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GEOmedia 2 2015

La prima rivista di geomatica e di geografia intelligente.

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Rivista bimestrale - anno XIX - Numero 2/<strong>2015</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA<br />

URBANISTICA<br />

GNSS<br />

BIM<br />

RILIEVO TOPOGRAFIA<br />

CAD<br />

REMOTE SENSING SPAZIO<br />

EDILIZIA<br />

WEBGIS<br />

UAV<br />

SMART CITY<br />

AMBIENTE<br />

NETWORKS<br />

BENI CULTURALI<br />

LBS<br />

LiDAR<br />

Mar/Apr <strong>2015</strong> anno XIX N°2<br />

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />

Prevedere il futuro<br />

osservando il presente<br />

Il GIS per censire<br />

il danno del<br />

dopo-terremoto<br />

I dati come<br />

energia rinnovabile<br />

del futuro<br />

Gestione<br />

dell’emergenza<br />

su mobile


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Combinando tool di progettazione e analisi con soluzioni per la gestione del catasto<br />

infrastrutture, Intergraph® G/Technology Fiber Optic Works semplifica e migliora la<br />

gestione delle reti in fibra ottica.<br />

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© <strong>2015</strong> Intergraph Corporation. All rights reserved. Intergraph is part of Hexagon. Intergraph and the Intergraph logo are registered trademarks of<br />

Intergraph Corporation or its subsidiaries in the United States and in other countries.


Mappare a priori<br />

o a posteriori?<br />

Da un pò di tempo fa notizia<br />

l’applicazione delle tecnologie geomatiche nella<br />

gestione delle emergenze per disastri ambientali. Peccato<br />

che si tratti in maggioranza di interventi a posteriori. Si approntano<br />

mappe per analizzare la distruzione nei post-terremoto come abbiamo visto<br />

per il Nepal proprio in questi giorni, oppure per la gestione di inondazioni come<br />

l’esempio recentissimo del Texas di pochi giorni fa e così via, si potrebbe continuare a citarne<br />

all’infinito. La notizia di una mappa appena realizzata per la gestione di un terremoto fa notizia, più<br />

di quanto ci si possa aspettare.<br />

Molto meno invece la notizia relativa ad un sistema di prevenzione, come una mappa per i piani di fuga<br />

dalle inondazioni o dai maremoti, o dei siti sicuri per un certo tipo di evenienza disastrosa. Anzi, peggio ancora,<br />

si continua ad ignorare qualsiasi mappa del rischio sia sismico che idrogeologico, per il fatto che nessuno si vuol<br />

prendere la responsabilità di avvertire la popolazione e prendere gli opportuni provvedimenti. L’Aquila insegna.<br />

La prevenzione rimane, purtroppo, a carico di alcune amministrazioni che si dotano di sistemi informativi geografici ad<br />

uso interno, quasi mai messi a disposizione dei cittadini. Eppure è risaputo, anche sulla base di recenti esperienze, che un<br />

buon piano di prevenzione mitiga moltissimo gli effetti di qualsiasi disastro naturale.<br />

Se oggi si lodano le tecnologie geomatiche per gestire le emergenze, si dovrebbe anche pensare seriamente ad utilizzarle “prima”<br />

che queste succedano in un sistema organico che dia origine ad una vera politica di prevenzione.<br />

È necessaria una serie ampia di interventi inseriti in un programma nazionale di riforma di tutto il territorio per creare stabilità<br />

nella società, fornire opportunità per i cittadini a partecipare allo sviluppo economico, per promuovere una migliore gestione<br />

ambientale e responsabile per incoraggiare gli investimenti privati sul territorio.<br />

Una tassazione equa, ad esempio della proprietà, è in questo momento una priorità e si può basare solo su elementi caratterizzanti<br />

che devono essere rilevati con tecniche scientificamente validate per essere considerate obiettive. Ma anche le strategie di gestione<br />

sono necessarie in tutto il territorio in settori quali l'agricoltura, la silvicoltura, il turismo, le infrastrutture e la prevenzione dei<br />

dissesti idrogeologici e dei disastri naturali.<br />

Troppo spesso, questi interventi sono eseguiti in isolamento. La mancanza di una gestione congiunta del territorio conduce spesso<br />

a leadership disarticolate e frammentate negli accordi di settore istituzionali producendo anche quadri giuridici e normativi<br />

incoerenti. La mancanza di una vera infrastruttura completa di dati spaziali nazionali è causa del mancato “decision-making” che<br />

dovrebbe essere “evidence-based”.<br />

È necessario un approccio più olistico per realizzare una gestione integrata e sostenibile del territorio della nazione, la cui<br />

organicità vive di interrelazioni e di interdipendenze funzionali, tra le parti che la compongono, atte a dar vita ad un<br />

complesso organico, non riconducibili alla somma meccanicistica delle sue parti.<br />

Dovremo sicuramente ripensare i ruoli e le strutture delle istituzioni per adeguarle alla crescente capacità del cittadino<br />

nella amministrazione e gestione del territorio. Per questo servirà una revisione dei sistemi formativi atti a creare<br />

una nuova generazione di professionisti del territorio che vadano verso una più ampia comprensione della<br />

gestione integrata e sostenibile del territorio stesso.<br />

Le esperienze che riportiamo su <strong>GEOmedia</strong> confermano tutte l’importanza e la necessità di questa<br />

azione, anzi di approcciare un nuovo percorso.<br />

E questo cammino di cambiamento, che si deve attuare tramite tecnologie atte a fornire<br />

strumenti di decisionalità basati sull’evidenza, ha bisogno di iniziare ora.<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


In questo<br />

numero...<br />

FOCUS<br />

REPORTS<br />

Piano di<br />

ricostruzione<br />

Post-sisma:<br />

il G.i.s. Per<br />

censirE<br />

il danno<br />

di AntoniA FrAtino<br />

6<br />

LE RUBRICHE<br />

24 MERCATO<br />

26 IMMAGINE ESA<br />

46 SCHEDA TECNICA<br />

47 GI IN EUROPE<br />

48 SMART CITIES<br />

50 AGENDA<br />

14<br />

I dati sono<br />

il petrolio<br />

(…o l’energia<br />

rinnovabile)<br />

del futuro<br />

Di Fabio Disconzi<br />

e Arturo Lorenzoni<br />

Activity-Based<br />

Intelligence<br />

prevedere il futuro<br />

osservando il presente<br />

con gli strumenti<br />

Hexagon Geospatial<br />

In copertina la mappatura dei cambiamenti<br />

a terra tramite immagini satellitari (change<br />

detection) realizzata con immagini TerraSAR-X<br />

nel Porto di Baltimora, Stati Uniti.<br />

Si tratta di una immagine Radar a risoluzione<br />

di 1 metro presa il 12/08/2009 e confrontata il<br />

14/09/2009.<br />

Modalità di acquisizione: SpotLight alta<br />

risoluzione<br />

Modo di polarizzazione: HH<br />

Copyright: DLR e.V. e Airbus DS Geo GmbH<br />

Di Massimo Zotti<br />

20<br />

www.rivistageomedia.it<br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da quasi 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


Analisi<br />

della<br />

componente 3D<br />

nell'applicazione<br />

di vincoli<br />

urbanistici<br />

di Andrea Maffeis e<br />

Andrea Caldiroli<br />

28<br />

INSERZIONISTI<br />

aerRobotix 44<br />

CGT 40<br />

Codevintec 52<br />

Crisel 36<br />

EPSILON 24<br />

ESRI 41<br />

Flytop 35<br />

Geogrà 12<br />

Geomax 23<br />

Intergraph 2<br />

Planetek 13<br />

32<br />

e<br />

La mappa del<br />

tesoro<br />

per l'auto<br />

autonoma<br />

di Massimiliano Arcieri<br />

Andrea Soncin<br />

ProgeSOFT 25<br />

Sinergis 51<br />

Sistemi Territoriali 39<br />

Teorema 50<br />

Topcon 45<br />

Trimble 49<br />

Gestione di<br />

dati tramite<br />

dispositivi<br />

mobili per la<br />

pianificazione di<br />

emergenza<br />

di Mattia De Amicis,<br />

Stefano Roverato, Fabio<br />

36<br />

Olivotti e Alice Mayer<br />

Remtech<br />

Expo<br />

<strong>2015</strong><br />

42<br />

a cura della Redazione<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

Comitato editoriale<br />

Fabrizio Bernardini, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi<br />

Di Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Beniamino<br />

Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini, Domenico<br />

Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />

Direttore Responsabile<br />

FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it<br />

Redazione<br />

VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />

redazione@rivistageomedia.it<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />

Comunicazione e marketing<br />

ALFONSO QUAGLIONE, marketing@rivistageomedia.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

DANIELE CARLUCCI, dcarlucci@rivistageomedia.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95 00185 Roma<br />

Tel. 06.62279612 - Fax. 06.62209510<br />

info@rivistageomedia.it<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Stampa: SPADAMEDIA srl<br />

VIA DEL LAVORO 31, 00043 CIAMPINO (ROMA)<br />

Editore: mediaGEO soc. coop.<br />

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La quota annuale di abbonamento alla rivista<br />

Science<br />

è di €<br />

&<br />

45,00.<br />

Technology Communication<br />

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Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in<br />

qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />

sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />

Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />

Numero chiuso in redazione il 3 giugno <strong>2015</strong>.


FOCUS<br />

Piano di ricostruzione post-sisma:<br />

Il G.I.S. per censire il danno<br />

di Antonia Fratino<br />

Gli scenari possibili del post-terremoto,<br />

debbono essere tratteggiati a priori,<br />

pianificati per tempo, declinando, da un<br />

lato tempi e risorse in gioco, elementi di<br />

pianificazione strategica e dall’altro modi e<br />

azioni, elementi di pianificazione strutturale<br />

ed operativa, tentando di far derivare<br />

dall’esperienza accumulata, strategie e<br />

principi-guida, che non siano da reinventare<br />

a ogni evento, ma che si adattino di volta in<br />

volta, alle peculiarità del territorio colpito.<br />

Fig. 1<br />

Il 26 e 27 Settembre 1997<br />

le regioni Umbria e Marche<br />

e in particolare le province<br />

di Perugia e Macerata, hanno<br />

subito un paio di eventi sismici<br />

di intensità medio-alta. Le due<br />

scosse, si sono verificate alle<br />

02:33 e 11:40 con epicentro<br />

intorno a Colfiorito (Foligno,<br />

Pg). Il bilancio del sisma è<br />

pesante: undici vittime, centoquindici<br />

feriti e oltre ventimila<br />

sfollati nei 48 comuni colpiti.<br />

Una delle aree umbre maggiormente<br />

colpite è il Comune di<br />

Foligno.<br />

A seguito dell’evento il 67% del<br />

patrimonio edilizio è risultato<br />

inagibile totalmente e/o parzialmente<br />

e un ulteriore 12% è<br />

risultato agibile solo dopo aver<br />

adottato provvedimenti per ristabilire<br />

la sicurezza.<br />

La fragilità del tessuto urbano<br />

ha determinato come conseguenza<br />

diretta, un consistente<br />

disagio abitativo; una popolazione<br />

sfollata di oltre 22.000<br />

abitanti.<br />

L’osservazione degli effetti dei<br />

terremoti in Italia ha più volte<br />

evidenziato che il fattore determinante<br />

delle conseguenze prodotte,<br />

in termini di vittime e di<br />

danni, più che alla severità degli<br />

stessi sismi è dato dall’elevata<br />

vulnerabilità di gran parte del<br />

patrimonio edilizio, soprattutto<br />

quello dei centri storici.<br />

I centri storici sono costituiti<br />

per la maggior parte da edifici<br />

in muratura, ma il contesto nel<br />

quale essi si trovano, sia sotto<br />

il profilo storico architettonico<br />

(valore del tessuto urbano,<br />

come patrimonio da conservare),<br />

che strutturale (interazione<br />

tra gli edifici che costituiscono<br />

un aggregato con effetti diversi<br />

durante l’evento sismico), rendono<br />

necessario un approccio<br />

non solo puntuale sul singolo<br />

manufatto, ma complessivo<br />

rispetto all’aggregato.<br />

Da qui nasce la necessità di<br />

affrontare la complessità di un<br />

evento calamitoso, partendo<br />

dalla consapevolezza della multidimensionalità<br />

dei problemi<br />

da affrontare e della complessità<br />

nella prefigurazione di uno<br />

scenario successivo, tenendo<br />

conto che talune scelte adottate<br />

in un processo di ricostruzione,<br />

generano sul territorio e sulla<br />

comunità nuove prospettive e<br />

nuovi assetti, spesso difficilmente<br />

prevedibili.<br />

Scopo dell’indagine<br />

Il tentativo è di non ridurre e<br />

concentrare l’attenzione sull’evento,<br />

bensì su come esso si<br />

esplica nello spazio e nel tempo,<br />

nell’ambito di un determinato<br />

contesto sociale e territoriale,<br />

offrendo una visione corretta<br />

dei processi e delle conseguenze<br />

che le scelte assunte comportano.<br />

L’obiettivo è di indagare il tessuto<br />

edilizio, censire la consistenza<br />

strutturale e la vulnerabilità edilizia<br />

al fine di orientare le azioni<br />

da assumere. L’indagine, inoltre,<br />

tenta di individuare quale sia un<br />

indicatore di mitigazione, attra-<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


FOCUS<br />

verso il quale è possibile operare<br />

strategie di prevenzione.<br />

A tale scopo si è assunto il<br />

danno come esito dell’evento,<br />

variabile dipendente di altri<br />

fattori, variabili indipendenti,<br />

preesistenti all’evento, quali la<br />

consistenza strutturale e morfologica<br />

degli edifici, l’età del manufatto,<br />

la vulnerabilità edilizia.<br />

Sono state analizzate le relazioni<br />

e le interconnessioni tra i<br />

diversi fattori assunti, al fine di<br />

individuare quali siano gli elementi<br />

di maggiore incidenza sul<br />

danneggiamento.<br />

L’intera metodologia è stata<br />

pensata per essere implementata,<br />

tramite l’utilizzo di sistemi<br />

informativi territoriali. Tali<br />

strumenti permettono, infatti,<br />

di valutare in modo specifico<br />

il sito, integrando modelli ed<br />

indici di diversa fonte, che consentono<br />

di valutare e gestire in<br />

maniera simultanea anche gli<br />

aspetti territoriali.<br />

In tal senso l’uso del G.I.S.<br />

ha prodotto come risultante<br />

un’analisi mirata del tessuto<br />

insediativo, individuando una<br />

possibile strada per ridurre il<br />

rischio sismico, attraverso la<br />

pianificazione degli interventi<br />

più efficaci da promuovere, il<br />

quadro delle azioni da intraprendere.<br />

La comprensione del comportamento<br />

sismico degli edifici in<br />

muratura, osservato sotto l’aspetto<br />

delle loro caratteristiche<br />

tipologiche e costruttive<br />

e della morfologia<br />

urbanistica, rappresenta<br />

un momento fondamentale<br />

nella ricerca<br />

di strumenti e metodologie<br />

di valutazione<br />

del danno prodotto<br />

dal sisma.<br />

La scelta di base è stata<br />

quella di identificare<br />

un contesto territoriale,<br />

appropriato per possibilità<br />

operative di indagine e una<br />

casistica rappresentativa del patrimonio<br />

di edifici in muratura<br />

danneggiati, da assoggettare ad<br />

uno studio approfondito, relativamente<br />

ai caratteri tipologicocostruttivi<br />

e alla lettura ed interpretazione<br />

del danneggiamento.<br />

Valutare lo stato di salute del<br />

territorio è un tema di estrema<br />

importanza per la popolazione,<br />

perché solo attraverso la conoscenza<br />

è possibile un adeguato<br />

contenimento dei rischi, ed esso<br />

rappresenta la migliore forma di<br />

difesa dell’ambiente, degli insediamenti<br />

urbani e delle esigue<br />

disponibilità economiche dello<br />

Stato.<br />

In tal senso è stata catalogata<br />

la tipologia costruttiva di tutti<br />

gli edifici presenti nel centro<br />

storico di Foligno, è stata conseguentemente<br />

prodotta la documentazione<br />

cartografica dell’esito<br />

dell’indagine, consentendo<br />

di valutare anche spazialmente<br />

la distribuzione tipologica degli<br />

edifici, come di seguito riportato<br />

nella Fig.1.<br />

La rappresentazione cartografica<br />

ha determinato la scelta di<br />

limitare lo studio agli edifici in<br />

muratura, dettata dalla netta<br />

preponderanza della presenza di<br />

strutture di questo tipo tra gli<br />

edifici danneggiati.<br />

Le analisi sono successivamente<br />

condotte partendo dall’indagine<br />

di alcune situazioni di base<br />

pregresse, quali ad esempio:<br />

carenze costruttive, microzonazione<br />

sismica, vulnerabilità edilizia,<br />

interventi di riparazione<br />

effettuati in data antecedente al<br />

sisma, da correlare alla distribuzione<br />

e tipologia dei danni.<br />

In una tale ottica il danno<br />

costituisce l’effetto di una serie<br />

di condizioni già presenti<br />

nell’edificio in data antecedente<br />

all’evento.<br />

Riuscire a comprendere quali<br />

caratteristiche determinino i<br />

maggiori danni, consente di<br />

indirizzare gli interventi sugli<br />

edifici in modo efficace e mirato.<br />

Le analisi sono condotte<br />

su un campione di edifici<br />

privati, tutti danneggiati, allo<br />

scopo di evidenziare appunto,<br />

la correlazione tra diversi tipi<br />

di danneggiamento e le carenze<br />

riscontrate.<br />

Lo sviluppo di un approccio integrato<br />

e multidisciplinare, per<br />

quanto ambizioso e complesso,<br />

ha lo scopo di porre le basi metodologiche<br />

per un sistema di<br />

Fig. 2 - Distribuzione spaziale del danno per intensità di classe (elaborazione propria).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 7


FOCUS<br />

supporto alle decisioni in ambito<br />

urbano di un sito-specifico,<br />

applicato ad una estensione territoriale<br />

contenuta,ma concettualmente<br />

estendibile a qualsiasi<br />

tipo di ambiente e di territorio<br />

diffuso.<br />

Si tenta di proporre come possibile<br />

metodo l’integrazione<br />

dell’analisi territoriale, con<br />

altre componenti, tenendo in<br />

considerazione tutti quei fattori<br />

(aspetti di fruizione, uso, caratteri<br />

tipologici, etc.) che possono<br />

contribuire all’aumento o all’attenuazione<br />

della vulnerabilità<br />

del sistema esposto e quindi<br />

all’entità del rischio, favorendo<br />

la definizione di uno scenario<br />

più realistico.<br />

L’indagine si propone di studiare<br />

i potenziali impatti che un<br />

evento potrebbe avere a livello<br />

locale, cercando di offrire strategie<br />

di mitigazioni applicabili nel<br />

campo della protezione civile.<br />

La ricerca si avvale della raccolta<br />

dei dati cartografici, tematici<br />

del territorio, con una doppia<br />

finalità; la conoscenza della configurazione<br />

morfologica, urbana<br />

e antropizzata da una parte e<br />

dall’altra consentire un’analisi<br />

complessiva dei potenziali effetti,<br />

che i cambiamenti operati sul<br />

territorio potrebbero generare,<br />

attraverso la costruzione degli<br />

scenari possibili.<br />

E’ il tentativo di individuare e<br />

sviluppare metodologie integrate,<br />

derivate dalla pluralità<br />

di discipline coinvolte nella<br />

prefigurazione degli scenari da<br />

affrontare a seguito di un evento<br />

calamitoso.<br />

Metodologia<br />

La definizione di una metodologia<br />

integrata per la mitigazione<br />

dei danni da terremoto è<br />

finalizzata alla ricerca di soluzioni<br />

gestionali, frutto dell’integrazione<br />

degli approcci e dei<br />

risultati derivanti da discipline<br />

differenti.<br />

Fig. 3 - Centro storico di Foligno: individuazione dei 5 Programmi Integrati di Recupero<br />

(elaborazione propria).<br />

La multidisciplinarietà è connessa,<br />

anche, all’esigenza di<br />

risolvere le problematiche di<br />

carattere urbano legate alla prevenzione,<br />

coinvolgendo ambiti<br />

non prettamente ambientali e<br />

considerando le rilevanti ricadute<br />

di carattere normativo,<br />

sociale ed economico.<br />

Le discipline coinvolte spaziano<br />

dalla prevenzione, alla sostenibilità<br />

ambientale ed energetica,<br />

all’urbanistica, alla pianificazione<br />

della ricostruzione, fino<br />

all’analisi e distribuzione delle<br />

tipologie edilizie, alla vulnerabilità<br />

edilizia e al danno registrato,<br />

tutto filtrato attraverso la<br />

modellistica georeferenziata,<br />

Si tratta di riconoscere la dimensione<br />

territoriale di eventi/<br />

interventi speciali, intesi come<br />

elementi ordinatori di una pianificazione,<br />

che può aiutare ad<br />

individuare ambiti e soglie di<br />

rischio e a verificare l’attendibilità<br />

degli esiti, fornendo al processo<br />

decisionale, un supporto<br />

tecnico (S. Menoni,2005).<br />

Il processo di recupero è unico<br />

per ogni comunità e richiede<br />

quindi l’obiettivo del “sitespecific”<br />

(Rubin,1985), ma gli<br />

esiti possono essere utili a livello<br />

generale.(Haas,1977).<br />

Il presupposto della ricerca nasce<br />

dalla considerazione avanzata<br />

da Gonzalo Lizarralde, 2000 per<br />

il quale: “dal momento che pericoli<br />

di solito si ripetono nelle<br />

stesse aree, i miglioramenti ottenuti<br />

dopo un disastro diventano<br />

i punti di forza della comunità<br />

per il prossimo evento.”<br />

Il focus: Il Comune<br />

di Foligno<br />

L’idea progettuale nasce dalla<br />

consapevolezza della necessità di<br />

conoscere e preservare l’identità<br />

storica del tessuto edilizio al<br />

fine di procedere consapevolmente<br />

nella definizione delle<br />

strategie di tutela. Infatti in<br />

tutti i centri storici è presente<br />

un interessante “tessuto urbano”<br />

che contribuisce in maniera<br />

significativa alla caratterizzazione<br />

degli insediamenti e disegna<br />

la morfologia del paesaggio, ma<br />

costituisce anche un interessante<br />

campo di indagine per la<br />

lettura della stratificazione dei<br />

rimedi e degli artifici adottati<br />

nel tempo per contrastare precedenti<br />

fenomeni sismici. In<br />

particolare è stato analizzato il<br />

centro storico del Comune di<br />

Foligno. Per quanto riguarda<br />

l’analisi degli edifici in relazione<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


