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PROGETTO OPUSCOLO EMERGENZA VIA VENTOTENE ROMA Di ...

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COMUNE DI <strong>ROMA</strong><br />

MUNICIPIO IV <strong>ROMA</strong> MONTESACRO<br />

Progetto “Opuscolo Emergenza via Ventotene” - Roma<br />

Parte sipem<br />

ATTIVAZIONE DELLA SIPEM - Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza<br />

L’esplosione di via Ventotene, avvenuto alle ore 9.20 di<br />

Martedì 27 novembre 2001<br />

configurandosi come evento emergenziale collettivo a media valenza psicotraumatica, ha<br />

costituito una situazione critica rientrante a pieno titolo tra quelle per le quali la Società<br />

Italiana di Psicologia dell'Emergenza - SIPEM Onlus - prevede il proprio coinvolgimento.<br />

Pertanto è intervenuta sul luogo dell’accaduto non appena ne è venuta a conoscenza.<br />

OBIETTIVI DELL’INTERVENTO DELLA “PSICOLOGIA DELL’<strong>EMERGENZA</strong>”<br />

La Psicologia dell’Emergenza si pone l’obiettivo di assistere e supportare psicologicamente<br />

tutte quelle persone, vittime di catastrofi, guerre, terremoti, alluvioni, crimini, abusi<br />

sessuali, maltrattamenti e molestie morali che a seguito di questi eventi traumatici vivono<br />

nel dolore, nella paura, nel tormento, nel disorientamento, nell’impotenza, nell’incapacità di<br />

badare a se stessi e di prendere decisioni per la loro vita. Le Associazioni SIPEM [1] EMDR [2] e<br />

grazie alla preparazione e alla disponibilità dei propri soci, distribuiti su tutto il territorio<br />

nazionale, intendono essere di pronto intervento, di supporto psicologico e di<br />

orientamento per tutti coloro che, travolti dal dolore e dalle molteplici difficoltà, non riescono<br />

a trovare una via di uscita al loro problema e, paralizzati ed incapaci di intraprendere qualsiasi<br />

azione tendono a lasciarsi andare, vivendo nello stress, nell’ansia, nella disperazione e nella<br />

depressione, con il risultato di aumentare così le loro difficoltà sia in ambito lavorativo che<br />

familiare e sociale.<br />

Per far fronte a questo disagio espresso dai cittadini noi<br />

psicologi dell’Emergenza, appartenenti a queste Associazioni,<br />

offriamo la nostra assistenza utilizzando le più avanzate<br />

metodologie di intervento nella gestione dello stress da evento<br />

critico. Si tratta di tecniche quali il counseling individuale e<br />

di gruppo, il defusing, il debriefing, e la tecnica EMDR, tutte<br />

di provenienza NORD-americana ed utilizzate anche recentemente in<br />

occasione degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.<br />

STORICO DELL’ACCADUTO IN <strong>VIA</strong> <strong>VENTOTENE</strong><br />

Alle 9,20 di martedì 27 novembre 2001 in via Ventotene, nel<br />

quartiere romano di Montesacro, una fuga di gas ha prodotto una<br />

devastante esplosione all'altezza del numero civico 32.


Oltre alla maggior parte delle attività commerciali della Via,<br />

cinque palazzine sono risultate pesantemente danneggiate dallo<br />

scoppio. <strong>Di</strong> questi cinque edifici, tre sono stati immediatamente<br />

dichiarati inagibili e sgomberati (numeri civici 32, 18 e 38),<br />

mentre i rimanenti due sgomberati dopo le verifiche da parte dei<br />

Vigili del Fuoco e della “Commissione Verifica Stabili<br />

Pericolanti” (numeri civici 53 e 54).<br />

Il triste bilancio di questo evento ha contato alla fine 8<br />

morti, 40 feriti e 323 nuclei familiari, costretti ad abbandonare<br />

repentinamente le proprie abitazioni per trovare alloggio presso<br />

strutture residenziali messe a disposizione dal IV Municipio di<br />

Roma, oppure presso familiari ed amici.<br />

In tutto sono state coinvolte dall’evento disastroso ben 690<br />

persone.<br />

CRONOLOGIA E NATURA DEGLI EVENTI<br />

Mercoledì 28 novembre 2001<br />

Appena ricevuta la notizia dell’esplosione, il Presidente della Sipem dott. Michele Cusano ha<br />

attivato il team romano di pronto intervento psicologico (nella fattispecie sono intervenuti gli<br />

psicologi dell’emergenza: Tania Lardo, Angelo Napoli, Mario Petea e Anna Orsini. La SIPEM,<br />

mancando ancora nel territorio una consolidata cultura dell'emergenza, prevede l’iniziativa di<br />

attivarsi autonomamente per richiedere l'autorizzazione all'intervento, anche nei casi in cui non<br />

riceva direttamente una richiesta di supporto e coinvolgimento da parte delle Istituzioni.<br />

Giovedì 29 novembre 2001<br />

Il team degli psicologi dell’emergenza si è recato, per un<br />

sopralluogo, presso la parrocchia del SS. Redentore, dove era<br />

stabilita la sede dell’unità di crisi. Sono stati presi contatti<br />

con la Signora Rita Frana, all’epoca segretaria personale del<br />

dott. Benvenuto Salducco, Sindaco del IV Municipio di Roma, che ha<br />

provveduto a presentare e a segnalare l’Associazione al Dott.<br />

Salducco. Subito dopo è stata inoltrata un richiesta scritta alle<br />

autorità municipali (sia al dott. Veltroni, Sindaco di Roma, che<br />

al dott. Salducco) per essere autorizzati ad intervenire. Nel<br />

frattempo sono stati messi in preallarme tutti i membri SIPEM e<br />

EMDR ed i volontari collocati sul territorio nazionale.<br />

Venerdi 30 novembre 2001<br />

La Dott.ssa Tania Lardo, Consigliere della Sipem e socia EMDR è<br />

stata nominata dal dott. Michele Cusano coordinatrice del Team di<br />

supporto psicologico della SIPEM, per realizzare l’intervento<br />

psicologico finalizzato alla prevenzione della cronicizzazione dei<br />

<strong>Di</strong>sturbi Post-traumatici, nella popolazione sottoposta a tale<br />

evento critico.<br />

Il giorno seguente, venerdì 30 novembre, la Dott.ssa Tania Lardo<br />

ha assunto il coordinamento dell’intervento di supporto


psicologico della SIPEM e, dopo avere preso possesso dei locali<br />

forniti allo scopo dal IV Municipio di Roma (nella parrocchia del<br />

SS. Redentore), ha iniziato un lavoro di organizzazione,<br />

pianificazione e programmazione degli interventi, attribuendo<br />

specifici ruoli all’interno della squadra e costituendo diversi<br />

team di lavoro, per poi assegnare compiti, funzioni e<br />

responsabilità al team degli psicologi e dei volontari SIPEM, che<br />

ormai stavano affluendo a Roma da tutte le Regioni.<br />

Durante il primo weekend, sono giunti da tutta Italia gli<br />

specialisti della SIPEM. Con essi, in seguito ad accordi di<br />

partnership, sono anche arrivati a Roma i membri dell’Associazione<br />

per l’EMDR in Italia - psicoterapeuti specializzati nel campo<br />

della psicotraumatologia, ed esperti di tecniche di emergenza<br />

quali: defusing, debriefing e EMDR. Tali tecniche sono utilizzate<br />

da molti anni in Nord America e sono state ad esempio utilizzate<br />

con la popolazione colpita dall’evento del crollo delle Torri<br />

gemelle, a New York. All’interno dell’Associazione per l’EMDR in<br />

Italia il Presidente Dott.ssa Isabel Fernandez ha nominato la<br />

Dott.ssa Annamaria De <strong>Di</strong>vitiis - Consigliere EMDR e socia SIPEM –<br />

per coordinare il gruppo degli specialisti “EMDR”.<br />

L'INTERVENTO OPERATIVO DELLA SIPEM ONLUS<br />

Appena ricevuta l’autorizzazione ad operare da parte delle autorità municipali, il lavoro è stato<br />

