QUALITA’ DELLA VITA: SALUTE CHE STRESS, DI GIORN 52 <strong>IMQ</strong> NOTIZIE N. 90
O E PURE DI NOTTE... LO STRESS DI GIORNO È PIÙ FACILE, DI- CEVA BENE LA SIGLA DI “QUELLI DELLA NOTTE”, IL FORTUNATO PROGRAMMA DI RENZO ARBORE DEGLI ANNI OT- TANTA. O MEGLIO: DI NOTTE, DI SOLITO, SI DORME, A MENO DI NON ESSERE TROPPO ANGOSCIATI DAL TERRORE DI NON RIUSCIRE A DISTRICARSI TRA GLI IMPEGNI INCOMBENTI, PERCHÉ A QUEL PUNTO ALLO STRESS SI ACCOMPAGNA PURE L'INSONNIA. SORGE PERCIÒ SPON- TANEA LA DOMANDA: PERCHÉ CI STRESSIAMO? COME MAI IL TRAN TRAN QUOTIDIANO NORMALMENTE GESTIBILE ALL'IMPROVVISO CI DIVENTA UN FAR- DELLO CHE CI TOGLIE PERSINO IL SONNO? DA UN PUNTO DI VISTA ME- DICO, I MOTIVI NON SONO MOLTI, MA GLI EFFETTI SU DI NOI SONO DIVERSI, CONDIZIONATI COM'È NATURALE DAL- L'UNICITÀ DI CIASCUNO. Tanto per cominciare, lo stress può essere di due tipi: acuto e cronico. Secondo la scheda online realizzata da una nota società farmaceutica, il primo “si verifica una volta sola e in un lasso di tempo limitato”. Il secondo, invece, è frutto di uno “stimolo reiterato o di lunga durata”. In sostanza, ci sta che anche soggetti tranquilli, da tutti considerati immuni dall'emotività, improvvisamente accusino il colpo e si facciano vedere nervosi o scarichi, ossia incapaci di reggere a compiti prima svolti in scioltezza. Chi soffre di stress cronico, invece, è soggetto a “stressor”, ossia agenti “pressanti”, che si ripetono periodicamente nel tempo, per cui chi li conosce li ha già bollati molto spesso come nevrotici e da trattare con cautela. Di questo tipo di stress sono spesso vittime, per esempio, le persone che hanno vissuto un divorzio traumatico oppure un grave lutto, soprattutto se le due esperienze hanno lasciato segni ancora evidenti. A dirla tutta, però, i due esempi sono perfetti all'interno della visione “psicologica” dello stress. Nella già citata scheda, infatti, si fa notare che del problema esistono almeno altre due definizioni accreditate dagli addetti ai lavori. Per alcuni di loro, lo stress è uno stimolo interno o esterno, sociale o psichico, in ogni caso nocivo. Per altri è invece la risposta al raggiungimento di “una soglia di allarme” oltre la quale si smarrisce il normale equilibrio psico-fisico, la cosiddetta “omeostasi dell'organismo”, ossia quei processi di regolazione che si attivano nel nostro corpo e che ci permettono di conservare più o meno gli stessi valori (per esempio la temperatura corporea) al mutare delle condizioni esterne in cui ci imbattiamo. Comunque lo si definisca, i disturbi che ci fanno capire che siamo stressati, dicevamo, sono abbastanza precisi. Il mal di testa (scientificamente cefalea) è uno dei più frequenti, seguito dall'orticaria o altre dermatiti, e in altri casi dall'asma bronchiale fino ai più seri disturbi cardiaci. Questi ultimi si verificherebbero purtroppo soprattutto sulle persone che vivono o lavorano in ambienti particolarmente pesanti, soprattutto le grandi città, nel primo caso, e tra chi svolge mestieri di grande responsabilità, nel secondo. Eppure, pur vivendo in grandi città e facendo lavori di grande responsabilità, c'è chi allo stress resiste bene. Come mai? Secondo la tesi medico-scientifica più diffusa (riportata per esempio sul sito www.nienteansia.it nella parte dedicata allo stress), tutto sta nella distinzione tra tipi umani “A” e “B”. I soggetti della prima schiera, di solito, sono molto competitivi, pronti allo scontro e alla polemica. Generalmente mangiano in fretta, pensano altrettanto velocemente e spesso fanno carriera. I tipi “B”, invece, sono poco aggressivi, amano socializzare, non vogliono avere il controllo su tutte le situazioni, mangiano lentamente e di solito non arrivano a occupare posti di comando. È abbastanza intuitivo immaginare quale delle due tipologie rischia di stressarsi di più... Gli “A” non accettano facilmente la sconfitta né sono disposti a fare un passo indietro per lasciare spazio ad altri. Come dantesco contrappasso, subiscono più duramente le conseguenze degli stop forzati, mettendo a rischio la propria capacità di resistenza psico-fisica assai più di quanto non accada ai tipi “B”. Per vincere lo stress, insomma, basterebbe prendere qualche lezione dai tipi “B”, sembrerebbe. Eppure, anche tra questi ultimi lo stress potrebbe ugualmente presentarsi. Perché? Accanto allo stress, c'è un'altra componente da considerare, che gli somiglia ma non gli si sovrappone esattamente. Stiamo parlando dell'ansia, un disturbo che può associarsi a situazioni di stress prolungato, purtroppo verificabili sia per i tipi “A” che per i “B”. Come riconoscere se siamo preda dell'uno e dell'altra? Secondo il già citato portale “Niente ansia.it”, siamo a rischio se, oltre ai disturbi elencati sopra, abbiamo per esempio crisi di pianto, difficoltà di concentrazione, colite, tiroide sballata, difficoltà di parola, senso di noia verso tutto, irritabilità, dolori muscolari e ulcera. La capacità di reagire a ciascuno di questi disturbi è condizionata, certo, dalla gravità con cui i medesimi si sono presentati, ma anche dalla personale resistenza di ogni individuo. C'è chi va avanti anche se capisce di aver superato il limite. Altri, invece, si fermano ai primi accenni di stress. Nell'uno o nell'altro caso, c'è infine una prova fisica che ci darà la certezza se è il caso di mollare un po': quando il surrene, una ghiandola endocrina posta alla base del cervello, secerne troppo cortisolo, siamo particolarmente esposti a stress e ansia. Come capire se l'ormone è impazzito? Basterà un semplice prelievo del sangue, con l'indicazione specifica nell'impegnativa. Prima di andare, però, conviene fare un po' di training autogeno, altrimenti il cortisolo cresce ancora di più. 53