FOCUS<br />

alla tipologia è stato effettuato,<br />

con un primo censimento<br />

speditivo, un’analisi che ha<br />

consentito da un lato di individuare<br />

alcune caratteristiche<br />

storico-architettoniche significative<br />

e dall’altro di effettuare una<br />

selezione mirata di alcuni edifici<br />

più rappresentativi sia per il<br />

tessuto edilizio, sia in relazione<br />

alla risposta sismica registrata.<br />

Tutti i dati ottenuti sono stati<br />

digitalizzati, resi omogenei per<br />

l’attendibilità del confronto,<br />

parametrando i risultati in funzione<br />

di rapporti percentuali, al<br />

fine di ottenere output attendibili<br />

e confrontabili con altri casi<br />

di studio.<br />

La raccolta delle mappe del<br />

territorio è stata effettuata al<br />

fine dell’inserimento di tutte<br />

le informazioni in un database<br />

geografico relazionale.<br />

Il G.I.S ( Geographic Information<br />

System) è lo strumento di<br />

indagine adottato per l’analisi,<br />

in quanto consente di associare<br />

dati geomorfologici, con i database<br />

e le informazioni territoriali<br />

raccolte e rese disponibili.<br />

La combinazione tra elementi<br />

diversi e database disponibili<br />

per altri diversi scopi, ma sempre<br />

connessi ad un determinato<br />

territorio, consente di estrapolare<br />

informazioni che determinano<br />

nuovi campi di azione e di<br />

indagine mai esplorate.<br />

E’ peraltro evidente, nel contempo,<br />

che raffrontare banche<br />

dati di provenienza diversa e<br />

raccolte con finalità diverse, ha<br />

determinato una difficoltà oggettiva<br />

in quanto si registra una<br />

scarsa capacità da parte degli<br />

enti territoriali di organizzare<br />

i dati in database già orientati<br />

alla costruzione di modelli<br />

previsionali (i database sono<br />

troppo generici e non sono pensati<br />

in partenza per soddisfare<br />

un’esigenza definita di analisi e<br />

predizione del comportamento<br />

del territorio) pertanto si è resa<br />

necessaria una elaborazione<br />

propria di individuazione dell’id<br />

univoco che consentisse la lettura<br />

comparata delle diverse fonti,<br />

relazionato con l’Unità Minima<br />

di Intervento adottata nei Programmi<br />

Integrati di Recupero.<br />

La quantificazione del danno<br />

registrato, così come la valutazione<br />

della vulnerabilità degli<br />

edifici del centro storico, rappresentativi<br />

della realtà locale<br />

costruttiva, è stata ottenuta<br />

attraverso l’elaborazione dei dati<br />

acquisiti tramite le schede e le<br />

tabelle allegate ai cinque comparti,<br />

secondo i quali è stato<br />

Fig. 4 - Centro storico di Foligno: analisi della vulnerabilità per classi di intensità ( elaborazione propria).<br />

suddiviso il centro storico e in<br />

base ai quali sono stati redatti<br />

cinque diversi Piani Integrati di<br />

Recupero (P.I.R.), adottati dal<br />

comune e successivamente approvati<br />

dalla Regione per garantire<br />

il processo di ricostruzione,<br />

avviato a seguito del sisma del<br />

1997.<br />

Si riporta di seguito l’individuazione<br />

dei cinque comparti o<br />

zone (A,B,C,D,E).<br />

Per ogni zona (A.B.C.D, E) il<br />

Piano Integrato di Recupero<br />

(P.I.R.), ha individuato una<br />

serie di Unità Minime di Intervento<br />

(U.M.I.), intese come<br />

quell’edificio o quell’insieme<br />

di edifici che: per caratteristiche<br />

morfologiche, strutturali,<br />

tecnico-costruttive e per i materiali<br />

presenti, possono essere<br />

considerate un organismo strutturalmente<br />

omogeneo. (allegato<br />

A della D.G.R. n.5180/98)<br />

La prima difficoltà riscontrata<br />

nella raccolta dei dati è data<br />

proprio dalla scelta di settorializzare<br />

il centro storico in cinque<br />

diversi comparti.<br />

Tale situazione ha determinato<br />

la necessità di omologare i dati,<br />

sebbene la struttura dei documenti<br />

da allegare ai P.I.R., fosse<br />

garantita dai regolamenti regionali<br />

emanati (Reg. n.15/1998).<br />

A titolo esemplificativo si rileva,<br />

che il centro storico C,<br />

ad esempio, è stato suddiviso<br />

al suo interno in relazione alle<br />

sezioni censuarie, determinando<br />

una duplicazione del numero<br />

assegnato alle U.M.I., distinguibili<br />

solo specificando, oltre al<br />

numero della U.M.I , anche la<br />

zona censuaria di appartenenza.<br />

Non si tratta di un particolare<br />

di poco conto, considerando<br />

che l’identificativo univoco per<br />

relazionare informazioni e database<br />

diversi è proprio il numero<br />

assegnato alla U.M.I.<br />

Tale condizione ha determinato<br />

un aggravio nel procedimento<br />

di elaborazione dei dati.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 9


FOCUS<br />

Un ulteriore elemento di disomogeneità<br />

è dato dal trattamento<br />

degli interventi, diversi<br />

da quelli finanziati attraverso<br />

l’art.3 della L.61/98, relativo<br />

alle U.M.I., censite all’interno<br />

del comparto.<br />

Si tratta dei dati relativi agli<br />

interventi di riparazione di<br />

U.M.I. finanziate con altre fonti,<br />

e pertanto con altre diverse<br />

modalità di rendicontazione<br />

e intervento, o perché facenti<br />

parte del piano straordinario<br />

di edilizia residenziale pubblica<br />

(art.7 L.61/98), o perché opere<br />

pubbliche e chiese gestite<br />

ed inserite attraverso il piano<br />

straordinario redatto per il<br />

Giubileo del 2000 o ancora,<br />

più frequentemente perché<br />

edilizia privata, finanziata attraverso<br />

l’Ord.61/97. Infatti<br />

gli interventi finanziati con<br />

l’ord.n.61/97, sono attuati in<br />

modo diretto, senza l’applicazione<br />

di un piano dedicato,<br />

si tratta di interventi adottati<br />

per abitazioni principali rese<br />

inabitabili per i provvedimenti<br />

emessi con ordinanza di sgombero,<br />

emessa a causa dei danni<br />

prodotti dal sisma. Sono tutti<br />

edifici con danno significativo.<br />

La numerazione della UMI,<br />

per il caso ultimo citato<br />

(ord.61/97) non è peraltro<br />

coincidente con i dati presenti<br />

nel programma SISreg.’97 gestito<br />

dalla regione, programma<br />

di gestione e rendicontazione<br />

di tutta la ricostruzione in Umbria,<br />

in quanto è stato adottato<br />

un numero progressivo identificativo<br />

del numero di edificio, in<br />

relazione alla data di ricezione<br />

dell’istanze di finanziamento,<br />

(data del protocollo), che non<br />

tiene in alcun conto il numero<br />

di UMI assegnato con il PIR.<br />

Anche questo mancato allineamento<br />

dei dati disponibili, con<br />

numerazione differente per la<br />

medesima UMI, solo perché<br />

desunti da database diversi, per<br />

i quali sono stati assunti criteri<br />

diversi di numerazione, ha reso<br />

necessario un ulteriore lavoro<br />

per riallineare i dati e rendere<br />

disponibili gli stessi, al fine di<br />

garantire una lettura univoca e<br />

comparata in ambiente GIS.<br />

L’entità minima di edificato oggetto<br />

di intervento, individuata<br />

all’interno dei piani, si è detto è<br />

la Unità Minima di Intervento<br />

(U.M.I.), composta da uno o<br />

più edifici con caratteristiche<br />

omogenee (tecniche costruttive,<br />

materiali, altezza e tessitura di<br />

solai di interpiano, coperture).<br />

Per ogni U.M.I. si è proceduto:<br />

1. analizzando i dati censiti<br />

presenti all’interno dei Programmi<br />

Integrati di Recupero<br />

adottati o ricorrendo al<br />

reperimento attraverso altri<br />

database, relativi ad altre fonti<br />

di finanziamento;<br />

2. individuando in mappa la<br />

localizzazione della UMI in<br />

relazione al P.I.R. di appartenenza,<br />

costruendo 5 layers,<br />

tanti quanti sono i P.I.R.<br />

adottati nel centro storico;<br />

3. registrando nel database<br />

associato, per ogni UMI di<br />

ogni comparto; il danno,<br />

la vulnerabilità, il livello di<br />

costo, i tempi di realizzazione<br />

dell’intervento di riparazione<br />

adottato.<br />

Per ogni U.M.I. è stata identificata<br />

la classe di vulnerabilità di<br />

appartenenza nel database ed è<br />

poi stata visualizzata in cartografia,<br />

rendendo disponibile una<br />

visione d’insieme della distribuzione<br />

e della diffusione della<br />

gradualità della vulnerabilità.<br />

Analogamente si è proceduto<br />

per l’identificazione anche cartografica<br />

della distribuzione del<br />

danno registrato per ogni UMI,<br />

censito per classi di gravità.<br />

Per ogni U.M.I., attraverso<br />

l’identificazione della vulnerabilità<br />

e del danno subito, è stato<br />

possibile associare il costo parametrico<br />

a mq, funzione delle due<br />

variabili sopra citate.<br />

I dati acquisiti hanno inoltre<br />

consentito, oltre alla rappresentazione<br />

in mappa della variabilità<br />

del danno e della vulnerabilità,<br />

anche la determinazione delle<br />

curve di vulnerabilità, di danno<br />

e dei costi sostenuti.<br />

Lo studio incentrato sull’indagine<br />

delle relazioni tra il<br />

danno registrato e una serie di<br />

variabili caratteristiche dell’edificio,<br />

correlate ai meccanismi di<br />

danneggiamento, ha consentito<br />

di valutare la consistenza del<br />

patrimonio edilizio, di cogliere<br />

i fattori di maggiore influenza<br />

sull’organismo edilizio suggerendo<br />

gli interventi più efficaci ed<br />

adeguati.<br />

Fig. 5 - Centro storico di Foligno: analisi del danno per classi di intensità (elaborazione propria).<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


FOCUS<br />

Cod<br />

prov<br />

Cod<br />

com<br />

Comune<br />

Num<br />

UMI<br />

Stato<br />

pratica<br />

attuale<br />

Classe<br />

priorità<br />

Stato<br />

Danno<br />

Vuln<br />

Livello<br />

Danno<br />

Concessione<br />

Contributo<br />

Comunicato<br />

in Data<br />

Inizio<br />

Lavori Data<br />

Fine<br />

Lavori<br />

Data<br />

54 54018 FOLIGNO 130 SLD 3 1 1 1 15/10/05 6/21/06 8/7/09<br />

54 54018 FOLIGNO 8 REV 4 0<br />

54 54018 FOLIGNO 9 REV 4 0<br />

54 54018 FOLIGNO 17-21 PAG 2 2 4 3 3/10/11 7/4/11<br />

54 54018 FOLIGNO 42 SLD 3 1 3 2 6/1/06 7/4/06 15/10/11<br />

54 54018 FOLIGNO 46a SLD 1 3 4 4 18/12/01 4/4/02 16/05/05<br />

54 54018 FOLIGNO 48 SLD 1 1 4 3 25/2/03 20/10/04 28/12/09<br />

54 54018 FOLIGNO 51 PAG 1 3 4 4 12/11/03 11/12/04<br />

Tab. 1 - Stralcio della tabella attributi inserita nello shapefile vettoriale<br />

La portata dell’indagine condotta<br />

si inserisce all’interno del<br />

complesso quadro dei contributi<br />

possibili, affinché possa svilupparsi<br />

una politica di resilienza<br />

degli insediamenti urbani.<br />

L’importanza dell’analisi del<br />

comportamento sismico degli<br />

edifici in muratura e l’interpretazione<br />

del loro danneggiamento,<br />

condotto considerando i fattori<br />

e le caratteristiche in relazione ai<br />

possibili meccanismi di danno<br />

e collasso, costituisce certamente<br />

la modalità più corretta per<br />

cercare di interpretare il danno<br />

osservato.<br />

La rappresentazione grafica di<br />

dati, presenti e disponibili solo<br />

sotto forma di database, anche<br />

per quanto attiene agli esiti del<br />

processo di ricostruzione, ma<br />

soprattutto in relazione alla elaborazione<br />

degli stessi per un’indagine<br />

mirata sul fenomeno,<br />

consente, attraverso l’associazione<br />

univoca di dati di diversa provenienza<br />

in un’unica mappa, diverse<br />

letture, che determinano a loro<br />

volta nuovi scenari di indagine.<br />

E’ possibile inoltre visualizzare<br />

una stima, con evoluzione temporale,<br />

tra quanto previsto in<br />

fase di predisposizione dei Programmi<br />

Integrati di Recupero e<br />

quanto realmente attuato e ciò<br />

secondo tre direttrici fondamentali:<br />

1. il tempo di avvio dei cantieri<br />

2. di conclusione dei lavori,<br />

3. di variazione dei costi tra<br />

quanto stimato necessario,<br />

in fase di programmazione e<br />

quanto effettivamente sostenuto<br />

per le spese di riparazione<br />

dei danni subiti.<br />

Si tratta di avere un cronoprogramma<br />

reale e sempre aggiornato<br />

rispetto alle fasi di realizzazione<br />

di un programma di ricostruzione<br />

di evidente utilità.<br />

Il G.I.S. ha consentito inoltre di<br />

ottenere una lettura del tessuto<br />

urbano e delle dinamiche intervenute<br />

in relazione a fattori diversi,<br />

non esaminati nel processo<br />

di ricostruzione, quali ad esempio<br />

la relazione tra danno e/o<br />

vulnerabilità e tipologie edilizie<br />

presenti nel tessuto urbano.<br />

Si riporta di seguito, a titolo<br />

esemplificativo, uno stralcio<br />

della tabella relativa agli attributi<br />

inserita nello shapefile vettoriale<br />

folignoPIR.shp.<br />

Il metodo con cui si è proceduto<br />

all’indagine, ha restituito lo shapefile<br />

vettoriale folignoPIR.shp,<br />

ove la localizzazione geografica<br />

di ogni record è determinata<br />

dalla individuazione univoca della<br />

denominazione delle U.M.I.<br />

per ogni P.I.R. del centro storico<br />

(A,B,C,D,E), e ove nella tabella<br />

attributi per ogni UMI sono state<br />

associate informazioni diverse<br />

e puntuali, proprie della UMI<br />

univocamente individuata.<br />

Conclusioni<br />

La sfida odierna è un serio processo<br />

di riflessione e di documentazione<br />

sulle catastrofi, sulle<br />

conoscenza delle criticità di un<br />

territorio. Occorre consolidare le<br />

strategie intese a promuovere il<br />

riuso del tessuto edilizio, la sicurezza<br />

degli edifici, ridurre la vulnerabilità<br />

edilizia. E’ necessario<br />

introdurre politiche specifiche<br />

per incentivare le Pubbliche Amministrazioni<br />

a formarsi e a investire<br />

in pratiche e metodi che<br />

garantiscano la partecipazione,<br />

anche attraverso la condivisione<br />

delle banche disponibili, che<br />

potrebbero essere finalizzate ad<br />

indagini georeferenziate,<br />

La possibilità di comparare e<br />

misurare approcci innovativi<br />

alle diverse scale ha portato in<br />

luce la necessità di giungere a un<br />

quadro di strumenti valutativi<br />

e conoscitivi in qualche modo<br />

codificato, anche al fine di poter<br />

procedere in modo coerente<br />

all’implementazione delle metodiche<br />

di pianificazione nei processi<br />

di piano.<br />

Il tessuto urbano costituisce,<br />

nell’insieme, un patrimonio culturale<br />

identificativo della società<br />

che vi abita, dato dalla sommatoria<br />

di episodi costruttivi, di valori<br />

storico ambientali, sociali ed economici<br />

che va conservato e di cui<br />

bisogna tenere conto, particolarmente<br />

nelle azioni di prevenzione<br />

legate agli eventi sismici.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 11


FOCUS<br />

I sistemi informativi geografici sono<br />

ormai diventati un valido supporto<br />

per risolvere efficacemente molte<br />

delle innumerevoli problematiche a<br />

livello territoriale-ambientale.<br />

Tali sistemi, se integrati da programmi<br />

aggiuntivi opportunamente realizzati,<br />

si rivelano un supporto indispensabile<br />

nell’affrontare argomenti<br />

ancor più specifici e complessi, come<br />

ad esempio la pianificazione territoriale<br />

in funzione del rischio sismico.<br />

Il G.I.S. si è dimostrato uno strumento<br />

estremamente utile allo scopo,<br />

anche in funzione di un utilizzo in<br />

ambiente internet e/o intranet, in<br />

modo che possa diventare parte dell’operatività<br />

quotidiana delle diverse<br />

amministrazioni preposte all’adozione<br />

e alla gestione dei piani<br />

Definire un modello, una tabella di<br />

marcia non è la risposta definitiva<br />

a tutte le sfide, ma si tratta di un<br />

primo passo per delineare un quadro<br />

d’azione coerente, che abbraccia<br />

diverse aree e settori e ha l’obiettivo<br />

di fornire una prospettiva mitigativa<br />

futura.<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringrazia l’Università Politecnica<br />

delle Marche, il Comune di Foligno<br />

e la Regione Umbria, per la<br />

collaborazione offerta e il supporto<br />

fornitomi.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Alexander, D.E.1,. (2005) The meaning of disaster: a reply to Wolf R. Dombrowsky. In R.W.<br />

Perry and E.L. Quarantelli (eds) What is a Disaster? New Answers to Old Questions. Xlibris<br />

Press, Philadelphia.<br />

Angeletti Paolo, Baciucco Federica, Barluzzi Marco, Battisti Paolo, Macaluso Patrizia, Materazzi<br />

Patrizia, Panella Roberta. Confronto fra danni, vulnerabilità ed interventi di consolidamento.<br />

Il caso dell’Umbria negli ultimi eventi sismici del 1997-1998. Ed.2007.<br />

Calace F. 2009 Ricostruire sì, ma come. Come fare tesoro delle esperienze, “Urbanistica Informazioni”,<br />

n. 226, p. 8.<br />

Friesema, H. Paul; Caporaso, James; Goldstein, Gerald; Lineberry, Robert; and Godschalk<br />

David R, 1999 Natural Hazard Mitigation- Recasting Disaster Policy and Planning; Island<br />

Press, Washington D.C<br />

Haas, J. Eugene, Robert W. Kates, and Martyn J. Bowden, editors. 1977. Reconstruction<br />

Following Disaster. Cambridge, Massachusetts: MIT Press. 331 pages.<br />

Lizarralde Gonzalo ,2000 Reconstruction management and post-disaster low-cost housing; the case<br />

for social reconstruction McGill University Montreal<br />

Menoni Scira,1997. Pianificazione e incertezza. Elementi per la valutazione e la gestione dei<br />

rischi territoriali, ed. Franco Angeli,;<br />

Giovanni Pietro Nimis, 2009 Terre mobili, dal Belice al Friuli dall’Umbria all’Abruzzo. Collana<br />

Saggine.2009 Donzelli Editore<br />

Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Web site, http://www.ingv.it, accesso 13<br />

gennaio 2013.<br />

Pistocchi A., Luzi L., Napolitano P. 2002 : The use of predective modeling techniques for optimal<br />

exploitation of spatial database: a case of study in landslide, hazard mapping with expert system<br />

–like methods – Enviromental Geology, 41;<br />

ABSTRACT<br />

Possible scenarios of post-earthquake, should be outlined in advance, planned for time, declining, on the one<br />

hand the time and resources involved, elements of strategic planning and to the other side ways and actions,<br />

elements of structural and operational planning, trying to derived from the experience gained, strategies<br />

and guiding principles, which are not to be reinvented in every event, but that fit from time to time, to the<br />

peculiarities of the territory affected. This could help predict the pattern of strategic actions and priorities to<br />

protect against future events.<br />

In this context it has been analyzed the disaster suffered by the city of Foligno, one of the areas most affected<br />

by the earthquake in 1997.<br />

After more than 15 years after the event, thanks to the data available today, is possible to understand with<br />

greater completeness the results in the area. In this perspective, the cataloging of data within a geodatabase,<br />

allowed to contain in one structure, different information, suggesting new and different analyzes. The survey<br />

conducted using the G.I.S. as a tool, it has enabled us to open up new scenarios, preparatory to starting a real<br />

policy of prevention of seismic risk.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

GIS; ricostruzione; danno; mitigazione<br />

AUTORE<br />

Antonia Fratino<br />

antonia.fratino@comune.foligno.pg.it<br />

Architetto Comune di Foligno<br />

PhD in Protezione Civile e Ambientale - Università Politecnica delle Marche<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


FOCUS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 13


REPORTS<br />

I dati sono<br />

il petrolio<br />

(…o l’energia<br />

rinnovabile)<br />

del futuro<br />

Di Fabio Disconzi e Arturo Lorenzoni<br />

La presente ricerca si è focalizzata sulla distribuzione dei dati territoriali in Italia attraverso i<br />

geoportali regionali. La piattaforma sviluppata vorrebbe consentire alle parti interessate di discutere la<br />

determinazione di buone pratiche attraverso un quadro di valutazione web-based migliorabile in modo collaborativo.<br />

