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<strong>Campo</strong> de’ <strong>fiori</strong> 23<br />

Come eravamo<br />

IL SOPRANNOME… PRIMA CARTA DI IDENTITA’<br />

Quello che mi accingo<br />

ad intraprendere, cari<br />

lettori è un compito<br />

davvero arduo, perché<br />

i soprannomi di paese,<br />

essendo ormai in disuso,<br />

con le nuove generazioni<br />

rischiano di perdersi.<br />

Oggi, parlando di<br />

di Alessandro Soli<br />

qualcuno, si fa riferimento<br />

al solo cognome anagrafico che<br />

risulta preciso sì, ma freddo e scarno,<br />

rispetto al soprannome, che fino a qualche<br />

anno fa identificava e “marchiava” intere<br />

famiglie che se lo tramandavano per generazioni.<br />

La mia non vuole essere una ricerca<br />

linguistica o dialettale, ma un semplice<br />

ricordare e perché no, valorizzare tali<br />

soprannomi, cercando di spiegare il loro<br />

perché, il loro significato. So che sicuramente<br />

sto correndo il rischio di dimenticare<br />

qualcuno, andrò incontro a critiche e a<br />

malumori, ma sono certo che, specialmente<br />

i più anziani, sorrideranno, ricordando<br />

vecchie famiglie e personaggi tipicamente<br />

civitonici. E i giovani I giovani saranno<br />

presi da curiosità e chiederanno spiegazioni<br />

in merito. I soprannomi propri di Civita<br />

Castellana sono tantissimi, e prima di me<br />

sono stati raccolti e catalogati da molti<br />

miei concittadini, personalmente cercherò<br />

di renderli più accessibili, analizzandoli a<br />

gruppi, evitandone la nuda e cruda elencazione,<br />

insomma mi dovrete “sopportare”<br />

per varie puntate. Voglio partire dai<br />

soprannomi che hanno come desinenza<br />

finale “ino” ecco allora Pallino,<br />

Ciafarino, Racagnino, Bruscolino,<br />

Pecorino, Pizzardino, Gabitino,<br />

Magnavino, Morosino, Biscino,<br />

Straccino, Bortolino, Bacchino,<br />

Guaiolino, Pintolino, Faciolino,<br />

Pennentino, Topino, Moschino,<br />

Burino, Motorino, Bengasino. Con<br />

questo primo gruppo sono arrivato a 22,<br />

mi rendo conto che avrò dimenticato già<br />

qualcuno degli “ino”, allora facciamo un<br />

patto, d’ora in avanti permettetemi<br />

dimenticanze varie e fatemi<br />

analizzare, anche qui senza<br />

offesa, qualcuno dei sopra citati,<br />

quelli più datati come ad<br />

esempio: Bortolino. Era un<br />

vero personaggio qui a Civita<br />

Castellana, un barbone “ante<br />

litteram”, lo ricordo vagamente<br />

perché ero appena bambino, so<br />

per certo dai ricordi ascoltati in<br />

famiglia, che era stato un grande<br />

decoratore di ceramica, specializzato<br />

nel filo-oro, presso la<br />

ceramica Marcantoni, in cui il<br />

fratello, Anselmo Rotella<br />

era dirigente. Poi, con gli anni<br />

intraprese una esistenza<br />

segnata dal bere, e la sua<br />

divenne forse la prima leggenda<br />

metropolitana civitonica. Si<br />

dice infatti (ma era vero), che<br />

la sera, prima che il cimitero<br />

cittadino chiudesse i cancelli,<br />

Bortolino trovava rifugio per la<br />

notte, infilandosi col suo<br />

pastrano in un loculo-fornetto<br />

vuoto, e lì rimaneva fino al<br />

mattino, quando, uscendo di<br />

piedi dal suo giaciglio, terrorizzava<br />

le vedove che di buon<br />

mattino si recavano nel luogo di culto.<br />

Altro personaggio era Cencio de<br />

Bacchino al secolo Vincenzo Dobboloni,(<br />

omonimo, perché nonno, dell’amico<br />

Mastro Cencio) vecchio carrettiere, riconoscibile<br />

dall’ampia fascia nera che gli cingeva<br />

la vita, emblema della sua corporazione<br />

di arti e mestieri, lo vedevi sempre ritto col<br />

suo bastone e il suo cappello, che gli davano<br />

una autorità fiera e antica, sempre sulla<br />

piazza a tramandare gesta fatte di trasporti,<br />

di carretti e di cavalli. Voglio infine<br />

spiegare perché Pizzardino. Era il nomignolo<br />

affibbiato ad uno dei più illustri cittadini<br />

che Civita Castellana abbia avuto: il<br />

senatore e sindaco Enrico Minio (zio acqui-<br />

Civita Castellana - fine anni ‘50- Dobboloni Vincenzo<br />

“Cencio de’ Bacchino” con i suoi familiari<br />

sito, in quanto marito della cugina di mio<br />

padre, Vilma Cardelli). Negli anni della mia<br />

infanzia, credevo che questo soprannome<br />

derivasse dalla sua statura minuta e dal<br />

suo naso aquilino, seppi invece più tardi,<br />

che gli venne tramandato dal padre, che<br />

lavorava in campagna alle dipendenze<br />

della Famiglia Montanari. Sì perché il<br />

padre “de Richetto” veniva incaricato di<br />

“scacciare” le Pizzarde, che erano volatili<br />

voracissimi dei germogli di grano appena<br />

seminato, giù ai piani del Tevere. Quindi<br />

da Pizzarda, o fijo de Pizzarda,<br />

Pizzardino.<br />

continua sul prossimo numero...

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