Iprogressi nella qualità dell'uva e del vino in ... - Ermes Agricoltura
Iprogressi nella qualità dell'uva e del vino in ... - Ermes Agricoltura
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ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />
ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />
I SUPPLEMENTI DI<br />
A cura di MARIO SAVORELLI, CRPV, Cesena<br />
e di ELENA CONTINI, Redazione “<strong>Agricoltura</strong>”<br />
45<br />
<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />
<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
<strong>in</strong> Emilia-Romagna
I SUPPLEMENTI DI<br />
45<br />
<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />
<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />
Coord<strong>in</strong>amento redazionale<br />
Elena Cont<strong>in</strong>i, rivista “<strong>Agricoltura</strong>”<br />
Distribuzione<br />
Redazione “<strong>Agricoltura</strong>” - Viale <strong>del</strong>la Fiera, 8 - 40127 Bologna<br />
Tel. 051.5274289 - 5274701 • Fax 051.5274577<br />
E-mail: agricoltura@regione.emilia-romagna.it<br />
Crpv Soc. Coop - Via <strong>del</strong>l’Arrigoni, 120 - 47522 Cesena<br />
Tel. 0547.313514 • Fax 0547.317246<br />
E-mail: msavorelli@crpv.it
INDICE<br />
Prefazione<br />
UN SETTORE CAPACE DI PUNTARE SU INNOVAZIONE E SALUBRITÀ<br />
di GIOVANNI NIGRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5<br />
INTERVENTI IN VERDE: COME ESEGUIRLI E RENDERLI EFFICACI<br />
di GIANLUCA ALLEGRO e GABRIELE VALENTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6<br />
LE TECNICHE COLTURALI RISPETTOSE DELL’AMBIENTE<br />
di ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ, CAROLINA KUSCH, JOSÉ COVARRUBIAS<br />
GILMAR MARODIN, ELIA SANDRINI, FRANCISCO MORODIN, EMANUELE INGROSSO, BRANKO PJANIC<br />
ALESSANDRA FABIANI, FRANCESCO PENAZZI, APARECIDA BOLIANI e GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO . . . . . . . . .9<br />
ZONAZIONI VITICOLE: STUDI A SERVIZIO DEI PRODUTTORI<br />
di MAURIZIO ZAMBONI e GIOVANNI NIGRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13<br />
LA VITICOLTURA DI PRECISIONE MIGLIORA LA GESTIONE AZIENDALE<br />
di ALBERTO VERCESI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18<br />
SE LA VENDEMMIA È MECCANICA, PROTEGGERE RESA E QUALITÀ<br />
di FABIO PEZZI e GABRIELE BALDUCCI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23<br />
VITIGNI AUTOCTONI: VERUCCESE E VERNACCINA RIMINESE<br />
di GIOVANNI NIGRO, ILARIA FILIPPETTI, MIRKO MELOTTI, MARCO SIMONI e GABRIELE VESPIGNANI . . . . . . . . .28<br />
IL LIZOSIMA CHE RIDUCE L’ANIDRIDE SOLFOROSA<br />
di CLAUDIO RIPONI, FABIO CHINNICI, NADIA NATALI e FRANCESCA SONNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33<br />
CAPIRE I GUSTI DEI CONSUMATORI ATTRAVERSO L’ANALISI SENSORIALE<br />
di GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO, LUCA PASINI e ANDREA VERSARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37<br />
ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />
ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />
I SUPPLEMENTI DI<br />
45<br />
<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />
<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />
A cura di MARIO SAVORELLI, CRPV, Cesena<br />
e di ELENA CONTINI, Redazione “<strong>Agricoltura</strong>”<br />
© Copyright Regione Emilia-Romagna<br />
Anno 2010<br />
Foto di copert<strong>in</strong>a<br />
Arch. Astra, Cervellati, Pezzi, Valeriani<br />
Foto <strong>del</strong> fascicolo <strong>in</strong>terno<br />
Arch. Astra, Arch. Cant<strong>in</strong>e Riunite, Arch. Crpv,<br />
Arch. Dca - Università di Bologna, Cervellati,<br />
Istituto di Frutti-Viticoltura Univ. Catt. Sacro Cuore, Piacenza<br />
Marchetti, Pezzi, Zamboni
PREFAZIONE<br />
Un settore capace di puntare<br />
su <strong>in</strong>novazione e salubrità<br />
I<br />
l settore vitiv<strong>in</strong>icolo rappresenta una<br />
voce molto significativa per il comparto<br />
<strong>del</strong>le produzioni agricole <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />
tanto per il fatturato complessivo<br />
(circa il 6,1% <strong>del</strong>la Plv agricola regionale),<br />
quanto per l’importante ruolo socio-economico<br />
svolto. Con poco più di 55.000 ettari,<br />
la nostra è tra le prime c<strong>in</strong>que regioni<br />
italiane per superficie coltivata a vite,circa<br />
il 70% <strong>del</strong>la quale è localizzata <strong>in</strong> pianura;<br />
tra le prov<strong>in</strong>ce più vitate spicca quella di<br />
Ravenna, con 16.500 ettari.<br />
Negli ultimi anni il “vigneto” si è r<strong>in</strong>novato<br />
sia per le varietà,che per le tecniche di coltivazione;<br />
miglioramenti ottenuti grazie ai<br />
positivi traguardi raggiunti dalla ricerca e<br />
Foto Marchetti<br />
■ GIOVANNI NIGRO ■<br />
Crpv, Faenza (RA)<br />
dalla sperimentazione. Basti pensare che<br />
dal 2005 al 2009, con il piano di ristrutturazione<br />
e riconversione dei vigneti, <strong>in</strong> Emilia-<br />
Romagna sono stati ammodernati oltre<br />
5.770 ettari (circa il 10% <strong>del</strong>la superficie vitata)<br />
con un ammontare di contributi erogati<br />
dalla Regione superiore ai 33 milioni di<br />
euro. Per la campagna 2010 sono impegnate<br />
risorse per oltre 8 milioni di euro.<br />
Le acquisizioni scientifiche relative alla gestione<br />
agronomica sostenibile <strong>del</strong> vigneto,<br />
allo studio sul rapporto vitigno-ambiente,<br />
al recupero e alla tutela <strong>del</strong> patrimonio genetico,nonché<br />
alla sicurezza alimentare offrono<br />
la possibilità di <strong>in</strong>novare i sistemi tecnologici<br />
nei campi e <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a, consentendo<br />
alle imprese vitiv<strong>in</strong>icole di trarre benefici<br />
concreti. Ciò si ripercuote positivamente<br />
sull’<strong>in</strong>tero settore vitiv<strong>in</strong>icolo <strong>del</strong>l’Emilia-<br />
Romagna,che sta vivendo una fase di rior-<br />
ganizzazione necessaria alle nuove richieste<br />
di un mercato sempre più competitivo,<br />
dove la scarsa programmazione e le eccessive<br />
fluttuazioni produttive saranno elementi<br />
di esclusione dai canali commerciali<br />
più importanti.<br />
Così come per altri comparti agroalimentari,<br />
la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto è l’obiettivo<br />
pr<strong>in</strong>cipale da perseguire, verso il quale si<br />
stanno orientando gli imput tecnologici e<br />
le strategie d’impresa. I concetti di salubrità<br />
e sostenibilità <strong>del</strong> processo produttivo<br />
sono, pertanto, i due pr<strong>in</strong>cipi card<strong>in</strong>e<br />
che attualmente vengono considerati<br />
nello sviluppo <strong>del</strong>la moderna viticoltura.<br />
Quest’ottica impone che gli aspetti produttivi,<br />
improntati al miglioramento <strong>del</strong>la<br />
<strong>qualità</strong>, siano pienamente compatibili<br />
con l'ambiente e garantiscano adeguata<br />
redditività agli agricoltori. ■<br />
5
Interventi <strong>in</strong> verde: come<br />
eseguirli e renderli efficaci<br />
■ GIANLUCA ALLEGRO - GABRIELE VALENTINI ■<br />
Dipartimento di Colture Arboree<br />
Sezione Viticola <strong>del</strong> CRIVE, Università di Bologna<br />
Per una viticoltura moderna orientata sia<br />
ad un miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
compositive <strong>del</strong>le uve che ad un <strong>in</strong>cremento<br />
<strong>del</strong>la redditività <strong>del</strong> vigneto, la gestione<br />
<strong>in</strong> verde <strong>del</strong>la chioma rappresenta l’ago<br />
<strong>del</strong>la bilancia su cui <strong>in</strong>tervenire per ottenere<br />
un giusto equilibrio tra produzione e<br />
<strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto.<br />
Gli <strong>in</strong>terventi primaverili-estivi, <strong>in</strong>fatti, hanno<br />
due obiettivi specifici:agevolare il lavoro <strong>del</strong>le<br />
macch<strong>in</strong>e operatrici <strong>in</strong> vigneto tramite il dimensionamento<br />
<strong>del</strong>le chiome e migliorare la<br />
maturazione e la sanità <strong>del</strong>l’uva. La scacchiatura,la<br />
cimatura,la sfogliatura e il diradamento<br />
dei grappoli - <strong>nella</strong> maggior parte dei casi<br />
eseguiti per correggere una cattiva gestione<br />
agronomica <strong>del</strong> vigneto o per ovviare ad errori<br />
<strong>nella</strong> fase d’impianto - possono <strong>in</strong>cidere<br />
sull’equilibrio vegeto-produttivo <strong>del</strong>le piante<br />
con riflessi positivi sull’accumulo di zuccheri<br />
e polifenoli nelle uve, molecole chiave<br />
per produzioni di <strong>qualità</strong>.Con gli <strong>in</strong>terventi <strong>in</strong><br />
verde, <strong>in</strong>oltre, è possibile migliorare il microclima<br />
<strong>del</strong>la fascia produttiva e qu<strong>in</strong>di la salubrità<br />
dei grappoli, un aspetto importante <strong>in</strong><br />
annate particolarmente piovose che possono<br />
determ<strong>in</strong>are condizioni favorevoli ad attacchi<br />
botritici prima <strong>del</strong>la vendemmia.<br />
PER LA SCACCHIATURA OCCORRONO<br />
VALUTAZIONI ECONOMICHE<br />
Dopo la ripresa vegetativa, non prima comunque<br />
<strong>del</strong>la f<strong>in</strong>e di aprile, occorre eseguire<br />
la scacchiatura, cioè l’elim<strong>in</strong>azione dei<br />
germogli soprannumerari che si sviluppano<br />
sui tralci r<strong>in</strong>novati e sui cordoni permanenti.<br />
Nel primo caso possono comparire<br />
germogli doppi orig<strong>in</strong>atisi da una stessa<br />
gemma, mentre nel secondo i germogli<br />
possono svilupparsi da gemme latenti presenti<br />
sia sul legno vecchio, che sul comples-<br />
6<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
Foto 1. Cabernet Sauvignon allevato<br />
a Cordone speronato, prima <strong>del</strong>la cimatura.<br />
so <strong>del</strong>le corone.Questa operazione viene eseguita<br />
per ridurre gli affastellamenti lungo<br />
la fascia basale <strong>del</strong>la parete vegetativa, per<br />
migliorare la penetrazione dei prodotti fitosanitari<br />
e far sì che i restanti germogli si svilupp<strong>in</strong>o<br />
correttamente. La scacchiatura è<br />
un’operazione prettamente manuale, e a<br />
causa dei costi di manodopera che ne derivano<br />
viene generalmente eseguita solo nei<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
vigneti che producono uve di alta <strong>qualità</strong>,<br />
dove risulta economicamente vantaggiosa.<br />
Un <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> verde che,<strong>in</strong>vece,viene eseguito<br />
meccanicamente con relativa facilità è<br />
la cimatura,ossia il taglio <strong>del</strong>la porzione apicale<br />
dei germogli,effettuato <strong>in</strong> tempi e modi<br />
diversi <strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>la forma di allevamento.Per<br />
quanto riguarda le forme più diffuse <strong>in</strong><br />
Emilia-Romagna,quali Guyot e Cordone spe-<br />
Foto 2. Cabernet Sauvignon allevato<br />
a Cordone speronato, subito dopo la cimatura.
onato, è necessario eseguire la prima cimatura<br />
quando la vegetazione,preventivamente<br />
<strong>in</strong>canalata tra i fili di contenimento,supera<br />
la sommità <strong>del</strong> palo (topp<strong>in</strong>g). È importante<br />
farlo prima che i germogli <strong>in</strong>iz<strong>in</strong>o a ricadere,<br />
ombreggiando le foglie ed i grappoli sottostanti<br />
(foto 1 e 2).La seconda cimatura,che <strong>in</strong>teressa<br />
anche i due fianchi <strong>del</strong>la parete,si rende<br />
necessaria nei casi di elevata vigoria <strong>del</strong>le<br />
piante e di forte produzione di femm<strong>in</strong>elle,<br />
quando occorre elim<strong>in</strong>are l’eccesso di vegetazione,che<br />
potrebbe causare condizioni sfavorevoli<br />
al microclima <strong>del</strong>la zona <strong>in</strong>torno al<br />
grappolo.<br />
Su viti allevate a cordone libero è <strong>in</strong>vece opportuno<br />
eseguire una leggera cimatura poco<br />
prima che la vegetazione, non assicurata ad<br />
alcun sostegno,<strong>in</strong>izi a ricadere.Tale <strong>in</strong>tervento<br />
è generalmente anticipato alla fase <strong>del</strong>la<br />
fioritura e la sua corretta esecuzione è fondamentale<br />
per r<strong>in</strong>forzare la base dei germogli,<br />
<strong>in</strong> modo che rimangano <strong>in</strong> posizione più assurgente<br />
possibile (foto 3). Nelle settimane<br />
successive può essere necessario ripetere<br />
questo <strong>in</strong>tervento per contenere lo sviluppo<br />
vegetativo e mantenere la corretta forma <strong>del</strong>la<br />
chioma.A differenza <strong>del</strong>le forme <strong>in</strong> parete,<br />
che hanno bisogno di manodopera per il palizzamento<br />
dei germogli,il cordone libero necessita<br />
<strong>del</strong> solo <strong>in</strong>tervento meccanico e da ciò<br />
consegue un vantaggio economico non <strong>in</strong>differente.<br />
PETTINATURA<br />
E DEFOGLIAZIONE: EFFETTUARLE<br />
NEL MOMENTO GIUSTO<br />
Nella doppia cort<strong>in</strong>a il primo <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> verde<br />
da eseguire,anche prima <strong>del</strong>la fioritura,è la<br />
pett<strong>in</strong>atura dei germogli verso l’esterno <strong>del</strong>la<br />
struttura, per evitare che ricadano all’<strong>in</strong>terno<br />
<strong>del</strong>le cort<strong>in</strong>e formando una specie di pergola,che<br />
coprendo eccessivamente i grappoli<br />
può ridurre l’efficacia dei trattamenti.L’operazione<br />
può essere facilitata dall’uso di distanziali<br />
rotanti, alle cui estremità passa un filo<br />
elastico <strong>in</strong> grado di sp<strong>in</strong>gere la vegetazione<br />
verso l’<strong>in</strong>terfilare (foto 4 e 5). Solo successivamente<br />
è necessario effettuare <strong>del</strong>le cimature<br />
per far sì che i germogli non arri<strong>v<strong>in</strong>o</strong> a toccare<br />
terra, con il rischio di essere strappati dalle<br />
ruote <strong>del</strong>la trattrice <strong>in</strong> movimento.Per facilitare<br />
le operazioni di raccolta meccanica è meglio<br />
eseguire una cimatura più drastica uno-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
due giorni prima <strong>del</strong>la vendemmia,lasciando<br />
solo pochi nodi dopo i grappoli.<br />
La defogliazione, cioè l’asportazione <strong>del</strong>le<br />
foglie <strong>nella</strong> fascia produttiva,tradizionalmente<br />
veniva effettuata nel periodo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>vaiatura<br />
per migliorare il microclima dei grappoli,<br />
aumentando l’illum<strong>in</strong>azione e la circolazione<br />
<strong>del</strong>l’aria,oppure <strong>in</strong> pre-vendemmia per dim<strong>in</strong>uire<br />
aromi vegetali molto spiccati (peperone<br />
verde) su varietà come Cabernet Sauvignon,<br />
Cabernet franc e Merlot. Negli ultimi<br />
anni si sta assistendo ad un progressivo anticipo<br />
nell’esecuzione di tale <strong>in</strong>tervento, per<br />
evitare una repent<strong>in</strong>a esposizione dei grappoli<br />
a temperature molto elevate (superiori a<br />
30-35 °C), che possono determ<strong>in</strong>are scottature<br />
sugli ac<strong>in</strong>i. È <strong>in</strong>fatti diventata pratica diffusa<br />
la defogliazione nelle fasi di ac<strong>in</strong>o-pisello<br />
e pre-chiusura grappolo,che generalmente<br />
si verificano <strong>nella</strong> seconda decade di giugno,<br />
quando le temperature non hanno ancora<br />
raggiunto livelli elevati.<br />
Le sfogliature eseguite <strong>in</strong> epoca ancora più<br />
precoce,cioè prima <strong>del</strong>la piena fioritura,hanno<br />
<strong>in</strong>vece l’obiettivo di ridurre l’apporto di<br />
carboidrati alle <strong>in</strong>fiorescenze e di conseguenza<br />
il numero di ac<strong>in</strong>i allegati.In quest’ultimo<br />
caso l’<strong>in</strong>tervento è mirato alle sole foglie<br />
elaboranti localizzate <strong>nella</strong> parte basale <strong>del</strong><br />
germoglio (6-8 nodi) e diversi sono i sistemi<br />
meccanici ad oggi impiegati: pneumatici, ad<br />
aspirazione e a strappo.<br />
In alcune prove condotte dal gruppo di Viticoltura<br />
<strong>del</strong>l’Università di Bologna, l’applicazione<br />
su viti di Sangiovese di una defogliatrice<br />
ad aspirazione <strong>in</strong> pre-fioritura ha determ<strong>in</strong>ato<br />
un abbassamento <strong>del</strong>la produzione f<strong>in</strong>o<br />
al 30% nelle viti defogliate,valore che <strong>in</strong> mol-<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
ti casi risulta equivalente ad un ord<strong>in</strong>ario <strong>in</strong>tervento<br />
di diradamento dei grappoli (Filippetti<br />
et al.,2009).In particolare,il contenimento<br />
<strong>del</strong>la produzione è quasi sempre associato<br />
ad una riduzione <strong>del</strong> peso medio <strong>del</strong> grappolo,che<br />
appare più spargolo,meno soggetto ad<br />
attacchi botritici e con concentrazioni zuc-<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
Foto 3. Cimatura eseguita nel periodo<br />
<strong>del</strong>la fioritura sul cordone libero.<br />
cher<strong>in</strong>e ed antocianiche superiori (tabella 1 di<br />
pag<strong>in</strong>a 8). La defogliazione effettuata prima<br />
<strong>del</strong>la fioritura si è dimostrata <strong>in</strong> grado di rendere<br />
gli ac<strong>in</strong>i più resistenti ad eventuali scottature,<strong>in</strong><br />
condizioni di elevati regimi termici e<br />
Foto 4. Distanziale per la pett<strong>in</strong>atura <strong>del</strong>la<br />
doppia cort<strong>in</strong>a prima <strong>del</strong>la sua apertura.<br />
7
lum<strong>in</strong>osi,grazie ad un maggiore accumulo di<br />
strati cellulari <strong>del</strong>la buccia.<br />
IL DIRADAMENTO DEI GRAPPOLI<br />
INCIDE SULLA PRODUZIONE<br />
Per quanto riguarda il contenimento <strong>del</strong> carico<br />
produttivo <strong>del</strong>la pianta, che può essere<br />
conseguito utilizzando la defogliazione <strong>in</strong><br />
pre-fioritura, la tecnica più tradizionale è<br />
quella di limitare il carico di gemme con la potatura<br />
<strong>in</strong>vernale o di effettuare successivamente<br />
il diradamento dei grappoli. Questa<br />
operazione è talvolta necessaria se si vogliono<br />
ridurre le rese di varietà particolarmente<br />
fertili e con grappoli pesanti (es.Sangiovese).<br />
È peraltro emerso da alcuni studi che il momento<br />
adeguato per effettuare l’<strong>in</strong>tervento è<br />
l’<strong>in</strong>vaiatura:alleggerendo il carico produttivo<br />
nelle fasi precedenti, gli ac<strong>in</strong>i si <strong>in</strong>grossano<br />
maggiormente rispetto a quelli <strong>del</strong>le piante<br />
non diradate, determ<strong>in</strong>ando un aumento<br />
<strong>del</strong>la compattezza dei grappoli e la loro suscettibilità<br />
agli attacchi botritici.<br />
Al di là di questi effetti, il diradamento modifica<br />
l’equilibrio fisiologico tra la superficie fogliare<br />
e la produzione pendente,favorendo il<br />
primo fattore.Pertanto,all’aumentare <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tensità<br />
<strong>del</strong> diradamento, il calo <strong>del</strong>la produzione<br />
è generalmente accompagnato dall’aumento<br />
<strong>del</strong>la concentrazione zuccher<strong>in</strong>a e<br />
<strong>del</strong> contenuto antocianico <strong>del</strong>le uve,che non<br />
seguono però un rapporto di diretta proporzionalità<br />
(tabella 2).<br />
L’entità <strong>del</strong> diradamento, il cui costo è comunque<br />
notevole, deve essere qu<strong>in</strong>di calibrata<br />
<strong>in</strong> funzione degli obiettivi aziendali,anche<br />
perché non sempre possono essere raggiunti<br />
i risultati attesi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i qualitativi (Filippetti<br />
et al.,2007).<br />
Negli ultimi anni alcuni ricercatori stanno<br />
perseguendo l’obiettivo di meccanizzare il<br />
8<br />
Tab. 1 - Influenza <strong>del</strong>la defogliazione pre-fioritura sui parametri<br />
vegeto-produttivi e qualitativi di viti di Sangiovese (media 2006-2007).<br />
Peso medio Compattezza Attacchi Solidi<br />
Acidità Antociani<br />
Tesi<br />
grappolo <strong>del</strong> grappolo botritici solubili pH titolabile totali<br />
(g) (OIV 1- 9) (%) (°Brix)<br />
(g/L) (mg/kg uva)<br />
Controllo<br />
382.0 a 7.0 6.3 20.8 b 3.27 7.72 647.5 b<br />
Defogliazione meccanica 271.8 b 5.9 3.5 22.5 a 3.35 7.42 744.0 ab<br />
Defogliazione manuale 292.5 b 6.1 0.8 23.0 a 3.35 7.37 837.1 a<br />
Fonte: elaborazione di Filippetti et al.<br />
diradamento dei grappoli, così da ottenere<br />
una regolazione economicamente sostenibile<br />
<strong>del</strong>le rese unitarie.Uno studio effettuato <strong>in</strong><br />
Australia (Petrie e Cl<strong>in</strong>geleffer,2006) e uno più<br />
recente <strong>nella</strong> Rioja Alta (Diago et al., 2010)<br />
hanno messo <strong>in</strong> evidenza come sia possibile<br />
ridurre la produzione f<strong>in</strong>o al 65% impiegando,<br />
<strong>in</strong> pre-<strong>in</strong>vaiatura, una vendemmiatrice<br />
scavallatrice a scuotimento laterale, che<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
Tesi<br />
agendo sui tronchi e sulla parte <strong>del</strong>la chioma<br />
sopra ai grappoli favorisce il distacco degli<br />
ac<strong>in</strong>i, di racemoli o di grappoli <strong>in</strong>teri, per trasferimento<br />
<strong>in</strong>diretto di energia e non per contatto<br />
diretto.In entrambe le ricerche le uve alla<br />
raccolta hanno presentato una maturità<br />
tecnologica e fenolica superiore rispetto al<br />
controllo non diradato.<br />
In conclusione,si può sostenere che <strong>in</strong> Emilia-<br />
Romagna l’ampia eterogeneità <strong>del</strong>le condizioni<br />
pedoclimatiche, <strong>del</strong>le forme di allevamento<br />
adottate e <strong>del</strong>le varietà coltivate richiede<br />
un’attenta esecuzione degli <strong>in</strong>terventi<br />
<strong>in</strong> verde descritti, per ottenere il risultato<br />
produttivo e qualitativo funzionale all’obiettivo<br />
enologico ed economico prefissato.■<br />
Tab. 2 - Influenza <strong>del</strong> diradamento dei grappoli all’<strong>in</strong>vaiatura<br />
sui parametri vegeto-produttivi e qualitativi<br />
di viti di Sangiovese (media 2004-2005).<br />
Controllo<br />
(100% produzione)<br />
Diradamento 1<br />
(66% produzione)<br />
Diradamento 2<br />
(33% produzione)<br />
Grappoli<br />
(n°/vite)<br />
16 a<br />
10.5 b<br />
5.5 c<br />
Produzione<br />
(kg/vite)<br />
5.1 a<br />
3.5 b<br />
1.9 c<br />
Sup.fogliare<br />
per produzione<br />
(m 2 /kg uva)<br />
1.2 c<br />
1.9 b<br />
3.1 a<br />
Foto 5. Pett<strong>in</strong>atura correttamente<br />
eseguita <strong>in</strong> un vigneto di Sangiovese<br />
allevato a doppia cort<strong>in</strong>a.<br />
Solidi<br />
solubili<br />
(°Brix)<br />
20.9 b<br />
21.9 a<br />
22.2 a<br />
pH<br />
3.36 b<br />
3.43 ab<br />
3.50 a<br />
Acidità<br />
titolabile<br />
(g/L)<br />
6.95<br />
7.03<br />
6.85<br />
Antociani<br />
totali<br />
(mg/kg uva)<br />
966 b<br />
1172 a<br />
1151 a<br />
Fonte: elaborazione di Filippetti et al.