Recentemente si sta assistendo<br />

alla nascita di<br />

moltissimi servizi di<br />

archiviazione e condivisione di<br />

dati. Big-data ed open-data, un<br />

tempo parole presenti solamente<br />

nel vocabolario dei professionisti<br />

del settore, stanno conquistando<br />

l’interesse di un’ampia<br />

platea di persone: cittadini,<br />

amministrazioni e aziende.<br />

Numerose sono le iniziative<br />

che mettono a disposizione di<br />

tutti dati riguardanti molteplici<br />

aspetti della vita quotidiana<br />

quali dati demografici, ambientali,<br />

territoriali, della pubblica<br />

amministrazione, sul turismo,<br />

sul commercio e così via. Tra<br />

queste iniziative la più riconosciuta<br />

è dati.gov.it che riveste<br />

inoltre un ruolo centrale e di<br />

coordinamento per il nostro<br />

Paese.<br />

Esistono iniziative focalizzate a<br />

distribuire ed interpretare specifici<br />

tipi di dato. Molto interessante<br />

è ad esempio il SIOPE<br />

(Sistema Informativo sulle<br />

Operazioni degli Enti Pubblici)<br />

che mette a disposizione del<br />

cittadino i prospetti delle entrate<br />

ed uscite monetarie delle<br />

pubbliche amministrazioni<br />

(www.siope.it). Tuttavia avere<br />

a disposizione i dati in formato<br />

“grezzo” spesso non è sufficiente:<br />

la maggioranza dei cittadini<br />

non è in grado di trattarli, filtrarli,<br />

comprenderli ed estrarre<br />

informazioni utili. Accanto alla<br />

cosiddetta “liberazione dei dati”<br />

è necessario che di pari passo si<br />

sviluppino applicazioni in grado<br />

di ricavare informazioni di più<br />

alto livello grazie ad una rappresentazione<br />

più “usabile” dei<br />

dataset. Un esempio di sfruttamento<br />

dei dati grezzi da parte di<br />

applicazioni per generare informazioni<br />

facilmente comprensibili<br />

anche dai cittadini è www.<br />

soldipubblici.com e www.opencivitas.it/cittadini/.<br />

Entrambi<br />

i portali hanno l’obiettivo di<br />

“trattare” e “condizionare” i dati<br />

grezzi per generare report (testi,<br />

tabelle, grafici ed immagini) di<br />

immediata comprensione.<br />

Lungo la stessa direzione vanno<br />

anche i portali di archiviazione<br />

e distribuzione dei dati georiferiti,<br />

ovvero dati che oltre ai<br />

classici attributi alfa-numerici<br />

hanno a loro associato anche<br />

informazioni geometriche,<br />

topologiche e di posizione.<br />

Solitamente vengono distribuiti<br />

attraverso i geoportali. Anche<br />

per questa categoria di dati, vi<br />

è un crescente interesse nel renderne<br />

più immediata la ricerca,<br />

la comprensione ed il download.<br />

Vi sono direttive comunitarie<br />

e nazionali che spingono<br />

la progettazione dei geoportali<br />

verso una direzione comune (direttiva<br />

INSPIRE) caratterizzata<br />

da facilità di navigazione, di ricercabilità<br />

del dato, di usabilità<br />

delle interfacce, etc. direzione<br />

che tuttavia ancora difficilmente<br />

si nota, per lo meno da parte<br />

degli utilizzatori dei dati.<br />

Qual è l’efficacia dei geoportali<br />

nel distribuire i dati geo-riferiti?<br />

Il lavoro presentato nell’arti-<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

colo, nato in seno al premio<br />

“Energie per la Ricerca” promosso<br />

dalla Fondazione Centro<br />

Studi Enel e dalla Fondazione<br />

CRUI, descrive un approccio<br />

collaborativo adottabile per la<br />

valutazione dei geoportali.<br />

Dai dati all’energia<br />

Per contestualizzare il lavoro<br />

è opportuno descrivere come<br />

e perché il nostro gruppo di<br />

lavoro abbia approcciato la questione<br />

del reperimento dei dati<br />

territoriali geo-riferiti. I dati<br />

geo-riferiti sono un ottimo strumento<br />

per predisporre modelli,<br />

scenari e strumenti di supporto<br />

per la redazione dei piani clima<br />

locali.<br />

I sistemi energetici locali, nazionali<br />

ed internazionali stanno<br />

cambiando: da un approccio<br />

profondamente basato sulle<br />

fonti fossili e su grandi impianti<br />

di produzione si sta virando verso<br />

una produzione energetica in<br />

cui piccoli impianti di generazione,<br />

di piccola taglia e diffusi<br />

nel territorio, alimentati anche a<br />

fonti rinnovabili hanno un ruolo<br />

centrale.<br />

La pianificazione territoriale<br />

quindi richiede un’attenta analisi<br />

delle potenzialità energetiche<br />

legate allo sviluppo delle<br />

rinnovabili. Come è possibile<br />

stimare l’energia potenzialmente<br />

producibile dalle fonti<br />

energetiche rinnovabili? Esse<br />

a differenza delle fonti fossili<br />

sono distribuite nel territorio e<br />

sono strettamente legate alle caratteristiche<br />

fisiche, climatiche<br />

e morfologiche del territorio<br />

stesso (esempio: l’idroelettrico si<br />

può fare dove ci sono corsi d’acqua<br />

e dislivelli, il fotovoltaico<br />

dove ho superficie disponibile e<br />

buon irraggiamento, la biomassa<br />

dove ho economicità nella<br />

raccolta e lavorazione, eolico<br />

dove le caratteristiche del vento<br />

sono migliori, e così via).<br />

Per elaborare una stima del loro<br />

potenziale energetico è necessario<br />

conoscere in maniera molto<br />

approfondita il territorio. Per<br />

poterlo fare mediante l’utilizzo<br />

di software ed elaboratori è<br />

necessario che ci siano, e siano<br />

ricercabili, i dati geo-riferiti<br />

delle caratteristiche fisiche e<br />

geomorfologiche del territorio.<br />

L’articolo indaga, dal punto di<br />

vista degli utilizzatori per analisi<br />

energetico-ambientali, quanto<br />

efficacemente i dati siano<br />

attualmente condivisi in Italia<br />

e propone una piattaforma<br />

collaborativa di valutazione dei<br />

geoportali il cui fine ultimo è<br />

stimolare una loro più efficace<br />

progettazione e usabilità.<br />

Sistema di valutazione<br />

come strumento di interazione<br />

I sistemi di valutazione hanno<br />

la capacità di riassumere in un<br />

giudizio sintetico una prestazione<br />

piuttosto complessa. Si pensi<br />

al voto di laurea che sintetizza<br />

un complesso e articolato percorso<br />

di apprendimento in un<br />

solo numero, alle stelle degli hotel<br />

che in un semplice simbolo<br />

riassumono un’ampia varietà di<br />

caratteristiche delle strutture ricettive,<br />

ai rating finanziari e alle<br />

valutazioni nell’ambito dell’efficienza<br />

energetica.<br />

I sistemi di valutazione nei<br />

quali l’intero meccanismo di<br />

valutazione è pubblico e trasparente<br />

consentono ai “valutati” di<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 15


REPORTS<br />

orientare gli sforzi al fine di migliorare<br />

il giudizio. Conoscendo<br />

i parametri che definiscono la<br />

valutazione è possibile indirizzare<br />

gli sforzi di tutti gli attori che<br />

concorrono al processo.<br />

Tenendo questo a mente, è stato<br />

definito un semplice sistema<br />

di valutazione dei geoportali,<br />

attualmente nella sua versione<br />

1.0, nel quale, e tramite il quale,<br />

si vorrebbe creare una piattaforma<br />

di dialogo tra utilizzatori di<br />

dati (la domanda) e amministratori/sviluppatori<br />

dei geoportali<br />

(offerta di dati).<br />

Struttura 1.0<br />

La valutazione si basa su una<br />

scala di 100 punti assegnati tramite<br />

27 indicatori raggruppati<br />

in 6 classi. Ogni classe mira a<br />

valutare un particolare aspetto<br />

del geoportale. La Tabella 1<br />

mostra una sintesi degli aspetti<br />

investigati. Attualmente, versione<br />

v1.0, le classi proposte<br />

riguardano:<br />

- efficacia nella “ricercabilità”:<br />

il mezzo in assoluto più comune<br />

per distribuire i dati è la<br />

rete; il geoportale deve essere<br />

facilmente individuabile tramite<br />

interrogazioni ai più comuni<br />

motori di ricerca, le informazioni<br />

sugli aggiornamenti e<br />

news devono essere distribuite<br />

velocemente;<br />

- organizzazione geoportale: il<br />

geoportale deve presentare una<br />

struttura di navigazione chiara,<br />

i servizi essenziali/basilari devono<br />

essere presentati un modo<br />

efficace;<br />

- organizzazione catalogo dati:<br />

i dati geo-riferiti devono essere<br />

presenti, ricercabili facilmente<br />

e facilmente scaricabili “in locale”<br />

per effettuare agevolmente<br />

le analisi successive;<br />

- disponibilità dati territoriali<br />

e ambientali: questa classe<br />

analizza la presenza di una serie<br />

campione di dataset territoriali/ambientali<br />

e valuta la possibilità<br />

di farne il download su<br />

un pc (download in locale);<br />

- visualizzazione dati via<br />

browser: deve essere presente<br />

uno strumento che permetta a<br />

chiunque di visualizzare il dato<br />

(anche agli utenti sprovvisti di<br />

software GIS);<br />

- altri servizi: questa classe analizza<br />

la presenza di altri servizi<br />

per rendere più utile e completo<br />

il geoportale.<br />

La tabella 1 illustra in dettaglio<br />

la struttura della versione 1.0<br />

del sistema di valutazione.<br />

Collaborativo<br />

La valutazione relativa alla<br />

versione corrente si presta in<br />

modo del tutto interattivo e<br />

immediato a critiche, commenti<br />

e note. Durante la visualizzazione<br />

di una “pagella regionale” è<br />

possibile lasciare un commento,<br />

una segnalazione o una critica<br />

che permette ai “moderatori”<br />

di modificare, eventualmente,<br />

il giudizio. Una panoramica è<br />

disponibile alla pagina: http://<br />

www.fabiodisconzi.com/gislocal/rating/introduzione.html<br />

Particolarmente interessante è<br />

la possibilità di migliorare la valutazione<br />

ed estenderla ad altri<br />

aspetti grazie al contributo di<br />

professionisti, cittadini e amministrazioni<br />

interessate all’argomento.<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

L’intera struttura del sistema di<br />

valutazione è stata progettata<br />

ponendo particolare attenzione<br />

alla sua scalabilità. E’ possibile<br />

modificare un indicatore<br />

esistente (cambiandone il<br />

punteggio associato ad esempio),<br />

rimuovere quelli non più<br />

interessanti e, soprattutto aggiungerne<br />

di nuovi all’interno<br />

di una classe potendo anche<br />

aggiungere intere nuove classi di<br />

indicatori. Come mostrato nella<br />

figura della pagina precedente,<br />

il processo di miglioramento<br />

del sistema di valutazione ben si<br />

presta ad un intervento collaborativo<br />

ed interattivo. Maggiore<br />

sarà il numero di professionisti<br />

che porteranno la loro esperienza,<br />

migliore sarà l’informazione<br />

portata in seno alla valutazione.<br />

Cosa emerge dalla<br />

classifica versione 1.0<br />

L’idea descritta in questo articolo<br />

non si esaurisce nella valutazione<br />

fine a se stessa. L’obiettivo<br />

principale a cui ambisce la proposta<br />

è di sviluppare una piattaforma<br />

nella quale far comunicare<br />

gli attori dal lato “domanda<br />

di dati” e i professionisti che<br />

devono gestire tale offerta.<br />

# Classe Titolo Punteggio<br />

1.1 1 efficacia ricercabilità SEO Google 10<br />

1.2 e informazione aggiornamenti<br />

SEO Bing 5<br />

1.3 Account twitter 1<br />

1.4 Link da HP sito Regione 8<br />

1.5 Newsletter 4<br />

totale 28<br />

2.1 2 geoportale Pagina di presentazione 5<br />

2.2 Manuali di istruzioni / FAQ 2<br />

2.3 Versione mobile 2<br />

2.4 Contatti 4<br />

2.5 Glossario 1<br />

totale 14<br />

3.1 3 catalogo dati Catalogo dati: organizzazione gerarchica contenuti 3<br />

3.2 Catalogo dati: modulo di ricerca 6<br />

3.3 Registrazione 4<br />

3.4 Informazione veloce aggiornamento dato 1<br />

totale 14<br />

4.1 4 Dati ambientali / territoriali<br />

DTM 6<br />

4.2<br />

Idrografia 2<br />

4.3 Copertura Suolo CORINE 3<br />

4.4 Qualità aria / Emissioni 2<br />

4.5 Rete viaria 3<br />

totale 16<br />

5.1 5 Webgis Webgis (raggiungibile da) 4<br />

5.2 Webgis funzioni base 1<br />

5.3 Webgis ortofoto 1<br />

5.4 Webgis sovrapposizione layer 2<br />

totale 8<br />

6.1 6 altri servizi Multilingua 3<br />

6.2 Servizio stampa 1<br />

6.3 Validazione W3C 6<br />

6.4 Servizio WMS/WFS 10<br />

totale 20<br />

Totale punteggio: 100<br />

Tab. 1 - Sintesi struttura valutazione (V1.0).<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 17


REPORTS<br />

Il punto di forza dei sistemi di<br />

valutazione sta nella loro sintesi<br />

e semplicità di comunicazione<br />

di un obiettivo. La valutazione<br />

pubblica e aperta a commenti,<br />

note e integrazione desidera<br />

essere un punto di partenza per<br />

attivare in chi deve fornire i dati<br />

la volontà di rendere più fruibile<br />

il servizio. Viceversa, la capacità<br />

di accogliere nuovi indicatori e<br />

nuove classi, consente di sviluppare<br />

un sistema di valutazione<br />

sempre più completo e in grado<br />

di descrivere da una parte i “desiderata”<br />

degli utilizzatori dei dati<br />

e dall’altra di soddisfarli compatibilmente<br />

con i vincoli tecnici.<br />

La valutazione attuale (marzo<br />

<strong>2015</strong>) dei 19 portali regionali<br />

italiani + 2 portali provinciali è<br />

stata applicata in un arco temporale<br />

che va da fine novembre<br />

2013 a gennaio 2014; una sintesi<br />

della stessa è disponibile online<br />

alla pagina: http://www.fabiodisconzi.com/gislocal/rating/<br />

sintesi.html e nella Tabella 2.<br />

Emergono alcune considerazioni<br />

generali tra le quali, dal punto di<br />

vista degli autori, le più interessanti<br />

sono:<br />

- disomogeneità sotto svariati<br />

aspetti: è emerso che vi è una<br />

forte disomogeneità non solo<br />

di tipo grafico e di “Graphical<br />

User Interface (GUI)” ma anche<br />

di struttura, disponibilità<br />

ed organizzazione dei dati.<br />

Sarebbe opportuno replicare in<br />

tutti i geoportali, compatibilmente<br />

con i vincoli hardware e<br />

software, le metodologie ritenute<br />

più utili dagli utilizzatori<br />

e le caratteristiche di “User<br />

Experience (UX)” percepite<br />

come migliori (in termini di<br />

utilizzo delle risorse hardware,<br />

software, semplicità di navigazione,<br />

usabilità, etc.);<br />

- ottimo posizionamento sui<br />

motori di ricerca: i geoportali<br />

sono risultati essere ben<br />

posizionati, la maggior parte<br />

dei geoportali appare nella<br />

prima posizione o almeno<br />

nella prima pagina dei risultati.<br />

Solamente Friuli Venezia<br />

Giulia e Toscana non sono<br />

ben posizionati nelle rispettive<br />

pagine dei risultati “Search<br />

Engine Result Page (SERP)”.<br />

La questione è facilmente risolvibile<br />

con delle modifiche<br />

al codice sorgente delle home<br />

page dei rispettivi geoportali;<br />

- link da home page sito regionale:<br />

per 10 geoportali su<br />

21 non è stato trovato alcun<br />

link verso un servizio di condivisione<br />

di dati territoriali (cartografia,<br />

geoportale o servizio<br />

open data) dalla home page<br />

del sito ufficiale della Regione.<br />

L’implementazione di un link<br />

nel sito ufficiale della Regione<br />

è un’operazione immediata<br />

che non richiede particolari<br />

competenze tecniche e che dà<br />

buona visibilità ai servizi di<br />

distribuzione dei dati;<br />

- registrazione obbligatoria: la<br />

direttiva INSPIRE del 2007 e<br />

il decreto di recepimento del<br />

2010 sottolineano chiaramente<br />

l’importanza di diffondere<br />

i dati con il minor numero di<br />

barriere possibile; implementare<br />

un servizio di connessione<br />

ai server in remoto (WMS)<br />

che richieda una registrazione,<br />

o permettere il download<br />

dei dati solamente ad utenti<br />

registrati e che hanno eseguito<br />

l’accesso è un forte ostacolo<br />

alla distribuzione dei dati;<br />

- servizi WMS efficienti: il servizio<br />

di condivisione dei dati<br />

tramite servizio WMS è risultato<br />

essere veloce e con una<br />

buona disponibilità di dati tuttavia<br />

il set di link per attivare<br />

il collegamento al server non<br />

sempre si trova facilmente;<br />

- shapefile poco diffusi: il formato<br />

shapefile è attualmente<br />

il più comodo ed immediato<br />

da utilizzare per elaborazioni<br />

“in locale” almeno dal punto<br />

di vista di chi ha sviluppato<br />

la versione v1.0. Non tutti i<br />

geoportali hanno dimostrato<br />

la possibilità di scaricare i dati<br />

in tale formato. Ancora meno<br />

frequente è risultata essere la<br />

possibilità di scaricarli immediatamente,<br />

senza registrazione,<br />

log-in e senza prenotarne il<br />

download;<br />

- dati ambientali assenti: i dati<br />

sulla qualità dell’aria e delle<br />

emissioni, nonostante siano<br />

fondamentali per comprendere<br />

la situazione ambientale ed<br />

energetica di un territorio, non<br />

sono stati individuati nella<br />

maggioranza dei geoportali;<br />

- versione per dispositivi mobile<br />

(smartphone e tablet)<br />

assenti: nonostante il traffico<br />

della navigazione da dispositivi<br />

“mobile” abbia superato il traffico<br />

da “piattaforme desktop”<br />

la maggior parte dei geoportali<br />

non presenta applicazioni dedicate<br />

o “layout responsive”;<br />

- newsletter poco presenti<br />

e Twitter completamente<br />

assente: l’affermato social network<br />

ideale per micro-aggiornamenti<br />

non è utilizzato da<br />

alcun geoportale; la newsletter,<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

strumento ideale per aggiornare<br />

gli analisti interessati sulla<br />

disponibilità di nuovi dati e<br />

servizi, è implementata solamente<br />

per 4 geoportali;<br />

- validazione W3C: non tutti<br />

i geoportali sono risultati pienamente<br />

compatibili con gli<br />

standard W3C; 9 geoportali<br />

hanno presentato un elevato<br />

numero di errori (quindi la<br />

loro corretta compatibilità con<br />

i browser più diffusi non è<br />

garantita);<br />

- buona la disponibilità di<br />

webgis: la maggior parte dei<br />

geoportali hanno un servizio<br />

di webgis funzionale, usabile,<br />

che permette di sovrapporre<br />

comodamente una moltitudine<br />

di layer informativi senza<br />

rallentamenti;<br />

- carenti glossario e FAQ: la<br />

maggior parte dei geoportali<br />

non propone una sezione dedicata<br />

alle domande frequenti<br />

e non presenta un glossario dei<br />

termini più utilizzati;<br />

- versione multilingua assente:<br />

la maggior parte dei geoportali<br />

è disponibili esclusivamente in<br />

lingua italiana.<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringraziano i finanziatori della<br />

ricerca nata in seno al premio<br />

“Energie per la Ricerca” promosso<br />

dalla Fondazione Centro<br />

Studi Enel e dalla Fondazione<br />

CRUI.<br />

Tab. 2 - Sintesi applicazione<br />

Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5 Classe 6<br />

della versione v1.0<br />

Efficacia Organizzazione Organizzazione Dati territoriali e Visualizzazione<br />

ricercabilità geoportale catalogo dati ambientali<br />

dati<br />

Altri servizi<br />

max 28 max 14 max 14 max 16 max 8 max 20<br />

Abruzzo 15 11 13 0 8 16<br />

Basilicata 15 9 13 5 8 10<br />

Bolzano 18 5 13 8 8 19<br />

Calabria 23 9 10 9 8 9<br />

Campania 15 9 11 8 8 10<br />

Emilia Romagna 15 12 9 8 8 14<br />

F V G 8 11 10 8 8 19<br />

Lazio 15 7 7 0 0 6<br />

Liguria 23 8 13 8 8 10<br />

Lombardia 19 7 13 8 8 10<br />

Marche 27 4 9 0 7 9<br />

Molise 19 9 3 6 8 10<br />

Piemonte 23 7 13 10 8 19<br />

Puglia 23 6 7 6 8 10<br />

Sardegna 23 9 7 14 8 17<br />

Sicilia 23 11 13 8 8 16<br />

Toscana 0 11 13 11 8 16<br />

Trento 23 11 9 8 8 10<br />

Umbria 15 11 13 0 8 10<br />

Valle d’Aosta 23 5 9 0 8 7<br />

Veneto 19 6 13 16 6 16<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Dati territorial; analisi web; geoportali; open data<br />

ABSTRACT<br />

Public, freely available, searchable and updated datasets might support<br />

citizens, professionals and analysts in understanding several aspect of the<br />

life: from demographics trends of a nation to renewable energy potential<br />

of specific areas. The focus of the research has been to make a portrait on<br />

how territorial data are distributed in Italy by regional geoportals. The<br />

developed platform would like to enable stakeholders to discuss the assessment<br />

and to enhance the evaluation framework in a collaborative and<br />

web-based way.<br />

AUTORE<br />

Arturo Lorenzoni<br />

arturo.lorenzoni@unipd.it<br />

Professore di Economia dell'energia, Università di Padova<br />

Fabio Disconzi<br />

fabio.disconzi@unipd.it<br />

Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di<br />

Padova<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 19


REPORTS<br />

Activity-Based Intelligence<br />

prevedere il futuro osservando il presente<br />

con gli strumenti Hexagon Geospatial<br />

Di Massimo Zotti<br />

La conoscenza delle attività<br />

umane sulla superficie terrestre,<br />

ottenuta mediante l’analisi di dati<br />

di osservazione della Terra ed altre<br />

informazioni geospaziali, è vitale<br />

per la pianificazione e l'esecuzione<br />

di qualsiasi azione militare, per<br />

finalità di peace keeping o in caso di<br />

emergenze umanitarie.<br />

L’<br />

analisi e il monitoraggio<br />

del territorio attraverso<br />

l’uso di tecniche<br />

di rilevamento fotografico (prima)<br />

e di telerilevamento da satellite<br />

(dopo) è una pratica che<br />

nasce nell’ambito delle attività<br />

di intelligence militare.<br />

In tutti i libri di telerilevamento<br />

si citano i rilievi fatti con fotocamere<br />

installate su uccelli o<br />

palloni per scopi militari come<br />

i primi esempi di osservazione<br />

della Terra dall’alto. L’ambito<br />

militare da sempre rappresenta<br />

il principale mercato del segmento<br />

spaziale, lungo tutta la<br />

catena del valore che va dalla<br />

costruzione di nuovi satelliti<br />

di osservazione della terra fino<br />

allo sviluppo di tecniche di<br />

elaborazione e condivisione di<br />

contenuti informativi geospaziali.<br />

Oggigiorno i nuovi scenari<br />

di sicurezza internazionale<br />

richiedono capacità di analisi<br />

continua di aree vaste dislocate<br />

in zone remote dove non sono<br />

disponibili dati cartografici<br />

aggiornati né tantomeno è possibile<br />

effettuare rilievi diretti<br />

tradizionali.<br />

L’evoluzione<br />

dell’intelligence<br />

geospaziale: informazioni<br />

più precise e<br />

sistemi interoperabili<br />

In questo contesto l’Intelligence<br />

Geospaziale<br />

(wikipedia:GEOINT) assume<br />

un ruolo di primo piano in<br />

tutte le fasi dell’attività di produzione<br />

di informazione dalla<br />

raccolta dei dati, alla loro gestione<br />

e rappresentazione, fino<br />

alla loro condivisione.<br />

Tipicamente il processo di In-<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

