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Iprogressi nella qualità dell'uva e del vino in ... - Ermes Agricoltura

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ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />

ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />

I SUPPLEMENTI DI<br />

A cura di MARIO SAVORELLI, CRPV, Cesena<br />

e di ELENA CONTINI, Redazione “<strong>Agricoltura</strong>”<br />

45<br />

<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />

<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

<strong>in</strong> Emilia-Romagna


I SUPPLEMENTI DI<br />

45<br />

<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />

<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />

Coord<strong>in</strong>amento redazionale<br />

Elena Cont<strong>in</strong>i, rivista “<strong>Agricoltura</strong>”<br />

Distribuzione<br />

Redazione “<strong>Agricoltura</strong>” - Viale <strong>del</strong>la Fiera, 8 - 40127 Bologna<br />

Tel. 051.5274289 - 5274701 • Fax 051.5274577<br />

E-mail: agricoltura@regione.emilia-romagna.it<br />

Crpv Soc. Coop - Via <strong>del</strong>l’Arrigoni, 120 - 47522 Cesena<br />

Tel. 0547.313514 • Fax 0547.317246<br />

E-mail: msavorelli@crpv.it


INDICE<br />

Prefazione<br />

UN SETTORE CAPACE DI PUNTARE SU INNOVAZIONE E SALUBRITÀ<br />

di GIOVANNI NIGRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5<br />

INTERVENTI IN VERDE: COME ESEGUIRLI E RENDERLI EFFICACI<br />

di GIANLUCA ALLEGRO e GABRIELE VALENTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6<br />

LE TECNICHE COLTURALI RISPETTOSE DELL’AMBIENTE<br />

di ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ, CAROLINA KUSCH, JOSÉ COVARRUBIAS<br />

GILMAR MARODIN, ELIA SANDRINI, FRANCISCO MORODIN, EMANUELE INGROSSO, BRANKO PJANIC<br />

ALESSANDRA FABIANI, FRANCESCO PENAZZI, APARECIDA BOLIANI e GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO . . . . . . . . .9<br />

ZONAZIONI VITICOLE: STUDI A SERVIZIO DEI PRODUTTORI<br />

di MAURIZIO ZAMBONI e GIOVANNI NIGRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13<br />

LA VITICOLTURA DI PRECISIONE MIGLIORA LA GESTIONE AZIENDALE<br />

di ALBERTO VERCESI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18<br />

SE LA VENDEMMIA È MECCANICA, PROTEGGERE RESA E QUALITÀ<br />

di FABIO PEZZI e GABRIELE BALDUCCI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23<br />

VITIGNI AUTOCTONI: VERUCCESE E VERNACCINA RIMINESE<br />

di GIOVANNI NIGRO, ILARIA FILIPPETTI, MIRKO MELOTTI, MARCO SIMONI e GABRIELE VESPIGNANI . . . . . . . . .28<br />

IL LIZOSIMA CHE RIDUCE L’ANIDRIDE SOLFOROSA<br />

di CLAUDIO RIPONI, FABIO CHINNICI, NADIA NATALI e FRANCESCA SONNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33<br />

CAPIRE I GUSTI DEI CONSUMATORI ATTRAVERSO L’ANALISI SENSORIALE<br />

di GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO, LUCA PASINI e ANDREA VERSARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37<br />

ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />

ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />

I SUPPLEMENTI DI<br />

45<br />

<strong>Iprogressi</strong> <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />

<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />

A cura di MARIO SAVORELLI, CRPV, Cesena<br />

e di ELENA CONTINI, Redazione “<strong>Agricoltura</strong>”<br />

© Copyright Regione Emilia-Romagna<br />

Anno 2010<br />

Foto di copert<strong>in</strong>a<br />

Arch. Astra, Cervellati, Pezzi, Valeriani<br />

Foto <strong>del</strong> fascicolo <strong>in</strong>terno<br />

Arch. Astra, Arch. Cant<strong>in</strong>e Riunite, Arch. Crpv,<br />

Arch. Dca - Università di Bologna, Cervellati,<br />

Istituto di Frutti-Viticoltura Univ. Catt. Sacro Cuore, Piacenza<br />

Marchetti, Pezzi, Zamboni


PREFAZIONE<br />

Un settore capace di puntare<br />

su <strong>in</strong>novazione e salubrità<br />

I<br />

l settore vitiv<strong>in</strong>icolo rappresenta una<br />

voce molto significativa per il comparto<br />

<strong>del</strong>le produzioni agricole <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />

tanto per il fatturato complessivo<br />

(circa il 6,1% <strong>del</strong>la Plv agricola regionale),<br />

quanto per l’importante ruolo socio-economico<br />

svolto. Con poco più di 55.000 ettari,<br />

la nostra è tra le prime c<strong>in</strong>que regioni<br />

italiane per superficie coltivata a vite,circa<br />

il 70% <strong>del</strong>la quale è localizzata <strong>in</strong> pianura;<br />

tra le prov<strong>in</strong>ce più vitate spicca quella di<br />

Ravenna, con 16.500 ettari.<br />

Negli ultimi anni il “vigneto” si è r<strong>in</strong>novato<br />

sia per le varietà,che per le tecniche di coltivazione;<br />

miglioramenti ottenuti grazie ai<br />

positivi traguardi raggiunti dalla ricerca e<br />

Foto Marchetti<br />

■ GIOVANNI NIGRO ■<br />

Crpv, Faenza (RA)<br />

dalla sperimentazione. Basti pensare che<br />

dal 2005 al 2009, con il piano di ristrutturazione<br />

e riconversione dei vigneti, <strong>in</strong> Emilia-<br />

Romagna sono stati ammodernati oltre<br />

5.770 ettari (circa il 10% <strong>del</strong>la superficie vitata)<br />

con un ammontare di contributi erogati<br />

dalla Regione superiore ai 33 milioni di<br />

euro. Per la campagna 2010 sono impegnate<br />

risorse per oltre 8 milioni di euro.<br />

Le acquisizioni scientifiche relative alla gestione<br />

agronomica sostenibile <strong>del</strong> vigneto,<br />

allo studio sul rapporto vitigno-ambiente,<br />

al recupero e alla tutela <strong>del</strong> patrimonio genetico,nonché<br />

alla sicurezza alimentare offrono<br />

la possibilità di <strong>in</strong>novare i sistemi tecnologici<br />

nei campi e <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a, consentendo<br />

alle imprese vitiv<strong>in</strong>icole di trarre benefici<br />

concreti. Ciò si ripercuote positivamente<br />

sull’<strong>in</strong>tero settore vitiv<strong>in</strong>icolo <strong>del</strong>l’Emilia-<br />

Romagna,che sta vivendo una fase di rior-<br />

ganizzazione necessaria alle nuove richieste<br />

di un mercato sempre più competitivo,<br />

dove la scarsa programmazione e le eccessive<br />

fluttuazioni produttive saranno elementi<br />

di esclusione dai canali commerciali<br />

più importanti.<br />

Così come per altri comparti agroalimentari,<br />

la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto è l’obiettivo<br />

pr<strong>in</strong>cipale da perseguire, verso il quale si<br />

stanno orientando gli imput tecnologici e<br />

le strategie d’impresa. I concetti di salubrità<br />

e sostenibilità <strong>del</strong> processo produttivo<br />

sono, pertanto, i due pr<strong>in</strong>cipi card<strong>in</strong>e<br />

che attualmente vengono considerati<br />

nello sviluppo <strong>del</strong>la moderna viticoltura.<br />

Quest’ottica impone che gli aspetti produttivi,<br />

improntati al miglioramento <strong>del</strong>la<br />

<strong>qualità</strong>, siano pienamente compatibili<br />

con l'ambiente e garantiscano adeguata<br />

redditività agli agricoltori. ■<br />

5


Interventi <strong>in</strong> verde: come<br />

eseguirli e renderli efficaci<br />

■ GIANLUCA ALLEGRO - GABRIELE VALENTINI ■<br />

Dipartimento di Colture Arboree<br />

Sezione Viticola <strong>del</strong> CRIVE, Università di Bologna<br />

Per una viticoltura moderna orientata sia<br />

ad un miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

compositive <strong>del</strong>le uve che ad un <strong>in</strong>cremento<br />

<strong>del</strong>la redditività <strong>del</strong> vigneto, la gestione<br />

<strong>in</strong> verde <strong>del</strong>la chioma rappresenta l’ago<br />

<strong>del</strong>la bilancia su cui <strong>in</strong>tervenire per ottenere<br />

un giusto equilibrio tra produzione e<br />

<strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto.<br />

Gli <strong>in</strong>terventi primaverili-estivi, <strong>in</strong>fatti, hanno<br />

due obiettivi specifici:agevolare il lavoro <strong>del</strong>le<br />

macch<strong>in</strong>e operatrici <strong>in</strong> vigneto tramite il dimensionamento<br />

<strong>del</strong>le chiome e migliorare la<br />

maturazione e la sanità <strong>del</strong>l’uva. La scacchiatura,la<br />

cimatura,la sfogliatura e il diradamento<br />

dei grappoli - <strong>nella</strong> maggior parte dei casi<br />

eseguiti per correggere una cattiva gestione<br />

agronomica <strong>del</strong> vigneto o per ovviare ad errori<br />

<strong>nella</strong> fase d’impianto - possono <strong>in</strong>cidere<br />

sull’equilibrio vegeto-produttivo <strong>del</strong>le piante<br />

con riflessi positivi sull’accumulo di zuccheri<br />

e polifenoli nelle uve, molecole chiave<br />

per produzioni di <strong>qualità</strong>.Con gli <strong>in</strong>terventi <strong>in</strong><br />

verde, <strong>in</strong>oltre, è possibile migliorare il microclima<br />

<strong>del</strong>la fascia produttiva e qu<strong>in</strong>di la salubrità<br />

dei grappoli, un aspetto importante <strong>in</strong><br />

annate particolarmente piovose che possono<br />

determ<strong>in</strong>are condizioni favorevoli ad attacchi<br />

botritici prima <strong>del</strong>la vendemmia.<br />

PER LA SCACCHIATURA OCCORRONO<br />

VALUTAZIONI ECONOMICHE<br />

Dopo la ripresa vegetativa, non prima comunque<br />

<strong>del</strong>la f<strong>in</strong>e di aprile, occorre eseguire<br />

la scacchiatura, cioè l’elim<strong>in</strong>azione dei<br />

germogli soprannumerari che si sviluppano<br />

sui tralci r<strong>in</strong>novati e sui cordoni permanenti.<br />

Nel primo caso possono comparire<br />

germogli doppi orig<strong>in</strong>atisi da una stessa<br />

gemma, mentre nel secondo i germogli<br />

possono svilupparsi da gemme latenti presenti<br />

sia sul legno vecchio, che sul comples-<br />

6<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

Foto 1. Cabernet Sauvignon allevato<br />

a Cordone speronato, prima <strong>del</strong>la cimatura.<br />

so <strong>del</strong>le corone.Questa operazione viene eseguita<br />

per ridurre gli affastellamenti lungo<br />

la fascia basale <strong>del</strong>la parete vegetativa, per<br />

migliorare la penetrazione dei prodotti fitosanitari<br />

e far sì che i restanti germogli si svilupp<strong>in</strong>o<br />

correttamente. La scacchiatura è<br />

un’operazione prettamente manuale, e a<br />

causa dei costi di manodopera che ne derivano<br />

viene generalmente eseguita solo nei<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

vigneti che producono uve di alta <strong>qualità</strong>,<br />

dove risulta economicamente vantaggiosa.<br />

Un <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> verde che,<strong>in</strong>vece,viene eseguito<br />

meccanicamente con relativa facilità è<br />

la cimatura,ossia il taglio <strong>del</strong>la porzione apicale<br />

dei germogli,effettuato <strong>in</strong> tempi e modi<br />

diversi <strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>la forma di allevamento.Per<br />

quanto riguarda le forme più diffuse <strong>in</strong><br />

Emilia-Romagna,quali Guyot e Cordone spe-<br />

Foto 2. Cabernet Sauvignon allevato<br />

a Cordone speronato, subito dopo la cimatura.


onato, è necessario eseguire la prima cimatura<br />

quando la vegetazione,preventivamente<br />

<strong>in</strong>canalata tra i fili di contenimento,supera<br />

la sommità <strong>del</strong> palo (topp<strong>in</strong>g). È importante<br />

farlo prima che i germogli <strong>in</strong>iz<strong>in</strong>o a ricadere,<br />

ombreggiando le foglie ed i grappoli sottostanti<br />

(foto 1 e 2).La seconda cimatura,che <strong>in</strong>teressa<br />

anche i due fianchi <strong>del</strong>la parete,si rende<br />

necessaria nei casi di elevata vigoria <strong>del</strong>le<br />

piante e di forte produzione di femm<strong>in</strong>elle,<br />

quando occorre elim<strong>in</strong>are l’eccesso di vegetazione,che<br />

potrebbe causare condizioni sfavorevoli<br />

al microclima <strong>del</strong>la zona <strong>in</strong>torno al<br />

grappolo.<br />

Su viti allevate a cordone libero è <strong>in</strong>vece opportuno<br />

eseguire una leggera cimatura poco<br />

prima che la vegetazione, non assicurata ad<br />

alcun sostegno,<strong>in</strong>izi a ricadere.Tale <strong>in</strong>tervento<br />

è generalmente anticipato alla fase <strong>del</strong>la<br />

fioritura e la sua corretta esecuzione è fondamentale<br />

per r<strong>in</strong>forzare la base dei germogli,<br />

<strong>in</strong> modo che rimangano <strong>in</strong> posizione più assurgente<br />

possibile (foto 3). Nelle settimane<br />

successive può essere necessario ripetere<br />

questo <strong>in</strong>tervento per contenere lo sviluppo<br />

vegetativo e mantenere la corretta forma <strong>del</strong>la<br />

chioma.A differenza <strong>del</strong>le forme <strong>in</strong> parete,<br />

che hanno bisogno di manodopera per il palizzamento<br />

dei germogli,il cordone libero necessita<br />

<strong>del</strong> solo <strong>in</strong>tervento meccanico e da ciò<br />

consegue un vantaggio economico non <strong>in</strong>differente.<br />

PETTINATURA<br />

E DEFOGLIAZIONE: EFFETTUARLE<br />

NEL MOMENTO GIUSTO<br />

Nella doppia cort<strong>in</strong>a il primo <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> verde<br />

da eseguire,anche prima <strong>del</strong>la fioritura,è la<br />

pett<strong>in</strong>atura dei germogli verso l’esterno <strong>del</strong>la<br />

struttura, per evitare che ricadano all’<strong>in</strong>terno<br />

<strong>del</strong>le cort<strong>in</strong>e formando una specie di pergola,che<br />

coprendo eccessivamente i grappoli<br />

può ridurre l’efficacia dei trattamenti.L’operazione<br />

può essere facilitata dall’uso di distanziali<br />

rotanti, alle cui estremità passa un filo<br />

elastico <strong>in</strong> grado di sp<strong>in</strong>gere la vegetazione<br />

verso l’<strong>in</strong>terfilare (foto 4 e 5). Solo successivamente<br />

è necessario effettuare <strong>del</strong>le cimature<br />

per far sì che i germogli non arri<strong>v<strong>in</strong>o</strong> a toccare<br />

terra, con il rischio di essere strappati dalle<br />

ruote <strong>del</strong>la trattrice <strong>in</strong> movimento.Per facilitare<br />

le operazioni di raccolta meccanica è meglio<br />

eseguire una cimatura più drastica uno-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

due giorni prima <strong>del</strong>la vendemmia,lasciando<br />

solo pochi nodi dopo i grappoli.<br />

La defogliazione, cioè l’asportazione <strong>del</strong>le<br />

foglie <strong>nella</strong> fascia produttiva,tradizionalmente<br />

veniva effettuata nel periodo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>vaiatura<br />

per migliorare il microclima dei grappoli,<br />

aumentando l’illum<strong>in</strong>azione e la circolazione<br />

<strong>del</strong>l’aria,oppure <strong>in</strong> pre-vendemmia per dim<strong>in</strong>uire<br />

aromi vegetali molto spiccati (peperone<br />

verde) su varietà come Cabernet Sauvignon,<br />

Cabernet franc e Merlot. Negli ultimi<br />

anni si sta assistendo ad un progressivo anticipo<br />

nell’esecuzione di tale <strong>in</strong>tervento, per<br />

evitare una repent<strong>in</strong>a esposizione dei grappoli<br />

a temperature molto elevate (superiori a<br />

30-35 °C), che possono determ<strong>in</strong>are scottature<br />

sugli ac<strong>in</strong>i. È <strong>in</strong>fatti diventata pratica diffusa<br />

la defogliazione nelle fasi di ac<strong>in</strong>o-pisello<br />

e pre-chiusura grappolo,che generalmente<br />

si verificano <strong>nella</strong> seconda decade di giugno,<br />

quando le temperature non hanno ancora<br />

raggiunto livelli elevati.<br />

Le sfogliature eseguite <strong>in</strong> epoca ancora più<br />

precoce,cioè prima <strong>del</strong>la piena fioritura,hanno<br />

<strong>in</strong>vece l’obiettivo di ridurre l’apporto di<br />

carboidrati alle <strong>in</strong>fiorescenze e di conseguenza<br />

il numero di ac<strong>in</strong>i allegati.In quest’ultimo<br />

caso l’<strong>in</strong>tervento è mirato alle sole foglie<br />

elaboranti localizzate <strong>nella</strong> parte basale <strong>del</strong><br />

germoglio (6-8 nodi) e diversi sono i sistemi<br />

meccanici ad oggi impiegati: pneumatici, ad<br />

aspirazione e a strappo.<br />

In alcune prove condotte dal gruppo di Viticoltura<br />

<strong>del</strong>l’Università di Bologna, l’applicazione<br />

su viti di Sangiovese di una defogliatrice<br />

ad aspirazione <strong>in</strong> pre-fioritura ha determ<strong>in</strong>ato<br />

un abbassamento <strong>del</strong>la produzione f<strong>in</strong>o<br />

al 30% nelle viti defogliate,valore che <strong>in</strong> mol-<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

ti casi risulta equivalente ad un ord<strong>in</strong>ario <strong>in</strong>tervento<br />

di diradamento dei grappoli (Filippetti<br />

et al.,2009).In particolare,il contenimento<br />

<strong>del</strong>la produzione è quasi sempre associato<br />

ad una riduzione <strong>del</strong> peso medio <strong>del</strong> grappolo,che<br />

appare più spargolo,meno soggetto ad<br />

attacchi botritici e con concentrazioni zuc-<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

Foto 3. Cimatura eseguita nel periodo<br />

<strong>del</strong>la fioritura sul cordone libero.<br />

cher<strong>in</strong>e ed antocianiche superiori (tabella 1 di<br />

pag<strong>in</strong>a 8). La defogliazione effettuata prima<br />

<strong>del</strong>la fioritura si è dimostrata <strong>in</strong> grado di rendere<br />

gli ac<strong>in</strong>i più resistenti ad eventuali scottature,<strong>in</strong><br />

condizioni di elevati regimi termici e<br />

Foto 4. Distanziale per la pett<strong>in</strong>atura <strong>del</strong>la<br />

doppia cort<strong>in</strong>a prima <strong>del</strong>la sua apertura.<br />

7


lum<strong>in</strong>osi,grazie ad un maggiore accumulo di<br />

strati cellulari <strong>del</strong>la buccia.<br />

IL DIRADAMENTO DEI GRAPPOLI<br />

INCIDE SULLA PRODUZIONE<br />

Per quanto riguarda il contenimento <strong>del</strong> carico<br />

produttivo <strong>del</strong>la pianta, che può essere<br />

conseguito utilizzando la defogliazione <strong>in</strong><br />

pre-fioritura, la tecnica più tradizionale è<br />

quella di limitare il carico di gemme con la potatura<br />

<strong>in</strong>vernale o di effettuare successivamente<br />

il diradamento dei grappoli. Questa<br />

operazione è talvolta necessaria se si vogliono<br />

ridurre le rese di varietà particolarmente<br />

fertili e con grappoli pesanti (es.Sangiovese).<br />

È peraltro emerso da alcuni studi che il momento<br />

adeguato per effettuare l’<strong>in</strong>tervento è<br />

l’<strong>in</strong>vaiatura:alleggerendo il carico produttivo<br />

nelle fasi precedenti, gli ac<strong>in</strong>i si <strong>in</strong>grossano<br />

maggiormente rispetto a quelli <strong>del</strong>le piante<br />

non diradate, determ<strong>in</strong>ando un aumento<br />

<strong>del</strong>la compattezza dei grappoli e la loro suscettibilità<br />

agli attacchi botritici.<br />

Al di là di questi effetti, il diradamento modifica<br />

l’equilibrio fisiologico tra la superficie fogliare<br />

e la produzione pendente,favorendo il<br />

primo fattore.Pertanto,all’aumentare <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tensità<br />

<strong>del</strong> diradamento, il calo <strong>del</strong>la produzione<br />

è generalmente accompagnato dall’aumento<br />

<strong>del</strong>la concentrazione zuccher<strong>in</strong>a e<br />

<strong>del</strong> contenuto antocianico <strong>del</strong>le uve,che non<br />

seguono però un rapporto di diretta proporzionalità<br />

(tabella 2).<br />

L’entità <strong>del</strong> diradamento, il cui costo è comunque<br />

notevole, deve essere qu<strong>in</strong>di calibrata<br />

<strong>in</strong> funzione degli obiettivi aziendali,anche<br />

perché non sempre possono essere raggiunti<br />

i risultati attesi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i qualitativi (Filippetti<br />

et al.,2007).<br />

Negli ultimi anni alcuni ricercatori stanno<br />

perseguendo l’obiettivo di meccanizzare il<br />

8<br />

Tab. 1 - Influenza <strong>del</strong>la defogliazione pre-fioritura sui parametri<br />

vegeto-produttivi e qualitativi di viti di Sangiovese (media 2006-2007).<br />

Peso medio Compattezza Attacchi Solidi<br />

Acidità Antociani<br />

Tesi<br />

grappolo <strong>del</strong> grappolo botritici solubili pH titolabile totali<br />

(g) (OIV 1- 9) (%) (°Brix)<br />

(g/L) (mg/kg uva)<br />

Controllo<br />

382.0 a 7.0 6.3 20.8 b 3.27 7.72 647.5 b<br />

Defogliazione meccanica 271.8 b 5.9 3.5 22.5 a 3.35 7.42 744.0 ab<br />

Defogliazione manuale 292.5 b 6.1 0.8 23.0 a 3.35 7.37 837.1 a<br />

Fonte: elaborazione di Filippetti et al.<br />

diradamento dei grappoli, così da ottenere<br />

una regolazione economicamente sostenibile<br />

<strong>del</strong>le rese unitarie.Uno studio effettuato <strong>in</strong><br />

Australia (Petrie e Cl<strong>in</strong>geleffer,2006) e uno più<br />

recente <strong>nella</strong> Rioja Alta (Diago et al., 2010)<br />

hanno messo <strong>in</strong> evidenza come sia possibile<br />

ridurre la produzione f<strong>in</strong>o al 65% impiegando,<br />

<strong>in</strong> pre-<strong>in</strong>vaiatura, una vendemmiatrice<br />

scavallatrice a scuotimento laterale, che<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

Tesi<br />

agendo sui tronchi e sulla parte <strong>del</strong>la chioma<br />

sopra ai grappoli favorisce il distacco degli<br />

ac<strong>in</strong>i, di racemoli o di grappoli <strong>in</strong>teri, per trasferimento<br />

<strong>in</strong>diretto di energia e non per contatto<br />

diretto.In entrambe le ricerche le uve alla<br />

raccolta hanno presentato una maturità<br />

tecnologica e fenolica superiore rispetto al<br />

controllo non diradato.<br />

In conclusione,si può sostenere che <strong>in</strong> Emilia-<br />

Romagna l’ampia eterogeneità <strong>del</strong>le condizioni<br />

pedoclimatiche, <strong>del</strong>le forme di allevamento<br />

adottate e <strong>del</strong>le varietà coltivate richiede<br />

un’attenta esecuzione degli <strong>in</strong>terventi<br />

<strong>in</strong> verde descritti, per ottenere il risultato<br />

produttivo e qualitativo funzionale all’obiettivo<br />

enologico ed economico prefissato.■<br />

Tab. 2 - Influenza <strong>del</strong> diradamento dei grappoli all’<strong>in</strong>vaiatura<br />

sui parametri vegeto-produttivi e qualitativi<br />

di viti di Sangiovese (media 2004-2005).<br />

Controllo<br />

(100% produzione)<br />

Diradamento 1<br />

(66% produzione)<br />

Diradamento 2<br />

(33% produzione)<br />

Grappoli<br />

(n°/vite)<br />

16 a<br />

10.5 b<br />

5.5 c<br />

Produzione<br />

(kg/vite)<br />

5.1 a<br />

3.5 b<br />

1.9 c<br />

Sup.fogliare<br />

per produzione<br />

(m 2 /kg uva)<br />

1.2 c<br />

1.9 b<br />

3.1 a<br />

Foto 5. Pett<strong>in</strong>atura correttamente<br />

eseguita <strong>in</strong> un vigneto di Sangiovese<br />

allevato a doppia cort<strong>in</strong>a.<br />

Solidi<br />

solubili<br />

(°Brix)<br />

20.9 b<br />

21.9 a<br />

22.2 a<br />

pH<br />

3.36 b<br />

3.43 ab<br />

3.50 a<br />

Acidità<br />

titolabile<br />

(g/L)<br />

6.95<br />

7.03<br />

6.85<br />

Antociani<br />

totali<br />

(mg/kg uva)<br />

966 b<br />

1172 a<br />

1151 a<br />

Fonte: elaborazione di Filippetti et al.


