GEOmedia 2 2015
La prima rivista di geomatica e di geografia intelligente.
La prima rivista di geomatica e di geografia intelligente.
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Rivista bimestrale - anno XIX - Numero 2/<strong>2015</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA<br />
URBANISTICA<br />
GNSS<br />
BIM<br />
RILIEVO TOPOGRAFIA<br />
CAD<br />
REMOTE SENSING SPAZIO<br />
EDILIZIA<br />
WEBGIS<br />
UAV<br />
SMART CITY<br />
AMBIENTE<br />
NETWORKS<br />
BENI CULTURALI<br />
LBS<br />
LiDAR<br />
Mar/Apr <strong>2015</strong> anno XIX N°2<br />
La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente<br />
Prevedere il futuro<br />
osservando il presente<br />
Il GIS per censire<br />
il danno del<br />
dopo-terremoto<br />
I dati come<br />
energia rinnovabile<br />
del futuro<br />
Gestione<br />
dell’emergenza<br />
su mobile
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Combinando tool di progettazione e analisi con soluzioni per la gestione del catasto<br />
infrastrutture, Intergraph® G/Technology Fiber Optic Works semplifica e migliora la<br />
gestione delle reti in fibra ottica.<br />
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© <strong>2015</strong> Intergraph Corporation. All rights reserved. Intergraph is part of Hexagon. Intergraph and the Intergraph logo are registered trademarks of<br />
Intergraph Corporation or its subsidiaries in the United States and in other countries.
Mappare a priori<br />
o a posteriori?<br />
Da un pò di tempo fa notizia<br />
l’applicazione delle tecnologie geomatiche nella<br />
gestione delle emergenze per disastri ambientali. Peccato<br />
che si tratti in maggioranza di interventi a posteriori. Si approntano<br />
mappe per analizzare la distruzione nei post-terremoto come abbiamo visto<br />
per il Nepal proprio in questi giorni, oppure per la gestione di inondazioni come<br />
l’esempio recentissimo del Texas di pochi giorni fa e così via, si potrebbe continuare a citarne<br />
all’infinito. La notizia di una mappa appena realizzata per la gestione di un terremoto fa notizia, più<br />
di quanto ci si possa aspettare.<br />
Molto meno invece la notizia relativa ad un sistema di prevenzione, come una mappa per i piani di fuga<br />
dalle inondazioni o dai maremoti, o dei siti sicuri per un certo tipo di evenienza disastrosa. Anzi, peggio ancora,<br />
si continua ad ignorare qualsiasi mappa del rischio sia sismico che idrogeologico, per il fatto che nessuno si vuol<br />
prendere la responsabilità di avvertire la popolazione e prendere gli opportuni provvedimenti. L’Aquila insegna.<br />
La prevenzione rimane, purtroppo, a carico di alcune amministrazioni che si dotano di sistemi informativi geografici ad<br />
uso interno, quasi mai messi a disposizione dei cittadini. Eppure è risaputo, anche sulla base di recenti esperienze, che un<br />
buon piano di prevenzione mitiga moltissimo gli effetti di qualsiasi disastro naturale.<br />
Se oggi si lodano le tecnologie geomatiche per gestire le emergenze, si dovrebbe anche pensare seriamente ad utilizzarle “prima”<br />
che queste succedano in un sistema organico che dia origine ad una vera politica di prevenzione.<br />
È necessaria una serie ampia di interventi inseriti in un programma nazionale di riforma di tutto il territorio per creare stabilità<br />
nella società, fornire opportunità per i cittadini a partecipare allo sviluppo economico, per promuovere una migliore gestione<br />
ambientale e responsabile per incoraggiare gli investimenti privati sul territorio.<br />
Una tassazione equa, ad esempio della proprietà, è in questo momento una priorità e si può basare solo su elementi caratterizzanti<br />
che devono essere rilevati con tecniche scientificamente validate per essere considerate obiettive. Ma anche le strategie di gestione<br />
sono necessarie in tutto il territorio in settori quali l'agricoltura, la silvicoltura, il turismo, le infrastrutture e la prevenzione dei<br />
dissesti idrogeologici e dei disastri naturali.<br />
Troppo spesso, questi interventi sono eseguiti in isolamento. La mancanza di una gestione congiunta del territorio conduce spesso<br />
a leadership disarticolate e frammentate negli accordi di settore istituzionali producendo anche quadri giuridici e normativi<br />
incoerenti. La mancanza di una vera infrastruttura completa di dati spaziali nazionali è causa del mancato “decision-making” che<br />
dovrebbe essere “evidence-based”.<br />
È necessario un approccio più olistico per realizzare una gestione integrata e sostenibile del territorio della nazione, la cui<br />
organicità vive di interrelazioni e di interdipendenze funzionali, tra le parti che la compongono, atte a dar vita ad un<br />
complesso organico, non riconducibili alla somma meccanicistica delle sue parti.<br />
Dovremo sicuramente ripensare i ruoli e le strutture delle istituzioni per adeguarle alla crescente capacità del cittadino<br />
nella amministrazione e gestione del territorio. Per questo servirà una revisione dei sistemi formativi atti a creare<br />
una nuova generazione di professionisti del territorio che vadano verso una più ampia comprensione della<br />
gestione integrata e sostenibile del territorio stesso.<br />
Le esperienze che riportiamo su <strong>GEOmedia</strong> confermano tutte l’importanza e la necessità di questa<br />
azione, anzi di approcciare un nuovo percorso.<br />
E questo cammino di cambiamento, che si deve attuare tramite tecnologie atte a fornire<br />
strumenti di decisionalità basati sull’evidenza, ha bisogno di iniziare ora.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
In questo<br />
numero...<br />
FOCUS<br />
REPORTS<br />
Piano di<br />
ricostruzione<br />
Post-sisma:<br />
il G.i.s. Per<br />
censirE<br />
il danno<br />
di AntoniA FrAtino<br />
6<br />
LE RUBRICHE<br />
24 MERCATO<br />
26 IMMAGINE ESA<br />
46 SCHEDA TECNICA<br />
47 GI IN EUROPE<br />
48 SMART CITIES<br />
50 AGENDA<br />
14<br />
I dati sono<br />
il petrolio<br />
(…o l’energia<br />
rinnovabile)<br />
del futuro<br />
Di Fabio Disconzi<br />
e Arturo Lorenzoni<br />
Activity-Based<br />
Intelligence<br />
prevedere il futuro<br />
osservando il presente<br />
con gli strumenti<br />
Hexagon Geospatial<br />
In copertina la mappatura dei cambiamenti<br />
a terra tramite immagini satellitari (change<br />
detection) realizzata con immagini TerraSAR-X<br />
nel Porto di Baltimora, Stati Uniti.<br />
Si tratta di una immagine Radar a risoluzione<br />
di 1 metro presa il 12/08/2009 e confrontata il<br />
14/09/2009.<br />
Modalità di acquisizione: SpotLight alta<br />
risoluzione<br />
Modo di polarizzazione: HH<br />
Copyright: DLR e.V. e Airbus DS Geo GmbH<br />
Di Massimo Zotti<br />
20<br />
www.rivistageomedia.it<br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da quasi 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
Analisi<br />
della<br />
componente 3D<br />
nell'applicazione<br />
di vincoli<br />
urbanistici<br />
di Andrea Maffeis e<br />
Andrea Caldiroli<br />
28<br />
INSERZIONISTI<br />
aerRobotix 44<br />
CGT 40<br />
Codevintec 52<br />
Crisel 36<br />
EPSILON 24<br />
ESRI 41<br />
Flytop 35<br />
Geogrà 12<br />
Geomax 23<br />
Intergraph 2<br />
Planetek 13<br />
32<br />
e<br />
La mappa del<br />
tesoro<br />
per l'auto<br />
autonoma<br />
di Massimiliano Arcieri<br />
Andrea Soncin<br />
ProgeSOFT 25<br />
Sinergis 51<br />
Sistemi Territoriali 39<br />
Teorema 50<br />
Topcon 45<br />
Trimble 49<br />
Gestione di<br />
dati tramite<br />
dispositivi<br />
mobili per la<br />
pianificazione di<br />
emergenza<br />
di Mattia De Amicis,<br />
Stefano Roverato, Fabio<br />
36<br />
Olivotti e Alice Mayer<br />
Remtech<br />
Expo<br />
<strong>2015</strong><br />
42<br />
a cura della Redazione<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Direttore<br />
RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />
Comitato editoriale<br />
Fabrizio Bernardini, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi<br />
Di Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Beniamino<br />
Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini, Domenico<br />
Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro<br />
Direttore Responsabile<br />
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Redazione<br />
VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO,<br />
redazione@rivistageomedia.it<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
TATIANA IASILLO, diffusione@rivistageomedia.it<br />
Comunicazione e marketing<br />
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Stampa: SPADAMEDIA srl<br />
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Editore: mediaGEO soc. coop.<br />
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Science<br />
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qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i<br />
sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.<br />
Rivista fondata da Domenico Santarsiero.<br />
Numero chiuso in redazione il 3 giugno <strong>2015</strong>.