telligence Geospaziale si basa su<br />

fonti informative multi-sorgente<br />

raccogliendo e integrando le<br />

informazioni dalle diverse fonti<br />

disponibili che siano militari<br />

e/o commerciali. Immagini,<br />

dati e mappe acquisiti da piattaforme<br />

satellitari, aeree, veicoli<br />

a pilotaggio remoto (droni)<br />

vanno sapientemente integrati<br />

con cartografie, mappe informazioni<br />

censuarie, dati GPS e/o<br />

altri dati discreti che hanno una<br />

localizzazione sulla terra.<br />

L’intelligence Geospaziale deve<br />

essere fondata, inoltre, su infrastrutture<br />

di dati geospaziali<br />

che abbiano le caratteristiche<br />

di interoperabilità, sicurezza,<br />

distribuzione on-the-fly dei dati<br />

e dei risultati delle elaborazioni<br />

in coerenza con il processo<br />

C4ISR (Comando, Controllo,<br />

Comunicazione, Computer,<br />

Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione).<br />

Questo processo, che oggi<br />

sempre più fa i conti con le<br />

problematiche legate ai big data<br />

geospaziali, prevede:<br />

4Fonti multiple di dati distribuite<br />

(nello spazio e nel tempo)<br />

che devono poter essere<br />

integrate al volo via Web;<br />

4L’accessibilità, per comandi<br />

e strateghi militari, a tutti i<br />

dati spaziali ed i servizi disponibili<br />

nell’infrastruttura<br />

C4ISR, in maniera dinamica<br />

e nel rispetto delle procedure<br />

di classificazione e sicurezza<br />

delle informazioni;<br />

4L’integrazione delle informazioni<br />

di carattere generale<br />

disponibili a livello militare<br />

(stato dei luoghi, target, ecc.)<br />

tra i sistemi di comando e<br />

controllo nelle missioni (aerei,<br />

navi, mezzi di terra);<br />

4La disponibilità di strumenti<br />

avanzati di rappresentazione<br />

e visualizzazione grafica che<br />

permettono di realizzare una<br />

tipica mappa operativa basandosi<br />

su dati provenienti<br />

da servizi web multipli e distribuiti;<br />

4La collaborazione, senza soluzione<br />

di continuità, dei produttori<br />

di dati spaziali per le<br />

funzioni C4ISR con gli utenti,<br />

poiché tutti i membri di una<br />

rete distribuita, come quella in<br />

esame, sono nello stesso tempo<br />

utenti e produttori.<br />

Tutte queste fonti informative,<br />

sempre più frequentemente,<br />

rendono disponibili dati quadridimensionali<br />

che possono incrementare<br />

sensibilmente da un<br />

lato la precisione geometrica e<br />

dall’altro la capacità di discriminare<br />

oggetti ed eventi al suolo.<br />

La valorizzazione del contenuto<br />

informativo tridimensionale dei<br />

dati satellitari di osservazione<br />

della terra è l’obiettivo del progetto<br />

3D IMINT (http://www.<br />

planetek.it/3Dimint), recentemente<br />

presentato al convegno<br />

AFCEA “Soluzioni Globali<br />

per la Difesa, Intelligence and<br />

Security” (di cui abbiamo dato<br />

notizia sul nostro sito: www.<br />

geoforall.it/fu86). In questo<br />

progetto si sperimentano innovative<br />

metodologie IMINT<br />

(IMagery INTelligence) basate<br />

sulla fusione di dati ottici e radar<br />

in ambiente tridimensionale<br />

in grado di migliorare significativamente<br />

la geolocalizzazione<br />

ed il riconoscimento preciso degli<br />

obiettivi, e la progettazione<br />

di una infrastruttura di dati geospaziali<br />

in grado di supportare<br />

l’intero processo di intelligence<br />

dall’accesso a fonti informative<br />

distribuite fino alla condivisione<br />

dei risultati adottando standard<br />

OGC.<br />

L’Activity-Based<br />

Intelligence<br />

Negli ultimi anni la sfida da<br />

vincere per le Intelligence dei<br />

vari Stati è quella di riuscire a<br />

combinare dati diversi provenienti<br />

da fonti diverse di rilevamento,<br />

allo scopo di ottenere<br />

una visione più completa ed<br />

efficace di una determinata situazione<br />

o di un determinato<br />

territorio. Questa nuova tendenza<br />

ha portato anche ad un<br />

innovativo modo di concepire le<br />

attività di intelligence.<br />

La “disciplina” che meglio interpreta<br />

tal esigenza è l’Activity-<br />

Based Intelligence (ABI). L’ABI<br />

supera l’osservazione, in maniera<br />

statica, di un determinato<br />

oggetto o area di riferimento,<br />

e prevede un nuovo modo di<br />

praticare intelligence, riuscendo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 21


REPORTS<br />

ad unire informazioni ottenute in<br />

maniera dinamica non solo da piattaforme<br />

per il telerilevamento ma<br />

anche da fonti non convenzionali.<br />

Questo altro non vuol dire che, se<br />

per osservare una situazione prima<br />

ci limitavamo alla secca interpretazione<br />

dei dati giuntici in maniera<br />

ferma rispetto al tempo, ovvero<br />

“istante per istante”, senza riuscire a<br />

comprendere magari l’interazione e<br />

il collegamento tra diverse situazioni<br />

in istanti diversi di tempo, adesso<br />

siamo in grado di interpretare i dati<br />

con una visione più ampia rendendoli<br />

“fluidi” rispetto al tempo,<br />

cioè dando loro un significato di<br />

sequenzialità e continuità. Questo<br />

nuovo approccio consente di fare<br />

stime probabilistiche su ciò che può<br />

accadere nel futuro immediatamente<br />

prossimo anche per cause che<br />

possono apparire completamente distinte<br />

tra loro. La possibilità di fare<br />

ipotesi su eventi futuri è di enorme<br />

rilievo strategico-tattico in quanto<br />

può permettere di ottimizzare i<br />

tempi di ricerca in una determinata<br />

area, ed indirizzare gli interventi per<br />

affrontare eventuali emergenze che<br />

si è in grado quanto meno di ipotizzare:<br />

insomma aiutare gli operatori<br />

in contesti di tipo sia strategico che<br />

tattico ad essere sempre più tempestivi<br />

per risolvere problemi in maniera<br />

efficace.<br />

Gli strumenti tecnologici che supportano<br />

questo balzo in avanti<br />

delle intelligence mondiali fanno<br />

parte dell’offerta tecnologica di<br />

Hexagon Geospatial (www.hexagongeospatial.com)<br />

di cui Planetek<br />

Italia è master dealer per l’Italia e<br />

centro qualificato per il supporto<br />

tecnico e la formazione.<br />

Realizzati in conformità agli standard<br />

internazionali, come quelli<br />

definiti dall’Open Geospatial Consortium<br />

(OCG®), consentono agli utenti di accedere ad una vasta gamma di dati e<br />

processi geospaziali, inclusa la gestione di flussi video con il Motion Video Analyst<br />

Professional.<br />

I prodotti che compongono il Power Portfolio di Hexagon Geospatial, come ERDAS<br />

IMAGINE, suite software completa di elaborazione di dati geospaziali, consentono<br />

la gestione contemporanea di un’ampia gamma di fonti informative per l’intelligence<br />

quali immagini satellitari ottiche e RADAR, foto aeree, dati e flussi video da droni<br />

(UAV), modelli tridimensionali del suolo, nuvole di punti ad altissima densità ecc., per<br />

poi analizzarli e trasformarli in informazione geospaziale accurata.<br />

Il Power Portfolio di Hexagon Geospatial è una suite completa di strumenti software<br />

dedicati alle applicazioni del telerilevamento, della fotogrammetria, dei GIS e della<br />

cartografia, ed è organizzato in tre categorie: Producer, Provider e Platform, per semplificare<br />

l’offerta tecnologica. Maggiori dettagli sul Power Portfolio sono disponibili<br />

all’indirizzo www.geoforall.it/qc4a.<br />

In particolare la Producer Suite aiuta a raccogliere, elaborare, analizzare e comprendere<br />

dati geospaziali grezzi, per produrre informazioni utili grazie agli strumenti desktop<br />

come ERDAS Imagine e GeoMedia. Di particolare rilievo è il Motion Video Analyst<br />

Professional che consente di analizzare in maniera georiferita i flussi video, acquisiti da<br />

camere aviotrasportate da elicotteri o droni, in un ambiente GIS integrato dove oltre<br />

ai video possono essere visualizzati contestualmente altre tipologie di dati geografici.<br />

E’ sufficiente che i frame dello streaming video contengano un metadato di telemetria,<br />

utile a consentirne la corretta georeferenziazione, ed il Motion Video Analyst Professional<br />

offre un ambiente nel quale il flusso video, visualizzato in una finestra dedicata,<br />

è sincronizzato con un ambiente GIS, nel quale le stesse immagini sono visualizzate<br />

georiferite e, quindi, fuse con tutto il contesto cartografico. In questo modo è possibile<br />

fondere le informazioni derivanti dai video acquisiti da droni con altri dati geografici,<br />

quali immagini satellitari o aeree,<br />

dati vettoriali, mappe e modelli digitali<br />

altimetrici in un’unica finestra<br />

di visualizzazione. Questa fusione di<br />

dati georiferiti consente di ricostruire<br />

pienamente il contesto geografico<br />

dell’area ripresa dal video ed avere la<br />

massima consapevolezza situazionale<br />

dello scenario esaminato.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Telerilevamento; monitoraggio; intelligence geospaziale; georeferenziazione<br />

ABSTRACT<br />

The intelligence of human activities on the earth's surface, obtained through the analysis of earth observation<br />

data and other geospatial information, is vital for the planning and execution of any military<br />

action, for peacekeeping or for humanitarian emergencies. The success of these actions largely depends<br />

on the ability to analyze timely data from multiple sources. However, the proliferation of new sources<br />

of intelligence in a Geospatial big data scenario increasingly complicate the analysis of such activities<br />

by human analysts. Modern technologies solve these problems by enabling the Activity Based Intelligence,<br />

a methodology that improves the efficiency and timeliness of intelligence through the analysis<br />

of historical, current and future activity, to identify patterns, trends and relationships hidden in large<br />

data collections from different sources.<br />

AUTORE<br />

Massimo Zotti - zotti@planetek.it<br />

Planetek Italia s.r.l.<br />

www.planetek.it<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

GEOMAX<br />

works when you do<br />

Anche nelle condizioni atmosferiche più avverse,<br />

GeoMax fornisce le migliori soluzioni<br />

prezzo-prestazioni, works when you do.<br />

info@geomax-positioning.it - www.geomax-positioning.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 23


MERCATO<br />

Il tablet multi-sensore di Eyesmap<br />

per il rilievo 3D<br />

Microgeo presenta il tablet multisensore di Eyesmap per il<br />

rilievo 3D, un dispositivo portatile completo e facile da usare,<br />

potente generatore automatico di nuvole di punti 3D, dotato di<br />

camere HR, scanner a corto raggio, sensore IMU e GPS.<br />

Campi di applicazione del tablet multisensore:<br />

Architettura, Archeologia, Ingegneria Civile, Geologia, Rilievi,<br />

Piattaforme petrolifere, Arte (restauri), Scene del crimine, Incidenti<br />

automobilistici, Area medica / scansioni su corpi, Manifattura,<br />

Reverse engineering, Game industry, Stampa 3d, Moda,<br />

Biologia, Area forestale.<br />

Funzionalità:<br />

• Possibilità di effettuare rilievi sia in spazi aperti che in spazi chiusi<br />

• Possono essere misurati oggetti piccoli, medi e grandi<br />

• Generazione di nuvole di punti in movimento<br />

• Misurazione di punti distanze e superfici direttamente tramite<br />

lo schermo<br />

• Grande varietà di importazione e esportazione dei file per i sistemi CAD<br />

• Acquisizione e processo di dati 3D in un dispositivo compatto<br />

• Il sistema operativo windows 8.1 con il processore I7 lo rendono<br />

performante come un potente laptop<br />

(Fonte www.microgeo.it)<br />

Rilasciato il supporto<br />

INSPIRE per la Suite<br />

OpenGeo<br />

Con la disponibilità dell'ultimo<br />

aggiornamento OpenGeo Suite<br />

alla versione 4.6, oltre ai miglioramenti<br />

delle prestazioni per il<br />

principale software open source<br />

geospaziale, i clienti europei trovano due novità fondamentali<br />

per pubblicare servizi INSPIRE.<br />

OpenGeo Suite 4.6 aggiunge il supporto per l'estensione Geo-<br />

Server INSPIRE consentendo di realizzare i metadati necessari<br />

per essere distribuiti con i documenti GetCapabilities dei<br />

Web Map Service (WMS) e dei Web Feature Service (WFS).<br />

Questi metadati aggiuntivi garantiscono la conformità con le<br />

viste INSPIRE e le specifiche dei Download Service.<br />

Ulteriori informazioni possono essere trovate nella documentazione<br />

OpenGeo Suite INSPIRE al seguente link:<br />

http://suite.opengeo.org/opengeo-docs/geoserver/extensions/<br />

inspire/index.html<br />

La seconda novità è l'estensione app-schema GeoServer che<br />

consente la mappatura delle informazioni per gli schemi applicativi<br />

predefiniti. Questa estensione viene utilizzata per creare<br />

il Geographic Markup Language (GML) compliant-INSPIRE<br />

in uscita.<br />

Boundless inoltre fornisce il supporto per le estensioni di IN-<br />

SPIRE e app-schema come parte della OpenGeo Suite Enterprise.<br />

Per maggiori informazioni ci si può rivolgere a info@<br />

geobeyond.it<br />

(Fonte OpenGeo)<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


MERCATO<br />

L’ESA proverà a mappare la superficie del<br />

mare dalla stazione spaziale internazionale<br />

Un nuovo progetto che coinvolge il montaggio di uno strumento<br />

sulla Stazione Spaziale Internazionale e l’uso particolare dei segnali<br />

dai satelliti GNSS per la navigazione, potrebbe fornire misure di<br />

altezza della superficie del mare e informazioni sulle caratteristiche<br />

relative alle correnti oceaniche,<br />

con beneficio della scienza e delle<br />

previsioni oceaniche.<br />

La stazione spaziale orbita attorno<br />

alla Terra 16 volte al giorno a<br />

soli 400 km di distanza, offrendo<br />

anche una piattaforma da cui<br />

misurare alcune variabili legate al<br />

cambiamento climatico. Una call<br />

ESA partita nel 2011 ha invitato<br />

a presentare proposte per effettuare<br />

osservazione della Terra dalla<br />

stazione spaziale e al termine<br />

dell’esame della varie proposte<br />

è stato avviato un ulteriore sviluppo<br />

denominato missione GEROSS-ISS.<br />

Anche se ancora in fase concettuale attraverso studi di fattibilità,<br />

l'obiettivo primario è quello di lanciare l'esperimento verso<br />

la fine del 2019, portando alla stazione spaziale un strumento di<br />

osservazione che nel termine GEROS-ISS include riflettometria<br />

GNSS, radio occultazione e scatterometria.<br />

I satelliti GPS e Galileo inviano un flusso continuo di segnali a<br />

microonde verso la Terra per la navigazione, ma questi segnali<br />

rimbalzano sulla superficie e ritornano nello spazio. L'idea base è<br />

quella di installare una antenna sulla Stazione Spaziale in grado di<br />

catturare i segnali che si riflettono dalla Terra. Conoscendo anche<br />

i dati inviati dai satelliti GNSS si possono effettuare calcoli per<br />

misurare l'altezza della superficie del mare, e per misurare le onde<br />

o "rugosità" che a loro volta<br />

possono essere utilizzate per<br />

calcolare la velocità dei venti di<br />

superficie.<br />

Il potenziale di questa riflettometria<br />

GNSS è di mappare<br />

l'altezza degli oceani su scale<br />

di 10-100 km o più in meno<br />

di quattro giorni. Gli altimetri<br />

satellitari attuali, in confronto,<br />

offrono mappe globali su scale<br />

di circa 80 km, che sono prodotti<br />

da più set di dati ogni 10<br />

giorni.<br />

Il concetto originale in realtà<br />

risale a oltre 20 anni fa e, maturato notevolmente attraverso numerosi<br />

studi e campagne, non è mai stato debitamente testato<br />

dallo spazio. Ora il test sarà possibile, attraverso la Stazione Spaziale<br />

Internazionale per la quale l’ESA ha avviato un particolare<br />

programma di studi generali.<br />

(Fonte ESA)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong> 25


La Catalogna<br />

nel nord est della Spagna<br />

L’immagine satellitare è una acquisizione radar che mostra parte<br />

della Catalogna nel nord est della Spagna ed include la città di Barcellona<br />

(sulla destra), in cui si trova uno dei più importanti porti d’Europa.<br />

Da un punto di vista geografico questa regione costiera presenta un doppio sistema<br />

di catene montuose inframmezzate da pianure. Mentre alcune aree sono protette,<br />

gran parte di questo territorio ha subito un processo di degradazione, principalmente<br />

a causa dello sviluppo urbano incontrollato, di discariche di attività mineraria e di rifiuti.<br />

Al centro e verso la sinistra nell’immagine possiamo notare riflessioni radar<br />

di tonalità brillante che sono originate dalla città di Lleida. Ad ovest di questa<br />

città passa il confine tra le comunità autonome della Catalogna e dell’Aragona.<br />

L’area di colore blue-verde indica terreni coltivati nel plateau di quest’area,<br />

dove appaiono mature le coltivazioni di grano, orzo, frutta e verdure.<br />

A sud di Lleida è possibile riconoscere parte del fiume Ebro, il secondo fiume più<br />

lungo di tutta la Penisola Iberica. La serpentina che l’acqua di colore scuro forma<br />

lungo il paesaggio è in buona parte dovuta alla presenza di dighe che regolano il<br />

flusso dell’acqua. Il corso del fiume prosegue verso sud ed infine sfocia nel Mediterraneo<br />

in corrispondenza del Delta dell’Ebro (non visibile nell’immagine).<br />

Lungo la parte alta dell’immagine si possono osservare le colline ai piedi<br />

della catena montuosa dei Pirenei, note con il nome di Pre-Pirenei.<br />

L’immagine è stata catturata dal radar del satellite<br />

Sentinel-1A il 29 Gennaio <strong>2015</strong>.<br />

Crediti: ESA http://www.esa.int Image of the week:<br />

"Catalan coast"Traduzione a cura<br />

di Gianluca Pititto


REPORTS<br />

Analisi della componente 3D<br />

nell'applicazione di vincoli urbanistici<br />

di Andrea Maffeis e Andrea Caldiroli<br />

Alcuni vincoli urbanistici interessano<br />

principalmente la componente<br />

altimetrica dell’edificato. Grazie a<br />

strumenti di analisi spaziale tipici<br />

dei GIS ed a dati altimetrici accurati,<br />

nel contesto del Comune di Bergamo<br />

è stato possibile sperimentare<br />

metodologie innovative di verifica e di<br />

analisi per quanto riguarda la tutela<br />

del paesaggio e l’individuazione di<br />

Fig. 1 – Planimetria dei coni panoramici.<br />

ostacoli per la navigazione aerea.<br />

Il presente lavoro ha l’obiettivo<br />

di illustrare uno strumento finalizzato<br />

a supportare gli uffici<br />

tecnici durante la fase di prima<br />

applicazione di vincoli di natura<br />

ambientale nonché dei vincoli di<br />

carattere edilizio - urbanistico derivanti<br />

dalla presenza sul territorio<br />

di due grandi polarità di differente<br />

origine e caratteristiche: la presenza<br />

del nucleo storico di Città Alta<br />

che ha determinato l’emissione da<br />

parte della competente sovrintendenza<br />

ai beni culturali di decreti<br />

di vincolo finalizzati alla tutela<br />

visiva dello skyline e la presenza<br />

dell’aeroporto internazionale il<br />

Caravaggio di Orio al Serio il<br />

quale ha comportato una serie di<br />

vincoli definiti ENAC al fine di<br />

evitare potenziali ostacoli fisici alla<br />

navigazione.<br />

Entrambi i vincoli presentano<br />

una componente altimetrica la<br />

cui valutazione risulta complessa,<br />

scarsamente correlata all’andamento<br />

orografico del territorio ma<br />

soprattutto poco tangibile dalla<br />

planimetrie di vincolo classiche<br />

la cui restituzione è di carattere<br />

bi-dimesionale. Il lavoro, grazie<br />

all’utilizzo di dati digitali altimetrici<br />

(DDEM e DDSM) propone<br />

l’applicazione di una metodologia<br />

originale basata sull’utilizzo di tecniche<br />

di spatial analysis tipiche dei<br />

GIS; la finalità è quella di mettere<br />

in luce aspetti potenzialmente<br />

critici nell’applicazione dei vincoli<br />

edilizio-urbanistici.<br />

Il lavoro è pertanto articolato<br />

lungo due argomenti di indagine<br />

aventi nella componente tridimensionale<br />

il punto di tangenza;<br />

il seguente articolo, da un lato<br />

affronta l’analisi visiva a partire<br />

da uno specifico punto di osservazione<br />

(valutazione degli impatti<br />

degli interventi interni ai coni<br />

panoramici), dall’altro determina<br />

le eccedenze altimetriche<br />

degli edifici esistenti rispetto al<br />

limite di edificazione in altezza e<br />

conseguentemente permette di<br />

ricavare la potenzialità residua di<br />

elevazione. I Sistemi Informativi<br />

Territoriali (SIT) sono oggi diventati<br />

strumenti fondamentali per<br />

una corretta gestione del territorio<br />

nell’ambito della pianificazione<br />

urbanistica. Attraverso il loro utilizzo<br />

è infatti possibile analizzare<br />

determinate ricadute derivanti da<br />

vincoli normativi la cui applicazione<br />

comporta limitazioni nella<br />

prassi quotidiana di governo del<br />

territorio che gli enti locali sono<br />

chiamati ad esercitare.<br />

Le peculiarità<br />

orografiche del<br />

territorio comunale<br />

Un aspetto fondamentale sul<br />

quale deve essere focalizzata l’attenzione<br />

per le analisi oggetto del<br />

presente articolo è rappresentato<br />

dalla particolare ed articolata<br />

orografia che caratterizza il territorio<br />

comunale, in quanto i<br />

vincoli oggetto di elaborazione<br />

si articolano essenzialmente sulla<br />

componente altimetrica. La città<br />

di Bergamo sorge ai piedi delle<br />

prealpi orobiche, allo sbocco della<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

