il gis dei geositi del friuli venezia giulia - Geologia e Turismo

IL GIS DEI GEOSITI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: UN MODERNO STRUMENTO PER LA
VALORIZZAZIONE, PROTEZIONE E DIVULGAZIONE DEI BENI GEOLOGICI NEL
TERRITORIO
Franco Cucchi (1) , Furio Finocchiaro (1) , Alessio Mereu (1) , Giuseppe Muscio (2) &
Corrado Venturini (3)
(1) Dipartimento di Geoscienze, Università di Trieste, v. E. Weiss, 2, Trieste. cucchi@units.it
(2) Museo Friulano di Storia Naturale, v. Marangoni 39/41, 33100 Udine. Giuseppe.muscio@comune.udine.it
(3) Dipartimento di Scienze delle Terra e Geologico-Ambientali, Università di Bologna, v. Zamboni 67, Bologna.
Corrado.venturini@unibo.it
PAROLE CHIAVE: geositi, Friuli Venezia Giulia
INTRODUZIONE
I geositi sono elementi importanti per definire
l’evoluzione geologica di un territorio in quanto
rappresentano luoghi in cui le tracce dei
processi geologici e geomorfologici che hanno
agito nel tempo sono particolarmente evidenti e
possono essere comprese anche da non
specialisti. I geositi hanno quindi molteplici
valenze: punti chiave per la comprensione
geologica, luoghi da vincolare e proteggere al
pari di biotopi, aree SIC, ZPS, ecc siti da
valorizzare nell’ottica del geoturismo.
IL DB E GLI ASPETTI INFORMATICI
Recentemente la Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia si è dotata di un data base che
riporta un primo ampio elenco dei geositi sul suo
territorio. I dati sono disponibili sia su un archivio
georeferenziato, sia su un volume con una ricca
iconografia, scaricabile dal sito del Servizio
geologico regionale (CUCCHI, FINOCCHIARO e
MUSCIO, 2009). L’archivio GIS segue lo
schema delle schede introdotto dall’APAT (ora
ISPRA), modificato sulla base delle esigenze
dell’Amministrazione regionale. Il volume,
arricchito da più di 500 tra fotografie, disegni e
schemi geologici, illustra le caratteristiche di 184
geositi (fig. 1) e ne consente la localizzazione
sulla cartografia escursionistica scala
1:25.0000.
La banca dati geografica è stata realizzata
utilizzando la suite ArcGIS 9.2 di ESRI. Questo
software consente la creazione di più modelli di
banche dati GIS, sia “Personal” che “Enterprise”.
Si è optato per l’utilizzo del modello “File
geodatabase”, una collezione di Dataset
archiviati in una cartella su file system, che
garantisce migliori prestazioni, può essere usato
localmente senza installazione su server,
consente la validazione topologica dei dati e,
non ultimo, è stato utilizzato in precedenti
progetti elaborati per conto della Regione Friuli
Venezia Giulia
Figura 1 - Distribuzione dei geositi del Friuli Venezia
Giulia.
I geositi sono georeferenziati su CTR scala
1:5.000. L’archiviazione dei dati sui geositi
tramite un Sistema Informativo Territoriale, e non
un semplice database, agevola notevolmente il
processo di analisi sia alfanumerica che
geografica dei dati consentendo di far fronte alle
richieste di estrazione dati, di analisi
particolareggiata in tempi rapidi e di collegare i
dati puntuali agli altri database (geografici,
storici, socio-economici) che descrivono
compiutamente il territorio.
Per implementare ulteriormente la fruibilità di
questi dati il GIS è accessibile anche dal sito
dell’Università
(http://www.disgam.units.it/geositi/), consentendo
un’agevole ricerca dei dati anche a partire da
una base cartografica
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I GEOSITI
Il gruppo di lavoro che ha identificato e
descritto i geositi del Friuli Venezia Giulia
comprende ricercatori delle Università di Trieste,
Bologna e Padova, dei Musei di Storia naturale
di Trieste e di Udine, alcuni liberi professionisti,
ha lavorato in strettissima collaborazione con il
Servizio geologico regionale ed altri Servizi della
regione coinvolti nella gestione del territorio e
nella difesa dell’ambiente.
A partire da un primo elenco di 400 geositi
sono stati identificati, descritti e catalogati 184
geositi, 19 dei quali sono stati classificati di
interesse sovranazionale, 38 di interesse
nazionale e 108 di interesse regionale. Le
valutazioni sono state prese dopo una comune
discussione senza utilizzare parametri
quantitativi. Una sezione particolare è stata
dedicata alle cavità ed alle miniere.
Tra i geositi a valenza sovranazionale
ricordiamo il campanile di val Montanaia (fig.2),
simbolo del Parco delle Dolomiti Friulane, di
recente entrato a far parte del patrimonio
dell’Unesco, la frana del Vajont e la paleofrana di
Vernasso, alcune note località fossilifere che
hanno restituito resti di sauri, rettili e pesci,
alcuni tra gli esempi più significativi del Carsismo
che contraddistingue il territorio regionale, dal
Carso Classico al Gruppo del M. Canin.