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Le tecniche colturali<br />
rispettose <strong>del</strong>l’ambiente<br />
■ ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ, ■<br />
CAROLINA KUSCH, JOSÉ COVARRUBIAS<br />
GILMAR MARODIN, ELIA SANDRINI, FRANCISCO<br />
MORODIN, EMANUELE INGROSSO, BRANKO<br />
PJANIC, ALESSANDRA FABIANI, FRANCESCO<br />
PENAZZI, APARECIDA BOLIANI<br />
Dipartimento di Colture Arboree,<br />
Università di Bologna<br />
■ GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO ■<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />
Università di Bologna<br />
La viticoltura <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna sta attraversando<br />
una profonda trasformazione,accelerata<br />
dal recente varo <strong>del</strong>la nuova<br />
Ocm <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />
L’impatto dei cambiamenti <strong>in</strong> atto sulla gestione<br />
agronomica ed enologica e sulla redditività<br />
<strong>del</strong> vigneto è fortemente condizionato<br />
dall’organizzazione aziendale. I viticoltori<br />
che conferiscono le uve alle cant<strong>in</strong>e sociali,<br />
nelle quali il prodotto viene spesso remunerato<br />
<strong>in</strong> base al tenore zuccher<strong>in</strong>o, cercano<br />
di mantenere marg<strong>in</strong>i di guadagno riducendo<br />
i costi di produzione e aumentando<br />
le rese per ettaro. Al contrario, quelli che<br />
per condizioni pedoclimatiche e/o spirito<br />
imprenditoriale scelgono la strada <strong>del</strong>la v<strong>in</strong>ificazione<br />
aziendale, sono impegnati a trasformare<br />
radicalmente la tecnica colturale<br />
dei loro vigneti, dove spesso sono presenti<br />
vitigni locali con elevate potenzialità agronomiche<br />
ed enologiche.<br />
Per le varietà ampiamente coltivate e storicamente<br />
radicate nel territorio emiliano-romagnolo,<br />
come ad esempio Sangiovese,<br />
Trebbiano romagnolo e Lambruschi, su cui<br />
si fonda l’economia vitiv<strong>in</strong>icola regionale,<br />
persistono problematiche colturali la cui<br />
soluzione richiede approfondite conoscenze<br />
agronomiche e fisiologiche.<br />
Nonostante l’importanza che la nutrizione,<br />
l’irrigazione e la gestione <strong>del</strong> suolo e <strong>del</strong>la<br />
chioma rivestono <strong>nella</strong> coltivazione <strong>del</strong>l’uva<br />
da <strong>v<strong>in</strong>o</strong> per le implicazioni sulla <strong>qualità</strong> e salubrità<br />
<strong>del</strong> prodotto f<strong>in</strong>ale, l’equilibrio vege-<br />
to-produttivo <strong>del</strong>le viti e la sostenibilità ecologica<br />
ed economica <strong>del</strong> processo produttivo,le<br />
<strong>in</strong>formazioni scientifiche che riguardano<br />
tali aspetti sono attualmente molto carenti.Conseguentemente,tecnici<br />
e viticoltori<br />
non hanno ancora acquisito piena consapevolezza<br />
<strong>del</strong>le potenzialità <strong>del</strong>le pratiche<br />
sopra menzionate e questo scollamento<br />
produce conseguenze negative sul prodotto<br />
f<strong>in</strong>ale e sugli ecosistemi produttivi vitati.<br />
UN PROCESSO PRODUTTIVO<br />
REDDITIZIO ED ECOCOMPATIBILE<br />
La salubrità dei prodotti agricoli e la sostenibilità<br />
<strong>del</strong> processo produttivo sono i due<br />
pr<strong>in</strong>cipi card<strong>in</strong>e da considerare nello sviluppo<br />
<strong>del</strong>la moderna viticoltura. Quest’ottica<br />
impone che gli aspetti produttivi, improntati<br />
al miglioramento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong>,<br />
siano pienamente compatibili con l'ambiente<br />
e garantiscano adeguata redditività<br />
agli agricoltori.<br />
Il Dipartimento di Colture Arboree <strong>del</strong>l’Università<br />
di Bologna, attraverso progetti na-<br />
zionali e collaborazioni <strong>in</strong>ternazionali,è attivamente<br />
impegnato nel miglioramento<br />
<strong>del</strong>le uve e dei v<strong>in</strong>i emiliano-romagnoli al f<strong>in</strong>e<br />
di <strong>in</strong>crementarne la capacità di competere<br />
sui mercati esteri attraverso l’<strong>in</strong>novazione<br />
<strong>del</strong> processo produttivo, nel pieno rispetto<br />
<strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />
Gli obiettivi specifici che perseguono sono:<strong>in</strong>cremento<br />
<strong>del</strong>la tolleranza a stress abiotici e<br />
miglioramento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve attraverso<br />
strategie agronomiche <strong>in</strong>novative; valutazione<br />
<strong>del</strong>la gestione biod<strong>in</strong>amica <strong>del</strong> vigneto;effetti<br />
<strong>del</strong>la nutrizione e <strong>del</strong>la gestione<br />
<strong>del</strong> suolo sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>;sviluppo<br />
di tecniche di controllo <strong>del</strong>la maturazione<br />
basate su <strong>in</strong>terventi di cimatura tardiva.<br />
Gli esperimenti sono condotti presso i vigneti<br />
<strong>del</strong>l’azienda “Terre Naldi” di Tebano<br />
(Faenza), nel cuore viticolo <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />
(foto 1).<br />
Foto 1. Particolare <strong>del</strong> vigneto<br />
di Tebano (Faenza), su cui viene<br />
condotta la sperimentazxione.<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
9
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
Foto 2. Il vigneto sul quale si svolge l’attività<br />
di ricerca con l’applicazione<br />
di tecniche biod<strong>in</strong>amiche.<br />
Di seguito riportiamo una s<strong>in</strong>tesi dei pr<strong>in</strong>cipali<br />
studi effettuati.<br />
TRATTAMENTI CON SILICIO<br />
E CAOLINO: GLI EFFETTI OTTENUTI<br />
Le ricerche <strong>in</strong> corso valutano gli effetti <strong>del</strong>l’impiego<br />
di prodotti m<strong>in</strong>erali e vegetali<br />
contenenti elevate concentrazioni di silicio,<br />
e preparati a base di Bacillus subtilis - batterio<br />
<strong>in</strong> grado di mobilizzare il silicio naturalmente<br />
presente nel suolo - sui pr<strong>in</strong>cipali parametri<br />
vegeto-produttivi <strong>del</strong>le viti e sulle<br />
caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali<br />
<strong>del</strong>le uve e dei v<strong>in</strong>i.<br />
In particolare,lo studio è <strong>in</strong>centrato sullo sviluppo<br />
di tecniche <strong>in</strong>novative <strong>in</strong> grado di migliorare<br />
le caratteristiche qualitative <strong>del</strong>le uve<br />
e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,nello specifico la colorazione,e<br />
ridurre la sensibilità <strong>del</strong>le viti agli stress abiotici<br />
(idrico e termico). L’esperimento, di<br />
durata pluriennale e avviato nel 2008, viene<br />
condotto <strong>in</strong> un vigneto adulto <strong>del</strong>la cultivar<br />
Sangiovese (<strong>in</strong>nestata su SO4), allevato a<br />
cordone speronato con orientamento dei filari<br />
nord-sud e coltivato con metodo biologico.<br />
Sono confrontati, <strong>in</strong> un disegno sperimentale<br />
a blocchi randomizzati,c<strong>in</strong>que trattamenti:<br />
controllo, irrorazione alla chioma di<br />
10<br />
acido silicico, caol<strong>in</strong>o, estratto di equiseto e<br />
applicazione al suolo di Bacillus subtilis.Elevate<br />
concentrazioni di silicio (2,8-3,5%), superiori<br />
rispetto a quella dei macroelementi,<br />
sono state riscontrate nelle lam<strong>in</strong>e fogliari.<br />
Indag<strong>in</strong>i effettuate mediante criomicroscopia<br />
elettronica a scansione hanno evidenziato<br />
la presenza di silicio sulle foglie <strong>del</strong>le<br />
viti irrorate due mesi prima con silicio e<br />
caol<strong>in</strong>o. Nell’annata 2008, <strong>in</strong> concomitanza<br />
di alcuni rilievi, è stata riscontrata una lieve<br />
dim<strong>in</strong>uzione <strong>del</strong>la temperatura <strong>del</strong>le foglie<br />
e dei grappoli nelle viti irrorate con caol<strong>in</strong>o<br />
e silicio. I trattamenti non hanno alterato la<br />
crescita e le caratteristiche organolettiche<br />
<strong>del</strong>le bacche, la concentrazione degli antociani<br />
nelle bucce e le proprietà meccaniche<br />
<strong>del</strong>le bacche alla raccolta.<br />
Nel <strong>v<strong>in</strong>o</strong> ottenuto da uve trattate con silicio<br />
è stato rilevato un <strong>in</strong>cremento <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
cromatiche e <strong>del</strong>la concentrazione<br />
di composti fenolici: si è riscontrata una<br />
maggiore <strong>in</strong>tensità colorante e una m<strong>in</strong>ore<br />
tonalità. La più <strong>in</strong>tensa colorazione, non imputabile<br />
agli antociani liberi la cui concentrazione<br />
è risultata simile rispetto al controllo,<br />
potrebbe essere dovuta ad un maggiore<br />
contenuto di flavanoli (catech<strong>in</strong>a) e<br />
flavonoli (quercet<strong>in</strong>a), composti <strong>in</strong> grado di<br />
<strong>in</strong>crementare il colore attraverso fenomeni<br />
di copigmentazione.<br />
Nei v<strong>in</strong>i ottenuti da uve irrorate con caol<strong>in</strong>o<br />
è stato rilevato un aumento di flavonoli e<br />
flavanoli e un ridotto contenuto <strong>in</strong> antocian<strong>in</strong>e,<br />
con un profilo cromatico <strong>in</strong>variato rispetto<br />
al controllo. La valutazione sensoriale<br />
non ha evidenziato differenze significative<br />
tra i trattamenti.<br />
COLTIVAZIONE BIODINAMICA:<br />
LE PRIME RICERCHE EFFETTUATE<br />
In Italia negli ultimi anni si è assistito ad un<br />
notevole sviluppo <strong>del</strong>le coltivazioni viticole<br />
biologiche e, più recentemente, di quelle<br />
biod<strong>in</strong>amiche.Scarsi sono gli studi scientifici<br />
riscontrabili <strong>in</strong> bibliografia sulla composizione<br />
chimica e le caratteristiche sensoriali<br />
di uve e v<strong>in</strong>i ottenuti con questi metodi,<br />
nonché sulla suscettibilità a stress ambientali<br />
<strong>del</strong>le viti così gestite.<br />
Il metodo biod<strong>in</strong>amico può consentire di<br />
valorizzare le potenzialità pedoclimatiche<br />
<strong>del</strong> territorio, ma la sua adozione richiede<br />
una profonda conoscenza <strong>del</strong>l’agroecosistema<br />
viticolo.<br />
L’attività di ricerca prevede la conduzione di<br />
una prova di campo f<strong>in</strong>alizzata alla verifica<br />
<strong>del</strong>l’efficacia di tecniche di agricoltura biod<strong>in</strong>amica<br />
sulla fertilità <strong>del</strong> suolo, sulle <strong>qualità</strong><br />
chimico-fisiche e sensoriali di uve, sulla capacità<br />
di autodifesa <strong>del</strong>la vite da stress biotici<br />
e abiotici. Viene valutata, <strong>in</strong> particolare,<br />
l’efficacia di preparati biod<strong>in</strong>amici come 500<br />
(cornoletame), 500K, 501 (cornosilice) e Fladen<br />
(letame compostato).<br />
L’esperimento, di durata pluriennale e avviato<br />
nel 2008, è condotto <strong>in</strong> un vigneto<br />
<strong>del</strong>l’estensione di due ettari (foto 2). La superficie<br />
è suddivisa <strong>in</strong> due parcelloni con<br />
caratteristiche chimico-fisiche <strong>del</strong> suolo analoghe<br />
e di ampiezza equivalente, ciascuno<br />
dei quali sottoposto ad uno specifico<br />
metodo di coltivazione. I risultati <strong>del</strong> primo<br />
biennio di sperimentazione non evidenziano<br />
effetti <strong>del</strong> metodo di coltivazione sui dati<br />
produttivi e qualitativi. L’impiego dei preparati<br />
biod<strong>in</strong>amici ha stimolato l’emissione<br />
di radici nuove, tuttavia il loro effetto nel vigneto<br />
potrà essere debitamente valutato<br />
nel lungo periodo.<br />
LA GESTIONE DEL SUOLO<br />
INCIDE SULLA QUALITÀ DELLE UVE<br />
La gestione <strong>del</strong> suolo riveste un ruolo molto<br />
importante per le implicazioni sulla nutrizione,<br />
sulla salvaguardia ambientale e
sulla suscettibilità alle malattie e l’equilibrio<br />
vegeto-produttivo <strong>del</strong>le viti. In viticoltura<br />
è ampiamente diffusa la pratica <strong>del</strong> diserbo<br />
<strong>del</strong>la zona sottostante il filare con<br />
glifosate.Tale impiego può provocare effetti<br />
collaterali anche sulle colture non bersaglio,<br />
<strong>in</strong> particolare carenze nutrizionali e<br />
maggiore suscettibilità ai patogeni.<br />
Questo diserbante <strong>in</strong>ibisce l’enzima 5-enolpiruvilscichimato-3-fosfato<br />
s<strong>in</strong>tasi (EPSPs) che<br />
svolge un ruolo chiave <strong>nella</strong> via metabolica<br />
<strong>del</strong>l’acido scichimico e,di conseguenza,ostacola<br />
anche la s<strong>in</strong>tesi dei polifenoli.Il glifosate,<br />
particolarmente stabile all’<strong>in</strong>terno dei tessuti<br />
vegetali, può anche essere trasferito da una<br />
pianta all’altra a seguito di <strong>in</strong>terazioni tra apparati<br />
radicali.<br />
Per valutare l’effetto <strong>del</strong> diserbante su vite è<br />
stato condotto, durante la stagione vegetativa<br />
2008, un esperimento <strong>in</strong> condizioni di<br />
campo sulla cultivar Ancellotta (<strong>in</strong>nestata<br />
su Kober 5BB) coltivata con due modalità di<br />
gestione <strong>del</strong> suolo lungo il filare: lavorazione<br />
superficiale e diserbo con glifosate.È stato<br />
monitorato il decorso <strong>del</strong>la maturazione<br />
<strong>del</strong>l’uva, <strong>in</strong> particolare solidi solubili, pH e acidità<br />
totale <strong>del</strong>le bacche;alla vendemmia è<br />
stato determ<strong>in</strong>ato il livello di antociani nelle<br />
bucce e sono stati microv<strong>in</strong>ificati campioni<br />
di uva per verificare la concentrazione dei<br />
fenoli nel <strong>v<strong>in</strong>o</strong>. La concentrazione degli antociani<br />
nelle bacche provenienti dalle parcelle<br />
diserbate è risultata <strong>in</strong>feriore <strong>del</strong> 20%<br />
rispetto alle parcelle sottoposte a lavorazione<br />
superficiale (tabella 1).<br />
Le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i condotte non hanno evidenziato<br />
effetti <strong>del</strong> glifosate sulla crescita, la concentrazione<br />
<strong>in</strong> solidi solubili e l’acidità totale,<br />
mentre il pH <strong>del</strong>le bacche alla raccolta è<br />
risultato <strong>in</strong>feriore nelle uve provenienti dalle<br />
parcelle diserbate. I risultati evidenziano<br />
le possibili ripercussioni <strong>del</strong> glifosate sulla<br />
<strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve, mentre rimangono da valutare<br />
ulteriormente le eventuali implicazioni<br />
sulla composizione fenolica <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,<br />
non emerse <strong>nella</strong> sperimentazione.<br />
L’<strong>in</strong>erbimento controllato <strong>del</strong> vigneto, <strong>in</strong> alcuni<br />
casi esteso anche al filare, rappresenta<br />
una pratica colturale consolidata <strong>in</strong> condizioni<br />
eco-pedologiche favorevoli, mentre<br />
nelle aree caratterizzate da scarsa disponibilità<br />
idrica l’<strong>in</strong>troduzione di tale tecnica necessita<br />
di un’attenta valutazione, legata alla<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Tab. 1 - Effetto dei trattamenti sulla concentrazione degli antociani<br />
(espressi <strong>in</strong> mg/g buccia) nell’uva (cv Ancellotta) prelevata alla raccolta.<br />
Trattamento<br />
Lavorazione superficiale<br />
Glifosate<br />
Significatività<br />
Delf<strong>in</strong>id<strong>in</strong>a<br />
3,2 a<br />
2,4 b<br />
*<br />
possibile competizione idrica con le piante<br />
di vite.Gli studi condotti <strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />
hanno scarsamente considerato l’impatto<br />
<strong>del</strong>le specie impiegate nell’<strong>in</strong>erbimento<br />
sullo stato nutrizionale <strong>del</strong>le viti. Esperimenti<br />
<strong>in</strong> corso <strong>in</strong>dicano la possibilità di migliorare<br />
la nutrizione ferrica <strong>del</strong>la vite mediante<br />
l’<strong>in</strong>erbimento con alcune specie gram<strong>in</strong>acee<br />
(foto 3).<br />
CONTROLLO DELLA MATURAZIONE:<br />
UTILE LA CIMATURA TARDIVA<br />
Recentemente, <strong>in</strong> particolare negli areali<br />
coll<strong>in</strong>ari <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna e di altre importanti<br />
regioni viticole, caratterizzati da<br />
scarsa disponibilità idrica, sono stati riscontrati<br />
fenomeni di sfasamento tra maturità<br />
tecnologica e fenolica ascrivibili alle <strong>in</strong>terazioni<br />
tra i cambiamenti climatici <strong>in</strong> atto ed<br />
alle mutate tecniche di gestione <strong>del</strong>la chioma,come<br />
la defogliazione e il diradamento.<br />
Tali condizioni comportano un’accelerazione<br />
<strong>del</strong>l’accumulo di solidi solubili nelle bacche,<br />
le quali raggiungono gradazioni zuccher<strong>in</strong>e<br />
corrispondenti a livelli ottimali di al-<br />
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
Cianid<strong>in</strong>a Petud<strong>in</strong><strong>in</strong>a Peonid<strong>in</strong>a Malvid<strong>in</strong>a Totali<br />
0,5 0,5 0,7 a 4,4 11,0 a<br />
0,3 1,7 0,6 b 3,8 8,8 b<br />
n.s<br />
n.s<br />
*<br />
n.s<br />
*<br />
* significativo per P = 0,05; n.s.: non significativo (P=0,05).<br />
cool potenziale, non associati ad un’opportuna<br />
maturità fenolica.Di conseguenza, i viticoltori<br />
tendono spesso a posticipare il momento<br />
<strong>del</strong>la vendemmia con il risultato di<br />
<strong>in</strong>crementare ulteriormente il grado zuccher<strong>in</strong>o,<br />
ottenendo un prodotto f<strong>in</strong>ale non<br />
sempre gradito al consumatore.<br />
L’elevato titolo alcolometrico volumico dei<br />
v<strong>in</strong>i è una problematica enologica attuale:<br />
il legislatore, per assecondare le esigenze<br />
dei produttori, ha ammesso il ricorso alla<br />
dealcolizzazione (Reg. CE 606/2009), una<br />
pratica che <strong>in</strong>cide pesantemente sul costo<br />
di produzione. Gli <strong>in</strong>terventi agronomici<br />
che possono essere adottati per prevenire<br />
o attenuare lo sfasamento tra maturità tecnologica<br />
e fenolica sono diversi (ad esempio<br />
la potatura <strong>in</strong>vernale).Tuttavia, il tentativo<br />
di prevenire gli squilibri di composizione<br />
<strong>del</strong>la bacca durante le operazioni di potatura<br />
<strong>in</strong>vernale <strong>in</strong>crementando il numero<br />
Foto 3. Prove <strong>in</strong> vaso sulla gestione <strong>del</strong> suolo<br />
e <strong>del</strong>la fertilizzazione.<br />
11
Foto Arch. Dca-Unibo<br />
di gemme,risulta di difficile realizzazione <strong>in</strong><br />
suoli poco fertili, caratterizzati da scarsa disponibilità<br />
di acqua, soprattutto <strong>in</strong> considerazione<br />
<strong>del</strong> precario equilibrio fisiologico<br />
e nutrizionale che contraddist<strong>in</strong>gue le<br />
viti coltivate <strong>in</strong> tali ambienti. Un’ulteriore<br />
opzione agronomica per controllare il processo<br />
di maturazione è rappresentata dagli<br />
<strong>in</strong>terventi <strong>in</strong> verde, <strong>in</strong> particolare dalla cimatura,<br />
come spiega anche il precedente<br />
articolo di questa pubblicazione.<br />
UN ESPERIMENTO CONDOTTO<br />
SUL SANGIOVESE<br />
Un esperimento di durata biennale (2008-<br />
2009) è stato condotto sulla cultivar Sangiovese<br />
(Rombolà et al.,2010).Viti allevate a cordone<br />
speronato sono state sottoposte a due<br />
diverse <strong>in</strong>tensità di cimatura, lieve e severa,<br />
mantenendo rispettivamente 10 e 14 nodi<br />
sul germoglio pr<strong>in</strong>cipale, e confrontate con<br />
piante di controllo non cimate (foto 4). L’<strong>in</strong>tervento<br />
è stato effettuato quando le bacche<br />
avevano raggiunto 15 °Brix (prima decade<br />
di agosto, 45 giorni prima <strong>del</strong>la presunta<br />
data di raccolta).<br />
I parametri qualitativi (peso medio,solidi solubili,<br />
pH, acidità totale e APA - Azoto prontamente<br />
assimilabile dai lieviti <strong>del</strong>le bacche,<br />
concentrazione di antociani nelle bucce)<br />
hanno messo <strong>in</strong> evidenza un ritardo <strong>nella</strong><br />
maturazione <strong>del</strong>le bacche provenienti dalle<br />
viti cimate, che hanno anche presentato valori<br />
di APA più bassi (grafico1).Tuttavia,nelle<br />
piante cimate il livello degli antociani alla<br />
vendemmia non è risultato statisticamente<br />
12<br />
diverso dal controllo.La cimatura <strong>in</strong>tensa ha<br />
determ<strong>in</strong>ato una riduzione <strong>del</strong> peso medio<br />
<strong>del</strong> grappolo e <strong>del</strong>la produttività dei ceppi.<br />
Tali risultati <strong>in</strong>dicano che la cimatura tardiva,<br />
opportunamente realizzata, può costituire<br />
una valida strategia per ridurre lo sfasamento<br />
tra maturità tecnologica e fenolica.<br />
Occorre considerare ulteriori vantaggi agronomici<br />
ed economici che potrebbero<br />
derivare da questo tipo di cimatura: ottenimento<br />
di grappoli meno compatti e qu<strong>in</strong>di<br />
Foto 4. Esempi di <strong>in</strong>tensità di cimatura<br />
su viti allevate a cordone speronato.<br />
meno soggetti ai patogeni fung<strong>in</strong>i; significativa<br />
riduzione di consumo idrico conseguente<br />
alla rimozione di porzione <strong>del</strong>la parte<br />
area (parte distale dei germogli) caratterizzata<br />
da <strong>in</strong>tensa traspirazione; risparmio<br />
di manodopera richiesta dalle operazioni di<br />
stralcio durante il periodo <strong>in</strong>vernale. ■<br />
Graf. 1 – Maturazione <strong>del</strong>le bacche <strong>in</strong> relazione all’epoca<br />
e all’<strong>in</strong>tensità di cimatura.