quindi affidato alla SIPEM che ha rapidamente costituito molteplici squadre di intervento, che sono<br />

intervenute rapidamente e simultaneamente.<br />

‣ Una prima squadra aveva il compito di occuparsi delle persone che spontaneamente<br />

si presentavano con richieste di assistenza e supporto psicologico, compilavano una<br />

sorta di “cartella clinica”, raccoglievano i bisogni delle persone ed offrivano<br />

orientamento, consulenza e supporto psicologico;<br />

‣ un secondo gruppo aveva il compito di acquisire ogni<br />

possibile informazione necessaria al lavoro degli operatori<br />

sul campo: giravano nel quartiere raccogliendo<br />

informazioni, osservavano ed esaminavano il contesto<br />

sociale, raccoglievano articoli di giornale, erano in<br />

contatto costante con l’unità di crisi, etc.;<br />

‣ un altro team aveva l’incombenza di procurarsi gli<br />

strumenti di lavoro indispensabili per operare in loco<br />

(telefono, fax, materiale di cancelleria, badge, computer,<br />

stampante, scanner, fotocopiatrice etc.) utili per produrre<br />

documentazione a carattere divulgativo etc.);<br />

‣ altri ancora avevano il compito di promuovere e divulgare<br />

l’esistenza del nostro sportello di ascolto ed accoglienza<br />

- attivo per circa tre settimane - presso il SS. Redentore<br />

e, quindi, sviluppava attività informativa: in concreto<br />

metteva a conoscenza della popolazione colpita la<br />

disponibilità data da un gruppo di professionisti(SIPEM e<br />

EMDR), ad offrire consulenza psicologica gratuita ed uno<br />

specifico lavoro sul trauma e sulle conseguenze<br />

abitualmente seguenti all'esposizione ad eventi traumatici;


‣ alcuni professionisti si sono occupati del supporto<br />

psicologico per i casi più urgenti e gravi (i parenti più<br />

stretti delle vittime) e per dare supporto alle vittime in<br />

ospedale;<br />

‣ infine, altri operatori raccoglievano la lista dei<br />

nominativi delle persone che intendevano partecipare ad<br />

incontri individuali o di gruppo (per lavorare con tecniche<br />

specifiche utilizzate nell’emergenza quali: defusing,<br />

debriefing, EMDR etc.), suddividevano i partecipanti in<br />

gruppi omogenei e programmavano gli interventi psicologici<br />

individuali e di gruppo, per il fine settimana.<br />

In un primo momento, l’interazione con i soggetti interessati dall’evento non è risultata<br />

particolarmente forte: in pratica, non si rivolgevano spontaneamente agli operatori, in quanto<br />

la cultura dell’emergenza non era ancora un bagaglio culturale acquisito. E’ apparso subito<br />

evidente che bisognava avviare una forte azione di promozione dell’esistenza degli psicologi<br />

dell’emergenza: i team di informazione si sono resi indispensabili per conseguire questo<br />

obiettivo. Con comunicazioni mirate, capillarmente distribuite ed affisse, è infatti iniziata<br />

l’attività di informazione e comunicazione (vedi, nelle pagine che seguono, la sequenza delle<br />

locandine via via predisposte e distribuite alla popolazione.<br />

Pochi, infatti, tra i cittadini coinvolti erano al corrente<br />

delle opportunità offerte loro da SIPEM e dall’EMDR. Il lavoro di<br />

informazione e comunicazione è diventato, quindi, di basilare<br />

importanza fin dai primi giorni ed è servito a rassicurare la<br />

popolazione che non era sola a gestire il momento difficile e<br />

doloroso e poteva disporre di aiuti, assistenza e supporto.<br />

La SIPEM, sulla base dei tabulati forniti dall’unità di crisi,<br />

ha potuto individuare e contattare tempestivamente i cittadini che<br />

riteneva, presumibilmente, più in difficoltà dal punto di vista<br />

psicologico.<br />

Parallelamente squadre di volontari SIPEM e EMDR hanno battuto giornalmente il quartiere, dal<br />

mercato rionale e le strade adiacenti al luogo dell’esplosione, fino alle scuole offrendo, ove<br />

necessario, supporto psicologico a chi ne faceva richiesta.<br />

Nei luoghi di maggiore afflusso di persone sono state prima predisposte e, infine, affisse le<br />

locandine che informavano dell’esistenza dello sportello di supporto psicologico. Inoltre sono<br />

state condotte visite in ospedale e a domicilio, sia nelle case ancora agibili che negli alberghi e<br />

nei residence in cui erano alloggiati i cittadini colpiti.<br />

Infine, sono state contattate molte persone telefonicamente per<br />

segnalare la presenza dello sportello e dell’aiuto messo a loro<br />

disposizione; in taluni casi si sono raggiunte alcune famiglie<br />

colpite dall’evento lasciando nella loro buca della posta (o al<br />

portiere del residence/albergo) volantini e lettere con allegato<br />

un “opuscolo di sostegno”, da utilizzare in situazioni di<br />

emergenza, rivolto a chi non è stato possibile contattare<br />

telefonicamente o di persona.<br />

OBIETTIVI DELL’INTERVENTO


L’intervento di psicologia dell'emergenza si è prefisso i seguenti obiettivi:<br />

1) Assistere i parenti delle vittime nel processo psicologico<br />

del lutto.<br />

2) Intervenire per alleviare le sofferenza psicologiche in atto.<br />

3) Favorire la ripresa dell’equilibrio psicologico preesistente<br />

al disastro.<br />

4) Normalizzare e legittimare le reazioni psicologiche di stress<br />

dei cittadini coinvolti, recuperando in loro un adeguato<br />

senso di adeguatezza e di sicurezza di sé.<br />

5) Procedere alla raccolta e all’analisi dei bisogni psichici<br />

post-traumatici.<br />

6) Prevenire la strutturazione di problematiche psicologiche nel<br />

medio e lungo termine.<br />

7) Avviare una “rete” di sostegno che si facesse carico<br />

dell’intervento sia nella fase di emergenza che di postemergenza.<br />

DESTINATARI DELL’INTERVENTO<br />

Complessivamente i destinatari dell’intervento sono stati:<br />

1) I familiari delle vittime.<br />

2) I feriti e le persone estratte dalle macerie, anche se<br />

fisicamente illese.<br />

3) Gli anziani.<br />

4) I bambini<br />

5) I soggetti che avevano già sofferto di problemi psicologici.<br />

6) I soccorritori (sempre esposti al pericolo di una<br />

traumatizzazione secondaria).<br />

7) Infine, chiunque fosse coinvolto anche indirettamente<br />

nell’evento e facesse domanda di supporto psicologico.<br />

LA CREAZIONE DELLA “RETE” a disposizione della popolazione colpita<br />

La “rete” di supporto ed assistenza è stata costituita da cinque soggetti:<br />

1) Il IV Municipio di Roma con il sindaco Benvenuto Salducco,<br />

che ha organizzato l’unità di crisi e ha fornito a SIPEM e<br />

EMDR tutta la struttura, compreso il computer, il fax, la<br />

fotocopiatrice e il materiale per la creazione degli opuscoli<br />

dei volantini e delle locandine.<br />

2) Il parroco Don Gaetano, che ha messo a disposizione le<br />

strutture e i locali della parrocchia del SS. Redentore,<br />

oltre a un manipolo di preziosissimi volontari attivi h 24.