I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Le tecniche colturali<br />

rispettose <strong>del</strong>l’ambiente<br />

■ ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ, ■<br />

CAROLINA KUSCH, JOSÉ COVARRUBIAS<br />

GILMAR MARODIN, ELIA SANDRINI, FRANCISCO<br />

MORODIN, EMANUELE INGROSSO, BRANKO<br />

PJANIC, ALESSANDRA FABIANI, FRANCESCO<br />

PENAZZI, APARECIDA BOLIANI<br />

Dipartimento di Colture Arboree,<br />

Università di Bologna<br />

■ GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO ■<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />

Università di Bologna<br />

La viticoltura <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna sta attraversando<br />

una profonda trasformazione,accelerata<br />

dal recente varo <strong>del</strong>la nuova<br />

Ocm <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />

L’impatto dei cambiamenti <strong>in</strong> atto sulla gestione<br />

agronomica ed enologica e sulla redditività<br />

<strong>del</strong> vigneto è fortemente condizionato<br />

dall’organizzazione aziendale. I viticoltori<br />

che conferiscono le uve alle cant<strong>in</strong>e sociali,<br />

nelle quali il prodotto viene spesso remunerato<br />

<strong>in</strong> base al tenore zuccher<strong>in</strong>o, cercano<br />

di mantenere marg<strong>in</strong>i di guadagno riducendo<br />

i costi di produzione e aumentando<br />

le rese per ettaro. Al contrario, quelli che<br />

per condizioni pedoclimatiche e/o spirito<br />

imprenditoriale scelgono la strada <strong>del</strong>la v<strong>in</strong>ificazione<br />

aziendale, sono impegnati a trasformare<br />

radicalmente la tecnica colturale<br />

dei loro vigneti, dove spesso sono presenti<br />

vitigni locali con elevate potenzialità agronomiche<br />

ed enologiche.<br />

Per le varietà ampiamente coltivate e storicamente<br />

radicate nel territorio emiliano-romagnolo,<br />

come ad esempio Sangiovese,<br />

Trebbiano romagnolo e Lambruschi, su cui<br />

si fonda l’economia vitiv<strong>in</strong>icola regionale,<br />

persistono problematiche colturali la cui<br />

soluzione richiede approfondite conoscenze<br />

agronomiche e fisiologiche.<br />

Nonostante l’importanza che la nutrizione,<br />

l’irrigazione e la gestione <strong>del</strong> suolo e <strong>del</strong>la<br />

chioma rivestono <strong>nella</strong> coltivazione <strong>del</strong>l’uva<br />

da <strong>v<strong>in</strong>o</strong> per le implicazioni sulla <strong>qualità</strong> e salubrità<br />

<strong>del</strong> prodotto f<strong>in</strong>ale, l’equilibrio vege-<br />

to-produttivo <strong>del</strong>le viti e la sostenibilità ecologica<br />

ed economica <strong>del</strong> processo produttivo,le<br />

<strong>in</strong>formazioni scientifiche che riguardano<br />

tali aspetti sono attualmente molto carenti.Conseguentemente,tecnici<br />

e viticoltori<br />

non hanno ancora acquisito piena consapevolezza<br />

<strong>del</strong>le potenzialità <strong>del</strong>le pratiche<br />

sopra menzionate e questo scollamento<br />

produce conseguenze negative sul prodotto<br />

f<strong>in</strong>ale e sugli ecosistemi produttivi vitati.<br />

UN PROCESSO PRODUTTIVO<br />

REDDITIZIO ED ECOCOMPATIBILE<br />

La salubrità dei prodotti agricoli e la sostenibilità<br />

<strong>del</strong> processo produttivo sono i due<br />

pr<strong>in</strong>cipi card<strong>in</strong>e da considerare nello sviluppo<br />

<strong>del</strong>la moderna viticoltura. Quest’ottica<br />

impone che gli aspetti produttivi, improntati<br />

al miglioramento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong>,<br />

siano pienamente compatibili con l'ambiente<br />

e garantiscano adeguata redditività<br />

agli agricoltori.<br />

Il Dipartimento di Colture Arboree <strong>del</strong>l’Università<br />

di Bologna, attraverso progetti na-<br />

zionali e collaborazioni <strong>in</strong>ternazionali,è attivamente<br />

impegnato nel miglioramento<br />

<strong>del</strong>le uve e dei v<strong>in</strong>i emiliano-romagnoli al f<strong>in</strong>e<br />

di <strong>in</strong>crementarne la capacità di competere<br />

sui mercati esteri attraverso l’<strong>in</strong>novazione<br />

<strong>del</strong> processo produttivo, nel pieno rispetto<br />

<strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />

Gli obiettivi specifici che perseguono sono:<strong>in</strong>cremento<br />

<strong>del</strong>la tolleranza a stress abiotici e<br />

miglioramento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve attraverso<br />

strategie agronomiche <strong>in</strong>novative; valutazione<br />

<strong>del</strong>la gestione biod<strong>in</strong>amica <strong>del</strong> vigneto;effetti<br />

<strong>del</strong>la nutrizione e <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong> suolo sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>;sviluppo<br />

di tecniche di controllo <strong>del</strong>la maturazione<br />

basate su <strong>in</strong>terventi di cimatura tardiva.<br />

Gli esperimenti sono condotti presso i vigneti<br />

<strong>del</strong>l’azienda “Terre Naldi” di Tebano<br />

(Faenza), nel cuore viticolo <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />

(foto 1).<br />

Foto 1. Particolare <strong>del</strong> vigneto<br />

di Tebano (Faenza), su cui viene<br />

condotta la sperimentazxione.<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

9


Foto Arch. Dca-Unibo<br />

Foto 2. Il vigneto sul quale si svolge l’attività<br />

di ricerca con l’applicazione<br />

di tecniche biod<strong>in</strong>amiche.<br />

Di seguito riportiamo una s<strong>in</strong>tesi dei pr<strong>in</strong>cipali<br />

studi effettuati.<br />

TRATTAMENTI CON SILICIO<br />

E CAOLINO: GLI EFFETTI OTTENUTI<br />

Le ricerche <strong>in</strong> corso valutano gli effetti <strong>del</strong>l’impiego<br />

di prodotti m<strong>in</strong>erali e vegetali<br />

contenenti elevate concentrazioni di silicio,<br />

e preparati a base di Bacillus subtilis - batterio<br />

<strong>in</strong> grado di mobilizzare il silicio naturalmente<br />

presente nel suolo - sui pr<strong>in</strong>cipali parametri<br />

vegeto-produttivi <strong>del</strong>le viti e sulle<br />

caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali<br />

<strong>del</strong>le uve e dei v<strong>in</strong>i.<br />

In particolare,lo studio è <strong>in</strong>centrato sullo sviluppo<br />

di tecniche <strong>in</strong>novative <strong>in</strong> grado di migliorare<br />

le caratteristiche qualitative <strong>del</strong>le uve<br />

e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,nello specifico la colorazione,e<br />

ridurre la sensibilità <strong>del</strong>le viti agli stress abiotici<br />

(idrico e termico). L’esperimento, di<br />

durata pluriennale e avviato nel 2008, viene<br />

condotto <strong>in</strong> un vigneto adulto <strong>del</strong>la cultivar<br />

Sangiovese (<strong>in</strong>nestata su SO4), allevato a<br />

cordone speronato con orientamento dei filari<br />

nord-sud e coltivato con metodo biologico.<br />

Sono confrontati, <strong>in</strong> un disegno sperimentale<br />

a blocchi randomizzati,c<strong>in</strong>que trattamenti:<br />

controllo, irrorazione alla chioma di<br />

10<br />

acido silicico, caol<strong>in</strong>o, estratto di equiseto e<br />

applicazione al suolo di Bacillus subtilis.Elevate<br />

concentrazioni di silicio (2,8-3,5%), superiori<br />

rispetto a quella dei macroelementi,<br />

sono state riscontrate nelle lam<strong>in</strong>e fogliari.<br />

Indag<strong>in</strong>i effettuate mediante criomicroscopia<br />

elettronica a scansione hanno evidenziato<br />

la presenza di silicio sulle foglie <strong>del</strong>le<br />

viti irrorate due mesi prima con silicio e<br />

caol<strong>in</strong>o. Nell’annata 2008, <strong>in</strong> concomitanza<br />

di alcuni rilievi, è stata riscontrata una lieve<br />

dim<strong>in</strong>uzione <strong>del</strong>la temperatura <strong>del</strong>le foglie<br />

e dei grappoli nelle viti irrorate con caol<strong>in</strong>o<br />

e silicio. I trattamenti non hanno alterato la<br />

crescita e le caratteristiche organolettiche<br />

<strong>del</strong>le bacche, la concentrazione degli antociani<br />

nelle bucce e le proprietà meccaniche<br />

<strong>del</strong>le bacche alla raccolta.<br />

Nel <strong>v<strong>in</strong>o</strong> ottenuto da uve trattate con silicio<br />

è stato rilevato un <strong>in</strong>cremento <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

cromatiche e <strong>del</strong>la concentrazione<br />

di composti fenolici: si è riscontrata una<br />

maggiore <strong>in</strong>tensità colorante e una m<strong>in</strong>ore<br />

tonalità. La più <strong>in</strong>tensa colorazione, non imputabile<br />

agli antociani liberi la cui concentrazione<br />

è risultata simile rispetto al controllo,<br />

potrebbe essere dovuta ad un maggiore<br />

contenuto di flavanoli (catech<strong>in</strong>a) e<br />

flavonoli (quercet<strong>in</strong>a), composti <strong>in</strong> grado di<br />

<strong>in</strong>crementare il colore attraverso fenomeni<br />

di copigmentazione.<br />

Nei v<strong>in</strong>i ottenuti da uve irrorate con caol<strong>in</strong>o<br />

è stato rilevato un aumento di flavonoli e<br />

flavanoli e un ridotto contenuto <strong>in</strong> antocian<strong>in</strong>e,<br />

con un profilo cromatico <strong>in</strong>variato rispetto<br />

al controllo. La valutazione sensoriale<br />

non ha evidenziato differenze significative<br />

tra i trattamenti.<br />

COLTIVAZIONE BIODINAMICA:<br />

LE PRIME RICERCHE EFFETTUATE<br />

In Italia negli ultimi anni si è assistito ad un<br />

notevole sviluppo <strong>del</strong>le coltivazioni viticole<br />

biologiche e, più recentemente, di quelle<br />

biod<strong>in</strong>amiche.Scarsi sono gli studi scientifici<br />

riscontrabili <strong>in</strong> bibliografia sulla composizione<br />

chimica e le caratteristiche sensoriali<br />

di uve e v<strong>in</strong>i ottenuti con questi metodi,<br />

nonché sulla suscettibilità a stress ambientali<br />

<strong>del</strong>le viti così gestite.<br />

Il metodo biod<strong>in</strong>amico può consentire di<br />

valorizzare le potenzialità pedoclimatiche<br />

<strong>del</strong> territorio, ma la sua adozione richiede<br />

una profonda conoscenza <strong>del</strong>l’agroecosistema<br />

viticolo.<br />

L’attività di ricerca prevede la conduzione di<br />

una prova di campo f<strong>in</strong>alizzata alla verifica<br />

<strong>del</strong>l’efficacia di tecniche di agricoltura biod<strong>in</strong>amica<br />

sulla fertilità <strong>del</strong> suolo, sulle <strong>qualità</strong><br />

chimico-fisiche e sensoriali di uve, sulla capacità<br />

di autodifesa <strong>del</strong>la vite da stress biotici<br />

e abiotici. Viene valutata, <strong>in</strong> particolare,<br />

l’efficacia di preparati biod<strong>in</strong>amici come 500<br />

(cornoletame), 500K, 501 (cornosilice) e Fladen<br />

(letame compostato).<br />

L’esperimento, di durata pluriennale e avviato<br />

nel 2008, è condotto <strong>in</strong> un vigneto<br />

<strong>del</strong>l’estensione di due ettari (foto 2). La superficie<br />

è suddivisa <strong>in</strong> due parcelloni con<br />

caratteristiche chimico-fisiche <strong>del</strong> suolo analoghe<br />

e di ampiezza equivalente, ciascuno<br />

dei quali sottoposto ad uno specifico<br />

metodo di coltivazione. I risultati <strong>del</strong> primo<br />

biennio di sperimentazione non evidenziano<br />

effetti <strong>del</strong> metodo di coltivazione sui dati<br />

produttivi e qualitativi. L’impiego dei preparati<br />

biod<strong>in</strong>amici ha stimolato l’emissione<br />

di radici nuove, tuttavia il loro effetto nel vigneto<br />

potrà essere debitamente valutato<br />

nel lungo periodo.<br />

LA GESTIONE DEL SUOLO<br />

INCIDE SULLA QUALITÀ DELLE UVE<br />

La gestione <strong>del</strong> suolo riveste un ruolo molto<br />

importante per le implicazioni sulla nutrizione,<br />

sulla salvaguardia ambientale e


sulla suscettibilità alle malattie e l’equilibrio<br />

vegeto-produttivo <strong>del</strong>le viti. In viticoltura<br />

è ampiamente diffusa la pratica <strong>del</strong> diserbo<br />

<strong>del</strong>la zona sottostante il filare con<br />

glifosate.Tale impiego può provocare effetti<br />

collaterali anche sulle colture non bersaglio,<br />

<strong>in</strong> particolare carenze nutrizionali e<br />

maggiore suscettibilità ai patogeni.<br />

Questo diserbante <strong>in</strong>ibisce l’enzima 5-enolpiruvilscichimato-3-fosfato<br />

s<strong>in</strong>tasi (EPSPs) che<br />

svolge un ruolo chiave <strong>nella</strong> via metabolica<br />

<strong>del</strong>l’acido scichimico e,di conseguenza,ostacola<br />

anche la s<strong>in</strong>tesi dei polifenoli.Il glifosate,<br />

particolarmente stabile all’<strong>in</strong>terno dei tessuti<br />

vegetali, può anche essere trasferito da una<br />

pianta all’altra a seguito di <strong>in</strong>terazioni tra apparati<br />

radicali.<br />

Per valutare l’effetto <strong>del</strong> diserbante su vite è<br />

stato condotto, durante la stagione vegetativa<br />

2008, un esperimento <strong>in</strong> condizioni di<br />

campo sulla cultivar Ancellotta (<strong>in</strong>nestata<br />

su Kober 5BB) coltivata con due modalità di<br />

gestione <strong>del</strong> suolo lungo il filare: lavorazione<br />

superficiale e diserbo con glifosate.È stato<br />

monitorato il decorso <strong>del</strong>la maturazione<br />

<strong>del</strong>l’uva, <strong>in</strong> particolare solidi solubili, pH e acidità<br />

totale <strong>del</strong>le bacche;alla vendemmia è<br />

stato determ<strong>in</strong>ato il livello di antociani nelle<br />

bucce e sono stati microv<strong>in</strong>ificati campioni<br />

di uva per verificare la concentrazione dei<br />

fenoli nel <strong>v<strong>in</strong>o</strong>. La concentrazione degli antociani<br />

nelle bacche provenienti dalle parcelle<br />

diserbate è risultata <strong>in</strong>feriore <strong>del</strong> 20%<br />

rispetto alle parcelle sottoposte a lavorazione<br />

superficiale (tabella 1).<br />

Le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i condotte non hanno evidenziato<br />

effetti <strong>del</strong> glifosate sulla crescita, la concentrazione<br />

<strong>in</strong> solidi solubili e l’acidità totale,<br />

mentre il pH <strong>del</strong>le bacche alla raccolta è<br />

risultato <strong>in</strong>feriore nelle uve provenienti dalle<br />

parcelle diserbate. I risultati evidenziano<br />

le possibili ripercussioni <strong>del</strong> glifosate sulla<br />

<strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve, mentre rimangono da valutare<br />

ulteriormente le eventuali implicazioni<br />

sulla composizione fenolica <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,<br />

non emerse <strong>nella</strong> sperimentazione.<br />

L’<strong>in</strong>erbimento controllato <strong>del</strong> vigneto, <strong>in</strong> alcuni<br />

casi esteso anche al filare, rappresenta<br />

una pratica colturale consolidata <strong>in</strong> condizioni<br />

eco-pedologiche favorevoli, mentre<br />

nelle aree caratterizzate da scarsa disponibilità<br />

idrica l’<strong>in</strong>troduzione di tale tecnica necessita<br />

di un’attenta valutazione, legata alla<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Tab. 1 - Effetto dei trattamenti sulla concentrazione degli antociani<br />

(espressi <strong>in</strong> mg/g buccia) nell’uva (cv Ancellotta) prelevata alla raccolta.<br />

Trattamento<br />

Lavorazione superficiale<br />

Glifosate<br />

Significatività<br />

Delf<strong>in</strong>id<strong>in</strong>a<br />

3,2 a<br />

2,4 b<br />

*<br />

possibile competizione idrica con le piante<br />

di vite.Gli studi condotti <strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />

hanno scarsamente considerato l’impatto<br />

<strong>del</strong>le specie impiegate nell’<strong>in</strong>erbimento<br />

sullo stato nutrizionale <strong>del</strong>le viti. Esperimenti<br />

<strong>in</strong> corso <strong>in</strong>dicano la possibilità di migliorare<br />

la nutrizione ferrica <strong>del</strong>la vite mediante<br />

l’<strong>in</strong>erbimento con alcune specie gram<strong>in</strong>acee<br />

(foto 3).<br />

CONTROLLO DELLA MATURAZIONE:<br />

UTILE LA CIMATURA TARDIVA<br />

Recentemente, <strong>in</strong> particolare negli areali<br />

coll<strong>in</strong>ari <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna e di altre importanti<br />

regioni viticole, caratterizzati da<br />

scarsa disponibilità idrica, sono stati riscontrati<br />

fenomeni di sfasamento tra maturità<br />

tecnologica e fenolica ascrivibili alle <strong>in</strong>terazioni<br />

tra i cambiamenti climatici <strong>in</strong> atto ed<br />

alle mutate tecniche di gestione <strong>del</strong>la chioma,come<br />

la defogliazione e il diradamento.<br />

Tali condizioni comportano un’accelerazione<br />

<strong>del</strong>l’accumulo di solidi solubili nelle bacche,<br />

le quali raggiungono gradazioni zuccher<strong>in</strong>e<br />

corrispondenti a livelli ottimali di al-<br />

Foto Arch. Dca-Unibo<br />

Cianid<strong>in</strong>a Petud<strong>in</strong><strong>in</strong>a Peonid<strong>in</strong>a Malvid<strong>in</strong>a Totali<br />

0,5 0,5 0,7 a 4,4 11,0 a<br />

0,3 1,7 0,6 b 3,8 8,8 b<br />

n.s<br />

n.s<br />

*<br />

n.s<br />

*<br />

* significativo per P = 0,05; n.s.: non significativo (P=0,05).<br />

cool potenziale, non associati ad un’opportuna<br />

maturità fenolica.Di conseguenza, i viticoltori<br />

tendono spesso a posticipare il momento<br />

<strong>del</strong>la vendemmia con il risultato di<br />

<strong>in</strong>crementare ulteriormente il grado zuccher<strong>in</strong>o,<br />

ottenendo un prodotto f<strong>in</strong>ale non<br />

sempre gradito al consumatore.<br />

L’elevato titolo alcolometrico volumico dei<br />

v<strong>in</strong>i è una problematica enologica attuale:<br />

il legislatore, per assecondare le esigenze<br />

dei produttori, ha ammesso il ricorso alla<br />

dealcolizzazione (Reg. CE 606/2009), una<br />

pratica che <strong>in</strong>cide pesantemente sul costo<br />

di produzione. Gli <strong>in</strong>terventi agronomici<br />

che possono essere adottati per prevenire<br />

o attenuare lo sfasamento tra maturità tecnologica<br />

e fenolica sono diversi (ad esempio<br />

la potatura <strong>in</strong>vernale).Tuttavia, il tentativo<br />

di prevenire gli squilibri di composizione<br />

<strong>del</strong>la bacca durante le operazioni di potatura<br />

<strong>in</strong>vernale <strong>in</strong>crementando il numero<br />

Foto 3. Prove <strong>in</strong> vaso sulla gestione <strong>del</strong> suolo<br />

e <strong>del</strong>la fertilizzazione.<br />

11


Foto Arch. Dca-Unibo<br />

di gemme,risulta di difficile realizzazione <strong>in</strong><br />

suoli poco fertili, caratterizzati da scarsa disponibilità<br />

di acqua, soprattutto <strong>in</strong> considerazione<br />

<strong>del</strong> precario equilibrio fisiologico<br />

e nutrizionale che contraddist<strong>in</strong>gue le<br />

viti coltivate <strong>in</strong> tali ambienti. Un’ulteriore<br />

opzione agronomica per controllare il processo<br />

di maturazione è rappresentata dagli<br />

<strong>in</strong>terventi <strong>in</strong> verde, <strong>in</strong> particolare dalla cimatura,<br />

come spiega anche il precedente<br />

articolo di questa pubblicazione.<br />

UN ESPERIMENTO CONDOTTO<br />

SUL SANGIOVESE<br />

Un esperimento di durata biennale (2008-<br />

2009) è stato condotto sulla cultivar Sangiovese<br />

(Rombolà et al.,2010).Viti allevate a cordone<br />

speronato sono state sottoposte a due<br />

diverse <strong>in</strong>tensità di cimatura, lieve e severa,<br />

mantenendo rispettivamente 10 e 14 nodi<br />

sul germoglio pr<strong>in</strong>cipale, e confrontate con<br />

piante di controllo non cimate (foto 4). L’<strong>in</strong>tervento<br />

è stato effettuato quando le bacche<br />

avevano raggiunto 15 °Brix (prima decade<br />

di agosto, 45 giorni prima <strong>del</strong>la presunta<br />

data di raccolta).<br />

I parametri qualitativi (peso medio,solidi solubili,<br />

pH, acidità totale e APA - Azoto prontamente<br />

assimilabile dai lieviti <strong>del</strong>le bacche,<br />

concentrazione di antociani nelle bucce)<br />

hanno messo <strong>in</strong> evidenza un ritardo <strong>nella</strong><br />

maturazione <strong>del</strong>le bacche provenienti dalle<br />

viti cimate, che hanno anche presentato valori<br />

di APA più bassi (grafico1).Tuttavia,nelle<br />

piante cimate il livello degli antociani alla<br />

vendemmia non è risultato statisticamente<br />

12<br />

diverso dal controllo.La cimatura <strong>in</strong>tensa ha<br />

determ<strong>in</strong>ato una riduzione <strong>del</strong> peso medio<br />

<strong>del</strong> grappolo e <strong>del</strong>la produttività dei ceppi.<br />

Tali risultati <strong>in</strong>dicano che la cimatura tardiva,<br />

opportunamente realizzata, può costituire<br />

una valida strategia per ridurre lo sfasamento<br />

tra maturità tecnologica e fenolica.<br />

Occorre considerare ulteriori vantaggi agronomici<br />

ed economici che potrebbero<br />

derivare da questo tipo di cimatura: ottenimento<br />

di grappoli meno compatti e qu<strong>in</strong>di<br />

Foto 4. Esempi di <strong>in</strong>tensità di cimatura<br />

su viti allevate a cordone speronato.<br />

meno soggetti ai patogeni fung<strong>in</strong>i; significativa<br />

riduzione di consumo idrico conseguente<br />

alla rimozione di porzione <strong>del</strong>la parte<br />

area (parte distale dei germogli) caratterizzata<br />

da <strong>in</strong>tensa traspirazione; risparmio<br />

di manodopera richiesta dalle operazioni di<br />

stralcio durante il periodo <strong>in</strong>vernale. ■<br />

Graf. 1 – Maturazione <strong>del</strong>le bacche <strong>in</strong> relazione all’epoca<br />

e all’<strong>in</strong>tensità di cimatura.