Fig. 2 – Esempio di un profilo<br />

altimetrico - linea di vista.<br />

valle Seriana e della valle Brembana,<br />

nel territorio dell’alta pianura<br />

lombarda; il territorio comunale<br />

è diviso in due zone chiaramente<br />

distinte tra loro: la zona collinare<br />

che comprende Città Alta e la zona<br />

pianeggiante corrispondente alla<br />

città bassa. L’estensione territoriale<br />

limitata presenta una variazione<br />

altimetrica di notevole importanza,<br />

infatti si passa dai 200 m slm della<br />

pianura a circa 350 m slm di Città<br />

Alta, fino agli oltre 600 m slm dei<br />

colli; la peculiarità di questo andamento<br />

altimetrico è determinata<br />

dal fatto che ci si trova all’interno<br />

di un contesto cittadino prevalentemente<br />

urbanizzato. Tale aspetto<br />

rappresenta anche la particolarità<br />

dello skyline cittadino e rappresenta<br />

l’unicità e la riconoscibilità della città<br />

di Bergamo nel contesto regionale,<br />

nazionale ed internazionale.<br />

Vincoli urbanistici e rappresentazione<br />

cartografica:<br />

coni panoramici<br />

Il codice dei beni culturali definisce<br />

il paesaggio quale territorio<br />

espressivo di identità, il cui carattere<br />

deriva dall’azione di fattori<br />

naturali, umani e dalle loro interrelazioni.<br />

Ai fini della tutela visiva<br />

e quindi paesaggistica del nucleo<br />

storico di Città Alta, tra il 1957 ed<br />

il 1965, la competente sovrintendenza<br />

per i beni culturali<br />

ha emesso undici decreti<br />

di vincolo dichiarando il<br />

“notevole interesse pubblico”<br />

della testimonianza<br />

storica della città alta. In<br />

relazione alla normativa<br />

di riferimento qualunque<br />

istanza edilizia ricadente<br />

all’interno di tali ambiti viene<br />

sottoposta a valutazione<br />

paesistica. Nella strumentazione<br />

urbanistica comunale vigente<br />

Fig. 3 – Cono<br />

panoramico,<br />

skyline e campo<br />

di visibilità<br />

(viewshed).<br />

i comunemente detti “coni panoramici”<br />

sono indicati con forma<br />

geometrica nella quale i vertici del<br />

triangolo corrispondono rispettivamente<br />

al punto della visuale da<br />

tutelare e agli estremi dell’orizzonte<br />

visivo.<br />

I decreti di vincolo emessi sotto<br />

forma di descrizione degli aspetti<br />

visivi da tutelare hanno trovato<br />

riscontro con le tecniche di rappresentazione<br />

tipiche del periodo predigitale.<br />

Con il passare del tempo<br />

la logica applicativa di tali vincoli<br />

è andata ad inserirsi in un contesto<br />

di carattere edilizio amministrativo<br />

anziché rispecchiare il pensiero di<br />

valorizzazione e tutela dell’interesse<br />

pubblico (di natura visiva) espresso<br />

dal sovrintendente con decreto.<br />

Nonostante il pensiero del pianificatore<br />

fosse in sintonia con la<br />

natura del vincolo, ovvero secondo<br />

un’accezione intrinsecamente<br />

tridimensionale, la trasposizione<br />

in termini cartografici è risultata<br />

limitativa rispetto alla logica dello<br />

stesso. Questo ha determinato durante<br />

gli anni di applicazione una<br />

contrazione concettuale degli aspetti<br />

caratterizzanti la tutela visiva.<br />

Lungo questa riflessione è nata la<br />

necessità di ricercare un nuovo approccio<br />

metodologico che potesse,<br />

da un lato effettuare analisi di visibilità<br />

a partire da qualunque punto<br />

sul territorio comunale rispetto<br />

alla centralità di città alta, dall’altro<br />

di verificare gli esiti applicativi dei<br />

vincoli visivi emessi oltre 60 anni<br />

orsono.<br />

Vincoli urbanistici e rappresentazione<br />

cartografica: pericoli<br />

e ostacoli alla<br />

navigazione aerea<br />

L’art. 707 del Codice della<br />

Navigazione Area demanda<br />

all’ente competente ENAC (Ente<br />

Nazionale per l’aviazione civile)<br />

l’individuazione delle zone da<br />

sottoporre a vincolo nelle aree<br />

limitrofe agli aeroporti, stabilendo<br />

limitazioni di natura edilizio<br />

- urbanistico affinchè vengano<br />

ridotti ed evitati eventuali ostacoli<br />

e potenziali pericoli per la navigazione<br />

aerea. Il territorio comunale<br />

è interessato nella sua totalità da<br />

tali limitazioni. Nello specifico il<br />

tema analizzato riguarda il limite<br />

all’edificazione in altezza imposto<br />

da ENAC secondo rigide regole<br />

comuni a tutti gli aeroporti<br />

italiani. L’obiettivo, ovviamente<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 29


REPORTS<br />

condivisibile, è quello di garantire<br />

il corretto svolgimento dell’attività<br />

aeroportuale. La particolare<br />

orografia del territorio comunale<br />

ha determinato la necessità di<br />

effettuare puntuali verifiche rispetto<br />

allo stato reale dei luoghi e<br />

definire le criticità derivanti da tali<br />

limitazioni altimetriche.<br />

A novembre 2013 ENAC ha<br />

trasmesso al Comune di Bergamo<br />

le planimetrie in cui erano individuate<br />

le zone sottoposte a limitazione<br />

relativamente agli ostacoli<br />

ed ai potenziali pericoli per la<br />

sicurezza della navigazione aerea<br />

dell’aeroporto di Orio al Serio.<br />

Le planimetrie riportano le varie<br />

aree di vincolo: superfici di salita<br />

al decollo, di avvicinamento, di<br />

transizione, superfici orizzontale<br />

interna, conica e orizzontale esterna.<br />

La cartografia individuava,<br />

inoltre, alcuni ambiti la cui quota<br />

altimetrica del terreno costituisce<br />

una eccezione in quanto eccedente<br />

rispetto alla superficie del<br />

vincolo stesso. Per quanto riguarda<br />

il comune di Bergamo si tratta<br />

di quelle aree la cui quota del<br />

piano di campagna risulta essere<br />

maggiore della superficie orizzontale<br />

interna (274.95 m slm),<br />

della superficie orizzontale esterna<br />

(374.95 m slm) oppure di quella<br />

conica (274.95 – 374.95 m slm).<br />

Complessivamente il territorio interessato<br />

era stimato in oltre 440<br />

ettari di cui 25% appartenente al<br />

centro edificato.<br />

Le metodologie di<br />

analisi spaziale<br />

applicate ai due<br />

casi di studio<br />

Nei primi mesi del 2013 il Comune<br />

di Bergamo ha commissionato<br />

un rilievo LIDAR al fine di<br />

ottenere il Modello Digitale del<br />

Terreno e delle Superfici (DTM e<br />

DSM). Il rilievo è stato effettuato<br />

su tutto il territorio comunale<br />

(circa 40 Kmq) con il sensore<br />

aviotrasportato ALTM GEMINI<br />

di Optech e caratterizzato da una<br />

densità media di 2 punti per metro<br />

quadro. Oltre ai dati delle quote<br />

ellissoidiche e ortometriche del<br />

DTM e del DSM sotto forma di<br />

nuvola di punti, sono stati consegnati<br />

anche i dati delle sole quote<br />

ortometriche sotto forma di grigliati<br />

a maglia regolare (passo della<br />

griglia 1 metro). Si può quindi<br />

parlare di DDTM (Dense Digital<br />

Terrain Model) e DDSM (Dense<br />

Digital Surface Model) conformi<br />

al livello 6 delle “Linee guida Ortoimmagini<br />

1:10000 e modelli<br />

altimetrici”. Il DDSM, il DDSM<br />

e la nuvola di punti LIDAR sono<br />

utilizzati correntemente dall’Ufficio<br />

SIT all’interno dei tipici applicativi<br />

GIS desktop di ESRI.<br />

Fig. 4 – Modello digitale delle superfici<br />

di vincolo del Comune di Bergamo<br />

e planimetria ENAC.<br />

Nel caso dei “coni panoramici” si<br />

è trattato di effettuare delle analisi<br />

di visibilità per quelle zone della<br />

città sottoposte ai decreti di vincolo;<br />

per ognuno dei coni panoramici<br />

vincolati è stato individuato<br />

il punto di osservazione e sono<br />

state fatte delle analisi per verificare<br />

la visibilità della porzione di<br />

territorio compresa tra il punto<br />

di osservazione e gli oggetti individuati<br />

dal vincolo quali estremi<br />

della visuale da tutelare.<br />

Sono stati utilizzati due strumenti<br />

del 3D Analyst in grado di fornire<br />

informazioni, che per certi versi<br />

possiamo ritenere complementari.<br />

In primo luogo con lo strumento<br />

“Skyline” abbiamo ottenuto, per<br />

ogni punto di osservazione, la<br />

polilinea che rappresenta la linea<br />

dell’orizzonte visibile, o, detto<br />

altrimenti la linea congiungente<br />

gli oggetti più distanti visibili dal<br />

punto di osservazione. È stato<br />

quindi possibile raffrontare la<br />

rappresentazione planimetrica dei<br />

vincoli con gli skyline generati sul<br />

modello altimetrico e verificare<br />

se i due punti agli estremi del<br />

vincolo tracciato risultano visibili<br />

o meno. Successivamente con lo<br />

strumento “Viewshed” sono state<br />

identificate, per ogni punto di vista,<br />

le porzioni di territorio visibili<br />

e quelle nascoste da altri elementi.<br />

In questo modo è immediato<br />

percepire come di tutta l’area<br />

ricompresa nel cono panoramico<br />

e sottoposta a vincolo, solo una<br />

piccola parte (quella visibile) può<br />

essere considerata da tutelare particolarmente.<br />

Lo stesso approccio analitico può<br />

essere utilizzato sia per analizzare<br />

ulteriori visuali di pregio della<br />

città non ancora vincolate, sia<br />

per fare delle simulazioni al fine<br />

di verificare l’impatto visivo di<br />

nuove costruzioni.<br />

Per quanto riguarda invece<br />

i pericoli e gli ostacoli alla<br />

navigazione aerea, nelle planimetrie<br />

predisposte da ENAC<br />

per l’individuazione delle aree<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

Fig. 5 – Esempio di profilo altimetrico lungo il DDTM, DDSM e la superficie di vincolo.<br />

foranti sono state utilizzate curve<br />

di livello orografiche ottenute<br />

dal DEM NASA STRM (passo<br />

della griglia 90-95 metri); inoltre<br />

viene dichiarato che “i contorni<br />

delle aree dell’orografia forante la<br />

superficie conica seguono l’andamento<br />

variabile della medesima<br />

con una precisione soggetta ad<br />

un errore dato da una differenza<br />

in elevazione fino a circa 20 m”.<br />

Per questo, per i motivi indicati<br />

nel paragrafo precedente, per le<br />

ricadute urbanistiche a cui sono<br />

sottoposte le aree di vincolo e disponendo<br />

di un recente DDTM/<br />

DDSM, si è ritenuto opportuno<br />

tentare di ridefinire i contorni<br />

delle “aree dell’orografia foranti<br />

le superfici di vincolo” utilizzando<br />

una differente metodologia.<br />

Inoltre si volevano individuare<br />

quelle edificazioni esistenti che già<br />

superano le limitazioni imposte<br />

e conseguentemente delineare le<br />

potenzialità edificatorie, in termini<br />

di elevazione (come per il caso<br />

di ampliamenti o nuove costruzioni)<br />

nelle differenti porzioni del<br />

territorio.<br />

Il primo passo è stato quello di<br />

generare un modello digitale a<br />

griglia regolare delle superfici di<br />

vincolo, a partire dalle planimetrie<br />

proposte da ENAC. Quindi<br />

sono stati creati dei raster per ogni<br />

tipologia di superficie di vincolo<br />

ricadente nel territorio comunale<br />

e successivamente mosaicati. La<br />

risoluzione spaziale e l’estensione<br />

dei raster è stata impostata coincidente<br />

a quella del DDTM e del<br />

DDSM comunali.<br />

Per le superfici orizzontali (esterna<br />

ed interna) è stato sufficiente<br />

attribuire il valore della quota di<br />

vincolo ad ogni cella dei raster.<br />

Per le superfici di salita al decollo<br />

e di transizione, essendo dei piani<br />

inclinati, si è proceduto interpolando,<br />

tramite una regressione<br />

lineare del primo ordine, i valori<br />

iniziali e finali delle quote di<br />

vincolo. Mentre per la superficie<br />

conica, non essendo possibile<br />

calcolare i valori del raster analiticamente,<br />

è stata fatta un’interpolazione<br />

spline utilizzando i<br />

valori di quota della superficie di<br />

vincolo lungo le curve di isolivello<br />

tracciate da ENAC.<br />

Una volta generato il modello digitale<br />

delle superfici di vincolo, è<br />

stato immediato confrontarlo con<br />

il DDTM ottenendo la mappa<br />

delle aree orograficamente foranti<br />

(celle del raster in cui la differenza<br />

tra superficie di vincolo e DDTM<br />

è minore di zero), e osservare<br />

come fosse significativamente<br />

diversa da quella proposta da<br />

ENAC.<br />

In modo del tutto simile, utilizzando<br />

il DDSM, è stato possibile<br />

ottenere anche la mappa dell’edificato<br />

che già oggi supera in altezza<br />

le superfici di vincolo e specularmente<br />

l’indicazione puntuale<br />

della potenzialità edificatoria.<br />

Conclusioni<br />

L’analisi della componente altimetrica<br />

nei vari aspetti del governo<br />

del territorio assume oggi un<br />

ruolo di primaria importanza che<br />

deve essere affrontato con metodologie<br />

adeguate al fine di evitare<br />

semplicistiche approssimazioni.<br />

Gli strumenti GIS e dati altimetrici<br />

adeguati alla scala locale,<br />

hanno permesso ai tecnici del<br />

Comune di Bergamo di effettuare<br />

opportune verifiche rispetto alla<br />

vincolistica esistente evidenziando<br />

cosi le città derivanti da incoerenze<br />

tra lo stato reale dei luoghi<br />

e le limitazioni derivanti dalla<br />

normativa sovraordinata. Infine,<br />

tali elaborazioni hanno permesso<br />

di aprire un confronto con gli enti<br />

competenti al fine di trovare soluzioni<br />

condivise che garantiscano<br />

il giusto equilibrio tra le esigenze<br />

di tutela ed una corretta gestione<br />

del territorio da parte degli enti<br />

locali. Sarebbe auspicabile che tali<br />

valutazioni venissero fatte preventivamente<br />

l’emissione dei vincoli<br />

in modo tale da non incorrere in<br />

spiacevoli situazioni soprattutto<br />

per i tecnici che si trovano a dover<br />

applicare limitazioni talvolta poco<br />

realistiche rispetto al contesto nel<br />

quale si opera.<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori desiderano ringraziare<br />

Gianpaolo Ranica e Sergio Appiani<br />

della Direzione Pianificazione Urbanistica<br />

per il prezioso contributo.<br />

RIFERIMENTI<br />

Decreto legislativo 22-1-2004, n. 42 - Codice dei beni culturali<br />

e del paesaggio.<br />

Decreto legislativo 15-3-2006, n. 151 - Codice della navigazione<br />

aerea.<br />

Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle<br />

Pubbliche Amministrazioni - “Linee guida Ortoimmagini<br />

1:10000 e modelli altimetrici”<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Pianificazione urbanistica; 3D; DTM; vincoli; analisi<br />

visibilità; navigazione aerea<br />

ABSTRACT<br />

Some planning restrictions affecting mainly the altitude component<br />

of the buildings. In the context of Comune di Bergamo,<br />

using GIS spatial analyst tools and accurate elevation<br />

data, were studied innovative methods of analysis in the field<br />

of landscape protection and air navigation obstacles.<br />

AUTORE<br />

Andrea Maffeis<br />

andreamaffeis@comune.bergamo.it<br />

Andrea Caldiroli<br />

acaldiroli@comune.bg.it<br />

Comune di Bergamo<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 31


REPORTS<br />

La mappa del tesoro<br />

per l'auto autonoma<br />

di Massimiliano Arcieri e Andrea Soncin<br />

Il sogno di ogni cartografo è da<br />

sempre quello di creare la mappa<br />

perfetta, in grado di rappresentare<br />

fedelmente il territorio attorno a<br />

noi. Ma, come tanti nel settore<br />

affermano, al centro di tale sforzo<br />

c’è una grande contraddizione:<br />

quanto più una mappa si avvicina<br />

alla realtà, tanto meno risulterà<br />

essere utile.<br />

Le Mappe sono delle rappresentazioni<br />

della realtà<br />

con la forzata necessità<br />

di semplificarla; chi le utilizza<br />

non deve necessariamente<br />

conoscere ogni centimetro del<br />

territorio per andare da un generico<br />

punto A ad un altro B.<br />

Se al bisogno di semplificazione<br />

aggiungiamo i limiti di gestione<br />

del cervello umano che non<br />

sarebbe in grado di elaborare<br />

l’enorme quantità di informazioni<br />

ipoteticamente fornita,<br />

diventa abbastanza chiaro come<br />

progettare una mappa tradizionale.<br />

Ma cosa accade se la mappa<br />

non viene più concepita per<br />

degli esseri umani ma per delle<br />

macchine, come ad esempio le<br />

Fig. 2 - Integrazione tra dati LIDAR e rappresentazione cartografica dell’asse stradale.<br />

automobili autonome, in grado<br />

di gestire una enorme quantità<br />

di informazioni? La contraddizione<br />

precedente decade, e<br />

possiamo pensare ad una mappa<br />

molto più vicina alla realtà e che<br />

allo stesso tempo risulti essere<br />

anche molto funzionale.<br />

Mappe per tutte le applicazioni<br />

In HERE, stiamo sviluppando<br />

una varietà di mappe diverse<br />

miscelando una combinazione<br />

di nuove tecnologie con la<br />

nostra esperienza di cartografia<br />

tradizionale acquisita negli anni.<br />

In tutto il mondo, i nostri team<br />

di geografi altamente qualificati<br />

garantiscono la qualità delle nostre<br />

mappe stradali, di trasporto<br />

pubblico e Indoor Venues di<br />

aeroporti, stazioni ferroviarie<br />

e centri commerciali. Il nostro<br />

obiettivo è quello di sviluppare<br />

mappe fruibili da tutti – che<br />

si tratti di semplici utilizzatori<br />

finali (consumers), di aziende<br />

private o pubbliche.<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

L’auto è solo una parte di un<br />

ecosistema emergente molto più<br />

ampio dei dispositivi collegati<br />

(connected devices) tra i quali<br />

smartphone, indossabili (wearables),<br />

infrastrutture intelligenti<br />

sincronizzate tra loro come semafori<br />

e sistemi di telepedaggio<br />

nelle città (smart city).<br />

In molte regioni, stiamo arricchendo<br />

i contenuti cartografici<br />

dei nostri database con<br />

segnalazioni o modifiche da<br />

parte di esperti o nostri utenti<br />

attraverso un software dedicato,<br />

il Map Creator. Ogni giorno<br />

integriamo migliaia di modifiche<br />

alle nostre mappe grazie ai<br />

contributi di esperti delle nostre<br />

Community, selezionati con<br />

cura e scrupolo nelle Università,<br />

fra professionisti del settore,<br />

nelle amministrazioni. A questi<br />

esperti, si affiancano centinaia<br />

di appassionati che utilizzano<br />

quotidianamente le mappe<br />

HERE.<br />

Queste segnalazioni sono importanti<br />

per garantire un tocco<br />

‘locale’, soprattutto in alcune<br />

aree a spiccato carattere dinamico<br />

per le quali è richiesta<br />

un’attenzione particolare, o, più<br />

in generale, in aree che risultano<br />

essere più difficilmente raggiungibili.<br />

HERE utilizza diffusamente anche<br />

la tecnologia più moderna<br />

del settore della cartografia, il<br />

LIDAR, che raccoglie centinaia<br />

di migliaia di dati al<br />

secondo, tutti georiferiti.<br />

Tentando di semplificarne<br />

il funzionamento, il<br />

sistema è costituito da<br />

un segnale laser sorgente<br />

che rimbalzando<br />

sulle superfici che incontra<br />

crea precise nuvole<br />

di punti, riacquisite<br />

e successivamente<br />

processate e rielaborate<br />

per creare mappe in 3D<br />

ad alta definizione.<br />

Allo stesso tempo, i nostri<br />

veicoli rilevano e acquisiscono<br />

automaticamente<br />

oltre 10.000 tipi di segnali<br />

stradali in 22 paesi,<br />

assieme alla segnaletica<br />

orizzontale; tutte queste<br />

informazioni vengono elaborate<br />

e sovrapposte alla<br />

base cartografica cosicchè<br />

il software possa integrarle<br />

e completarle. Vogliamo evidenziare<br />

una volta di più che<br />

l’input umano è fondamentale<br />

per lo sviluppo e il processo finale<br />

della verifica dei dati.<br />

Mappe per l’auto autonoma<br />

Queste mappe ad alta definizione<br />

– HERE le chiama HD<br />

Map – costituiranno le fondamenta<br />

dell’auto autonoma. Per<br />

arrivare a destinazione in modo<br />

sicuro, un veicolo autonomo<br />

deve conoscere accuratamente<br />

l’intera rete stradale: ogni svolta,<br />

strada a senso unico o svincolo,<br />

ogni pendio, dosso e curva.<br />

Ecco perché le mappe per la<br />

guida autonoma richiedono più<br />

precisione, accuratezza e “penetrazione”<br />

di quelle progettate o<br />

usate per sistemi di navigazione<br />

semplice.<br />

Di conseguenza, rispetto ad una<br />

Fig.3 - L’autovettura HERE True munita di strumentazione<br />

LIDAR durante l’acquisizione dati.<br />

mappa in 2D, la HD Map, oltre<br />

ad una maggiore precisione, fornisce<br />

molte più informazioni,<br />

per esempio su alcuni attributi<br />

come ostacoli su strada o rampe<br />

di uscita.<br />

Le automobili autonome sono<br />

attrezzate con dei sensori di<br />

bordo; tuttavia, questi sensori<br />

riconoscono e “leggono” la strada<br />

che stanno percorrendo per<br />

la prima volta, non avendone<br />

“memoria”. Le informazioni<br />

della strumentazione di bordo,<br />

unite al dettaglio della HD Map<br />

forniscono un set di dati in un<br />

contesto completo e dettagliato.<br />

Uno spartitraffico è stato abbattuto?<br />

Fig. 4 - In una simulazione di HD Map, il veicolo con guida autonoma giunge all’incrocio conoscendo in anticipo<br />

il tipo di svolta che dovrà effettuare, scegliendo la giusta corsia anche in funzione dei possibili ostacoli e<br />

dei veicoli che impegnano l’incrocio. Tramite il cloud, inoltre, saprà se sarà necessario fermarsi al semaforo.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 33