N<br />
ell'antichità greca e romana i v<strong>in</strong>i erano<br />
<strong>in</strong>dicati con il nome <strong>del</strong>la località<br />
d'orig<strong>in</strong>e, ma molto spesso si trattava solo<br />
di "provenienza", che non co<strong>in</strong>cideva con<br />
la zona produttiva. Le prime <strong>del</strong>imitazioni<br />
geografiche documentate <strong>del</strong>le zone di<br />
produzione, giunte s<strong>in</strong>o ai nostri giorni,<br />
hanno riguardato il Tokaj (1700), il Chianti<br />
(1716) ed il Porto (1755), ma sono denom<strong>in</strong>azioni<br />
costruite solo sugli usi e le consuetud<strong>in</strong>i.<br />
Nel 1935, con la creazione <strong>del</strong>l'Inao (Institut<br />
national des appellations d'orig<strong>in</strong>e) <strong>in</strong> Francia,<br />
<strong>in</strong>izia la <strong>del</strong>imitazione scientifica dei territori<br />
vitati basata su criteri geo-pedologici e viticoli,<br />
seguendo la filosofia che «la netta impronta<br />
che l'ambiente conferisce alle caratteristiche<br />
produttive e qualitative di un vitigno<br />
è alla base <strong>del</strong> concetto di denom<strong>in</strong>azione<br />
d'orig<strong>in</strong>e» (Branas,1980).Solo dagli anni<br />
Ottanta gli studi per determ<strong>in</strong>are l'attitud<strong>in</strong>e<br />
di differenti zone di un territorio alla coltura<br />
<strong>del</strong>la vite assumono carattere <strong>in</strong>tegrato<br />
e <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are. La vocazione ambientale<br />
deve scaturire dall'<strong>in</strong>terazione tra le <strong>in</strong>formazioni<br />
climatiche, pedologiche, topografiche,<br />
colturali e l'espressione vegetativa, produttiva<br />
e qualitativa dei vitigni.<br />
I primi lavori visibili sono quelli di Morlat e Assel<strong>in</strong><br />
<strong>del</strong>la scuola di Angers: dal 1984 affrontano<br />
la zonazione <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong>la Loira basandosi<br />
sul concetto che il territorio è la somma<br />
di s<strong>in</strong>goli ambienti,ognuno def<strong>in</strong>ibile da<br />
una sequenza geo-pedologica; l'accorpamento<br />
di alcune di esse <strong>in</strong> situazioni topografiche<br />
e mesoclimatiche omogenee forma<br />
la sequenza "ecogeopedologica".<br />
La prima zonazione italiana che segue que-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Zonazioni viticole: studi<br />
a servizio dei produttori<br />
■ MAURIZIO ZAMBONI ■<br />
Istituto di Frutti-Viticoltura,<br />
Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore, Piacenza<br />
■ GIOVANNI NIGRO ■<br />
Crpv - Filiera vitiv<strong>in</strong>icola e olivo-oleicola,<br />
Faenza (RA)<br />
Fig. 1 - Carta vocazionale <strong>del</strong> comprensorio viticolo<br />
<strong>del</strong>la Val Tidone, nei Colli Piacent<strong>in</strong>i.<br />
sto approccio metodologico <strong>in</strong>tegrato è<br />
quella di Scienza et al. <strong>in</strong> Oltrepò Pavese<br />
(1990), studio che dà molta enfasi al "sito",<br />
cioè un ambiente ben caratterizzato per clima,<br />
suolo ed orografia, <strong>in</strong> cui si ottimizza l'adattamento<br />
di un vitigno.<br />
Fonte: Fregoni et al., 1990<br />
LE ESPERIENZE<br />
IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Nella zonazione <strong>del</strong>la Val Tidone piacent<strong>in</strong>a,<br />
pubblicata nel 1992,Fregoni et al. affrontano<br />
il problema <strong>in</strong>tegrando i risultati scaturiti da<br />
<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i climatiche, pedologiche e orografi-<br />
13
Suolo<br />
Case Basse<br />
Monte Po<br />
Vicobarone<br />
Montalbo<br />
che con quelli ottenuti sulla produttività,sulla<br />
<strong>qualità</strong> di mosti e v<strong>in</strong>i e sullo stato nutrizionale<br />
<strong>del</strong>le viti.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e pedologica e l’utilizzo<br />
<strong>del</strong>la foto<strong>in</strong>terpretazione hanno permesso<br />
di realizzare una carta dei suoli <strong>in</strong> scala<br />
1:25.000, al cui <strong>in</strong>terno è rappresentata la<br />
distribuzione nel paesaggio dei quattro suoli<br />
dove la vite è maggiormente diffusa: Case<br />
Basse,Monte Po,Vicobarone e Montalbo.Per<br />
la caratterizzazione climatica <strong>del</strong> territorio,<br />
completata nel triennio 1988-90, è stato<br />
adottato l’<strong>in</strong>dice di W<strong>in</strong>kler (T°m - 10°C da<br />
aprile ad ottobre).<br />
Partendo dai dati forniti da 7 stazioni agrometeorologiche,<br />
con un metodo orig<strong>in</strong>ale<br />
denom<strong>in</strong>ato “orografico” che tiene conto di<br />
altitud<strong>in</strong>e,esposizione,posizione relativa sul<br />
versante e larghezza <strong>del</strong>la valle <strong>in</strong> cui è posizionato<br />
un vigneto, si è esteso il calcolo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>dice<br />
di W<strong>in</strong>kler a tutti i 24 siti <strong>del</strong>la sperimentazione<br />
agronomica.<br />
Dopo tre anni di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, il quadro emerso<br />
14<br />
Tab. 1 - Vocazionalità <strong>del</strong>le quattro unità vitate <strong>del</strong>la Val Tidone<br />
alla coltivazione <strong>del</strong>la Malvasia di Candia aromatica.<br />
Vocazionalità<br />
scarsa<br />
discreta<br />
buona<br />
discreta o<br />
buona (sud)<br />
Commento<br />
Elevata produttività, grado zuccher<strong>in</strong>o sufficiente,<br />
ma bassa acidità. V<strong>in</strong>o con scarsa f<strong>in</strong>ezza ed aromaticità.<br />
Buona produttività, elevata gradazione zuccher<strong>in</strong>a, acidità<br />
sufficiente solo nelle esposizioni a nord. In quelle a sud l’uva<br />
può fornire v<strong>in</strong>i da dessert.<br />
Buona produttività, rapporto zuccheri/acidi equilibrato; aroma e<br />
freschezza <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong> sono sostenuti da una buona acidità malica.<br />
Discreta produttività, rapporto zuccheri/acidi sufficiente, che<br />
migliora nelle esposizioni a sud. Discreta aromaticità <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />
Fonte: Fregoni et al., 1990, modificato<br />
dai parametri produttivi e dalla <strong>qualità</strong> dei<br />
mosti e dei v<strong>in</strong>i ha permesso di def<strong>in</strong>ire l’attitud<strong>in</strong>e<br />
degli ambienti <strong>del</strong>la Val Tidone alla<br />
coltivazione di Barbera, Croat<strong>in</strong>a e Malvasia<br />
di Candia aromatica. Anche le degustazioni<br />
hanno confermato l’esistenza di differenze<br />
significative sia tra le serie pedologiche, che<br />
tra i fattori ambientali <strong>in</strong>teragenti: altitud<strong>in</strong>e<br />
ed esposizione. La disponibilità <strong>del</strong>la carta<br />
dei suoli e di quella climatica,unitamente ad<br />
un sistema evoluto di cartografia automatica<br />
(Arc/Info) ha permesso di estendere, per<br />
analogia, i risultati <strong>del</strong>la ricerca a tutto il territorio<br />
<strong>del</strong>la Val Tidone,con la redazione <strong>del</strong>la<br />
carta vocazionale (figura 1 e tabella 1).<br />
COLLINA DI CESENA:<br />
COME IL SUOLO CONDIZIONA<br />
PRODUTTIVITÀ E QUALITÀ<br />
Lo stesso gruppo affronta successivamente<br />
la zonazione <strong>del</strong>la viticoltura <strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a di<br />
Cesena,che si conclude nel 1995.Il territorio<br />
Foto Zamboni Foto Zamboni<br />
vitato si estende <strong>nella</strong> zona coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>la<br />
bassa e media Valle <strong>del</strong> Savio, ad altitud<strong>in</strong>i<br />
che oscillano dai 50 ai 350 metri sul livello <strong>del</strong><br />
mare. È un’area di circa 2.000 ettari, caratterizzata<br />
da un’orografia alquanto variabile,<br />
con numerose piccole valli laterali alla pr<strong>in</strong>cipale,<br />
dai versanti spesso molto declivi.<br />
La caratterizzazione pedologica di questo<br />
territorio si è basata su uno studio precedentemente<br />
effettuato (Erso,1990) che è servito<br />
ad <strong>in</strong>dividuare i suoli più significativi rispetto<br />
alla viticoltura: Cel<strong>in</strong>cordia, Santa Lucia,<br />
Madonna <strong>del</strong>l’Ulivo e San Tommaso. L’identificazione<br />
è stata ulteriormente verificata<br />
tramite controllo speditivo con trivella,anche<br />
allo scopo di <strong>del</strong><strong>in</strong>eare i limiti di estensione<br />
<strong>del</strong>la tipologia di suolo per la <strong>del</strong>imitazione<br />
<strong>del</strong>le parcelle sperimentali. La caratterizzazione<br />
climatica è stata effettuata con la<br />
metodologia già sperimentata nel Piacent<strong>in</strong>o;<br />
oltre all’<strong>in</strong>dice di W<strong>in</strong>kler è stato impiegato<br />
quello eliotermico di Hugl<strong>in</strong> che,nel suo<br />
calcolo, tiene conto anche <strong>del</strong>la temperatura<br />
massima giornaliera, ed è qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dicato<br />
per caratterizzare territori con clima temperato-caldo.<br />
Nonostante l’evidente <strong>in</strong>fluenza <strong>del</strong> mesoclima,<br />
imposta soprattutto dalle diverse altitud<strong>in</strong>i<br />
di coltivazione,è la tipologia <strong>del</strong> suolo<br />
a condizionare più <strong>in</strong>cisivamente, <strong>in</strong> questi<br />
ambienti, la produttività e le caratteristiche<br />
qualitative di Trebbiano romagnolo e Sangiovese.<br />
Le viti coltivate sui suoli Cel<strong>in</strong>cordia sono meno<br />
produttive rispetto a quelle degli altri suoli<br />
e ciò vale per entrambi i vitigni.La m<strong>in</strong>ore vigoria<br />
<strong>del</strong>le viti consente loro di sopportare<br />
una più bassa carica di gemme e di produrre<br />
un grappolo di dimensioni più contenute.I v<strong>in</strong>i<br />
prodotti con queste uve sono sempre risul-
tati i più graditi; all’opposto, sui suoli Madonna<br />
<strong>del</strong>l’Ulivo il livello qualitativo <strong>del</strong>le uve e dei<br />
v<strong>in</strong>i è sempre stato riconosciuto <strong>in</strong>feriore.<br />
COLLINA EMILIANA:<br />
INDIVIDUATE LE UNITÀ<br />
VOCAZIONALI DELLE ZONE DOC<br />
Con tali premesse,nel 2003 parte il progetto<br />
di "Zonazione viticola <strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a emiliana"<br />
- coord<strong>in</strong>ato dal Centro ricerche produzioni<br />
vegetali - f<strong>in</strong>anziato per l’80% dalla Regione<br />
Emilia-Romagna e per il 20% dal Crpv, dai<br />
Consorzi di tutela <strong>del</strong>le aree <strong>in</strong>teressate e dal<br />
Comune di Imola.<br />
Con questo progetto sono stati accuratamente<br />
studiati,dal punto di vista morfologico,pedologico<br />
e climatico, gli ambienti vitati coll<strong>in</strong>ari<br />
<strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Parma, Reggio Emilia,<br />
Modena e Bologna. In questi territori, tutti <strong>in</strong>seriti<br />
<strong>in</strong> zone Doc tra le più conosciute <strong>del</strong>la regione<br />
(Colli di Parma, Colli di Scandiano e Canossa,Lambrusco<br />
Grasparossa di Castelvetro,<br />
Colli Bolognesi e Colli di Imola), lo studio <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>terazione<br />
con l’ambiente ha riguardato vitigni<br />
a bacca bianca come la Malvasia di Candia<br />
aromatica,il Pignoletto e l’Albana,e a bacca<br />
rossa come il Barbera,il Lambrusco Grasparossa,il<br />
Cabernet Sauvignon e il Sangiovese.<br />
Le unità operative co<strong>in</strong>volte comprendono<br />
specializzazioni diverse come i pedologi di<br />
I.ter,i climatologi di Arpa,gli enologi di Astra,<br />
i tecnici viticoli dei Consorzi di tutela ed alcuni<br />
agronomi professionisti,coord<strong>in</strong>ati dall’Istituto<br />
di Frutti-Viticoltura <strong>del</strong>l’Università<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Tab. 2 - Caratteristiche fisico-chimiche ed agronomiche <strong>del</strong>le tipologie di suolo<br />
dei Colli Bolognesi su cui è coltivato il Pignoletto.<br />
UTS Geologia<br />
prof. (1) Tessitura<br />
argilla %<br />
Orizzonte/i superficiale/i<br />
sabbia % pH calcare attivo % K2O ppm<br />
disp. O2<br />
MFA1 Alluvioni f<strong>in</strong>i<br />
mp FAL<br />
41<br />
12 7,6<br />
0<br />
213<br />
m<br />
BOG Alluvioni ghiaiose<br />
mp FAL<br />
31<br />
18 7.8<br />
8<br />
700<br />
b<br />
REB1 Argille Azzurre Pliocene p<br />
FAL<br />
42<br />
7 8,0<br />
12<br />
212<br />
m<br />
FRN Marne-arenarie Miocene p<br />
FAL<br />
31<br />
9 7,8<br />
16<br />
428<br />
b<br />
SFA Formaz. Monte Adone mp F<br />
25<br />
31 7,8<br />
5<br />
161<br />
b<br />
CAV Marne di Antognola p<br />
FA<br />
30<br />
25 7,6<br />
8<br />
262<br />
b<br />
(1) mp = molto profondo; p = profondo; m = moderata; b = buona; F = Franco; A = Argilloso; L = Limoso; S = Sabbioso.<br />
MFA1: Montefalcone (sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene); BOG: Borghesa (alluvioni ghiaiose quaternarie); REB1: Rebeggiani (formazione Argille Azzurre<br />
<strong>del</strong> Pliocene); FRN: Fornace (marne <strong>in</strong>tercalate con strati arenitici <strong>del</strong> Miocene); SFA: San Faust<strong>in</strong>o (formazione Monte Adone: arenarie poco cementate con<br />
matrice siltoso-argillosa); CAV: Caverna (Marne di Antognola: marne prevalenti con <strong>in</strong>tercalazioni arenacee).<br />
Tab. 3 - Effetti <strong>del</strong>la tipologia di suolo sulle caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la produzione e sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> mosto<br />
<strong>del</strong> Pignoletto dei Colli Bolognesi (medie 2004-2005).<br />
Suolo Altitud<strong>in</strong>e m s.l.m. Esp.<br />
Produzione<br />
a ceppo (kg)<br />
Legno<br />
di potatura (kg)<br />
Zuccheri (°Brix)<br />
Acidità<br />
titolabile (g/l)<br />
SFA 300<br />
E 2.8<br />
1.36<br />
22.2<br />
8.20<br />
FRN 280 NE 5.2<br />
0.90<br />
23.2<br />
6.42<br />
Significatività F<br />
**<br />
*<br />
*<br />
*<br />
CAV 228 SO 4.8<br />
1.81<br />
21.5<br />
7.18<br />
FRN 248 SE 5.6<br />
2.35<br />
24.4<br />
6.91<br />
Significatività F<br />
n.s.<br />
*<br />
**<br />
n.s.<br />
Gli asterischi rappresentano il livello di significatività <strong>del</strong>l'F <strong>del</strong>l'ANOVA:<br />
* = significatività al 95% - ** = significatività al 99% - n.s. = non significativo<br />
Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore di Piacenza.<br />
Il progetto ha <strong>in</strong>teressato il territorio appenn<strong>in</strong>ico<br />
che va dal fiume Taro al torrente Santerno,per<br />
oltre 80.000 ettari <strong>in</strong>vestigati per le<br />
<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i pedologiche ed agronomiche. Su<br />
questa superficie sono state <strong>in</strong>dividuate più<br />
di 40 tipologie di suolo, con notevole variabilità<br />
all'<strong>in</strong>terno e tra i 5 territori.Nei Colli Bolognesi,ad<br />
esempio,sono 6 le tipologie <strong>in</strong>dividuate<br />
sulle quali sono coltivati i circa 800<br />
ettari di Pignoletto, molto diverse per orig<strong>in</strong>e<br />
geologica e attitud<strong>in</strong>i agronomiche (tabella<br />
2).In questo territorio,a parità di altitud<strong>in</strong>e<br />
e di esposizione,il Pignoletto realizza le<br />
migliori prestazioni produttive e qualitative<br />
sui suoli Fornace (tabella 3).<br />
Dalla ricerca sono emerse relazioni evidenti<br />
tra alcuni caratteri <strong>del</strong> suolo come tessitura,<br />
profondità utile alle radici,pH,livelli di calcare<br />
totale e attivo,presenza di ristagni d'acqua<br />
e l’espressione produttiva,vegetativa e qualitativa<br />
dei differenti vitigni.Il livello di espressione<br />
di questi caratteri, più o meno evidente<br />
nei numerosi suoli <strong>in</strong>dividuati e descritti<br />
nel lavoro di zonazione viticola, ha <strong>in</strong>ciso <strong>in</strong><br />
modo significativo sulle caratteristiche qualitative<br />
e sensoriali dei v<strong>in</strong>i.<br />
Ciò ha consentito di <strong>in</strong>dividuare, <strong>in</strong> ciascuna<br />
zona a Denom<strong>in</strong>azione d’orig<strong>in</strong>e controllata,<br />
alcune Terre (Unità vocazionali) il cui fattore<br />
ambientale maggiormente caratterizzante è<br />
l’ambiente pedologico, dove è lecito attendersi<br />
che un determ<strong>in</strong>ato vitigno fornisca un<br />
prodotto riconoscibile con caratteristiche<br />
15
qualitative ottenibili attraverso le tradizionali<br />
tecniche colturali <strong>del</strong>la zona.Per il Lambrusco<br />
Grasparossa <strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Reggio<br />
Emilia e Modena, ad esempio, sono state <strong>in</strong>dividuate<br />
4 Terre nelle quali la risposta produttiva<br />
e qualitativa di questo vitigno ai differenti<br />
ambienti consente di ottenere v<strong>in</strong>i<br />
Foto Zamboni<br />
16<br />
Fig. 2 - Carta <strong>del</strong>le Terre <strong>del</strong> Lambrusco Grasparossa.<br />
Scala 1:350.000<br />
dalle caratteristiche sensoriali dist<strong>in</strong>guibili<br />
per ognuna di esse (figure 2 e 3).<br />
Nello stesso arco temporale, gli anni 2003-<br />
2006, nell'ambito <strong>del</strong> progetto "Riqualificazione<br />
<strong>del</strong>la vitiv<strong>in</strong>icoltura <strong>del</strong>la pianura litoranea<br />
<strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Ferrara e Ravenna" si<br />
è sviluppato il lavoro di zonazione <strong>del</strong>la Doc<br />
Bosco Eliceo per i vitigni Fortana e Sauvignon.<br />
In questo lavoro, pur nell’omogeneità<br />
pedologica e climatica <strong>del</strong> territorio, è stato<br />
possibile <strong>in</strong>dividuare un terroir nel quale la<br />
Fortana riesce ad esprimere un miglior potenziale<br />
qualitativo.<br />
COLLINA ROMAGNOLA:<br />
I PRIMI RISULTATI<br />
DI UN PROGETTO IN CORSO<br />
Nel 2007, con lo stesso gruppo di lavoro e di<br />
coord<strong>in</strong>amento, è partito il progetto "Zonazione<br />
<strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a romagnola" - f<strong>in</strong>anziato<br />
per l’85% dalla Regione e per il restante 15%<br />
dal Crpv e dalle Prov<strong>in</strong>ce di Ravenna e Rim<strong>in</strong>i<br />
- con cui si è conclusa la zonazione di tutta la<br />
viticoltura coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>l'Emilia-Romagna. In<br />
questo progetto, che term<strong>in</strong>erà alla f<strong>in</strong>e <strong>del</strong><br />
2010, l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e pedologica è stata fondamentale,<br />
poiché ha consentito di conoscere<br />
approfonditamente il territorio e di <strong>in</strong>dividuare<br />
i vigneti-studio dove <strong>in</strong>sistere con le ricerche<br />
agronomiche,viticole ed enologiche.<br />
Dopo un’approfondita ricognizione con valutazione<br />
<strong>del</strong>le caratteristiche viticole (vitigno,<br />
port<strong>in</strong>nesto, sesti d’impianto, forma di allevamento,età)<br />
e con osservazioni speditive per ricollegare<br />
il suolo alle tipologie degli archivi regionali<br />
esistenti,sono stati scelti i vigneti dove<br />
approfondire ulteriormente lo studio dei terreni,attraverso<br />
l’apertura di profili,s<strong>in</strong>o alla loro<br />
completa catalogazione secondo le specifiche<br />
<strong>del</strong> Servizio geologico,sismico e dei suoli<br />
<strong>del</strong>la Regione Emilia-Romagna.<br />
In questi siti il vitigno pr<strong>in</strong>cipale utilizzato per<br />
valutare le risposte qualitative alle sollecitazioni<br />
ambientali è il tipicissimo Sangiovese,<br />
di cui sono stati <strong>in</strong>dividuati 26 vigneti-studio:<br />
