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Prof. Emilio Baccarini Alla ricerca del significante. Il sé e il suo futuro

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Abramo è in questa prospettiva esattamente l’opposto; la sua è l’espressione di un’identità<br />

dinamica che abita <strong>il</strong> mondo in maniera totalmente diversa. La storia di Abramo, come si sa, è<br />

raccontata nei capitoli 12-25 <strong>del</strong> libro biblico <strong>del</strong>la Genesi. Queste pagine di straordinaria intensità,<br />

ma anche complessità, sono state lette e interpretate nei modi più diversi nelle diverse epoche e<br />

orizzonti culturali. <strong>Il</strong> personaggio è complesso, non abbiamo notizie fondate sulla sua storicità e<br />

ciononostante è un personaggio ‘realissimo’, poiché a lui, come fondatore <strong>del</strong> monoteismo, si<br />

richiamano le religioni abramitiche 8 , ebraismo, cristianesimo e islam. Letteralmente, la figura di<br />

Abramo attraversa in maniera multipla tutta la tradizione f<strong>il</strong>osofica e religiosa, ma anche artistica e<br />

letteraria, occidentale.<br />

<strong>Il</strong> viaggio <strong>del</strong> patriarca inizia con un imperativo che è anche l’aspetto più r<strong>il</strong>evante,<br />

l’intenzionalità profonda <strong>del</strong> viaggio: «<strong>Il</strong> Signore disse ad Abram: “Vattene dal tuo paese, dalla tua<br />

patria e dalla casa di tuo padre verso <strong>il</strong> paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti<br />

benedirò, renderò grande <strong>il</strong> tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti<br />

benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie <strong>del</strong>la<br />

terra”. Allora Abram partì, come gli aveva ordinato <strong>il</strong> Signore…» (Gn 12, 1-4). Questo inizio mette in<br />

questione la struttura stessa <strong>del</strong> viaggio. Non c’è una meta da raggiungere, almeno non è una meta che<br />

può essere considerata <strong>il</strong> riempimento <strong>del</strong>l’intenzione; non è previsto un ritorno, altra intenzione<br />

vuota. Tutto è orientato verso un <strong>futuro</strong> che si lascia alle spalle un passato che non potrà più essere<br />

recuperato, neppure con la memoria. Lo schema <strong>del</strong> tempo è messo in questione, come vedremo. Ciò<br />

che conta è <strong>il</strong> presente orientato esclusivamente al <strong>futuro</strong>. Questo è <strong>il</strong> carattere fondamentale<br />

<strong>del</strong>l’identità dinamica. Le tappe <strong>del</strong> viaggio di Abramo non hanno nulla di casuale, piuttosto ciascuna<br />

rappresenta un evento <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>lo spazio. L’imprevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> <strong>futuro</strong> non può essere assunta da<br />

nessuno schema pre-dato, occorre soltanto attendere. Per questo mi sembra più opportuno cogliere <strong>il</strong><br />

senso di alcuni gesti di questo viaggio. Uno degli episodi più noti, ma anche più densi di significato è<br />

certamente quello <strong>del</strong>la Querce di Mamre («Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stab<strong>il</strong>irsi<br />

alle querce di Mamre che sono a Ebron e vi costruì un altare al Signore» Gn 13, 18). Qui si celebra<br />

l’ospitalità di Abramo, la capacità di vedere la differenza, farglisi incontro e accoglierla come dono<br />

(cfr Gn 18, 1 e sgg). Nel <strong>suo</strong> viaggio, nella sua condizione nomadica, l’accoglienza <strong>del</strong>l’estraneostraniero<br />

è esattamente corrispondente alla percezione di sé come straniero. In più luoghi questa<br />

convinzione viene ribadita in maniera esplicita. Dopo la distruzione di Sodoma «Abramo levò le tende<br />

di là, dirigendosi nel Negheb, e si stab<strong>il</strong>ì tra Kades e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar» (Gn<br />

20, 1). A Bersabea, è questo <strong>il</strong> luogo <strong>del</strong> sacrificio di Isacco, dopo aver stab<strong>il</strong>ito l’alleanza con<br />

Abimèlech, «Abramo piantò un tamerice a Bersabea, e lì invocò <strong>il</strong> nome <strong>del</strong> Signore, Dio<br />

<strong>del</strong>l’eternità. E fu forestiero per molto tempo nel paese dei F<strong>il</strong>istei» (Gn 21, 33-34). La separazione è<br />

totale, assoluta e irreversib<strong>il</strong>e. Quando si trovava tra i Cananei, Abramo manda <strong>il</strong> <strong>suo</strong> servitore, sotto<br />

giuramento, a cercare «nel mio paese, nella mia patria» una moglie per Isacco: «Gli disse <strong>il</strong> servo: “Se<br />

la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei<br />

uscito?”. Gli rispose Abramo: “Guardati dal ricondurre là mio figlio! <strong>Il</strong> Signore, Dio <strong>del</strong> cielo e Dio<br />

<strong>del</strong>la terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha<br />

giurato: <strong>Alla</strong> tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà <strong>il</strong> <strong>suo</strong> angelo davanti a te, perché<br />

tu posa prendere di là una moglie per <strong>il</strong> mio figlio. Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero<br />

dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là <strong>il</strong> mio figlio”» (Gn 24, 5-8). Dopo l’incontro con<br />

Rebecca, che sarà la sposa di Isacco, <strong>il</strong> servitore racconta la ‘consegna’ ricevuta da Abramo e<br />

aggiunge un passaggio che mi sembra la chiave di volta <strong>del</strong> viaggiare di Abramo. «Io dissi al mio<br />

padrone: “Forse la donna non mi seguirà”. Mi rispose: “<strong>Il</strong> Signore alla cui presenza io cammino,<br />

manderà con te <strong>il</strong> <strong>suo</strong> angelo e darà felice esito al tuo viaggio…”» (Gn 24, 39-40).<br />

Ho intenzionalmente sorvolato sull’episodio più tragico <strong>del</strong> viaggio di Abramo, quello su cui si<br />

è più esercitata la f<strong>il</strong>osofia, la teologia, la letteratura, l’arte, e cioè <strong>il</strong> sacrificio <strong>del</strong> figlio <strong>del</strong>la<br />

promessa Isacco di cui si parla al capitolo 22. La richiesta di Dio oltrepassa i limiti <strong>del</strong>la<br />

comprensione, ma anche in questo caso Abramo cammina alla presenza <strong>del</strong> <strong>suo</strong> Signore, si fida e<br />

questa fiducia, che è <strong>il</strong> senso più vero e profondo <strong>del</strong>la speranza, farà di lui <strong>il</strong> ‘cavaliere <strong>del</strong>la fede’,<br />

8<br />

Un suggestivo ‘resoconto’ <strong>del</strong>la figura di Abramo è <strong>il</strong> libro di A. Ségal, Abraham. Enquête sur un patriarche, Paris 1995.<br />

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