Bergomum, Alichis Brixia….” ( Paolo Diacono “Historia<br />

Langobardorum”, II, 32 ; a cura <strong>di</strong> E. Bartolini, ed. TEA). Brescia è stata occupata<br />

dai longobar<strong>di</strong> e il suo duca è Alichis<br />

ϖ 753 = Ansa e Desiderio fondano il <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S.Salvatore<br />

ϖ 759 = Il <strong>monastero</strong> <strong>di</strong> S.Salvatore, già in possesso <strong>di</strong> parte <strong>del</strong>la <strong>corte</strong>, acquista<br />

quella che Gisulfo “strator” aveva lasciato al vescovo <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

ϖ 761 = Natalia e Pelagia, figlie <strong>del</strong> suddetto Gisulfo, permutano loro proprietà site<br />

in Alfiano con altre <strong>del</strong> <strong>monastero</strong> site nella Lombar<strong>di</strong>a occidentale e in Valtellina<br />

ϖ 762/3 = Vengono traslate a Brescia le reliquie <strong>di</strong> S.<strong>Giulia</strong>; il <strong>monastero</strong> da ora<br />

prende anche il suo nome<br />

ϖ 769 = Il <strong>monastero</strong> acquista da un certo Stavile, detto “civis Brixiae”, due<br />

“curticelle” site in “Octavo” e a “Cella<strong>di</strong>ca”<br />

ϖ 879/906 = redazione <strong>del</strong> <strong>polittico</strong><br />

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V E R I F I C A<br />

Per le prove <strong>di</strong> verifica seguiamo la “Tassonomia <strong>del</strong> Blum”, servendoci <strong>di</strong> domande.<br />

1) La conoscenza <strong>del</strong>le informazioni (chi, quanti, dove, quando)<br />

• A chi apparteneva la <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano<br />

• Quando e da chi venne acquistata<br />

• In quante parti si <strong>di</strong>videva la <strong>corte</strong><br />

• Quanti tipi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici esistevano<br />

• Quali animali vi si allevavano<br />

• Come erano definiti i servi <strong>del</strong>la gleba<br />

• Cosa dovevano i servi alla proprietà<br />

• Quali erano gli elementi geografici naturali caratteristici <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

2) Comprensione (spiega, presenta, illustra)<br />

♦ Spiega con le tue parole perché si allevavano maiali e non mucche<br />

♦ Presenta con le tue parole i motivi tecnici per i quali i mulini erano costruiti sul<br />

fiume Oglio<br />

♦ Illustra i motivi per cui il <strong>monastero</strong> ha deciso <strong>di</strong> costruire il porto proprio ad<br />

Alfiano<br />

3) Applicazione (classifica, esemplifica, scegli)<br />

♣ Classifica gli elementi <strong>del</strong>l’inventario secondo la tipologia<br />

♣ Fai l’esempio <strong>di</strong> come si poteva costruire una casa nella <strong>corte</strong> <strong>di</strong> Alfiano<br />

♣ Scegli tra i vari tipi <strong>di</strong> selva quella in cui, se tu fossi un abitante <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> tu<br />

andresti a fare la legna o a raccogliere frutti<br />

♣ Fra le abitazioni <strong>del</strong>la <strong>corte</strong> quale sceglieresti per abitarvi Perché<br />

♣ Classifica in or<strong>di</strong>ne ascendente la quantità <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> cereali <strong>del</strong>la <strong>corte</strong><br />

4) Analisi (fattori, vantaggi, svantaggi)<br />

θ Quali fattori hanno reso il fiume navigabile Quali vantaggi ne sono conseguiti<br />

θ Quali vantaggi e svantaggi poteva dare la palude<br />

θ Quali vantaggi ha portato alle comunità <strong>del</strong> tempo l’estesa forestazione<br />

5) Sintesi ( riassumendo spiega)<br />

ϖ Cosa sarebbe successo se invece <strong>di</strong> allevare maiali si fosse deciso <strong>di</strong> allevare<br />

mucche<br />

ϖ A cosa avrebbe portato il taglio in<strong>di</strong>scriminato <strong>del</strong> bosco<br />

ϖ Pensando a come era strutturata una casa <strong>del</strong> tempo prova a pensare e a descrivere<br />

in quali con<strong>di</strong>zioni igieniche si viveva<br />

6) Valutazione ( è opportuno proporre domande su quegli argomenti che<br />

costituiscono la base <strong>del</strong> mutamento storico per introdurre il passaggio all’evento<br />

successivo) ( è importantissima per introdurre il testo <strong>di</strong> tipo argomentativo perché<br />

nell’ alunno incominci a formarsi lo spirito critico)<br />

¬ I rapporti sociali nel periodo <strong>del</strong> feu<strong>dal</strong>esimo secondo te erano improntati al<br />

rispetto <strong>del</strong>la persona e <strong>del</strong>la sua libertà<br />

¬ Cosa si sarebbe potuto fare <strong>dal</strong> punto <strong>di</strong> vista sociale e tecnologico per migliorare<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita <strong>del</strong> tempo<br />

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