8 nei Colli di Faenza, 10 nelle coll<strong>in</strong>e di Forlì-<br />
Cesena e 8 nei Colli di Rim<strong>in</strong>i. La zonazione<br />
tiene anche conto di 8 vigneti-studio <strong>del</strong> vitigno<br />
Albana, <strong>in</strong>dividuati soprattutto nelle<br />
aree occidentali <strong>del</strong>la Romagna, e di 2 <strong>del</strong>la<br />
varietà Cabernet Sauvignon posti nei Colli di<br />
Rim<strong>in</strong>i. In tutti i vigneti sono stati eseguiti il<br />
controllo <strong>del</strong>le caratteristiche produttive e<br />
vegetative <strong>del</strong>le viti,l’analisi dei pr<strong>in</strong>cipali costituenti<br />
qualitativi <strong>del</strong> mosto,lo studio <strong>del</strong>le<br />
c<strong>in</strong>etiche di maturazione <strong>del</strong>l’uva,la microv<strong>in</strong>ificazione<br />
<strong>del</strong>le uve e la relativa analisi chimica<br />
e sensoriale dei v<strong>in</strong>i.<br />
Il territorio è stato caratterizzato anche dal<br />
punto di vista climatico da parte <strong>del</strong> Servizio
Idrometeo <strong>del</strong>l'Arpa regionale. Per ognuno<br />
dei siti si sono ottenute le stime <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>dice di<br />
W<strong>in</strong>kler, <strong>del</strong>le precipitazioni e <strong>del</strong>la radiazione<br />
globale <strong>del</strong> periodo aprile-ottobre. Non<br />
sono emerse differenze importanti dal punto<br />
di vista termico tra le macro-aree coll<strong>in</strong>ari<br />
<strong>del</strong>la Romagna (il Faent<strong>in</strong>o,le coll<strong>in</strong>e di Forli-<br />
Cesena e il Rim<strong>in</strong>ese), ma sembra che l’ambiente<br />
<strong>del</strong>le coll<strong>in</strong>e di Rim<strong>in</strong>i,poste ad altitud<strong>in</strong>i<br />
<strong>in</strong>feriori, si caratterizzi per una radiazione<br />
globale superiore (4.130 contro 4.070<br />
MJ/m 2 ) e per precipitazioni leggermente superiori<br />
(350 contro 320 millimetri nel periodo<br />
vegetativo) rispetto al macro-ambiente<br />
<strong>del</strong>le coll<strong>in</strong>e di Ravenna.<br />
In attesa <strong>del</strong>la completa elaborazione dei da-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Fig. 3 - Profili sensoriali <strong>del</strong> Lambrusco Grasparossa<br />
<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>le differenti Terre.<br />
ti, lo studio evidenzia un primo risultato: <strong>in</strong><br />
Romagna la formazione geologica,con le caratteristiche<br />
dei suoli che su di essa si differenziano,<br />
è un fattore ambientale molto importante<br />
nell’<strong>in</strong>fluenzare la produzione, il<br />
grado zuccher<strong>in</strong>o e il contenuto di antociani<br />
<strong>del</strong> mosto di Sangiovese (tabella 4). Anche i<br />
relativi v<strong>in</strong>i, ottenuti da micro v<strong>in</strong>ificazione,<br />
hanno mostrato caratteristiche sensoriali dist<strong>in</strong>tive<br />
<strong>in</strong> funzione dei suoli orig<strong>in</strong>atisi dalle<br />
tre pr<strong>in</strong>cipali geologie: i Montefalcone e i Cà<br />
<strong>del</strong> Vento dai sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene,<br />
i Banzola e i Grifone dalla formazione<br />
<strong>del</strong>le Argille Azzurre, i Faggeto, i Madonna<br />
<strong>del</strong>l’Ulivo e i Case Turchi dalla formazione<br />
Marnoso Arenacea.<br />
Tab. 4 - Produzione, vigoria e caratteristiche qualitative <strong>del</strong> Sangiovese<br />
<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>la geologia (medie 2007-2009).<br />
Geologia<br />
Produzione<br />
a ceppo (kg)<br />
Legno di potatura<br />
(kg/ceppo)<br />
Zuccheri<br />
(°Brix)<br />
Acidità<br />
titolabile (mg/l)<br />
Antociani<br />
(mg/l)<br />
Polifenoli totali<br />
(mg/l)<br />
FMA 4,6 b<br />
0,72 21,8 a 6,15 1.357 a 3.761 a<br />
AES<br />
3,9 a<br />
0,73 22,5 b 6,45 1.483 b 4.077 ab<br />
FAA<br />
3,9 a<br />
0,75 22,7 b 6,73 1.470 b 4.311 b<br />
FMA = Formazione Marnoso Arenacea; AES = Sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene; FAA = Formazione <strong>del</strong>le Argille Azzurre<br />
I DATI EMERSI POSSONO INCIDERE<br />
SULLE SCELTE IMPRENDITORIALI<br />
Lo studio <strong>del</strong> territori vitati <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />
attraverso la metodologia <strong>del</strong>le zonazioni<br />
ha condotto a risultati di estremo <strong>in</strong>teresse<br />
utili per l’imprenditorialità <strong>del</strong>le<br />
aziende vitiv<strong>in</strong>icole.Tali ricerche hanno permesso<br />
di:<br />
� conoscere i caratteri dei suoli (ad esempio<br />
capacità di immagazz<strong>in</strong>are riserve<br />
d’acqua, profondità di radicazione, tenore<br />
<strong>in</strong> calcare) che maggiormente <strong>in</strong>fluenzano<br />
l'accrescimento, la produttività <strong>del</strong>la<br />
vite e la produzione di <strong>v<strong>in</strong>o</strong> di <strong>qualità</strong>;<br />
� realizzare nuovi impianti <strong>in</strong> condizioni<br />
pedologiche conosciute e adottare le<br />
opportune tecniche di gestione;<br />
� <strong>in</strong>dividuare aree preferenziali per la coltivazione<br />
<strong>del</strong>la vite e contribuire alla valorizzazione<br />
<strong>del</strong> territorio d’orig<strong>in</strong>e.<br />
In ciascuna area Doc coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>la regione<br />
sono state <strong>in</strong>dividuate unità vocazionali <strong>in</strong><br />
cui è lecito attendersi che un determ<strong>in</strong>ato vitigno<br />
fornisca un prodotto di <strong>qualità</strong>,riconoscibile<br />
e tipico.■<br />
Foto Cervellati<br />
17
La viticoltura di precisione<br />
migliora la gestione aziendale<br />
G<br />
li elevati livelli di variabilità <strong>del</strong>le prestazioni<br />
viticole non solo fra i vigneti,<br />
ma anche fra i ceppi che li compongono,<br />
suggeriscono che l’adattamento <strong>del</strong>le diverse<br />
scelte e tecniche di coltivazione <strong>del</strong>la<br />
vite per aree effettivamente omogenee <strong>del</strong>l’appezzamento<br />
sia una pratica agronomica<br />
opportuna e consenta una gestione economicamente<br />
efficiente e conveniente. Ciò<br />
soprattutto nell’ottica di una viticoltura più<br />
sostenibile ed orientata alla massimizzazio-<br />
18<br />
■ ALBERTO VERCESI ■<br />
Istituto di Frutti-Viticoltura,<br />
Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore<br />
Facoltà di Agraria - sede di Piacenza<br />
Zona e vitigno<br />
Barolo, Nebbiolo (3 vigneti)<br />
ne <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> dei prodotti rispetto agli obiettivi<br />
enologici perseguiti dall’azienda<br />
(tabella 1).<br />
Per “viticoltura di precisione” si <strong>in</strong>tende un<br />
mo<strong>del</strong>lo per la gestione <strong>del</strong>le scelte e <strong>del</strong>le<br />
tecniche colturali che impieghi tecnologie<br />
evolute, <strong>in</strong> grado di ottenere <strong>in</strong>formazioni<br />
precisamente posizionate all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong> vigneto<br />
e qu<strong>in</strong>di di leggere efficacemente la<br />
predetta variabilità <strong>del</strong>la fisiologia produttiva<br />
dei ceppi (figure 2 e 3 di pag<strong>in</strong>a 20).<br />
Tali <strong>in</strong>formazioni consentono la gestione<br />
puntuale <strong>del</strong>l’azienda vitiv<strong>in</strong>icola,al f<strong>in</strong>e di ottimizzare<br />
le pratiche agricole, migliorare e<br />
prevedere le rese e la loro <strong>qualità</strong>, pianificare<br />
la logistica connessa alla vendemmia. Per la<br />
Tab. 1 - Variabilità <strong>del</strong>la produzione di uva per ceppo.<br />
Colli Euganei, Moscato (21 vigneti)<br />
Chianti, Sangiovese (12 vigneti)<br />
S. Gimignano, Vernaccia (3 vigneti)<br />
Orvieto, Trebbiano (3 vigneti)<br />
Dati<br />
Media<br />
Ds<br />
CV%<br />
Media<br />
Ds<br />
CV%<br />
Media<br />
Ds<br />
CV%<br />
Media<br />
Ds<br />
CV%<br />
Media<br />
Ds<br />
CV%<br />
Uva/ceppo (Kg)<br />
Vigneto meno produttivo Vigneto più produttivo<br />
1,90<br />
3,78<br />
1,04<br />
1,91<br />
54,66<br />
50,52<br />
7,78<br />
---<br />
4,03<br />
---<br />
51,88<br />
---<br />
2,14<br />
8,02<br />
0,86<br />
3,45<br />
40,18<br />
43,1<br />
4,48<br />
9,00<br />
1,97<br />
4,7<br />
43,87<br />
52,22<br />
9,92<br />
13,11<br />
6,23<br />
6,69<br />
62,79<br />
51,00<br />
Ds = deviazione standard; CV% = coefficiente di variazione .Vigneti rappresentativi di diverse realtà<br />
vitiv<strong>in</strong>icole italiane e considerati omogenei <strong>nella</strong> gestione colturale. Le statistiche sono calcolate sui<br />
casi di maggiore e m<strong>in</strong>ore produzione osservati (Elaborazioni dati da Vercesi, Mar<strong>in</strong>ello,Tani, 1989).<br />
viticoltura di precisione è fondamentale la conoscenza<br />
<strong>del</strong>la variabilità spaziale e temporale<br />
<strong>del</strong>l’appezzamento e, ovviamente, la capacità<br />
di adattare e variare l’applicazione <strong>del</strong>le<br />
tecniche colturali negli appezzamenti <strong>in</strong><br />
funzione <strong>del</strong>le diverse esigenze “misurate”<br />
<strong>del</strong>le piante.<br />
INDISPENSABILE L’UTILIZZO<br />
DEL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO<br />
GLOBALE GPS<br />
Premessa fondamentale per l’applicazione di<br />
protocolli completi o parziali di viticoltura di<br />
precisione è, qu<strong>in</strong>di, la disponibilità operativa,<br />
a costi accettabili, <strong>del</strong>la gestione <strong>in</strong>formatizzata<br />
e celere di grandi quantitativi di dati e<br />
la possibilità di posizionarli <strong>in</strong> modo sufficientemente<br />
preciso dal punto di vista geografico,con<br />
la composizione di mappe tematiche.<br />
A tal proposito è impresc<strong>in</strong>dibile l’impiego<br />
di un sistema di posizionamento globale<br />
(GPS) e <strong>del</strong>le <strong>in</strong>tegrazioni che solo recentemente<br />
sono state apportate da quello<br />
europeo Egnos (che nel prossimo futuro darà<br />
orig<strong>in</strong>e al nuovo sistema Galileo) e che consente<br />
un errore <strong>del</strong> posizionamento al suolo<br />
<strong>del</strong> dato <strong>in</strong>feriore a un metro.<br />
La dislocazione spazio-temporale <strong>in</strong>formatica<br />
dei dati georeferenziati con i sistemi di posizionamento<br />
satellitare <strong>in</strong> carte tematiche<br />
dove poter aggiungere altri dati che <strong>in</strong>tegrano<br />
ed arricchiscono le conoscenze dei vigneti<br />
(ad esempio le analisi dei terreni e le<br />
curve di maturazione), permettono di sviluppare<br />
appositi GIS (Geographical <strong>in</strong>formation<br />
system). Il drastico ridimensionamento,<br />
che si è avuto nel corso <strong>del</strong>l’ultimo decennio,<br />
<strong>del</strong> costo <strong>del</strong>le dotazioni <strong>in</strong>formatiche, sia<br />
hardware che software, e <strong>in</strong> particolar modo<br />
<strong>del</strong>le stazioni di lavoro, <strong>del</strong>le soluzioni per lo<br />
storage dei dati e dei software specialistici<br />
per il trattamento <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni geografiche<br />
dei GIS ha reso effettivamente applicabili<br />
<strong>nella</strong> pratica diversi protocolli di viticoltura<br />
di precisione.
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Fig. 1 - Produzione di Cabernet Sauvignon<br />
alla vendemmia,19 marzo 2002.<br />
PACCHETTI SOFTWARE<br />
SUGGERISCONO LE VARIAZIONI<br />
DA EFFETTUARE<br />
Oggi esistono anche pacchetti software <strong>in</strong><br />
grado di <strong>in</strong>dividuare con maggior precisione<br />
le cause di determ<strong>in</strong>ati risultati colturali e,tramite<br />
simulazione,di suggerire possibili variazioni<br />
da <strong>in</strong>trodurre per migliorare il raggiungimento<br />
degli obiettivi (<strong>qualità</strong>,salvaguardia<br />
<strong>del</strong>l’ambiente di coltura, ecc..). Questi pacchetti,<br />
sulla base di scenari passati ed <strong>in</strong>put<br />
appropriati,valutano simultaneamente le <strong>in</strong>fluenze<br />
d<strong>in</strong>amiche e reciproche <strong>del</strong> terreno,<br />
<strong>del</strong> clima,<strong>del</strong>la genetica e <strong>del</strong>le pratiche agri-<br />
Rilevazione <strong>in</strong> un’area di 3,3 ettari <strong>in</strong> Australia nelle diverse aree di densità<br />
vegeto-produttiva <strong>in</strong>dividuate (Bramley, 2005).<br />
cole che compongono un determ<strong>in</strong>ato agrosistema.<br />
Si possono citare <strong>in</strong> proposito le esperienze<br />
australiane di V<strong>in</strong>eLogic, ideato dall’Università<br />
di A<strong>del</strong>aide - Csiro <strong>in</strong> Australia (figura1),e<br />
il mo<strong>del</strong>lo Salus <strong>del</strong> Centro italiano per l’agricoltura<br />
di precisione Cirap.<br />
LE QUATTRO FASI<br />
DEL “PROTOCOLLO”<br />
Le fasi <strong>in</strong> cui si può articolare un protocollo di<br />
viticoltura di precisione sono così def<strong>in</strong>ibili:<br />
1. <strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong>le variabili più significative<br />
(<strong>in</strong> relazione al vitigno, alla zona e agli<br />
obiettivi colturali) per la descrizione <strong>del</strong> vigore<br />
vegeto-produttivo, <strong>del</strong>le prestazioni<br />
qualitative e,qu<strong>in</strong>di,anche <strong>del</strong>le necessità<br />
colturali <strong>del</strong>le viti;<br />
2. misura <strong>del</strong>le variabili <strong>in</strong>dividuate (raccolta<br />
dei dati) all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong> vigneto <strong>in</strong> modo<br />
puntuale, mantenendone memoria sufficientemente<br />
precisa <strong>del</strong>la posizione (georeferenzazione<br />
GPS);<br />
3. sottoporre le misure geo-referenziate ad<br />
analisi efficaci a def<strong>in</strong>ire le aree degli appezzamenti<br />
ragionevolmente omogenee<br />
per vigore vegetativo e produttività<br />
(quanti-qualitativa),come pure per necessità<br />
colturali e,di conseguenza,disegnare le<br />
mappe di diversa prescrizione colturale ed<br />
eventualmente per la differente dest<strong>in</strong>azione<br />
<strong>del</strong>le uve prodotte;<br />
4. se le possibilità tecnologiche e le conoscenze<br />
lo consentono è <strong>in</strong>oltre possibile<br />
condurre,<strong>in</strong> modo altrettanto preciso,l’applicazione<br />
di alcune o di molte tecniche colturali<br />
con modalità a “rateo variabile”, cioè<br />
<strong>in</strong> modo quanti-qualitativo differente nelle<br />
varie aree omogenee <strong>in</strong>dividuate,<strong>in</strong> funzione<br />
<strong>del</strong>le diverse esigenze che le viti presentano.<br />
INDIVIDUAZIONE<br />
E RACCOLTA DEI DATI<br />
I dati che si possono rilevare nel vigneto, significativi<br />
per la def<strong>in</strong>izione di una corretta<br />
gestione colturale,possono variare con l’ambiente<br />
di coltura (ad esempio climi differenti<br />
<strong>in</strong> vigneti di pianura o coll<strong>in</strong>ari,profondi o sottili,pesanti<br />
o leggeri),con la varietà di vite coltivata<br />
e gli obiettivi enologici prefissati (v<strong>in</strong>i<br />
giovani o <strong>in</strong>vecchiati, rossi o bianchi, spumanti)<br />
(Vercesi et al.,2003).È qu<strong>in</strong>di opportuno,<br />
<strong>in</strong> base alla situazione produttiva esam<strong>in</strong>ata,<br />
def<strong>in</strong>ire le variabili più importanti; più<br />
frequentemente appaiono buoni <strong>in</strong>dicatori,<br />
anche se talvolta considerati diversamente<br />
nelle elaborazioni tematiche, le misure di vigore<br />
vegeto-produttivo dei ceppi. Ovviamente<br />
è importante disporre di modalità di<br />
rilievo veloci,non distruttive ed esaustive,così<br />
come appaiono importanti le prestazioni<br />
produttive e le caratteristiche <strong>del</strong> suolo nelle<br />
diverse parti dei vigneti.<br />
La raccolta dei dati vegeto-produttivi <strong>del</strong>le viti<br />
<strong>del</strong>l’appezzamento può essere condotta <strong>in</strong><br />
modi concettualmente differenti: si parla di<br />
19
proximal sens<strong>in</strong>g quando lo strumento rilevatore<br />
lavora <strong>in</strong> prossimità <strong>del</strong>le piante nell’appezzamento<br />
e di remote sens<strong>in</strong>g quando, <strong>in</strong>vece,lo<br />
strumento (aereo,UAV,satellite,pallone<br />
frenato,dirigibile) è lontano dal luogo oggetto<br />
di analisi e anche dall’operatore che<br />
esegue il rilievo.<br />
LA RILEVAZIONE DA VICINO<br />
(PROXIMAL SENSING)…<br />
Nel primo caso, il proximal sens<strong>in</strong>g, con strumentazioni<br />
che vengono montate sulle macch<strong>in</strong>e<br />
operatrici (trattori, vendemmiatrici<br />
meccaniche ecc..) si possono condurre rilievi<br />
relativi a:<br />
� capacità vegetativa <strong>del</strong>le viti,<strong>in</strong>tesa come<br />
superficie fogliare dispiegata dalle piante<br />
<strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ati momenti <strong>del</strong>l’accrescimento<br />
vegetativo stagionale, misurabile<br />
con barre verticali ad ultrasuoni o a funzionamento<br />
ottico, che corrono <strong>in</strong> parallelo<br />
alla parete <strong>del</strong> filare e, qu<strong>in</strong>di, esprimendo<br />
misure <strong>del</strong> vigore vegetativo dei<br />
ceppi nei vari punti <strong>del</strong> vigneto (Branca-<br />
20<br />
Fig. 2 - Schema generale <strong>del</strong>la decisione/applicazione<br />
<strong>del</strong>l’azione (Tecnica) colturale.<br />
doro et al., 2008).Il modo “ottico”di misurare<br />
il vigore vegetativo si basa sul diverso<br />
assorbimento/riflessione <strong>del</strong>la luce da<br />
parte <strong>del</strong>le chiome e consente di “leggere”la<br />
loro espansione/attività fogliare.<br />
Più precisamente, è stato possibile trovare<br />
positive correlazioni significative fra il<br />
LAI (area fogliare per unità di superficie)<br />
<strong>del</strong>le diverse zone <strong>del</strong> vigneto con l'<strong>in</strong>dice<br />
NDVI (figura 4) (Normalized difference<br />
vegetation <strong>in</strong>dex),<strong>in</strong>teso come il rapporto<br />
tra la radianza <strong>del</strong>la vegetazione rilevata<br />
nelle bande <strong>del</strong> rosso e <strong>del</strong> vic<strong>in</strong>o <strong>in</strong>frarosso,secondo<br />
la formula:(NIR-RED)/(NIR<br />
+ RED), che considera i riscontri <strong>del</strong>le riprese<br />
nel rosso e nel vic<strong>in</strong>o <strong>in</strong>frarosso<br />
(Mabruk et al., 1998; Nemani et al., 2001);<br />
� caratteristiche, soprattutto fisiche, <strong>del</strong><br />
terreno (stima <strong>del</strong>la variazione <strong>del</strong>la<br />
profondità esplorabile dalle radici nel<br />
suolo e <strong>del</strong>la presenza di acqua disponibile<br />
alla nutrizione <strong>del</strong>le piante) per la<br />
costruzione di un mo<strong>del</strong>lo DTM (Digital<br />
terra<strong>in</strong> mo<strong>del</strong>) <strong>del</strong> suolo, impiegando appropriati<br />
geo-radar o tecniche ARP (Automatic<br />
resistivity profil<strong>in</strong>g).I metodi elettrici,<br />
vale a dire i metodi di <strong>in</strong>duzione a<br />
corrente cont<strong>in</strong>ua o galvanica (CC) ed elettromagnetica<br />
(EMI) (Dabas e Tabbagh,<br />
2003) misurano la resistività elettrica<br />
(ER) per i metodi di CC o il suo <strong>in</strong>verso,<br />
conducibilità elettrica 1 (EC) per i metodi<br />
di EMI.Una stretta relazione è stata osservata<br />
fra parametri agronomici (quali<br />
argilla, contenuto idrico, sostanza orga-<br />
Fig. 3 - Uno schema di viticoltura di precisione.
