Prof. Emilio Baccarini Alla ricerca del significante. Il sé e il suo futuro
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Cristo e <strong>il</strong> <strong>futuro</strong> <strong>del</strong>l’uomo.<br />
L’utopia <strong>del</strong>la croce: l’identità come sostituzione<br />
In quest’ultima parte ella nostra riflessione mi riferirò allo specifico cristiano che potrebbe<br />
divenire possib<strong>il</strong>ità di definire altrimenti l’identità umana e quindi nuovo paradigma.<br />
Paradossalmente, ma non credo possib<strong>il</strong>e un accesso diverso se non quello <strong>del</strong> paradosso, non ci si<br />
può accostare al kerygma evangelico se non nella sua dimensione di esperienza credente e quindi la<br />
riflessione f<strong>il</strong>osofica si eserciterà più sulle modalità e sul senso di quest’esperienza che non nella<br />
<strong>ricerca</strong> di una giustificazione razionale <strong>del</strong> messaggio stesso 11 . Logos tou staurou, la parola <strong>del</strong>la<br />
croce, quest’espressione di Paolo è di grande potenza, poiché ci conduce dentro una altra modalità <strong>del</strong><br />
pensiero e <strong>del</strong> dire che ha avuto un notevole impatto sulla f<strong>il</strong>osofia e che potremmo chiamarla con<br />
Hegel, l’‘immane potenza <strong>del</strong> negativo’. Una negatività però, che non produce <strong>il</strong> nulla e non si<br />
rovescia dialetticamente, bensì piuttosto opera l’oltrepassamento definitivo <strong>del</strong>la potenza <strong>del</strong> negativo<br />
e <strong>del</strong> male 12 . <strong>Il</strong> sacrificio <strong>del</strong>la croce si colloca al punto terminale in cui la parola <strong>del</strong>la croce acquista<br />
<strong>il</strong> <strong>suo</strong> senso ultimo, dove si manifesta un’altra modalità di dire l’umano e di vedere la ‘gloria di Dio’.<br />
<strong>Il</strong> messaggio <strong>del</strong>l’eu-angelos, <strong>del</strong> buon annuncio, si concentra sulla croce di Cristo. Per trovare <strong>il</strong><br />
senso peculiare <strong>del</strong> sacrificio <strong>del</strong>la croce vorrei richiamare ancora due testi paolini che hanno<br />
esercitato una grande suggestione sulla f<strong>il</strong>osofia e che qui possono introdurci in una diversa direzione<br />
di pensiero.<br />
Per l’avvio <strong>del</strong>le nostre riflessioni sul sacrificio è ut<strong>il</strong>e iniziare dal passo <strong>del</strong>la lettera agli Ebrei<br />
in cui l’autore 13 presenta la novità <strong>del</strong> sacrificio <strong>del</strong> Cristo. Facendo esplicito riferimento ai sacrifici al<br />
tempio e contrapponendogli <strong>il</strong> nuovo sacrificio l’Autore scrive:<br />
“Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non<br />
costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con <strong>il</strong><br />
proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se <strong>il</strong><br />
sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano,<br />
purificandoli nella carne, quanto più <strong>il</strong> sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a<br />
Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire <strong>il</strong> Dio vivente?” (Ebr. 9, 11-14 corsivi miei).<br />
<strong>Il</strong> secondo testo, tratto dalla lettera ai F<strong>il</strong>ippesi e che probab<strong>il</strong>mente costituisce un inno cristologico<br />
precedente allo stesso Paolo, completa e fonda, dal punto di vista ontologico e teologico, quello <strong>del</strong>la<br />
lettera agli Ebrei.<br />
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, <strong>il</strong> quale, pur essendo di natura divina, non considerò<br />
un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso (eauton ekenosen, ipsum exinanivit) assumendo la<br />
11<br />
Nella prima lettera ai Corinzi (1, 18-25) troviamo quelle note e forti parole di Paolo che costituiscono <strong>il</strong> nucleo <strong>del</strong>la<br />
riflessione sull’esperienza cristiana, sulla sua logica paradossale: “La parola <strong>del</strong>la croce infatti è stoltezza per quelli che<br />
vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:<br />
‘Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti’. Dov’è <strong>il</strong> sapiente? Dov’è <strong>il</strong> dotto ? Dove<br />
mai <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché,<br />
infatti, nel disegno sapiente di Dio <strong>il</strong> mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i<br />
credenti con la stoltezza <strong>del</strong>la predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi<br />
predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei<br />
che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli<br />
uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.<br />
12<br />
Su questa connessione si potrebbe aprire una lunga discussione e una <strong>ricerca</strong> che metterebbe al centro la possib<strong>il</strong>ità che<br />
la croce segna di vittoria definitiva sul male. Ha molto riflettuto in questa direzione Luigi Pareyson negli ultimi anni <strong>del</strong>la<br />
sua vita. Si veda di lui Ontologia <strong>del</strong>la libertà. <strong>Il</strong> male e la sofferenza, Torino 1995.<br />
13<br />
Com’è noto, la lettera agli Ebrei, pur mostrando una intrinseca ispirazione paolina, presenta differenze di st<strong>il</strong>e e di lingua<br />
che non consentono l’attribuzione diretta all’apostolo Paolo.<br />
9