<strong>il</strong> sogno sudamericano DODICESIMA EDIZIONE new conversations 2007 11/19 MAGGIO
2 Saudade dolce, magica parola Saudade, che potremmo tradurre in nostalgia, ma anche in malinconia, è una parola che noi italiani, e soprattutto noi vicentini, abbiamo ben conosciuto. Quando, migranti agli inizi del secolo scorso, ci siamo lasciati alle spalle le dolci pianure venete per cercar fortuna in sud america, fondando città con <strong>il</strong> nome di Nuova <strong>Vicenza</strong>, per non dimenticare del tutto, o almeno tentare di non dimenticare, quello che la memoria iniziava a seppellire dopo anni di vita in una terra cosi lontana. Accomunati dallo stesso destino, anche se molto più tragico, abbiamo conosciuto gli africani e poi gli olandesi, i tedeschi, i lituani, i croati, i russi, tutti alla ricerca del grande sogno sud americano, che per aspettative, speranze e flusso migratorio, credo abbia di gran lunga superato l'epopea della conquista del grande west americano. E da qui, da questo naturale melting pot, da questa straordinaria miscellanea di popoli, di culture, di modi di concepire l'esistenza e conseguentemente la musica, nasce <strong>il</strong> sound sud americano, in particolar modo quello bras<strong>il</strong>iano, intriso del fado dei conquistatori portoghesi e della ritmica africana. Quest'anno Riccardo ha voluto, con grande sensib<strong>il</strong>ità, dedicare la dodicesima edizione del jazz festival al sogno sudamericano, per ricordarci che i destini, quando sono accomunati da una fatale obbligatorietà, spesso producono straordinari, inaspettati risultati. Mi piacerebbe che <strong>il</strong> sentimento di saudade ci accompagnasse per molto tempo dopo la fine di questo festival. Per noi che lo organizziamo sarebbe <strong>il</strong> più bello dei regali. Luca Trivellato