FOCUS<br />
Piano di ricostruzione post-sisma:<br />
Il G.I.S. per censire il danno<br />
di Antonia Fratino<br />
Gli scenari possibili del post-terremoto,<br />
debbono essere tratteggiati a priori,<br />
pianificati per tempo, declinando, da un<br />
lato tempi e risorse in gioco, elementi di<br />
pianificazione strategica e dall’altro modi e<br />
azioni, elementi di pianificazione strutturale<br />
ed operativa, tentando di far derivare<br />
dall’esperienza accumulata, strategie e<br />
principi-guida, che non siano da reinventare<br />
a ogni evento, ma che si adattino di volta in<br />
volta, alle peculiarità del territorio colpito.<br />
Fig. 1<br />
Il 26 e 27 Settembre 1997<br />
le regioni Umbria e Marche<br />
e in particolare le province<br />
di Perugia e Macerata, hanno<br />
subito un paio di eventi sismici<br />
di intensità medio-alta. Le due<br />
scosse, si sono verificate alle<br />
02:33 e 11:40 con epicentro<br />
intorno a Colfiorito (Foligno,<br />
Pg). Il bilancio del sisma è<br />
pesante: undici vittime, centoquindici<br />
feriti e oltre ventimila<br />
sfollati nei 48 comuni colpiti.<br />
Una delle aree umbre maggiormente<br />
colpite è il Comune di<br />
Foligno.<br />
A seguito dell’evento il 67% del<br />
patrimonio edilizio è risultato<br />
inagibile totalmente e/o parzialmente<br />
e un ulteriore 12% è<br />
risultato agibile solo dopo aver<br />
adottato provvedimenti per ristabilire<br />
la sicurezza.<br />
La fragilità del tessuto urbano<br />
ha determinato come conseguenza<br />
diretta, un consistente<br />
disagio abitativo; una popolazione<br />
sfollata di oltre 22.000<br />
abitanti.<br />
L’osservazione degli effetti dei<br />
terremoti in Italia ha più volte<br />
evidenziato che il fattore determinante<br />
delle conseguenze prodotte,<br />
in termini di vittime e di<br />
danni, più che alla severità degli<br />
stessi sismi è dato dall’elevata<br />
vulnerabilità di gran parte del<br />
patrimonio edilizio, soprattutto<br />
quello dei centri storici.<br />
I centri storici sono costituiti<br />
per la maggior parte da edifici<br />
in muratura, ma il contesto nel<br />
quale essi si trovano, sia sotto<br />
il profilo storico architettonico<br />
(valore del tessuto urbano,<br />
come patrimonio da conservare),<br />
che strutturale (interazione<br />
tra gli edifici che costituiscono<br />
un aggregato con effetti diversi<br />
durante l’evento sismico), rendono<br />
necessario un approccio<br />
non solo puntuale sul singolo<br />
manufatto, ma complessivo<br />
rispetto all’aggregato.<br />
Da qui nasce la necessità di<br />
affrontare la complessità di un<br />
evento calamitoso, partendo<br />
dalla consapevolezza della multidimensionalità<br />
dei problemi<br />
da affrontare e della complessità<br />
nella prefigurazione di uno<br />
scenario successivo, tenendo<br />
conto che talune scelte adottate<br />
in un processo di ricostruzione,<br />
generano sul territorio e sulla<br />
comunità nuove prospettive e<br />
nuovi assetti, spesso difficilmente<br />
prevedibili.<br />
Scopo dell’indagine<br />
Il tentativo è di non ridurre e<br />
concentrare l’attenzione sull’evento,<br />
bensì su come esso si<br />
esplica nello spazio e nel tempo,<br />
nell’ambito di un determinato<br />
contesto sociale e territoriale,<br />
offrendo una visione corretta<br />
dei processi e delle conseguenze<br />
che le scelte assunte comportano.<br />
L’obiettivo è di indagare il tessuto<br />
edilizio, censire la consistenza<br />
strutturale e la vulnerabilità edilizia<br />
al fine di orientare le azioni<br />
da assumere. L’indagine, inoltre,<br />
tenta di individuare quale sia un<br />
indicatore di mitigazione, attra-<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
FOCUS<br />
verso il quale è possibile operare<br />
strategie di prevenzione.<br />
A tale scopo si è assunto il<br />
danno come esito dell’evento,<br />
variabile dipendente di altri<br />
fattori, variabili indipendenti,<br />
preesistenti all’evento, quali la<br />
consistenza strutturale e morfologica<br />
degli edifici, l’età del manufatto,<br />
la vulnerabilità edilizia.<br />
Sono state analizzate le relazioni<br />
e le interconnessioni tra i<br />
diversi fattori assunti, al fine di<br />
individuare quali siano gli elementi<br />
di maggiore incidenza sul<br />
danneggiamento.<br />
L’intera metodologia è stata<br />
pensata per essere implementata,<br />
tramite l’utilizzo di sistemi<br />
informativi territoriali. Tali<br />
strumenti permettono, infatti,<br />
di valutare in modo specifico<br />
il sito, integrando modelli ed<br />
indici di diversa fonte, che consentono<br />
di valutare e gestire in<br />
maniera simultanea anche gli<br />
aspetti territoriali.<br />
In tal senso l’uso del G.I.S.<br />
ha prodotto come risultante<br />
un’analisi mirata del tessuto<br />
insediativo, individuando una<br />
possibile strada per ridurre il<br />
rischio sismico, attraverso la<br />
pianificazione degli interventi<br />
più efficaci da promuovere, il<br />
quadro delle azioni da intraprendere.<br />
La comprensione del comportamento<br />
sismico degli edifici in<br />
muratura, osservato sotto l’aspetto<br />
delle loro caratteristiche<br />
tipologiche e costruttive<br />
e della morfologia<br />
urbanistica, rappresenta<br />
un momento fondamentale<br />
nella ricerca<br />
di strumenti e metodologie<br />
di valutazione<br />
del danno prodotto<br />
dal sisma.<br />
La scelta di base è stata<br />
quella di identificare<br />
un contesto territoriale,<br />
appropriato per possibilità<br />
operative di indagine e una<br />
casistica rappresentativa del patrimonio<br />
di edifici in muratura<br />
danneggiati, da assoggettare ad<br />
uno studio approfondito, relativamente<br />
ai caratteri tipologicocostruttivi<br />
e alla lettura ed interpretazione<br />
del danneggiamento.<br />
Valutare lo stato di salute del<br />
territorio è un tema di estrema<br />
importanza per la popolazione,<br />
perché solo attraverso la conoscenza<br />
è possibile un adeguato<br />
contenimento dei rischi, ed esso<br />
rappresenta la migliore forma di<br />
difesa dell’ambiente, degli insediamenti<br />
urbani e delle esigue<br />
disponibilità economiche dello<br />
Stato.<br />
In tal senso è stata catalogata<br />
la tipologia costruttiva di tutti<br />
gli edifici presenti nel centro<br />
storico di Foligno, è stata conseguentemente<br />
prodotta la documentazione<br />
cartografica dell’esito<br />
dell’indagine, consentendo<br />
di valutare anche spazialmente<br />
la distribuzione tipologica degli<br />
edifici, come di seguito riportato<br />
nella Fig.1.<br />
La rappresentazione cartografica<br />
ha determinato la scelta di<br />
limitare lo studio agli edifici in<br />
muratura, dettata dalla netta<br />
preponderanza della presenza di<br />
strutture di questo tipo tra gli<br />
edifici danneggiati.<br />
Le analisi sono successivamente<br />
condotte partendo dall’indagine<br />
di alcune situazioni di base<br />
pregresse, quali ad esempio:<br />
carenze costruttive, microzonazione<br />
sismica, vulnerabilità edilizia,<br />
interventi di riparazione<br />
effettuati in data antecedente al<br />
sisma, da correlare alla distribuzione<br />
e tipologia dei danni.<br />
In una tale ottica il danno<br />
costituisce l’effetto di una serie<br />
di condizioni già presenti<br />
nell’edificio in data antecedente<br />
all’evento.<br />
Riuscire a comprendere quali<br />
caratteristiche determinino i<br />
maggiori danni, consente di<br />
indirizzare gli interventi sugli<br />
edifici in modo efficace e mirato.<br />
Le analisi sono condotte<br />
su un campione di edifici<br />
privati, tutti danneggiati, allo<br />
scopo di evidenziare appunto,<br />
la correlazione tra diversi tipi<br />
di danneggiamento e le carenze<br />
riscontrate.<br />
Lo sviluppo di un approccio integrato<br />
e multidisciplinare, per<br />
quanto ambizioso e complesso,<br />
ha lo scopo di porre le basi metodologiche<br />
per un sistema di<br />
Fig. 2 - Distribuzione spaziale del danno per intensità di classe (elaborazione propria).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 7
FOCUS<br />
supporto alle decisioni in ambito<br />
urbano di un sito-specifico,<br />
applicato ad una estensione territoriale<br />
contenuta,ma concettualmente<br />
estendibile a qualsiasi<br />
tipo di ambiente e di territorio<br />
diffuso.<br />
Si tenta di proporre come possibile<br />
metodo l’integrazione<br />
dell’analisi territoriale, con<br />
altre componenti, tenendo in<br />
considerazione tutti quei fattori<br />
(aspetti di fruizione, uso, caratteri<br />
tipologici, etc.) che possono<br />
contribuire all’aumento o all’attenuazione<br />
della vulnerabilità<br />
del sistema esposto e quindi<br />
all’entità del rischio, favorendo<br />
la definizione di uno scenario<br />
più realistico.<br />
L’indagine si propone di studiare<br />
i potenziali impatti che un<br />
evento potrebbe avere a livello<br />
locale, cercando di offrire strategie<br />
di mitigazioni applicabili nel<br />
campo della protezione civile.<br />
La ricerca si avvale della raccolta<br />
dei dati cartografici, tematici<br />
del territorio, con una doppia<br />
finalità; la conoscenza della configurazione<br />
morfologica, urbana<br />
e antropizzata da una parte e<br />
dall’altra consentire un’analisi<br />
complessiva dei potenziali effetti,<br />
che i cambiamenti operati sul<br />
territorio potrebbero generare,<br />
attraverso la costruzione degli<br />
scenari possibili.<br />
E’ il tentativo di individuare e<br />
sviluppare metodologie integrate,<br />
derivate dalla pluralità<br />
di discipline coinvolte nella<br />
prefigurazione degli scenari da<br />
affrontare a seguito di un evento<br />
calamitoso.<br />
Metodologia<br />
La definizione di una metodologia<br />
integrata per la mitigazione<br />
dei danni da terremoto è<br />
finalizzata alla ricerca di soluzioni<br />
gestionali, frutto dell’integrazione<br />
degli approcci e dei<br />
risultati derivanti da discipline<br />
differenti.<br />
Fig. 3 - Centro storico di Foligno: individuazione dei 5 Programmi Integrati di Recupero<br />
(elaborazione propria).<br />
La multidisciplinarietà è connessa,<br />
anche, all’esigenza di<br />
risolvere le problematiche di<br />
carattere urbano legate alla prevenzione,<br />
coinvolgendo ambiti<br />
non prettamente ambientali e<br />
