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Sarà vero? La norma è in vigore, ma perché<br />
sia efficace è necessario un decreto<br />
attuativo, quello che stabilisce, ad<br />
esempio, le sanzioni per chi non la rispetta.<br />
Del decreto, finora, non c’è<br />
traccia e sul provvedimento aleggia<br />
aria di rinvio. In attesa di capirne di<br />
più, c’è da dire però che il mercato<br />
non se ne sta con le mani in mano.<br />
Quasi tutte le catene di supermercati,<br />
negli ultimi mesi, sono corse ai<br />
ripari per non farsi trovare impreparate<br />
al momento clou. L'Unicoop<br />
di Firenze, prima tra le<br />
catene di grande distribuzione europee,<br />
li ha eliminati da tutti i suoi<br />
punti vendita anticipando leggi<br />
italiane e direttive Ue. I francesi di<br />
Auchan, dopo un primo esperimento<br />
nel bergamasco, sono diventati<br />
“market shopper-free” e<br />
tutti i cinquanta negozi del circuito<br />
italiano offrono ai clienti la<br />
scelta fra il sacchetto in mater-bi<br />
(la pellicola biodegradabile che si<br />
ricava dal mais, dall'olio di girasole,<br />
dalla patata o dagli scarti di<br />
pomodoro), quello di carta o i<br />
contenitori riutilizzabili di plastica<br />
o cartone. Altre catene della<br />
grande distribuzione sono in attesa<br />
degli eventi, ma Crai, Esselunga,<br />
Despar, Carrefour e<br />
Conad offrono già alternative riciclabili<br />
o riutilizzabili allo shopper<br />
di plastica, sapendo che intervenire<br />
sulle abitudini consolidate dei consumatori<br />
non è mai facile.<br />
Inquinano, è vero. Però anche gli ambientalisti<br />
più radicali ammettono che i<br />
sacchetti di plastica sono una delle invenzioni<br />
che maggiormente hanno cambiato<br />
la nostra vita. Il merito va a Walter<br />
Deubner, droghiere di St. Paul, nel Minnesota,<br />
che lo sperimentò nel 1912, allora<br />
in versione cartacea. Oggi, con un<br />
colpo di fustella e uno di termofusione,<br />
da un tubo di polietilene (derivato del petrolio)<br />
nasce un capolavoro di ingegneria<br />
moderna, il prodotto di consumo fabbricato<br />
nel maggior numero di pezzi dalla<br />
rivoluzione industriale in poi. Nel mondo<br />
si producono dai 500 a 1.000 miliardi<br />
di buste di plastica l'anno. In Italia se<br />
ne producono 260 mila tonnellate,<br />
con un consumo mensile di circa 2 miliardi,<br />
ovvero 400 sacchetti a testa in<br />
un anno, un quarto del totale degli<br />
shopper in plastica di tutta l'Unione Europea,<br />
che ne usa 100 miliardi l'anno. Per<br />
fabbricarli consumiamo petrolio come<br />
160 mila automobili, il traffico di una<br />
città. I sacchetti di plastica per la spesa finora<br />
sono stati fatti soprattutto in polietilene<br />
e per produrli si usano energia e<br />
altri elementi chimici. Sono prodotti riciclabili,<br />
ma ciò avviene per poco meno del<br />
30% degli shopper, per smaltire il resto<br />
emettiamo in atmosfera 200 mila tonnellate<br />
di anidride carbonica.<br />
In genere, il loro utilizzo ultimo è quello di<br />
contenitori per altri rifiuti e finiscono<br />
smaltiti negli inceneritori o, peggio, dispersi<br />
nell'ambiente. Nei campi, in<br />
mare, sulle coste si degradano in 10-<br />
20 anni e si dissolvono completamente<br />
in circa 200 anni. Con questi<br />
tempi lunghissimi rischiano di entrare<br />
nella catena alimentare con un carico terribile<br />
per gli ecosistemi, soprattutto quello<br />
marino. Ridurre l'utilizzo di sacchetti di<br />
plastica per la spesa è divenuto dunque<br />
un obbiettivo primario a livello globale. A<br />
partire dal 2002 molti paesi hanno preso<br />
iniziative in tal senso. Perfino in Cina -<br />
dove per descrivere il fenomeno dei sacchetti<br />
di polietilene che inondano le<br />
strade è stato coniato il termine di 'inquinamento<br />
bianco' - sono stati messi al<br />
bando quelli più sottili e ne è stata vietata<br />
la distribuzione gratuita nei supermercati.<br />
La Cina, per produrre il suo fabbisogno di<br />
shopper tradizionali (300 miliardi l'anno),<br />
raffina annualmente 5 milioni di tonnellate<br />
di greggio (37 milioni di barili circa),<br />
gli Usa, per lo stesso scopo, utilizzano 12<br />
milioni di barili di petrolio per fare 100 miliardi<br />
di buste.<br />
Per quanto ci riguarda, in attesa di conforme<br />
o di smentite sul futuro dei sacchetti<br />
di plastica, mettiamone via uno di<br />
ricordo. Si sa mai che un giorno possa diventare<br />
un pezzo di modernariato.<br />
A SUON DI SACCHETTATE<br />
Ricordate la eco-borsa “I’m not a plastic bag” della designer Anya Hindmarch che aveva fatto impazzire<br />
le modaiole di tutte il mondo? Stupito dall’incomprensibile successo di una banale borsa in<br />
cotone dal design minimale, il sito inglese di HolyMoly rispose lanciando una borsa anti-Hindmarch<br />
ovvero la “I AM a plastic bag”. Risultato? Vendite esaurite anche per questo shopper. Il che dimostra<br />
come il numero di donne attente all’ecologia sia pari al numero di quelle che non se ne preoccupano.<br />
Oppure come la moda, in molti casi, possa molto di più dell’attenzione per l’ambiente.<br />
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