REPORTS<br />

Fig. 5 - Una realtà accuratamente descritta attraverso<br />

una HD Map che presenta dettagli di ogni genere.<br />

È caduto un albero in strada?<br />

La HD Map descrive anche le<br />

specifiche fisiche e legali della<br />

strada; basti pensare che una<br />

macchina a guida autonoma<br />

debba essere in grado di cambiare<br />

corsia per effettuare un<br />

sorpasso o avere la capacità di<br />

riconoscere una corsia temporaneamente<br />

bloccata o chiusa.<br />

Fig. 6 - Altra ricostruzione di una mappa HD in tre dimensioni da<br />

acquisizione LIDAR; anche la segnaletica orizzontale risulta estremamente<br />

precisa.<br />

Per eseguire in modo corretto<br />

ed efficace tali manovre, viene<br />

richiesto al veicolo di conoscere<br />

l’imminente configurazione<br />

delle corsie; se l’auto autonoma<br />

fosse guidata dai soli<br />

sensori, avrebbe una visione<br />

limitata nel leggere<br />

queste informazioni,<br />

anche a causa di fattori<br />

esterni come condizioni<br />

meteo avverse o congestione<br />

del traffico.<br />

Non si tratta solo di<br />

avere una mappa precisa,<br />

è anche necessario che<br />

l’auto possa “vedere dietro<br />

l’angolo”. Per arrivare a destinazione<br />

in tutta sicurezza,<br />

la macchina autonoma deve<br />

anche sapere cosa sta succedendo<br />

più avanti sulla strada, fuori<br />

della portata dei suoi sensori.<br />

Il raggio di azione dei radar e<br />

delle telecamere dell’auto può<br />

estendersi per 30 metri dal<br />

punto in cui si trova, il che<br />

significa che se l’auto sta viaggiando<br />

a 130 km/h avrebbe un<br />

“orizzonte sensibile” di un solo<br />

secondo. Il risultato è che la vettura<br />

sarebbe in grado di rilevare<br />

un evento o un ostacolo sulla<br />

strada solo all’ultimo momento,<br />

traducendosi in una guida poco<br />

confortevole fatta di scossoni,<br />

brusche frenate o accelerazioni.<br />

Per risolvere questo<br />

problema potrebbe<br />

essere utile un<br />

collegamento tra<br />

le auto attraverso<br />

il Location cloud,<br />

che consentirà la<br />

condivisione di<br />

varie informazioni<br />

sulla circolazione,<br />

possibili incidenti<br />

o strade ghiacciate.<br />

HERE ha investito<br />

nello sviluppo delle<br />

tecnologie cloud,<br />

da anni agognate da<br />

automobilisti e case<br />

automobilistiche.<br />

Siamo finalmente pronti al varo<br />

di questa tecnologia, in grado di<br />

elaborare, processare e analizzare<br />

le informazioni trasmesse dai<br />

sensori dei veicoli in circolazione<br />

e di restituire agli stessi tutti i<br />

dati necessari per ricostruire accuratamente<br />

l’ambiente attorno<br />

a ciascun veicolo.<br />

Oggi rilasciamo gli aggiornamenti<br />

delle nostre mappe su<br />

base periodica e forniamo servizi<br />

“dinamici” in tempo reale<br />

all’auto, come informazioni sul<br />

traffico, prezzi dei carburanti o<br />

informazioni sulla disponibilità<br />

di parcheggio; più automobili<br />

saranno connesse (connected<br />

Cars), più automobilisti potranno<br />

beneficiare di questi servizi.<br />

Ma, con la diffusione di automobili<br />

sempre più automatizzate,<br />

la cui domanda prevediamo<br />

sarà sempre crescente, saranno<br />

richieste mappe aggiornate di<br />

ora in ora, di secondo in secondo;<br />

e anche le tecnologie per il<br />

supporto del flusso di informazioni<br />

dovranno essere in grado<br />

di gestire trasferimenti di dati<br />

così importanti per e dal cloud,<br />

a velocità sempre più elevate.<br />

In uno scenario nel quale i<br />

maggiori produttori mondiali<br />

di auto investono nella ricerca<br />

della guida autonoma, l’idea<br />

che entro il prossimo decennio<br />

i pendolari possano al mattino<br />

tranquillamente disinteressarsi<br />

del volante e leggere il giornale<br />

recandosi al lavoro, è molto reale.<br />

Mentre ci muoviamo verso<br />

quel futuro automatizzato, la<br />

capacità di un veicolo di riuscire<br />

a localizzarsi e di “vedere<br />

intorno e dietro agli angoli” in<br />

aggiunta ad una convinta accettazione<br />

di questa tecnologia<br />

per delegare il controllo delle<br />

nostre auto, costituirà un fattore<br />

critico nell’acquisizione di importanti<br />

quote di mercato. E per<br />

quel che accadrà, siamo certi che<br />

avremo assolutamente bisogno<br />

di mappe ad alta definizione.<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

ABSTRACT<br />

As cartographers, we have long dreamt of creating the perfect map<br />

– one that precisely recreates the territory it seeks to represent. But,<br />

as many in the field will attest, at the heart of that endeavor has lay<br />

a great paradox: the closer to reality a map becomes, the less useful<br />

it tends to be, especially in today´s complex and crowded world.<br />

Maps have historically been abstractions of reality by necessity as<br />

people need not know every inch of the territory to get from A to B.<br />

And besides, there are limits to how much information the human<br />

brain can handle.<br />

But what if map data is not only designed for direct consumption by<br />

people but also to be read by machines capable of comprehending<br />

vast quantities of information? When we build maps that need to be<br />

understood only by software then the paradox falls away: one can<br />

indeed have a map which is close to 1:1 scale and at the same time<br />

useful to a machine such as a self-driving vehicle.<br />

HERE is working on such maps of the future through a combination<br />

of modern technology and traditional mapmaking expertise.<br />

At the forefront of its mapmaking is a global, highly trained team<br />

of geographic analysts, supported by mappers from the community,<br />

which contribute edits to the map via HERE’s Map Creator<br />

program. Beyond that, HERE is also deploying the industry’s most<br />

modern mapmaking technology too in the form of LIDAR data<br />

capture vehicles, which help HERE build very detailed 3D maps. It<br />

is these high definition maps – which HERE calls the HD Map –<br />

that will be the foundation for autonomous driving. It is these maps<br />

that also move us closer to the notion of the ‘perfect map’.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Connected cars; location cloud; HD Maps; autonomous cars<br />

AUTORE<br />

Massimiliano Arcieri<br />

massimiliano.arcieri@here.com<br />

Senior Geographic Analyst<br />

Figg. 7 e 8 - I sensori dell’auto (radar e telecamere) forniscono nozioni basilari sulla configurazione<br />

dell’incrocio; la mappa completa il set di informazioni con i dati sulle specifiche delle strade.<br />

Andrea Soncin<br />

andrea.soncin@here.com<br />

Field Manager Italy<br />

HERE a Nokia Company<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 35


REPORTS<br />

Gestione di dati tramite<br />

dispositivi mobili per la<br />

pianificazione di emergenza<br />

di Mattia De Amicis, Stefano Roverato,<br />

Fabio Olivotti e Alice Mayer<br />

Con questo lavoro è stato predisposto un sistema<br />

di raccolta di informazioni direttamente sul campo<br />

che consente di raccogliere in tempo reale dati<br />

geospaziali riguardanti le strutture e le infrastrutture<br />

di Protezione Civile.<br />

Fig. 1 - Schema del funzionamento del sistema di raccolta dati.<br />

Il nostro Paese, a causa delle<br />

particolari caratteristiche<br />

geologiche, geomorfologiche<br />

e climatiche, è estremamente fragile<br />

dal punto di vista dell’accadimento<br />

di fenomeni calamitosi<br />

sia naturali che antropici. Un’accurata<br />

conoscenza dell’incidenza<br />

di questi fenomeni rappresenta<br />

la premessa indispensabile per<br />

ridurre il rischio e minimizzare i<br />

danni che la popolazione e l’ambiente<br />

possono subire. I Piani<br />

Comunali di Protezione Civile<br />

sono uno degli strumenti più<br />

importanti nell’ambito della previsione<br />

e prevenzione, e costituiscono<br />

la base per la pianificazione<br />

di tutti gli interventi e delle<br />

opere necessarie per fronteggiare<br />

le emergenze. Uno degli aspetti<br />

cruciali nella compilazione dei<br />

Piani è la fase di raccolta dei dati<br />

territoriali. Il Manuale Operativo<br />

redatto dal Dipartimento<br />

Nazionale di Protezione Civile<br />

presenta infatti un elenco di<br />

elementi che devono essere obbligatoriamente<br />

censiti, riportandone<br />

accuratamente non solo la<br />

posizione geografica, ma anche<br />

tutta una serie di informazioni<br />

riguardanti le caratteristiche e<br />

le funzionalità utili agli scopi di<br />

Protezione Civile. La raccolta dei<br />

dati territoriali è quindi molto<br />

importante, in quanto costituisce<br />

la fase conoscitiva del territorio,<br />

sulla quale vengono costruiti<br />

i programmi e gli interventi per<br />

una corretta e funzionale pianificazione<br />

dell’emergenza. A fronte<br />

di ciò il presente lavoro ha voluto<br />

proporre una metodologia<br />

che, grazie all'utilizzo dei moderni<br />

strumenti informatici, è in<br />

grado di rendere il lavoro sul<br />

campo più semplice ed efficace,<br />

riducendo così i tempi di compilazioneed<br />

entrata in vigore<br />

dei Piani di Emergenza.<br />

Il Piano di Emergenza<br />

Definito dal Metodo Augustus<br />

come “l’insieme delle procedure<br />

operative di intervento per fronteggiare<br />

una qualsiasi calamità attesa<br />

in un determinato territorio”, il<br />

Piano di Emergenza ha come suo<br />

punto cardine la definizione degli<br />

scenari di evento e l’elaborazione<br />

di una banca dati di supporto alla<br />

gestione delle emergenze. Il primo<br />

passo per poter elaborare gli<br />

scenari è costituito dalla raccolta<br />

e analisi dei dati territoriali e dalla<br />

loro rappresentazione in cartografia<br />

a diverse scale di dettaglio, cosi<br />

da consentire non solo una visione<br />

di insieme del territorio ma anche<br />

uno sguardo particolareggiato<br />

sul possibile impatto di uno o più<br />

eventi calamitosi sugli elementi<br />

vulnerabili. Il Manuale Operativo<br />

contiene un elenco di elementi<br />

che i Comuni devono obbligatoriamente<br />

individuare e cartografare,<br />

e in alcuni casi prevede diverse<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

tipologie di simboleggiatura (per<br />

esempio l’utilizzo del colore rosso<br />

per le strutture vulnerabili e verde<br />

per quelle strategiche). Inoltre,<br />

il Manuale impone il riconoscimento,<br />

all’interno del territorio<br />

comunale, di tre tipi di aree di<br />

emergenza:<br />

4aree di ammassamento dei<br />

soccorritori<br />

4aree di attesa della popolazione<br />

4aree di accoglienza della popolazione<br />

I rischi che devono essere presi in<br />

considerazione sono i seguenti:<br />

4rischio idrogeologico e<br />

idraulico<br />

4rischio sismico<br />

4rischio vulcanico<br />

4rischio industriale<br />

4rischio incendio boschivo<br />

Per ogni tipologia di rischio devono<br />

essere individuati gli scenari<br />

di evento, ossia le possibili aree di<br />

impatto sugli elementi vulnerabili<br />

con una scala di dettaglio almeno<br />

di 1:10.000. In un Piano di<br />

Emergenza è inoltre opportuno<br />

considerare, per ogni scenario<br />

identificato, la presenza di risorse<br />

umane, materiali e mezzi. Un<br />

Piano deve essere sufficientemente<br />

flessibile per essere utilizzato in<br />

tutte le situazioni di emergenza,<br />

sia previste che impreviste, ed<br />

inoltre deve essere in continuo<br />

aggiornamento per tener conto<br />

dell’evoluzione nell’assetto territoriale.<br />

Per questi motivi, un ruolo<br />

estremamente importante nella<br />

pianificazione di emergenza è ricoperto<br />

dalle carte tematiche, che<br />

permettono una conoscenza del<br />

territorio rapida ed intuitiva. Negli<br />

ultimi anni, a fianco delle tradizionali<br />

mappe cartacee, si è assistito,<br />

anche da un punto di vista<br />

normativo, all’affermazione degli<br />

strumenti di cartografia digitale<br />

(GIS). È bene tuttavia precisare<br />

Tab. 1 - Esempio di come è strutturata la categoria Area a rischio che rappresenta gli scenari<br />

di evento che devono essere caricati.<br />

che attualmente il loro uso non è<br />

obbligatorio, ma a discrezione dei<br />

singoli Comuni.<br />

Le linee guida della<br />

Regione Lombardia<br />

La Regione Lombardia, attraverso<br />

la DGR 16 maggio 2007,<br />

n.8/4732 “Direttiva Regionale<br />

per la pianificazione di emergenza<br />

degli enti locali”, ha adottato una<br />

specifica normativa che disciplina<br />

come redigere i Piani di Emergenza,<br />

consigliando ai Comuni l’utilizzo<br />

di strumenti GIS per la loro<br />

redazione. La Regione ha inoltre<br />

adottato un sistema centralizzato<br />

per la rappresentazione e la raccolta<br />

di tutti i dati riguardanti la<br />

parte cartografica dei Piani con<br />

l’obiettivo di realizzare una banca<br />

dati territoriale regionale per condividere<br />

i dati mappati dai singoli<br />

Comuni. L’Ente ha quindi predisposto<br />

uno standard riguardante<br />

sia i dati geografici sia i relativi<br />

metadati, in maniera da renderli<br />

omogenei e confrontabili su tutto<br />

il territorio regionale. I dati territoriali<br />

da mappare, richiesti in formato<br />

shapefile, sono stati suddivisi<br />

in cinque categorie:<br />

1) Area a rischio<br />

2) Struttura strategica<br />

3) Superficie strategica<br />

4) Punto di accessibilità<br />

5) Infrastruttura viabilistica<br />

Ogni categoria è composta da<br />

diverse tipologie di elementi costituiti<br />

da una parte geometrica e<br />

una attributiva, e identificate da<br />

specifici codici di riconoscimento<br />

(Tabella1). Per quanto riguarda le<br />

geometrie adottate, unicamente<br />

le Aree a rischio sono di tipo poligonale<br />

mentre le restanti sono<br />

di tipo puntuale. Non è stato previsto<br />

l’utilizzo di una geometria<br />

lineare, di conseguenza non vi è<br />

l’obbligo di mappare le reti infrastrutturali<br />

e tecnologiche presenti<br />

sul territorio. Tutti questi dati,<br />

una volta acquisiti, andranno caricati<br />

direttamente sul portale della<br />

Regione (PEWEB).<br />

La struttura di archiviazione dei<br />

dati poligonali relativi alle Aree a<br />

rischio è mostrata in Tabella 1 ed<br />

è simile anche per le altre categorie<br />

di elementi da mappare. La categoria<br />

struttura strategica identifica<br />

gli edifici, mentre con superficie<br />

strategica si intende una superficie<br />

in area aperta che può essere uti-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 37


REPORTS<br />

lizzata come base logistica per i<br />

soccorritori, o che può ospitare un<br />

buon numero di persone. Il punto<br />

di accessibilità individua invece<br />

una struttura dedicata alla movimentazione<br />

di mezzi, materiali e<br />

persone, come stazioni e aeroporti.<br />

In ultimo, con infrastruttura<br />

viabilistica, vengono indicate le<br />

infrastrutture a supporto della viabilità<br />

di interesse, come ad esempio<br />

ponti, viadotti e cavalcavia.<br />

L’architettura del geodatabase<br />

e la pubblicazione<br />

del servizio di mappa<br />

Con il presente lavoro si voluto<br />

proporre uno schema di lavoro<br />

che consenta la raccolta direttamente<br />

sul campo. Mediante comuni<br />

dispositivi mobili è possibile<br />

mappare tutti gli elementi necessari<br />

per la redazione dei Piani di<br />

Emergenza, predisponendoli direttamente<br />

per il loro caricamento<br />

sul portale regionale, così come<br />

richiesto dalla Regione Lombardia.<br />

Lo schema concettuale del<br />

funzionamento dell’intero sistema<br />

è basato sui seguenti punti:<br />

1) un geodatabase installato su<br />

un server organizza la struttura<br />

dei dati secondo le specifiche<br />

richieste, e ne consente la scrittura<br />

e la lettura da remoto;<br />

2) tramite Arcgis Server viene attivato<br />

e reso pubblico un servizio<br />

di Feature Access;<br />

3) il servizio viene richiamato su<br />

Arcgis Online con una mappa<br />

dedicata, che viene condivisa<br />

con tutti gli utenti abilitati;<br />

4) la mappa viene aperta con ESRI<br />

Collector, con il quale è possibile<br />

aggiungere nuovi elementi<br />

vettoriali dai dispositivi mobili.<br />

Fig. 2 - Esempio di interrogazione di dati spaziali tramite Collector. Comune di Iseo.<br />

In questo modo viene instaurata<br />

una connessione in tempo reale<br />

tra l’utente e il geodatabase, che<br />

consente di archiviare velocemente<br />

e facilmente i dati territoriali.<br />

La base di partenza per il funzionamento<br />

dell’intero sistema è<br />

quindi il geodatabase.<br />

Sul server cartografico del Laboratorio<br />

di Geomatica del Dipartimento<br />

di Scienze Ambiente e<br />

Territorio e Scienze della Terra,<br />

è stato creato un geodatabase<br />

di tipo Enterprise installato su<br />

un'istanza di Microsoft SQL Server.<br />

Successivamente sono state<br />

predisposte le 5 feature classes che<br />

rispecchiano i diversi shapefile richiesti<br />

dalla Regione, denominate<br />

allo stesso modo e con la stessa geometria.<br />

Ad ogni feature class sono<br />

stati infine assegnati i campi descrittivi<br />

previsti. Il tipo di campo<br />

da usare è stato scelto in funzione<br />

dei dati che vi verranno inseriti:<br />

“short integer” per i numeri interi,<br />

“float” per numeri interi o decimali<br />

e “text” per le stringhe alfanumeriche<br />

e per i campi di tipo<br />

vero-falso. Ad ogni feature class<br />

sono state assegnate le coordinate<br />

nel sistema di riferimento Gauss-<br />

Boaga, che è quello ancora in uso<br />

per il PEWEB. Per alcuni campi<br />

è stato necessario predisporre un<br />

dominio per restringere la possibilità<br />

di scelta dell’utente in fase<br />

di popolamento, costringendolo<br />

all’interno delle possibilità previste<br />

dallo standard regionale. Questa<br />

scelta verrà visualizzata sotto forma<br />

di menù a tendina, dal quale si<br />

dovrà scegliere la voce corretta per<br />

popolare il campo desiderato.<br />

L’intero geodatabase è stato aperto<br />

in un progetto di Arcmap (.mxd),<br />

per permetterne la condivisione<br />

e la pubblicazione come Servizio<br />

Web su Arcgis Server. Sono<br />

stati personalizzati il layout e<br />

la simbologia dei layer, con le<br />

caratteristiche che verranno poi<br />

visualizzate dall’utente finale attraverso<br />

i dispositivi mobili. In fase<br />

di pubblicazione è stato necessario<br />

attivare il servizio Feature Access,<br />

che consente di leggere, interrogare<br />

e modificare i dati direttamente<br />

sul geodatabase anche da una postazione<br />

remota.<br />

Creazione di una mappa<br />

su Arcgis Online e utilizzo<br />

nel Collector<br />

La mappa online creata sul portale<br />

Arcgis Online riveste un ruolo<br />

molto importante, poichè permette<br />

di mettere in comunicazione<br />

server e Collector, e quindi geodatabase<br />

e dispositivi mobili. Per<br />

inserire il collegamento al servizio<br />

appena creato è stato sufficiente<br />

inserire il relativo URL, preventivamente<br />

individuato e copiato<br />

dal portale del server manager.<br />

Una volta salvata, è poi possibile<br />

condividere la mappa con tutti gli<br />

utenti abilitati, ad esempio con gli<br />

operatori incaricati di compilare il<br />

Piano Comunale di Emergenza.<br />

Ogni punto aggiunto tramite il<br />

Collector viene registrato automaticamente<br />

e in tempo reale all’in-<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

terno del geodatabase, nella feature<br />

class scelta. Oltre alla creazione<br />

di nuove feature è inoltre possibile<br />

modificare o eliminare quelle<br />

esistenti, così come si farebbe da<br />

Arcgis Desktop. Questo sistema<br />

offre la possibilità di far lavorare<br />

contemporaneamente più utenti<br />

sullo stesso geodatabase: questa<br />

caratteristica è molto importante<br />

soprattutto in quei Comuni soggetti<br />

a problematicità multiple,<br />

perché consente di suddividere il<br />

lavoro e diminuire ulteriormente<br />

i tempi. È importante sottolineare<br />

che l’inserimento dei dati tramite<br />

Collector soddisfa già lo standard<br />

imposto dalla Regione, e perciò<br />

non saranno necessarie in un secondo<br />

tempo ulteriori modifiche<br />

per adeguarli alla normativa.<br />

Registrazione sul<br />

Portale Regionale<br />

Al termine della fase di acquisizione<br />

di tutti i dati territoriali, il<br />

geodatabase risulterà popolato<br />

con tutta una serie di voci inerenti<br />

le strutture e le infrastrutture utili<br />

per la Protezione Civile presenti<br />

sul territorio comunale. Oltre<br />

al Piano testuale, la Regione<br />

Lombardia richiede che vengano<br />

caricati tutti i dati spaziali in<br />

un applicativo online dedicato,<br />

denominato Peweb, in modo da<br />

disporre di una visione di sintesi<br />

e di insieme di tutti i Piani di<br />

Emergenza per tutti i Comuni<br />

della Regione. Su Peweb la componente<br />

geometrica del dato deve<br />

essere caricata in formato shapefile,<br />

mentre per la parte descrittiva<br />

è richiesto un file .xml. Ad ogni<br />

tipologia di dato (Area a rischio,<br />

Punto di accessibilità, Infrastruttura<br />

viabilistica, Struttura strategica, Superficie<br />

strategica) deve quindi corrispondere<br />

un file .xml, che abbia<br />

lo stesso nome e che riporti tutti<br />

gli attributi del dato. Le due parti<br />

verranno poi messe insieme in un<br />

secondo tempo dal sistema, grazie<br />

ad un campo ID comune che le<br />

identifica inequivocabilmente.<br />

Lavorando con un Geodatabase<br />

Enterprise questi passaggi sono<br />

molto facilitati, dal momento che<br />

i dati sono già suddivisi nelle classi<br />

richieste, ed occorre solamente<br />

esportarli in formato shapefile. Per<br />

preparare il file con i metadati ci<br />

si appoggia invece ad un template<br />

fornito dalla Regione, che contiene<br />

lo schema corretto del .xml che<br />

andrà in seguito caricato.<br />

Conclusioni<br />

Questo lavoro ha voluto mostrare<br />

come sia possibile sfruttare le<br />

potenzialità fornite dai moderni<br />

sistemi informativi territoriali per<br />

la raccolta di dati sul campo a<br />

supporto della Protezione Civile.<br />

Tutto questo è reso possibile<br />

dall’utilizzo di strumenti versatili<br />

come i Geodatabase Enterprise,<br />

in grado di archiviare grandi<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 39