considerando le rilevanti ricadute<br />
di carattere normativo,<br />
sociale ed economico.<br />
Le discipline coinvolte spaziano<br />
dalla prevenzione, alla sostenibilità<br />
ambientale ed energetica,<br />
all’urbanistica, alla pianificazione<br />
della ricostruzione, fino<br />
all’analisi e distribuzione delle<br />
tipologie edilizie, alla vulnerabilità<br />
edilizia e al danno registrato,<br />
tutto filtrato attraverso la<br />
modellistica georeferenziata,<br />
Si tratta di riconoscere la dimensione<br />
territoriale di eventi/<br />
interventi speciali, intesi come<br />
elementi ordinatori di una pianificazione,<br />
che può aiutare ad<br />
individuare ambiti e soglie di<br />
rischio e a verificare l’attendibilità<br />
degli esiti, fornendo al processo<br />
decisionale, un supporto<br />
tecnico (S. Menoni,2005).<br />
Il processo di recupero è unico<br />
per ogni comunità e richiede<br />
quindi l’obiettivo del “sitespecific”<br />
(Rubin,1985), ma gli<br />
esiti possono essere utili a livello<br />
generale.(Haas,1977).<br />
Il presupposto della ricerca nasce<br />
dalla considerazione avanzata<br />
da Gonzalo Lizarralde, 2000 per<br />
il quale: “dal momento che pericoli<br />
di solito si ripetono nelle<br />
stesse aree, i miglioramenti ottenuti<br />
dopo un disastro diventano<br />
i punti di forza della comunità<br />
per il prossimo evento.”<br />
Il focus: Il Comune<br />
di Foligno<br />
L’idea progettuale nasce dalla<br />
consapevolezza della necessità di<br />
conoscere e preservare l’identità<br />
storica del tessuto edilizio al<br />
fine di procedere consapevolmente<br />
nella definizione delle<br />
strategie di tutela. Infatti in<br />
tutti i centri storici è presente<br />
un interessante “tessuto urbano”<br />
che contribuisce in maniera<br />
significativa alla caratterizzazione<br />
degli insediamenti e disegna<br />
la morfologia del paesaggio, ma<br />
costituisce anche un interessante<br />
campo di indagine per la<br />
lettura della stratificazione dei<br />
rimedi e degli artifici adottati<br />
nel tempo per contrastare precedenti<br />
fenomeni sismici. In<br />
particolare è stato analizzato il<br />
centro storico del Comune di<br />
Foligno. Per quanto riguarda<br />
l’analisi degli edifici in relazione<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
FOCUS<br />
alla tipologia è stato effettuato,<br />
con un primo censimento<br />
speditivo, un’analisi che ha<br />
consentito da un lato di individuare<br />
alcune caratteristiche<br />
storico-architettoniche significative<br />
e dall’altro di effettuare una<br />
selezione mirata di alcuni edifici<br />
più rappresentativi sia per il<br />
tessuto edilizio, sia in relazione<br />
alla risposta sismica registrata.<br />
Tutti i dati ottenuti sono stati<br />
digitalizzati, resi omogenei per<br />
l’attendibilità del confronto,<br />
parametrando i risultati in funzione<br />
di rapporti percentuali, al<br />
fine di ottenere output attendibili<br />
e confrontabili con altri casi<br />
di studio.<br />
La raccolta delle mappe del<br />
territorio è stata effettuata al<br />
fine dell’inserimento di tutte<br />
le informazioni in un database<br />
geografico relazionale.<br />
Il G.I.S ( Geographic Information<br />
System) è lo strumento di<br />
indagine adottato per l’analisi,<br />
in quanto consente di associare<br />
dati geomorfologici, con i database<br />
e le informazioni territoriali<br />
raccolte e rese disponibili.<br />
La combinazione tra elementi<br />
diversi e database disponibili<br />
per altri diversi scopi, ma sempre<br />
connessi ad un determinato<br />
territorio, consente di estrapolare<br />
informazioni che determinano<br />
nuovi campi di azione e di<br />
indagine mai esplorate.<br />
E’ peraltro evidente, nel contempo,<br />
che raffrontare banche<br />
dati di provenienza diversa e<br />
raccolte con finalità diverse, ha<br />
determinato una difficoltà oggettiva<br />
in quanto si registra una<br />
scarsa capacità da parte degli<br />
enti territoriali di organizzare<br />
i dati in database già orientati<br />
alla costruzione di modelli<br />
previsionali (i database sono<br />
troppo generici e non sono pensati<br />
in partenza per soddisfare<br />
un’esigenza definita di analisi e<br />
predizione del comportamento<br />
del territorio) pertanto si è resa<br />
necessaria una elaborazione<br />
propria di individuazione dell’id<br />
univoco che consentisse la lettura<br />
comparata delle diverse fonti,<br />
relazionato con l’Unità Minima<br />
di Intervento adottata nei Programmi<br />
Integrati di Recupero.<br />
La quantificazione del danno<br />
registrato, così come la valutazione<br />
della vulnerabilità degli<br />
edifici del centro storico, rappresentativi<br />
della realtà locale<br />
costruttiva, è stata ottenuta<br />
attraverso l’elaborazione dei dati<br />
acquisiti tramite le schede e le<br />
tabelle allegate ai cinque comparti,<br />
secondo i quali è stato<br />
Fig. 4 - Centro storico di Foligno: analisi della vulnerabilità per classi di intensità ( elaborazione propria).<br />
suddiviso il centro storico e in<br />
base ai quali sono stati redatti<br />
cinque diversi Piani Integrati di<br />
Recupero (P.I.R.), adottati dal<br />
comune e successivamente approvati<br />
dalla Regione per garantire<br />
il processo di ricostruzione,<br />
avviato a seguito del sisma del<br />
1997.<br />
Si riporta di seguito l’individuazione<br />
dei cinque comparti o<br />
zone (A,B,C,D,E).<br />
Per ogni zona (A.B.C.D, E) il<br />
Piano Integrato di Recupero<br />
(P.I.R.), ha individuato una<br />
serie di Unità Minime di Intervento<br />
(U.M.I.), intese come<br />
quell’edificio o quell’insieme<br />
di edifici che: per caratteristiche<br />
morfologiche, strutturali,<br />
tecnico-costruttive e per i materiali<br />
presenti, possono essere<br />
considerate un organismo strutturalmente<br />
omogeneo. (allegato<br />
A della D.G.R. n.5180/98)<br />
La prima difficoltà riscontrata<br />
nella raccolta dei dati è data<br />
proprio dalla scelta di settorializzare<br />
il centro storico in cinque<br />
diversi comparti.<br />
Tale situazione ha determinato<br />
la necessità di omologare i dati,<br />
sebbene la struttura dei documenti<br />
da allegare ai P.I.R., fosse<br />
garantita dai regolamenti regionali<br />
emanati (Reg. n.15/1998).<br />
A titolo esemplificativo si rileva,<br />
che il centro storico C,<br />
ad esempio, è stato suddiviso<br />
al suo interno in relazione alle<br />
sezioni censuarie, determinando<br />
una duplicazione del numero<br />
assegnato alle U.M.I., distinguibili<br />
solo specificando, oltre al<br />
numero della U.M.I , anche la<br />
zona censuaria di appartenenza.<br />
Non si tratta di un particolare<br />
di poco conto, considerando<br />
che l’identificativo univoco per<br />
relazionare informazioni e database<br />
diversi è proprio il numero<br />
assegnato alla U.M.I.<br />
Tale condizione ha determinato<br />
un aggravio nel procedimento<br />
di elaborazione dei dati.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 9
FOCUS<br />
Un ulteriore elemento di disomogeneità<br />
è dato dal trattamento<br />
degli interventi, diversi<br />
da quelli finanziati attraverso<br />
l’art.3 della L.61/98, relativo<br />
alle U.M.I., censite all’interno<br />
del comparto.<br />
Si tratta dei dati relativi agli<br />
interventi di riparazione di<br />
U.M.I. finanziate con altre fonti,<br />
e pertanto con altre diverse<br />
modalità di rendicontazione<br />
e intervento, o perché facenti<br />
parte del piano straordinario<br />
di edilizia residenziale pubblica<br />
(art.7 L.61/98), o perché opere<br />
pubbliche e chiese gestite<br />
ed inserite attraverso il piano<br />
straordinario redatto per il<br />
Giubileo del 2000 o ancora,<br />
più frequentemente perché<br />
edilizia privata, finanziata attraverso<br />
l’Ord.61/97. Infatti<br />
gli interventi finanziati con<br />
l’ord.n.61/97, sono attuati in<br />
modo diretto, senza l’applicazione<br />
di un piano dedicato,<br />
si tratta di interventi adottati<br />
per abitazioni principali rese<br />
inabitabili per i provvedimenti<br />
emessi con ordinanza di sgombero,<br />
emessa a causa dei danni<br />
prodotti dal sisma. Sono tutti<br />
edifici con danno significativo.<br />
La numerazione della UMI,<br />
per il caso ultimo citato<br />
(ord.61/97) non è peraltro<br />
coincidente con i dati presenti<br />
nel programma SISreg.’97 gestito<br />
dalla regione, programma<br />
di gestione e rendicontazione<br />
di tutta la ricostruzione in Umbria,<br />
in quanto è stato adottato<br />
un numero progressivo identificativo<br />
del numero di edificio, in<br />
relazione alla data di ricezione<br />
dell’istanze di finanziamento,<br />
(data del protocollo), che non<br />
tiene in alcun conto il numero<br />
di UMI assegnato con il PIR.<br />
Anche questo mancato allineamento<br />
dei dati disponibili, con<br />
numerazione differente per la<br />
medesima UMI, solo perché<br />
desunti da database diversi, per<br />
i quali sono stati assunti criteri<br />
diversi di numerazione, ha reso<br />
necessario un ulteriore lavoro<br />
per riallineare i dati e rendere<br />
disponibili gli stessi, al fine di<br />
garantire una lettura univoca e<br />
comparata in ambiente GIS.<br />
L’entità minima di edificato oggetto<br />
di intervento, individuata<br />
all’interno dei piani, si è detto è<br />
la Unità Minima di Intervento<br />
(U.M.I.), composta da uno o<br />
più edifici con caratteristiche<br />
omogenee (tecniche costruttive,<br />
materiali, altezza e tessitura di<br />
solai di interpiano, coperture).<br />
Per ogni U.M.I. si è proceduto:<br />
1. analizzando i dati censiti<br />
presenti all’interno dei Programmi<br />
Integrati di Recupero<br />
adottati o ricorrendo al<br />
reperimento attraverso altri<br />
database, relativi ad altre fonti<br />
di finanziamento;<br />
2. individuando in mappa la<br />
localizzazione della UMI in<br />
relazione al P.I.R. di appartenenza,<br />
costruendo 5 layers,<br />
tanti quanti sono i P.I.R.<br />
adottati nel centro storico;<br />
3. registrando nel database<br />
associato, per ogni UMI di<br />
ogni comparto; il danno,<br />
la vulnerabilità, il livello di<br />
costo, i tempi di realizzazione<br />
dell’intervento di riparazione<br />
adottato.<br />
Per ogni U.M.I. è stata identificata<br />
