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Scarica il quaderno - Vicenza Jazz

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Il jazz e la “Spanish Tinge”<br />

Orleans, soprattutto dopo la rivoluzione nell’isola che, <strong>il</strong> primo gennaio<br />

del 1804, portò alla proclamazione della prima repubblica<br />

afroamericana della storia, con la conseguente fuga dei proprietari<br />

terrieri bianchi, ma anche di molti neri, verso la Louisiana. La conseguenza<br />

fu l’arrivo nella città, appena venduta da Napoleone agli<br />

Stati Uniti, di usi e costumi tipici della comunità nera di Haiti, quindi<br />

anche di ritmi di diretta discendenza africana e della religione<br />

vodoo, che fece della Nuova Orleans <strong>il</strong> maggior centro americano<br />

di questa religione sincretica che unisce animismo africano e cattolicesimo<br />

europeo in maniera del tutto originale. L’arrivo degli haitiani<br />

arricchì <strong>il</strong> paesaggio musicale della città e dell’intera regione,<br />

perché la dimensione ritmica dei nuovi venuti era più direttamente<br />

vicina a quella del mondo africano e quindi in parte differente da<br />

quella dei neri e dei creoli residenti nell’area del Mississippi.<br />

A livello generale, la confluenza del complesso mondo ritmico che<br />

dal Messico e i Caraibi si estende per tutto <strong>il</strong> continente, giungendo<br />

sino al Bras<strong>il</strong>e, si avverte sin dall’800, per esempio nella musica<br />

del pianista e compositore Louis-Moreau Gottschalk e nel ragtime<br />

di Scott Joplin, e poi passa in maniera non appariscente nel<br />

jazz, almeno sino a quando non esplode la moda delle orchestre<br />

cubane che infiammano New York nel corso dell’era dello swing.<br />

Comunque, Ellington (ancora lui) precede come al solito i tempi e<br />

incide nel 1936 <strong>il</strong> celebre Caravan, firmato insieme al trombonista<br />

portoricano Juan Tizol, brano famosissimo basato su un ritmo tipicamente<br />

afro e, tra l’altro, coevo a quel Sing, Sing, Sing dell’orchestra<br />

di Benny Goodman in cui <strong>il</strong> batterista Gene Krupa ut<strong>il</strong>izzava<br />

i tom tom con un piglio decisamente africaneggiante.<br />

A tale proposito, del grande Duke occorre sottolineare <strong>il</strong> ruolo centrale<br />

nello sguardo jazzistico al mondo afrolatino, evidenziato in<br />

molteplici opere tra cui Afro-Bossa, la Liberian Suite e la Virgin<br />

Islands Suite. Mario Bauzà, Machito, Tito Puente, Chano Pozo sono<br />

invece i più famosi esponenti della musica afrocubana degli<br />

anni ’40 e sono gli stessi che vissero <strong>il</strong> periodo di incontro con <strong>il</strong><br />

jazz, in particolare con <strong>il</strong> bebop, che ebbe nel trombettista Dizzy<br />

G<strong>il</strong>lespie <strong>il</strong> suo grande traghettatore, anche se fu l’orchestra di<br />

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