3) L’Asl RM/A, è intervenuta repentinamente organizzando visite<br />

e prescrizioni medico-psichiatriche, oltre ad aver subito<br />

attivato una roulotte con la distribuzione di farmaci e<br />

consulenza medica.<br />

4) L’Università Pontificia Salesiana ha messo a disposizione,<br />

nel post-emergenza, la sua sede a Montesacro ed i suoi<br />

tirocinanti psicologi, attivando così il Centro d’ascolto<br />

ASL-UPS-SIPEM, per i cittadini colpiti dall’evento.<br />

5) La struttura e i volontari SIPEM e EMDR, hanno condotto il lavoro di assistenza e<br />

supporto psicologico e di terapia psicotraumatologica, essenzialmente nella fase<br />

dell’emergenza.<br />

La “rete” attivatasi fin dai primi giorni, ha operato subito sinergicamente, stabilendo un<br />

rapporto di fiducia e di massimo rispetto per le competenze e le responsabilità di ognuno.<br />

Anche la comunicazione e l’integrazione tra i componenti della “rete” hanno permesso di<br />

lavorare in sintonia e nelle condizioni migliori, per far convergere l’energia e l’impegno dei<br />

professionisti, sull’intervento da destinare alle vittime.<br />

LE FASI DELL’INTERVENTO<br />

Normalmente, un intervento psicologico di emergenza è strutturato in tre diverse fasi:<br />

1) Emergenza: la SIPEM mobilita tutte le sue risorse e, laddove<br />

necessario, si assume il maggiore onere dell’intervento.<br />

2) Post-emergenza: man mano che le Istituzioni si affiancano<br />

alla SIPEM nel supporto psicologico, viene progressivamente<br />

ridotta la sua presenza sul campo.<br />

3) Follow up: è previsto un regolare monitoraggio delle<br />

condizioni dei cittadini coinvolti nell'emergenza, nel corso<br />

dei mesi a seguire (a tre e a sei mesi, per poi ripetersi a<br />

uno e a due anni dopo l’evento).<br />

Nel quadro di una operazione congiunta, e con riferimento alla<br />

“rete” di assistenza e supporto la SIPEM, in collaborazione con<br />

l’Associazione EMDR, si è limitata ad operare principalmente nella<br />

prima fase, quella dell’emergenza, mentre l’ASL RM/A si è fatta<br />

carico in particolare delle altre due fasi.<br />

IL MODELLO TEORICO DI RIFERIMENTO E LE TECNICHE UTILIZZATE<br />

I modelli teorici a cui la SIPEM Onlus fa riferimento nei suoi interventi di emergenza sono<br />

sostanzialmente due:<br />

1. Il Critical Incident Stress Management (CISM) creato da<br />

Gorge S. Everly e Jeffrey T.Mitchell e riconosciuto<br />

dall’ONU.<br />

2. Il Crisis Intervention Program (CIP) formalizzato dal<br />

National Institute of Mental Health ed adottato dal governo<br />

federale americano in caso di catastrofe.<br />

Per la conduzione dell’intervento, SIPEM e EMDR hanno<br />

utilizzato numerose tecniche sia individuali che di gruppo, la cui<br />

natura spaziava dagli interventi psicoeducazionali agli interventi<br />

EMDR, passando per defusing, debriefing, colloqui strutturati,


tecniche di rilassamento e antistress, counseling. Molti dei<br />

colloqui sono stati fatti in modo informale nei bar, per strada,<br />

nella mensa etc. ed hanno permesso alla popolazione di entrare in<br />

contatto con la squadra dei soccorritori a cui gradualmente e nel<br />

tempo si sono rivolti per ricevere supporto.<br />

Terapie individuali:<br />

<strong>Di</strong> sostegno, di counseling, di crisi e sedute di EMDR (50<br />

interventi). Le sedute di EMDR sono state condotte con le persone<br />

che presentavano sintomi di intrusività (immagini, aspetti<br />

sensoriali come l’odore di gas, etc.) ed erano mirate alla<br />

risoluzione degli aspetti clinici nei soggetti che presentavano<br />

disturbi post-traumatici.<br />

Terapie di gruppo:<br />

Gruppi dedicati all’applicazione di tecniche di debriefing (4 gruppi, 10-12 soggetti trattati<br />

ciascuno), di tecniche antistress e di rilassamento (2 gruppi, 15 soggetti trattati ciascuno).<br />

Inoltre sono state fatte riunioni quotidiane (briefing e<br />

debriefing) con gli operatori SIPEM e EMDR e riunioni con i<br />

rappresentanti delle autorità municipali. Non sono mancate<br />

riunioni congiunte tra i soggetti della “rete” ed i cittadini (in<br />

media ciò è avvenuto 1 volta a settimana per circa 2 mesi).<br />

Gli interventi di sostegno e quelli di psicoterapia (a seguito degli esiti post-traumatici) si sono<br />

svolti sia negli ambienti destinati al supporto psicologico, sia a casa degli stessi utenti, sia negli<br />

ospedali presso cui i pazienti erano ricoverati.<br />

Mirati alla facilitazione dell’elaborazione emozionale e<br />

cognitiva dell’evento, sono stati effettuati sia su soggetti<br />

singoli che su gruppi di persone, sempre in modo tale da<br />

sviluppare e migliorare le capacità adattive dei pazienti.<br />

LA SINTOMATOLOGIA RILEVATA NELLA POPOLAZIONE<br />

I sintomi (relative alla fase di diniego) più comuni e frequenti nella popolazione sono state<br />

le seguenti:<br />

‣ Torpore.<br />

‣ Ottundimento emotivo.<br />

‣ Sensazione di irrealtà.<br />

‣ Inerzia e isolamento sociale.<br />

‣ Depressione e anedonia.<br />

‣ Iperattività.<br />

‣ Fantasticherie eccessive.<br />

‣ Amnesie.<br />

‣ Insonnia o Ipersonnia.<br />

In molti casi è emerso nelle persone coinvolte dall’evento il senso di colpa,<br />

l’impotenza, la colpa di vivere, la rabbia e la paura associate all’esperienza<br />

traumatica.<br />

Inoltre è risultata comune nella popolazione colpita, come in realtà si osserva in quasi<br />

tutte le tipologie di eventi catasfrofici, la seguente sintomatologia (relativa alla fase di<br />

intrusione):<br />

‣ Emozioni disturbanti e pensieri intrusivi ricorrenti.


‣ Incubi/sogni angosciosi.<br />

‣ Illusioni e allucinazioni.<br />

‣ Reazioni eccessive di allarme per stimoli improvvisi.<br />

‣ Ipervigilanza.<br />

‣ <strong>Di</strong>fficoltà di memoria e di concentrazione.<br />

Le sindromi, e i singoli sintomi e segni di cui i pazienti non si lamentavano primariamente, ma<br />

che l’intervento ha ugualmente evidenziato, sono stati principalmente:<br />

1) Condotte di evitamento (riguardo a luoghi, oggetti e situazioni in grado di rievocare le<br />

esperienze traumatiche).<br />

2) Negazione dell’accaduto.<br />

3) Regressione verso comportamenti infantili.<br />

4) <strong>Di</strong>pendenza eccessiva e acritica dalle figure dotate di autorità.<br />

5) Ipereccitazione(fino alla temporanea ipomania).<br />

6) Episodi di temporanea depersonalizzazione.<br />

7) Sintomi psicosomatici.<br />

8) Sintomi di intrusività (in particolare incubi, rimuginazione e immagini ripetitive degli<br />

eventi).<br />

CONCLUSIONE DELLA FASE DI <strong>EMERGENZA</strong><br />

La fase di emergenza, e quindi l'intervento diretto da SIPEM e EMDR assieme alla “rete” si è<br />

conclusa con un pranzo di Natale organizzato da Don Gaetano nei locali della Parrocchia, e<br />

consumato assieme agli abitanti delle palazzine coinvolte nell'esplosione. Al pranzo hanno<br />

partecipato il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, il Presidente del IV° Municipio, Prof. Benvenuto<br />

Salducco, altre autorità politiche che hanno aderito all'iniziativa, l'Asl RM/A nelle persone del<br />

Dr. Mauro Raffaeli e del Dr. Mario Ardizzone, e quasi tutti gli operatori e i volontari SIPEM e<br />