la classe di vulnerabilità di<br />
appartenenza nel database ed è<br />
poi stata visualizzata in cartografia,<br />
rendendo disponibile una<br />
visione d’insieme della distribuzione<br />
e della diffusione della<br />
gradualità della vulnerabilità.<br />
Analogamente si è proceduto<br />
per l’identificazione anche cartografica<br />
della distribuzione del<br />
danno registrato per ogni UMI,<br />
censito per classi di gravità.<br />
Per ogni U.M.I., attraverso<br />
l’identificazione della vulnerabilità<br />
e del danno subito, è stato<br />
possibile associare il costo parametrico<br />
a mq, funzione delle due<br />
variabili sopra citate.<br />
I dati acquisiti hanno inoltre<br />
consentito, oltre alla rappresentazione<br />
in mappa della variabilità<br />
del danno e della vulnerabilità,<br />
anche la determinazione delle<br />
curve di vulnerabilità, di danno<br />
e dei costi sostenuti.<br />
Lo studio incentrato sull’indagine<br />
delle relazioni tra il<br />
danno registrato e una serie di<br />
variabili caratteristiche dell’edificio,<br />
correlate ai meccanismi di<br />
danneggiamento, ha consentito<br />
di valutare la consistenza del<br />
patrimonio edilizio, di cogliere<br />
i fattori di maggiore influenza<br />
sull’organismo edilizio suggerendo<br />
gli interventi più efficaci ed<br />
adeguati.<br />
Fig. 5 - Centro storico di Foligno: analisi del danno per classi di intensità (elaborazione propria).<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
FOCUS<br />
Cod<br />
prov<br />
Cod<br />
com<br />
Comune<br />
Num<br />
UMI<br />
Stato<br />
pratica<br />
attuale<br />
Classe<br />
priorità<br />
Stato<br />
Danno<br />
Vuln<br />
Livello<br />
Danno<br />
Concessione<br />
Contributo<br />
Comunicato<br />
in Data<br />
Inizio<br />
Lavori Data<br />
Fine<br />
Lavori<br />
Data<br />
54 54018 FOLIGNO 130 SLD 3 1 1 1 15/10/05 6/21/06 8/7/09<br />
54 54018 FOLIGNO 8 REV 4 0<br />
54 54018 FOLIGNO 9 REV 4 0<br />
54 54018 FOLIGNO 17-21 PAG 2 2 4 3 3/10/11 7/4/11<br />
54 54018 FOLIGNO 42 SLD 3 1 3 2 6/1/06 7/4/06 15/10/11<br />
54 54018 FOLIGNO 46a SLD 1 3 4 4 18/12/01 4/4/02 16/05/05<br />
54 54018 FOLIGNO 48 SLD 1 1 4 3 25/2/03 20/10/04 28/12/09<br />
54 54018 FOLIGNO 51 PAG 1 3 4 4 12/11/03 11/12/04<br />
Tab. 1 - Stralcio della tabella attributi inserita nello shapefile vettoriale<br />
La portata dell’indagine condotta<br />
si inserisce all’interno del<br />
complesso quadro dei contributi<br />
possibili, affinché possa svilupparsi<br />
una politica di resilienza<br />
degli insediamenti urbani.<br />
L’importanza dell’analisi del<br />
comportamento sismico degli<br />
edifici in muratura e l’interpretazione<br />
del loro danneggiamento,<br />
condotto considerando i fattori<br />
e le caratteristiche in relazione ai<br />
possibili meccanismi di danno<br />
e collasso, costituisce certamente<br />
la modalità più corretta per<br />
cercare di interpretare il danno<br />
osservato.<br />
La rappresentazione grafica di<br />
dati, presenti e disponibili solo<br />
sotto forma di database, anche<br />
per quanto attiene agli esiti del<br />
processo di ricostruzione, ma<br />
soprattutto in relazione alla elaborazione<br />
degli stessi per un’indagine<br />
mirata sul fenomeno,<br />
consente, attraverso l’associazione<br />
univoca di dati di diversa provenienza<br />
in un’unica mappa, diverse<br />
letture, che determinano a loro<br />
volta nuovi scenari di indagine.<br />
E’ possibile inoltre visualizzare<br />
una stima, con evoluzione temporale,<br />
tra quanto previsto in<br />
fase di predisposizione dei Programmi<br />
Integrati di Recupero e<br />
quanto realmente attuato e ciò<br />
secondo tre direttrici fondamentali:<br />
1. il tempo di avvio dei cantieri<br />
2. di conclusione dei lavori,<br />
3. di variazione dei costi tra<br />
quanto stimato necessario,<br />
in fase di programmazione e<br />
quanto effettivamente sostenuto<br />
per le spese di riparazione<br />
dei danni subiti.<br />
Si tratta di avere un cronoprogramma<br />
reale e sempre aggiornato<br />
rispetto alle fasi di realizzazione<br />
di un programma di ricostruzione<br />
di evidente utilità.<br />
Il G.I.S. ha consentito inoltre di<br />
ottenere una lettura del tessuto<br />
urbano e delle dinamiche intervenute<br />
in relazione a fattori diversi,<br />
non esaminati nel processo<br />
di ricostruzione, quali ad esempio<br />
la relazione tra danno e/o<br />
vulnerabilità e tipologie edilizie<br />
presenti nel tessuto urbano.<br />
Si riporta di seguito, a titolo<br />
esemplificativo, uno stralcio<br />
della tabella relativa agli attributi<br />
inserita nello shapefile vettoriale<br />
folignoPIR.shp.<br />
Il metodo con cui si è proceduto<br />
all’indagine, ha restituito lo shapefile<br />
vettoriale folignoPIR.shp,<br />
ove la localizzazione geografica<br />
di ogni record è determinata<br />
dalla individuazione univoca della<br />
denominazione delle U.M.I.<br />
per ogni P.I.R. del centro storico<br />
(A,B,C,D,E), e ove nella tabella<br />
attributi per ogni UMI sono state<br />
associate informazioni diverse<br />
e puntuali, proprie della UMI<br />
univocamente individuata.<br />
Conclusioni<br />
La sfida odierna è un serio processo<br />
di riflessione e di documentazione<br />
sulle catastrofi, sulle<br />
conoscenza delle criticità di un<br />
territorio. Occorre consolidare le<br />
strategie intese a promuovere il<br />
riuso del tessuto edilizio, la sicurezza<br />
degli edifici, ridurre la vulnerabilità<br />
edilizia. E’ necessario<br />
introdurre politiche specifiche<br />
per incentivare le Pubbliche Amministrazioni<br />
a formarsi e a investire<br />
in pratiche e metodi che<br />
garantiscano la partecipazione,<br />
anche attraverso la condivisione<br />
delle banche disponibili, che<br />
potrebbero essere finalizzate ad<br />
indagini georeferenziate,<br />
La possibilità di comparare e<br />
misurare approcci innovativi<br />
alle diverse scale ha portato in<br />
luce la necessità di giungere a un<br />
quadro di strumenti valutativi<br />
e conoscitivi in qualche modo<br />
codificato, anche al fine di poter<br />
procedere in modo coerente<br />
all’implementazione delle metodiche<br />
di pianificazione nei processi<br />
di piano.<br />
Il tessuto urbano costituisce,<br />
nell’insieme, un patrimonio culturale<br />
identificativo della società<br />
che vi abita, dato dalla sommatoria<br />
di episodi costruttivi, di valori<br />
storico ambientali, sociali ed economici<br />
che va conservato e di cui<br />
bisogna tenere conto, particolarmente<br />
nelle azioni di prevenzione<br />
legate agli eventi sismici.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 11
FOCUS<br />
I sistemi informativi geografici sono<br />
ormai diventati un valido supporto<br />
per risolvere efficacemente molte<br />
delle innumerevoli problematiche a<br />
livello territoriale-ambientale.<br />
Tali sistemi, se integrati da programmi<br />
aggiuntivi opportunamente realizzati,<br />
si rivelano un supporto indispensabile<br />
nell’affrontare argomenti<br />
ancor più specifici e complessi, come<br />
ad esempio la pianificazione territoriale<br />
in funzione del rischio sismico.<br />
Il G.I.S. si è dimostrato uno strumento<br />
estremamente utile allo scopo,<br />
anche in funzione di un utilizzo in<br />
ambiente internet e/o intranet, in<br />
modo che possa diventare parte dell’operatività<br />
quotidiana delle diverse<br />
amministrazioni preposte all’adozione<br />
e alla gestione dei piani<br />
Definire un modello, una tabella di<br />
marcia non è la risposta definitiva<br />
a tutte le sfide, ma si tratta di un<br />
primo passo per delineare un quadro<br />
d’azione coerente, che abbraccia<br />
diverse aree e settori e ha l’obiettivo<br />
di fornire una prospettiva mitigativa<br />
futura.<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringrazia l’Università Politecnica<br />
delle Marche, il Comune di Foligno<br />
e la Regione Umbria, per la<br />
collaborazione offerta e il supporto<br />
fornitomi.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Alexander, D.E.1,. (2005) The meaning of disaster: a reply to Wolf R. Dombrowsky. In R.W.<br />
Perry and E.L. Quarantelli (eds) What is a Disaster? New Answers to Old Questions. Xlibris<br />
Press, Philadelphia.<br />
Angeletti Paolo, Baciucco Federica, Barluzzi Marco, Battisti Paolo, Macaluso Patrizia, Materazzi<br />
Patrizia, Panella Roberta. Confronto fra danni, vulnerabilità ed interventi di consolidamento.<br />
Il caso dell’Umbria negli ultimi eventi sismici del 1997-1998. Ed.2007.<br />
Calace F. 2009 Ricostruire sì, ma come. Come fare tesoro delle esperienze, “Urbanistica Informazioni”,<br />
n. 226, p. 8.<br />
Friesema, H. Paul; Caporaso, James; Goldstein, Gerald; Lineberry, Robert; and Godschalk<br />
David R, 1999 Natural Hazard Mitigation- Recasting Disaster Policy and Planning; Island<br />
Press, Washington D.C<br />
Haas, J. Eugene, Robert W. Kates, and Martyn J. Bowden, editors. 1977. Reconstruction<br />
Following Disaster. Cambridge, Massachusetts: MIT Press. 331 pages.<br />
Lizarralde Gonzalo ,2000 Reconstruction management and post-disaster low-cost housing; the case<br />
for social reconstruction McGill University Montreal<br />
Menoni Scira,1997. Pianificazione e incertezza. Elementi per la valutazione e la gestione dei<br />
rischi territoriali, ed. Franco Angeli,;<br />
Giovanni Pietro Nimis, 2009 Terre mobili, dal Belice al Friuli dall’Umbria all’Abruzzo. Collana<br />
Saggine.2009 Donzelli Editore<br />
Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Web site, http://www.ingv.it, accesso 13<br />
gennaio 2013.<br />
Pistocchi A., Luzi L., Napolitano P. 2002 : The use of predective modeling techniques for optimal<br />
exploitation of spatial database: a case of study in landslide, hazard mapping with expert system<br />
–like methods – Enviromental Geology, 41;<br />
ABSTRACT<br />
Possible scenarios of post-earthquake, should be outlined in advance, planned for time, declining, on the one<br />
hand the time and resources involved, elements of strategic planning and to the other side ways and actions,<br />
elements of structural and operational planning, trying to derived from the experience gained, strategies<br />
and guiding principles, which are not to be reinvented in every event, but that fit from time to time, to the<br />