N<br />

ell'antichità greca e romana i v<strong>in</strong>i erano<br />

<strong>in</strong>dicati con il nome <strong>del</strong>la località<br />

d'orig<strong>in</strong>e, ma molto spesso si trattava solo<br />

di "provenienza", che non co<strong>in</strong>cideva con<br />

la zona produttiva. Le prime <strong>del</strong>imitazioni<br />

geografiche documentate <strong>del</strong>le zone di<br />

produzione, giunte s<strong>in</strong>o ai nostri giorni,<br />

hanno riguardato il Tokaj (1700), il Chianti<br />

(1716) ed il Porto (1755), ma sono denom<strong>in</strong>azioni<br />

costruite solo sugli usi e le consuetud<strong>in</strong>i.<br />

Nel 1935, con la creazione <strong>del</strong>l'Inao (Institut<br />

national des appellations d'orig<strong>in</strong>e) <strong>in</strong> Francia,<br />

<strong>in</strong>izia la <strong>del</strong>imitazione scientifica dei territori<br />

vitati basata su criteri geo-pedologici e viticoli,<br />

seguendo la filosofia che «la netta impronta<br />

che l'ambiente conferisce alle caratteristiche<br />

produttive e qualitative di un vitigno<br />

è alla base <strong>del</strong> concetto di denom<strong>in</strong>azione<br />

d'orig<strong>in</strong>e» (Branas,1980).Solo dagli anni<br />

Ottanta gli studi per determ<strong>in</strong>are l'attitud<strong>in</strong>e<br />

di differenti zone di un territorio alla coltura<br />

<strong>del</strong>la vite assumono carattere <strong>in</strong>tegrato<br />

e <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are. La vocazione ambientale<br />

deve scaturire dall'<strong>in</strong>terazione tra le <strong>in</strong>formazioni<br />

climatiche, pedologiche, topografiche,<br />

colturali e l'espressione vegetativa, produttiva<br />

e qualitativa dei vitigni.<br />

I primi lavori visibili sono quelli di Morlat e Assel<strong>in</strong><br />

<strong>del</strong>la scuola di Angers: dal 1984 affrontano<br />

la zonazione <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong>la Loira basandosi<br />

sul concetto che il territorio è la somma<br />

di s<strong>in</strong>goli ambienti,ognuno def<strong>in</strong>ibile da<br />

una sequenza geo-pedologica; l'accorpamento<br />

di alcune di esse <strong>in</strong> situazioni topografiche<br />

e mesoclimatiche omogenee forma<br />

la sequenza "ecogeopedologica".<br />

La prima zonazione italiana che segue que-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Zonazioni viticole: studi<br />

a servizio dei produttori<br />

■ MAURIZIO ZAMBONI ■<br />

Istituto di Frutti-Viticoltura,<br />

Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore, Piacenza<br />

■ GIOVANNI NIGRO ■<br />

Crpv - Filiera vitiv<strong>in</strong>icola e olivo-oleicola,<br />

Faenza (RA)<br />

Fig. 1 - Carta vocazionale <strong>del</strong> comprensorio viticolo<br />

<strong>del</strong>la Val Tidone, nei Colli Piacent<strong>in</strong>i.<br />

sto approccio metodologico <strong>in</strong>tegrato è<br />

quella di Scienza et al. <strong>in</strong> Oltrepò Pavese<br />

(1990), studio che dà molta enfasi al "sito",<br />

cioè un ambiente ben caratterizzato per clima,<br />

suolo ed orografia, <strong>in</strong> cui si ottimizza l'adattamento<br />

di un vitigno.<br />

Fonte: Fregoni et al., 1990<br />

LE ESPERIENZE<br />

IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Nella zonazione <strong>del</strong>la Val Tidone piacent<strong>in</strong>a,<br />

pubblicata nel 1992,Fregoni et al. affrontano<br />

il problema <strong>in</strong>tegrando i risultati scaturiti da<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i climatiche, pedologiche e orografi-<br />

13


Suolo<br />

Case Basse<br />

Monte Po<br />

Vicobarone<br />

Montalbo<br />

che con quelli ottenuti sulla produttività,sulla<br />

<strong>qualità</strong> di mosti e v<strong>in</strong>i e sullo stato nutrizionale<br />

<strong>del</strong>le viti.L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e pedologica e l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>la foto<strong>in</strong>terpretazione hanno permesso<br />

di realizzare una carta dei suoli <strong>in</strong> scala<br />

1:25.000, al cui <strong>in</strong>terno è rappresentata la<br />

distribuzione nel paesaggio dei quattro suoli<br />

dove la vite è maggiormente diffusa: Case<br />

Basse,Monte Po,Vicobarone e Montalbo.Per<br />

la caratterizzazione climatica <strong>del</strong> territorio,<br />

completata nel triennio 1988-90, è stato<br />

adottato l’<strong>in</strong>dice di W<strong>in</strong>kler (T°m - 10°C da<br />

aprile ad ottobre).<br />

Partendo dai dati forniti da 7 stazioni agrometeorologiche,<br />

con un metodo orig<strong>in</strong>ale<br />

denom<strong>in</strong>ato “orografico” che tiene conto di<br />

altitud<strong>in</strong>e,esposizione,posizione relativa sul<br />

versante e larghezza <strong>del</strong>la valle <strong>in</strong> cui è posizionato<br />

un vigneto, si è esteso il calcolo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>dice<br />

di W<strong>in</strong>kler a tutti i 24 siti <strong>del</strong>la sperimentazione<br />

agronomica.<br />

Dopo tre anni di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, il quadro emerso<br />

14<br />

Tab. 1 - Vocazionalità <strong>del</strong>le quattro unità vitate <strong>del</strong>la Val Tidone<br />

alla coltivazione <strong>del</strong>la Malvasia di Candia aromatica.<br />

Vocazionalità<br />

scarsa<br />

discreta<br />

buona<br />

discreta o<br />

buona (sud)<br />

Commento<br />

Elevata produttività, grado zuccher<strong>in</strong>o sufficiente,<br />

ma bassa acidità. V<strong>in</strong>o con scarsa f<strong>in</strong>ezza ed aromaticità.<br />

Buona produttività, elevata gradazione zuccher<strong>in</strong>a, acidità<br />

sufficiente solo nelle esposizioni a nord. In quelle a sud l’uva<br />

può fornire v<strong>in</strong>i da dessert.<br />

Buona produttività, rapporto zuccheri/acidi equilibrato; aroma e<br />

freschezza <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong> sono sostenuti da una buona acidità malica.<br />

Discreta produttività, rapporto zuccheri/acidi sufficiente, che<br />

migliora nelle esposizioni a sud. Discreta aromaticità <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />

Fonte: Fregoni et al., 1990, modificato<br />

dai parametri produttivi e dalla <strong>qualità</strong> dei<br />

mosti e dei v<strong>in</strong>i ha permesso di def<strong>in</strong>ire l’attitud<strong>in</strong>e<br />

degli ambienti <strong>del</strong>la Val Tidone alla<br />

coltivazione di Barbera, Croat<strong>in</strong>a e Malvasia<br />

di Candia aromatica. Anche le degustazioni<br />

hanno confermato l’esistenza di differenze<br />

significative sia tra le serie pedologiche, che<br />

tra i fattori ambientali <strong>in</strong>teragenti: altitud<strong>in</strong>e<br />

ed esposizione. La disponibilità <strong>del</strong>la carta<br />

dei suoli e di quella climatica,unitamente ad<br />

un sistema evoluto di cartografia automatica<br />

(Arc/Info) ha permesso di estendere, per<br />

analogia, i risultati <strong>del</strong>la ricerca a tutto il territorio<br />

<strong>del</strong>la Val Tidone,con la redazione <strong>del</strong>la<br />

carta vocazionale (figura 1 e tabella 1).<br />

COLLINA DI CESENA:<br />

COME IL SUOLO CONDIZIONA<br />

PRODUTTIVITÀ E QUALITÀ<br />

Lo stesso gruppo affronta successivamente<br />

la zonazione <strong>del</strong>la viticoltura <strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a di<br />

Cesena,che si conclude nel 1995.Il territorio<br />

Foto Zamboni Foto Zamboni<br />

vitato si estende <strong>nella</strong> zona coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>la<br />

bassa e media Valle <strong>del</strong> Savio, ad altitud<strong>in</strong>i<br />

che oscillano dai 50 ai 350 metri sul livello <strong>del</strong><br />

mare. È un’area di circa 2.000 ettari, caratterizzata<br />

da un’orografia alquanto variabile,<br />

con numerose piccole valli laterali alla pr<strong>in</strong>cipale,<br />

dai versanti spesso molto declivi.<br />

La caratterizzazione pedologica di questo<br />

territorio si è basata su uno studio precedentemente<br />

effettuato (Erso,1990) che è servito<br />

ad <strong>in</strong>dividuare i suoli più significativi rispetto<br />

alla viticoltura: Cel<strong>in</strong>cordia, Santa Lucia,<br />

Madonna <strong>del</strong>l’Ulivo e San Tommaso. L’identificazione<br />

è stata ulteriormente verificata<br />

tramite controllo speditivo con trivella,anche<br />

allo scopo di <strong>del</strong><strong>in</strong>eare i limiti di estensione<br />

<strong>del</strong>la tipologia di suolo per la <strong>del</strong>imitazione<br />

<strong>del</strong>le parcelle sperimentali. La caratterizzazione<br />

climatica è stata effettuata con la<br />

metodologia già sperimentata nel Piacent<strong>in</strong>o;<br />

oltre all’<strong>in</strong>dice di W<strong>in</strong>kler è stato impiegato<br />

quello eliotermico di Hugl<strong>in</strong> che,nel suo<br />

calcolo, tiene conto anche <strong>del</strong>la temperatura<br />

massima giornaliera, ed è qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>dicato<br />

per caratterizzare territori con clima temperato-caldo.<br />

Nonostante l’evidente <strong>in</strong>fluenza <strong>del</strong> mesoclima,<br />

imposta soprattutto dalle diverse altitud<strong>in</strong>i<br />

di coltivazione,è la tipologia <strong>del</strong> suolo<br />

a condizionare più <strong>in</strong>cisivamente, <strong>in</strong> questi<br />

ambienti, la produttività e le caratteristiche<br />

qualitative di Trebbiano romagnolo e Sangiovese.<br />

Le viti coltivate sui suoli Cel<strong>in</strong>cordia sono meno<br />

produttive rispetto a quelle degli altri suoli<br />

e ciò vale per entrambi i vitigni.La m<strong>in</strong>ore vigoria<br />

<strong>del</strong>le viti consente loro di sopportare<br />

una più bassa carica di gemme e di produrre<br />

un grappolo di dimensioni più contenute.I v<strong>in</strong>i<br />

prodotti con queste uve sono sempre risul-


tati i più graditi; all’opposto, sui suoli Madonna<br />

<strong>del</strong>l’Ulivo il livello qualitativo <strong>del</strong>le uve e dei<br />

v<strong>in</strong>i è sempre stato riconosciuto <strong>in</strong>feriore.<br />

COLLINA EMILIANA:<br />

INDIVIDUATE LE UNITÀ<br />

VOCAZIONALI DELLE ZONE DOC<br />

Con tali premesse,nel 2003 parte il progetto<br />

di "Zonazione viticola <strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a emiliana"<br />

- coord<strong>in</strong>ato dal Centro ricerche produzioni<br />

vegetali - f<strong>in</strong>anziato per l’80% dalla Regione<br />

Emilia-Romagna e per il 20% dal Crpv, dai<br />

Consorzi di tutela <strong>del</strong>le aree <strong>in</strong>teressate e dal<br />

Comune di Imola.<br />

Con questo progetto sono stati accuratamente<br />

studiati,dal punto di vista morfologico,pedologico<br />

e climatico, gli ambienti vitati coll<strong>in</strong>ari<br />

<strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Parma, Reggio Emilia,<br />

Modena e Bologna. In questi territori, tutti <strong>in</strong>seriti<br />

<strong>in</strong> zone Doc tra le più conosciute <strong>del</strong>la regione<br />

(Colli di Parma, Colli di Scandiano e Canossa,Lambrusco<br />

Grasparossa di Castelvetro,<br />

Colli Bolognesi e Colli di Imola), lo studio <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>terazione<br />

con l’ambiente ha riguardato vitigni<br />

a bacca bianca come la Malvasia di Candia<br />

aromatica,il Pignoletto e l’Albana,e a bacca<br />

rossa come il Barbera,il Lambrusco Grasparossa,il<br />

Cabernet Sauvignon e il Sangiovese.<br />

Le unità operative co<strong>in</strong>volte comprendono<br />

specializzazioni diverse come i pedologi di<br />

I.ter,i climatologi di Arpa,gli enologi di Astra,<br />

i tecnici viticoli dei Consorzi di tutela ed alcuni<br />

agronomi professionisti,coord<strong>in</strong>ati dall’Istituto<br />

di Frutti-Viticoltura <strong>del</strong>l’Università<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Tab. 2 - Caratteristiche fisico-chimiche ed agronomiche <strong>del</strong>le tipologie di suolo<br />

dei Colli Bolognesi su cui è coltivato il Pignoletto.<br />

UTS Geologia<br />

prof. (1) Tessitura<br />

argilla %<br />

Orizzonte/i superficiale/i<br />

sabbia % pH calcare attivo % K2O ppm<br />

disp. O2<br />

MFA1 Alluvioni f<strong>in</strong>i<br />

mp FAL<br />

41<br />

12 7,6<br />

0<br />

213<br />

m<br />

BOG Alluvioni ghiaiose<br />

mp FAL<br />

31<br />

18 7.8<br />

8<br />

700<br />

b<br />

REB1 Argille Azzurre Pliocene p<br />

FAL<br />

42<br />

7 8,0<br />

12<br />

212<br />

m<br />

FRN Marne-arenarie Miocene p<br />

FAL<br />

31<br />

9 7,8<br />

16<br />

428<br />

b<br />

SFA Formaz. Monte Adone mp F<br />

25<br />

31 7,8<br />

5<br />

161<br />

b<br />

CAV Marne di Antognola p<br />

FA<br />

30<br />

25 7,6<br />

8<br />

262<br />

b<br />

(1) mp = molto profondo; p = profondo; m = moderata; b = buona; F = Franco; A = Argilloso; L = Limoso; S = Sabbioso.<br />

MFA1: Montefalcone (sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene); BOG: Borghesa (alluvioni ghiaiose quaternarie); REB1: Rebeggiani (formazione Argille Azzurre<br />

<strong>del</strong> Pliocene); FRN: Fornace (marne <strong>in</strong>tercalate con strati arenitici <strong>del</strong> Miocene); SFA: San Faust<strong>in</strong>o (formazione Monte Adone: arenarie poco cementate con<br />

matrice siltoso-argillosa); CAV: Caverna (Marne di Antognola: marne prevalenti con <strong>in</strong>tercalazioni arenacee).<br />

Tab. 3 - Effetti <strong>del</strong>la tipologia di suolo sulle caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la produzione e sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> mosto<br />

<strong>del</strong> Pignoletto dei Colli Bolognesi (medie 2004-2005).<br />

Suolo Altitud<strong>in</strong>e m s.l.m. Esp.<br />

Produzione<br />

a ceppo (kg)<br />

Legno<br />

di potatura (kg)<br />

Zuccheri (°Brix)<br />

Acidità<br />

titolabile (g/l)<br />

SFA 300<br />

E 2.8<br />

1.36<br />

22.2<br />

8.20<br />

FRN 280 NE 5.2<br />

0.90<br />

23.2<br />

6.42<br />

Significatività F<br />

**<br />

*<br />

*<br />

*<br />

CAV 228 SO 4.8<br />

1.81<br />

21.5<br />

7.18<br />

FRN 248 SE 5.6<br />

2.35<br />

24.4<br />

6.91<br />

Significatività F<br />

n.s.<br />

*<br />

**<br />

n.s.<br />

Gli asterischi rappresentano il livello di significatività <strong>del</strong>l'F <strong>del</strong>l'ANOVA:<br />

* = significatività al 95% - ** = significatività al 99% - n.s. = non significativo<br />

Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore di Piacenza.<br />

Il progetto ha <strong>in</strong>teressato il territorio appenn<strong>in</strong>ico<br />

che va dal fiume Taro al torrente Santerno,per<br />

oltre 80.000 ettari <strong>in</strong>vestigati per le<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i pedologiche ed agronomiche. Su<br />

questa superficie sono state <strong>in</strong>dividuate più<br />

di 40 tipologie di suolo, con notevole variabilità<br />

all'<strong>in</strong>terno e tra i 5 territori.Nei Colli Bolognesi,ad<br />

esempio,sono 6 le tipologie <strong>in</strong>dividuate<br />

sulle quali sono coltivati i circa 800<br />

ettari di Pignoletto, molto diverse per orig<strong>in</strong>e<br />

geologica e attitud<strong>in</strong>i agronomiche (tabella<br />

2).In questo territorio,a parità di altitud<strong>in</strong>e<br />

e di esposizione,il Pignoletto realizza le<br />

migliori prestazioni produttive e qualitative<br />

sui suoli Fornace (tabella 3).<br />

Dalla ricerca sono emerse relazioni evidenti<br />

tra alcuni caratteri <strong>del</strong> suolo come tessitura,<br />

profondità utile alle radici,pH,livelli di calcare<br />

totale e attivo,presenza di ristagni d'acqua<br />

e l’espressione produttiva,vegetativa e qualitativa<br />

dei differenti vitigni.Il livello di espressione<br />

di questi caratteri, più o meno evidente<br />

nei numerosi suoli <strong>in</strong>dividuati e descritti<br />

nel lavoro di zonazione viticola, ha <strong>in</strong>ciso <strong>in</strong><br />

modo significativo sulle caratteristiche qualitative<br />

e sensoriali dei v<strong>in</strong>i.<br />

Ciò ha consentito di <strong>in</strong>dividuare, <strong>in</strong> ciascuna<br />

zona a Denom<strong>in</strong>azione d’orig<strong>in</strong>e controllata,<br />

alcune Terre (Unità vocazionali) il cui fattore<br />

ambientale maggiormente caratterizzante è<br />

l’ambiente pedologico, dove è lecito attendersi<br />

che un determ<strong>in</strong>ato vitigno fornisca un<br />

prodotto riconoscibile con caratteristiche<br />

15


qualitative ottenibili attraverso le tradizionali<br />

tecniche colturali <strong>del</strong>la zona.Per il Lambrusco<br />

Grasparossa <strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Reggio<br />

Emilia e Modena, ad esempio, sono state <strong>in</strong>dividuate<br />

4 Terre nelle quali la risposta produttiva<br />

e qualitativa di questo vitigno ai differenti<br />

ambienti consente di ottenere v<strong>in</strong>i<br />

Foto Zamboni<br />

16<br />

Fig. 2 - Carta <strong>del</strong>le Terre <strong>del</strong> Lambrusco Grasparossa.<br />

Scala 1:350.000<br />

dalle caratteristiche sensoriali dist<strong>in</strong>guibili<br />

per ognuna di esse (figure 2 e 3).<br />

Nello stesso arco temporale, gli anni 2003-<br />

2006, nell'ambito <strong>del</strong> progetto "Riqualificazione<br />

<strong>del</strong>la vitiv<strong>in</strong>icoltura <strong>del</strong>la pianura litoranea<br />

<strong>del</strong>le prov<strong>in</strong>ce di Ferrara e Ravenna" si<br />

è sviluppato il lavoro di zonazione <strong>del</strong>la Doc<br />

Bosco Eliceo per i vitigni Fortana e Sauvignon.<br />

In questo lavoro, pur nell’omogeneità<br />

pedologica e climatica <strong>del</strong> territorio, è stato<br />

possibile <strong>in</strong>dividuare un terroir nel quale la<br />

Fortana riesce ad esprimere un miglior potenziale<br />

qualitativo.<br />

COLLINA ROMAGNOLA:<br />

I PRIMI RISULTATI<br />

DI UN PROGETTO IN CORSO<br />

Nel 2007, con lo stesso gruppo di lavoro e di<br />

coord<strong>in</strong>amento, è partito il progetto "Zonazione<br />

<strong>del</strong>la Coll<strong>in</strong>a romagnola" - f<strong>in</strong>anziato<br />

per l’85% dalla Regione e per il restante 15%<br />

dal Crpv e dalle Prov<strong>in</strong>ce di Ravenna e Rim<strong>in</strong>i<br />