REPORTS<br />

quantità di informazioni e<br />

di comunicare con utenti<br />

in remoto, unito al recente<br />

sviluppo della piattaforma<br />

Arcgis Online, che consente<br />

agli utenti registrati di<br />

pubblicare e condividere le<br />

proprie mappe. Una volta<br />

predisposta la struttura di<br />

base e creata la mappa è poi<br />

sufficiente condividerla con<br />

l’operatore finale, che non è<br />

obbligato a conoscere fino<br />

in fondo il funzionamento<br />

dell’intero sistema.<br />

3L’utilizzo del Collector è<br />

infatti semplice e intuitivo,<br />

basato su form e menù a<br />

scelta multipla. In questo<br />

modo la fase di raccolta dati<br />

diventa non solo semplice<br />

ma anche veloce, e consentirà<br />

in futuro di snellire il<br />

lavoro di predisposizione<br />

dei Piani di Emergenza, che<br />

sono per loro natura molto<br />

complessi e articolati.<br />

RIFERIMENTI<br />

Dipartimento di Protezione Civile - Ottobre 2007<br />

“Manuale operativo per la predisposizione di un Piano<br />

comunale o intercomunale di Protezione Civile” -.<br />

Dipartimento di Protezione Civile - Presidenza del<br />

Consiglio dei Ministri, 1997 “Metodo Augustus”<br />

DPC Informa, n. 12 1997.<br />

Frigerio, I., Roverato, S., & De Amicis, M. (2013).<br />

A Proposal for a Geospatial Database to Support<br />

Emergency Management. Journal Of Geographic<br />

Information System, 5, 396-403.<br />

Regione Lombardia, 2007 “Direttiva regionale per<br />

la pianificazione dell’emergenza degli enti locali”<br />

(D.G.R.) n. VIII/4732. Bollettino Ufficiale della<br />

Regione Lombardia, Milano.<br />

Regione Lombardia, 2011 “GEODB Prevenzione<br />

e Sicu-rezza, sintesi progettazione esterna e specifiche<br />

funzionali. Architettura informativa. Mosaico Piani<br />

di Emergenza”. Bollettino Ufficiale della Regione<br />

Lombardia, Milano.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Protezione civile; pianificazione di emergenza;<br />

collector; emergenza; geodatabase<br />

ABSTRACT<br />

Among the Civil Protection plan creation the data<br />

collection of buildings and infrastructures is one of<br />

the most important step. The most relevant information<br />

to be collected are not only their position<br />

(geolocalization) but also their Civil Protection<br />

functionalities and peculiarities. Within this context<br />

Lombardy Region set up data collection and data<br />

storing standards through a focused law. In this paper<br />

we describe a new system to collect these kind of<br />

data directly on the field. This system is based on an<br />

ESRI Geodatabase Enterprise installed on a server,<br />

an ArcGIS Online account and the ESRI Collector<br />

App for smartphones. Data collected by operators<br />

on the field are directly sent to the Geodatabase on<br />

server using mobile internet connection; data structure<br />

and format follow Lombardy Region standards<br />

and they are ready to be loaded on the official Civil<br />

Protection Planning platform.<br />

AUTORE<br />

Mattia De Amicis<br />

mattia.deamicis@unimib.it<br />

Stefano Roverato<br />

stefano.roverato@unimib.it<br />

Fabio Olivotti<br />

fabio.olivotti@unimib.it<br />

Alice Mayer<br />

alice.mayer@unimib.it<br />

Università degli Studi di Milano Bicocca,<br />

Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del<br />

Territorio e di Scienze della Terra, Laboratorio<br />

di Geomatica, Piazza della Scienza 1, 20126<br />

Milano, geomatica.ambientale@unimib.it<br />

Geomatic Laboratory - Earth and Environmental<br />

Sciences Department, University<br />

of Milano Bicocca, Piazza della Scienza 1 -<br />

20126 Milano, Italy, geomatica.ambientale@<br />

unimib.it<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 41


REPORTS<br />

RemTech Expo <strong>2015</strong><br />

a cura della Redazione<br />

RemTech Expo <strong>2015</strong> (IX<br />

edizione) e le Remediation<br />

Technologies. Dal<br />

23 al 25 Settembre<br />

la manifestazione<br />

sulle bonifiche e la<br />

riqualificazione del<br />

territorio organizzata da<br />

Ferrara Fiere (partner la<br />

Regione Emilia-Romagna,<br />

sponsor Eni Saipem).<br />

Dal 2007, RemTech è il<br />

principale punto di riferimento<br />

tecnico e commerciale<br />

in Italia per la community<br />

delle bonifiche e della riqualificazione<br />

del territorio – società<br />

private, enti pubblici, università e<br />

centri di ricerca, associazioni, professionisti,<br />

mondo dell’industria,<br />

comparto petrolifero e real estate<br />

– che, anno dopo anno, lo elegge<br />

a “vetrina” autorevole, luogo di<br />

condivisione delle esperienze virtuose<br />

e momento di crescita della<br />

conoscenza.<br />

Insieme alle sue Sezioni speciali,<br />

CoastEsonda e Inertia,<br />

RemTech ha tra i propri<br />

punti di forza innanzitutto<br />

un'area espositiva prestigiosa<br />

e altamente specializzata,<br />

dove trovano spazio le soluzioni,<br />

i prodotti e i progetti<br />

più avanzati e sostenibili.<br />

Numerose le imprese tecnologiche<br />

presenti e gli approfondimenti<br />

congressuali<br />

dedicati proprio alle applicazioni<br />

delle tecnologie e alla realizzazione<br />

di test pilota. In Italia, solo<br />

di recente si è iniziato a parlare e<br />

a impiegare le tecnologie ISCO<br />

(In Situ Chemical Oxydation), le<br />

PBR (Permeable Reactive Barrier),<br />

la bioremediation e la phytoremediation,<br />

senza contare che un<br />

altro settore in cui le componenti<br />

“tecnologie innovative” e “sostenibilità”<br />

si fondono armonicamente<br />

è quello dei droni, oggi sempre<br />

più sofisticati e mirati a interventi<br />

nel sottosuolo e sul territorio (monitoraggi,<br />

studi su ampia scala,<br />

etc.). Tutti temi e strumenti che<br />

RemTech ha approfondito per primo,<br />

posizionandosi come evento<br />

innovativo e sostenibile, incubatore<br />

di alta conoscenza, condivisione<br />

e opportunità che valorizza in anteprima<br />

quanto di più eccellente e<br />

avanzato offre il mercato delle bonifiche<br />

e della tutela del territorio.<br />

RemTech prevede una sessione<br />

congressuale di elevato livello<br />

tecnico-scientifico, corsi di formazione<br />

e di alta formazione per operatori,<br />

autorità e decision maker,<br />

dibattiti multidisciplinari a livello<br />

nazionale e internazionale sulle<br />

tecnologie più all’avanguardia e i<br />

casi di studio eccellenti, momenti<br />

dedicati all’approfondimento e<br />

altri allo scambio e all’incontro<br />

fra domanda e offerta, aprendo la<br />

strada ai mercati emergenti e creando<br />

occasioni di business per gli<br />

espositori.<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


BONIFICHE DEI SITI CONTAMINATI<br />

REPORTS<br />

NORMATIVA<br />

In Italia, si inizia a parlare di bonifiche dei siti contaminati<br />

come di un tema focale con il D.M. 471/99, che ha definito i<br />

limiti di accettabilità per i terreni e le acque sotterranee in funzione<br />

della destinazione d’uso, le procedure e le modalità di<br />

intervento (bonifica, bonifica con misure di sicurezza e messa<br />

in sicurezza permanente).<br />

Nel 2006, con il D.Lgs 152/06, per superare una serie di<br />

criticità tecniche e procedurali che si erano manifestate<br />

nell’applicazione della precedente normativa, viene valorizzato<br />

lo strumento dell’analisi di rischio per la definizione degli<br />

obiettivi di bonifica.<br />

Le autorizzazioni vengono rilasciate dal Ministero<br />

dell’Ambiente nel caso dei SIN. Per gli altri siti, l’ente di<br />

competenza è la Regione o l’ente delegato. L’istruttoria delle<br />

varie fasi del procedimento avviene attraverso Conferenze dei<br />

Servizi, alle quali partecipano tutti i soggetti interessati, in particolare<br />

le istituzioni territoriali.<br />

In questa edizione, in particolare,<br />

si parlerà diffusamente di industria<br />

nella “Conferenza Nazionale<br />

dell'Industria sull'Ambiente<br />

e sulle Bonifiche”, di dissesto<br />

idrogeologico, prevenzione, manutenzione<br />

del territorio e opere<br />

con la “Conferenza Nazionale<br />

sul Rischio Idrogeologico”, di<br />

Direttiva Acque e Alluvioni<br />

con il coordinamento delle<br />

Autorità di Bacino e dei Distretti<br />

Idrografici, di porti, sedimenti<br />

e dragaggi nella “Conferenza<br />

Nazionale dei Porti”, di protezione<br />

delle coste, di opere pubbliche,<br />

strade, recupero dei materiali<br />

da C&D con il “Convegno<br />

sulla Sostenibilità Ambientale<br />

delle Opere” e naturalmente di<br />

tecnologie innovative, casi eccellenti,<br />

agricoltura, amianto e molto<br />

altro ancora. Quest'anno inoltre,<br />

RemTech organizza il primo<br />

“Seminario di Formazione sulla<br />

Comunicazione Ambientale”,<br />

per consentire ai giornalisti ambientali<br />

di apprendere linee guida,<br />

policy e procedure condivise<br />

sulle modalità di comunicazione<br />

di crisi nei casi di emergenza ambientale.<br />

Svariati anche i nuovi servizi<br />

messi a disposizione delle imprese,<br />

per creare momenti di<br />

incontro e confronto tra buyer<br />

e fornitori (Carta dei Servizi).<br />

Non mancherà, poi, la possibilità<br />

di partecipare a incontri faceto-face<br />

con alcuni dei principali<br />

stakeholder coinvolti nella manifestazione<br />

(Anas, Italferr, etc.) e<br />

di essere protagonisti di meeting<br />

bilaterali con key player stranieri<br />

appositamente invitati.<br />

Uno spazio espositivo sarà interamente<br />

dedicato ai progetti<br />

(europei, LIFE, etc.) inerenti le<br />

tematiche di interesse, per potenziare<br />

la visibilità di tutti i soggetti<br />

coinvolti, favorire lo sviluppo di<br />

rapporti intra ed extra progettuali<br />

e creare un luogo di convergenza,<br />

altamente qualificato e specializzato,<br />

dove possano essere<br />

condivise idee e programmi per<br />

il futuro. Quest’area affiancherà<br />

quella delle Università e dei<br />

centri di ricerca (ISMAR, CNR,<br />

OGS, etc.).<br />

Tra le novità <strong>2015</strong>, l’istituzione<br />

di diversi premi speciali.<br />

Ai tradizionali “Premi di Laurea<br />

CENSIMENTO<br />

In Europa, i siti potenzialmente contaminati sono 3,5 milioni,<br />

quelli effettivamente da bonificare 500.000 e i costi derivanti<br />

dallo stato di contaminazione oscillano tra i 2,4 e i 17,3<br />

miliardi di euro all’anno.<br />

In Italia, i SIN sono 37, i siti contaminati di competenza<br />

regionale sono 15.000 e il 3% del territorio nazionale è coinvolto<br />

dallo stato di contaminazione. I costi per la bonifica<br />

sono nell’ordine dei 3 miliardi euro (0,2 % del PIL nazionale).<br />

STATO DI CONTAMINAZIONE IN ITALIA<br />

Nei siti industriali italiani contaminati, normalmente risultano<br />

contaminate dal 15 al 30% delle superfici caratterizzate.<br />

La contaminazione si presenta a macchia di leopardo,<br />

ha una profondità molto limitata, si rilevano principalmente<br />

contaminazioni storiche e solo in pochi casi è necessaria una<br />

messa in sicurezza di emergenza.<br />

Per quanto riguarda, invece, lo stato di contaminazione<br />

delle falde nei siti industriali contaminati, la falda sottostante<br />

l’insediamento risulta generalmente contaminata, la contaminazione<br />

riguarda la falda superficiale, solo in qualche caso si<br />

rende necessario l’emungimento (source control) e, ove necessario,<br />

è attivo un sistema di contenimento della falda entro<br />

il sito.<br />

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E SOSTENIBILITÀ<br />

DELLE BONIFICHE<br />

Il settore delle bonifiche già dal 2012 punta molto<br />

sull’applicazione delle tecnologie innovative e sostenibili.<br />

Tanti esempi nel mondo – e ancora pochi, purtroppo, in<br />

Italia – dimostrano che l’applicazione di tecnologie innovative<br />

determina costi più bassi dell’intervento e una sua maggiore<br />

sostenibilità economica, ambientale e sociale.<br />

L’espressione “sostenibilità delle bonifiche” si riferisce a quel<br />

processo di gestione e bonifica di un sito contaminato finalizzato<br />

a identificare, attraverso un processo decisionale<br />

condiviso con i portatori di interesse, la migliore soluzione,<br />

ovvero quella che massimizza i benefici della sua esecuzione<br />

dal punto di vista ambientale, economico e sociale.<br />

Magistrale sulle Bonifiche” si<br />

aggiungono, infatti, il “Premio<br />

della Ricerca in ambito costiero”,<br />

il “Premio sulla Sostenibilità<br />

delle Opere”, la prima “Mostra<br />

Fotografica sui Siti Industriali”,<br />

in collaborazione con Unione<br />

Petrolifera, e il “Premio sulla<br />

Prevenzione del Territorio”, con<br />

il coinvolgimento dei Comuni<br />

italiani e la collaborazione di<br />

ANCI.<br />

In tale, ampio e qualificato scenario,<br />

sia nell’esposizione che<br />

nei convegni saranno presenti<br />

le ARPA, le Regioni, ISPRA, il<br />

Ministero dell’Ambiente, le associazioni<br />

e gli ordini professionali.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 43


REPORTS<br />

Tra i driver <strong>2015</strong>, oltre al potenziamento<br />

del comparto istituzionale,<br />

degli organi di controllo,<br />

della rappresentanza industriale<br />

– chimica e petrolifera – e delle<br />

più importanti strutture appaltanti,<br />

non meno importante è la<br />

costruzione di partnership con<br />

importanti network internazionali,<br />

per favorire la partecipazione<br />

dei progetti transfrontalieri<br />

ad alto contenuto tecnologico e<br />

dei partner più strategici. Anche<br />

i principali mercati emergenti<br />

sono, infatti, alla ricerca di tecnologie<br />

innovative poco impattanti<br />

ed economicamente vantaggiose<br />

da importare nei Paesi dove<br />

la bonifica è solo recentemente<br />

diventata una priorità. La<br />

RemTech Training School nasce<br />

proprio al duplice scopo di promuovere<br />

le principali innovazioni<br />

tecnologiche italiane e di<br />

diffondere la conoscenza presso<br />

i maggiori buyer del presente e<br />

del prossimo futuro. Accanto ai<br />

mercati cinese e russo, già coinvolti<br />

da RemTech, sono in fase<br />

di definizione percorsi mirati<br />

che interessano l’Est Europa e la<br />

Turchia. Tutti i temi affrontati da<br />

RemTech, CoastEsonda e Inertia<br />

saranno oggetto di internazionalizzazione,<br />

mentre la RemTech<br />

Russia School (II edizione) e la<br />

RemTech China School (I edizione)<br />

si focalizzeranno sulla formazione<br />

di key manager, pubblici<br />

e privati, e daranno alle imprese<br />

espositrici l’opportunità di proporre<br />

a due nascenti mercati internazionali<br />

le migliori soluzioni<br />

tecnologiche, le proprie competenze<br />

e il know-how italiano.<br />

Se l’aggiornamento professionale<br />

continuo sarà garantito dall’assegnazione<br />

di crediti formativi,<br />

ogni sessione congressuale sarà<br />

pubblicata in forma di “Atti<br />

Ufficiali”.<br />

A CoastEsonda Expo, la Sezione<br />

speciale sulla gestione e tutela<br />

della costa e del mare, il dissesto<br />

idrogeologico e la manutenzione<br />

del territorio a rischio,<br />

parteciperanno le imprese più<br />

competitive e le principali autorità<br />

del settore, tra le quali il<br />

Ministero, #Italiasicura (Struttura<br />

di missione contro il dissesto<br />

Idrogeologico e per lo sviluppo<br />

delle infrastrutture idriche), la<br />

Protezione Civile, ISPRA, le<br />

Autorità Portuali, i Distretti<br />

Idrografici e i Consorzi di<br />

Bonifica, le Regioni, i Comuni<br />

e le Associazioni. Il programma<br />

sui temi della valorizzazione delle<br />

coste, opere, monitoraggio, porti,<br />

marine strategy e offshore sarà<br />

arricchito da focus sulla Direttiva<br />

Alluvioni, il dissesto idrogeologico<br />

e il rischio idraulico, e<br />

dalla “Conferenza Nazionale sul<br />

Dissesto Idrogeologico”.<br />

Inertia, con un ampio spazio<br />

espositivo dedicato anche al settore<br />

estrattivo, rappresenta l’appuntamento<br />

italiano più qualificato<br />

sui rifiuti inerti e gli aggregati<br />

naturali, riciclati e artificiali.<br />

In agenda, le demolizioni civili<br />

e industriali, gli impianti per la<br />

selezione e il riciclaggio dei rifiuti<br />

C&D, l'utilizzo degli aggregati<br />

riciclati, la certificazione e marcatura<br />

CE, il movimento terra,<br />

l'attività estrattiva, gli impianti,<br />

la gestione dei materiali da scavo,<br />

le costruzioni, le infrastrutture,<br />

il risanamento e la riqualificazione,<br />

il Life Cycle Assessment.<br />

Tra le novità, il I Premio per la<br />

Sostenibilità Ambientale delle<br />

Grandi Opere (promosso in<br />

collaborazione con Italferr), la<br />

tavola rotonda che coinvolgerà<br />

le principali stazioni appaltanti,<br />

i focus sui temi delle strade (con<br />

la partecipazione di ANAS),<br />

del backfilling e del recupero<br />

ambientale, e della gestione dei<br />

materiali da scavo contenenti<br />

amianto.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Tecnologie; innovazione; sostenibilità,<br />

bonifiche; internazionalizzazione<br />

ABSTRACT<br />

Remtech Expo <strong>2015</strong>, September 23/25, the event<br />

on the remediation and redevelopment of the territory<br />

organized by Ferrara Fiere (partner the Region<br />

of Emilia-Romagna, sponsors Eni Saipem) .<br />

AUTORE<br />

Redazione mediaGEO<br />

redazionemediageo@gmail.com<br />

• Rilievi batimetrici automatizzati<br />

• Fotogrammetria delle sponde<br />

• Acquisizione dati e immagini<br />

• Mappatura parametri ambientali<br />

• Attività di ricerca<br />

Vendita – Noleggio - Servizi chiavi in mano, anche con strumentazione cliente<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


REPORTS<br />

With you all the way<br />

Le innovative soluzioni Geospaziali Topcon<br />

ed un pieno supporto forniscono una precisione senza precedenti<br />

ed incrementi di efficienza in ogni progetto.<br />

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Tokyo · San FranciSco · MoSca · roTTerdaM · BriSBane<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 45