peculiarities of the territory affected. This could help predict the pattern of strategic actions and priorities to<br />
protect against future events.<br />
In this context it has been analyzed the disaster suffered by the city of Foligno, one of the areas most affected<br />
by the earthquake in 1997.<br />
After more than 15 years after the event, thanks to the data available today, is possible to understand with<br />
greater completeness the results in the area. In this perspective, the cataloging of data within a geodatabase,<br />
allowed to contain in one structure, different information, suggesting new and different analyzes. The survey<br />
conducted using the G.I.S. as a tool, it has enabled us to open up new scenarios, preparatory to starting a real<br />
policy of prevention of seismic risk.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
GIS; ricostruzione; danno; mitigazione<br />
AUTORE<br />
Antonia Fratino<br />
antonia.fratino@comune.foligno.pg.it<br />
Architetto Comune di Foligno<br />
PhD in Protezione Civile e Ambientale - Università Politecnica delle Marche<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
FOCUS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 13
REPORTS<br />
I dati sono<br />
il petrolio<br />
(…o l’energia<br />
rinnovabile)<br />
del futuro<br />
Di Fabio Disconzi e Arturo Lorenzoni<br />
La presente ricerca si è focalizzata sulla distribuzione dei dati territoriali in Italia attraverso i<br />
geoportali regionali. La piattaforma sviluppata vorrebbe consentire alle parti interessate di discutere la<br />
determinazione di buone pratiche attraverso un quadro di valutazione web-based migliorabile in modo collaborativo.<br />
Recentemente si sta assistendo<br />
alla nascita di<br />
moltissimi servizi di<br />
archiviazione e condivisione di<br />
dati. Big-data ed open-data, un<br />
tempo parole presenti solamente<br />
nel vocabolario dei professionisti<br />
del settore, stanno conquistando<br />
l’interesse di un’ampia<br />
platea di persone: cittadini,<br />
amministrazioni e aziende.<br />
Numerose sono le iniziative<br />
che mettono a disposizione di<br />
tutti dati riguardanti molteplici<br />
aspetti della vita quotidiana<br />
quali dati demografici, ambientali,<br />
territoriali, della pubblica<br />
amministrazione, sul turismo,<br />
sul commercio e così via. Tra<br />
queste iniziative la più riconosciuta<br />
è dati.gov.it che riveste<br />
inoltre un ruolo centrale e di<br />
coordinamento per il nostro<br />
Paese.<br />
Esistono iniziative focalizzate a<br />
distribuire ed interpretare specifici<br />
tipi di dato. Molto interessante<br />
è ad esempio il SIOPE<br />
(Sistema Informativo sulle<br />
Operazioni degli Enti Pubblici)<br />
che mette a disposizione del<br />
cittadino i prospetti delle entrate<br />
ed uscite monetarie delle<br />
pubbliche amministrazioni<br />
(www.siope.it). Tuttavia avere<br />
a disposizione i dati in formato<br />
“grezzo” spesso non è sufficiente:<br />
la maggioranza dei cittadini<br />
non è in grado di trattarli, filtrarli,<br />
comprenderli ed estrarre<br />
informazioni utili. Accanto alla<br />
cosiddetta “liberazione dei dati”<br />
è necessario che di pari passo si<br />
sviluppino applicazioni in grado<br />
di ricavare informazioni di più<br />
alto livello grazie ad una rappresentazione<br />
più “usabile” dei<br />
dataset. Un esempio di sfruttamento<br />
dei dati grezzi da parte di<br />
applicazioni per generare informazioni<br />
facilmente comprensibili<br />
anche dai cittadini è www.<br />
soldipubblici.com e www.opencivitas.it/cittadini/.<br />
Entrambi<br />
i portali hanno l’obiettivo di<br />
“trattare” e “condizionare” i dati<br />
grezzi per generare report (testi,<br />
tabelle, grafici ed immagini) di<br />
immediata comprensione.<br />
Lungo la stessa direzione vanno<br />
anche i portali di archiviazione<br />
e distribuzione dei dati georiferiti,<br />
ovvero dati che oltre ai<br />
classici attributi alfa-numerici<br />
hanno a loro associato anche<br />
informazioni geometriche,<br />
topologiche e di posizione.<br />
Solitamente vengono distribuiti<br />
attraverso i geoportali. Anche<br />
per questa categoria di dati, vi<br />
è un crescente interesse nel renderne<br />
più immediata la ricerca,<br />
la comprensione ed il download.<br />
Vi sono direttive comunitarie<br />
e nazionali che spingono<br />
la progettazione dei geoportali<br />
verso una direzione comune (direttiva<br />
INSPIRE) caratterizzata<br />
da facilità di navigazione, di ricercabilità<br />
del dato, di usabilità<br />
delle interfacce, etc. direzione<br />
che tuttavia ancora difficilmente<br />
si nota, per lo meno da parte<br />
degli utilizzatori dei dati.<br />
Qual è l’efficacia dei geoportali<br />
nel distribuire i dati geo-riferiti?<br />
Il lavoro presentato nell’arti-<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
colo, nato in seno al premio<br />
“Energie per la Ricerca” promosso<br />
dalla Fondazione Centro<br />
Studi Enel e dalla Fondazione<br />
CRUI, descrive un approccio<br />
collaborativo adottabile per la<br />
valutazione dei geoportali.<br />
Dai dati all’energia<br />
Per contestualizzare il lavoro<br />
è opportuno descrivere come<br />
e perché il nostro gruppo di<br />
lavoro abbia approcciato la questione<br />
del reperimento dei dati<br />
territoriali geo-riferiti. I dati<br />
geo-riferiti sono un ottimo strumento<br />
per predisporre modelli,<br />
scenari e strumenti di supporto<br />
per la redazione dei piani clima<br />
locali.<br />
I sistemi energetici locali, nazionali<br />
ed internazionali stanno<br />
cambiando: da un approccio<br />
profondamente basato sulle<br />
fonti fossili e su grandi impianti<br />
di produzione si sta virando verso<br />
una produzione energetica in<br />
cui piccoli impianti di generazione,<br />
di piccola taglia e diffusi<br />
nel territorio, alimentati anche a<br />
fonti rinnovabili hanno un ruolo<br />
centrale.<br />
La pianificazione territoriale<br />
quindi richiede un’attenta analisi<br />
delle potenzialità energetiche<br />
legate allo sviluppo delle<br />
rinnovabili. Come è possibile<br />
stimare l’energia potenzialmente<br />
producibile dalle fonti<br />
energetiche rinnovabili? Esse<br />
a differenza delle fonti fossili<br />
sono distribuite nel territorio e<br />
sono strettamente legate alle caratteristiche<br />
fisiche, climatiche<br />
e morfologiche del territorio<br />
stesso (esempio: l’idroelettrico si<br />
può fare dove ci sono corsi d’acqua<br />
e dislivelli, il fotovoltaico<br />
dove ho superficie disponibile e<br />
buon irraggiamento, la biomassa<br />
dove ho economicità nella<br />
raccolta e lavorazione, eolico<br />
dove le caratteristiche del vento<br />
sono migliori, e così via).<br />
Per elaborare una stima del loro<br />
potenziale energetico è necessario<br />
conoscere in maniera molto<br />
approfondita il territorio. Per<br />
poterlo fare mediante l’utilizzo<br />
di software ed elaboratori è<br />
necessario che ci siano, e siano<br />
ricercabili, i dati geo-riferiti<br />
delle caratteristiche fisiche e<br />
geomorfologiche del territorio.<br />
L’articolo indaga, dal punto di<br />
vista degli utilizzatori per analisi<br />
energetico-ambientali, quanto<br />
efficacemente i dati siano<br />
attualmente condivisi in Italia<br />
e propone una piattaforma<br />
collaborativa di valutazione dei<br />
geoportali il cui fine ultimo è<br />
stimolare una loro più efficace<br />
progettazione e usabilità.<br />
Sistema di valutazione<br />
come strumento di interazione<br />
I sistemi di valutazione hanno<br />
la capacità di riassumere in un<br />
giudizio sintetico una prestazione<br />
piuttosto complessa. Si pensi<br />
al voto di laurea che sintetizza<br />
un complesso e articolato percorso<br />
di apprendimento in un<br />
solo numero, alle stelle degli hotel<br />
che in un semplice simbolo<br />
riassumono un’ampia varietà di<br />
caratteristiche delle strutture ricettive,<br />
ai rating finanziari e alle<br />
valutazioni nell’ambito dell’efficienza<br />
energetica.<br />
I sistemi di valutazione nei<br />
quali l’intero meccanismo di<br />
valutazione è pubblico e trasparente<br />
consentono ai “valutati” di<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 15
REPORTS<br />
orientare gli sforzi al fine di migliorare<br />
il giudizio. Conoscendo<br />
i parametri che definiscono la<br />
valutazione è possibile indirizzare<br />
gli sforzi di tutti gli attori che<br />
concorrono al processo.<br />
Tenendo questo a mente, è stato<br />
definito un semplice sistema<br />
di valutazione dei geoportali,<br />
attualmente nella sua versione<br />
1.0, nel quale, e tramite il quale,<br />
si vorrebbe creare una piattaforma<br />
di dialogo tra utilizzatori di<br />
dati (la domanda) e amministratori/sviluppatori<br />
dei geoportali<br />
(offerta di dati).<br />
Struttura 1.0<br />
La valutazione si basa su una<br />
scala di 100 punti assegnati tramite<br />
27 indicatori raggruppati<br />
in 6 classi. Ogni classe mira a<br />
valutare un particolare aspetto<br />
del geoportale. La Tabella 1<br />
mostra una sintesi degli aspetti<br />
investigati. Attualmente, versione<br />
v1.0, le classi proposte<br />
riguardano:<br />
- efficacia nella “ricercabilità”:<br />
il mezzo in assoluto più comune<br />
per distribuire i dati è la<br />
rete; il geoportale deve essere<br />
facilmente individuabile tramite<br />
interrogazioni ai più comuni<br />
motori di ricerca, le informazioni<br />
sugli aggiornamenti e<br />
news devono essere distribuite<br />
velocemente;<br />
- organizzazione geoportale: il<br />
geoportale deve presentare una<br />
struttura di navigazione chiara,<br />
i servizi essenziali/basilari devono<br />
essere presentati un modo<br />
efficace;<br />
- organizzazione catalogo dati:<br />
i dati geo-riferiti devono essere<br />
presenti, ricercabili facilmente<br />
e facilmente scaricabili “in locale”<br />
per effettuare agevolmente<br />
le analisi successive;<br />
- disponibilità dati territoriali<br />
e ambientali: questa classe<br />
analizza la presenza di una serie<br />
campione di dataset territoriali/ambientali<br />
e valuta la possibilità<br />
di farne il download su<br />
un pc (download in locale);<br />
- visualizzazione dati via<br />
browser: deve essere presente<br />
uno strumento che permetta a<br />
chiunque di visualizzare il dato<br />