EMDR che hanno collaborato all’intervento.<br />

In tale occasione si è ribadita la volontà di tutti gli attori<br />

della “rete” di continuare a seguire la delicata fase di<br />

“ricostruzione”, quella definita da noi come post-emergenza. In<br />

tale fase la SIPEM e EMDR ha ridotto la sua attività (per la quale<br />

è chiamata ad intervenire) ed ha "passato il testimone" agli<br />

operatori della ASL RM/A. Anche nel post-emergenza si è avuta la<br />

collaborazione della Dott.ssa Lardo che ha continuato a mantenere<br />

i rapporti con le Istituzioni e con i cittadini. Con lei ha<br />

collaborato la Dott.ssa Isabella Cinquegrana, socia Sipem e<br />

specializzanda dell’UPS, che ha garantito la presenza attiva,<br />

all’interno della “rete”, fornendo un costante servizio di<br />

assistenza e supporto psicologico, presso il centro di ascolto<br />

dell’Ateneo Salesiano.<br />

IL TEAM DEI VOLONTARI E PSICOLOGI DELL’<strong>EMERGENZA</strong><br />

All'intervento hanno partecipato - nella fase di emergenza - in<br />

prima persona il Presidente della SIPEM, Michele Cusano e il<br />

Presidente dell’Associazione per l'EMDR in Italia, Isabel<br />

Fernandez. Il compito di coordinatrice generale è stato rivestito<br />

da Tania Lardo, consigliere SIPEM e socia EMDR.<br />

I responsabili di turno succedutisi nel corso dell'intervento sono stati, in ordine alfabetico:<br />

o Ciro Aurigemma (SIPEM)<br />

o Isabella Cinquegrana (SIPEM)


o Anna Maria De <strong>Di</strong>vitiis (SIPEM/EMDR)<br />

o Claudio Mochi (SIPEM/EMDR)<br />

o Angelo Napoli (SIPEM)<br />

o Anna Orsini (SIPEM)<br />

o Mario Petea (SIPEM)<br />

o Alessia Ranieri (SIPEM)<br />

o Maria Magdalena Schlett (SIPEM)<br />

o Mario Troiano (SIPEM/EMDR)<br />

o Luca Trugenberger (SIPEM/EMDR)<br />

Gli operatori e i volontari che hanno partecipato all'intervento per l’assistenza ed il supporto<br />

psicologico sono stati, in ordine alfabetico:<br />

o Giancarlo Bianco (tirocinante ASL RM/A)<br />

o Marta Borrelli (SIPEM)<br />

o Rosaura Brunetti (EMDR)<br />

o Corrado Calvano (SIPEM)<br />

o Katia Carlini (SIPEM)<br />

o Rosanna Ceccarelli (EMDR)<br />

o Maurizio Contatore (volontario)<br />

o Anna Doriani (SIPEM)<br />

o Nuriel Fransusa (EMDR)<br />

o Antonella Grassitelli (SIPEM)<br />

o Sole Lancia (volontaria)<br />

o Monica Longoni (SIPEM)<br />

o Bruna Maccarrone (EMDR)<br />

o Simona Magazzù (SIPEM)<br />

o Riccardo Malafronte (SIPEM)<br />

o Stefania Marini (SIPEM)


o Andrea Menilli (volontario)<br />

o Caterina Nisticò (EMDR)<br />

o Antonella Pacini (SIPEM)<br />

o Amelia Perugia (SIPEM)<br />

o Mauro Raffaeli (ASL RM/A)<br />

o Piero Righelli (EMDR)<br />

o Piera Spannocchi (EMDR)<br />

o Rossella Sterpone (EMDR)<br />

o Anna Rita Verardo (EMDR)<br />

o Paola Zotti (EMDR)<br />

o Franklin Vargas (volontario)<br />

Numerosi volontari del Centro “GB Scalabrini” della Parrocchia<br />

SS. Redentore di Roma<br />

Il dott. Salducco ringrazia tutti gli operatori della<br />

SIPEM/EMDR, della ASL RM/A, della UPS, del IV Municipio di Roma, e<br />

del SS. Redentore di Roma, senza i quali sarebbe stato possibile<br />

realizzare un simile intervento, che ha fornito rassicurazione,<br />

sollievo ed aiuto concreto alla popolazione di Val Melaina,<br />

colpita dal tragico evento.<br />

Riquadri<br />

1) Reazioni normali dopo un disastro<br />

Spesso si tratta di reazioni temporanee e sopravvengono in tempi diversi a seconda delle persone.<br />

Sono le normali reazioni che ogni essere umano ha in situazioni anormali, come quelle di un<br />

disastro.<br />

a Inizialmente ci si può sentire in stato di shock. Ci si sente<br />

intontiti e attoniti. In questo stadio è di aiuto mantenersi<br />

occupati.<br />

b Si può diventare ansiosi fino a cadere in preda al panico.<br />

Segni di questa eventualità possono essere: nervosismo,<br />

tremori, vertigini, incapacità di rallentare il proprio<br />

comportamento e di rilassarsi, batticuore, difficoltà di<br />

concentrazione, insonnia o ipersonnia. In questi casi è di<br />

aiuto prenderne consapevolezza su ciò sta succedendo e parlarne<br />

con qualcuno. È estremamente importante ristabilire le attività


di routine come pasti regolari, regolari pause di riposo, il<br />

pulirsi i denti, il farsi il bagno, il radersi la barba, etc.<br />

c Spesso ci si scopre molto arrabbiati e si avverte un senso di<br />

amoreggiamento nei confronti di tutto e di tutti. È di aiuto<br />

esprimere questi sentimenti in modo appropriato. E’ possibile<br />

canalizzare questa energia nel mantenersi occupati e nel<br />

pianificare il lavoro che c’è da fare giorno per giorno.<br />

D A volte si diventa tristi e malinconici. A parte la sensazione<br />

emotiva, segni di questa eventualità sono la perdita di<br />

appetito, la fatica, l’irrequietezza, l’irascibilità, la<br />

disperazione, il senso di inutilità, la spinta ad arrendersi.<br />

In questi casi può essere di aiuto il restare in contatto con<br />

altre persone e tenere presente che non si è soli.<br />

E Spesso si avverte paura di tutto e questa paura tenderà a<br />

sparire man mano che il tempo passa, che la vita tornerà ad<br />

essere più normale.<br />

F Ci si può sentire in colpa per l’accaduto e viene facile<br />

interrogarsi se e quanta responsabilità, possa esserci stata in<br />

ciò che è successo. Sentirsi indegni di ricevere aiuto e<br />

convincersi di non avere aiutato abbastanza gli altri sono<br />

reazioni apparentemente irrazionali, ma che bisogna aspettarsi<br />

perché sono comuni "reazioni normali ad una situazione<br />

anormale".<br />

2) Segni di depressione post-traumatica nei bambini e negli<br />

adolescenti<br />

- Ritiro sociale: per settimane o mesi può essere presente il<br />

desiderio di rimanere isolati o di limitare i propri rapporti<br />

a un ristretto numero di persone.<br />

- Isolamento nei confronti dei coetanei: diminuzione<br />

significativa delle interazioni con il gruppo di amici che<br />

precedentemente la persona frequentava.<br />

- Sintomi di depressione: irritabilità, rabbia, tristezza, così<br />

come noia in situazioni che precedentemente venivano<br />

percepite come interessanti.<br />

- Frequenti scontri con i coetanei.<br />

- Aumento della prepotenza e degli abusi nei confronti dei più<br />

deboli.<br />

- <strong>Di</strong>minuzione dell’igiene personale.<br />

- Abuso di alcool o di droghe.<br />

- Modifiche nel ritmo sonno-veglia e nell’appetito.<br />

3) Ciò che si può fare per se stessi dopo un disastro<br />

- Ricordare sempre che quelle che si stanno vivendo sono<br />

reazioni normali a situazioni anormali.<br />

- L’esercizio fisico aiuta a superare lo stress. La<br />

combinazione ottimale è l’alternanza tra sforzi vigorosi e<br />

rilassamento.