- con cui si è conclusa la zonazione di tutta la<br />

viticoltura coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>l'Emilia-Romagna. In<br />

questo progetto, che term<strong>in</strong>erà alla f<strong>in</strong>e <strong>del</strong><br />

2010, l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e pedologica è stata fondamentale,<br />

poiché ha consentito di conoscere<br />

approfonditamente il territorio e di <strong>in</strong>dividuare<br />

i vigneti-studio dove <strong>in</strong>sistere con le ricerche<br />

agronomiche,viticole ed enologiche.<br />

Dopo un’approfondita ricognizione con valutazione<br />

<strong>del</strong>le caratteristiche viticole (vitigno,<br />

port<strong>in</strong>nesto, sesti d’impianto, forma di allevamento,età)<br />

e con osservazioni speditive per ricollegare<br />

il suolo alle tipologie degli archivi regionali<br />

esistenti,sono stati scelti i vigneti dove<br />

approfondire ulteriormente lo studio dei terreni,attraverso<br />

l’apertura di profili,s<strong>in</strong>o alla loro<br />

completa catalogazione secondo le specifiche<br />

<strong>del</strong> Servizio geologico,sismico e dei suoli<br />

<strong>del</strong>la Regione Emilia-Romagna.<br />

In questi siti il vitigno pr<strong>in</strong>cipale utilizzato per<br />

valutare le risposte qualitative alle sollecitazioni<br />

ambientali è il tipicissimo Sangiovese,<br />

di cui sono stati <strong>in</strong>dividuati 26 vigneti-studio:<br />

8 nei Colli di Faenza, 10 nelle coll<strong>in</strong>e di Forlì-<br />

Cesena e 8 nei Colli di Rim<strong>in</strong>i. La zonazione<br />

tiene anche conto di 8 vigneti-studio <strong>del</strong> vitigno<br />

Albana, <strong>in</strong>dividuati soprattutto nelle<br />

aree occidentali <strong>del</strong>la Romagna, e di 2 <strong>del</strong>la<br />

varietà Cabernet Sauvignon posti nei Colli di<br />

Rim<strong>in</strong>i. In tutti i vigneti sono stati eseguiti il<br />

controllo <strong>del</strong>le caratteristiche produttive e<br />

vegetative <strong>del</strong>le viti,l’analisi dei pr<strong>in</strong>cipali costituenti<br />

qualitativi <strong>del</strong> mosto,lo studio <strong>del</strong>le<br />

c<strong>in</strong>etiche di maturazione <strong>del</strong>l’uva,la microv<strong>in</strong>ificazione<br />

<strong>del</strong>le uve e la relativa analisi chimica<br />

e sensoriale dei v<strong>in</strong>i.<br />

Il territorio è stato caratterizzato anche dal<br />

punto di vista climatico da parte <strong>del</strong> Servizio


Idrometeo <strong>del</strong>l'Arpa regionale. Per ognuno<br />

dei siti si sono ottenute le stime <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>dice di<br />

W<strong>in</strong>kler, <strong>del</strong>le precipitazioni e <strong>del</strong>la radiazione<br />

globale <strong>del</strong> periodo aprile-ottobre. Non<br />

sono emerse differenze importanti dal punto<br />

di vista termico tra le macro-aree coll<strong>in</strong>ari<br />

<strong>del</strong>la Romagna (il Faent<strong>in</strong>o,le coll<strong>in</strong>e di Forli-<br />

Cesena e il Rim<strong>in</strong>ese), ma sembra che l’ambiente<br />

<strong>del</strong>le coll<strong>in</strong>e di Rim<strong>in</strong>i,poste ad altitud<strong>in</strong>i<br />

<strong>in</strong>feriori, si caratterizzi per una radiazione<br />

globale superiore (4.130 contro 4.070<br />

MJ/m 2 ) e per precipitazioni leggermente superiori<br />

(350 contro 320 millimetri nel periodo<br />

vegetativo) rispetto al macro-ambiente<br />

<strong>del</strong>le coll<strong>in</strong>e di Ravenna.<br />

In attesa <strong>del</strong>la completa elaborazione dei da-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Fig. 3 - Profili sensoriali <strong>del</strong> Lambrusco Grasparossa<br />

<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>le differenti Terre.<br />

ti, lo studio evidenzia un primo risultato: <strong>in</strong><br />

Romagna la formazione geologica,con le caratteristiche<br />

dei suoli che su di essa si differenziano,<br />

è un fattore ambientale molto importante<br />

nell’<strong>in</strong>fluenzare la produzione, il<br />

grado zuccher<strong>in</strong>o e il contenuto di antociani<br />

<strong>del</strong> mosto di Sangiovese (tabella 4). Anche i<br />

relativi v<strong>in</strong>i, ottenuti da micro v<strong>in</strong>ificazione,<br />

hanno mostrato caratteristiche sensoriali dist<strong>in</strong>tive<br />

<strong>in</strong> funzione dei suoli orig<strong>in</strong>atisi dalle<br />

tre pr<strong>in</strong>cipali geologie: i Montefalcone e i Cà<br />

<strong>del</strong> Vento dai sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene,<br />

i Banzola e i Grifone dalla formazione<br />

<strong>del</strong>le Argille Azzurre, i Faggeto, i Madonna<br />

<strong>del</strong>l’Ulivo e i Case Turchi dalla formazione<br />

Marnoso Arenacea.<br />

Tab. 4 - Produzione, vigoria e caratteristiche qualitative <strong>del</strong> Sangiovese<br />

<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>la geologia (medie 2007-2009).<br />

Geologia<br />

Produzione<br />

a ceppo (kg)<br />

Legno di potatura<br />

(kg/ceppo)<br />

Zuccheri<br />

(°Brix)<br />

Acidità<br />

titolabile (mg/l)<br />

Antociani<br />

(mg/l)<br />

Polifenoli totali<br />

(mg/l)<br />

FMA 4,6 b<br />

0,72 21,8 a 6,15 1.357 a 3.761 a<br />

AES<br />

3,9 a<br />

0,73 22,5 b 6,45 1.483 b 4.077 ab<br />

FAA<br />

3,9 a<br />

0,75 22,7 b 6,73 1.470 b 4.311 b<br />

FMA = Formazione Marnoso Arenacea; AES = Sedimenti alluvionali <strong>del</strong> Pleistocene; FAA = Formazione <strong>del</strong>le Argille Azzurre<br />

I DATI EMERSI POSSONO INCIDERE<br />

SULLE SCELTE IMPRENDITORIALI<br />

Lo studio <strong>del</strong> territori vitati <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna<br />

attraverso la metodologia <strong>del</strong>le zonazioni<br />

ha condotto a risultati di estremo <strong>in</strong>teresse<br />

utili per l’imprenditorialità <strong>del</strong>le<br />

aziende vitiv<strong>in</strong>icole.Tali ricerche hanno permesso<br />

di:<br />

� conoscere i caratteri dei suoli (ad esempio<br />

capacità di immagazz<strong>in</strong>are riserve<br />

d’acqua, profondità di radicazione, tenore<br />

<strong>in</strong> calcare) che maggiormente <strong>in</strong>fluenzano<br />

l'accrescimento, la produttività <strong>del</strong>la<br />

vite e la produzione di <strong>v<strong>in</strong>o</strong> di <strong>qualità</strong>;<br />

� realizzare nuovi impianti <strong>in</strong> condizioni<br />

pedologiche conosciute e adottare le<br />

opportune tecniche di gestione;<br />

� <strong>in</strong>dividuare aree preferenziali per la coltivazione<br />

<strong>del</strong>la vite e contribuire alla valorizzazione<br />

<strong>del</strong> territorio d’orig<strong>in</strong>e.<br />

In ciascuna area Doc coll<strong>in</strong>are <strong>del</strong>la regione<br />

sono state <strong>in</strong>dividuate unità vocazionali <strong>in</strong><br />

cui è lecito attendersi che un determ<strong>in</strong>ato vitigno<br />

fornisca un prodotto di <strong>qualità</strong>,riconoscibile<br />

e tipico.■<br />

Foto Cervellati<br />

17


La viticoltura di precisione<br />

migliora la gestione aziendale<br />

G<br />

li elevati livelli di variabilità <strong>del</strong>le prestazioni<br />

viticole non solo fra i vigneti,<br />

ma anche fra i ceppi che li compongono,<br />

suggeriscono che l’adattamento <strong>del</strong>le diverse<br />

scelte e tecniche di coltivazione <strong>del</strong>la<br />

vite per aree effettivamente omogenee <strong>del</strong>l’appezzamento<br />

sia una pratica agronomica<br />

opportuna e consenta una gestione economicamente<br />

efficiente e conveniente. Ciò<br />

soprattutto nell’ottica di una viticoltura più<br />

sostenibile ed orientata alla massimizzazio-<br />

18<br />

■ ALBERTO VERCESI ■<br />

Istituto di Frutti-Viticoltura,<br />

Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore<br />

Facoltà di Agraria - sede di Piacenza<br />

Zona e vitigno<br />

Barolo, Nebbiolo (3 vigneti)<br />

ne <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> dei prodotti rispetto agli obiettivi<br />

enologici perseguiti dall’azienda<br />

(tabella 1).<br />

Per “viticoltura di precisione” si <strong>in</strong>tende un<br />

mo<strong>del</strong>lo per la gestione <strong>del</strong>le scelte e <strong>del</strong>le<br />

tecniche colturali che impieghi tecnologie<br />

evolute, <strong>in</strong> grado di ottenere <strong>in</strong>formazioni<br />

precisamente posizionate all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong> vigneto<br />

e qu<strong>in</strong>di di leggere efficacemente la<br />

predetta variabilità <strong>del</strong>la fisiologia produttiva<br />

dei ceppi (figure 2 e 3 di pag<strong>in</strong>a 20).<br />

Tali <strong>in</strong>formazioni consentono la gestione<br />

puntuale <strong>del</strong>l’azienda vitiv<strong>in</strong>icola,al f<strong>in</strong>e di ottimizzare<br />

le pratiche agricole, migliorare e<br />

prevedere le rese e la loro <strong>qualità</strong>, pianificare<br />

la logistica connessa alla vendemmia. Per la<br />

Tab. 1 - Variabilità <strong>del</strong>la produzione di uva per ceppo.<br />

Colli Euganei, Moscato (21 vigneti)<br />

Chianti, Sangiovese (12 vigneti)<br />

S. Gimignano, Vernaccia (3 vigneti)<br />

Orvieto, Trebbiano (3 vigneti)<br />

Dati<br />

Media<br />

Ds<br />

CV%<br />

Media<br />

Ds<br />

CV%<br />

Media<br />

Ds<br />

CV%<br />

Media<br />

Ds<br />

CV%<br />

Media<br />

Ds<br />

CV%<br />

Uva/ceppo (Kg)<br />

Vigneto meno produttivo Vigneto più produttivo<br />

1,90<br />

3,78<br />

1,04<br />

1,91<br />

54,66<br />

50,52<br />

7,78<br />

---<br />

4,03<br />

---<br />

51,88<br />

---<br />

2,14<br />

8,02<br />

0,86<br />

3,45<br />

40,18<br />

43,1<br />

4,48<br />

9,00<br />

1,97<br />

4,7<br />

43,87<br />

52,22<br />

9,92<br />

13,11<br />

6,23<br />

6,69<br />

62,79<br />

51,00<br />

Ds = deviazione standard; CV% = coefficiente di variazione .Vigneti rappresentativi di diverse realtà<br />

vitiv<strong>in</strong>icole italiane e considerati omogenei <strong>nella</strong> gestione colturale. Le statistiche sono calcolate sui<br />

casi di maggiore e m<strong>in</strong>ore produzione osservati (Elaborazioni dati da Vercesi, Mar<strong>in</strong>ello,Tani, 1989).<br />

viticoltura di precisione è fondamentale la conoscenza<br />

<strong>del</strong>la variabilità spaziale e temporale<br />

<strong>del</strong>l’appezzamento e, ovviamente, la capacità<br />

di adattare e variare l’applicazione <strong>del</strong>le<br />

tecniche colturali negli appezzamenti <strong>in</strong><br />

funzione <strong>del</strong>le diverse esigenze “misurate”<br />

<strong>del</strong>le piante.<br />

INDISPENSABILE L’UTILIZZO<br />

DEL SISTEMA DI POSIZIONAMENTO<br />

GLOBALE GPS<br />

Premessa fondamentale per l’applicazione di<br />

protocolli completi o parziali di viticoltura di<br />

precisione è, qu<strong>in</strong>di, la disponibilità operativa,<br />

a costi accettabili, <strong>del</strong>la gestione <strong>in</strong>formatizzata<br />

e celere di grandi quantitativi di dati e<br />

la possibilità di posizionarli <strong>in</strong> modo sufficientemente<br />

preciso dal punto di vista geografico,con<br />

la composizione di mappe tematiche.<br />

A tal proposito è impresc<strong>in</strong>dibile l’impiego<br />

di un sistema di posizionamento globale<br />

(GPS) e <strong>del</strong>le <strong>in</strong>tegrazioni che solo recentemente<br />

sono state apportate da quello<br />

europeo Egnos (che nel prossimo futuro darà<br />

orig<strong>in</strong>e al nuovo sistema Galileo) e che consente<br />

un errore <strong>del</strong> posizionamento al suolo<br />

<strong>del</strong> dato <strong>in</strong>feriore a un metro.<br />

La dislocazione spazio-temporale <strong>in</strong>formatica<br />

dei dati georeferenziati con i sistemi di posizionamento<br />

satellitare <strong>in</strong> carte tematiche<br />

dove poter aggiungere altri dati che <strong>in</strong>tegrano<br />

ed arricchiscono le conoscenze dei vigneti<br />

(ad esempio le analisi dei terreni e le<br />

curve di maturazione), permettono di sviluppare<br />

appositi GIS (Geographical <strong>in</strong>formation<br />

system). Il drastico ridimensionamento,<br />

che si è avuto nel corso <strong>del</strong>l’ultimo decennio,<br />

<strong>del</strong> costo <strong>del</strong>le dotazioni <strong>in</strong>formatiche, sia<br />

hardware che software, e <strong>in</strong> particolar modo<br />

<strong>del</strong>le stazioni di lavoro, <strong>del</strong>le soluzioni per lo<br />

storage dei dati e dei software specialistici<br />

per il trattamento <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni geografiche<br />

dei GIS ha reso effettivamente applicabili<br />

<strong>nella</strong> pratica diversi protocolli di viticoltura<br />

di precisione.


I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Fig. 1 - Produzione di Cabernet Sauvignon<br />

alla vendemmia,19 marzo 2002.<br />

PACCHETTI SOFTWARE<br />

SUGGERISCONO LE VARIAZIONI<br />

DA EFFETTUARE<br />

Oggi esistono anche pacchetti software <strong>in</strong><br />

grado di <strong>in</strong>dividuare con maggior precisione<br />

le cause di determ<strong>in</strong>ati risultati colturali e,tramite<br />

simulazione,di suggerire possibili variazioni<br />

da <strong>in</strong>trodurre per migliorare il raggiungimento<br />

degli obiettivi (<strong>qualità</strong>,salvaguardia<br />

<strong>del</strong>l’ambiente di coltura, ecc..). Questi pacchetti,<br />

sulla base di scenari passati ed <strong>in</strong>put<br />

appropriati,valutano simultaneamente le <strong>in</strong>fluenze<br />

d<strong>in</strong>amiche e reciproche <strong>del</strong> terreno,<br />

<strong>del</strong> clima,<strong>del</strong>la genetica e <strong>del</strong>le pratiche agri-<br />

Rilevazione <strong>in</strong> un’area di 3,3 ettari <strong>in</strong> Australia nelle diverse aree di densità<br />

vegeto-produttiva <strong>in</strong>dividuate (Bramley, 2005).<br />

cole che compongono un determ<strong>in</strong>ato agrosistema.<br />

Si possono citare <strong>in</strong> proposito le esperienze<br />

australiane di V<strong>in</strong>eLogic, ideato dall’Università<br />

di A<strong>del</strong>aide - Csiro <strong>in</strong> Australia (figura1),e<br />

il mo<strong>del</strong>lo Salus <strong>del</strong> Centro italiano per l’agricoltura<br />

di precisione Cirap.<br />

LE QUATTRO FASI<br />

DEL “PROTOCOLLO”<br />

Le fasi <strong>in</strong> cui si può articolare un protocollo di<br />

viticoltura di precisione sono così def<strong>in</strong>ibili:<br />

1. <strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong>le variabili più significative<br />

(<strong>in</strong> relazione al vitigno, alla zona e agli<br />

obiettivi colturali) per la descrizione <strong>del</strong> vigore<br />

vegeto-produttivo, <strong>del</strong>le prestazioni<br />

qualitative e,qu<strong>in</strong>di,anche <strong>del</strong>le necessità<br />

colturali <strong>del</strong>le viti;<br />

2. misura <strong>del</strong>le variabili <strong>in</strong>dividuate (raccolta<br />

dei dati) all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong> vigneto <strong>in</strong> modo<br />

puntuale, mantenendone memoria sufficientemente<br />

precisa <strong>del</strong>la posizione (georeferenzazione<br />

GPS);<br />

3. sottoporre le misure geo-referenziate ad<br />

analisi efficaci a def<strong>in</strong>ire le aree degli appezzamenti<br />

ragionevolmente omogenee<br />

per vigore vegetativo e produttività<br />

(quanti-qualitativa),come pure per necessità<br />

colturali e,di conseguenza,disegnare le<br />

mappe di diversa prescrizione colturale ed<br />

eventualmente per la differente dest<strong>in</strong>azione<br />

<strong>del</strong>le uve prodotte;<br />

4. se le possibilità tecnologiche e le conoscenze<br />

lo consentono è <strong>in</strong>oltre possibile<br />

condurre,<strong>in</strong> modo altrettanto preciso,l’applicazione<br />

di alcune o di molte tecniche colturali<br />

con modalità a “rateo variabile”, cioè<br />

<strong>in</strong> modo quanti-qualitativo differente nelle<br />

varie aree omogenee <strong>in</strong>dividuate,<strong>in</strong> funzione<br />

<strong>del</strong>le diverse esigenze che le viti presentano.<br />

INDIVIDUAZIONE<br />

E RACCOLTA DEI DATI<br />

I dati che si possono rilevare nel vigneto, significativi<br />

per la def<strong>in</strong>izione di una corretta<br />

gestione colturale,possono variare con l’ambiente<br />

di coltura (ad esempio climi differenti<br />

<strong>in</strong> vigneti di pianura o coll<strong>in</strong>ari,profondi o sottili,pesanti<br />

o leggeri),con la varietà di vite coltivata<br />

e gli obiettivi enologici prefissati (v<strong>in</strong>i<br />

giovani o <strong>in</strong>vecchiati, rossi o bianchi, spumanti)<br />

(Vercesi et al.,2003).È qu<strong>in</strong>di opportuno,<br />

<strong>in</strong> base alla situazione produttiva esam<strong>in</strong>ata,<br />

def<strong>in</strong>ire le variabili più importanti; più<br />

frequentemente appaiono buoni <strong>in</strong>dicatori,<br />

anche se talvolta considerati diversamente<br />

nelle elaborazioni tematiche, le misure di vigore<br />

vegeto-produttivo dei ceppi. Ovviamente<br />

è importante disporre di modalità di<br />

rilievo veloci,non distruttive ed esaustive,così<br />

come appaiono importanti le prestazioni<br />

produttive e le caratteristiche <strong>del</strong> suolo nelle<br />

diverse parti dei vigneti.<br />

La raccolta dei dati vegeto-produttivi <strong>del</strong>le viti<br />

<strong>del</strong>l’appezzamento può essere condotta <strong>in</strong><br />

modi concettualmente differenti: si parla di<br />

19


proximal sens<strong>in</strong>g quando lo strumento rilevatore<br />

lavora <strong>in</strong> prossimità <strong>del</strong>le piante nell’appezzamento<br />

e di remote sens<strong>in</strong>g quando, <strong>in</strong>vece,lo<br />

strumento (aereo,UAV,satellite,pallone<br />

frenato,dirigibile) è lontano dal luogo oggetto<br />

di analisi e anche dall’operatore che<br />

esegue il rilievo.<br />

LA RILEVAZIONE DA VICINO<br />

(PROXIMAL SENSING)…<br />

Nel primo caso, il proximal sens<strong>in</strong>g, con strumentazioni<br />

che vengono montate sulle macch<strong>in</strong>e<br />

operatrici (trattori, vendemmiatrici<br />

meccaniche ecc..) si possono condurre rilievi<br />

relativi a:<br />

� capacità vegetativa <strong>del</strong>le viti,<strong>in</strong>tesa come<br />

superficie fogliare dispiegata dalle piante<br />

<strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ati momenti <strong>del</strong>l’accrescimento<br />

vegetativo stagionale, misurabile<br />

con barre verticali ad ultrasuoni o a funzionamento<br />

ottico, che corrono <strong>in</strong> parallelo<br />

alla parete <strong>del</strong> filare e, qu<strong>in</strong>di, esprimendo<br />

misure <strong>del</strong> vigore vegetativo dei<br />

ceppi nei vari punti <strong>del</strong> vigneto (Branca-<br />

20<br />

Fig. 2 - Schema generale <strong>del</strong>la decisione/applicazione<br />

<strong>del</strong>l’azione (Tecnica) colturale.<br />

doro et al., 2008).Il modo “ottico”di misurare<br />

il vigore vegetativo si basa sul diverso<br />

assorbimento/riflessione <strong>del</strong>la luce da<br />

parte <strong>del</strong>le chiome e consente di “leggere”la<br />

loro espansione/attività fogliare.<br />

Più precisamente, è stato possibile trovare<br />

positive correlazioni significative fra il<br />

LAI (area fogliare per unità di superficie)<br />

<strong>del</strong>le diverse zone <strong>del</strong> vigneto con l'<strong>in</strong>dice<br />

NDVI (figura 4) (Normalized difference<br />

vegetation <strong>in</strong>dex),<strong>in</strong>teso come il rapporto<br />

tra la radianza <strong>del</strong>la vegetazione rilevata<br />

nelle bande <strong>del</strong> rosso e <strong>del</strong> vic<strong>in</strong>o <strong>in</strong>frarosso,secondo<br />

la formula:(NIR-RED)/(NIR<br />

+ RED), che considera i riscontri <strong>del</strong>le riprese<br />

nel rosso e nel vic<strong>in</strong>o <strong>in</strong>frarosso<br />

(Mabruk et al., 1998; Nemani et al., 2001);<br />

� caratteristiche, soprattutto fisiche, <strong>del</strong><br />

terreno (stima <strong>del</strong>la variazione <strong>del</strong>la<br />

profondità esplorabile dalle radici nel<br />

suolo e <strong>del</strong>la presenza di acqua disponibile<br />

alla nutrizione <strong>del</strong>le piante) per la<br />

costruzione di un mo<strong>del</strong>lo DTM (Digital<br />

terra<strong>in</strong> mo<strong>del</strong>) <strong>del</strong> suolo, impiegando appropriati<br />

geo-radar o tecniche ARP (Automatic<br />

resistivity profil<strong>in</strong>g).I metodi elettrici,<br />

vale a dire i metodi di <strong>in</strong>duzione a<br />

corrente cont<strong>in</strong>ua o galvanica (CC) ed elettromagnetica<br />

(EMI) (Dabas e Tabbagh,<br />

2003) misurano la resistività elettrica<br />

(ER) per i metodi di CC o il suo <strong>in</strong>verso,<br />

conducibilità elettrica 1 (EC) per i metodi<br />

di EMI.Una stretta relazione è stata osservata<br />

fra parametri agronomici (quali<br />

argilla, contenuto idrico, sostanza orga-<br />

Fig. 3 - Uno schema di viticoltura di precisione.