(anche agli utenti sprovvisti di<br />
software GIS);<br />
- altri servizi: questa classe analizza<br />
la presenza di altri servizi<br />
per rendere più utile e completo<br />
il geoportale.<br />
La tabella 1 illustra in dettaglio<br />
la struttura della versione 1.0<br />
del sistema di valutazione.<br />
Collaborativo<br />
La valutazione relativa alla<br />
versione corrente si presta in<br />
modo del tutto interattivo e<br />
immediato a critiche, commenti<br />
e note. Durante la visualizzazione<br />
di una “pagella regionale” è<br />
possibile lasciare un commento,<br />
una segnalazione o una critica<br />
che permette ai “moderatori”<br />
di modificare, eventualmente,<br />
il giudizio. Una panoramica è<br />
disponibile alla pagina: http://<br />
www.fabiodisconzi.com/gislocal/rating/introduzione.html<br />
Particolarmente interessante è<br />
la possibilità di migliorare la valutazione<br />
ed estenderla ad altri<br />
aspetti grazie al contributo di<br />
professionisti, cittadini e amministrazioni<br />
interessate all’argomento.<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
L’intera struttura del sistema di<br />
valutazione è stata progettata<br />
ponendo particolare attenzione<br />
alla sua scalabilità. E’ possibile<br />
modificare un indicatore<br />
esistente (cambiandone il<br />
punteggio associato ad esempio),<br />
rimuovere quelli non più<br />
interessanti e, soprattutto aggiungerne<br />
di nuovi all’interno<br />
di una classe potendo anche<br />
aggiungere intere nuove classi di<br />
indicatori. Come mostrato nella<br />
figura della pagina precedente,<br />
il processo di miglioramento<br />
del sistema di valutazione ben si<br />
presta ad un intervento collaborativo<br />
ed interattivo. Maggiore<br />
sarà il numero di professionisti<br />
che porteranno la loro esperienza,<br />
migliore sarà l’informazione<br />
portata in seno alla valutazione.<br />
Cosa emerge dalla<br />
classifica versione 1.0<br />
L’idea descritta in questo articolo<br />
non si esaurisce nella valutazione<br />
fine a se stessa. L’obiettivo<br />
principale a cui ambisce la proposta<br />
è di sviluppare una piattaforma<br />
nella quale far comunicare<br />
gli attori dal lato “domanda<br />
di dati” e i professionisti che<br />
devono gestire tale offerta.<br />
# Classe Titolo Punteggio<br />
1.1 1 efficacia ricercabilità SEO Google 10<br />
1.2 e informazione aggiornamenti<br />
SEO Bing 5<br />
1.3 Account twitter 1<br />
1.4 Link da HP sito Regione 8<br />
1.5 Newsletter 4<br />
totale 28<br />
2.1 2 geoportale Pagina di presentazione 5<br />
2.2 Manuali di istruzioni / FAQ 2<br />
2.3 Versione mobile 2<br />
2.4 Contatti 4<br />
2.5 Glossario 1<br />
totale 14<br />
3.1 3 catalogo dati Catalogo dati: organizzazione gerarchica contenuti 3<br />
3.2 Catalogo dati: modulo di ricerca 6<br />
3.3 Registrazione 4<br />
3.4 Informazione veloce aggiornamento dato 1<br />
totale 14<br />
4.1 4 Dati ambientali / territoriali<br />
DTM 6<br />
4.2<br />
Idrografia 2<br />
4.3 Copertura Suolo CORINE 3<br />
4.4 Qualità aria / Emissioni 2<br />
4.5 Rete viaria 3<br />
totale 16<br />
5.1 5 Webgis Webgis (raggiungibile da) 4<br />
5.2 Webgis funzioni base 1<br />
5.3 Webgis ortofoto 1<br />
5.4 Webgis sovrapposizione layer 2<br />
totale 8<br />
6.1 6 altri servizi Multilingua 3<br />
6.2 Servizio stampa 1<br />
6.3 Validazione W3C 6<br />
6.4 Servizio WMS/WFS 10<br />
totale 20<br />
Totale punteggio: 100<br />
Tab. 1 - Sintesi struttura valutazione (V1.0).<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 17
REPORTS<br />
Il punto di forza dei sistemi di<br />
valutazione sta nella loro sintesi<br />
e semplicità di comunicazione<br />
di un obiettivo. La valutazione<br />
pubblica e aperta a commenti,<br />
note e integrazione desidera<br />
essere un punto di partenza per<br />
attivare in chi deve fornire i dati<br />
la volontà di rendere più fruibile<br />
il servizio. Viceversa, la capacità<br />
di accogliere nuovi indicatori e<br />
nuove classi, consente di sviluppare<br />
un sistema di valutazione<br />
sempre più completo e in grado<br />
di descrivere da una parte i “desiderata”<br />
degli utilizzatori dei dati<br />
e dall’altra di soddisfarli compatibilmente<br />
con i vincoli tecnici.<br />
La valutazione attuale (marzo<br />
<strong>2015</strong>) dei 19 portali regionali<br />
italiani + 2 portali provinciali è<br />
stata applicata in un arco temporale<br />
che va da fine novembre<br />
2013 a gennaio 2014; una sintesi<br />
della stessa è disponibile online<br />
alla pagina: http://www.fabiodisconzi.com/gislocal/rating/<br />
sintesi.html e nella Tabella 2.<br />
Emergono alcune considerazioni<br />
generali tra le quali, dal punto di<br />
vista degli autori, le più interessanti<br />
sono:<br />
- disomogeneità sotto svariati<br />
aspetti: è emerso che vi è una<br />
forte disomogeneità non solo<br />
di tipo grafico e di “Graphical<br />
User Interface (GUI)” ma anche<br />
di struttura, disponibilità<br />
ed organizzazione dei dati.<br />
Sarebbe opportuno replicare in<br />
tutti i geoportali, compatibilmente<br />
con i vincoli hardware e<br />
software, le metodologie ritenute<br />
più utili dagli utilizzatori<br />
e le caratteristiche di “User<br />
Experience (UX)” percepite<br />
come migliori (in termini di<br />
utilizzo delle risorse hardware,<br />
software, semplicità di navigazione,<br />
usabilità, etc.);<br />
- ottimo posizionamento sui<br />
motori di ricerca: i geoportali<br />
sono risultati essere ben<br />
posizionati, la maggior parte<br />
dei geoportali appare nella<br />
prima posizione o almeno<br />
nella prima pagina dei risultati.<br />
Solamente Friuli Venezia<br />
Giulia e Toscana non sono<br />
ben posizionati nelle rispettive<br />
pagine dei risultati “Search<br />
Engine Result Page (SERP)”.<br />
La questione è facilmente risolvibile<br />
con delle modifiche<br />
al codice sorgente delle home<br />
page dei rispettivi geoportali;<br />
- link da home page sito regionale:<br />
per 10 geoportali su<br />
21 non è stato trovato alcun<br />
link verso un servizio di condivisione<br />
di dati territoriali (cartografia,<br />
geoportale o servizio<br />
open data) dalla home page<br />
del sito ufficiale della Regione.<br />
L’implementazione di un link<br />
nel sito ufficiale della Regione<br />
è un’operazione immediata<br />
che non richiede particolari<br />
competenze tecniche e che dà<br />
buona visibilità ai servizi di<br />
distribuzione dei dati;<br />
- registrazione obbligatoria: la<br />
direttiva INSPIRE del 2007 e<br />
il decreto di recepimento del<br />
2010 sottolineano chiaramente<br />
l’importanza di diffondere<br />
i dati con il minor numero di<br />
barriere possibile; implementare<br />
un servizio di connessione<br />
ai server in remoto (WMS)<br />
che richieda una registrazione,<br />
o permettere il download<br />
dei dati solamente ad utenti<br />
registrati e che hanno eseguito<br />
l’accesso è un forte ostacolo<br />
alla distribuzione dei dati;<br />
- servizi WMS efficienti: il servizio<br />
di condivisione dei dati<br />
tramite servizio WMS è risultato<br />
essere veloce e con una<br />
buona disponibilità di dati tuttavia<br />
il set di link per attivare<br />
il collegamento al server non<br />
sempre si trova facilmente;<br />
- shapefile poco diffusi: il formato<br />
shapefile è attualmente<br />
il più comodo ed immediato<br />
da utilizzare per elaborazioni<br />
“in locale” almeno dal punto<br />
di vista di chi ha sviluppato<br />
la versione v1.0. Non tutti i<br />
geoportali hanno dimostrato<br />
la possibilità di scaricare i dati<br />
in tale formato. Ancora meno<br />
frequente è risultata essere la<br />
possibilità di scaricarli immediatamente,<br />
senza registrazione,<br />
log-in e senza prenotarne il<br />
download;<br />
- dati ambientali assenti: i dati<br />
sulla qualità dell’aria e delle<br />
emissioni, nonostante siano<br />
fondamentali per comprendere<br />
la situazione ambientale ed<br />
energetica di un territorio, non<br />
sono stati individuati nella<br />
maggioranza dei geoportali;<br />
- versione per dispositivi mobile<br />
(smartphone e tablet)<br />
assenti: nonostante il traffico<br />
della navigazione da dispositivi<br />
“mobile” abbia superato il traffico<br />
da “piattaforme desktop”<br />
la maggior parte dei geoportali<br />
non presenta applicazioni dedicate<br />
o “layout responsive”;<br />
- newsletter poco presenti<br />
e Twitter completamente<br />
assente: l’affermato social network<br />
ideale per micro-aggiornamenti<br />
non è utilizzato da<br />
alcun geoportale; la newsletter,<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
strumento ideale per aggiornare<br />
gli analisti interessati sulla<br />
disponibilità di nuovi dati e<br />
servizi, è implementata solamente<br />
per 4 geoportali;<br />
- validazione W3C: non tutti<br />
i geoportali sono risultati pienamente<br />
compatibili con gli<br />
standard W3C; 9 geoportali<br />
hanno presentato un elevato<br />
numero di errori (quindi la<br />
loro corretta compatibilità con<br />
i browser più diffusi non è<br />
garantita);<br />
- buona la disponibilità di<br />
webgis: la maggior parte dei<br />
geoportali hanno un servizio<br />
di webgis funzionale, usabile,<br />
che permette di sovrapporre<br />
comodamente una moltitudine<br />
di layer informativi senza<br />
rallentamenti;<br />
- carenti glossario e FAQ: la<br />
maggior parte dei geoportali<br />
non propone una sezione dedicata<br />
alle domande frequenti<br />
e non presenta un glossario dei<br />
termini più utilizzati;<br />
- versione multilingua assente:<br />
la maggior parte dei geoportali<br />
è disponibili esclusivamente in<br />
lingua italiana.<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringraziano i finanziatori della<br />
ricerca nata in seno al premio<br />
“Energie per la Ricerca” promosso<br />
dalla Fondazione Centro<br />
Studi Enel e dalla Fondazione<br />
CRUI.<br />
Tab. 2 - Sintesi applicazione<br />
Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5 Classe 6<br />
della versione v1.0<br />
Efficacia Organizzazione Organizzazione Dati territoriali e Visualizzazione<br />
ricercabilità geoportale catalogo dati ambientali<br />
dati<br />
Altri servizi<br />
max 28 max 14 max 14 max 16 max 8 max 20<br />
Abruzzo 15 11 13 0 8 16<br />
Basilicata 15 9 13 5 8 10<br />