- Parlare il più possibile con altre persone. Comunicare è una<br />

medicina estremamente efficace.<br />

- Accettare l’aiuto offerto, sia dai propri cari, sia dagli<br />

amici, sia dai vicini.<br />

- Concedersi il permesso di sentirsi "a pezzi". C’è stato un<br />

trauma, una perdita umana o anche solo materiale. Il dolore<br />

che se ne prova è largamente giustificato.<br />

- Quando ci si “sente a pezzi”, bisogna ricordare che anche chi<br />

ci sta intorno è sotto stress.<br />

- Evitare assolutamente di compiere scelte importanti per la<br />

vita. Sotto stress, siamo portati a scegliere male.<br />

- Sforzarsi di compiere, invece, le piccole scelte quotidiane<br />

anche se lo stress le fa percepire come particolarmente<br />

pesanti.<br />

- Nutrirsi bene, in modo equilibrato e regolarmente.<br />

- Badare a riposarsi adeguatamente.<br />

- Essere gentili con se stessi.<br />

4) Ciò che si può fare per i membri della propria famiglia dopo<br />

un disastro<br />

- Ascoltare e partecipare emotivamente. Un ascoltatore<br />

comprensivo è molto importante.<br />

- Passare del tempo con la persona traumatizzata. Non esiste<br />

una alternativa migliore alla presenza personale.<br />

- Offrire assistenza e comprensione. Una voce che conforta è un<br />

aiuto indispensabile.<br />

- Rassicurare ripetutamente i bambini, i ragazzi e anche gli<br />

adulti: “adesso siete in salvo!”.<br />

- Non dire alle persone coinvolte che poteva andare peggio: per<br />

quanto possa essere vero, questo concetto non aiuta affatto<br />

le persone traumatizzate. <strong>Di</strong>re, invece, che si è<br />

terribilmente dispiaciuti per quello che è successo, che si è<br />

loro vicini, che si capisce la loro sofferenza e che si è lì<br />

con l’intenzione di aiutarli e sostenerli.<br />

- Pur essendo presenti quando occorre, rispettare il bisogno di<br />

privacy di ognuno.<br />

5) <strong>Di</strong>sturbo Post-traumatico da Stress (PTSD)<br />

<strong>Di</strong>sturbo diagnosticabile solo se sono presenti i seguenti elementi:<br />

- Ricordi intrusivi e rivisitazioni dell'evento traumatico<br />

sotto forma di sogni, flashback, immagini o pensieri<br />

intrusivi. Ognuno di questi elementi, risulta essere<br />

persistente e disturbante.<br />

- Comportamenti di evitamento nei confronti di persone, luoghi<br />

e cose associate all'evento traumatico, associati a<br />

isolamento e depressione.


- Sintomi persistenti di accresciuto eccitamento (arousal) come<br />

reazioni di soprassalto, irritabilità, scoppi d'ira e<br />

disturbi del sonno.<br />

I sintomi devono insorgere non prima di quattro settimane<br />

dall’evento (altrimenti la sindrome si chiama ASD: Acute Stress<br />

<strong>Di</strong>sorder), essere presenti per almeno un mese e causare una<br />

sofferenza significativa. Devono inoltre impedire le normali<br />

occupazioni dell'individuo, o limitarlo dal punto di vista<br />

sociale.<br />

6) Fasi del lutto<br />

Con il termine lutto in psicologia si indicano più fenomeni<br />

psichici: il dolore provato per la scomparsa di una persona cara,<br />

l’insieme dei pensieri e dei vissuti che lo accompagnano ed i<br />

processi psichici che si attivano nell’individuo per superare<br />

questo stato.<br />

Il sostegno e la guida all’elaborazione del lutto è la fase più<br />

importante e delicata all’interno di un intervento di assistenza<br />

psicologica alle vittime, per i traumi causati dall’evento<br />

critico.<br />

L’intervento di supporto psicologico è volto essenzialmente a<br />

superare il trauma psichico, elaborare il lutto e prevenire la<br />

cronicizzazione dei disturbi psichici post-traumatici.<br />

I superstiti e i parenti destinatari dell’intervento si sono<br />

trovati a dover vivere la perdita di più membri della loro<br />

famiglia, verificatosi contemporaneamente e in maniera tragica.<br />

Le situazioni di lutto di questo tipo, come è chiaro, non sono<br />

paragonabili alle situazioni di lutto normale in cui ad età<br />

avanzata si verifica la conclusione più o meno naturale della vita<br />

di una persona cara.<br />

Quando vi è, quindi, una molteplicità di familiari perduti<br />

contemporaneamente e con modalità violenta si deve parlare di<br />

lutto traumatico.<br />

Queste forme di lutto per la loro intensità e complessità hanno<br />

un’alta probabilità di diventare lutti patologici, ossia stati<br />

psichici da cui le persone non sempre riescono a riprendersi ed i<br />

disturbi si stabilizzano diventando cronici.<br />

L’intervento di sostegno psicologico e guida all’elaborazione<br />

del lutto ha evidenziato che superstiti e parenti delle vittime<br />

subito dopo l’evento shock (l’esplosione) hanno cominciato a<br />

manifestare gli stati psichici tipici dei lutti traumatici.


Le fasi del lutto che le persone assistite hanno attraversato e<br />

che hanno richiesto una sistematica attenzione sono state: il<br />

diniego, il cordoglio, la rassegnazione e il riadattamento<br />

(quest’ultimo attraverso la “ricostruzione” di un nuovo modo di<br />

essere e di vivere).<br />

A distanza di un anno dall’evento le persone che hanno ricevuto<br />

i nostri interventi hanno superato la tendenza a chiudersi ed<br />

estraniarsi, hanno maturato la disponibilità ad accettare di<br />

riadattarsi alla vita, ma non dispongono ancora della capacità di<br />

farlo.<br />

Guardando all’elaborazione del lutto nel complesso possiamo<br />

dire che la fase del diniego è superata, quella del cordoglio è ad<br />

un buon livello di maturazione e quelle di rassegnazione e di<br />

riadattamento sono ancora sostanzialmente da affrontare.<br />

7) IL CIP – CRISIS INTERVENTION PROGRAM<br />

Il CIP e cioè il “Programma di Intervento di Crisi” è ……<br />

8) IL CISM – CRITICAL INCIDENT STRESS MANAGEMENT<br />

Il CISM e cioè la “Gestione dello Stress da Evento Critico” è un programma globale e<br />

sistematico per l’attenuazione dello stress legato ad eventi critici. Esso affronta le situazioni del<br />

momento, dovute all’evento traumatico e non le situazioni personali, a meno che queste non<br />

emergano. Il CISM può essere applicato sia in caso di crisi a gruppi di vittime che di<br />

soccorritori ad alto rischio. Nel CISM esistono 7 elementi chiave e 3 di essi sono: il defusing, il<br />

debriefing e l’EMDR.<br />

9) LE TECNICHE UTILIZZATE in questa emergenza<br />

Il counselling individuale e di gruppo è una delle tecniche che<br />

può essere utilizzata in emergenza. Si fonda sull’ascolto attivo<br />

ed empatico con il paziente ed offre una consulenza personalizzata<br />

in riferimento al problema o al disagio psicologico espresso<br />

dal/dai paziente/i. La tecnica mira ad accrescere la<br />

consapevolezza della propria identità e a sviluppare la capacità<br />

di gestione del proprio autosviluppo, facendo leva sulle proprie<br />

qualità positive (risorse interne) e puntando a migliorare e<br />

trasformare gli aspetti di sè che sono disfunzionali al proprio<br />

vivere, sia in ambito personale che professionale. E' proprio<br />

attraverso l’essere consapevole dei propri limiti e dei propri<br />

comportamenti disfunzionali (che agiamo di solito inconsciamente)<br />

che possiamo potenziare e rafforzare la nostra persona. Tale<br />

tecnica, inoltre, tende ad utilizzare il gruppo per accrescere la<br />

capacità di relazione ed integrazione con gli altri, per imparare<br />

a gestire i “cambiamenti” che si verificano, per imparare a<br />

gestire e risolvere i problemi. Inoltre, la tecnica mira al<br />

rafforzamento dell’autostima attraverso il riconoscimento delle<br />

proprie caratteristiche personali e delle proprie risorse interne.<br />

La scoperta delle proprie potenzialità è un aspetto chiave che<br />

emerge nel lavoro di counseling e che incoraggia l’individuo a


credere che può trasformare e migliorare la sua esistenza, che può<br />

farcela.<br />

Altre specifiche tecniche di intervento utili nell’emergenza sono:<br />

il Defusing, il Debriefing e l’EMDR che rappresentano 3 momenti<br />

importanti nel Programma del CISM.<br />

Il defusing è un intervento breve (circa 20-40 minuti) che viene<br />

organizzato per il singolo o il gruppo reduci di un<br />

episodio/evento particolarmente disturbante e/o traumatizzante.<br />

Essendo una tecnica di gestione dello stress da evento critico o<br />

pronto soccorso emotivo viene utilizzata “a caldo” e cioè subito<br />

dopo l’evento critico. Le conseguenze psicologiche di<br />

un’esperienza traumatica, spesso sottovalutate, comportano un<br />

deterioramento più o meno lento delle capacità adattive e sociocomunicative<br />