Vista la ricchezza dei fenomeni geologici della
regione, l’insieme dei geositi si presta a
molteplici fruizioni che vanno dalla corretta
programmazione della gestione del territorio, a
supporto alla didattica di Scienze della Terra,
all’individuazione di percorsi con forte valenza
geoturistica.
A titolo di esempio Venturini (2010) ha
utilizzato moltissime informazioni sui geositi delle
regione per una descrizione dei processi di
formazione e deformazioni tettonica delle rocce
ed il loro successivo modellamento
geomorfologico, elaborando un testo con un
forte taglio didattico.
Sempre elaborando il database dei geositi
Cucchi, Finocchiaro, Spalletta e Venturini hanno
descritto tre itinerari geoturistici che attraversano
il Carso triestino, le Alpi carniche e tolmezzine e
il parco delle Dolomiti Friulane (Cucchi e
Finocchiaro, 2010 a e b; Venturini e Spalletta,
2010)
La salvaguardia del paesaggio e dei beni
mineralogici e paleontologici ha, in Italia, una
lunga tradizione legislativa, a partire dall’art. 9
della Costituzione.
La Direttiva n. 92/43/CEE (meglio conosciuta
come “Direttiva Habitat”), che rappresenta uno
dei fondamenti della legislazione comunitaria
relativa alla conservazione degli ambienti
Figura 2 - Il campanile di val Montanaia, all'interno del
Parco delle Dolomiti Friulane.
naturali, attribuisce, soprattutto per alcuni habitat
grande importanza agli aspetti della geologia e
della geografia fisica. La direttiva infatti elenca
esplicitamente: “le dune, le torbiere, le paludi, le
grotte marine, i campi di lava, le cavità naturali,
come zone rilevanti per caratteristiche
geologiche particolari o uniche”. A livello
nazionale la Legge n. 394/1991 (Legge quadro
sulle aree protette) tutela “le formazioni fisiche,
geologiche, geomorfologiche che abbiano
rilevante valore naturalistico ed ambientale”
nonché prevede “uno speciale regime di tutela di
singolarità geologiche, di formazioni
paleontologiche e di equilibri idrogeologici”. Il
vigente “Codice dei beni culturali e del
paesaggio” (D.Lgs. n. 42/2004) individua infine i
beni paesaggistici e le aree da tutelare per
legge, riprendendo l’elenco della precedente
“Legge Galasso” e prevedendo anche, qualora
siano da conservare “monumenti geologici rari
ed unici”, una forma di subordinazione della
pianificazione urbanistica rispetto a quella
paesaggistica.
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BIBLIOGRAFIA
CUCCHI F., FINOCCHIARO F., MUSCIO G., a cura di
(2009) - Geositi del Friuli Venezia Giulia. Volume
edito per conto del Servizio geologico della
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 283 pp.,
Udine
CUCCHI F., FINOCCHIARO F. (2010a) – Itinerario 1.
Il Carso “classico presso Trieste. In: AA.VV., 2010.
Via GeoAlpina. Itinerari Italiani: Un'escursione nello
spazio e nel tempo, a cura di Geologia & Turismo,
ISPRA Editore,10-27, Roma.
CUCCHI F., FINOCCHIARO F. (2010b) – Itinerario 3.
Da Sauris al parco delle Dolomiti Friulane. In:
AA.VV., 2010. Via GeoAlpina. Itinerari Italiani:
Un'escursione nello spazio e nel tempo, a cura di
Geologia & Turismo, ISPRA Editore, 52-63, Roma.
VENTURINI C. (2010) - Si forma, si deforma, si
modella. Come il territorio si modifica attraverso il
tempo geologico. Edito dalla Comunità montana
delle Carnia, Museo geologico di Ampezzo, 191 pp.
VENTURINI C., SPALETTA C. (2010) – Itinerario 2.
Da Pramollo al M.Coglians (Alpi carniche). In:
AA.VV., 2010. Via GeoAlpina. Itinerari Italiani:
Un'escursione nello spazio e nel tempo, a cura di
Geologia & Turismo, ISPRA Editore, 28-51, Roma.
Figura 3 - M. Poviz (gruppo del M.Canin). Una
struttura per il rilascio programmato delle valanghe
costruita su un esteso campo solcato.
Rimane comunque aperto il problema delle
protezione dei fenomeni geologici, soprattutto
nei casi, frequenti, in cui i geositi non siano
situati in aree naturali già protette o non si tratti
di fenomeni riconducibili a beni paleontologi,
mineralogici e paesaggistici. (fig. 3). Va infatti
ricordato che, almeno nel territorio delle nostra
regione, il motivo principale che porta alla
protezione di un area rimane la biodiversità, da
ottenere certamente attraverso la conservazione
degli ambienti fisici e degli habitat necessari alla
conservazione della biodiversità stessa.
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