Bolzano 18 5 13 8 8 19<br />
Calabria 23 9 10 9 8 9<br />
Campania 15 9 11 8 8 10<br />
Emilia Romagna 15 12 9 8 8 14<br />
F V G 8 11 10 8 8 19<br />
Lazio 15 7 7 0 0 6<br />
Liguria 23 8 13 8 8 10<br />
Lombardia 19 7 13 8 8 10<br />
Marche 27 4 9 0 7 9<br />
Molise 19 9 3 6 8 10<br />
Piemonte 23 7 13 10 8 19<br />
Puglia 23 6 7 6 8 10<br />
Sardegna 23 9 7 14 8 17<br />
Sicilia 23 11 13 8 8 16<br />
Toscana 0 11 13 11 8 16<br />
Trento 23 11 9 8 8 10<br />
Umbria 15 11 13 0 8 10<br />
Valle d’Aosta 23 5 9 0 8 7<br />
Veneto 19 6 13 16 6 16<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Dati territorial; analisi web; geoportali; open data<br />
ABSTRACT<br />
Public, freely available, searchable and updated datasets might support<br />
citizens, professionals and analysts in understanding several aspect of the<br />
life: from demographics trends of a nation to renewable energy potential<br />
of specific areas. The focus of the research has been to make a portrait on<br />
how territorial data are distributed in Italy by regional geoportals. The<br />
developed platform would like to enable stakeholders to discuss the assessment<br />
and to enhance the evaluation framework in a collaborative and<br />
web-based way.<br />
AUTORE<br />
Arturo Lorenzoni<br />
arturo.lorenzoni@unipd.it<br />
Professore di Economia dell'energia, Università di Padova<br />
Fabio Disconzi<br />
fabio.disconzi@unipd.it<br />
Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di<br />
Padova<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 19
REPORTS<br />
Activity-Based Intelligence<br />
prevedere il futuro osservando il presente<br />
con gli strumenti Hexagon Geospatial<br />
Di Massimo Zotti<br />
La conoscenza delle attività<br />
umane sulla superficie terrestre,<br />
ottenuta mediante l’analisi di dati<br />
di osservazione della Terra ed altre<br />
informazioni geospaziali, è vitale<br />
per la pianificazione e l'esecuzione<br />
di qualsiasi azione militare, per<br />
finalità di peace keeping o in caso di<br />
emergenze umanitarie.<br />
L’<br />
analisi e il monitoraggio<br />
del territorio attraverso<br />
l’uso di tecniche<br />
di rilevamento fotografico (prima)<br />
e di telerilevamento da satellite<br />
(dopo) è una pratica che<br />
nasce nell’ambito delle attività<br />
di intelligence militare.<br />
In tutti i libri di telerilevamento<br />
si citano i rilievi fatti con fotocamere<br />
installate su uccelli o<br />
palloni per scopi militari come<br />
i primi esempi di osservazione<br />
della Terra dall’alto. L’ambito<br />
militare da sempre rappresenta<br />
il principale mercato del segmento<br />
spaziale, lungo tutta la<br />
catena del valore che va dalla<br />
costruzione di nuovi satelliti<br />
di osservazione della terra fino<br />
allo sviluppo di tecniche di<br />
elaborazione e condivisione di<br />
contenuti informativi geospaziali.<br />
Oggigiorno i nuovi scenari<br />
di sicurezza internazionale<br />
richiedono capacità di analisi<br />
continua di aree vaste dislocate<br />
in zone remote dove non sono<br />
disponibili dati cartografici<br />
aggiornati né tantomeno è possibile<br />
effettuare rilievi diretti<br />
tradizionali.<br />
L’evoluzione<br />
dell’intelligence<br />
geospaziale: informazioni<br />
più precise e<br />
sistemi interoperabili<br />
In questo contesto l’Intelligence<br />
Geospaziale<br />
(wikipedia:GEOINT) assume<br />
un ruolo di primo piano in<br />
tutte le fasi dell’attività di produzione<br />
di informazione dalla<br />
raccolta dei dati, alla loro gestione<br />
e rappresentazione, fino<br />
alla loro condivisione.<br />
Tipicamente il processo di In-<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
telligence Geospaziale si basa su<br />
fonti informative multi-sorgente<br />
raccogliendo e integrando le<br />
informazioni dalle diverse fonti<br />
disponibili che siano militari<br />
e/o commerciali. Immagini,<br />
dati e mappe acquisiti da piattaforme<br />
satellitari, aeree, veicoli<br />
a pilotaggio remoto (droni)<br />
vanno sapientemente integrati<br />
con cartografie, mappe informazioni<br />
censuarie, dati GPS e/o<br />
altri dati discreti che hanno una<br />
localizzazione sulla terra.<br />
L’intelligence Geospaziale deve<br />
essere fondata, inoltre, su infrastrutture<br />
di dati geospaziali<br />
che abbiano le caratteristiche<br />
di interoperabilità, sicurezza,<br />
distribuzione on-the-fly dei dati<br />
e dei risultati delle elaborazioni<br />
in coerenza con il processo<br />
C4ISR (Comando, Controllo,<br />
Comunicazione, Computer,<br />
Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione).<br />
Questo processo, che oggi<br />
sempre più fa i conti con le<br />
problematiche legate ai big data<br />
geospaziali, prevede:<br />
4Fonti multiple di dati distribuite<br />
(nello spazio e nel tempo)<br />
che devono poter essere<br />
integrate al volo via Web;<br />
4L’accessibilità, per comandi<br />
e strateghi militari, a tutti i<br />
dati spaziali ed i servizi disponibili<br />
nell’infrastruttura<br />
C4ISR, in maniera dinamica<br />
e nel rispetto delle procedure<br />
di classificazione e sicurezza<br />
delle informazioni;<br />
4L’integrazione delle informazioni<br />
di carattere generale<br />
disponibili a livello militare<br />
(stato dei luoghi, target, ecc.)<br />
tra i sistemi di comando e<br />
controllo nelle missioni (aerei,<br />
navi, mezzi di terra);<br />
4La disponibilità di strumenti<br />
avanzati di rappresentazione<br />
e visualizzazione grafica che<br />
permettono di realizzare una<br />
tipica mappa operativa basandosi<br />
su dati provenienti<br />
da servizi web multipli e distribuiti;<br />
4La collaborazione, senza soluzione<br />
di continuità, dei produttori<br />
di dati spaziali per le<br />
funzioni C4ISR con gli utenti,<br />
poiché tutti i membri di una<br />
rete distribuita, come quella in<br />
esame, sono nello stesso tempo<br />
utenti e produttori.<br />
Tutte queste fonti informative,<br />
sempre più frequentemente,<br />
rendono disponibili dati quadridimensionali<br />
che possono incrementare<br />
sensibilmente da un<br />
lato la precisione geometrica e<br />
dall’altro la capacità di discriminare<br />
oggetti ed eventi al suolo.<br />
La valorizzazione del contenuto<br />
informativo tridimensionale dei<br />
dati satellitari di osservazione<br />
della terra è l’obiettivo del progetto<br />
3D IMINT (http://www.<br />
planetek.it/3Dimint), recentemente<br />
presentato al convegno<br />
AFCEA “Soluzioni Globali<br />
per la Difesa, Intelligence and<br />
Security” (di cui abbiamo dato<br />
notizia sul nostro sito: www.<br />
geoforall.it/fu86). In questo<br />
progetto si sperimentano innovative<br />
metodologie IMINT<br />
(IMagery INTelligence) basate<br />
sulla fusione di dati ottici e radar<br />
in ambiente tridimensionale<br />
in grado di migliorare significativamente<br />
la geolocalizzazione<br />
ed il riconoscimento preciso degli<br />
obiettivi, e la progettazione<br />
di una infrastruttura di dati geospaziali<br />
in grado di supportare<br />
l’intero processo di intelligence<br />
dall’accesso a fonti informative<br />
distribuite fino alla condivisione<br />
dei risultati adottando standard<br />
OGC.<br />
L’Activity-Based<br />
Intelligence<br />
Negli ultimi anni la sfida da<br />
vincere per le Intelligence dei<br />
vari Stati è quella di riuscire a<br />
combinare dati diversi provenienti<br />
da fonti diverse di rilevamento,<br />
allo scopo di ottenere<br />
una visione più completa ed<br />
efficace di una determinata situazione<br />
o di un determinato<br />
territorio. Questa nuova tendenza<br />
ha portato anche ad un<br />
innovativo modo di concepire le<br />
attività di intelligence.<br />
La “disciplina” che meglio interpreta<br />
tal esigenza è l’Activity-<br />
Based Intelligence (ABI). L’ABI<br />
supera l’osservazione, in maniera<br />
statica, di un determinato<br />
oggetto o area di riferimento,<br />
e prevede un nuovo modo di<br />
praticare intelligence, riuscendo<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 21
REPORTS<br />
ad unire informazioni ottenute in<br />
maniera dinamica non solo da piattaforme<br />
per il telerilevamento ma<br />
anche da fonti non convenzionali.<br />
Questo altro non vuol dire che, se<br />
per osservare una situazione prima<br />
ci limitavamo alla secca interpretazione<br />
dei dati giuntici in maniera<br />
ferma rispetto al tempo, ovvero<br />
“istante per istante”, senza riuscire a<br />
comprendere magari l’interazione e<br />
il collegamento tra diverse situazioni<br />
in istanti diversi di tempo, adesso<br />
siamo in grado di interpretare i dati<br />
con una visione più ampia rendendoli<br />
“fluidi” rispetto al tempo,<br />
cioè dando loro un significato di<br />
sequenzialità e continuità. Questo<br />
nuovo approccio consente di fare<br />
stime probabilistiche su ciò che può<br />
accadere nel futuro immediatamente<br />
prossimo anche per cause che<br />
possono apparire completamente distinte<br />
tra loro. La possibilità di fare<br />
ipotesi su eventi futuri è di enorme<br />
rilievo strategico-tattico in quanto<br />
può permettere di ottimizzare i<br />
tempi di ricerca in una determinata<br />
area, ed indirizzare gli interventi per<br />
affrontare eventuali emergenze che<br />
si è in grado quanto meno di ipotizzare:<br />
insomma aiutare gli operatori<br />
in contesti di tipo sia strategico che<br />
tattico ad essere sempre più tempestivi<br />
per risolvere problemi in maniera<br />
efficace.<br />
Gli strumenti tecnologici che supportano<br />
questo balzo in avanti<br />
delle intelligence mondiali fanno<br />
parte dell’offerta tecnologica di<br />
Hexagon Geospatial (www.hexagongeospatial.com)<br />
di cui Planetek<br />
Italia è master dealer per l’Italia e<br />
centro qualificato per il supporto<br />
tecnico e la formazione.<br />
Realizzati in conformità agli standard<br />
internazionali, come quelli<br />
definiti dall’Open Geospatial Consortium<br />
(OCG®), consentono agli utenti di accedere ad una vasta gamma di dati e<br />
processi geospaziali, inclusa la gestione di flussi video con il Motion Video Analyst<br />
Professional.<br />
I prodotti che compongono il Power Portfolio di Hexagon Geospatial, come ERDAS<br />
IMAGINE, suite software completa di elaborazione di dati geospaziali, consentono<br />