I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Fig. 4 - Mappe di vigore (NDVI) e dei contenuti zuccher<strong>in</strong>i<br />

(Oltrepò Pavese 2004).<br />

nica e struttura) ed ER/EC (Sudduth et al.,<br />

2001; Mc Cormick et al., 2003);<br />

� prestazione produttiva dei ceppi, sia<br />

quantitativa (per metro l<strong>in</strong>eare <strong>del</strong> filare)<br />

che qualitativa (contenuti zuccher<strong>in</strong>i soprattutto),<br />

che si può misurare con appropriate<br />

strumentazioni montate sulle<br />

macch<strong>in</strong>e vendemmiatrici che, durante<br />

la raccolta <strong>del</strong>le uve, ne determ<strong>in</strong>ano il<br />

peso ed il contenuto zuccher<strong>in</strong>o. A tal<br />

proposito la spettroscopia nell’<strong>in</strong>frarosso<br />

vic<strong>in</strong>o (NIRS) è una tecnica usata per identificare<br />

i composti chimici basati su<br />

come la radiazione <strong>in</strong>frarossa è assorbita<br />

dai legami chimici dei composti e, se opportunamente<br />

tarata per il prodotto esam<strong>in</strong>ato,<br />

può dare riscontri di buona<br />

precisione <strong>in</strong> viticoltura (Tisseyre et al.,<br />

1999; Celotti et al., 2001; Taylor, 2004;<br />

Bramley, 2005).<br />

…E DA LONTANO<br />

(REMOTE SENSING)<br />

Nel caso <strong>del</strong> remote sens<strong>in</strong>g si fa riferimento<br />

soprattutto a dati multi-spettrali telerilevati<br />

(da aereo od altro mezzo aereo o da satellite)<br />

mediante sensori passivi, <strong>in</strong> particolare nelle<br />

bande <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>frarosso vic<strong>in</strong>o. Gli <strong>in</strong>dici di vegetazione<br />

NDVI ripresi da satellite o da aeromobile<br />

sono stati usati per <strong>del</strong>imitare differenti<br />

aree spaziali <strong>in</strong> base alle condizioni di vigore<br />

vegetativo <strong>del</strong>le piante,sia fra diversi vigneti<br />

che fra differenti porzioni degli stessi<br />

(Lobiz et al.,1997;Johnson et al.,2001;Nemani<br />

et al.,2001; Johnson et al.,2003).<br />

DEFINIZIONE<br />

DELLE MAPPE TEMATICHE<br />

E DELLE TECNICHE COLTURALI<br />

I dati georeferenziati <strong>del</strong> vigneto,ad esempio<br />

relativi al terreno ed al vigore vegeto-produttivo<br />

dei ceppi <strong>del</strong>l’appezzamento, devono<br />

essere impiegati/elaborati sulla base <strong>del</strong>le<br />

conoscenze disponibili, per circoscrivere<br />

nell’appezzamento le diverse aree omogenee<br />

dal punto di vista produttivo (quantità e<br />

<strong>qualità</strong>) e per differenti necessità colturali. Il<br />

diffondersi dei sistemi di <strong>in</strong>formazione geografica<br />

su computer (GIS) e la capacità di elaborare<br />

e mappare le relazioni fra gli attributi<br />

legati alla produttività, grazie all’impiego di<br />

tecniche avanzate di analisi spaziale e di simulazione<br />

d<strong>in</strong>amica dei sistemi colturali, ha<br />

facilitato il diffondersi, soprattutto <strong>in</strong> Paesi<br />

come la California e l’Australia,di una viticoltura<br />

di precisione già concretamente applicata<br />

come normale prassi per la decisioneapplicazione<br />

<strong>del</strong>la gestione dei vigneti da<br />

parte <strong>del</strong>le aziende vitiv<strong>in</strong>icole.<br />

Per quanto riguarda l’Italia, alcune esperienze<br />

operative di viticoltura di precisione si trovano<br />

<strong>in</strong> Veneto,Lombardia e Toscana.<br />

UN ESEMPIO CONCRETO<br />

La sequenza operativa di un sistema di viticoltura<br />

di precisione <strong>in</strong> un esempio: <strong>in</strong>dividuare<br />

(mappare) le aree <strong>del</strong> vigneto dove, ad<br />

esempio,le viti sono apparse (<strong>in</strong> estate) meno<br />

vigorose (<strong>in</strong> base ai rilievi <strong>del</strong> rosso/<strong>in</strong>frarosso<br />

NDVI) ed hanno prodotto adeguati quantitativi<br />

di uve con elevate gradazioni zuccher<strong>in</strong>e<br />

(rilevati con le tecniche NIRS dalla vendemmiatrice<br />

meccanica). Poi <strong>del</strong><strong>in</strong>eare <strong>in</strong> queste<br />

aree una gestione colturale che preveda un<br />

Fig. 5 - Mappa georeferenziata (GPS) di prescrizione<br />

di diversi vigneti nell’areale toscano.<br />

La mappa è stata costruita sulla base <strong>del</strong> vigore vegetativo e <strong>del</strong>la produttività dei ceppi.A diversi colori<br />

corrispondono le differenti esigenze nutrizionali <strong>del</strong>le viti, nell’ottica <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le produzioni.<br />

21


Foto Arch. Cant<strong>in</strong>e Riunite<br />

Macch<strong>in</strong>a per la distribuzione localizzata<br />

dei fertilizzanti nei vigneti<br />

<strong>in</strong> grado di operare a rateo variabile (VRT)<br />

e qu<strong>in</strong>di di modificare la distribuzione<br />

dei fertilizzanti solidi lungo i filari,<br />

<strong>in</strong> relazione alle diverse esigenze<br />

<strong>del</strong>le piante <strong>in</strong>dividuate nelle mappe<br />

di prescrizione georeferenziate.<br />

Foto Istituto di Frutti-Viticoltura Unicatt, Piacenza<br />

22<br />

apporto fertilizzante autunnale volto alla sola<br />

restituzione di quanto asportato dalle viti con<br />

la produzione <strong>del</strong>l’anno, o identificare le aree<br />

dove il vigore dei ceppi è stato eccessivo e<br />

scarsi i contenuti qualitativi <strong>del</strong>le uve,aree nelle<br />

quali ridurre la distribuzione dei concimi.A<br />

tal proposito non va dimenticata anche la<br />

possibilità di <strong>in</strong>dirizzare le partite di uve provenienti<br />

dalle due aree, a dest<strong>in</strong>azioni enologiche<br />

differenti:per prodotti di maggior qua-<br />

lità la prima e di m<strong>in</strong>or pregio la seconda.<br />

Proseguendo nell’esempio, per completare<br />

l’applicativo di viticoltura di precisione può<br />

essere impiegata una macch<strong>in</strong>a distributrice<br />

di concime <strong>in</strong> grado di modificare la distribuzione<br />

<strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>l’area <strong>nella</strong> quale si trova<br />

(di maggior o m<strong>in</strong>or vigore vegetativo) fornendo<br />

maggiori dosi ove serve e riducendo<br />

l’entità <strong>del</strong> conferimento quando è opportuno.<br />

Un’attrezzatura a rateo variabile (VRT),<br />

qu<strong>in</strong>di, che riferendosi ai posizionamenti di<br />

lavoro al suolo (GPS) è <strong>in</strong> grado di leggere la<br />

mappa tematica redatta sulla base <strong>del</strong> vigore<br />

vegeto-produttivo e <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> prodotta<br />

dai ceppi (figura 5).<br />

Oggi queste attrezzature a rateo variabile<br />

sono disponibili sul mercato con soddisfacenti<br />

<strong>qualità</strong> di funzionamento <strong>in</strong> campo e<br />

possono riguardare gli spandiconcimi, le irroratrici<br />

fogliari, le macch<strong>in</strong>e defogliatrici e<br />

le vendemmiatrici.<br />

Rispetto al mo<strong>del</strong>lo esemplificato, quello<br />

complessivo può naturalmente essere <strong>in</strong>tegrato<br />

da altre variabili rilevate e fattori considerati,def<strong>in</strong>endosi<br />

<strong>in</strong> un mo<strong>del</strong>lo decisionale<br />

operativo di notevole portata. Si sta qu<strong>in</strong>di<br />

<strong>del</strong><strong>in</strong>eando un nuovo approccio <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are<br />

e multi-tecnologico, quasi <strong>in</strong>gegneristico,che<br />

può unire <strong>in</strong> un concertato sistema<br />

di filiera gli aspetti agronomici, ambientali,tecnologici,economici<br />

e che utilizza<br />

molteplici tecniche e tecnologie di monitoraggio,<br />

mappatura e <strong>in</strong>tervento sito specifico<br />

(Vieri et al., 2010).<br />

NUMEROSI I VANTAGGI OTTENUTI<br />

Una gestione agronomica che segue tali pr<strong>in</strong>cipi<br />

consente di ottenere numerosi vantaggi:<br />

� economici, grazie alla riduzione dei costi<br />

colturali e al migliore utilizzo <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni;<br />

� ambientali, grazie all’uso razionale degli<br />

<strong>in</strong>put chimici;<br />

� agronomici, mediante l’accrescimento<br />

<strong>del</strong>le performance <strong>del</strong>la coltura per migliorare<br />

la <strong>qualità</strong>;<br />

� di <strong>qualità</strong> anche percepita <strong>del</strong> prodotto<br />

f<strong>in</strong>ale, attraverso l’ottimizzazione degli<br />

<strong>in</strong>put colturali e grazie alla r<strong>in</strong>tracciabilità<br />

di tutte le condizioni e gli eventi che si<br />

sono succeduti, dalla realizzazione e gestione<br />

<strong>del</strong>l’impianto al conferimento e<br />

trasformazione <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a. ■


I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Se la vendemmia è meccanica,<br />

proteggere resa e <strong>qualità</strong><br />

■ FABIO PEZZI, GABRIELE BALDUCCI ■<br />

Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie,<br />

Università di Bologna<br />

In Italia la diffusione <strong>del</strong>la vendemmia<br />

meccanica è condizionata da molti aspetti<br />

sfavorevoli,come la frammentazione<br />

Foto Pezzi<br />

e la piccola dimensione <strong>del</strong>le aziende,la variabilità<br />

<strong>del</strong>le forme d’allevamento non<br />

sempre predisposte agli <strong>in</strong>terventi meccanici<br />

e la presenza dei vigneti <strong>in</strong> zone declivi.Il<br />

limite più importante rimane,però,il timore<br />

di <strong>in</strong>fluire negativamente sulle rese di<br />

raccolta e sulla <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto.<br />

Per quanto riguarda il controllo <strong>del</strong>le perdite<br />

di produzione, la condizione fondamentale<br />

è rappresentata dalla scelta e, soprattutto,<br />

dalla modalità d'impiego <strong>del</strong>la vendemmiatrice.<br />

Le due tipologie di vendemmiatrici<br />

più <strong>in</strong>teressanti per la viticoltura emiliano-romagnola<br />

sono quelle a scuotimento<br />

verticale, impiegate nelle forme<br />

d'allevamento a doppia cort<strong>in</strong>a (Gdc e<br />

Combi),e quelle a scuotimento orizzontale,<br />

utilizzate nelle forme di allevamento <strong>in</strong> parete<br />

(Guyot, Capovolto, Casarsa, Cordone<br />

speronato, ecc.).<br />

MACCHINE A SCUOTIMENTO<br />

VERTICALE E ORIZZONTALE<br />

La vendemmia a scuotimento verticale,presentata<br />

<strong>in</strong> Europa all’<strong>in</strong>izio degli anni ’70<br />

dalla ditta G. Tanes<strong>in</strong>i - MTB, ha dimostrato<br />

un maggior rispetto <strong>del</strong>le piante e <strong>del</strong>l’uva<br />

raccolta, <strong>in</strong> quanto il battitore <strong>in</strong>terviene<br />

sui fili di sostegno <strong>del</strong> vigneto e non direttamente<br />

sulla vegetazione. Questa azione<br />

<strong>in</strong>diretta ha sempre garantito rese di raccolta<br />

soddisfacenti, con livelli di perdite accettabili<br />

(5-8%). La diffusione <strong>del</strong>le vendemmiatrici<br />

a scuotimento verticale ha<br />

trovato un grande limite <strong>nella</strong> specificità<br />

<strong>del</strong>la forma d’allevamento, non sempre idonea<br />

a tutte le condizioni produttive e più<br />

impegnativa <strong>nella</strong> gestione.<br />

Notevolmente più diffuse sono <strong>in</strong>vece le<br />

vendemmiatrici a scuotimento orizzontale,<br />

presentate da marche differenti <strong>in</strong> un numero<br />

adeguato di mo<strong>del</strong>li. S<strong>in</strong>o a pochi anni<br />

fa l'azione <strong>del</strong> battitore di queste macch<strong>in</strong>e,<br />

che opera direttamente sulla fascia<br />

produttiva, si dimostrava spesso troppo<br />

violenta, provocando un evidente ammostamento<br />

<strong><strong>del</strong>l'uva</strong> e una defogliazione <strong>del</strong>le<br />

piante, che rappresentano le pr<strong>in</strong>cipali<br />

Le vendemmiatrici a scuotimento verticale<br />

provocano basse perdite,<br />

ma sono poco diffuse.<br />

23


Foto Pezzi<br />

24<br />

Fig. 1 - Esempio di un andamento <strong>del</strong>le perdite<br />

al variare <strong>del</strong>la regolazione <strong>del</strong> battitore.<br />

Una buona gestione <strong>del</strong> vigneto ed una<br />

corretta regolazione <strong>del</strong>la vendemmiatrice<br />

consentono di ridurre le perdite di raccolta.<br />

cause <strong>del</strong>le perdite "occulte" (mosto che<br />

bagna le foglie rimaste sulla pianta o che<br />

viene espulso dai sistemi di pulizia <strong>del</strong>la<br />

macch<strong>in</strong>a). Queste perdite potevano frequentemente<br />

raggiungere valori elevati<br />

(10-15%), compromettendo non poco la<br />

convenienza economica <strong>del</strong>la vendemmia<br />

meccanica.<br />

Il recente ammodernamento <strong>del</strong>le vendemmiatrici<br />

a scuotimento orizzontale nei<br />

battitori (geometria, azionamento e regolazione),<br />

nei sistemi di <strong>in</strong>tercettazione, pulizia<br />

e trasporto <strong>del</strong> prodotto, evidente <strong>in</strong><br />

particolar modo nei mo<strong>del</strong>li semoventi, ha<br />

migliorato le prestazioni,riducendo i tempi<br />

di lavoro e i livelli di perdita. Attualmente<br />

non sono rari esempi <strong>in</strong> cui la vendemmia<br />

meccanica richiede meno di due ore/ettaro,<br />

con livelli di perdite <strong>del</strong> tutto comparabili<br />

a quelli <strong>del</strong>le vendemmiatrici a scuotimento<br />

verticale.<br />

ALCUNI ACCORGIMENTI<br />

PER LIMITARE<br />

LE PERDITE DI RACCOLTA<br />

Questi risultati, però, richiedono un’attenta<br />

gestione <strong>del</strong>la macch<strong>in</strong>a, soprattutto <strong>nella</strong><br />

regolazione <strong>del</strong> battitore, che può risultare<br />

f<strong>in</strong> troppo efficace. L’aumento <strong>del</strong>la frequenza<br />

di battitura non provoca solo un<br />

aumento <strong>del</strong>le sollecitazioni trasmesse, ma<br />

ne accresce anche l’<strong>in</strong>tensità.<br />

La valutazione da parte degli operatori non<br />

è sempre facile e normalmente la regolazione<br />

viene def<strong>in</strong>ita per massimizzare la capacità<br />

di distacco, cercando di aumentare<br />

la frequenza di battitura s<strong>in</strong>o ad elim<strong>in</strong>are<br />

completamente la presenza di uva rimasta<br />

sulla pianta. Questo criterio non tiene conto,<br />

però, che la trasmissione di sollecitazioni<br />

troppo elevate può aumentare <strong>in</strong> modo<br />

eccessivo il danneggiamento <strong>del</strong>l’uva e<br />

<strong>del</strong>le piante, con una conseguente ripercussione<br />

negativa sulle perdite occulte.<br />

Considerando nell’<strong>in</strong>sieme il fenomeno, è<br />

stato osservato più volte come la frequenza<br />

di battitura abbia un effetto contrastante<br />

sulle perdite visibili e su quelle occulte (figura<br />

1). I migliori risultati si ottengono con la


Foto Pezzi<br />

Foto Pezzi<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

I carri che<br />

prevedono<br />

la separazione<br />

<strong>del</strong> mosto libero<br />

consentono<br />

di realizzare<br />

<strong>in</strong>terventi mirati<br />

su questa frazione<br />

più pregiata<br />

e <strong>del</strong>icata.<br />

Le moderne vendemmiatrici a scuotimento<br />

orizzontale hanno notevolmente ridotto<br />

i tempi di lavoro e le perdite di prodotto.<br />

frequenza sufficiente a provocare un buon<br />

distacco <strong>del</strong>l’uva, preferibilmente non <strong>del</strong><br />

tutto completo per non eccedere nel danneggiamento<br />

<strong>del</strong> prodotto e <strong>del</strong>la pianta.<br />

Attualmente la vendemmia meccanica,<br />

quando viene realizzata con le dovute attenzioni<br />

su vigneti allevati con le forme più<br />

idonee e gestiti correttamente nelle potature<br />

autunnali ed estive, limita le perdite di<br />

raccolta a valori accettabili anche nei vitigni<br />

più difficili.<br />

COME CONTRASTARE<br />

IL DEPREZZAMENTO<br />

QUALITATIVO DELLE UVE<br />

Il vero problema <strong>del</strong>la vendemmia meccanica<br />

riguarda piuttosto il mantenimento<br />

<strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong> prodotto, che può essere<br />

compromessa a causa <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>evitabile rottura,<br />

più o meno evidente, degli ac<strong>in</strong>i provocata<br />

nel momento <strong>del</strong> distacco e <strong>nella</strong><br />

successiva movimentazione all’<strong>in</strong>terno<br />

<strong>del</strong>la vendemmiatrice e nei cantieri di trasporto.<br />

Il danneggiamento, provocando la<br />

fuoriuscita <strong>del</strong> mosto anche <strong>in</strong> quantità notevole<br />

(25-35% <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tera massa), favorisce<br />

diversi effetti negativi, che possono venire<br />

accentuati dai tempi elevati fra la raccolta e<br />

la trasformazione e dalle alte temperature<br />

al momento <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tervento. I problemi più<br />

evidenti riguardano:<br />

� l’ossidazione <strong>del</strong>le componenti fenoliche<br />

ed aromatiche;<br />

� l’avvio di fermentazione da parte di lieviti<br />

apiculati;<br />

� la precoce macerazione <strong>del</strong>le bucce;<br />

� la cessione di sentori sgradevoli da parte<br />

di foglie e raspi.<br />

Per poter contrastare il deprezzamento<br />

qualitativo <strong>del</strong>le uve vendemmiate a macch<strong>in</strong>a<br />

sono <strong>in</strong> fase di studio ed applicazione<br />

diverse tecniche di stabilizzazione da<br />

realizzare dopo la raccolta.Questi <strong>in</strong>terventi<br />

utilizzano metodi chimici e fisici.<br />

La tecnica più semplice consiste nell’utilizzo di<br />

additivi chimici (metabisolfito di potassio,acido<br />

ascorbico, tann<strong>in</strong>i ellagici, ecc..) per creare<br />

un ambiente riducente all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong>la massa<br />

raccolta.Il metodo è semplice e non troppo<br />

25


Foto Pezzi<br />

costoso, ma non è facile ottenere una distribuzione<br />

e un’azione uniforme e, <strong>in</strong>oltre, alcuni<br />

prodotti utilizzati favoriscono il fenomeno<br />

<strong>del</strong>la macerazione precoce <strong>del</strong>le bucce.<br />

Più impegnativi e costosi sono i metodi fisici<br />

che si basano sull’abbassamento <strong>del</strong>la<br />

temperatura e sul controllo <strong>del</strong>l’atmosfera<br />

mediante un gas <strong>in</strong>erte (CO2 o N2). L’abbassamento<br />

<strong>del</strong>la temperatura può essere realizzato<br />

sui carri di trasporto con superfici di<br />

Un basso danneggiamento degli ac<strong>in</strong>i<br />

è fondamentale per mantenere la <strong>qualità</strong><br />

<strong>del</strong> prodotto vendemmiato a macch<strong>in</strong>a.<br />

Foto Pezzi<br />

26<br />

Lo scarico diretto <strong>in</strong> vasca <strong>del</strong> mosto<br />

separato consente di evitare un <strong>in</strong>utile<br />

e dannoso passaggio negli impianti<br />

per la prima lavorazione <strong>del</strong>l’uva.<br />

scambio termico (<strong>in</strong>tercaped<strong>in</strong>i o piastre<br />

mobili), che montano macch<strong>in</strong>e frigorifere<br />

o,più semplicemente,che vengono alimentati<br />

con materiali criogenici raffreddati <strong>in</strong><br />

impianti presenti <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a. Anche questi<br />

metodi, tuttavia, presentano evidenti limiti<br />

legati alla scarsa capacità di scambio termico<br />

<strong>del</strong>l’uva, che rende impossibile un’azione<br />

uniforme su tutta la massa.<br />

Un’altra pratica attualmente abbastanza<br />

diffusa è l’impiego di ghiaccio secco (neve<br />

carbonica pellettata), che disperso nell’uva<br />

raccolta svolge la duplice funzione di raffreddamento<br />

e di <strong>in</strong>ertizzazione. Quasi<br />

sempre, però, queste tecniche trovano un<br />

forte limite alla loro diffusione negli elevati<br />

costi che richiedono e <strong>nella</strong> scarsa praticità<br />

nell’applicazione.<br />

PRATICO IL SISTEMA<br />

DEL CARRO MODIFICATO<br />

Una recente proposta che si è dimostrata<br />

efficace, pratica ed economica è rappresentata<br />

da un carro per il trasporto che pre-<br />

vede la separazione <strong>del</strong>la componente liquida<br />

da quella solida, così da applicare<br />

tecniche enologiche differenziate per le<br />

due frazioni già prima <strong>del</strong>l’arrivo <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a.<br />

