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singoli: ecco che allora il Comune può provare a ridefinire i propri strumenti economici <br />
incrementando piuttosto interventi di “detassazione” di tipo incentivante, ad esempio in favore di <br />
start up o di attività economiche che rispondano ai bisogni dei cittadini (ad esempio <br />
negozi/esercizi di vicinato rivolti ai residenti). <br />
Altro tema fondamentale, e che ritroveremo nel presente documento al capitolo specifico, è <br />
quello del riordino e accorpamento delle partecipate. Tra esse attenzione speciale va riservata al <br />
Casinò che, a differenza delle altre, incide in maniera diretta sulle entrate comunali. Non è <br />
pensabile, quindi, che il Comune non eserciti su di esso un rigidissimo controllo, sia sulla gestione <br />
sia sui costi. <br />
Ulteriori necessità sono quelle di incrementare la capacità di intercettare fondi europei, <br />
riprendere attività di pianificazione strategica, rendere più incisivo il controllo amministrativo <br />
finalizzato a colpire abusi ed evasioni fiscali e/o tariffarie. <br />
In tutto ciò, l’organizzazione strategica del Comune dev’essere oggetto di ripensamento. Le <br />
spese correnti, che tanto incidono sui costi generali, vanno sicuramente efficientate, e il risparmio <br />
sta nella maggiore produttività e quindi nella qualità dei servizi, così come va verificata la <br />
ripartizione delle funzioni fra centro e Municipalità. Va altresì fatta una ricognizione puntuale del <br />
“sistema Comune” anche rispetto ai costi del personale, la diversificazione contrattuale i <br />
trattamenti economici da rivedere, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse (ad esempio: <br />
blocco del turn over in alcuni settori e in alcune Aziende partecipate) al fine di prevedere un <br />
alleggerimento per commercianti, imprenditori e cittadini dal peso delle tasse locali (dai rifiuti, <br />
agli immobili, alle addizionali etc.) attraverso una riorganizzazione della “macchina comunale”. <br />
Reperimento risorse <br />
Occorre essere coerenti con l’intuizione del legislatore che, in tempi non sospetti, stabilì che <br />
la salvaguardia e tutela della città, del suo ambiente, delle integrazioni con i sistemi territoriali di <br />
area vasta, costituivano un “preminente interesse nazionale”. <br />
Se quindi non si vuole ricadere nella logica del finanziamento a piè di lista – e questa città si <br />
rifiuta di sottostare a tale logica – è necessario usare strumenti innovativi per il finanziamento <br />
degli investimenti utili a mantenere il patrimonio sociale e storico-‐ambientale della città. <br />
E’ necessario pertanto che in sede di definizione delle competenze della Città Metropolitana <br />
siano messe nella disponibilità nuove leve di autonomia fiscale. Pensiamo in questo caso alla <br />
possibilità di mantenere sul territorio parte del residuo fiscale da questo generato (differenza tra <br />
il gettito fiscale dei cittadini residenti e quanto lo Stato restituisce di quel gettito in termini di <br />
trasferimenti e contributi). <br />
La soluzione in tal senso può essere trovata nel riconoscimento di un’ampia autonomia <br />
fiscale e di ampie competenze di spesa in diversi settori d’intervento. <br />
In sostanza, Venezia e la sua laguna, sulla base di giustificazioni di tipo territoriale, <br />
ambientale, culturale potrebbero acquisire un’autonomia speciale sulla scorta di quelle già <br />
presenti in Italia concesse, ad esempio, alle province autonome di Trento e Bolzano. <br />
E’ pressoché unanime il concetto che il finanziamento necessario per la conservazione di <br />
Venezia è una sorta di ritorno, nei numeri peraltro relativamente limitato, rispetto alle entrate <br />
che a vario titolo nel nome e per conto di Venezia la comunità nazionale ed internazionale <br />
ricavano. <br />
Programma di coalizione<br />
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