di un individuo. In tale contesto un intervento<br />

psicologico è di fondamentale rilievo. Il defusing serve<br />

essenzialmente per ridurre il senso di isolamento e di impotenza,<br />

attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma, a<br />

ridurre/attenuare le reazioni intense e le angosce provocate<br />

dall’evento traumatico e ad aiutare il gruppo a ritornare ad una<br />

sorta di normalità fornendo soluzioni a breve termine.<br />

Il debriefing è un incontro strutturato organizzato per il<br />

singolo ma più specificatamente per il gruppo, della durata di<br />

circa 2-3 ore, successivo al defusing, che offre agli individui<br />

vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con<br />

altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni più disturbanti in<br />

modo tale da comprenderli e normalizzarli. Per questo motivo, il<br />

debriefing è un efficace e valido mezzo di riduzione dello stress<br />

traumatico, causa principale di gravi disturbi e alterazioni nei<br />

rapporti interpersonali. L’intervento di debriefing dovrebbe aver<br />

luogo 24-76 ore dopo l’evento critico ed ha lo scopo di ridurre<br />

l’impatto emotivo dell’evento critico, di contenere le reazioni,<br />

di favorire il recupero delle persone, combattere le convinzioni<br />

erronee, evitare conseguenze negative future, istruire,<br />

rassicurare.<br />

In definitiva, entrambe le tecniche di defusing e debriefing, se applicate correttamente e nei<br />

tempi corretti, si rivelano efficaci e possono, in alcuni casi, prevenire o ridurre l’insorgenza dei<br />

<strong>Di</strong>sturbi Post-traumatici da Stress.<br />

L’EMDR acronimo di “Eye Movement Desensitation and Reprocessing”<br />

(Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una<br />

tecnica terapeutica innovativa molto adatta ad essere utilizzata<br />

efficacemente nei pazienti affetti da <strong>Di</strong>sturbo Post-traumatico da<br />

Stress. Questa tecnica è stata sviluppata negli USA nel 1987 dalla<br />

Dott.ssa Francine Shapiro e da circa quattro anni è stata portata<br />

in Italia e utilizzata con successo da circa 300 psicoterapeuti<br />

che operano sul territorio nazionale. Si tratta di un metodo<br />

clinico avanzato che ha aiutato ormai più di un milione di<br />

individui reduci da eventi traumatici (abuso sessuale, guerra,


terremoti, alluvioni, crimini, mobbing etc.) e può essere<br />

efficacemente applicato all’interno sia di un intervento<br />

strutturato su crisi, che di una psicoterapia breve. Il modello<br />

teorico che è alla base dell’EMDR è il Modello di Elaborazione<br />

Accelerata dell’Informazione, il quale si fonda sull’esistenza di<br />

un sistema di elaborazione innato dell’informazione che è<br />

fisiologicamente predeterminato per facilitare il ripristino della<br />

salute mentale, allo stesso modo in cui il resto del corpo è<br />

programmato a guarirsi, quando ferito.<br />

Le osservazioni cliniche e l’esperienza di centinaia di terapeuti rivelano che il paziente trattato<br />

con EMDR attraversa le stesse fasi di recupero ma ad una velocità accelerata rispetto al<br />

paziente non trattato. L’informazione immagazzinata in maniera disfunzionale, la cui<br />

elaborazione non è stata possibile, è alla base dei sintomi traumatici. Con l’elaborazione di tale<br />

informazione l’EMDR fa si che questa si muova verso la risoluzione adattiva. Piuttosto che<br />

saltare gli stadi di recupero questa tecnica ne permette una naturale progressione.<br />

L’EMDR, in definitiva, è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre<br />

forme di stimolazione ritmica destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente ad<br />

esperienze passate e a disagi presenti. La stimolazione fisiologica sembra attivare il sistema<br />

innato di elaborazione dell’informazione il quale sembra altresì essere legato ai meccanismi<br />

inerenti l’immagazzinamento della memoria. Il trattamento con l’EMDR permette un approccio<br />

integrato che considera tutti gli aspetti salienti dei maggiori approcci terapeutici più<br />

tradizionali. Infatti l’EMDR è un metodo complesso di psicoterapia che integra molti elementi<br />

teorici e clinici di altri approcci (psicodinamico, comportamentale, cognitivo, fisiologico ed<br />

interazionale) che vengono abbinati, in alcune fasi della seduta, a movimenti oculari.<br />

L’EMDR ,in conclusione, è utilizzato in modo particolare per il trattamento del disagio<br />

legato a grossi incidenti e/o disastri sia naturali (terremoti, alluvioni etc.) che<br />

provocati dall’uomo (guerre, violenze, maltrattamenti, mobbing etc.) ed è usato<br />

fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare ad una risoluzione adattiva i<br />

ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del<br />

paziente.<br />

10)SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOLOGIA DELL’<strong>EMERGENZA</strong> (SIPEM Onlus)<br />

La Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, denominata SIPEM è un’associazione non<br />

lucrativa di utilità sociale, costituita nel 1998. L’associazione è nata dall’incontro di alcuni<br />

psicologi che operavano in vari contesti di emergenza e intende perseguire i seguenti scopi:<br />

‣ Studio, ricerca e formazione nei vari ambiti della<br />

psicologia, con particolare riguardo per gli interventi<br />

psicologici e psicoterapeutici in situazioni di emergenza.<br />

‣ Intervenire in situazioni straordinarie di calamità:<br />

naturali, sociali (sommosse, disordini, guerre, presenza di<br />

rifugiati politici, etc.), sanitarie (epidemie, psicosi<br />

collettive, etc.) che rendono necessario un intervento<br />

immediato ed integrato.<br />

‣ Formazione ed aggiornamento degli psicologi, dei medici e<br />

degli operatori nel campo della salute mentale, della salute<br />

in genere, della scuola e delle altre istituzioni<br />

interessate.


‣ Volontariato in ambito psicologico e sociale mediante<br />

interventi rivolti alla prevenzione ed al recupero nei<br />

fenomeni di emergenza psicologica.<br />

‣ Creazione di “Nuclei Operativi per l’Emergenza” composti da<br />

psicologi, medici e altri operatori socio-sanitari,<br />

continuamente aggiornati e disponibili con prontezza in varie<br />

situazioni di emergenza.<br />

I principali obiettivi istituzionali della SIPEM Onlus sono<br />

essenzialmente due:<br />

1. Promuovere nel nostro Paese e nelle Istituzioni che lo<br />

governano e ne hanno a cuore le sorti, la consapevolezza che<br />

qualsiasi evento traumatico produce danni non solo a livello<br />

economico e materiale ma anche a livello psicologico e sociale.<br />

2. Rendere esplicite e concretamente fruibili le potenzialità<br />

preventive e terapeutiche dell’intervento dello psicologo<br />

esperto in “<strong>Di</strong>saster Management” nelle situazioni di<br />

emergenza individuale (aggressioni fisiche o psichiche,<br />

violenze, incidenti vissuti di imminenza o di ineluttabilità<br />

della morte propria o dei propri cari, tentati suicidi,<br />

sequestri di persona etc.) e collettiva (terremoti, eruzioni,<br />

alluvioni, frane, incendi, caduta o dirottamento di aerei,<br />

crolli imponenti, naufragi azioni belliche, attentati<br />

terroristici, sfollamenti o deportazioni etc.).<br />

La Sipem conduce ed organizza un’ampio spettro di attività:<br />

<br />

ricerca, studi, progetti di formazione e intervento;<br />

intervento e formazione degli operatori;<br />

intervento e formazione sui cittadini;<br />

prevenzione;<br />

programmazione;<br />

organizzazione di master, seminari e convegni.<br />

L’associazione si avvale della collaborazione e dell’esperienza<br />

di psicologi italiani e stranieri esperti nella formazione e<br />

nell’intervento di emergenza ed è quindi in grado di offrire<br />

competenze professionali in ambito: clinico, del lavoro e<br />

dell’organizzazione, psicodiagnostico, riabilitativo, terapeutico.<br />

Sito internet: www.sipem.org<br />

e-mail: sipemonlus@tiscalinet.it<br />

11) ASSOCIAZIONE PER L’EMDR IN ITALIA (EMDR)<br />

L’Associazione per l’EMDR in Italia è stata costituita il 20<br />

maggio 1999 e riunisce gli psicoterapeuti che sono stati formati<br />

all’applicazione di questo metodo terapeutico.