Inoltre all’arrivo <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a il mosto separato<br />

può essere immesso direttamente <strong>in</strong> vasca,<br />

senza dover passare <strong>nella</strong> sequenza operativa<br />

normalmente prevista per la lavorazione<br />

<strong>del</strong>le uve (scarico <strong>in</strong> tramoggia, diraspapigiatura,<br />

pressatura, ecc..) che facilmente<br />

provoca un aumento <strong>del</strong>l’ossidazione<br />

e <strong>del</strong>la fecciosità.<br />

Il carro modificato viene realizzato <strong>in</strong> vari<br />

mo<strong>del</strong>li; quello pr<strong>in</strong>cipale ha una tramoggia<br />

trapezoidale, è elevabile con un plantografo<br />

idraulico e prevede lo scarico posteriore mediante<br />

una coclea. Al di sotto <strong>del</strong>la tramoggia<br />

è collocato un serbatoio chiuso con una<br />

capacità pari al 30% <strong>del</strong> carico totale. Dopo<br />

lo scarico dalla vendemmiatrice il mosto libero<br />

viene raccolto per gravità,passando attraverso<br />

un sifone, nel serbatoio chiuso. La<br />

separazione <strong>del</strong> mosto consente di dedicare<br />

maggior attenzione a questa frazione, che<br />

rappresenta la parte più pregiata e <strong>del</strong>icata.<br />

Il mosto può essere facilmente stabilizzato<br />

con l’<strong>in</strong>serimento dei coadiuvanti chimici<br />

(metabisolfito,acido ascorbico,ecc..) o con la<br />

realizzazione di un’atmosfera <strong>in</strong>erte, oppure<br />

può essere raffreddato.<br />

Un prodotto <strong>in</strong> grado di svolgere contemporaneamente<br />

l’<strong>in</strong>ertizzazione e il raffreddamento<br />

è la CO2 solida, sottoforma di pellets<br />

(ghiaccio secco) o ricavata direttamente<br />

dall’espansione <strong>del</strong>la CO2 liquida (neve carbonica).<br />

LE VERIFICHE ESEGUITE<br />

CON L’ANALISI SENSORIALE<br />

Numerose sono le verifiche che hanno evidenziato<br />

la validità <strong>del</strong> sistema. Riportiamo<br />

come esempio il risultato di una prova condotta<br />

nell’azienda sperimentale di Tebano<br />

su Sauvignon allevato a cordone libero e<br />

raccolto con una vendemmiatrice Ero.<br />

In questo caso sono state considerate due<br />

tesi sperimentali trattando il mosto separato:<br />

<strong>in</strong>ertizzazione con 1 kg/hl di ghiaccio<br />

secco (tesi A1); <strong>in</strong>ertizzazione e raffreddamento<br />

(-7°C) con 7 kg/hl di ghiaccio secco<br />

(tesi A2). La tesi di riferimento, sempre su<br />

prodotto vendemmiato a macch<strong>in</strong>a,prevedeva<br />

il trasporto senza separazione e il trat-


tamento con 20 g/hl di un prodotto antiossiossidante<br />

(tesi B).<br />

Dopo la v<strong>in</strong>ificazione e l’imbottigliamento,<br />

le tre tesi sono state valutate con l’analisi<br />

sensoriale.I tre campioni esam<strong>in</strong>ati sono risultati<br />

significativamente differenti fra di<br />

loro (tabella 1). Le due tesi sperimentali (A1<br />

e A2) sono state preferite a quella di riferimento<br />

(B) (figura 2). Secondo il parere dei<br />

degustatori, la separazione e il trattamento<br />

<strong>in</strong> campo ha migliorato i v<strong>in</strong>i prodotti,favorendo<br />

un profilo olfattivo più <strong>in</strong>tenso e f<strong>in</strong>e,<br />

decisamente più fruttato, particolarmente<br />

persistente e con un gusto ben strutturato<br />

e più armonico.<br />

VALUTAZIONI<br />

ECONOMICHE<br />

Su questa esperienza è stata effettuata una<br />

valutazione economica semplificata, considerano<br />

i seguenti elementi:<br />

� costo <strong>del</strong>la modifica al carro: 4.000 euro;<br />

� superficie di vigneto <strong>in</strong>teressata annualmente:<br />

20 ha/anno;<br />

� produzione unitaria: 150 q/ha;<br />

� ammostamento provocato dalla raccolta<br />

meccanica: 25%;<br />

� resa alla pressatura <strong>del</strong>le uve: 75%;<br />

� costo <strong>del</strong>la neve carbonica: 1,2 €/kg;<br />

� costo <strong>del</strong> ghiaccio secco: 1,6 €/kg.<br />

Sono qu<strong>in</strong>di state <strong>in</strong>dividuate 4 ipotesi di<br />

trasporto <strong>del</strong>le uve:<br />

1. trasporto su carro modificato effettuando<br />

l’<strong>in</strong>ertizzazione <strong>del</strong> mosto separato<br />

con 1 kg/hl di neve carbonica;<br />

2. trasporto su carro modificato effettuando<br />

l’<strong>in</strong>ertizzazione <strong>del</strong> mosto separato<br />

con 1 kg/hl di ghiaccio secco;<br />

3. trasporto su carro modificato effettuando<br />

il raffreddamento di -7°C <strong>del</strong> mosto<br />

separato con 7 kg/hl di ghiaccio secco;<br />

4. trasporto su carro tradizionale effettuando<br />

il raffreddamento di -7°C sull’<strong>in</strong>tera<br />

massa d’uva con 7 kg/q di ghiaccio secco.<br />

La valutazione, s<strong>in</strong>tetizzata <strong>nella</strong> tabella 2,<br />

mostra un bassissimo costo <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tervento<br />

d’<strong>in</strong>ertizzazione, utilizzando sia la CO2 liquida,<br />

sia quella solida, lasciando qu<strong>in</strong>di l’eventuale<br />

scelta fra le due modalità ad altri<br />

fattori come la disponibilità e praticità d’uso<br />

dei due prodotti.<br />

Il costo aumenta più <strong>del</strong> doppio se si vuole<br />

effettuare anche un abbassamento signifi-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Tab. 1 - Risultati <strong>del</strong> test triangolare e <strong>del</strong> test di preferenza effettuati<br />

<strong>nella</strong> prova di trasporto <strong>del</strong> Sauvignon vendemmiato a macch<strong>in</strong>a.<br />

Tesi a<br />

confronto<br />

A1 vs B<br />

A2 vs B<br />

A1 vs A2<br />

Degustatori<br />

19<br />

19<br />

19<br />

Riconoscimenti<br />

test triangolare<br />

18<br />

12<br />

15<br />

Fig. 2 - Test di gradevolezza <strong>del</strong>le tesi di Sauvignon.<br />

cativo <strong>del</strong>la temperatura. L’<strong>in</strong>cidenza sul<br />

prodotto f<strong>in</strong>ito rimane comunque contenuta<br />

(2 centesimi/litro) e di gran lunga <strong>in</strong>feriore<br />

a quella necessaria per lo stesso<br />

trattamento eseguito sull’<strong>in</strong>tera massa d’uva<br />

raccolta.Inoltre,<strong>in</strong> quest’ultimo caso,l’uniformità<br />

<strong>del</strong> trattamento è sicuramente<br />

scarsa, considerando la bassa capacità di<br />

trasmissione termica <strong>del</strong>l’uva.<br />

Questo sistema,pratico ed economico,rap-<br />

Tecnica<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

Valore di P<br />

0,001<br />

0,01<br />

0,01<br />

Preferenze<br />

(tesi)<br />

14 (A1)<br />

16 (A2)<br />

15 (A2)<br />

Valore di P<br />

0,05<br />

0,01<br />

0,05<br />

presenta solo una fra le diverse alternative<br />

che oggi possono essere utilizzate per il<br />

mantenimento <strong>del</strong>la <strong>qualità</strong> <strong>del</strong>le uve vendemmiate<br />

a macch<strong>in</strong>a. Qualità che, se protetta,compete<br />

a pieno con quella <strong>del</strong>la raccolta<br />

manuale, come dimostra anche l’orientamento<br />

di numerose aziende vitiv<strong>in</strong>icole<br />

produttrici di v<strong>in</strong>i di elevato valore<br />

commerciale, che negli ultimi anni hanno<br />

scelto la vendemmia meccanica. ■<br />

Tab. 2 - Costi stimati per differenti tecniche di protezione<br />

<strong>del</strong>l’uva vendemmiata a macch<strong>in</strong>a.<br />

Costo per modifica<br />

carro (€/hl)<br />

0,35<br />

0,35<br />

0,35<br />

---<br />

Costo CO2 per unità di prodotto<br />

(mosto o uva) trattato (€/q)<br />

1,20<br />

1,60<br />

11,20<br />

11,20<br />

Costo totale per unità di <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

ottenuto (€/hl)<br />

0,75<br />

0,88<br />

2,08<br />

14,90<br />

27


Vitigni autoctoni: Veruccese<br />

e Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese<br />

In Italia, per l’antica tradizione di coltivazione<br />

<strong>del</strong>la vite, ci sono numerosi vitigni<br />

che <strong>in</strong> passato hanno caratterizzato territori<br />

ben precisi e che sono ancora presenti <strong>in</strong> aree<br />

più o meno ampie. Questi vitigni, che a<br />

torto o a ragione molti def<strong>in</strong>iscono autoctoni,negli<br />

ultimi anni sono saliti alla ribalta:basti<br />

pensare al Nero d’Avola <strong>del</strong>la Sicilia, che<br />

sta allargando i suoi conf<strong>in</strong>i passando dal livello<br />

prov<strong>in</strong>ciale a quello regionale ed anche<br />

nazionale.<br />

Ogni prov<strong>in</strong>cia ha vitigni esclusivi e peculiari,<br />

che forse è più corretto def<strong>in</strong>ire “vitigni di<br />

antico <strong>in</strong>sediamento”; essi stanno diventando<br />

sempre più importanti per valorizzare i<br />

diversi areali viticoli,<strong>in</strong> quanto si tratta di varietà<br />

storiche e, come tali, sono parte <strong>in</strong>tegrante<br />

<strong>del</strong> tessuto culturale di determ<strong>in</strong>ati<br />

ambienti.<br />

Il recupero di questo materiale vegetale può<br />

rivelarsi <strong>in</strong>dispensabile per l’evoluzione <strong>del</strong><br />

settore vitiv<strong>in</strong>icolo locale e nazionale: oltre<br />

alla problematica <strong>del</strong>la salvaguardia di vitigni<br />

fortemente rappresentativi di un determ<strong>in</strong>ato<br />

territorio,sussiste <strong>in</strong>fatti la reale possibilità<br />

di ampliare sensibilmente la piattaforma<br />

ampelografica con varietà capaci di<br />

<strong>in</strong>crementare la variabilità genetica, riducendo<br />

nel contempo l’impiego dei soliti vitigni<br />

<strong>in</strong>ternazionali.<br />

Spesso questi vitigni sono caratterizzati da<br />

notevole rusticità e peculiarità agronomiche<br />

estremamente <strong>in</strong>teressanti, pertanto<br />

potrebbero essere impiegati <strong>in</strong> modo soddisfacente<br />

nei programmi di miglioramento<br />

genetico viticolo.L’identificazione e la caratterizzazione<br />

<strong>del</strong> patrimonio autoctono<br />

28<br />

■ GIOVANNI NIGRO ■<br />

Crpv, Faenza (RA)<br />

■ ILARIA FILIPPETTI ■<br />

Crive, Università di Bologna<br />

■ MIRKO MELOTTI, MARCO SIMONI ■<br />

GABRIELE VESPIGNANI<br />

Astra - Innovazione e Sviluppo, Bologna<br />

<strong>del</strong>l’Emilia-Romagna è avvenuta grazie al<br />

progetto “Vitigni m<strong>in</strong>ori”, f<strong>in</strong>anziato attraverso<br />

la legge regionale 28/98 e coord<strong>in</strong>ato<br />

dal Centro ricerche produzioni vegetali,con<br />

la responsabilità scientifica <strong>del</strong> Centro <strong>in</strong>terdipartimentale<br />

di ricerche viticole ed enologiche<br />

<strong>del</strong>l’Università di Bologna.<br />

Qui parleremo di due fra i più <strong>in</strong>teressanti vitigni<br />

autoctoni ritrovati <strong>nella</strong> prov<strong>in</strong>cia di Rim<strong>in</strong>i,<br />

il Veruccese (nero), localmente chiamato<br />

Verucchiese,e la Vernacc<strong>in</strong>a (bianco),dei quali<br />

riportiamo le pr<strong>in</strong>cipali caratteristiche ampelografiche,agronomiche<br />

e tecnologiche.<br />

IL VITIGNO VERUCCESE<br />

L’areale di coltivazione <strong>del</strong> Veruccese era limitato<br />

esclusivamente al territorio <strong>del</strong> comune<br />

di Verucchio (RN) e alle zone limitrofe.<br />

In passato veniva coltivato nelle piantate assieme<br />

al Sangiovese e gli anziani produttori<br />

lo ritenevano adatto per ammorbidire i v<strong>in</strong>i<br />

ottenuti da quest’ultimo vitigno. Dal Veruccese,<br />

<strong>in</strong>fatti, tipicamente si otteneva un <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

a pronta beva rotondo e molto f<strong>in</strong>e, da degustare<br />

<strong>in</strong> occasione <strong>del</strong>l’antica “Fiera di<br />

Santa Croce”, che si svolgeva a Verucchio il 14<br />

Foto Arch. Crpv<br />

settembre. Anche oggi, per le sue caratteristiche,si<br />

ritiene adatto alla produzione di un<br />

<strong>v<strong>in</strong>o</strong> giovane o novello,capace di valorizzare<br />

al massimo l’enogastronomia locale.<br />

Individuazione ed esame bio-agronomico<br />

Il vitigno Veruccese è stato <strong>in</strong>dividuato <strong>in</strong><br />

antichi filari presenti <strong>in</strong> alcune aziende <strong>del</strong>la<br />

coll<strong>in</strong>a rim<strong>in</strong>ese. Per identificarne l’autenticità<br />

e il comportamento agronomico ed enologico<br />

sono stati scelti due vigneti rappresentativi,<br />

sui quali sono stati condotti rilievi<br />

morfologici e vegeto-produttivi. Il primo,<br />

<strong>in</strong> località Verucchio, è costituito da un<br />

solo filare con viti di 15-20 anni allevate a<br />

doppio capovolto con sesto d’impianto di<br />

3,2 x1,2 metri e si trova su un terreno di tipo<br />

argilloso, situato a 100 metri sul livello <strong>del</strong><br />

mare.Il secondo vigneto,di età compresa tra<br />

40 e 50 anni, anch’esso <strong>in</strong> località Verucchio,<br />

è costituito da un unico filare,ha viti allevate<br />

a doppio capovolto irregolare su un terreno<br />

di medio impasto tendente all’argillosociottoloso<br />

alla stessa altitud<strong>in</strong>e.Nella tabella<br />

Foto 1. Foglia adulta di Veruccese.


1 sono riportati i pr<strong>in</strong>cipali parametri vegeto-produttivi<br />

<strong>del</strong> vitigno.<br />

Caratteri ampelografici<br />

Il germoglio è caratterizzato da un apice<br />

aperto debolmente pigmentato e con tomento<br />

aracnoideo.<br />

La foglia adulta è di forma pentagonale,<br />

pentalobata,con lembo ondulato,di dimensioni<br />

medio-piccole. Il lembo presenta un<br />

profilo ondulato con superficie mediamente<br />

tomentosa <strong>nella</strong> pag<strong>in</strong>a <strong>in</strong>feriore. Il seno<br />

peziolare è a V aperto,quelli laterali superiori<br />

hanno forma a U e i lobi sono leggermente<br />

sovrapposti (foto 1 ).<br />

Il fiore è ermafrodita.<br />

Il grappolo è medio-piccolo (g 250), mediamente<br />

compatto, a volte spargolo, di forma<br />

conica, alato (spesso un’ala) (foto 2).<br />

L’ac<strong>in</strong>o è medio-piccolo (g 1,70), di forma<br />

sferico-ellittica con buccia sottile, mediamente<br />

pru<strong>in</strong>osa, polpa poco consistente<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Tab. 1 - Parametri vegeto-produttivi <strong>del</strong> vitigno Veruccese.<br />

Parametri<br />

Fertilità (n° <strong>in</strong>f./germ.)<br />

N° grappoli/ceppo<br />

Produzione (kg/ceppo)<br />

Peso medio grappolo (g)<br />

Peso medio ac<strong>in</strong>o (g)<br />

Foto 2. Grappolo di Veruccese.<br />

Foto Arch. Crpv<br />

Vigneto 1 a Verucchio<br />

1,45<br />

21<br />

5,50<br />

262<br />

1,70<br />

Vigneto 2 a Verucchio<br />

1,45<br />

39<br />

9,10<br />

233<br />

1,80<br />

senza particolari sapori e con basso rendimento<br />

<strong>in</strong> succo. Il pedicello si stacca facilmente.<br />

Caratteristiche agronomiche<br />

Fasi fenologiche:<br />

� germogliamento: medio-tardivo (11-<br />

23/04 );<br />

� fioritura: medio-tardiva (6-15/06 );<br />

� maturazione fisiologica: medio-tardiva<br />

(25/09-10/10).<br />

Habitus:la vigoria è medio-elevata e il portamento<br />

è semi-assurgente.<br />

Fertilità: la fertilità <strong>del</strong>le gemme basali è<br />

buona (il primo germoglio fruttifero compare<br />

spesso già al 1° nodo).<br />

Suscettibilità alle fitopatie: il vitigno ha mostrato<br />

un livello medio di resistenza a peronospora,<br />

oidio e botrytis.<br />

Profilo isoenzimatico e molecolare<br />

Nell’<strong>in</strong>tento di identificare il vitigno ed escludere<br />

qualsiasi tipo di s<strong>in</strong>onimia, dopo la<br />

caratterizzazione morfologica si è passati a<br />

quella molecolare.Il Veruccese ha evidenziato<br />

il pattern isoenzimatico GPI 10 e PGM 6,<br />

che co<strong>in</strong>cide con quello di alcune varietà a<br />

bacca nera iscritte al Registro nazionale,<br />

morfologicamente piuttosto diverse. È stata<br />

effettuata, qu<strong>in</strong>di, l’analisi <strong>del</strong> DNA utilizzando<br />

9 marcatori microsatelliti, VVS2, ZAG62,<br />

ZAG79, VVMD6, VVMD25, VVMD7, VVMD5,<br />

VVMD32 e VVMD36, che hanno confermato<br />

l’unicità <strong>del</strong> Veruccese escludendo qualsiasi<br />

omonimia o s<strong>in</strong>onimia con altri vitigni.<br />

Caratteristiche enologiche<br />

Per verificare le caratteristiche enologiche<br />

sono state realizzate prove di v<strong>in</strong>ificazione<br />

di uve Veruccese <strong>in</strong> due differenti annate,<br />

2006 e 2007 (tabelle 2 e 3).<br />

I v<strong>in</strong>i hanno mostrato differenze compositive<br />

conseguenti al diverso andamento climatico<br />

dei due anni. Il 2007 è stato particolarmente<br />

caldo e torrido e per questa ragio-<br />

ne si è rilevato un livello di maturazione più<br />

avanzato rispetto al 2006, anno forse più riferibile<br />

alla norma. In particolare <strong>nella</strong> vendemmia<br />

2007 si è lavorato su uva con tenore<br />

zuccher<strong>in</strong>o più elevato (quasi 2% volume<br />

alcol potenziale <strong>in</strong> più) e acidità bassa (con<br />

acido malico limitato). Il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> <strong>del</strong> 2007, <strong>in</strong>oltre,<br />

ha mostrato di essere più ricco <strong>in</strong> estrat-<br />

Tab. 2 - Analisi mosti <strong>del</strong> vitigno<br />

Veruccese proveniente dalle<br />

vendemmie 2006 e 2007.<br />

Mosti<br />

Brix<br />

pH<br />

Acidita totale (g/l)<br />

Numero di Formolo<br />

Acido tartarico (g/l)<br />

Acido malico (g/l)<br />

Acido citrico (g/l)<br />

2006<br />

19,6<br />

3,01<br />

6,71<br />

3,0<br />

---<br />

---<br />

---<br />

2007<br />

22,4<br />

3,16<br />

4,90<br />

3,0<br />

5,7<br />

0,55<br />

0,15<br />

Tab. 3 - Analisi v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> vitigno<br />

Veruccese proveniente dalle<br />

vendemmie 2006 e 2007.<br />

V<strong>in</strong>i<br />

Alcol effettivo (vol. %)<br />

Zuccheri (g/l)<br />

Alcol complessivo (vol. %)<br />

Estratto secco totale (g/l)<br />

Estratto non riduttore (g/l)<br />

pH<br />

Acidita totale (g/l)<br />

Acido tartarico (g/l)<br />

Acido malico (g/l)<br />

Acido lattico (g/l)<br />

Acido citrico (g/l)<br />

Polifenoli totali (mg/l)<br />

Antociani (mg/l)<br />

DO 420 nm<br />

DO 520 nm<br />

Intensità<br />

Tonalità<br />

2006<br />

11,69<br />

2,3<br />

11,83<br />

22,0<br />

19,7<br />

3,37<br />

5,87<br />

1,61<br />

1,73<br />

0,20<br />

0,38<br />

1.753<br />

277<br />

1,65<br />

2,76<br />

4,41<br />

0,60<br />

2007<br />

13,39<br />

3,8<br />

13,62<br />

26,0<br />

22,2<br />

3,21<br />

5,80<br />

1,70<br />

0,50<br />

0,10<br />

0,20<br />

1.791<br />

381<br />

2,33<br />

5,36<br />

7,69<br />

0,43<br />

29


to e antociani e con un colore più <strong>in</strong>tenso.<br />

Dalle uve Veruccese si ottiene un <strong>v<strong>in</strong>o</strong> di media<br />

alcolicità, con colorazione non <strong>in</strong>tensa<br />

ma tonalità vivace, morbido e non molto<br />

corposo.I v<strong>in</strong>i dei due anni sono mediamente<br />

acidi e con un estratto relativamente contenuto.<br />

All’analisi sensoriale è stato complessivamente<br />

valutato positivamente, <strong>in</strong><br />

particolare per l’aspetto visivo ed olfattivo<br />

(figura 1).<br />

Colore: rosso rub<strong>in</strong>o con riflessi violacei <strong>in</strong>tensi,<br />

molto attraente.<br />

Olfatto: profilo olfattivo f<strong>in</strong>e, complesso,<br />

molto gradevole con note prevalenti di bacche<br />

rosse (mora, lampone) e ciliegia. Rilevate<br />

anche note speziate (pepe,chiodi di garofano),fiorali<br />

(viola) e di prugna essiccata.Presenti<br />

anche note erbacee (erbaceo fresco).<br />

Gusto: caratterizzato da struttura un po’ debole.<br />

Leggera acidità ed astr<strong>in</strong>genza <strong>in</strong> evidenza<br />

a seguito <strong>del</strong>la bassa corposità, amarognolo<br />

e sapido.<br />

Giudizio complessivo<br />

Le uve Veruccese sono valide per ottenere<br />

v<strong>in</strong>i rossi leggeri, con gradazione alcolica<br />

30<br />

Fig. 1 - Profilo sensoriale relativo al <strong>v<strong>in</strong>o</strong> proveniente<br />

dalla vendemmia 2007.<br />

non elevata, freschi per l’acidità presente,<br />

pronti al consumo <strong>in</strong> tempi rapidi,ove devono<br />

essere valorizzate le gradevoli caratteristiche<br />

aromatiche.<br />

Sulla base dei risultati ottenuti si potrebbe<br />

ipotizzare la possibilità di produrre anche<br />

Foto Arch. Crpv<br />

v<strong>in</strong>i adatti all’<strong>in</strong>vecchiamento, utilizzando<br />

opportune tecniche agronomiche (forme<br />

d’allevamento a sviluppo contenuto, densità<br />

d’impianto più elevate) <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>durre<br />

produzioni di uva per ceppo mediobasse.<br />

Ipotesi <strong>in</strong>teressanti da verificare<br />

sperimentalmente.<br />

IL VITIGNO VERNACCINA<br />

Non esistono molte descrizioni di Vernacc<strong>in</strong>a<br />

<strong>in</strong> bibliografia, probabilmente perché<br />

questa varietà veniva identificata con la<br />

denom<strong>in</strong>azione di Ribolla piccola, descritta<br />

da De Bosis (1879) per il territorio rim<strong>in</strong>ese;<br />

<strong>in</strong>fatti localmente veniva chiamata<br />

Ribul<strong>in</strong>a o Vernacc<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> contrapposizione<br />

alla Vernaccia caratterizzata da un grappolo<br />

più grande.L’areale di diffusione sembra<br />

limitato esclusivamente alla prov<strong>in</strong>cia di<br />

Rim<strong>in</strong>i.<br />

Attualmente esiste un grande <strong>in</strong>teresse nell’areale<br />

<strong>del</strong> Rim<strong>in</strong>ese per questo vitigno che<br />

ha dimostrato, <strong>in</strong> seguito a test sensoriali effettuati<br />

su v<strong>in</strong>i ottenuti nelle passate stagioni,<br />

di avere i requisiti necessari per produrre<br />

un bianco di pregio, dist<strong>in</strong>guendosi nettamente<br />

da tutti gli altri bianchi <strong>del</strong>la zona per<br />

gusto e profumi. Si ritiene pertanto che la<br />

Vernacc<strong>in</strong>a possa contribuire ad aumentare<br />

la gamma dei v<strong>in</strong>i tipici <strong>del</strong> Rim<strong>in</strong>ese da abb<strong>in</strong>are<br />

alla cuc<strong>in</strong>a locale,considerando l’am-<br />

Foto 3. Foglia adulta di Vernacc<strong>in</strong>a.