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Fig. 4 - Mappe di vigore (NDVI) e dei contenuti zuccher<strong>in</strong>i<br />
(Oltrepò Pavese 2004).<br />
nica e struttura) ed ER/EC (Sudduth et al.,<br />
2001; Mc Cormick et al., 2003);<br />
� prestazione produttiva dei ceppi, sia<br />
quantitativa (per metro l<strong>in</strong>eare <strong>del</strong> filare)<br />
che qualitativa (contenuti zuccher<strong>in</strong>i soprattutto),<br />
che si può misurare con appropriate<br />
strumentazioni montate sulle<br />
macch<strong>in</strong>e vendemmiatrici che, durante<br />
la raccolta <strong>del</strong>le uve, ne determ<strong>in</strong>ano il<br />
peso ed il contenuto zuccher<strong>in</strong>o. A tal<br />
proposito la spettroscopia nell’<strong>in</strong>frarosso<br />
vic<strong>in</strong>o (NIRS) è una tecnica usata per identificare<br />
i composti chimici basati su<br />
come la radiazione <strong>in</strong>frarossa è assorbita<br />
dai legami chimici dei composti e, se opportunamente<br />
tarata per il prodotto esam<strong>in</strong>ato,<br />
può dare riscontri di buona<br />
precisione <strong>in</strong> viticoltura (Tisseyre et al.,<br />
1999; Celotti et al., 2001; Taylor, 2004;<br />
Bramley, 2005).<br />
…E DA LONTANO<br />
(REMOTE SENSING)<br />
Nel caso <strong>del</strong> remote sens<strong>in</strong>g si fa riferimento<br />
soprattutto a dati multi-spettrali telerilevati<br />
(da aereo od altro mezzo aereo o da satellite)<br />
mediante sensori passivi, <strong>in</strong> particolare nelle<br />
bande <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>frarosso vic<strong>in</strong>o. Gli <strong>in</strong>dici di vegetazione<br />
NDVI ripresi da satellite o da aeromobile<br />
sono stati usati per <strong>del</strong>imitare differenti<br />
aree spaziali <strong>in</strong> base alle condizioni di vigore<br />
vegetativo <strong>del</strong>le piante,sia fra diversi vigneti<br />
che fra differenti porzioni degli stessi<br />
(Lobiz et al.,1997;Johnson et al.,2001;Nemani<br />
et al.,2001; Johnson et al.,2003).<br />
DEFINIZIONE<br />
DELLE MAPPE TEMATICHE<br />
E DELLE TECNICHE COLTURALI<br />
I dati georeferenziati <strong>del</strong> vigneto,ad esempio<br />
relativi al terreno ed al vigore vegeto-produttivo<br />
dei ceppi <strong>del</strong>l’appezzamento, devono<br />
essere impiegati/elaborati sulla base <strong>del</strong>le<br />
conoscenze disponibili, per circoscrivere<br />
nell’appezzamento le diverse aree omogenee<br />
dal punto di vista produttivo (quantità e<br />
<strong>qualità</strong>) e per differenti necessità colturali. Il<br />
diffondersi dei sistemi di <strong>in</strong>formazione geografica<br />
su computer (GIS) e la capacità di elaborare<br />
e mappare le relazioni fra gli attributi<br />
legati alla produttività, grazie all’impiego di<br />
tecniche avanzate di analisi spaziale e di simulazione<br />
d<strong>in</strong>amica dei sistemi colturali, ha<br />
facilitato il diffondersi, soprattutto <strong>in</strong> Paesi<br />
come la California e l’Australia,di una viticoltura<br />
di precisione già concretamente applicata<br />
come normale prassi per la decisioneapplicazione<br />
<strong>del</strong>la gestione dei vigneti da<br />
parte <strong>del</strong>le aziende vitiv<strong>in</strong>icole.<br />
Per quanto riguarda l’Italia, alcune esperienze<br />
operative di viticoltura di precisione si trovano<br />
<strong>in</strong> Veneto,Lombardia e Toscana.<br />
UN ESEMPIO CONCRETO<br />
La sequenza operativa di un sistema di viticoltura<br />
di precisione <strong>in</strong> un esempio: <strong>in</strong>dividuare<br />
(mappare) le aree <strong>del</strong> vigneto dove, ad<br />
esempio,le viti sono apparse (<strong>in</strong> estate) meno<br />
vigorose (<strong>in</strong> base ai rilievi <strong>del</strong> rosso/<strong>in</strong>frarosso<br />
NDVI) ed hanno prodotto adeguati quantitativi<br />
di uve con elevate gradazioni zuccher<strong>in</strong>e<br />
(rilevati con le tecniche NIRS dalla vendemmiatrice<br />
meccanica). Poi <strong>del</strong><strong>in</strong>eare <strong>in</strong> queste<br />
aree una gestione colturale che preveda un<br />
Fig. 5 - Mappa georeferenziata (GPS) di prescrizione<br />
di diversi vigneti nell’areale toscano.<br />
La mappa è stata costruita sulla base <strong>del</strong> vigore vegetativo e <strong>del</strong>la produttività dei ceppi.A diversi colori<br />
corrispondono le differenti esigenze nutrizionali <strong>del</strong>le viti, nell’ottica <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le produzioni.<br />
21
Foto Arch. Cant<strong>in</strong>e Riunite<br />
Macch<strong>in</strong>a per la distribuzione localizzata<br />
dei fertilizzanti nei vigneti<br />
<strong>in</strong> grado di operare a rateo variabile (VRT)<br />
e qu<strong>in</strong>di di modificare la distribuzione<br />
dei fertilizzanti solidi lungo i filari,<br />
<strong>in</strong> relazione alle diverse esigenze<br />
<strong>del</strong>le piante <strong>in</strong>dividuate nelle mappe<br />
di prescrizione georeferenziate.<br />
Foto Istituto di Frutti-Viticoltura Unicatt, Piacenza<br />
22<br />
apporto fertilizzante autunnale volto alla sola<br />
restituzione di quanto asportato dalle viti con<br />
la produzione <strong>del</strong>l’anno, o identificare le aree<br />
dove il vigore dei ceppi è stato eccessivo e<br />
scarsi i contenuti qualitativi <strong>del</strong>le uve,aree nelle<br />
quali ridurre la distribuzione dei concimi.A<br />
tal proposito non va dimenticata anche la<br />
possibilità di <strong>in</strong>dirizzare le partite di uve provenienti<br />
dalle due aree, a dest<strong>in</strong>azioni enologiche<br />
differenti:per prodotti di maggior qua-<br />
lità la prima e di m<strong>in</strong>or pregio la seconda.<br />
Proseguendo nell’esempio, per completare<br />
l’applicativo di viticoltura di precisione può<br />
essere impiegata una macch<strong>in</strong>a distributrice<br />
di concime <strong>in</strong> grado di modificare la distribuzione<br />
<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>l’area <strong>nella</strong> quale si trova<br />
(di maggior o m<strong>in</strong>or vigore vegetativo) fornendo<br />
maggiori dosi ove serve e riducendo<br />
l’entità <strong>del</strong> conferimento quando è opportuno.<br />
Un’attrezzatura a rateo variabile (VRT),<br />
qu<strong>in</strong>di, che riferendosi ai posizionamenti di<br />
lavoro al suolo (GPS) è <strong>in</strong> grado di leggere la<br />
mappa tematica redatta sulla base <strong>del</strong> vigore<br />
vegeto-produttivo e <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> prodotta<br />
dai ceppi (figura 5).<br />
Oggi queste attrezzature a rateo variabile<br />
sono disponibili sul mercato con soddisfacenti<br />
<strong>qualità</strong> di funzionamento <strong>in</strong> campo e<br />
possono riguardare gli spandiconcimi, le irroratrici<br />
fogliari, le macch<strong>in</strong>e defogliatrici e<br />
le vendemmiatrici.<br />
Rispetto al mo<strong>del</strong>lo esemplificato, quello<br />
complessivo può naturalmente essere <strong>in</strong>tegrato<br />
da altre variabili rilevate e fattori considerati,def<strong>in</strong>endosi<br />
<strong>in</strong> un mo<strong>del</strong>lo decisionale<br />
operativo di notevole portata. Si sta qu<strong>in</strong>di<br />
<strong>del</strong><strong>in</strong>eando un nuovo approccio <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are<br />
e multi-tecnologico, quasi <strong>in</strong>gegneristico,che<br />
può unire <strong>in</strong> un concertato sistema<br />
di filiera gli aspetti agronomici, ambientali,tecnologici,economici<br />
e che utilizza<br />
molteplici tecniche e tecnologie di monitoraggio,<br />
mappatura e <strong>in</strong>tervento sito specifico<br />
(Vieri et al., 2010).<br />
NUMEROSI I VANTAGGI OTTENUTI<br />
Una gestione agronomica che segue tali pr<strong>in</strong>cipi<br />
consente di ottenere numerosi vantaggi:<br />
� economici, grazie alla riduzione dei costi<br />
colturali e al migliore utilizzo <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni;<br />
� ambientali, grazie all’uso razionale degli<br />
<strong>in</strong>put chimici;<br />
� agronomici, mediante l’accrescimento<br />
<strong>del</strong>le performance <strong>del</strong>la coltura per migliorare<br />
la <strong>qualità</strong>;<br />
� di <strong>qualità</strong> anche percepita <strong>del</strong> prodotto<br />
f<strong>in</strong>ale, attraverso l’ottimizzazione degli<br />
<strong>in</strong>put colturali e grazie alla r<strong>in</strong>tracciabilità<br />
di tutte le condizioni e gli eventi che si<br />
sono succeduti, dalla realizzazione e gestione<br />
<strong>del</strong>l’impianto al conferimento e<br />
trasformazione <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a. ■
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Se la vendemmia è meccanica,<br />
proteggere resa e <strong>qualità</strong><br />
■ FABIO PEZZI, GABRIELE BALDUCCI ■<br />
Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie,<br />
Università di Bologna<br />
In Italia la diffusione <strong>del</strong>la vendemmia<br />
meccanica è condizionata da molti aspetti<br />
sfavorevoli,come la frammentazione<br />
Foto Pezzi<br />
e la piccola dimensione <strong>del</strong>le aziende,la variabilità<br />
<strong>del</strong>le forme d’allevamento non<br />
sempre predisposte agli <strong>in</strong>terventi meccanici<br />
e la presenza dei vigneti <strong>in</strong> zone declivi.Il<br />
limite più importante rimane,però,il timore<br />
di <strong>in</strong>fluire negativamente sulle rese di<br />
raccolta e sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto.<br />
Per quanto riguarda il controllo <strong>del</strong>le perdite<br />
di produzione, la condizione fondamentale<br />
è rappresentata dalla scelta e, soprattutto,<br />
dalla modalità d'impiego <strong>del</strong>la vendemmiatrice.<br />
Le due tipologie di vendemmiatrici<br />
più <strong>in</strong>teressanti per la viticoltura emiliano-romagnola<br />
sono quelle a scuotimento<br />
verticale, impiegate nelle forme<br />
d'allevamento a doppia cort<strong>in</strong>a (Gdc e<br />
Combi),e quelle a scuotimento orizzontale,<br />
utilizzate nelle forme di allevamento <strong>in</strong> parete<br />
(Guyot, Capovolto, Casarsa, Cordone<br />
speronato, ecc.).<br />
MACCHINE A SCUOTIMENTO<br />
VERTICALE E ORIZZONTALE<br />
La vendemmia a scuotimento verticale,presentata<br />
<strong>in</strong> Europa all’<strong>in</strong>izio degli anni ’70<br />
dalla ditta G. Tanes<strong>in</strong>i - MTB, ha dimostrato<br />
un maggior rispetto <strong>del</strong>le piante e <strong>del</strong>l’uva<br />
raccolta, <strong>in</strong> quanto il battitore <strong>in</strong>terviene<br />
sui fili di sostegno <strong>del</strong> vigneto e non direttamente<br />
sulla vegetazione. Questa azione<br />
<strong>in</strong>diretta ha sempre garantito rese di raccolta<br />
soddisfacenti, con livelli di perdite accettabili<br />
(5-8%). La diffusione <strong>del</strong>le vendemmiatrici<br />
a scuotimento verticale ha<br />
trovato un grande limite <strong>nella</strong> specificità<br />
<strong>del</strong>la forma d’allevamento, non sempre idonea<br />
a tutte le condizioni produttive e più<br />
impegnativa <strong>nella</strong> gestione.<br />
Notevolmente più diffuse sono <strong>in</strong>vece le<br />
vendemmiatrici a scuotimento orizzontale,<br />
presentate da marche differenti <strong>in</strong> un numero<br />
adeguato di mo<strong>del</strong>li. S<strong>in</strong>o a pochi anni<br />
fa l'azione <strong>del</strong> battitore di queste macch<strong>in</strong>e,<br />
che opera direttamente sulla fascia<br />
produttiva, si dimostrava spesso troppo<br />
violenta, provocando un evidente ammostamento<br />
<strong><strong>del</strong>l'uva</strong> e una defogliazione <strong>del</strong>le<br />
piante, che rappresentano le pr<strong>in</strong>cipali<br />
Le vendemmiatrici a scuotimento verticale<br />
provocano basse perdite,<br />
ma sono poco diffuse.<br />
23
Foto Pezzi<br />
24<br />
Fig. 1 - Esempio di un andamento <strong>del</strong>le perdite<br />
al variare <strong>del</strong>la regolazione <strong>del</strong> battitore.<br />
Una buona gestione <strong>del</strong> vigneto ed una<br />
corretta regolazione <strong>del</strong>la vendemmiatrice<br />
consentono di ridurre le perdite di raccolta.<br />
cause <strong>del</strong>le perdite "occulte" (mosto che<br />
bagna le foglie rimaste sulla pianta o che<br />
viene espulso dai sistemi di pulizia <strong>del</strong>la<br />
macch<strong>in</strong>a). Queste perdite potevano frequentemente<br />
raggiungere valori elevati<br />
(10-15%), compromettendo non poco la<br />
convenienza economica <strong>del</strong>la vendemmia<br />
meccanica.<br />
Il recente ammodernamento <strong>del</strong>le vendemmiatrici<br />
a scuotimento orizzontale nei<br />
battitori (geometria, azionamento e regolazione),<br />
nei sistemi di <strong>in</strong>tercettazione, pulizia<br />
e trasporto <strong>del</strong> prodotto, evidente <strong>in</strong><br />
particolar modo nei mo<strong>del</strong>li semoventi, ha<br />
migliorato le prestazioni,riducendo i tempi<br />
di lavoro e i livelli di perdita. Attualmente<br />
non sono rari esempi <strong>in</strong> cui la vendemmia<br />
meccanica richiede meno di due ore/ettaro,<br />
con livelli di perdite <strong>del</strong> tutto comparabili<br />
a quelli <strong>del</strong>le vendemmiatrici a scuotimento<br />
verticale.<br />
ALCUNI ACCORGIMENTI<br />
PER LIMITARE<br />
LE PERDITE DI RACCOLTA<br />
Questi risultati, però, richiedono un’attenta<br />
gestione <strong>del</strong>la macch<strong>in</strong>a, soprattutto <strong>nella</strong><br />
regolazione <strong>del</strong> battitore, che può risultare<br />
f<strong>in</strong> troppo efficace. L’aumento <strong>del</strong>la frequenza<br />
di battitura non provoca solo un<br />
aumento <strong>del</strong>le sollecitazioni trasmesse, ma<br />
ne accresce anche l’<strong>in</strong>tensità.<br />
La valutazione da parte degli operatori non<br />
è sempre facile e normalmente la regolazione<br />
viene def<strong>in</strong>ita per massimizzare la capacità<br />
di distacco, cercando di aumentare<br />
la frequenza di battitura s<strong>in</strong>o ad elim<strong>in</strong>are<br />
completamente la presenza di uva rimasta<br />
sulla pianta. Questo criterio non tiene conto,<br />
però, che la trasmissione di sollecitazioni<br />
troppo elevate può aumentare <strong>in</strong> modo<br />
eccessivo il danneggiamento <strong>del</strong>l’uva e<br />
<strong>del</strong>le piante, con una conseguente ripercussione<br />
negativa sulle perdite occulte.<br />
Considerando nell’<strong>in</strong>sieme il fenomeno, è<br />
stato osservato più volte come la frequenza<br />
di battitura abbia un effetto contrastante<br />
sulle perdite visibili e su quelle occulte (figura<br />
1). I migliori risultati si ottengono con la
Foto Pezzi<br />
Foto Pezzi<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
I carri che<br />
prevedono<br />
la separazione<br />
<strong>del</strong> mosto libero<br />
consentono<br />
di realizzare<br />
<strong>in</strong>terventi mirati<br />
su questa frazione<br />
più pregiata<br />
e <strong>del</strong>icata.<br />
Le moderne vendemmiatrici a scuotimento<br />
orizzontale hanno notevolmente ridotto<br />
i tempi di lavoro e le perdite di prodotto.<br />
frequenza sufficiente a provocare un buon<br />
distacco <strong>del</strong>l’uva, preferibilmente non <strong>del</strong><br />
tutto completo per non eccedere nel danneggiamento<br />
<strong>del</strong> prodotto e <strong>del</strong>la pianta.<br />
Attualmente la vendemmia meccanica,<br />
quando viene realizzata con le dovute attenzioni<br />
su vigneti allevati con le forme più<br />
idonee e gestiti correttamente nelle potature<br />
autunnali ed estive, limita le perdite di<br />
raccolta a valori accettabili anche nei vitigni<br />
più difficili.<br />
COME CONTRASTARE<br />
IL DEPREZZAMENTO<br />
QUALITATIVO DELLE UVE<br />
Il vero problema <strong>del</strong>la vendemmia meccanica<br />
riguarda piuttosto il mantenimento<br />
<strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto, che può essere<br />
compromessa a causa <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>evitabile rottura,<br />
più o meno evidente, degli ac<strong>in</strong>i provocata<br />
nel momento <strong>del</strong> distacco e <strong>nella</strong><br />
successiva movimentazione all’<strong>in</strong>terno<br />
<strong>del</strong>la vendemmiatrice e nei cantieri di trasporto.<br />
Il danneggiamento, provocando la<br />
fuoriuscita <strong>del</strong> mosto anche <strong>in</strong> quantità notevole<br />
(25-35% <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tera massa), favorisce<br />
diversi effetti negativi, che possono venire<br />
accentuati dai tempi elevati fra la raccolta e<br />
la trasformazione e dalle alte temperature<br />
al momento <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tervento. I problemi più<br />
evidenti riguardano:<br />
� l’ossidazione <strong>del</strong>le componenti fenoliche<br />
ed aromatiche;<br />
� l’avvio di fermentazione da parte di lieviti<br />
apiculati;<br />
� la precoce macerazione <strong>del</strong>le bucce;<br />
� la cessione di sentori sgradevoli da parte<br />
di foglie e raspi.<br />
Per poter contrastare il deprezzamento<br />
qualitativo <strong>del</strong>le uve vendemmiate a macch<strong>in</strong>a<br />
sono <strong>in</strong> fase di studio ed applicazione<br />
diverse tecniche di stabilizzazione da<br />
realizzare dopo la raccolta.Questi <strong>in</strong>terventi<br />
utilizzano metodi chimici e fisici.<br />
La tecnica più semplice consiste nell’utilizzo di<br />
additivi chimici (metabisolfito di potassio,acido<br />
ascorbico, tann<strong>in</strong>i ellagici, ecc..) per creare<br />
un ambiente riducente all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong>la massa<br />
raccolta.Il metodo è semplice e non troppo<br />
25
Foto Pezzi<br />
costoso, ma non è facile ottenere una distribuzione<br />
e un’azione uniforme e, <strong>in</strong>oltre, alcuni<br />
prodotti utilizzati favoriscono il fenomeno<br />
<strong>del</strong>la macerazione precoce <strong>del</strong>le bucce.<br />
Più impegnativi e costosi sono i metodi fisici<br />
che si basano sull’abbassamento <strong>del</strong>la<br />
temperatura e sul controllo <strong>del</strong>l’atmosfera<br />
mediante un gas <strong>in</strong>erte (CO2 o N2). L’abbassamento<br />
<strong>del</strong>la temperatura può essere realizzato<br />
sui carri di trasporto con superfici di<br />
Un basso danneggiamento degli ac<strong>in</strong>i<br />
è fondamentale per mantenere la <strong>qualità</strong><br />
<strong>del</strong> prodotto vendemmiato a macch<strong>in</strong>a.<br />
Foto Pezzi<br />
26<br />
Lo scarico diretto <strong>in</strong> vasca <strong>del</strong> mosto<br />
separato consente di evitare un <strong>in</strong>utile<br />
e dannoso passaggio negli impianti<br />
per la prima lavorazione <strong>del</strong>l’uva.<br />
scambio termico (<strong>in</strong>tercaped<strong>in</strong>i o piastre<br />
mobili), che montano macch<strong>in</strong>e frigorifere<br />
o,più semplicemente,che vengono alimentati<br />
con materiali criogenici raffreddati <strong>in</strong><br />
impianti presenti <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a. Anche questi<br />
metodi, tuttavia, presentano evidenti limiti<br />
legati alla scarsa capacità di scambio termico<br />
<strong>del</strong>l’uva, che rende impossibile un’azione<br />
uniforme su tutta la massa.<br />
Un’altra pratica attualmente abbastanza<br />
diffusa è l’impiego di ghiaccio secco (neve<br />
carbonica pellettata), che disperso nell’uva<br />
raccolta svolge la duplice funzione di raffreddamento<br />
e di <strong>in</strong>ertizzazione. Quasi<br />
sempre, però, queste tecniche trovano un<br />
forte limite alla loro diffusione negli elevati<br />
costi che richiedono e <strong>nella</strong> scarsa praticità<br />
nell’applicazione.<br />
PRATICO IL SISTEMA<br />
DEL CARRO MODIFICATO<br />
Una recente proposta che si è dimostrata<br />
efficace, pratica ed economica è rappresentata<br />
da un carro per il trasporto che pre-<br />
vede la separazione <strong>del</strong>la componente liquida<br />
da quella solida, così da applicare<br />
tecniche enologiche differenziate per le<br />
due frazioni già prima <strong>del</strong>l’arrivo <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a.<br />
Inoltre all’arrivo <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a il mosto separato<br />
può essere immesso direttamente <strong>in</strong> vasca,<br />
senza dover passare <strong>nella</strong> sequenza operativa<br />
normalmente prevista per la lavorazione<br />
<strong>del</strong>le uve (scarico <strong>in</strong> tramoggia, diraspapigiatura,<br />
pressatura, ecc..) che facilmente<br />
provoca un aumento <strong>del</strong>l’ossidazione<br />
e <strong>del</strong>la fecciosità.<br />
Il carro modificato viene realizzato <strong>in</strong> vari<br />
mo<strong>del</strong>li; quello pr<strong>in</strong>cipale ha una tramoggia<br />
trapezoidale, è elevabile con un plantografo<br />
idraulico e prevede lo scarico posteriore mediante<br />
una coclea. Al di sotto <strong>del</strong>la tramoggia<br />
è collocato un serbatoio chiuso con una<br />