L’Associazione non ha scopi di lucro, ma di promuovere lo sviluppo e la diffusione del<br />

metodo EMDR in Italia in modo da stimolare e favorire la comprensione del suo potenziale per<br />

ridurre la sofferenza umana legata ai traumi passati e interrompere il ciclo di violenza che crea<br />

nuovi traumi.<br />

Un altro obiettivo è quello di stabilire, mantenere e custodire ai più alti livelli la professionalità e<br />

l’integrità nella pratica clinica, nella ricerca e nella formazione sull’EMDR in Italia.<br />

Per raggiungere questo obiettivo l'Associazione organizza seminari e conferenze di<br />

aggiornamento e formazione inerente l'applicazione clinica dell'EMDR.<br />

L'Associazione ha una task force di psicologi volontari che sono<br />

intervenuti in varie occasioni di disastri collettivi (via<br />

Ventotene-Roma, Palazzo Pirelli- Milano, Scuola F. Jovine di S.<br />

Giuliano di Puglia – terremoto Molise) occupandosi di vittime e<br />

soccorritori.<br />

Possono diventare membri soltanto gli psicoterapeuti che hanno<br />

seguito i corsi ufficiali sull'EMDR. I soci dell’Associazione per<br />

l’EMDR in Italia diventano automaticamente membri di EMDR Europe e<br />

di EMDRIA (EMDR International Association).<br />

Sito internet: www.emdritalia.it<br />

e-mail: emdritalia@emdritalia.it<br />

Riquadro n.12<br />

LA TESTIMONIANZA E LA MEMORIA della popolazione colpita dal tragico evento<br />

Intervista a cura di: Tania Lardo e Alessia Ranieri della Sipem Onlus<br />

A distanza di un anno dai drammatici fatti di via Ventotene, in un momento che si prefigurava<br />

rivolto al ripensamento e alla commemorazione dell’evento, noi della SIPEM e dell'EMDR -<br />

come parte attiva della Rete - abbiamo incontrato alcune delle persone residenti al civico 32,<br />

direttamente coinvolte dall’esplosione del 27 novembre scorso. L’intenzione dell’ascolto era<br />

quella di facilitare la narrazione dei vissuti particolari legati ad eventi traumatici, di ripercorrere<br />

le tracce sensibili di quegli istanti, per seguirne l’evoluzione e le trasformazioni che il tempo e<br />

l’elaborazione personale avevano realizzato e, infine, per raccogliere la percezione attuale del<br />

senso e del valore del nostro intervento. Si riporta di seguito uno stralcio dei racconti, dei<br />

vissuti, delle considerazioni e riflessioni emerse dall’incontro con le vittime.<br />

Innanzitutto si evidenzia che, a distanza di un anno dall’evento, le persone del civico 32 non<br />

sono ancora potute rientrare nelle loro abitazioni, e risiedono tuttora in un residence della<br />

zona. Un aspetto interessante e ricco di significato, che merita di essere sottolineato, è come i<br />

rapporti tra queste persone si siano trasformati nel tempo: da una cortesia di buon vicinato ad<br />

un’intima e solidale vicinanza affettiva.<br />

Dall’intervista emerge immediatamente l’esigenza di raccontare, di ripercorrere la brevità<br />

convulsa di quei momenti, di mettere ordine alle cose e scambiarsi i frammenti di un ricordo<br />

che si fa collettivo oltre che singolo, senza mai comporsi interamente; le storie si dilatano nei<br />

dettagli, si aggirano e si ripetono: è questo il senso del dialogo e la ricerca condivisa tra loro. Il<br />

ricordo si concentra sui fatti, e alla richiesta di ridurlo alle sensazioni provate si disperde nella<br />

confusione: lo stupore angoscioso, l’anestesia e il rallentamento di ogni significato. “Non ero<br />

io”, “Come se non fosse accaduto a me, ma ad altri”…, sono queste le frasi che descrivono il<br />

vissuto di derealizzazione ed estraneamento, il distacco dall’improvvisa irruenza di un evento<br />

tanto traumatico.


La confusione e il disorientamento cedono il passo a reazioni di angoscia e di ansia<br />

soffocate, il vissuto di una tremenda vulnerabilità, di impotenza e paura che caratterizzano<br />

tutte le testimonianze di quei minuti terribili.<br />

Nei giorni immediatamente successivi alcuni riferiscono di aver sperimentato un’estrema<br />

stanchezza, vissuti di assenza e di torpore, parentesi di apatia stuporosa interrotta dalla<br />

frenesia di sapere, di capire, di chiedere degli altri. In questa delicata fase ha avuto per tutti<br />

un’importanza cruciale la percezione della tempestività del soccorso e del supporto sociale e<br />

psicologico. La sensazione di tutti era quella che quei momenti non finissero mai, sembravano<br />

inesauribili: il fuoco era lì, e la polvere, le richieste d’aiuto continuavano a ripresentarsi vivide e<br />

spaventose in quei giorni, e durante le notti.<br />

Nei mesi seguenti molte di queste sensazioni si sono attenuate. Le preoccupazioni d’ordine<br />

pratico, parzialmente risolte nel tempo, e la solidarietà hanno operato un riadattamento<br />

faticoso ma essenziale, e tutti riferiscono dell’importante contributo del sostegno di cui si sono<br />

avvalsi: dell’intervento psicologico della SIPEM e del supporto prezioso degli altri soggetti<br />

istituzionali come il IV Municipio di Roma, la ASL RM/A e l’Ateneo Salesiano. La disponibilità di<br />

un centro d’ascolto e di accoglienza ha realizzato un’esigenza concreta della popolazione<br />

colpita; molte delle persone coinvolte dall’evento nel quartiere di Val Melaina hanno espresso il<br />

sollievo di poter raccontare, di provare a trovare un senso e un ordine al caos delle emozioni,<br />

di dare un significato alle reazioni incomprensibili, di trovare un contenimento e un raffronto<br />

tra il disorientamento delle loro esperienze e una risposta esperta, che gli restituisse le parole<br />

per “dire” ed esprimere il loro dolore.<br />

Ancora oggi tutte le persone del gruppo riferiscono di non aver superato completamente il<br />

vissuto traumatico, le immagini tornano ancora nei sogni, la sensibilità è a tratti opacizzata e a<br />

tratti di una vividezza penosa; i rumori improvvisi fanno ancora sobbalzare, suscitando reazioni<br />

di allerta molto intensa. Il recente terremoto avvenuto in Molise ha riattualizzato in molti<br />

l’angoscia della propria esperienza, soprattutto nei sogni si sono ripresentate le immagini<br />

condensate della cronaca e del ricordo. Anche l’impossibilità di far ritorno alle proprie case<br />

produce un ulteriore freno al processo di normalizzazione, la casa è vissuta come territorio di<br />

identità, stabilità e di memorie legate alla vita prima dell’evento traumatico e, se per alcuni<br />

assume il valore di un ritorno definitivo alla normalità, c’è chi vive con angoscia il pensiero del<br />

ritorno a casa. Si delineano così due tendenze: il desiderio del ritorno e l’esigenza dell’attesa.<br />

Entrambe queste tensioni sono inquiete, divise tra la negazione e la reazione, tra la<br />

riaffermazione della propria esistenza e il timore/preoccupazione che sfiducia le proprie forze.<br />

Questo coglie un aspetto critico del trauma: la cesura traumatica incrina la progettualità,<br />

infiacchisce la propensione al futuro. Tutte queste persone sanno che le loro vite non<br />

torneranno uguali, ma hanno compreso che questo non necessariamente le renderà peggiori.<br />