pia vocazionalità di questo territorio al turismo<br />

enogastromico.<br />

Individuazione ed esame bio-agronomico<br />

La Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese è stata <strong>in</strong>dividuata<br />

<strong>in</strong> antichi filari presso alcune aziende viticole<br />

<strong>del</strong>la coll<strong>in</strong>a rim<strong>in</strong>ese.Per l’iscrizione al Registro<br />

nazionale <strong>del</strong>le varietà sono stati scelti<br />

due vigneti <strong>in</strong> cui sono stati effettuati, per<br />

tre anni, rilievi agronomici ed enologici.<br />

Il primo,di circa 30 anni,<strong>in</strong> località Coriano,è<br />

costituito da un unico filare con piante allevate<br />

a doppio capovolto alla distanza di un<br />

metro e si trova su un terreno argilloso situato<br />

a circa 80 metri sul livello <strong>del</strong> mare. Il<br />

secondo vigneto,di età compresa tra 40 e 50<br />

anni,<strong>in</strong> località Verucchio,è composto da un<br />

solo filare con piante allevate a doppio capovolto<br />

alla distanza di un metro e si trova<br />

su un terreno di medio impasto argilloso situato<br />

a circa 100 metri sul livello <strong>del</strong> mare.La<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Tab. 4 - Parametri vegeto-produttivi <strong>del</strong> vitigno Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese.<br />

Parametri<br />

Fertilità (n° <strong>in</strong>f./germ.)<br />

N° grappoli/ceppo<br />

Produzione (kg/ceppo)<br />

Peso medio grappolo (g)<br />

Peso medio ac<strong>in</strong>o (g)<br />

Foto 4. Grappolo di Vernacc<strong>in</strong>a.<br />

Foto Arch. Crpv<br />

Vigneto 1 – Coriano<br />

1,05<br />

31<br />

6,70<br />

219<br />

1,40<br />

Vigneto 2 - Verucchio<br />

1,00<br />

47<br />

8,90<br />

194<br />

1,57<br />

tabella 4 riporta i valori dei pr<strong>in</strong>cipali parametri<br />

vegeto-produttivi rilevati nei due vigneti<br />

<strong>in</strong> osservazione.<br />

Caratteri ampelografici<br />

Il germoglio è caratterizzato da un apice aperto<br />

debolmente pigmentato ai bordi, con<br />

tomento di media densità.<br />

La foglia adulta è di forma cuneiforme,eptalobata,<br />

con lembo ondulato, di piccole dimensioni.<br />

La pag<strong>in</strong>a <strong>in</strong>feriore si presenta<br />

mediamente tomentosa. Il seno peziolare è<br />

a V aperto o molto aperto con il fondo spesso<br />

limitato dalle nervature, quelli laterali superiori<br />

hanno forma a U chiusi e con i lobi<br />

leggermente sovrapposti (foto 3).<br />

Il fiore è ermafrodita.<br />

Il grappolo è piccolo, mediamente compatto,<br />

di forma cil<strong>in</strong>drica, con caratteristica ala<br />

s<strong>in</strong>gola (foto 4).<br />

L’ac<strong>in</strong>o è medio-piccolo, di forma sferico-ellittica<br />

con buccia di medio spessore, colore<br />

verde-giallo mediamente pru<strong>in</strong>osa, polpa<br />

poco consistente senza particolari sapori. Il<br />

pedicello si distacca abbastanza facilmente.<br />

Caratteristiche agronomiche<br />

Fasi fenologiche :<br />

� germogliamento: medio (10-15/04);<br />

� fioritura: medio-tardiva (12-17/06);<br />

� maturazione fisiologica: precoce (20-<br />

30/08).<br />

Habitus:la vigoria è medio elevata e il portamento<br />

è semi-assurgente.<br />

Fertilità: la fertilità <strong>del</strong>le gemme basali è<br />

buona (il primo germoglio fruttifero compare<br />

spesso già al 1° nodo).<br />

Suscettibilità alle fitopatie: il vitigno ha mostrato<br />

un livello medio di resistenza a peronospora,<br />

oidio e botrytis.<br />

Profilo isoenzimatico e molecolare<br />

Le analisi isoenzimatiche hanno consentito<br />

di <strong>in</strong>dividuare che a tale accessione corrisponde<br />

il pattern GPI 4 e PGM 1 co<strong>in</strong>ciden-<br />

te con quello dei seguenti vitigni a bacca<br />

bianca già iscritti al Registro nazionale: Cococciola,<br />

Coda di Volpe Bianca, Garganega,<br />

Grecanico Dorato, Malvasia Bianca di Basilicata,<br />

Nuragus, Pignoletto, Prosecco Lungo e<br />

Zibibbo.<br />

Mediante valutazioni ampelografiche si è<br />

potuta escludere l’identità con il Grecanico<br />

Dorato, la Malvasia Bianca di Basilicata e lo<br />

Zibibbo.<br />

Le analisi molecolari a 12 loci microsatelliti<br />

hanno permesso l’<strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong> profilo<br />

genetico <strong>del</strong> vitigno Vernacc<strong>in</strong>a Rim<strong>in</strong>ese.<br />

Tab. 5 - Analisi mosti <strong>del</strong> vitigno<br />

Vernacc<strong>in</strong>a proveniente dalle<br />

vendemmie 2004, 2006 e 2007.<br />

Mosti<br />

Brix<br />

pH<br />

Acidita totale (g/l)<br />

Numero di Formolo<br />

Acido tartarico (g/l)<br />

Acido malico (g/l)<br />

Acido citrico (g/l)<br />

2004<br />

21,2<br />

3,08<br />

7,49<br />

4,8<br />

---<br />

---<br />

---<br />

2006<br />

21,2<br />

3,22<br />

7,75<br />

3,0<br />

---<br />

---<br />

---<br />

2007<br />

23,6<br />

3,26<br />

6,00<br />

6,0<br />

5,5<br />

2,1<br />

< 0,10<br />

Tab. 6 - Analisi v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> vitigno<br />

Vernacc<strong>in</strong>a proveniente dalle<br />

vendemmie 2004, 2006 e 2007.<br />

V<strong>in</strong>i<br />

Alcol effettivo (vol. %)<br />

Zuccheri (g/l)<br />

Alcol complessivo (vol. %)<br />

Estratto secco totale (g/l)<br />

Estratto non riduttore (g/l)<br />

pH<br />

Acidita totale (g/l)<br />

Acido tartarico (g/l)<br />

Acido malico (g/l)<br />

Acido lattico (g/l)<br />

Acido citrico (g/l)<br />

Polifenoli totali (mg/l)<br />

DO 420 nm<br />

2004<br />

12,91<br />

2,65<br />

13,07<br />

22,2<br />

19,6<br />

3,03<br />

7,04<br />

1,85<br />

1,37<br />

0,32<br />

0,29<br />

219<br />

0,060<br />

2006<br />

12,72<br />

3,60<br />

12,94<br />

22,3<br />

18,7<br />

3,09<br />

7,10<br />

1,76<br />

1,83<br />

0,46<br />

0,18<br />

234<br />

0,062<br />

2007<br />

14,73<br />

3,1<br />

14,92<br />

23,5<br />

20,4<br />

3,06<br />

6,40<br />

1,60<br />

1,30<br />

0,20<br />

0,20<br />

307<br />

0,099<br />

31


Per i vitigni Coda di Volpe e Pignoletto si è<br />

potuta escludere l’identità con la Vernacc<strong>in</strong>a,confrontando<br />

le dimensioni alleliche a livello<br />

dei s<strong>in</strong>goli loci, mentre per escludere<br />

quella con i vitigni Cococciola, Garganega,<br />

Nuragus e Prosecco Lungo si è proceduto al<br />

confronto diretto, vista la mancanza di dati<br />

microsatelliti <strong>in</strong> bibliografia.<br />

Caratteristiche enologiche<br />

Per verificare le caratteristiche enologiche<br />

sono state realizzate prove di v<strong>in</strong>ificazione<br />

di uve Vernacc<strong>in</strong>a <strong>in</strong> tre differenti annate:<br />

2004, 2006 e 2007 (tabelle 5 e 6). Il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> che<br />

si è ottenuto è stato caratterizzato da una<br />

buona alcolicità.Nelle annate 2004 e 2006 si<br />

sono ottenuti v<strong>in</strong>i con gradazione di circa<br />

13% vol. mentre nel 2007, particolarmente<br />

torrido, si sono oltrepassati i 14,50% vol.<br />

L’uva, qu<strong>in</strong>di, ha raggiunto buoni livelli di<br />

maturazione zuccher<strong>in</strong>a, mantenendo comunque<br />

un sostenuto contenuto <strong>in</strong> acidi,<br />

che rendono il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> fresco e serbevole. L’acidità<br />

totale si è sempre mantenuta al di sopra<br />

dei 6 g/l, con un buon contributo dato dall’acido<br />

malico. I valori <strong>del</strong>l’estratto sono decisamente<br />

buoni per un <strong>v<strong>in</strong>o</strong> bianco.Il teno-<br />

32<br />

Fig. 2 - Profilo sensoriale relativo al <strong>v<strong>in</strong>o</strong> proveniente<br />

dalla vendemmia 2007.<br />

re <strong>in</strong> polifenoli è abbastanza contenuto, e si<br />

ottengono v<strong>in</strong>i con colore non <strong>in</strong>tenso e tonalità<br />

brillanti.<br />

In tutti gli anni di prova,dalle uve Vernacc<strong>in</strong>a<br />

si sono ottenuti v<strong>in</strong>i con composizione equilibrata<br />

ed <strong>in</strong>teressante. All’analisi sensoriale<br />

il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> ha ricevuto complessivamente valutazioni<br />

positive sotto tutti i punti di vista (figura<br />

2).<br />

Colore: giallo paglier<strong>in</strong>o di <strong>in</strong>tensità non<br />

troppo elevata, con riflessi giallognoli e verdognoli,<br />

molto gradevole.<br />

Olfatto: <strong>v<strong>in</strong>o</strong> con quadro olfattivo di discreta<br />

<strong>in</strong>tensità e complessità, elegante ed etereo,<br />

fiorale con note dolci di acacia e tiglio e<br />

fruttato,con prevalenza di agrumi e frutta esotica.<br />

Si rilevano anche note vegetali fresche<br />

di erbe aromatiche.<br />

Gusto: equilibrato, con acidità sostenuta, amarognolo,<br />

sapido e con buona struttura.<br />

Giudizio complessivo<br />

Il vitigno Vernacc<strong>in</strong>a e il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> che ne deriva<br />

hanno avuto una valutazione decisamente<br />

positiva. I v<strong>in</strong>i sono stati ben apprezzati. Da<br />

questo vitigno si possono ottenere v<strong>in</strong>i<br />

bianchi con buona <strong>in</strong>tensità aromatica, fre-<br />

schi e gradevoli, con una buona pienezza al<br />

gusto e buona serbevolezza. Sono v<strong>in</strong>i di<br />

buona struttura, per i quali si può prevedere<br />

anche un consumo nel secondo anno e possibilità<br />

di aff<strong>in</strong>amento <strong>in</strong> legno.<br />

IL TRAGUARDO FINALE<br />

È LA CONQUISTA DELLA DOC<br />

Il tema dei vitigni autoctoni, altrimenti def<strong>in</strong>iti<br />

antichi o m<strong>in</strong>ori, assume numerose valenze<br />

che affermano le radici antiche <strong>del</strong>la<br />

viticoltura <strong>del</strong> territorio e consentono di<br />

veicolare aspetti storici e culturali. Tali vitigni,<br />

<strong>in</strong>oltre, quando v<strong>in</strong>ificati <strong>in</strong> purezza,<br />

spesso generano v<strong>in</strong>i molto orig<strong>in</strong>ali e diversi,<br />

che offrono al consumatore evoluto<br />

prodotti <strong>in</strong>teressanti ed alternativi.<br />

Nel panorama articolato e complesso <strong>del</strong>le<br />

varie tipologie di prodotto rendono completo<br />

il quadro <strong>del</strong>l’offerta di un territorio vitiv<strong>in</strong>icolo<br />

di <strong>qualità</strong>.Nel Rim<strong>in</strong>ese poi,dove il<br />

turismo alimenta una forte curiosità e richiesta<br />

di tipicità enogastronomiche, ampliano<br />

la proposta, pr<strong>in</strong>cipalmente fondata su v<strong>in</strong>i<br />

ottenuti da vitigni orig<strong>in</strong>ali <strong>del</strong> territorio e da<br />

tempo consolidati come il Sangiovese,la cui<br />

offerta può essere vivacizzata e completata<br />

da v<strong>in</strong>i rari che sono complemento ideale ai<br />

cibi tipici <strong>del</strong> territorio.<br />

I vitigni autoctoni sono spesso poco elastici<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>l’andamento<br />

stagionale e richiedono,per dare il meglio<br />

<strong>in</strong> vigna, le cure di viticoltori abili, appassionati<br />

ed accorti che potranno essere ripagati<br />

da prodotti che difficilmente avranno una<br />

grandissima diffusione e saranno qu<strong>in</strong>di<br />

protetti da rischi di <strong>in</strong>flazione commerciale.<br />

Il traguardo f<strong>in</strong>ale <strong>del</strong> progetto di recupero e<br />

valorizzazione <strong>del</strong> Veruccese e <strong>del</strong>la Vernacc<strong>in</strong>a<br />

rim<strong>in</strong>ese, come già avvenuto per la Rebola<br />

e il Biancame,dovrà essere il loro <strong>in</strong>serimento<br />

fra le tipologie di v<strong>in</strong>i <strong>del</strong>la Denom<strong>in</strong>azione<br />

di orig<strong>in</strong>e controllata Colli di Rim<strong>in</strong>i,<br />

attivando così s<strong>in</strong>ergie nell’esaltare l’orig<strong>in</strong>alità<br />

e la peculiarità <strong>del</strong> contesto vitiv<strong>in</strong>icolo<br />

rim<strong>in</strong>ese. ■<br />

Si r<strong>in</strong>grazia Stefano Romani, Presidente <strong>del</strong><br />

Consiglio <strong>in</strong>terprofessionale V<strong>in</strong>i Doc Colli di<br />

Rim<strong>in</strong>i, per la preziosa collaborazione fornita<br />

nell’<strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong>le aziende-studio e per<br />

tutte le <strong>in</strong>formazioni storico-bibliografiche<br />

suggerite.


I l<br />

crescente orientamento dei consumatori<br />

verso alimenti ad elevato contenuto<br />

salutistico ha sp<strong>in</strong>to la Comunità europea<br />

a dotarsi di strumenti legislativi <strong>in</strong><br />

grado di rispondere a tali esigenze e di<br />

permettere ai cittad<strong>in</strong>i una scelta d’acquisto<br />

consapevole.<br />

Recentemente, la Direttiva 2003/89/CE ed il<br />

successivo Regolamento CE 1991/04, nel regolamentare<br />

le <strong>in</strong>dicazioni d’etichetta per gli<br />

alimenti contenenti allergeni, hanno di fatto<br />

<strong>in</strong>trodotto l’obbligo di evidenziare la presenza<br />

di quantitativi maggiori ai 10 mg/l di solfiti<br />

nei v<strong>in</strong>i.La tossicità (cronica ed acuta) <strong>del</strong>l’anidride<br />

solforosa (SO2) è <strong>in</strong>fatti nota,e l’Organizzazione<br />

mondiale <strong>del</strong>la sanità ha da tempo<br />

stabilito una Dga (Dose giornaliera ammissi-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Il lizosima che riduce<br />

l’anidride solforosa<br />

■ CLAUDIO RIPONI, FABIO CHINNICI ■<br />

NADIA NATALI, FRANCESCA SONNI<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />

Università di Bologna<br />

Foto Arch. Astra<br />

bile) pari a 0,7 mg/Kg di peso corporeo.<br />

L’<strong>in</strong>dividuazione di tecnologie idonee all’ottenimento<br />

di v<strong>in</strong>i a basso contenuto, o completamente<br />

privi di anidride solforosa aggiunta,<br />

potrebbe qu<strong>in</strong>di rappresentare<br />

un’utile risposta alle richieste <strong>del</strong> mercato,<br />

rendendo al contempo possibili etichette <strong>in</strong><br />

cui sia <strong>in</strong>dicata l’assenza di solfiti.<br />

Le funzioni tecnologiche svolte dall’anidride<br />

solforosa nei mosti e nei v<strong>in</strong>i sono molteplici;<br />

tra queste, le più importanti sono legate<br />

alla capacità di impedire la proliferazione<br />

batterica <strong>in</strong>desiderata, al controllo <strong>del</strong>la flora<br />

fermentante ed alle proprietà antiossidanti<br />

(azione diretta) ed antiossidasiche (azione<br />

<strong>in</strong>diretta) svolte s<strong>in</strong> dalle prime fasi di<br />

ammostamento <strong>del</strong>l’uva. In breve, l’SO2 è lo<br />

strumento pr<strong>in</strong>cipe per il controllo <strong>del</strong>la stabilità<br />

chimico-fisica e microbiologica <strong>in</strong> v<strong>in</strong>ificazione<br />

e la sua sostituzione richiede la risoluzione<br />

di una serie di problemi di carattere<br />

tecnologico.<br />

LE DINAMICHE OSSIDATIVE<br />

A causa <strong>del</strong>la maggiore suscettibilità all’ossidazione,<br />

le v<strong>in</strong>ificazioni <strong>in</strong> bianco, <strong>in</strong> assenza<br />

di anidride solforosa, possono essere particolarmente<br />

soggette a fenomeni di imbrunimento<br />

ossidativo a carico <strong>del</strong>la frazione<br />

fenolica.Per queste, allo scopo di preservare<br />

le caratteristiche organolettiche <strong>del</strong> prodotto<br />

f<strong>in</strong>ale, appare <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong>dispensabile il<br />

controllo <strong>del</strong>la fermentazione malolattica<br />

ed acetica.<br />

Apparentemente più semplice è la situazione<br />

per i v<strong>in</strong>i rossi,nei quali le d<strong>in</strong>amiche ossidative<br />

destano m<strong>in</strong>ori preoccupazioni, ma<br />

che trovano un punto critico nel controllo<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo acetico durante le fasi di macerazione<br />

e pressatura. Anche <strong>in</strong> questo caso<br />

si rende necessaria un’oculata gestione<br />

<strong>del</strong>la fermentazione lattica,per impedire decorsi<br />

eterofermentanti dannosi dal punto di<br />

vista sensoriale.<br />

Comune alle due l<strong>in</strong>ee tecnologiche è, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

l’esigenza di favorire l’<strong>in</strong>staurarsi di un<br />

processo fermentativo ottimale, prontamente<br />

condotto da lieviti selezionati,privilegiando<br />

ceppi caratterizzati da basse produzioni<br />

di anidride solforosa <strong>in</strong> fermentazione.<br />

In assenza di SO2,i più importanti strumenti di<br />

controllo di Acetobacter e Gluconobacter sono<br />

la sanità <strong>del</strong>le uve, l’igiene <strong>del</strong>la cant<strong>in</strong>a (e<br />

<strong>del</strong>le sue attrezzature) e la m<strong>in</strong>imizzazione dei<br />

fenomeni di dissoluzione di ossigeno nel<br />

mezzo.Utilizzare materia prima sana,<strong>in</strong>fatti,significa<br />

abbattere significativamente la carica<br />

microbica <strong>in</strong>iziale;limitando la presenza di ossigeno<br />

è possibile impedire la diffusione e la<br />

proliferazione <strong>del</strong>la popolazione acetica,<br />

sfruttando il fatto che <strong>in</strong> assenza di ossigeno<br />

tali batteri <strong>in</strong>terrompono ogni processo di<br />

moltiplicazione cellulare.<br />

L’ATTIVITÀ BATTERICIDA<br />

DELL’ENZIMA<br />

Per quanto riguarda la gestione <strong>del</strong>la flora<br />

lattica, già da qualche anno il lisozima è sta-<br />

33


to proposto ed autorizzato dall’Oiv (Organizzazione<br />

<strong>in</strong>ternazionale <strong>del</strong>la vigna e <strong>del</strong><br />

<strong>v<strong>in</strong>o</strong>), come valida alternativa all’anidride<br />

solforosa. Il lisozima, o peptidoglicano N-acetilmuramoidrolasi,<br />

è un enzima glicosidasi<br />

di 14,4 kilodalton,costituito da 129 amm<strong>in</strong>oacidi<br />

(EC 3.2.1.17).<br />

34<br />

Fig. 1 - Schema s<strong>in</strong>tetico <strong>del</strong> protocollo di v<strong>in</strong>ificazione<br />

per i v<strong>in</strong>i bianchi.<br />

Presente nei tessuti animali, il lisozima è dotato<br />

di attività battericida:l’enzima lisa la parete<br />

batterica catalizzando l'idrolisi <strong>del</strong> legame<br />

beta 1,4 tra l'acido N-acetilmuramico<br />

(NAM) e la N-acetilglucosam<strong>in</strong>a (NAG), le<br />

componenti pr<strong>in</strong>cipali <strong>del</strong> peptidoglicano.<br />