capacità pari al 30% <strong>del</strong> carico totale. Dopo<br />
lo scarico dalla vendemmiatrice il mosto libero<br />
viene raccolto per gravità,passando attraverso<br />
un sifone, nel serbatoio chiuso. La<br />
separazione <strong>del</strong> mosto consente di dedicare<br />
maggior attenzione a questa frazione, che<br />
rappresenta la parte più pregiata e <strong>del</strong>icata.<br />
Il mosto può essere facilmente stabilizzato<br />
con l’<strong>in</strong>serimento dei coadiuvanti chimici<br />
(metabisolfito,acido ascorbico,ecc..) o con la<br />
realizzazione di un’atmosfera <strong>in</strong>erte, oppure<br />
può essere raffreddato.<br />
Un prodotto <strong>in</strong> grado di svolgere contemporaneamente<br />
l’<strong>in</strong>ertizzazione e il raffreddamento<br />
è la CO2 solida, sottoforma di pellets<br />
(ghiaccio secco) o ricavata direttamente<br />
dall’espansione <strong>del</strong>la CO2 liquida (neve carbonica).<br />
LE VERIFICHE ESEGUITE<br />
CON L’ANALISI SENSORIALE<br />
Numerose sono le verifiche che hanno evidenziato<br />
la validità <strong>del</strong> sistema. Riportiamo<br />
come esempio il risultato di una prova condotta<br />
nell’azienda sperimentale di Tebano<br />
su Sauvignon allevato a cordone libero e<br />
raccolto con una vendemmiatrice Ero.<br />
In questo caso sono state considerate due<br />
tesi sperimentali trattando il mosto separato:<br />
<strong>in</strong>ertizzazione con 1 kg/hl di ghiaccio<br />
secco (tesi A1); <strong>in</strong>ertizzazione e raffreddamento<br />
(-7°C) con 7 kg/hl di ghiaccio secco<br />
(tesi A2). La tesi di riferimento, sempre su<br />
prodotto vendemmiato a macch<strong>in</strong>a,prevedeva<br />
il trasporto senza separazione e il trat-
tamento con 20 g/hl di un prodotto antiossiossidante<br />
(tesi B).<br />
Dopo la v<strong>in</strong>ificazione e l’imbottigliamento,<br />
le tre tesi sono state valutate con l’analisi<br />
sensoriale.I tre campioni esam<strong>in</strong>ati sono risultati<br />
significativamente differenti fra di<br />
loro (tabella 1). Le due tesi sperimentali (A1<br />
e A2) sono state preferite a quella di riferimento<br />
(B) (figura 2). Secondo il parere dei<br />
degustatori, la separazione e il trattamento<br />
<strong>in</strong> campo ha migliorato i v<strong>in</strong>i prodotti,favorendo<br />
un profilo olfattivo più <strong>in</strong>tenso e f<strong>in</strong>e,<br />
decisamente più fruttato, particolarmente<br />
persistente e con un gusto ben strutturato<br />
e più armonico.<br />
VALUTAZIONI<br />
ECONOMICHE<br />
Su questa esperienza è stata effettuata una<br />
valutazione economica semplificata, considerano<br />
i seguenti elementi:<br />
� costo <strong>del</strong>la modifica al carro: 4.000 euro;<br />
� superficie di vigneto <strong>in</strong>teressata annualmente:<br />
20 ha/anno;<br />
� produzione unitaria: 150 q/ha;<br />
� ammostamento provocato dalla raccolta<br />
meccanica: 25%;<br />
� resa alla pressatura <strong>del</strong>le uve: 75%;<br />
� costo <strong>del</strong>la neve carbonica: 1,2 €/kg;<br />
� costo <strong>del</strong> ghiaccio secco: 1,6 €/kg.<br />
Sono qu<strong>in</strong>di state <strong>in</strong>dividuate 4 ipotesi di<br />
trasporto <strong>del</strong>le uve:<br />
1. trasporto su carro modificato effettuando<br />
l’<strong>in</strong>ertizzazione <strong>del</strong> mosto separato<br />
con 1 kg/hl di neve carbonica;<br />
2. trasporto su carro modificato effettuando<br />
l’<strong>in</strong>ertizzazione <strong>del</strong> mosto separato<br />
con 1 kg/hl di ghiaccio secco;<br />
3. trasporto su carro modificato effettuando<br />
il raffreddamento di -7°C <strong>del</strong> mosto<br />
separato con 7 kg/hl di ghiaccio secco;<br />
4. trasporto su carro tradizionale effettuando<br />
il raffreddamento di -7°C sull’<strong>in</strong>tera<br />
massa d’uva con 7 kg/q di ghiaccio secco.<br />
La valutazione, s<strong>in</strong>tetizzata <strong>nella</strong> tabella 2,<br />
mostra un bassissimo costo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tervento<br />
d’<strong>in</strong>ertizzazione, utilizzando sia la CO2 liquida,<br />
sia quella solida, lasciando qu<strong>in</strong>di l’eventuale<br />
scelta fra le due modalità ad altri<br />
fattori come la disponibilità e praticità d’uso<br />
dei due prodotti.<br />
Il costo aumenta più <strong>del</strong> doppio se si vuole<br />
effettuare anche un abbassamento signifi-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Tab. 1 - Risultati <strong>del</strong> test triangolare e <strong>del</strong> test di preferenza effettuati<br />
<strong>nella</strong> prova di trasporto <strong>del</strong> Sauvignon vendemmiato a macch<strong>in</strong>a.<br />
Tesi a<br />
confronto<br />
A1 vs B<br />
A2 vs B<br />
A1 vs A2<br />
Degustatori<br />
19<br />
19<br />
19<br />
Riconoscimenti<br />
test triangolare<br />
18<br />
12<br />
15<br />
Fig. 2 - Test di gradevolezza <strong>del</strong>le tesi di Sauvignon.<br />
cativo <strong>del</strong>la temperatura. L’<strong>in</strong>cidenza sul<br />
prodotto f<strong>in</strong>ito rimane comunque contenuta<br />
(2 centesimi/litro) e di gran lunga <strong>in</strong>feriore<br />
a quella necessaria per lo stesso<br />
trattamento eseguito sull’<strong>in</strong>tera massa d’uva<br />
raccolta.Inoltre,<strong>in</strong> quest’ultimo caso,l’uniformità<br />
<strong>del</strong> trattamento è sicuramente<br />
scarsa, considerando la bassa capacità di<br />
trasmissione termica <strong>del</strong>l’uva.<br />
Questo sistema,pratico ed economico,rap-<br />
Tecnica<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
Valore di P<br />
0,001<br />
0,01<br />
0,01<br />
Preferenze<br />
(tesi)<br />
14 (A1)<br />
16 (A2)<br />
15 (A2)<br />
Valore di P<br />
0,05<br />
0,01<br />
0,05<br />
presenta solo una fra le diverse alternative<br />
che oggi possono essere utilizzate per il<br />
mantenimento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve vendemmiate<br />
a macch<strong>in</strong>a. Qualità che, se protetta,compete<br />
a pieno con quella <strong>del</strong>la raccolta<br />
manuale, come dimostra anche l’orientamento<br />
di numerose aziende vitiv<strong>in</strong>icole<br />
produttrici di v<strong>in</strong>i di elevato valore<br />
commerciale, che negli ultimi anni hanno<br />
scelto la vendemmia meccanica. ■<br />
Tab. 2 - Costi stimati per differenti tecniche di protezione<br />
<strong>del</strong>l’uva vendemmiata a macch<strong>in</strong>a.<br />
Costo per modifica<br />
carro (€/hl)<br />
0,35<br />
0,35<br />
0,35<br />
---<br />
Costo CO2 per unità di prodotto<br />
(mosto o uva) trattato (€/q)<br />
1,20<br />
1,60<br />
11,20<br />
11,20<br />
Costo totale per unità di <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
ottenuto (€/hl)<br />
0,75<br />
0,88<br />
2,08<br />
14,90<br />
27
Vitigni autoctoni: Veruccese<br />
e Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese<br />
In Italia, per l’antica tradizione di coltivazione<br />
<strong>del</strong>la vite, ci sono numerosi vitigni<br />
che <strong>in</strong> passato hanno caratterizzato territori<br />
ben precisi e che sono ancora presenti <strong>in</strong> aree<br />
più o meno ampie. Questi vitigni, che a<br />
torto o a ragione molti def<strong>in</strong>iscono autoctoni,negli<br />
ultimi anni sono saliti alla ribalta:basti<br />
pensare al Nero d’Avola <strong>del</strong>la Sicilia, che<br />
sta allargando i suoi conf<strong>in</strong>i passando dal livello<br />
prov<strong>in</strong>ciale a quello regionale ed anche<br />
nazionale.<br />
Ogni prov<strong>in</strong>cia ha vitigni esclusivi e peculiari,<br />
che forse è più corretto def<strong>in</strong>ire “vitigni di<br />
antico <strong>in</strong>sediamento”; essi stanno diventando<br />
sempre più importanti per valorizzare i<br />
diversi areali viticoli,<strong>in</strong> quanto si tratta di varietà<br />
storiche e, come tali, sono parte <strong>in</strong>tegrante<br />
<strong>del</strong> tessuto culturale di determ<strong>in</strong>ati<br />
ambienti.<br />
Il recupero di questo materiale vegetale può<br />
rivelarsi <strong>in</strong>dispensabile per l’evoluzione <strong>del</strong><br />
settore vitiv<strong>in</strong>icolo locale e nazionale: oltre<br />
alla problematica <strong>del</strong>la salvaguardia di vitigni<br />
fortemente rappresentativi di un determ<strong>in</strong>ato<br />
territorio,sussiste <strong>in</strong>fatti la reale possibilità<br />
di ampliare sensibilmente la piattaforma<br />
ampelografica con varietà capaci di<br />
<strong>in</strong>crementare la variabilità genetica, riducendo<br />
nel contempo l’impiego dei soliti vitigni<br />
<strong>in</strong>ternazionali.<br />
Spesso questi vitigni sono caratterizzati da<br />
notevole rusticità e peculiarità agronomiche<br />
estremamente <strong>in</strong>teressanti, pertanto<br />
potrebbero essere impiegati <strong>in</strong> modo soddisfacente<br />
nei programmi di miglioramento<br />
genetico viticolo.L’identificazione e la caratterizzazione<br />
<strong>del</strong> patrimonio autoctono<br />
28<br />
■ GIOVANNI NIGRO ■<br />
Crpv, Faenza (RA)<br />
■ ILARIA FILIPPETTI ■<br />
Crive, Università di Bologna<br />
■ MIRKO MELOTTI, MARCO SIMONI ■<br />
GABRIELE VESPIGNANI<br />
Astra - Innovazione e Sviluppo, Bologna<br />
<strong>del</strong>l’Emilia-Romagna è avvenuta grazie al<br />
progetto “Vitigni m<strong>in</strong>ori”, f<strong>in</strong>anziato attraverso<br />
la legge regionale 28/98 e coord<strong>in</strong>ato<br />
dal Centro ricerche produzioni vegetali,con<br />
la responsabilità scientifica <strong>del</strong> Centro <strong>in</strong>terdipartimentale<br />
di ricerche viticole ed enologiche<br />
<strong>del</strong>l’Università di Bologna.<br />
Qui parleremo di due fra i più <strong>in</strong>teressanti vitigni<br />
autoctoni ritrovati <strong>nella</strong> prov<strong>in</strong>cia di Rim<strong>in</strong>i,<br />
il Veruccese (nero), localmente chiamato<br />
Verucchiese,e la Vernacc<strong>in</strong>a (bianco),dei quali<br />
riportiamo le pr<strong>in</strong>cipali caratteristiche ampelografiche,agronomiche<br />
e tecnologiche.<br />
IL VITIGNO VERUCCESE<br />
L’areale di coltivazione <strong>del</strong> Veruccese era limitato<br />
esclusivamente al territorio <strong>del</strong> comune<br />
di Verucchio (RN) e alle zone limitrofe.<br />
In passato veniva coltivato nelle piantate assieme<br />
al Sangiovese e gli anziani produttori<br />
lo ritenevano adatto per ammorbidire i v<strong>in</strong>i<br />
ottenuti da quest’ultimo vitigno. Dal Veruccese,<br />
<strong>in</strong>fatti, tipicamente si otteneva un <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
a pronta beva rotondo e molto f<strong>in</strong>e, da degustare<br />
<strong>in</strong> occasione <strong>del</strong>l’antica “Fiera di<br />
Santa Croce”, che si svolgeva a Verucchio il 14<br />
Foto Arch. Crpv<br />
settembre. Anche oggi, per le sue caratteristiche,si<br />
ritiene adatto alla produzione di un<br />
<strong>v<strong>in</strong>o</strong> giovane o novello,capace di valorizzare<br />
al massimo l’enogastronomia locale.<br />
Individuazione ed esame bio-agronomico<br />
Il vitigno Veruccese è stato <strong>in</strong>dividuato <strong>in</strong><br />
antichi filari presenti <strong>in</strong> alcune aziende <strong>del</strong>la<br />
coll<strong>in</strong>a rim<strong>in</strong>ese. Per identificarne l’autenticità<br />
e il comportamento agronomico ed enologico<br />
sono stati scelti due vigneti rappresentativi,<br />
sui quali sono stati condotti rilievi<br />
morfologici e vegeto-produttivi. Il primo,<br />
<strong>in</strong> località Verucchio, è costituito da un<br />
solo filare con viti di 15-20 anni allevate a<br />
doppio capovolto con sesto d’impianto di<br />
3,2 x1,2 metri e si trova su un terreno di tipo<br />
argilloso, situato a 100 metri sul livello <strong>del</strong><br />
mare.Il secondo vigneto,di età compresa tra<br />
40 e 50 anni, anch’esso <strong>in</strong> località Verucchio,<br />
è costituito da un unico filare,ha viti allevate<br />
a doppio capovolto irregolare su un terreno<br />
di medio impasto tendente all’argillosociottoloso<br />
alla stessa altitud<strong>in</strong>e.Nella tabella<br />
Foto 1. Foglia adulta di Veruccese.
1 sono riportati i pr<strong>in</strong>cipali parametri vegeto-produttivi<br />
<strong>del</strong> vitigno.<br />
Caratteri ampelografici<br />
Il germoglio è caratterizzato da un apice<br />
aperto debolmente pigmentato e con tomento<br />
aracnoideo.<br />
La foglia adulta è di forma pentagonale,<br />
pentalobata,con lembo ondulato,di dimensioni<br />
medio-piccole. Il lembo presenta un<br />
profilo ondulato con superficie mediamente<br />
tomentosa <strong>nella</strong> pag<strong>in</strong>a <strong>in</strong>feriore. Il seno<br />
peziolare è a V aperto,quelli laterali superiori<br />
hanno forma a U e i lobi sono leggermente<br />
sovrapposti (foto 1 ).<br />
Il fiore è ermafrodita.<br />
Il grappolo è medio-piccolo (g 250), mediamente<br />
compatto, a volte spargolo, di forma<br />
conica, alato (spesso un’ala) (foto 2).<br />
L’ac<strong>in</strong>o è medio-piccolo (g 1,70), di forma<br />
sferico-ellittica con buccia sottile, mediamente<br />
pru<strong>in</strong>osa, polpa poco consistente<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Tab. 1 - Parametri vegeto-produttivi <strong>del</strong> vitigno Veruccese.<br />
Parametri<br />
Fertilità (n° <strong>in</strong>f./germ.)<br />
N° grappoli/ceppo<br />
Produzione (kg/ceppo)<br />
Peso medio grappolo (g)<br />
Peso medio ac<strong>in</strong>o (g)<br />
Foto 2. Grappolo di Veruccese.<br />
Foto Arch. Crpv<br />
Vigneto 1 a Verucchio<br />
1,45<br />
21<br />
5,50<br />
262<br />
1,70<br />
Vigneto 2 a Verucchio<br />
1,45<br />
39<br />
9,10<br />
233<br />
1,80<br />
senza particolari sapori e con basso rendimento<br />
<strong>in</strong> succo. Il pedicello si stacca facilmente.<br />
Caratteristiche agronomiche<br />
Fasi fenologiche:<br />
� germogliamento: medio-tardivo (11-<br />
23/04 );<br />
� fioritura: medio-tardiva (6-15/06 );<br />
� maturazione fisiologica: medio-tardiva<br />
(25/09-10/10).<br />
Habitus:la vigoria è medio-elevata e il portamento<br />
è semi-assurgente.<br />
Fertilità: la fertilità <strong>del</strong>le gemme basali è<br />
buona (il primo germoglio fruttifero compare<br />
spesso già al 1° nodo).<br />
Suscettibilità alle fitopatie: il vitigno ha mostrato<br />
un livello medio di resistenza a peronospora,<br />
oidio e botrytis.<br />
Profilo isoenzimatico e molecolare<br />
Nell’<strong>in</strong>tento di identificare il vitigno ed escludere<br />
qualsiasi tipo di s<strong>in</strong>onimia, dopo la<br />
caratterizzazione morfologica si è passati a<br />
quella molecolare.Il Veruccese ha evidenziato<br />
il pattern isoenzimatico GPI 10 e PGM 6,<br />
che co<strong>in</strong>cide con quello di alcune varietà a<br />
bacca nera iscritte al Registro nazionale,<br />
morfologicamente piuttosto diverse. È stata<br />
effettuata, qu<strong>in</strong>di, l’analisi <strong>del</strong> DNA utilizzando<br />
9 marcatori microsatelliti, VVS2, ZAG62,<br />
ZAG79, VVMD6, VVMD25, VVMD7, VVMD5,<br />
VVMD32 e VVMD36, che hanno confermato<br />
l’unicità <strong>del</strong> Veruccese escludendo qualsiasi<br />
omonimia o s<strong>in</strong>onimia con altri vitigni.<br />
Caratteristiche enologiche<br />
Per verificare le caratteristiche enologiche<br />
sono state realizzate prove di v<strong>in</strong>ificazione<br />
di uve Veruccese <strong>in</strong> due differenti annate,<br />
2006 e 2007 (tabelle 2 e 3).<br />
I v<strong>in</strong>i hanno mostrato differenze compositive<br />
conseguenti al diverso andamento climatico<br />
dei due anni. Il 2007 è stato particolarmente<br />
caldo e torrido e per questa ragio-<br />
ne si è rilevato un livello di maturazione più<br />
avanzato rispetto al 2006, anno forse più riferibile<br />
alla norma. In particolare <strong>nella</strong> vendemmia<br />
2007 si è lavorato su uva con tenore<br />
zuccher<strong>in</strong>o più elevato (quasi 2% volume<br />
alcol potenziale <strong>in</strong> più) e acidità bassa (con<br />
acido malico limitato). Il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> <strong>del</strong> 2007, <strong>in</strong>oltre,<br />
ha mostrato di essere più ricco <strong>in</strong> estrat-<br />
Tab. 2 - Analisi mosti <strong>del</strong> vitigno<br />
Veruccese proveniente dalle<br />
vendemmie 2006 e 2007.<br />
Mosti<br />
Brix<br />
pH<br />
Acidita totale (g/l)<br />
Numero di Formolo<br />
Acido tartarico (g/l)<br />
Acido malico (g/l)<br />
Acido citrico (g/l)<br />
2006<br />
19,6<br />
3,01<br />
6,71<br />
3,0<br />
---<br />
---<br />
---<br />
2007<br />
22,4<br />
3,16<br />
4,90<br />
3,0<br />
5,7<br />
0,55<br />
0,15<br />
Tab. 3 - Analisi v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> vitigno<br />
Veruccese proveniente dalle<br />
vendemmie 2006 e 2007.<br />
V<strong>in</strong>i<br />
Alcol effettivo (vol. %)<br />
Zuccheri (g/l)<br />
Alcol complessivo (vol. %)<br />
Estratto secco totale (g/l)<br />
Estratto non riduttore (g/l)<br />
pH<br />
Acidita totale (g/l)<br />
Acido tartarico (g/l)<br />
Acido malico (g/l)<br />
Acido lattico (g/l)<br />
Acido citrico (g/l)<br />
Polifenoli totali (mg/l)<br />
Antociani (mg/l)<br />
DO 420 nm<br />
DO 520 nm<br />
Intensità<br />
Tonalità<br />
2006<br />
11,69<br />
2,3<br />
11,83<br />
22,0<br />
19,7<br />
3,37<br />
5,87<br />
1,61<br />
1,73<br />
0,20<br />
0,38<br />
1.753<br />
277<br />
1,65<br />
2,76<br />
4,41<br />
0,60<br />
2007<br />
13,39<br />
3,8<br />
13,62<br />
26,0<br />
22,2<br />
3,21<br />
5,80<br />
1,70<br />
0,50<br />
0,10<br />
0,20<br />
1.791<br />
381<br />
2,33<br />
5,36<br />
7,69<br />
0,43<br />
29
to e antociani e con un colore più <strong>in</strong>tenso.<br />
Dalle uve Veruccese si ottiene un <strong>v<strong>in</strong>o</strong> di media<br />
alcolicità, con colorazione non <strong>in</strong>tensa<br />
ma tonalità vivace, morbido e non molto<br />
corposo.I v<strong>in</strong>i dei due anni sono mediamente<br />
acidi e con un estratto relativamente contenuto.<br />
All’analisi sensoriale è stato complessivamente<br />
valutato positivamente, <strong>in</strong><br />
particolare per l’aspetto visivo ed olfattivo<br />
(figura 1).<br />
Colore: rosso rub<strong>in</strong>o con riflessi violacei <strong>in</strong>tensi,<br />
molto attraente.<br />
Olfatto: profilo olfattivo f<strong>in</strong>e, complesso,<br />
molto gradevole con note prevalenti di bacche<br />
rosse (mora, lampone) e ciliegia. Rilevate<br />
anche note speziate (pepe,chiodi di garofano),fiorali<br />
(viola) e di prugna essiccata.Presenti<br />
anche note erbacee (erbaceo fresco).<br />
Gusto: caratterizzato da struttura un po’ debole.<br />
Leggera acidità ed astr<strong>in</strong>genza <strong>in</strong> evidenza<br />
a seguito <strong>del</strong>la bassa corposità, amarognolo<br />
e sapido.<br />
Giudizio complessivo<br />
Le uve Veruccese sono valide per ottenere<br />
v<strong>in</strong>i rossi leggeri, con gradazione alcolica<br />
30<br />
Fig. 1 - Profilo sensoriale relativo al <strong>v<strong>in</strong>o</strong> proveniente<br />
dalla vendemmia 2007.<br />
non elevata, freschi per l’acidità presente,<br />
pronti al consumo <strong>in</strong> tempi rapidi,ove devono<br />
essere valorizzate le gradevoli caratteristiche<br />
aromatiche.<br />
Sulla base dei risultati ottenuti si potrebbe<br />
ipotizzare la possibilità di produrre anche<br />
Foto Arch. Crpv<br />
v<strong>in</strong>i adatti all’<strong>in</strong>vecchiamento, utilizzando<br />
opportune tecniche agronomiche (forme<br />
d’allevamento a sviluppo contenuto, densità<br />
d’impianto più elevate) <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>durre<br />
produzioni di uva per ceppo mediobasse.<br />
Ipotesi <strong>in</strong>teressanti da verificare<br />
sperimentalmente.<br />
IL VITIGNO VERNACCINA<br />
Non esistono molte descrizioni di Vernacc<strong>in</strong>a<br />
<strong>in</strong> bibliografia, probabilmente perché<br />
questa varietà veniva identificata con la<br />
denom<strong>in</strong>azione di Ribolla piccola, descritta<br />
da De Bosis (1879) per il territorio rim<strong>in</strong>ese;<br />
<strong>in</strong>fatti localmente veniva chiamata<br />
Ribul<strong>in</strong>a o Vernacc<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> contrapposizione<br />
alla Vernaccia caratterizzata da un grappolo<br />
più grande.L’areale di diffusione sembra<br />
limitato esclusivamente alla prov<strong>in</strong>cia di<br />
Rim<strong>in</strong>i.<br />
Attualmente esiste un grande <strong>in</strong>teresse nell’areale<br />
<strong>del</strong> Rim<strong>in</strong>ese per questo vitigno che<br />
ha dimostrato, <strong>in</strong> seguito a test sensoriali effettuati<br />
su v<strong>in</strong>i ottenuti nelle passate stagioni,<br />
di avere i requisiti necessari per produrre<br />
un bianco di pregio, dist<strong>in</strong>guendosi nettamente<br />
da tutti gli altri bianchi <strong>del</strong>la zona per<br />
gusto e profumi. Si ritiene pertanto che la<br />
Vernacc<strong>in</strong>a possa contribuire ad aumentare<br />
la gamma dei v<strong>in</strong>i tipici <strong>del</strong> Rim<strong>in</strong>ese da abb<strong>in</strong>are<br />
alla cuc<strong>in</strong>a locale,considerando l’am-<br />
Foto 3. Foglia adulta di Vernacc<strong>in</strong>a.