SCHEDA REPORTS TECNICA<br />

SINERGIS<br />

Dedagroup ICT Network<br />

Sede legale e direzione<br />

Loc. Palazzine 120/f 38121 – Trento<br />

Tel. +39. 0461.997.214<br />

Fax +39. 0461.997.330<br />

info@sinergis.it<br />

www.sinergis.it<br />

www.dedagroup.it<br />

PAROLE CHIAVE<br />

ASSET; SIGOV;<br />

governance del territorio; PA;<br />

ICT; multiutility<br />

ASSET e SIGOV, due soluzioni per<br />

associare il riordino territoriale allo<br />

sviluppo e alla governance del territorio<br />

di Sinergis<br />

Dedagroup ICT Network<br />

Una riforma come quella<br />

di Delrio, che ridisegna<br />

profondamente i processi<br />

di governance del<br />

territorio, può rischiare<br />

di essere interpretata<br />

dagli Amministratori<br />

Locali dei Comuni,<br />

delle Province e delle<br />

Regioni, come un mero<br />

adempimento normativo.<br />

Ma come trasformarla<br />

in una concreta<br />

opportunità di crescita?<br />

Dedagroup ICT Network<br />

ha messo a punto,<br />

in collaborazione con<br />

Forum PA, un metodo e<br />

un insieme di soluzioni<br />

con cui accompagnare<br />

gli Enti nel processo di<br />

cambiamento legato alla<br />

riforma Delrio per fare<br />

di tale evoluzione una<br />

risorsa per guidare lo sviluppo<br />

dei territori.<br />

ASSET (Analisi Statistica<br />

Socio Economica Territoriale)<br />

è una piattaforma<br />

web che consente di<br />

analizzare le caratteristiche<br />

socio-economiche<br />

del territorio di appartenenza,<br />

comparandole<br />

con quelle delle aree<br />

geografiche limitrofe,<br />

per svolgere check up,<br />

benchmarking, report,<br />

estrazioni, analisi SWOT<br />

e studi. La piattaforma<br />

include già un modello<br />

di dati predefinito per<br />

aree tematiche chiave,<br />

come la demografia, le<br />

risorse economiche o la<br />

gestione delle entrate, e<br />

guida nell’elaborazione<br />

ed estrazione delle informazioni<br />

necessarie a<br />

fotografare la situazione<br />

del territorio. In questo<br />

modo possono essere<br />

colte dinamiche rilevanti,<br />

come ad esempio<br />

quelle occupazionali,<br />

supportando nell’individuazione<br />

di azioni politiche<br />

efficaci e di area<br />

vasta.<br />

SIGOV è un sistema finalizzato<br />

a supportare i<br />

territori ad attuare una<br />

governance per obiettivi.<br />

In particolare si qualifica<br />

come strumento di<br />

progettazione e gestione<br />

per la programmazione<br />

partecipata e multilivello<br />

particolarmente indicata<br />

per le dinamiche di collaborazione<br />

tipiche degli<br />

organismi multi-ente<br />

come l’Unione. Con SI-<br />

GOV è possibile, per gli<br />

enti sovraordinati, mettere<br />

a disposizione delle<br />

Unioni un vademecum<br />

che comprende piani<br />

di lavoro di base, template<br />

e best practice per<br />

supportare tutte le fasi<br />

di creazione e successiva<br />

gestione delle Unioni.<br />

ASSET e SIGOV accompagnano<br />

le Amministrazioni<br />

nella progettazione<br />

delle Unioni di<br />

Comuni e nella gestione<br />

associata delle funzioni<br />

comunali. Con ASSET e<br />

SIGOV gli amministratori<br />

possono analizzare<br />

le caratteristiche socioeconomiche<br />

e di funzionamento<br />

del proprio<br />

territorio e compararle<br />

con quelle delle aree geografiche<br />

limitrofe, individuando<br />

così gli ambiti<br />

ottimali e le sinergie possibili<br />

per la creazione di<br />

Unioni più efficienti e in<br />

grado di pianificare meglio<br />

le proprie strategie<br />

di sviluppo.<br />

ASSET e SIGOV vanno<br />

ad arricchire l’amplio<br />

portafoglio d’offerta di<br />

Sinergis, l’azienda di Dedagroup<br />

ICT Network<br />

specializzata nella realizzazione<br />

di sistemi informativi<br />

territoriali per la<br />

PA e le multiutility.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

http://www.semplicededa.it<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


GI IN REPORTS EUROPE<br />

L’hackathon è la<br />

porta per il successo<br />

di Mauro Salvemini<br />

mauro.salvemini@uniroma1.it<br />

L’hackathon è la porta per il<br />

successo: questa affermazione<br />

al momento attuale sembra<br />

essere dimostrata da paesi che<br />

stanno usando la tecnologia<br />

informatica per il progresso in<br />

genere e per lo sviluppo economico<br />

in particolare.<br />

Il tutto si muove sull’asse ben<br />

noto che dagli USA verso est<br />

tocca Londra e verso Ovest<br />

coinvolge la Corea e Taiwan.<br />

In USA gli esperti dicono che<br />

nel corrente anno sono previsti<br />

più di 150 hackthon con<br />

migliaia di partecipanti l’uno,<br />

ma forse le stime saranno superate.<br />

Un divertente esempio concreto<br />

di che cosa è un hackathon<br />

è http://mcdonaldshackathon.challengepost.<br />

com, un evento promosso ed<br />

organizzato a Londra dal re<br />

dei fastfood per trovare nuove<br />

applicazioni e rivoluzionare il<br />

digital restaurant experience al<br />

quale stanno puntando. Premi<br />

in danaro, possibilità di farsi<br />

conoscere, gusto della sfida<br />

e porte aperte per il futuro.<br />

Questo quello che pensano<br />

coloro i quali partecipano,<br />

molti dei quali non hanno<br />

ancora o non frequenteranno<br />

mai i corsi universitari.<br />

Negli anni ottanta, sia sulla<br />

coste “della information<br />

technology” est che ovest degli<br />

USA, al tempo di Wang,<br />

Apollo, SUN, ed altri, ricordo<br />

che queste grandi imprese organizzavano,<br />

generalmente il<br />

venerdì pomeriggio, dei party<br />

invitando i professionisti che<br />

da alcuni mesi, lavorando nella<br />

zona, risiedevano in motel<br />

vicini. Ovviamente tali party<br />

erano finalizzati a “rubarsi<br />

vicendevolmente le competenze”<br />

ed erano un ottimo terreno<br />

per i cacciatori di teste.<br />

Nell’hackathon oggi centinaia<br />

ed a volte migliaia di persone<br />

(quasi sempre MOLTO giovani)<br />

lanciano o raccolgono<br />

le sfide della IT per premi,<br />

a volte molto divertenti e<br />

“cool”, per promuoversi presso<br />

imprese o trovare qualche<br />

“ angel” che investa sulla loro<br />

idea.<br />

Gli hackathon vengono anche<br />

promossi ed organizzati dalle<br />

università, soprattutto statunitensi<br />

ed asiatiche, ed<br />

hanno grande successo, ma<br />

c’è il paradosso che implicitamente<br />

dimostra che non è<br />

più necessario seguire i corsi<br />

universitari per ottenere i risultati<br />

attesi dai partecipanti:<br />

vendere l’idea di un app, dimostrare<br />

che si può bucare un<br />

“Captcha”, dimostrare come<br />

si può realizzare il ristorante<br />

digitale, migliorare il servizio<br />

di UBER e così via.<br />

Gli ingredienti di un hackathon<br />

sono: gli organizzatori<br />

con idee chiare di che cosa<br />

ottenere (vedi l’esempio di<br />

McDonald, ma possono essere<br />

temi più ampi sullo sviluppo<br />

di tecnologia o di altri campi<br />

applicativi, o di aggregazione<br />

ed anche accademici), i premi,<br />

le opportunità offerte ai partecipanti<br />

ed ovviamente i partecipanti<br />

ed il luogo dove ospitarli,<br />

ma questo non sembra<br />

essere un problema dato che<br />

la fascia di età giovanissima<br />

fa largo uso di sacchi a pelo e<br />

sistemi di trasporto molto low<br />

cost. Quello che succede dopo<br />

l’avvio dell’hackathon, nel<br />

quale “le relazioni ex cathedra”<br />

sono inesistenti perché<br />

tutto è scritto nella chiamata<br />

alla partecipazione, non è<br />

prevedibile. Può saltare fuori<br />

chi sostiene di essere in grado<br />

di “bucare” un sistema di<br />

sicurezza come avvenuto per<br />

Tinder (http://www.gotinder.com)<br />

ed essere assunto<br />

dalla stessa impresa che ne<br />

ha apprezzato le qualità. Una<br />

vecchia storia questa della violazione<br />

delle sicurezze per gli<br />

hacker, ma alla fine a fin di<br />

bene per loro e per la società.<br />

In tutto questo sembra che i<br />

dati, anche quelli geografici,<br />

siano un elemento, ma non il<br />

nocciolo della questione.<br />

E’ vero che proprio in presenza<br />

dell’avvenimento del<br />

terremoto in Nepal le mappe<br />

sono state considerate un<br />

obiettivo importante da organizzazioni<br />

quali Openstreet<br />

Map e che c’è molta attività<br />

sull’argomento e mentre<br />

l’articolo verrà impaginato<br />

si svolgerà un “maphathon”<br />

https://studio.cul.colum-<br />

bia.edu/ai1ec_event/1772-<br />

2/?instance_id=8054<br />

Sembra però che nel settore<br />

geografico e cartografico si<br />

privilegi il lavoro di gruppo<br />

alfine di produrre cartografia<br />

e provare a mettere insieme<br />

dati piuttosto che a trovare l’<br />

“app killer” che possa fare la<br />

fortuna dello sviluppatore e<br />

dell’investitore.<br />

I dati geografici spontanei<br />

(voluntereed geography) sono<br />

il fine dell’impegno delle persone<br />

coinvolte, mentre non<br />

lo è sviluppo di applicazioni<br />

geografiche; per esse si usano<br />

sempre le funzioni di base<br />

dell’analisi spaziale che, anche<br />

se spesso non teoricamente<br />

conosciuta, è fondata sulla<br />

utilizzazione che da sempre il<br />

genere umano fa delle mappe<br />

e delle informazioni in esse<br />

contenute.<br />

Gli hackathon quanto sono<br />

utili in Italia? Ritengo che<br />

innanzitutto occorrerebbe<br />

fare un po’ di chiarezza, distinguere<br />

tra i vari webinar,<br />

barcamp, hackathon, seminari<br />

on line, workshop hands-on,<br />

ed altro alfine di rendere un<br />

buon servizio agli utenti chiarendo<br />

bene che cosa si propone<br />

loro e che cosa si devono<br />

aspettare.<br />

Sarebbe poi indispensabile che<br />

gli ingredienti, di cui sopra,<br />

venissero ben verificati.<br />

Se ad hackathon viene dato il<br />

senso di “code fest”, un modo<br />

per incontrarsi e scambiare<br />

conoscenze ed avere relazioni<br />

è una cosa, se c’è la presenza<br />

chiara di un investitore allora<br />

la situazione cambia, ed a mio<br />

parere diventa ben più interessante<br />

in senso lato. Vorrebbe<br />

infatti dire che c’è interesse<br />

nel mondo delle imprese e degli<br />

investitori a trovare nuove<br />

soluzioni IT sulle quali investire.<br />

Siamo pronti, preparati a<br />

fare questo in Italia? Qualche<br />

buon esempio c’è ma c’è<br />

anche tanta confusione ed in<br />

diversi hackathon ho sentito<br />

parlare politici, professori e<br />

relatori per un lungo tempo e<br />

poi i risultati quali sono stati?<br />

che premi c’erano? Chi ha vinto?<br />

Che cosa è stato ottenuto?<br />

C’è qualche buon risultato per<br />

i giovani che hanno partecipato?<br />

Nell’hackathon non ci<br />

sono lezioni o esercitazioni<br />

fatte da qualcuno, ci sono solo<br />

temi posti ed i partecipanti<br />

sono chiamati a rispondere al<br />

meglio, se poi si scambiano<br />

informazioni, dritte, pezzi di<br />

software questo fa parte del<br />

“fest”.<br />

Ci si dovrebbe rivolgere agli<br />

investitori in IT italiani al fine<br />

di verificare se sono interessati<br />

ad operazioni di questo genere.<br />

E’ anche vero che molte<br />

delle realtà imprenditoriali IT<br />

hanno la testa ed il portafoglio<br />

in altre parti del mondo e<br />

quindi hanno le mani legate.<br />

Mi piacerebbe sapere a questo<br />

proposito che cosa ne pensa<br />

Confindustria Digitale – ASS-<br />

INFORM ed altre realtà imprenditoriali.<br />

Personalmente ritengo che<br />

ci sia una grande potenzialità<br />

tra i nostri giovani che<br />

posseggono, qualità propria<br />

italiana, grande entusiasmo e<br />

creatività; il problema è come<br />

farla fruttare e chi la riesce a<br />

sostenere e capitalizzare.<br />

A latere di un seminario che<br />

ho tenuto nello splendido<br />

campus dell’Università di<br />

Salerno, un giovane raccontava<br />

come avesse proposto di<br />

studiare un’app per chattare<br />

con i fantasmi. Ho poi verificato<br />

che ci sono molte app<br />

per monitorare e cercare fantasmi<br />

disponibili sul web, ma<br />

nessuna ha la chat. Sono certo<br />

che quel giovane ha tante altre<br />

buone idee.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 47


SMART CITIES<br />

Smart Cities,<br />

Dumb Cities<br />

Esperimenti di intelligenza<br />

urbana ‘dal basso’<br />

di Beniamino Murgante<br />

e Giuseppe Borruso<br />

Nella rubrica 'smart cities,<br />

dumb cities' abbiamo finora<br />

cercato di sottolineare soprattutto<br />

le incongruenze,<br />

alquanto generalizzate, nel<br />

considerare intelligenti le città<br />

soltanto in quanto si dotano<br />

di una serie di gadget tecnologici,<br />

che magari apportano alcuni<br />

miglioramenti nella vita<br />

dei cittadini, tuttavia privilegiandone<br />

soltanto una certa<br />

componente, e dimenticandosi<br />

degli altri (quelli meno<br />

'tecnologici'). O ancora,<br />

considerare intelligenti città<br />

dotate di mega schermi utili a<br />

proiettare pubblicità, ma senza<br />

- banalmente - panchine o<br />

attrezzature più semplici ma<br />

di fatto più funzionali alla vita<br />

urbana reale di tutti i giorni.<br />

Il nostro ragionamento si è<br />

più volte concentrato sull'importanza<br />

degli strumenti<br />

dell'ICT e di quelli hi tech<br />

in genere nell'ottimizzare, in<br />

un'ottica futura imminente,<br />

le nostre città, dato che la crescita<br />

delle realtà urbane è un<br />

fenomeno destinato a connotare<br />

fortemente il XXI secolo,<br />

con tutte le conseguenze di<br />

carattere ambientale, sociale,<br />

economico e culturale che ne<br />

conseguono, soprattutto in<br />

un contesto di risorse (naturali,<br />

energetiche, territoriali)<br />

limitate. La loro importanza è<br />

tuttavia da pensare strutturata<br />

all’interno di effettivi processi<br />

di pianificazione e partecipazione<br />

urbana, ovvero non<br />

pensando agli strumenti hitech<br />

come soluzione ma come<br />

mezzo per ottenerla.<br />

Le nostre città sono state<br />

tuttavia già investite a vari livelli<br />

da onde di ‘smartness of<br />

things’, in cui app, QR-code,<br />

sensori NFC e smart cards,<br />

per non parlare di megasiti<br />

web, hanno acquisito un loro<br />

spazio, spesso più per entusiasmo<br />

del momento che come<br />

risposte a reali necessità. Alcuni<br />

esperimenti sono stati<br />

portati avanti o sono in corso<br />

nelle città dei curatori di questa<br />

rubrica, e nello spirito della<br />

partecipazione ‘dal basso’ ai<br />

processi urbani sono in fase di<br />

strutturazione come prospettive<br />

di lavoro organizzato in<br />

un’ottica smart.<br />

A Trieste un tavolo di lavoro<br />

#younginnovation, avviato<br />

a marzo in occasione di un<br />

convegno sui “territori digitali”<br />

ha prodotto, di fatto, un<br />

processo di partecipazione informale<br />

/ formale tra studenti<br />

e vertici dell’amministrazione<br />

comunale. Il progetto pilota è<br />

nato nell’ambito di un corso<br />

universitario, e ha riguardato<br />

varie fasi. Una fase didattica è<br />

stata concentrata sul concetto<br />

di città e di rete. A questa è<br />

seguito un primo incontro<br />

pubblico, l’evento “#younginnovation”,<br />

in cui dei giovani<br />

“utenti urbani” (studenti residenti<br />

e fuori sede) hanno<br />

ragionato su una sorta di griglia,<br />

in cui, a partire dalle caratteristiche<br />

della città, si sono<br />

osservati gli elementi di sviluppo<br />

economico, gli aspetti<br />

culturali, turistici, dell’innovazione,<br />

evidenziandone le<br />

carenze, le possibili soluzioni<br />

e gli attori del territorio da<br />

coinvolgere. Una terza fase<br />

ha riguardato il confronto diretto<br />

con le componenti della<br />

pubblica amministrazione, in<br />

cui si sono evidenziate alcune<br />

criticità (evidenziate in Figura<br />

1, cerchiate) e le possibili<br />

modalità di affrontarle, sia da<br />

parte della struttura pubblica,<br />

sia da parte degli stessi cittadini<br />

o utenti urbani. La quarta<br />

fase ha riguardato, in un ulteriore<br />

incontro con il Comune,<br />

la presentazione di alcune<br />

proposte, cui fare seguire<br />

un quinto momento, dedicato<br />

alla loro effettiva realizzazione<br />

(quest’ultima fase<br />

è in corso, e al suo termine<br />

commenteremo sicuramente<br />

quanto realizzato).<br />

Nella città di Potenza nel mese<br />

di dicembre 2011 un gruppo<br />

di professionisti dello studio<br />

“WOP Architettura e Paesaggio”<br />

ha proposto un progetto<br />

riguardante un grande parco<br />

situato in un’area completamente<br />

abbandonata situata<br />

nella parte a valle della città,<br />

un tempo sede di un grande<br />

allevamento suini.<br />

Quando un progetto è completato,<br />

in genere, i progettisti<br />

organizzano un dibattito pubblico<br />

o provano a contattare i<br />

giornalisti per comunicare<br />

l’idea alla comunità interessata.<br />

In questo caso i progettisti<br />

hanno contattato un blogger<br />

locale (Antonio Nicastro @<br />

astronik) conosciuto in tutta<br />

la regione per il suo impegno<br />

ne settore ambientale e Giampiero<br />

D’Ecclesiis, un geologo<br />

con una noto per il suo attivismo<br />

su facebook.<br />

In poche settimane il gruppo<br />

di facebook ha raggiunto<br />

3.000 partecipanti (http://<br />

www.facebook.com/groups/<br />

parcobasento/) e i cittadini<br />

hanno cominciato a esprimere<br />

le loro opinioni. Nonostante<br />

il progetto fosse già molto<br />

dettagliato, l’obiettivo principale<br />

dei progettisti è stato<br />

quello di cercare di raccogliere<br />

altre idee direttamente dai<br />

cittadini. Per diversi mesi, ci<br />

sono state molte discussioni<br />

su come migliorare piccoli<br />

dettagli del progetto. Dopo<br />

questo primo periodo, i giornali<br />

hanno descritto il progetto<br />

e molte associazioni e gruppi<br />

di cittadini hanno chiesto<br />

ai progettisti di illustrare il<br />

progetto nelle loro sedi.<br />

Allo stesso tempo è partita<br />

una petizione e tutti i negozi<br />

della città hanno raccolto<br />

le firme per il parco. Ma il<br />

compito cruciale che si era<br />

posto il gruppo di progettisti<br />

era di tentare di convincere<br />

i politici ad accettare l’idea<br />

del parco. Pertanto, i politici,<br />

senza interessi personali nella<br />

zona, hanno immediatamente<br />

dichiarato una posizione chiara<br />

di preferenza per il parco,<br />

mentre i politici che avevano<br />

già fatto promesse ad alcuni<br />

imprenditori hanno cercato<br />

di evidenziare tutti i vincoli<br />

possibili nella realizzazione<br />

del parco.<br />

L’aspetto innovativo della<br />

vicenda è che tutte le discussioni<br />

con i politici sono state<br />

Fig. 1 - Momenti<br />

del tavolo di lavoro<br />

#younginnovation e<br />

degli spunti emersi<br />

durante il lavoro.<br />

https://storify.<br />

com/gborruso/<br />

younginnovationai-territori-digitalispunti-dai<br />

sviluppate direttamente su<br />

Facebook o Twitter. Infatti,<br />

la questione più interessante<br />

non è il fatto che i politici e<br />

i cittadini hanno discusso direttamente<br />

in merito al progetto,<br />

questo può accadere<br />

anche nella piazza della città,<br />

ma il fatto che i social media<br />

possono essere considerati<br />

come una lavagna enorme<br />

nella piazza sulla quale le posizioni<br />

di tutti saranno scritte<br />

in modo indelebile. E questo,<br />

ad esempio, per un politico<br />

ha il peso di una dichiarazione<br />

ufficiale.<br />

Come già abbondantemente<br />

argomentato nei numeri<br />

precedenti della rubrica un<br />

potente strumento di sintesi<br />

è rappresentato dall’analisi<br />

delle discussioni sui social<br />

network. Il gruppo del Parco<br />

del Basento ha registrato ne<br />

periodo gennaio 2012 aprile<br />

2014 circa 851 discussioni<br />

con un elevato numero di<br />

commenti e “mi piace”. In<br />

qualsiasi processo partecipato<br />

tradizionale sarebbe alquanto<br />

difficile raggiungere una livello<br />

confrontabile di scambio di<br />

idee.<br />

Le stesse reti semantiche costruite<br />

a partire dalle discussioni<br />

sviluppate nei social<br />

network sono un elemento<br />

centrale nella visualizzazione<br />

dei concetti chiave.<br />

L’idea è di sintetizzare i<br />

workflow di queste iniziative<br />

in una griglia progettuale<br />

comune, da adottare come<br />

strumento di valutazione del<br />

livello di smartness di una<br />

città (o di un territorio, in<br />

senso più ampio), evidenziando<br />

le necessità di quel particolare<br />

contesto e ponendo le<br />

basi per la loro risoluzione.<br />

Soltanto in quest’ultima fase<br />

il ricorso a soluzioni di tipo<br />

hi-tech viene considerato,<br />

nel quadro del suo effettivo<br />

apporto alla risoluzione delle<br />

istanze urbane.<br />

48 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>


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<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong> 49


AGENDA<br />

1-4 giugno <strong>2015</strong><br />

HxGN LIVE LAS <strong>2015</strong><br />

Las Vegas (USA)<br />

www.geoforall.it/fryr<br />

4 giugno <strong>2015</strong><br />

Tavola rotonda sull'Italia 3D vista<br />

dalle strade organizzata da AMFM<br />

Roma<br />

www.geoforall.it/kkryd<br />

9-11 Giugno <strong>2015</strong><br />

World Geospatial Developers<br />

Conference<br />

China<br />

www.geoforall.it/hhfa<br />

17 - 19 giugno <strong>2015</strong><br />

GIT Geosciences and Information<br />

Technology<br />

San Leo (RN)<br />

www.geoforall.it/kka9h<br />

22-25 giugno <strong>2015</strong><br />

Tenth International Conference<br />

on "Geographical Analysis, Urban<br />

Modeling, Spatial Statistics" GEOG-<br />

AND-MOD 15<br />

Canada<br />

1-3 luglio <strong>2015</strong><br />

Innorobo <strong>2015</strong><br />

Lione (Francia)<br />

www.geoforall.it/kk6f6<br />

7-10 luglio <strong>2015</strong><br />

GI-Forum <strong>2015</strong><br />

Salzburg (Austria)<br />

www.geoforall.it/fryy<br />

14-17 Luglio <strong>2015</strong><br />

FOSS4G Europe Conference<br />

Como<br />

europe.foss4g.org/<strong>2015</strong>/<br />

2-5 settembre <strong>2015</strong><br />

The 2nd International Conference on<br />

Augmented and Virtual Reality<br />

Lecce<br />

www.salentoavr.it/<br />

13 - 18 settembre <strong>2015</strong><br />

AQUA <strong>2015</strong><br />

Roma<br />

www.iah<strong>2015</strong>.org<br />

14-18 september <strong>2015</strong><br />

6th ESA Advanced Training Course<br />

on Land Remote Sensing<br />

Bucarest (Romania)<br />

15-17 settembre <strong>2015</strong><br />

INTERGEO <strong>2015</strong><br />

Stuttgart (Germany)<br />

www.geoforall.it/fryc<br />

28 - 30 settembre <strong>2015</strong><br />

ISPRS Laser Scanning <strong>2015</strong> e<br />

GeoSpatial Week<br />

La Grande Motte (Francia) -<br />

www.geoforall.it/kkwq9<br />

29 settembre - 1 ottobre <strong>2015</strong><br />

XIX Conferenza Nazionale ASITA<br />

Lecco<br />

www.geoforall.it/frca<br />

20-23 October <strong>2015</strong><br />

Earth Observation for Water Cycle<br />

Science <strong>2015</strong><br />

Frascati<br />

www.geoforall.it/kk8x4<br />

27-29 Ottobre <strong>2015</strong><br />

5th International Galileo Science<br />

Colloquium<br />

Braunschweig (Germany)<br />

www.geoforall.it/kk6cc<br />

23 novembre <strong>2015</strong><br />

Third Eurographics Workshop<br />

on Urban Data Modelling and<br />

Visualisation<br />

Delft The Netherlands<br />

www.geoforall.it/kkc39<br />

24-26 giugno <strong>2015</strong><br />

Convegno SIFET<br />

Firenze<br />

www.geoforall.it/kk9kr<br />

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acqua, gas, illuminazione pubblica, telecomunicazioni - che<br />

aiuta le aziende multi utility a pianificare nel modo più corretto<br />

l’erogazione, sia in termini geografici sia quantitativi, delle<br />

risorse ai propri clienti. Basata sui prodotti leader di mercato<br />

ArcFM di Schneider e ArcGIS di Esri, MUUG è la soluzione<br />

che adegua i sistemi delle multi utility alla normativa e agli<br />

standard operativi in uso in Italia.<br />

www.sinergis.it


In mare parliamo<br />

la stessa lingua.<br />

MaRS è la divisione Codevintec dedicata<br />

al noleggio di strumentazione marina.<br />

MaRS ha gli strumenti in Italia, ha tecnici<br />

ed operatori italiani, fornisce assistenza<br />

tecnica immediata.<br />

In italiano.<br />

MaRS offre noleggi a breve e lungo termine.<br />

Anche con operatore.<br />

Consulenze, installazioni ed elaborazioni.<br />

> Multibeam Beamformer Reson<br />

> Multibeam interferometrici SEA<br />

> Posizionamento e assetto Applanix<br />

POS MV/LV<br />

> Side Scan Sonar Edgetech<br />

> Sub Bottom Profiler Edgetech<br />

> ROV Remotely Operated Vehicles<br />

> ADCP<br />

> USBL<br />

> Strumentazione ausiliaria:<br />

GPS/GNSS RTK, OmniStar e MarineStar,<br />

SVS, SVP, Link radio UHF, Bussole GPS...<br />

MaRS<br />

noleggi & soluzioni<br />

Lungomare P. Toscanelli, 64 tel. +39 02 4830.2175<br />

00122 Lido di Ostia RM mars@codevintec.it<br />

MaRS è una divisione di<br />

CODEVINTEC<br />

Tecnologie per le Scienze della Terra

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