In ambito enologico, il suo utilizzo è stato<br />

Fig. 2 - Evoluzione di alcuni parametri analitici<br />

durante la fermentazione.<br />

autorizzato dall’Unione europea nell’ottobre<br />

<strong>del</strong> 2001 (n. 2066/2001); l’enzima viene<br />

estratto dal bianco d’uovo ed esplica la sua<br />

attività sui batteri lattici senza danneggiare i<br />

lieviti.<br />

LE APPLICAZIONI VARIANO IN BASE<br />

ALLA TIPOLOGIA DEI VINI TRATTATI<br />

Nel corso di anni di sperimentazioni sono<br />

state messe a punto diverse applicazioni, a<br />

seconda <strong>del</strong>la tipologia dei v<strong>in</strong>i trattati:<br />

� blocco completo <strong>del</strong>la fermentazione<br />

malolattica <strong>in</strong> modalità preventiva ed ottenimento<br />

di fermentazioni “pulite”;<br />

� blocco <strong>del</strong>lo spunto lattico e gestione di<br />

fermentazioni stentate o di arresti di fermentazione;<br />

� stabilizzazione microbiologica dopo la<br />

fermentazione malolattica.<br />

Il lisozima si presenta sottoforma di polvere<br />

bianca, molto stabile (più di 5 anni ad una<br />

temperatura di 20 o C) ed è attivo <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervallo<br />

di pH compreso fra 3 e 9; le dosi di impiego<br />

sono mediamente di 250-300 mg/l.<br />

Per il controllo dei fenomeni ossidativi è necessario<br />

<strong>in</strong>dividuare uno o più ausiliari <strong>in</strong><br />

grado di sottrarre ossigeno al mezzo e di <strong>in</strong>terferire<br />

con l’attività <strong>del</strong>le prote<strong>in</strong>e enzimatiche.<br />

A questo scopo esistono significative<br />

esperienze di utilizzo di preparati commerciali<br />

di tann<strong>in</strong>o di differente orig<strong>in</strong>e e composizione,<br />

i quali hanno dimostrato una<br />

spiccata attività antiradicalica utile al blocco<br />

<strong>del</strong> processo ossidativo promosso dagli <strong>in</strong>termedi<br />

di reazione generati dall’ossigeno<br />

molecolare.<br />

L’utilizzo di tann<strong>in</strong>i idrolizzabili può contribuire<br />

a ridurre l’ossigeno disciolto e a stabilizzare<br />

le densità ottiche a 420 nm.Inoltre, <strong>in</strong><br />

funzione <strong>del</strong>l’orig<strong>in</strong>e, il tann<strong>in</strong>o dimostra<br />

un’elevata reattività nei confronti <strong>del</strong>le prote<strong>in</strong>e,<br />

suggerendo una possibile <strong>in</strong>terferenza<br />

con l’azione degli enzimi ossidasici.<br />

I RISULTATI DELLE PROVE EFFETTUATE<br />

Negli ultimi anni sono state effettuate prove<br />

<strong>in</strong>dustriali volte a ridurre il contenuto di anidride<br />

solforosa al di sotto <strong>del</strong> limite di 10<br />

mg/l; di seguito riportiamo alcune considerazioni<br />

sui risultati ottenuti v<strong>in</strong>ificando uve<br />

bianche e rosse.<br />

Produzione di v<strong>in</strong>i bianchi<br />

Nella figura 1 è riportato lo schema tecnolo-


gico adottato. Dalla figura 2 si evidenzia che<br />

nessuna differenza significativa fra tesi (enzimata<br />

e testimone) è stata riscontrata nel corso<br />

<strong>del</strong>la fermentazione per quanto riguarda la<br />

metabolizzazione <strong>del</strong>l’acido malico, anche<br />

grazie all’efficace contenimento <strong>del</strong>la flora<br />

batterica operato dal lisozima. Nel corso di<br />

prove di laboratorio si è potuto confermare<br />

che i componenti <strong>del</strong> mosto sono <strong>in</strong> grado di<br />

complessare una parte <strong>del</strong> lisozima ad esso<br />

aggiunto, provocandone la precipitazione. A<br />

causa di ciò, già dopo due giorni dall’aggiunta<br />

è stata riscontrata un’importante riduzione<br />

<strong>del</strong> lisozima <strong>in</strong> sospensione,rendendo necessario<br />

il ricorso ad una seconda aggiunta di enzima<br />

per <strong>in</strong>nalzare il tenore di prote<strong>in</strong>a libera<br />

nel mosto.<br />

La frazione di lisozima complessata alla<br />

componente solida dei mosti, comunque,<br />

sembrerebbe mantenere parte <strong>del</strong>la propria<br />

attività enzimatica. Nel corso di alcune<br />

prove è stato riscontrato che i sedimenti ottenuti<br />

per centrifugazione dei mosti <strong>in</strong> corso<br />

di fermentazione conservavano un’attività<br />

litica anche dopo venti giorni dall’aggiunta.<br />

È ragionevole supporre, dunque, che anche<br />

la porzione di lisozima complessata dai solidi<br />

sospesi nel mosto <strong>in</strong> fermentazione possa<br />

contribuire al contenimento <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>le popolazioni lattiche (almeno f<strong>in</strong>o al<br />

term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione) e che la movimentazione<br />

di tali solidi, attuata nei primi<br />

giorni successivi all’<strong>in</strong>oculo,abbia un effetto<br />

positivo sulla parziale ridissoluzione <strong>del</strong>la<br />

prote<strong>in</strong>a complessata.<br />

Al term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione alcolica le<br />

tesi enzimate avevano conservato quasi <strong>in</strong>alterata<br />

la quantità di acido malico orig<strong>in</strong>ariamente<br />

presente, a conferma <strong>del</strong>l’efficacia<br />

<strong>del</strong> lisozima, nel controllo <strong>del</strong>la flora<br />

malolattica. Nella tabella 1 sono riportati i<br />

dati relativi ad alcune prove condotte <strong>in</strong> tre<br />

annate successive, nelle quali si evidenzia<br />

l’efficacia <strong>del</strong> trattamento. Le piccole quantità<br />

di anidride solforosa presenti nei v<strong>in</strong>i<br />

enzimati sono da attribuirsi al solo metabolismo<br />

dei lieviti.<br />

La situazione compositiva dei v<strong>in</strong>i, dopo sei<br />

mesi di conservazione sotto battente <strong>in</strong>erte,<br />

è evidenziata <strong>nella</strong> tabella 2. Per le prove<br />

<strong>del</strong> 1° e 2° anno il patrimonio acidico è paragonabile<br />

fra le tesi, tutte soggette al completamento<br />

<strong>del</strong>la fermentazione malolatti-<br />

I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Fig. 3 - Schema s<strong>in</strong>tetico <strong>del</strong> protocollo di v<strong>in</strong>ificazione<br />

per i v<strong>in</strong>i rossi.<br />

ca. La colonna relativa ai v<strong>in</strong>i <strong>del</strong> 3° anno, <strong>in</strong>vece,<br />

dimostra che per tale annata ed <strong>in</strong> entrambe<br />

le tesi il controllo <strong>del</strong>la stabilità batterica<br />

si è protratto per almeno sei mesi,<br />

senza significative variazioni <strong>del</strong> quadro acidico<br />

complessivo.Vale la pena notare che<br />

la tesi testimone mostra un <strong>in</strong>cremento <strong>del</strong><br />

Tesi<br />

Acido malico (g/l)<br />

Acido lattico (g/l)<br />

SO2 totale (mg/l)<br />

SO2 libera (mg/l)<br />

Lisozima (mg/l)<br />

valore di acidità volatile, conseguenza <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>nalzato<br />

livello di popolazione acetica<br />

presente nei v<strong>in</strong>i.<br />

I risultati ottenuti suggeriscono che il controllo<br />

<strong>del</strong>la fermentazione lattica può presentarsi<br />

problematico, <strong>in</strong> funzione <strong>del</strong>l’annata<br />

e <strong>del</strong>le condizioni di conservazione. In<br />

alcuni casi neanche la presenza di buoni livelli<br />

di anidride solforosa (tesi testimone) o<br />

lisozima è sufficiente a garantire la preserva-<br />

zione <strong>del</strong> livello di acido malico orig<strong>in</strong>ario oltre<br />

il terzo mese di conservazione (vedi 1° e<br />

2° anno). In condizioni ed annate favorevoli,<br />

d’altro canto, le quantità proposte di lisozima,<br />

aggiunte s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> processo fermentativo,<br />

sono <strong>in</strong> grado di contrastare efficacemente<br />

la crescita batterica fornendo ri-<br />

Tab. 1 - Parametri compositivi dei v<strong>in</strong>i<br />

al term<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la fermentazione alcolica.<br />

Primo anno<br />

Liso Test<br />

0,94 1,03<br />

0,04 0,04<br />

2,6 104<br />

--- 43,3<br />

80<br />

---<br />

Secondo anno<br />

Liso Test<br />

1,40 1,40<br />

0,02 0,03<br />

7.2 115<br />

0,10 58,7<br />

251 ---<br />

Terzo anno<br />

Liso Test<br />

1,29 1,25<br />

0,03 0,05<br />

4,9 99<br />

---<br />

38<br />

135 ---<br />

sultati non diversi dalle prove aggiunte di anidride<br />

solforosa. Come testimoniato dalle<br />

densità ottiche a 420 nm, <strong>in</strong>oltre, l’<strong>in</strong>tervento<br />

di aggiunta di tann<strong>in</strong>i <strong>in</strong> fase prefermentativa<br />

ha permesso la protezione dai fenomeni<br />

di carattere ossidativo.<br />

Seguendo l’ipotesi che il tann<strong>in</strong>o possa <strong>in</strong>teragire<br />

con gli <strong>in</strong>termedi radicalici generati<br />

dall’ossigeno molecolare, ossidandosi a sua<br />

volta, sarebbe <strong>in</strong>teressante valutare l’effetto<br />

35


Tesi<br />

D.O. 420 nm<br />

D.O. 420 nm (55°C x 48 h)<br />

pH<br />

Ac. totale (g/l ac. tart.)<br />

Ac. volatile (g/l ac. acet.)<br />

Ac. malico (g/l)<br />

Ac. lattico (g/l)<br />

Batteri lattici (UFC/ml)<br />

Batteri acetici (UFC/ml)<br />

SO2 Totale (mg/l)<br />

Polifenoli totali (mg/l)<br />

Ac. gallico (mg/l)<br />

Lisozima (mg/l)<br />

<strong>del</strong>l’allontanamento dei ch<strong>in</strong>oni così ottenuti<br />

sulla stabilità all’ossidazione dei v<strong>in</strong>i.<br />

Produzione di v<strong>in</strong>i rossi<br />

Nella figura 3 di pag<strong>in</strong>a 35 è riportato lo<br />

schema tecnologico. I dati <strong>del</strong>la tabella 3<br />

mostrano che la tesi aggiunta di lisozima ha<br />

term<strong>in</strong>ato la fermentazione mantenendo il<br />

patrimonio acidico <strong>in</strong>iziale. L’<strong>in</strong>nesco <strong>del</strong>la<br />

fermentazione malolattica è stato rapido,<br />

così come il suo completamento. Discorso<br />

diverso è per la tesi testimone, che ha protratto<br />

la fermentazione malolattica f<strong>in</strong>o do-<br />

Tesi<br />

D.O. 420 nm<br />

D.O. 520 nm<br />

pH<br />

Ac. totale (g/l ac. tart.)<br />

Ac. volatile (g/l ac. acet.)<br />

Ac. malico (g/l)<br />

Ac. lattico (g/l)<br />

SO2 Totale (mg/l)<br />

Lisozima (mg/l)<br />

36<br />

Tab. 2 - Parametri compositivi dei v<strong>in</strong>i<br />

dopo sei mesi di conservazione.<br />

Vendemmia 2003<br />

Liso Test<br />

0,091 0,090<br />

0,201 0,120<br />

3,63 3,66<br />

3,51 3,38<br />

0,30 0,30<br />

n.r. n.r.<br />

1,25 0,69<br />

2,28x10 5<br />


I PROGRESSI NELLA QUALITÀ DELL’UVA E DEL VINO IN EMILIA-ROMAGNA<br />

Capire i gusti dei consumatori<br />

attraverso l’analisi sensoriale<br />

■ GIUSEPPINA PAOLA PARPINELLO ■<br />

LUCA PASINI, ANDREA VERSARI<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti,<br />

Università di Bologna<br />

analisi sensoriale riveste un ruolo fon-<br />

L’ damentale <strong>nella</strong> valutazione dei prodotti<br />

agroalimentari, <strong>in</strong>cluso il <strong>v<strong>in</strong>o</strong>. Sebbene<br />

le misure strumentali abbiano raggiunto<br />

un notevole sviluppo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di accuratezza<br />

e precisione, tali metodiche non<br />

consentono di descrivere le relazioni tra i<br />

diversi componenti e gli effetti che essi avranno<br />

sulla percezione sensoriale e sull’accettabilità<br />

da parte <strong>del</strong> consumatore.<br />

Sono molti gli obiettivi che si possono raggiungere<br />

con un test sensoriale, a partire<br />

dall’identificazione di una semplice differenza<br />

tra campioni f<strong>in</strong>o alla def<strong>in</strong>izione di<br />

un profilo quali-quantitativo che permetta<br />

di caratterizzare <strong>in</strong> maniera completa un <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />

I test sensoriali qualitativi (ad esempio<br />

triangolare, confronto a coppie, duo-trio) e<br />

Fig. 1 - Effetto <strong>del</strong>le variabili esplicative<br />

(parametri analitici) sul mo<strong>del</strong>lo.<br />

quali-quantitativi (ad esempio rank<strong>in</strong>g)<br />

maggiormente impiegati offrono una rapida<br />

e semplice <strong>in</strong>terpretazione dei risultati<br />

attraverso la consultazione di tabelle predef<strong>in</strong>ite,ma<br />

il loro limite è quello di non def<strong>in</strong>ire<br />

le relazioni tra parametri analitici e<br />

sensoriali. Per questo motivo si sta sempre<br />

più <strong>del</strong><strong>in</strong>eando l’importanza <strong>del</strong>l’impiego<br />

di strumenti statistici multivariati (sensometria)<br />

f<strong>in</strong>alizzati alla ricerca <strong>del</strong>le relazioni<br />

tra parametri chimici e sensoriali, che possono<br />

fornire preziose <strong>in</strong>formazioni sulla<br />

preferenza dei consumatori e suggerire eventuali<br />

<strong>in</strong>terventi di processo migliorativi.<br />

Riportiamo due esempi di applicazione di<br />

analisi multivariata alla predizione di caratteristiche<br />

sensoriali dei v<strong>in</strong>i e all’<strong>in</strong>dividuazione<br />

dei parametri analitici che possono<br />

guidare la scelta dei consumatori.<br />

COME PREVEDERE IL LIVELLO<br />

DI ASTRINGENZA DEI VINI<br />

Un aspetto importante nello sviluppo di<br />

nuovi prodotti è la capacità di predirne le<br />

caratteristiche peculiari (sensoriali o chimiche)<br />

analizzando altri parametri di più facile<br />

determ<strong>in</strong>azione. A tale scopo ci si può<br />

servire di un mo<strong>del</strong>lo statistico chiamato<br />

Partial least squares regression (PLS).<br />

C<strong>in</strong>que v<strong>in</strong>i sono stati analizzati <strong>in</strong> laboratorio<br />

(pH, acidità, pigmenti polimerici, tann<strong>in</strong>i<br />

totali, (-) epicatech<strong>in</strong>a, (+) catech<strong>in</strong>a e antociani<br />

monomeri totali) e sottoposti alla valutazione<br />

<strong>del</strong> livello di astr<strong>in</strong>genza da parte di<br />

un gruppo di assaggiatori esperti.<br />

Occorreva verificare, sulla base <strong>del</strong>le <strong>in</strong>formazioni<br />

fornite dai dati chimici (variabili esplicative),<br />

la possibilità di costruire un mo<strong>del</strong>lo<br />

l<strong>in</strong>eare <strong>in</strong> grado di predire l’astr<strong>in</strong>genza<br />

<strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong>.<br />

Una prima analisi dei risultati consente di identificare<br />

le variabili esplicative che contribuiscono<br />

maggiormente al mo<strong>del</strong>lo (figura<br />

1). Queste sono i pigmenti polimerici, tann<strong>in</strong>i<br />

e monomeri totali che presentato elevati<br />

livelli di Vip (livello di importanza <strong>del</strong>la varia-<br />

Fig. 2 - Predizione <strong>del</strong>l’astr<strong>in</strong>genza<br />

<strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong> mediante PLS.<br />

37


ile <strong>nella</strong> proiezione). Nessun effetto risulta<br />

avere, <strong>in</strong>vece, l’acidità totale.<br />

La bontà <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo (R 2 : 0,890) dimostra<br />

che c’è una stretta relazione tra i parametri<br />

analitici considerati (specialmente contenuto<br />

<strong>in</strong> tann<strong>in</strong>i e pigmenti polimerici) e l’astr<strong>in</strong>genza<br />

rilevata dagli assaggiatori esperti<br />

(figura 2). Dall’analisi dei soli parametri<br />

chimici nelle varie fasi di v<strong>in</strong>ificazione-aff<strong>in</strong>amento<br />

è possibile prevedere, con una<br />

buona approssimazione, il livello di astr<strong>in</strong>genza<br />

dei v<strong>in</strong>i.<br />

I PARAMETRI CHE GUIDANO<br />

LE SCELTE D’ACQUISTO<br />

In molti casi non è sufficiente stabilire qual è<br />

il prodotto preferito o se gli assaggiatori siano<br />

unanimi nell’esprimere un giudizio di<br />

piacevolezza o accettabilità. Sebbene siano<br />

considerazioni importanti, è determ<strong>in</strong>ante<br />

che il produttore conosca già dai primi momenti<br />

<strong>del</strong>la produzione quali caratteristiche<br />

sensoriali guidano la scelta <strong>del</strong> consumatore.<br />

In questo contesto, <strong>in</strong>oltre, non è sufficiente<br />

stabilire il ruolo di un s<strong>in</strong>golo attributo<br />

<strong>nella</strong> scelta <strong>del</strong> prodotto,ma è fondamentale<br />

def<strong>in</strong>ire per ogni attributo il livello di <strong>in</strong>tensità<br />

<strong>in</strong> grado di migliorare il giudizio di<br />

piacevolezza.<br />

Ad esempio, pur conoscendo l’importanza<br />

<strong>del</strong> colore <strong>nella</strong> scelta di un <strong>v<strong>in</strong>o</strong>,ciò non pre-<br />

38<br />

Fig. 3 - Mappa <strong>del</strong>le preferenze espresse<br />

dai 3 gruppi di assaggiatori.<br />

suppone che il prodotto preferito sia quello<br />

con la maggiore <strong>in</strong>tensità colorante (“più”<br />

non è sempre “meglio”).La relazione tra “piacevolezza”<br />

e “caratteristica sensoriale” nei<br />

prodotti agroalimentari, <strong>in</strong>fatti, non è di tipo<br />

l<strong>in</strong>eare, ma viene rappresentata con una tipica<br />

curva a “U rovesciata”.<br />

UN’INDAGINE STATISTICA<br />

PER INDIVIDUARE LE PREFERENZE<br />

Per dimostrare l’importanza di tale mo<strong>del</strong>lo,<br />

100 consumatori hanno formulato un giudizio<br />

di piacevolezza su c<strong>in</strong>que v<strong>in</strong>i (v_1-v_5).<br />

Attraverso l’impiego <strong>del</strong>la mappa di preferenza<br />

<strong>in</strong>terna (Pref Map,figura 3) è stato possibile<br />

def<strong>in</strong>ire se alcuni parametri analitici riconducibili<br />

alla vista e al gusto (pH, densità<br />

ottica (DO) 280, 420 e 520 nanometri e <strong>in</strong>tensità<br />

colorante) abbiano un peso sulla<br />

scelta <strong>del</strong> consumatore.<br />

Il metodo statistico impiegato è altamente<br />

versatile e presenta ampi campi di applicazione,perché<br />

consente di stabilire le relazioni<br />

tra giudizi di preferenza con aspetti chimico-fisici,sensoriali<br />

(giudizi formulati da un<br />

panel di esperti) ed economici <strong>del</strong> prodotto<br />

<strong>in</strong> esame.<br />

Secondo i risultati <strong>del</strong>la Pref Map i consumatori<br />

oggetto di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e possono essere<br />

segmentati <strong>in</strong> tre gruppi. Il gruppo 3 è il più<br />

rappresentativo, annoverando al suo <strong>in</strong>ter-<br />

no il 61% dei consumatori. Per questo gruppo<br />

il campione v_2 è il preferito, seguito dal<br />

campione v_4. Al contrario, il <strong>v<strong>in</strong>o</strong> v_5 occupa<br />

l’ultimo posto <strong>nella</strong> scala <strong>del</strong>le preferenze.<br />

I gruppi 1 (15%) e 2 (24%) costituiscono<br />

una quota marg<strong>in</strong>ale <strong>del</strong>la popolazione <strong>in</strong>tervistata<br />

e danno risposte alquanto contrastanti<br />

tra loro:<strong>in</strong>fatti se il gruppo 1 preferisce<br />

il campione v_2, quest’ultimo per il gruppo<br />

2 presenta la gradevolezza m<strong>in</strong>ore (i giudizi<br />

contrastano prevalentemente per i campioni<br />

v_2, v_3 e v_4).<br />

L’analisi <strong>del</strong>le relazioni tra v<strong>in</strong>i e parametri analitici<br />

(figura 4) evidenzia che il campione<br />

preferito dal 76% dei consumatori (gruppi 1<br />

e 3) è caratterizzato da elevate assorbanze a<br />

280, 420 e 520 nm e da un pH di 3,5. Per<br />

l’85% dei consumatori (gruppo 2 e 3) al secondo<br />

posto si colloca il campione v_4, caratterizzato<br />

da un’elevata tonalità. Solo il<br />

24% degli <strong>in</strong>tervistati (gruppo 2) ritiene che<br />

il campione migliore sia v_3. Quest’ultimo,<br />

assieme ai campioni v_1 e v_5, si caratterizza<br />

per una scarsa colorazione,tonalità e bassi<br />

valori di pH.<br />

La sensometria, attraverso l'applicazione di<br />

metodi statistici avanzati, fornisce preziose<br />

<strong>in</strong>formazioni sulla <strong>qualità</strong> sensoriale dei v<strong>in</strong>i,<br />

utili a prevedere l'accettabilità da parte <strong>del</strong><br />

consumatore e migliorare le modalità di<br />

produzione. ■<br />

Fig. 4 - Relazione tra v<strong>in</strong>i e parametri strumentali<br />

che li caratterizzano.


ASSESSORATO AGRICOLTURA<br />

ATTIVITÀ ITTICHE E VENATORIE<br />

I progressi <strong>nella</strong> <strong>qualità</strong><br />

<strong>del</strong>l’uva e <strong>del</strong> <strong>v<strong>in</strong>o</strong><br />

<strong>in</strong> Emilia-Romagna<br />

Supplemento ad “<strong>Agricoltura</strong>” n. 10, Ottobre 2010<br />

Direttore responsabile: Franco Stefani<br />

Reg. Trib. di Bologna N.4269 <strong>del</strong> 30-3-1973<br />

Progetto grafico ed impag<strong>in</strong>azione: Edit<strong>in</strong>g, Roma<br />

Stampa: Galeati Industrie Grafiche Spa<br />

Via Selice 187/189 - 40026 Imola (BO)

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