pia vocazionalità di questo territorio al turismo<br />
enogastromico.<br />
Individuazione ed esame bio-agronomico<br />
La Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese è stata <strong>in</strong>dividuata<br />
<strong>in</strong> antichi filari presso alcune aziende viticole<br />
<strong>del</strong>la coll<strong>in</strong>a rim<strong>in</strong>ese.Per l’iscrizione al Registro<br />
nazionale <strong>del</strong>le varietà sono stati scelti<br />
due vigneti <strong>in</strong> cui sono stati effettuati, per<br />
tre anni, rilievi agronomici ed enologici.<br />
Il primo,di circa 30 anni,<strong>in</strong> località Coriano,è<br />
costituito da un unico filare con piante allevate<br />
a doppio capovolto alla distanza di un<br />
metro e si trova su un terreno argilloso situato<br />
a circa 80 metri sul livello <strong>del</strong> mare. Il<br />
secondo vigneto,di età compresa tra 40 e 50<br />
anni,<strong>in</strong> località Verucchio,è composto da un<br />
solo filare con piante allevate a doppio capovolto<br />
alla distanza di un metro e si trova<br />
su un terreno di medio impasto argilloso situato<br />
a circa 100 metri sul livello <strong>del</strong> mare.La<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Tab. 4 - Parametri vegeto-produttivi <strong>del</strong> vitigno Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese.<br />
Parametri<br />
Fertilità (n° <strong>in</strong>f./germ.)<br />
N° grappoli/ceppo<br />
Produzione (kg/ceppo)<br />
Peso medio grappolo (g)<br />
Peso medio ac<strong>in</strong>o (g)<br />
Foto 4. Grappolo di Vernacc<strong>in</strong>a.<br />
Foto Arch. Crpv<br />
Vigneto 1 – Coriano<br />
1,05<br />
31<br />
6,70<br />
219<br />
1,40<br />
Vigneto 2 - Verucchio<br />
1,00<br />
47<br />
8,90<br />
194<br />
1,57<br />
tabella 4 riporta i valori dei pr<strong>in</strong>cipali parametri<br />
vegeto-produttivi rilevati nei due vigneti<br />
<strong>in</strong> osservazione.<br />
Caratteri ampelografici<br />
Il germoglio è caratterizzato da un apice aperto<br />
debolmente pigmentato ai bordi, con<br />
tomento di media densità.<br />
La foglia adulta è di forma cuneiforme,eptalobata,<br />
con lembo ondulato, di piccole dimensioni.<br />
La pag<strong>in</strong>a <strong>in</strong>feriore si presenta<br />
mediamente tomentosa. Il seno peziolare è<br />
a V aperto o molto aperto con il fondo spesso<br />
limitato dalle nervature, quelli laterali superiori<br />
hanno forma a U chiusi e con i lobi<br />
leggermente sovrapposti (foto 3).<br />
Il fiore è ermafrodita.<br />
Il grappolo è piccolo, mediamente compatto,<br />
di forma cil<strong>in</strong>drica, con caratteristica ala<br />
s<strong>in</strong>gola (foto 4).<br />
L’ac<strong>in</strong>o è medio-piccolo, di forma sferico-ellittica<br />
con buccia di medio spessore, colore<br />
verde-giallo mediamente pru<strong>in</strong>osa, polpa<br />
poco consistente senza particolari sapori. Il<br />
pedicello si distacca abbastanza facilmente.<br />
Caratteristiche agronomiche<br />
Fasi fenologiche :<br />
� germogliamento: medio (10-15/04);<br />
� fioritura: medio-tardiva (12-17/06);<br />
� maturazione fisiologica: precoce (20-<br />
30/08).<br />
Habitus:la vigoria è medio elevata e il portamento<br />
è semi-assurgente.<br />
Fertilità: la fertilità <strong>del</strong>le gemme basali è<br />
buona (il primo germoglio fruttifero compare<br />
spesso già al 1° nodo).<br />
Suscettibilità alle fitopatie: il vitigno ha mostrato<br />
un livello medio di resistenza a peronospora,<br />
oidio e botrytis.<br />
Profilo isoenzimatico e molecolare<br />
Le analisi isoenzimatiche hanno consentito<br />
di <strong>in</strong>dividuare che a tale accessione corrisponde<br />
il pattern GPI 4 e PGM 1 co<strong>in</strong>ciden-<br />
te con quello dei seguenti vitigni a bacca<br />
bianca già iscritti al Registro nazionale: Cococciola,<br />
Coda di Volpe Bianca, Garganega,<br />
Grecanico Dorato, Malvasia Bianca di Basilicata,<br />
Nuragus, Pignoletto, Prosecco Lungo e<br />
Zibibbo.<br />
Mediante valutazioni ampelografiche si è<br />
potuta escludere l’identità con il Grecanico<br />
Dorato, la Malvasia Bianca di Basilicata e lo<br />
Zibibbo.<br />
Le analisi molecolari a 12 loci microsatelliti<br />
hanno permesso l’<strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong> profilo<br />
genetico <strong>del</strong> vitigno Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese.<br />
Tab. 5 - Analisi mosti <strong>del</strong> vitigno<br />
Vernacc<strong>in</strong>a proveniente dalle<br />
vendemmie 2004, 2006 e 2007.<br />
Mosti<br />
Brix<br />
pH<br />
Acidita totale (g/l)<br />
Numero di Formolo<br />
Acido tartarico (g/l)<br />
Acido malico (g/l)<br />
Acido citrico (g/l)<br />
2004<br />
21,2<br />
3,08<br />
7,49<br />
4,8<br />
---<br />
---<br />
---<br />
2006<br />
21,2<br />
3,22<br />
7,75<br />
3,0<br />
---<br />
---<br />
---<br />
2007<br />
23,6<br />
3,26<br />
6,00<br />
6,0<br />
5,5<br />
2,1<br />
< 0,10<br />
Tab. 6 - Analisi v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> vitigno<br />
Vernacc<strong>in</strong>a proveniente dalle<br />
vendemmie 2004, 2006 e 2007.<br />
V<strong>in</strong>i<br />
Alcol effettivo (vol. %)<br />
Zuccheri (g/l)<br />
Alcol complessivo (vol. %)<br />
Estratto secco totale (g/l)<br />
Estratto non riduttore (g/l)<br />
pH<br />
Acidita totale (g/l)<br />
Acido tartarico (g/l)<br />
Acido malico (g/l)<br />
Acido lattico (g/l)<br />
Acido citrico (g/l)<br />
Polifenoli totali (mg/l)<br />
DO 420 nm<br />
2004<br />
12,91<br />
2,65<br />
13,07<br />
22,2<br />
19,6<br />
3,03<br />
7,04<br />
1,85<br />
1,37<br />
0,32<br />
0,29<br />
219<br />
0,060<br />
2006<br />
12,72<br />
3,60<br />
12,94<br />
22,3<br />
18,7<br />
3,09<br />
7,10<br />
1,76<br />
1,83<br />
0,46<br />
0,18<br />
234<br />
0,062<br />
2007<br />
14,73<br />
3,1<br />
14,92<br />
23,5<br />
20,4<br />
3,06<br />
6,40<br />
1,60<br />
1,30<br />
0,20<br />
0,20<br />
307<br />
0,099<br />
31
Per i vitigni Coda di Volpe e Pignoletto si è<br />
potuta escludere l’identità con la Vernacc<strong>in</strong>a,confrontando<br />
le dimensioni alleliche a livello<br />
dei s<strong>in</strong>goli loci, mentre per escludere<br />
quella con i vitigni Cococciola, Garganega,<br />
Nuragus e Prosecco Lungo si è proceduto al<br />
confronto diretto, vista la mancanza di dati<br />
microsatelliti <strong>in</strong> bibliografia.<br />
Caratteristiche enologiche<br />
Per verificare le caratteristiche enologiche<br />
sono state realizzate prove di v<strong>in</strong>ificazione<br />
di uve Vernacc<strong>in</strong>a <strong>in</strong> tre differenti annate:<br />
2004, 2006 e 2007 (tabelle 5 e 6). Il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> che<br />
si è ottenuto è stato caratterizzato da una<br />
buona alcolicità.Nelle annate 2004 e 2006 si<br />
sono ottenuti v<strong>in</strong>i con gradazione di circa<br />
13% vol. mentre nel 2007, particolarmente<br />
torrido, si sono oltrepassati i 14,50% vol.<br />
L’uva, qu<strong>in</strong>di, ha raggiunto buoni livelli di<br />
maturazione zuccher<strong>in</strong>a, mantenendo comunque<br />
un sostenuto contenuto <strong>in</strong> acidi,<br />
che rendono il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> fresco e serbevole. L’acidità<br />
totale si è sempre mantenuta al di sopra<br />
dei 6 g/l, con un buon contributo dato dall’acido<br />
malico. I valori <strong>del</strong>l’estratto sono decisamente<br />
buoni per un <strong>v<strong>in</strong>o</strong> bianco.Il teno-<br />
32<br />
Fig. 2 - Profilo sensoriale relativo al <strong>v<strong>in</strong>o</strong> proveniente<br />
dalla vendemmia 2007.<br />
re <strong>in</strong> polifenoli è abbastanza contenuto, e si<br />
ottengono v<strong>in</strong>i con colore non <strong>in</strong>tenso e tonalità<br />
brillanti.<br />
In tutti gli anni di prova,dalle uve Vernacc<strong>in</strong>a<br />
si sono ottenuti v<strong>in</strong>i con composizione equilibrata<br />
ed <strong>in</strong>teressante. All’analisi sensoriale<br />
il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> ha ricevuto complessivamente valutazioni<br />
positive sotto tutti i punti di vista (figura<br />
2).<br />
Colore: giallo paglier<strong>in</strong>o di <strong>in</strong>tensità non<br />
troppo elevata, con riflessi giallognoli e verdognoli,<br />
molto gradevole.<br />
Olfatto: <strong>v<strong>in</strong>o</strong> con quadro olfattivo di discreta<br />
<strong>in</strong>tensità e complessità, elegante ed etereo,<br />
fiorale con note dolci di acacia e tiglio e<br />
fruttato,con prevalenza di agrumi e frutta esotica.<br />
Si rilevano anche note vegetali fresche<br />
di erbe aromatiche.<br />
Gusto: equilibrato, con acidità sostenuta, amarognolo,<br />
sapido e con buona struttura.<br />
Giudizio complessivo<br />
Il vitigno Vernacc<strong>in</strong>a e il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> che ne deriva<br />
hanno avuto una valutazione decisamente<br />
positiva. I v<strong>in</strong>i sono stati ben apprezzati. Da<br />
questo vitigno si possono ottenere v<strong>in</strong>i<br />
bianchi con buona <strong>in</strong>tensità aromatica, fre-<br />
schi e gradevoli, con una buona pienezza al<br />
gusto e buona serbevolezza. Sono v<strong>in</strong>i di<br />
buona struttura, per i quali si può prevedere<br />
anche un consumo nel secondo anno e possibilità<br />
di aff<strong>in</strong>amento <strong>in</strong> legno.<br />
IL TRAGUARDO FINALE<br />
È LA CONQUISTA DELLA DOC<br />
Il tema dei vitigni autoctoni, altrimenti def<strong>in</strong>iti<br />
antichi o m<strong>in</strong>ori, assume numerose valenze<br />
che affermano le radici antiche <strong>del</strong>la<br />
viticoltura <strong>del</strong> territorio e consentono di<br />
veicolare aspetti storici e culturali. Tali vitigni,<br />
<strong>in</strong>oltre, quando v<strong>in</strong>ificati <strong>in</strong> purezza,<br />
spesso generano v<strong>in</strong>i molto orig<strong>in</strong>ali e diversi,<br />
che offrono al consumatore evoluto<br />
prodotti <strong>in</strong>teressanti ed alternativi.<br />
Nel panorama articolato e complesso <strong>del</strong>le<br />
varie tipologie di prodotto rendono completo<br />
il quadro <strong>del</strong>l’offerta di un territorio vitiv<strong>in</strong>icolo<br />
di <strong>qualità</strong>.Nel Rim<strong>in</strong>ese poi,dove il<br />
turismo alimenta una forte curiosità e richiesta<br />
di tipicità enogastronomiche, ampliano<br />
la proposta, pr<strong>in</strong>cipalmente fondata su v<strong>in</strong>i<br />
ottenuti da vitigni orig<strong>in</strong>ali <strong>del</strong> territorio e da<br />
tempo consolidati come il Sangiovese,la cui<br />
offerta può essere vivacizzata e completata<br />
da v<strong>in</strong>i rari che sono complemento ideale ai<br />
cibi tipici <strong>del</strong> territorio.<br />
I vitigni autoctoni sono spesso poco elastici<br />
nei confronti <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>l’andamento<br />
stagionale e richiedono,per dare il meglio<br />
<strong>in</strong> vigna, le cure di viticoltori abili, appassionati<br />
ed accorti che potranno essere ripagati<br />
da prodotti che difficilmente avranno una<br />
grandissima diffusione e saranno qu<strong>in</strong>di<br />
protetti da rischi di <strong>in</strong>flazione commerciale.<br />
Il traguardo f<strong>in</strong>ale <strong>del</strong> progetto di recupero e<br />
valorizzazione <strong>del</strong> Veruccese e <strong>del</strong>la Vernacc<strong>in</strong>a<br />
rim<strong>in</strong>ese, come già avvenuto per la Rebola<br />
e il Biancame,dovrà essere il loro <strong>in</strong>serimento<br />
fra le tipologie di v<strong>in</strong>i <strong>del</strong>la Denom<strong>in</strong>azione<br />
di orig<strong>in</strong>e controllata Colli di Rim<strong>in</strong>i,<br />
attivando così s<strong>in</strong>ergie nell’esaltare l’orig<strong>in</strong>alità<br />
e la peculiarità <strong>del</strong> contesto vitiv<strong>in</strong>icolo<br />
rim<strong>in</strong>ese. ■<br />
Si r<strong>in</strong>grazia Stefano Romani, Presidente <strong>del</strong><br />
Consiglio <strong>in</strong>terprofessionale V<strong>in</strong>i Doc Colli di<br />
Rim<strong>in</strong>i, per la preziosa collaborazione fornita<br />
nell’<strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong>le aziende-studio e per<br />
tutte le <strong>in</strong>formazioni storico-bibliografiche<br />
suggerite.
