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Studio geotecnico e termico di un impianto geotermico a sonda ...

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1.2 Natura delle risorse geotermiche 7<br />

La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le zone profonde, più calde, e quelle superficiali, più fredde,<br />

dà origine ad <strong>un</strong> flusso <strong>di</strong> calore dall’interno verso l’esterno della Terra, tendente a stabilire<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>un</strong>iformità, con<strong>di</strong>zioni che non saranno mai raggi<strong>un</strong>te. Il flusso <strong>di</strong> calore terrestre<br />

me<strong>di</strong>o è 65 mWm −2 nelle aree continentali e 101 mWm −2 nelle aree oceaniche, con <strong>un</strong>a me<strong>di</strong>a<br />

ponderale globale <strong>di</strong> 87mW m −2 (Pollack et al., 1993). Questi valori sono basati su 24.774<br />

misure eseguite in 20.201 siti, che coprono circa il 62% della superficie terrestre. Il flusso <strong>di</strong><br />

calore delle aree non coperte da misure è stato stimato tenendo conto della <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

<strong>un</strong>ità geologiche. L’analisi dei dati <strong>di</strong> flusso <strong>di</strong> calore terrestre <strong>di</strong> Pollack et al. (1993) è quella<br />

pubblicata più <strong>di</strong> recente. Un data base aggiornato comprendente i valori del flusso <strong>di</strong> calore<br />

delle aree continentali e marine è tuttavia accessibile presso l’University of North Dakota.<br />

L’aumento della temperatura con la profon<strong>di</strong>tà, i vulcani, i geysers, le fumarole, le sorgenti<br />

calde sono manifestazioni tangibili e visibili del calore interno della Terra, ma questo calore<br />

è all’origine <strong>di</strong> fenomeni meno percettibili dagli uomini, ma <strong>di</strong> tale grandezza, che la Terra è<br />

stata paragonata ad <strong>un</strong> enorme motore <strong>termico</strong>. Cercheremo <strong>di</strong> descrivere in modo semplice<br />

questi fenomeni, che rientrano nella teoria della tettonica a zolle, e <strong>di</strong> mostrare quali relazioni<br />

vi sono tra essi e le risorse geotermiche.<br />

Il nostro pianeta è formato dalla crosta, che ha <strong>un</strong>o spessore <strong>di</strong> circa 20-65 km nelle aree continentali<br />

e 5-6 km in quelle oceaniche, dal mantello, spesso approssimativamente 2900 km, e dal<br />

nucleo, che ha <strong>un</strong> raggio <strong>di</strong> circa 3470 km (1.1 ). Le proprietà fisiche e chimiche <strong>di</strong> crosta, mantello<br />

e nucleo variano andando dalla superficie verso l’interno della Terra. L’involucro esterno<br />

del globo, che prende il nome <strong>di</strong> litosfera, è formato dalla crosta e dalla parte più esterna del<br />

mantello. La litosfera, che ha <strong>un</strong>o spessore che va da meno <strong>di</strong> 80 km nelle aree oceaniche a più<br />

<strong>di</strong> 200 km in quelle continentali, si comporta come <strong>un</strong> corpo rigido. Sotto la litosfera si trova<br />

l’astenosfera, formata dalla parte alta del mantello, che, rispetto alla prima, ha <strong>un</strong> comportamento<br />

meno rigido o più plastico. In altre parole, sulla scala geologica, ove i tempi si misurano<br />

in milioni <strong>di</strong> anni, in certi fenomeni l’astenosfera si comporta in modo simile a quello <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

fluido viscoso.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura tra le <strong>di</strong>verse parti dell’astenosfera hanno prodotto moti convettivi<br />

nei materiali che la costituiscono, e, qualche decina <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> anni fa, potrebbero essersi<br />

innescate vere e proprie celle <strong>di</strong> convezione. Il loro lentissimo movimento (pochi centimetri<br />

l’anno) è sostenuto dal calore prodotto in continuazione dal deca<strong>di</strong>mento degli isotopi ra<strong>di</strong>oattivi<br />

e da quello che proviene dalle parti profonde del pianeta. Enormi volumi <strong>di</strong> rocce profonde,<br />

allo stato fuso o semifuso, più calde, meno dense e più leggere dei materiali sovrastanti, risalgono<br />

verso la superficie, mentre le rocce più vicine alla superficie, più fredde, più dense e più<br />

pesanti, tendono a scendere per riscaldarsi e risalire <strong>di</strong> nuovo, con <strong>un</strong> meccanismo che assomiglia<br />

a quello che si instaura in <strong>un</strong>a pentola quando si riscalda dell’acqua.<br />

Nelle zone dove è più sottile, e soprattutto nelle aree oceaniche, la litosfera è spinta verso l’alto<br />

e fratturata dal materiale molto caldo e parzialmente fuso, che risale dall’astenosfera in corrispondenza<br />

dei rami ascendenti delle celle convettive. È questo meccanismo che ha formato,<br />

e tuttora forma, le dorsali, che si estendono per oltre 60.000 km sotto gli oceani, emergendo<br />

in alc<strong>un</strong>e zone (Azzorre, Islanda) e talvolta insinuandosi tra i continenti come nel Mar Rosso.<br />

Una frazione relativamente piccola <strong>di</strong> rocce fuse, che risale dall’astenosfera, emerge dalla<br />

cresta delle dorsali e, a contatto con l’acqua marina, soli<strong>di</strong>fica e forma nuova crosta oceani-

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