Sono riuscite a cogliere l’ineluttabilità del cambiamento e ad adattarvi le proprie risorse,<br />

gradualmente. In questa importante fase di elaborazione emerge spesso e da più voci la<br />

difficoltà ad accettare la causa umana dietro la tragedia. Le persone, ancor oggi incredule dei<br />

fatti verificatisi, ci riferiscono: “il terremoto lo avremmo accettato”…, come dire che adesso la<br />

rabbia si è allontanata dalla ricerca del colpevole, ma lo sgomento permane e travalica l’ordine<br />

degli eventi, esita e insiste ancora sul loro vissuto di vittime, non terremotati, non bersaglio di<br />

un destino imperscrutabile o di un’aggressione deliberata, ma vittime di un insopportabile<br />

leggerezza che ha portato a un tale disastro. Eppure nessuna di queste persone si è mai<br />

fermata, nessuno ha dimenticato gli altri o è stato dimenticato; la memoria li unisce e nel<br />

racconto e nell’ascolto si ritrovano le forze impreviste. Gli aiuti e la solidarietà di tutti hanno<br />

svolto un ruolo centrale nell’opera di “ricostruzione” che spetta ad ognuno intraprendere e<br />

hanno permesso di rafforzare la speranza di guardare avanti, al proprio futuro. Questa è la<br />

conquista che è stata offerta a fronte del lavoro svolto da tutti (volontari e istituzioni coinvolte)<br />

e la riconoscenza che hanno appreso e manifestato nel nostro incontro con i cittadini di Val<br />

Melaina, dopo circa un anno dalla tragedia che li ha profondamente segnati.<br />

Riquadro n.13<br />

IL <strong>PROGETTO</strong> DI INTERVENTO NELLE SCUOLE in caso di emergenza<br />

Quest’ulteriore articolazione progettuale dell’intervento, a seguito di una serie di riflessioni<br />

legati all’opportunità di un intervento pensato in “rete” con le istituzioni del territorio, non è<br />

approdata ad una fase esecutiva, in quanto si è notato che le scuole del quartiere di Val


Melaina sono state coinvolte dall’evento soltanto marginalmente. Tuttavia, l’importanza e<br />

l’impegno affidato alla fase progettuale, meritano un sintetico resoconto.<br />

Uno degli aspetti organizzativi, fondamentali nella progettazione di un intervento<br />

nell’emergenza, si sofferma su una pluralità di aspetti caratterizzanti la specifica comunità<br />

interessata, quel che sinteticamente potremmo definire la cultura locale di un target di<br />

intervento psicologico. Questo comprende un attento monitoraggio delle risorse, istituzionali e<br />

non, presenti ed utili sul territorio, delle strutture di riferimento aggregativo e dell’importante<br />

ruolo che queste giocano nell’esistenza normale di una particolare collettività. Si comincia in tal<br />

modo a disegnare un profilo di caratterizzazione culturale, in senso ampio, di un contesto<br />

sociale ed è sulla base di queste informazioni che l’efficacia di un intervento può realizzarsi<br />

concretamente. Non si deve tralasciare l’importante funzione di un lavoro che deve essere<br />

inserito in una rete di coordinamento e di integrazione con quelle risorse. Nel lungo periodo<br />

infatti l’emergenza, in senso stretto naturalmente, rientra e la funzione di invio e di raccordo<br />

graduale alle risorse presenti e a quelle attivate sul territorio, diviene un obiettivo primario di<br />

chiusura dell’intervento sull’emergenza.<br />

Il progetto di intervento per le scuole nasce da questa attività, che potremmo definire di<br />

“ricognizione del quartiere”, seguendo un itinerario concentrico di rilevamento, il cui centro<br />

partiva dalla zona di impatto, per poi interessarsi alle zone marginali.<br />

Si è provveduto quindi, tempestivamente, a raccogliere la domanda e i bisogni della<br />

popolazione coinvolta dall’evento.<br />

Si è naturalmente dato ascolto ed attenzione anche alle esigenze e alle problematiche che i<br />

maestri, gli insegnanti e gli operatori psicopedagogici (nel caso delle scuole materne, degli asili<br />

e dei nidi), avevano ed incontravano nell’interazione con bambini coinvolti, a diversi gradi di<br />

implicazione, nell’esperienza traumatica. Questo aspetto dell’intervento è stato pensato come<br />

“sostegno” per gli operatori della scuola, offrendo loro informazione, formazione ed<br />

affiancamento nello svolgimento del loro ruolo istituzionale, nel caso che l’emergenza in atto lo<br />

avesse richiesto; tale specifico intervento assolve ad un’importante funzione di contenimento<br />

indiretto, sia sui ragazzi che sui più bimbi più piccoli.<br />

Abbiamo considerato come la scuola rappresenti un fondamentale riferimento nella vita dei<br />

bambini e dei ragazzi e di come l’opportunità di un sostegno e di un contenimento competente<br />

in queste sedi, favorisse un processo di normalizzazione, una rassicurazione e un aiuto<br />

concreto.<br />

Spesso, infatti, le reazioni dei più piccoli di fronte ad un evento traumatico sono minimizzate o<br />

negate e si crea un’incomprensione e una difficoltà ad accogliere il disagio in modo<br />

appropriato, a quelle che sono le percezioni e il linguaggio infantile.<br />

Un aspetto importante della proposta rivolta agli insegnanti è stato anche quello di offrire loro<br />

uno spazio in cui poter esprimere il proprio disagio e le proprie ansie personali, manifestatesi<br />

a seguito dell’evento; ma anche e soprattutto supportare loro nel gestire, affrontare e<br />

superare quel senso di inadeguatezza a svolgere il proprio ruolo professionale, in situazioni<br />

così critiche e delicate. Nella bozza del progetto globale della SIPEM si prevede, nel caso in<br />

cui l’emergenza coinvolga anche le scuole, gruppi di incontro di informazione e formazione,<br />

condotti da professionisti della SIPEM e dell’EMDR assieme ad alcune figure significative<br />

presenti sul territorio e nella scuola. Gli incontri possono essere destinati allo staff docente così<br />

come ai genitori, ai ragazzi e ai bambini. In occasione dei predetti incontri la SIPEM e l’EMDR<br />

offre specifiche linee guida ad uso degli insegnanti e dei genitori, che fungono da primo veicolo<br />

informativo, seppur sintetico, e fornisce indicazioni utili di comportamento verso i bambini e di<br />

sensibilizzazione al riconoscimento delle eventuali espressioni di disagio.<br />

RIQUADRO di Don Gaetano<br />

VOLONTARIATO: NEL SEGNO DELLA GRATUITA’ E DELL’AMORE<br />

A cura di Don Gaetano della Parrocchia SS. Redentore<br />

Non pensavo che un evento del genere facesse riaffiorare in seno<br />

alla mia comunità tanta vitalità e tante convinzioni. A parte il<br />

sensazionalismo, ci siamo trovati a condividere gli stessi ideali,


lo stesso interesse per gli altri, le giornate ed il tempo per un<br />

progetto più ampio del nostro piccolo orizzonte quotidiano. Una<br />

cosa così grande, paradossalmente ha avuto bisogno di risposte<br />

piccole ma pur sempre preziose ed efficaci. Ci siamo tutti<br />

spogliati un po’ di noi stessi per rivestirci di un abito più<br />

grande: il servizio.<br />

Tutto è stato fatto portando l’infinito nel cuore: quell’eternità che ha dato senso alla morte<br />

che ci aveva colpiti, quell’aldilà dove sappiamo essere Maria, Fabiana, Elena, Michela, Sirio,<br />

Fabio, Danilo ed Alessandro. A noi quaggiù restano le opere, quelle della gratuità e dell’amore.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringraziano i volontari del Centro Giovanile “GB Scalabrini”<br />

della Parrocchia del SS. Redentore. I loro nomi sono numerosi e<br />

difficilmente contenibili in uno spazio così piccolo. A loro,<br />

tuttavia, non manca la nostra gratitudine e stima per l’operato<br />

silenzioso e nascosto a servizio dei più bisognosi. GRAZIE

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