I l<br />
crescente orientamento dei consumatori<br />
verso alimenti ad elevato contenuto<br />
salutistico ha sp<strong>in</strong>to la Comunità europea<br />
a dotarsi di strumenti legislativi <strong>in</strong><br />
grado di rispondere a tali esigenze e di<br />
permettere ai cittad<strong>in</strong>i una scelta d’acquisto<br />
consapevole.<br />
Recentemente, la Direttiva 2003/89/CE ed il<br />
successivo Regolamento CE 1991/04, nel regolamentare<br />
le <strong>in</strong>dicazioni d’etichetta per gli<br />
alimenti contenenti allergeni, hanno di fatto<br />
<strong>in</strong>trodotto l’obbligo di evidenziare la presenza<br />
di quantitativi maggiori ai 10 mg/l di solfiti<br />
nei v<strong>in</strong>i.La tossicità (cronica ed acuta) <strong>del</strong>l’anidride<br />
solforosa (SO2) è <strong>in</strong>fatti nota,e l’Organizzazione<br />
mondiale <strong>del</strong>la sanità ha da tempo<br />
stabilito una Dga (Dose giornaliera ammissi-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Il lizosima che riduce<br />
l’anidride solforosa<br />
■ CLAUDIO RIPONI, FABIO CHINNICI ■<br />
NADIA NATALI, FRANCESCA SONNI<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />
Università di Bologna<br />
Foto Arch. Astra<br />
bile) pari a 0,7 mg/Kg di peso corporeo.<br />
L’<strong>in</strong>dividuazione di tecnologie idonee all’ottenimento<br />
di v<strong>in</strong>i a basso contenuto, o completamente<br />
privi di anidride solforosa aggiunta,<br />
potrebbe qu<strong>in</strong>di rappresentare<br />
un’utile risposta alle richieste <strong>del</strong> mercato,<br />
rendendo al contempo possibili etichette <strong>in</strong><br />
cui sia <strong>in</strong>dicata l’assenza di solfiti.<br />
Le funzioni tecnologiche svolte dall’anidride<br />
solforosa nei mosti e nei v<strong>in</strong>i sono molteplici;<br />
tra queste, le più importanti sono legate<br />
alla capacità di impedire la proliferazione<br />
batterica <strong>in</strong>desiderata, al controllo <strong>del</strong>la flora<br />
fermentante ed alle proprietà antiossidanti<br />
(azione diretta) ed antiossidasiche (azione<br />
<strong>in</strong>diretta) svolte s<strong>in</strong> dalle prime fasi di<br />
ammostamento <strong>del</strong>l’uva. In breve, l’SO2 è lo<br />
strumento pr<strong>in</strong>cipe per il controllo <strong>del</strong>la stabilità<br />
chimico-fisica e microbiologica <strong>in</strong> v<strong>in</strong>ificazione<br />
e la sua sostituzione richiede la risoluzione<br />
di una serie di problemi di carattere<br />
tecnologico.<br />
LE DINAMICHE OSSIDATIVE<br />
A causa <strong>del</strong>la maggiore suscettibilità all’ossidazione,<br />
le v<strong>in</strong>ificazioni <strong>in</strong> bianco, <strong>in</strong> assenza<br />
di anidride solforosa, possono essere particolarmente<br />
soggette a fenomeni di imbrunimento<br />
ossidativo a carico <strong>del</strong>la frazione<br />
fenolica.Per queste, allo scopo di preservare<br />
le caratteristiche organolettiche <strong>del</strong> prodotto<br />
f<strong>in</strong>ale, appare <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong>dispensabile il<br />
controllo <strong>del</strong>la fermentazione malolattica<br />
ed acetica.<br />
Apparentemente più semplice è la situazione<br />
per i v<strong>in</strong>i rossi,nei quali le d<strong>in</strong>amiche ossidative<br />
destano m<strong>in</strong>ori preoccupazioni, ma<br />
che trovano un punto critico nel controllo<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo acetico durante le fasi di macerazione<br />
e pressatura. Anche <strong>in</strong> questo caso<br />
si rende necessaria un’oculata gestione<br />
<strong>del</strong>la fermentazione lattica,per impedire decorsi<br />
eterofermentanti dannosi dal punto di<br />
vista sensoriale.<br />
Comune alle due l<strong>in</strong>ee tecnologiche è, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />
l’esigenza di favorire l’<strong>in</strong>staurarsi di un<br />
processo fermentativo ottimale, prontamente<br />
condotto da lieviti selezionati,privilegiando<br />
ceppi caratterizzati da basse produzioni<br />
di anidride solforosa <strong>in</strong> fermentazione.<br />
In assenza di SO2,i più importanti strumenti di<br />
controllo di Acetobacter e Gluconobacter sono<br />
la sanità <strong>del</strong>le uve, l’igiene <strong>del</strong>la cant<strong>in</strong>a (e<br />
<strong>del</strong>le sue attrezzature) e la m<strong>in</strong>imizzazione dei<br />
fenomeni di dissoluzione di ossigeno nel<br />
mezzo.Utilizzare materia prima sana,<strong>in</strong>fatti,significa<br />
abbattere significativamente la carica<br />
microbica <strong>in</strong>iziale;limitando la presenza di ossigeno<br />
è possibile impedire la diffusione e la<br />
proliferazione <strong>del</strong>la popolazione acetica,<br />
sfruttando il fatto che <strong>in</strong> assenza di ossigeno<br />
tali batteri <strong>in</strong>terrompono ogni processo di<br />
moltiplicazione cellulare.<br />
L’ATTIVITÀ BATTERICIDA<br />
DELL’ENZIMA<br />
Per quanto riguarda la gestione <strong>del</strong>la flora<br />
lattica, già da qualche anno il lisozima è sta-<br />
33
to proposto ed autorizzato dall’Oiv (Organizzazione<br />
<strong>in</strong>ternazionale <strong>del</strong>la vigna e <strong>del</strong><br />
<strong>v<strong>in</strong>o</strong>), come valida alternativa all’anidride<br />
solforosa. Il lisozima, o peptidoglicano N-acetilmuramoidrolasi,<br />
è un enzima glicosidasi<br />
di 14,4 kilodalton,costituito da 129 amm<strong>in</strong>oacidi<br />
(EC 3.2.1.17).<br />
34<br />
Fig. 1 - Schema s<strong>in</strong>tetico <strong>del</strong> protocollo di v<strong>in</strong>ificazione<br />
per i v<strong>in</strong>i bianchi.<br />
Presente nei tessuti animali, il lisozima è dotato<br />
di attività battericida:l’enzima lisa la parete<br />
batterica catalizzando l'idrolisi <strong>del</strong> legame<br />
beta 1,4 tra l'acido N-acetilmuramico<br />
(NAM) e la N-acetilglucosam<strong>in</strong>a (NAG), le<br />
componenti pr<strong>in</strong>cipali <strong>del</strong> peptidoglicano.<br />
In ambito enologico, il suo utilizzo è stato<br />
Fig. 2 - Evoluzione di alcuni parametri analitici<br />
durante la fermentazione.<br />
autorizzato dall’Unione europea nell’ottobre<br />
<strong>del</strong> 2001 (n. 2066/2001); l’enzima viene<br />
estratto dal bianco d’uovo ed esplica la sua<br />
attività sui batteri lattici senza danneggiare i<br />
lieviti.<br />
LE APPLICAZIONI VARIANO IN BASE<br />
ALLA TIPOLOGIA DEI VINI TRATTATI<br />
Nel corso di anni di sperimentazioni sono<br />
state messe a punto diverse applicazioni, a<br />
seconda <strong>del</strong>la tipologia dei v<strong>in</strong>i trattati:<br />
� blocco completo <strong>del</strong>la fermentazione<br />
malolattica <strong>in</strong> modalità preventiva ed ottenimento<br />
di fermentazioni “pulite”;<br />
� blocco <strong>del</strong>lo spunto lattico e gestione di<br />
fermentazioni stentate o di arresti di fermentazione;<br />
� stabilizzazione microbiologica dopo la<br />
fermentazione malolattica.<br />
Il lisozima si presenta sottoforma di polvere<br />
bianca, molto stabile (più di 5 anni ad una<br />
temperatura di 20 o C) ed è attivo <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervallo<br />
di pH compreso fra 3 e 9; le dosi di impiego<br />
sono mediamente di 250-300 mg/l.<br />
Per il controllo dei fenomeni ossidativi è necessario<br />
<strong>in</strong>dividuare uno o più ausiliari <strong>in</strong><br />
grado di sottrarre ossigeno al mezzo e di <strong>in</strong>terferire<br />
con l’attività <strong>del</strong>le prote<strong>in</strong>e enzimatiche.<br />
A questo scopo esistono significative<br />
esperienze di utilizzo di preparati commerciali<br />
di tann<strong>in</strong>o di differente orig<strong>in</strong>e e composizione,<br />
i quali hanno dimostrato una<br />
spiccata attività antiradicalica utile al blocco<br />
<strong>del</strong> processo ossidativo promosso dagli <strong>in</strong>termedi<br />
di reazione generati dall’ossigeno<br />
molecolare.<br />
L’utilizzo di tann<strong>in</strong>i idrolizzabili può contribuire<br />
a ridurre l’ossigeno disciolto e a stabilizzare<br />
le densità ottiche a 420 nm.Inoltre, <strong>in</strong><br />
funzione <strong>del</strong>l’orig<strong>in</strong>e, il tann<strong>in</strong>o dimostra<br />
un’elevata reattività nei confronti <strong>del</strong>le prote<strong>in</strong>e,<br />
suggerendo una possibile <strong>in</strong>terferenza<br />
con l’azione degli enzimi ossidasici.<br />
I RISULTATI DELLE PROVE EFFETTUATE<br />
Negli ultimi anni sono state effettuate prove<br />
<strong>in</strong>dustriali volte a ridurre il contenuto di anidride<br />
solforosa al di sotto <strong>del</strong> limite di 10<br />
mg/l; di seguito riportiamo alcune considerazioni<br />
sui risultati ottenuti v<strong>in</strong>ificando uve<br />
bianche e rosse.<br />
Produzione di v<strong>in</strong>i bianchi<br />
Nella figura 1 è riportato lo schema tecnolo-
gico adottato. Dalla figura 2 si evidenzia che<br />
nessuna differenza significativa fra tesi (enzimata<br />
e testimone) è stata riscontrata nel corso<br />
<strong>del</strong>la fermentazione per quanto riguarda la<br />
metabolizzazione <strong>del</strong>l’acido malico, anche<br />
grazie all’efficace contenimento <strong>del</strong>la flora<br />
batterica operato dal lisozima. Nel corso di<br />
prove di laboratorio si è potuto confermare<br />
che i componenti <strong>del</strong> mosto sono <strong>in</strong> grado di<br />
complessare una parte <strong>del</strong> lisozima ad esso<br />
aggiunto, provocandone la precipitazione. A<br />
causa di ciò, già dopo due giorni dall’aggiunta<br />
è stata riscontrata un’importante riduzione<br />
<strong>del</strong> lisozima <strong>in</strong> sospensione,rendendo necessario<br />
il ricorso ad una seconda aggiunta di enzima<br />
per <strong>in</strong>nalzare il tenore di prote<strong>in</strong>a libera<br />
nel mosto.<br />
La frazione di lisozima complessata alla<br />
componente solida dei mosti, comunque,<br />
sembrerebbe mantenere parte <strong>del</strong>la propria<br />
attività enzimatica. Nel corso di alcune<br />
prove è stato riscontrato che i sedimenti ottenuti<br />
per centrifugazione dei mosti <strong>in</strong> corso<br />
di fermentazione conservavano un’attività<br />
litica anche dopo venti giorni dall’aggiunta.<br />
È ragionevole supporre, dunque, che anche<br />
la porzione di lisozima complessata dai solidi<br />
sospesi nel mosto <strong>in</strong> fermentazione possa<br />
contribuire al contenimento <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
<strong>del</strong>le popolazioni lattiche (almeno f<strong>in</strong>o al<br />
term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione) e che la movimentazione<br />
di tali solidi, attuata nei primi<br />
giorni successivi all’<strong>in</strong>oculo,abbia un effetto<br />
positivo sulla parziale ridissoluzione <strong>del</strong>la<br />
prote<strong>in</strong>a complessata.<br />
Al term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione alcolica le<br />
tesi enzimate avevano conservato quasi <strong>in</strong>alterata<br />
la quantità di acido malico orig<strong>in</strong>ariamente<br />
presente, a conferma <strong>del</strong>l’efficacia<br />
<strong>del</strong> lisozima, nel controllo <strong>del</strong>la flora<br />
malolattica. Nella tabella 1 sono riportati i<br />
dati relativi ad alcune prove condotte <strong>in</strong> tre<br />
annate successive, nelle quali si evidenzia<br />
l’efficacia <strong>del</strong> trattamento. Le piccole quantità<br />
di anidride solforosa presenti nei v<strong>in</strong>i<br />
enzimati sono da attribuirsi al solo metabolismo<br />
dei lieviti.<br />
La situazione compositiva dei v<strong>in</strong>i, dopo sei<br />
mesi di conservazione sotto battente <strong>in</strong>erte,<br />
è evidenziata <strong>nella</strong> tabella 2. Per le prove<br />
<strong>del</strong> 1° e 2° anno il patrimonio acidico è paragonabile<br />
fra le tesi, tutte soggette al completamento<br />
<strong>del</strong>la fermentazione malolatti-<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Fig. 3 - Schema s<strong>in</strong>tetico <strong>del</strong> protocollo di v<strong>in</strong>ificazione<br />
per i v<strong>in</strong>i rossi.<br />
ca. La colonna relativa ai v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> 3° anno, <strong>in</strong>vece,<br />
dimostra che per tale annata ed <strong>in</strong> entrambe<br />
le tesi il controllo <strong>del</strong>la stabilità batterica<br />
si è protratto per almeno sei mesi,<br />
senza significative variazioni <strong>del</strong> quadro acidico<br />
complessivo.Vale la pena notare che<br />
la tesi testimone mostra un <strong>in</strong>cremento <strong>del</strong><br />
Tesi<br />
Acido malico (g/l)<br />
Acido lattico (g/l)<br />
SO2 totale (mg/l)<br />
SO2 libera (mg/l)<br />
Lisozima (mg/l)<br />
valore di acidità volatile, conseguenza <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>nalzato<br />
livello di popolazione acetica<br />
presente nei v<strong>in</strong>i.<br />
I risultati ottenuti suggeriscono che il controllo<br />
<strong>del</strong>la fermentazione lattica può presentarsi<br />
problematico, <strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>l’annata<br />
e <strong>del</strong>le condizioni di conservazione. In<br />
alcuni casi neanche la presenza di buoni livelli<br />
di anidride solforosa (tesi testimone) o<br />
lisozima è sufficiente a garantire la preserva-<br />
zione <strong>del</strong> livello di acido malico orig<strong>in</strong>ario oltre<br />
il terzo mese di conservazione (vedi 1° e<br />
2° anno). In condizioni ed annate favorevoli,<br />
d’altro canto, le quantità proposte di lisozima,<br />
aggiunte s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> processo fermentativo,<br />
sono <strong>in</strong> grado di contrastare efficacemente<br />
la crescita batterica fornendo ri-<br />
Tab. 1 - Parametri compositivi dei v<strong>in</strong>i<br />
al term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione alcolica.<br />
Primo anno<br />
Liso Test<br />
0,94 1,03<br />
0,04 0,04<br />
2,6 104<br />
--- 43,3<br />
80<br />
---<br />
Secondo anno<br />
Liso Test<br />
1,40 1,40<br />
0,02 0,03<br />
7.2 115<br />
0,10 58,7<br />
251 ---<br />
Terzo anno<br />
Liso Test<br />
1,29 1,25<br />
0,03 0,05<br />
4,9 99<br />
---<br />
38<br />
135 ---<br />
sultati non diversi dalle prove aggiunte di anidride<br />
solforosa. Come testimoniato dalle<br />
densità ottiche a 420 nm, <strong>in</strong>oltre, l’<strong>in</strong>tervento<br />
di aggiunta di tann<strong>in</strong>i <strong>in</strong> fase prefermentativa<br />
ha permesso la protezione dai fenomeni<br />
di carattere ossidativo.<br />
Seguendo l’ipotesi che il tann<strong>in</strong>o possa <strong>in</strong>teragire<br />
con gli <strong>in</strong>termedi radicalici generati<br />
dall’ossigeno molecolare, ossidandosi a sua<br />
volta, sarebbe <strong>in</strong>teressante valutare l’effetto<br />
35
Tesi<br />
D.O. 420 nm<br />
D.O. 420 nm (55°C x 48 h)<br />
pH<br />
Ac. totale (g/l ac. tart.)<br />
Ac. volatile (g/l ac. acet.)<br />
Ac. malico (g/l)<br />
Ac. lattico (g/l)<br />
Batteri lattici (UFC/ml)<br />
Batteri acetici (UFC/ml)<br />
SO2 Totale (mg/l)<br />
Polifenoli totali (mg/l)<br />
Ac. gallico (mg/l)<br />
Lisozima (mg/l)<br />
<strong>del</strong>l’allontanamento dei ch<strong>in</strong>oni così ottenuti<br />
sulla stabilità all’ossidazione dei v<strong>in</strong>i.<br />
Produzione di v<strong>in</strong>i rossi<br />
Nella figura 3 di pag<strong>in</strong>a 35 è riportato lo<br />
schema tecnologico. I dati <strong>del</strong>la tabella 3<br />
mostrano che la tesi aggiunta di lisozima ha<br />
term<strong>in</strong>ato la fermentazione mantenendo il<br />
patrimonio acidico <strong>in</strong>iziale. L’<strong>in</strong>nesco <strong>del</strong>la<br />
fermentazione malolattica è stato rapido,<br />
così come il suo completamento. Discorso<br />
diverso è per la tesi testimone, che ha protratto<br />
la fermentazione malolattica f<strong>in</strong>o do-<br />
Tesi<br />
D.O. 420 nm<br />
D.O. 520 nm<br />
pH<br />
Ac. totale (g/l ac. tart.)<br />
Ac. volatile (g/l ac. acet.)<br />
Ac. malico (g/l)<br />
Ac. lattico (g/l)<br />
SO2 Totale (mg/l)<br />
Lisozima (mg/l)<br />
36<br />
Tab. 2 - Parametri compositivi dei v<strong>in</strong>i<br />
dopo sei mesi di conservazione.<br />
Vendemmia 2003<br />
Liso Test<br />
0,091 0,090<br />
0,201 0,120<br />
3,63 3,66<br />
3,51 3,38<br />
0,30 0,30<br />
n.r. n.r.<br />
1,25 0,69<br />
2,28x10 5<br />
I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />
Capire i gusti dei consumatori<br />
attraverso l’analisi sensoriale<br />
■ GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO ■<br />
LUCA PASINI, ANDREA VERSARI<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />
Università di Bologna<br />
analisi sensoriale riveste un ruolo fon-<br />
L’ damentale <strong>nella</strong> valutazione dei prodotti<br />
agroalimentari, <strong>in</strong>cluso il <strong>v<strong>in</strong>o</strong>. Sebbene<br />
le misure strumentali abbiano raggiunto<br />
un notevole sviluppo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di accuratezza<br />
e precisione, tali metodiche non<br />
consentono di descrivere le relazioni tra i<br />
diversi componenti e gli effetti che essi avranno<br />
sulla percezione sensoriale e sull’accettabilità<br />
da parte <strong>del</strong> consumatore.<br />
Sono molti gli obiettivi che si possono raggiungere<br />
con un test sensoriale, a partire<br />
dall’identificazione di una semplice differenza<br />
tra campioni f<strong>in</strong>o alla def<strong>in</strong>izione di<br />
un profilo quali-quantitativo che permetta<br />
di caratterizzare <strong>in</strong> maniera completa un <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />
I test sensoriali qualitativi (ad esempio<br />
triangolare, confronto a coppie, duo-trio) e<br />
Fig. 1 - Effetto <strong>del</strong>le variabili esplicative<br />
(parametri analitici) sul mo<strong>del</strong>lo.<br />
quali-quantitativi (ad esempio rank<strong>in</strong>g)<br />
maggiormente impiegati offrono una rapida<br />
e semplice <strong>in</strong>terpretazione dei risultati<br />
attraverso la consultazione di tabelle predef<strong>in</strong>ite,ma<br />
il loro limite è quello di non def<strong>in</strong>ire<br />
le relazioni tra parametri analitici e<br />
sensoriali. Per questo motivo si sta sempre<br />
più <strong>del</strong><strong>in</strong>eando l’importanza <strong>del</strong>l’impiego<br />
di strumenti statistici multivariati (sensometria)<br />
f<strong>in</strong>alizzati alla ricerca <strong>del</strong>le relazioni<br />
tra parametri chimici e sensoriali, che possono<br />
fornire preziose <strong>in</strong>formazioni sulla<br />
preferenza dei consumatori e suggerire eventuali<br />
<strong>in</strong>terventi di processo migliorativi.<br />
Riportiamo due esempi di applicazione di<br />
analisi multivariata alla predizione di caratteristiche<br />
sensoriali dei v<strong>in</strong>i e all’<strong>in</strong>dividuazione<br />
dei parametri analitici che possono<br />
guidare la scelta dei consumatori.<br />
COME PREVEDERE IL LIVELLO<br />
DI ASTRINGENZA DEI VINI<br />
Un aspetto importante nello sviluppo di<br />
nuovi prodotti è la capacità di predirne le<br />
caratteristiche peculiari (sensoriali o chimiche)<br />
analizzando altri parametri di più facile<br />
determ<strong>in</strong>azione. A tale scopo ci si può<br />
servire di un mo<strong>del</strong>lo statistico chiamato<br />
Partial least squares regression (PLS).<br />
C<strong>in</strong>que v<strong>in</strong>i sono stati analizzati <strong>in</strong> laboratorio<br />
(pH, acidità, pigmenti polimerici, tann<strong>in</strong>i<br />
totali, (-) epicatech<strong>in</strong>a, (+) catech<strong>in</strong>a e antociani<br />
monomeri totali) e sottoposti alla valutazione<br />
<strong>del</strong> livello di astr<strong>in</strong>genza da parte di<br />
un gruppo di assaggiatori esperti.<br />
Occorreva verificare, sulla base <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni<br />
fornite dai dati chimici (variabili esplicative),<br />
la possibilità di costruire un mo<strong>del</strong>lo<br />
l<strong>in</strong>eare <strong>in</strong> grado di predire l’astr<strong>in</strong>genza<br />
<strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />
Una prima analisi dei risultati consente di identificare<br />
le variabili esplicative che contribuiscono<br />
maggiormente al mo<strong>del</strong>lo (figura<br />
1). Queste sono i pigmenti polimerici, tann<strong>in</strong>i<br />
e monomeri totali che presentato elevati<br />
livelli di Vip (livello di importanza <strong>del</strong>la varia-<br />
Fig. 2 - Predizione <strong>del</strong>l’astr<strong>in</strong>genza<br />
<strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong> mediante PLS.<br />
37
ile <strong>nella</strong> proiezione). Nessun effetto risulta<br />
avere, <strong>in</strong>vece, l’acidità totale.<br />
La bontà <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo (R 2 : 0,890) dimostra<br />
che c’è una stretta relazione tra i parametri<br />
analitici considerati (specialmente contenuto<br />
<strong>in</strong> tann<strong>in</strong>i e pigmenti polimerici) e l’astr<strong>in</strong>genza<br />
rilevata dagli assaggiatori esperti<br />
(figura 2). Dall’analisi dei soli parametri<br />
chimici nelle varie fasi di v<strong>in</strong>ificazione-aff<strong>in</strong>amento<br />
è possibile prevedere, con una<br />
buona approssimazione, il livello di astr<strong>in</strong>genza<br />
dei v<strong>in</strong>i.<br />
I PARAMETRI CHE GUIDANO<br />
LE SCELTE D’ACQUISTO<br />
In molti casi non è sufficiente stabilire qual è<br />
il prodotto preferito o se gli assaggiatori siano<br />
unanimi nell’esprimere un giudizio di<br />
piacevolezza o accettabilità. Sebbene siano<br />
considerazioni importanti, è determ<strong>in</strong>ante<br />
che il produttore conosca già dai primi momenti<br />
<strong>del</strong>la produzione quali caratteristiche<br />
sensoriali guidano la scelta <strong>del</strong> consumatore.<br />
In questo contesto, <strong>in</strong>oltre, non è sufficiente<br />
stabilire il ruolo di un s<strong>in</strong>golo attributo<br />
<strong>nella</strong> scelta <strong>del</strong> prodotto,ma è fondamentale<br />
def<strong>in</strong>ire per ogni attributo il livello di <strong>in</strong>tensità<br />
<strong>in</strong> grado di migliorare il giudizio di<br />
piacevolezza.<br />
Ad esempio, pur conoscendo l’importanza<br />
<strong>del</strong> colore <strong>nella</strong> scelta di un <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,ciò non pre-<br />
38<br />
Fig. 3 - Mappa <strong>del</strong>le preferenze espresse<br />
dai 3 gruppi di assaggiatori.<br />
suppone che il prodotto preferito sia quello<br />
con la maggiore <strong>in</strong>tensità colorante (“più”<br />
non è sempre “meglio”).La relazione tra “piacevolezza”<br />
e “caratteristica sensoriale” nei<br />
prodotti agroalimentari, <strong>in</strong>fatti, non è di tipo<br />
l<strong>in</strong>eare, ma viene rappresentata con una tipica<br />
curva a “U rovesciata”.<br />
UN’INDAGINE STATISTICA<br />
PER INDIVIDUARE LE PREFERENZE<br />
Per dimostrare l’importanza di tale mo<strong>del</strong>lo,<br />
100 consumatori hanno formulato un giudizio<br />
di piacevolezza su c<strong>in</strong>que v<strong>in</strong>i (v_1-v_5).<br />
Attraverso l’impiego <strong>del</strong>la mappa di preferenza<br />
<strong>in</strong>terna (Pref Map,figura 3) è stato possibile<br />
def<strong>in</strong>ire se alcuni parametri analitici riconducibili<br />
alla vista e al gusto (pH, densità<br />
ottica (DO) 280, 420 e 520 nanometri e <strong>in</strong>tensità<br />
colorante) abbiano un peso sulla<br />
scelta <strong>del</strong> consumatore.<br />
Il metodo statistico impiegato è altamente<br />
versatile e presenta ampi campi di applicazione,perché<br />
consente di stabilire le relazioni<br />
tra giudizi di preferenza con aspetti chimico-fisici,sensoriali<br />
(giudizi formulati da un<br />
panel di esperti) ed economici <strong>del</strong> prodotto<br />
<strong>in</strong> esame.<br />
Secondo i risultati <strong>del</strong>la Pref Map i consumatori<br />
oggetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e possono essere<br />
segmentati <strong>in</strong> tre gruppi. Il gruppo 3 è il più<br />
rappresentativo, annoverando al suo <strong>in</strong>ter-<br />
no il 61% dei consumatori. Per questo gruppo<br />
il campione v_2 è il preferito, seguito dal<br />
campione v_4. Al contrario, il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> v_5 occupa<br />
l’ultimo posto <strong>nella</strong> scala <strong>del</strong>le preferenze.<br />
I gruppi 1 (15%) e 2 (24%) costituiscono<br />
una quota marg<strong>in</strong>ale <strong>del</strong>la popolazione <strong>in</strong>tervistata<br />
e danno risposte alquanto contrastanti<br />
tra loro:<strong>in</strong>fatti se il gruppo 1 preferisce<br />
il campione v_2, quest’ultimo per il gruppo<br />
2 presenta la gradevolezza m<strong>in</strong>ore (i giudizi<br />
contrastano prevalentemente per i campioni<br />
v_2, v_3 e v_4).<br />
L’analisi <strong>del</strong>le relazioni tra v<strong>in</strong>i e parametri analitici<br />
(figura 4) evidenzia che il campione<br />
preferito dal 76% dei consumatori (gruppi 1<br />
e 3) è caratterizzato da elevate assorbanze a<br />
280, 420 e 520 nm e da un pH di 3,5. Per<br />
l’85% dei consumatori (gruppo 2 e 3) al secondo<br />
posto si colloca il campione v_4, caratterizzato<br />
da un’elevata tonalità. Solo il<br />
24% degli <strong>in</strong>tervistati (gruppo 2) ritiene che<br />
il campione migliore sia v_3. Quest’ultimo,<br />
assieme ai campioni v_1 e v_5, si caratterizza<br />
per una scarsa colorazione,tonalità e bassi<br />
valori di pH.<br />
La sensometria, attraverso l'applicazione di<br />
metodi statistici avanzati, fornisce preziose<br />
<strong>in</strong>formazioni sulla <strong>qualità</strong> sensoriale dei v<strong>in</strong>i,<br />
utili a prevedere l'accettabilità da parte <strong>del</strong><br />
consumatore e migliorare le modalità di<br />
produzione. ■<br />
Fig. 4 - Relazione tra v<strong>in</strong>i e parametri strumentali<br />
che li caratterizzano.
ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />
ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />
I progressi <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />
<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />
<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />
Supplemento ad “<strong>Agricoltura</strong>” n. 10, Ottobre 2010<br />
Direttore responsabile: Franco Stefani<br />
Reg. Trib. di Bologna N.4269 <strong>del</strong> 30-3-1973<br />
Progetto grafico ed impag<strong>in</strong>azione: Edit<strong>in</strong>g, Roma<br />
Stampa: Galeati Industrie Grafiche Spa<br />
Via Selice 187/189 - 40026 Imola (BO)