la gestione contemporanea di un’ampia gamma di fonti informative per l’intelligence<br />
quali immagini satellitari ottiche e RADAR, foto aeree, dati e flussi video da droni<br />
(UAV), modelli tridimensionali del suolo, nuvole di punti ad altissima densità ecc., per<br />
poi analizzarli e trasformarli in informazione geospaziale accurata.<br />
Il Power Portfolio di Hexagon Geospatial è una suite completa di strumenti software<br />
dedicati alle applicazioni del telerilevamento, della fotogrammetria, dei GIS e della<br />
cartografia, ed è organizzato in tre categorie: Producer, Provider e Platform, per semplificare<br />
l’offerta tecnologica. Maggiori dettagli sul Power Portfolio sono disponibili<br />
all’indirizzo www.geoforall.it/qc4a.<br />
In particolare la Producer Suite aiuta a raccogliere, elaborare, analizzare e comprendere<br />
dati geospaziali grezzi, per produrre informazioni utili grazie agli strumenti desktop<br />
come ERDAS Imagine e GeoMedia. Di particolare rilievo è il Motion Video Analyst<br />
Professional che consente di analizzare in maniera georiferita i flussi video, acquisiti da<br />
camere aviotrasportate da elicotteri o droni, in un ambiente GIS integrato dove oltre<br />
ai video possono essere visualizzati contestualmente altre tipologie di dati geografici.<br />
E’ sufficiente che i frame dello streaming video contengano un metadato di telemetria,<br />
utile a consentirne la corretta georeferenziazione, ed il Motion Video Analyst Professional<br />
offre un ambiente nel quale il flusso video, visualizzato in una finestra dedicata,<br />
è sincronizzato con un ambiente GIS, nel quale le stesse immagini sono visualizzate<br />
georiferite e, quindi, fuse con tutto il contesto cartografico. In questo modo è possibile<br />
fondere le informazioni derivanti dai video acquisiti da droni con altri dati geografici,<br />
quali immagini satellitari o aeree,<br />
dati vettoriali, mappe e modelli digitali<br />
altimetrici in un’unica finestra<br />
di visualizzazione. Questa fusione di<br />
dati georiferiti consente di ricostruire<br />
pienamente il contesto geografico<br />
dell’area ripresa dal video ed avere la<br />
massima consapevolezza situazionale<br />
dello scenario esaminato.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Telerilevamento; monitoraggio; intelligence geospaziale; georeferenziazione<br />
ABSTRACT<br />
The intelligence of human activities on the earth's surface, obtained through the analysis of earth observation<br />
data and other geospatial information, is vital for the planning and execution of any military<br />
action, for peacekeeping or for humanitarian emergencies. The success of these actions largely depends<br />
on the ability to analyze timely data from multiple sources. However, the proliferation of new sources<br />
of intelligence in a Geospatial big data scenario increasingly complicate the analysis of such activities<br />
by human analysts. Modern technologies solve these problems by enabling the Activity Based Intelligence,<br />
a methodology that improves the efficiency and timeliness of intelligence through the analysis<br />
of historical, current and future activity, to identify patterns, trends and relationships hidden in large<br />
data collections from different sources.<br />
AUTORE<br />
Massimo Zotti - zotti@planetek.it<br />
Planetek Italia s.r.l.<br />
www.planetek.it<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
GEOMAX<br />
works when you do<br />
Anche nelle condizioni atmosferiche più avverse,<br />
GeoMax fornisce le migliori soluzioni<br />
prezzo-prestazioni, works when you do.<br />
info@geomax-positioning.it - www.geomax-positioning.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 23
MERCATO<br />
Il tablet multi-sensore di Eyesmap<br />
per il rilievo 3D<br />
Microgeo presenta il tablet multisensore di Eyesmap per il<br />
rilievo 3D, un dispositivo portatile completo e facile da usare,<br />
potente generatore automatico di nuvole di punti 3D, dotato di<br />
camere HR, scanner a corto raggio, sensore IMU e GPS.<br />
Campi di applicazione del tablet multisensore:<br />
Architettura, Archeologia, Ingegneria Civile, Geologia, Rilievi,<br />
Piattaforme petrolifere, Arte (restauri), Scene del crimine, Incidenti<br />
automobilistici, Area medica / scansioni su corpi, Manifattura,<br />
Reverse engineering, Game industry, Stampa 3d, Moda,<br />
Biologia, Area forestale.<br />
Funzionalità:<br />
• Possibilità di effettuare rilievi sia in spazi aperti che in spazi chiusi<br />
• Possono essere misurati oggetti piccoli, medi e grandi<br />
• Generazione di nuvole di punti in movimento<br />
• Misurazione di punti distanze e superfici direttamente tramite<br />
lo schermo<br />
• Grande varietà di importazione e esportazione dei file per i sistemi CAD<br />
• Acquisizione e processo di dati 3D in un dispositivo compatto<br />
• Il sistema operativo windows 8.1 con il processore I7 lo rendono<br />
performante come un potente laptop<br />
(Fonte www.microgeo.it)<br />
Rilasciato il supporto<br />
INSPIRE per la Suite<br />
OpenGeo<br />
Con la disponibilità dell'ultimo<br />
aggiornamento OpenGeo Suite<br />
alla versione 4.6, oltre ai miglioramenti<br />
delle prestazioni per il<br />
principale software open source<br />
geospaziale, i clienti europei trovano due novità fondamentali<br />
per pubblicare servizi INSPIRE.<br />
OpenGeo Suite 4.6 aggiunge il supporto per l'estensione Geo-<br />
Server INSPIRE consentendo di realizzare i metadati necessari<br />
per essere distribuiti con i documenti GetCapabilities dei<br />
Web Map Service (WMS) e dei Web Feature Service (WFS).<br />
Questi metadati aggiuntivi garantiscono la conformità con le<br />
viste INSPIRE e le specifiche dei Download Service.<br />
Ulteriori informazioni possono essere trovate nella documentazione<br />
OpenGeo Suite INSPIRE al seguente link:<br />
http://suite.opengeo.org/opengeo-docs/geoserver/extensions/<br />
inspire/index.html<br />
La seconda novità è l'estensione app-schema GeoServer che<br />
consente la mappatura delle informazioni per gli schemi applicativi<br />
predefiniti. Questa estensione viene utilizzata per creare<br />
il Geographic Markup Language (GML) compliant-INSPIRE<br />
in uscita.<br />
Boundless inoltre fornisce il supporto per le estensioni di IN-<br />
SPIRE e app-schema come parte della OpenGeo Suite Enterprise.<br />
Per maggiori informazioni ci si può rivolgere a info@<br />
geobeyond.it<br />
(Fonte OpenGeo)<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
MERCATO<br />
L’ESA proverà a mappare la superficie del<br />
mare dalla stazione spaziale internazionale<br />
Un nuovo progetto che coinvolge il montaggio di uno strumento<br />
sulla Stazione Spaziale Internazionale e l’uso particolare dei segnali<br />
dai satelliti GNSS per la navigazione, potrebbe fornire misure di<br />
altezza della superficie del mare e informazioni sulle caratteristiche<br />
relative alle correnti oceaniche,<br />
con beneficio della scienza e delle<br />
previsioni oceaniche.<br />
La stazione spaziale orbita attorno<br />
alla Terra 16 volte al giorno a<br />
soli 400 km di distanza, offrendo<br />
anche una piattaforma da cui<br />
misurare alcune variabili legate al<br />
cambiamento climatico. Una call<br />
ESA partita nel 2011 ha invitato<br />
a presentare proposte per effettuare<br />
osservazione della Terra dalla<br />
stazione spaziale e al termine<br />
dell’esame della varie proposte<br />
è stato avviato un ulteriore sviluppo<br />
denominato missione GEROSS-ISS.<br />
Anche se ancora in fase concettuale attraverso studi di fattibilità,<br />
l'obiettivo primario è quello di lanciare l'esperimento verso<br />
la fine del 2019, portando alla stazione spaziale un strumento di<br />
osservazione che nel termine GEROS-ISS include riflettometria<br />
GNSS, radio occultazione e scatterometria.<br />
I satelliti GPS e Galileo inviano un flusso continuo di segnali a<br />
microonde verso la Terra per la navigazione, ma questi segnali<br />
rimbalzano sulla superficie e ritornano nello spazio. L'idea base è<br />
quella di installare una antenna sulla Stazione Spaziale in grado di<br />
catturare i segnali che si riflettono dalla Terra. Conoscendo anche<br />
i dati inviati dai satelliti GNSS si possono effettuare calcoli per<br />
misurare l'altezza della superficie del mare, e per misurare le onde<br />
o "rugosità" che a loro volta<br />
possono essere utilizzate per<br />
calcolare la velocità dei venti di<br />
superficie.<br />
Il potenziale di questa riflettometria<br />
GNSS è di mappare<br />
l'altezza degli oceani su scale<br />
di 10-100 km o più in meno<br />
di quattro giorni. Gli altimetri<br />
satellitari attuali, in confronto,<br />
offrono mappe globali su scale<br />
di circa 80 km, che sono prodotti<br />
da più set di dati ogni 10<br />
giorni.<br />
Il concetto originale in realtà<br />
risale a oltre 20 anni fa e, maturato notevolmente attraverso numerosi<br />
studi e campagne, non è mai stato debitamente testato<br />
dallo spazio. Ora il test sarà possibile, attraverso la Stazione Spaziale<br />
Internazionale per la quale l’ESA ha avviato un particolare<br />
programma di studi generali.<br />
(Fonte ESA)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong> 25
La Catalogna<br />
nel nord est della Spagna<br />
L’immagine satellitare è una acquisizione radar che mostra parte<br />
della Catalogna nel nord est della Spagna ed include la città di Barcellona<br />
(sulla destra), in cui si trova uno dei più importanti porti d’Europa.<br />
Da un punto di vista geografico questa regione costiera presenta un doppio sistema<br />
di catene montuose inframmezzate da pianure. Mentre alcune aree sono protette,<br />
gran parte di questo territorio ha subito un processo di degradazione, principalmente<br />
a causa dello sviluppo urbano incontrollato, di discariche di attività mineraria e di rifiuti.<br />
Al centro e verso la sinistra nell’immagine possiamo notare riflessioni radar<br />
di tonalità brillante che sono originate dalla città di Lleida. Ad ovest di questa<br />
città passa il confine tra le comunità autonome della Catalogna e dell’Aragona.<br />
L’area di colore blue-verde indica terreni coltivati nel plateau di quest’area,<br />
dove appaiono mature le coltivazioni di grano, orzo, frutta e verdure.<br />
A sud di Lleida è possibile riconoscere parte del fiume Ebro, il secondo fiume più<br />
lungo di tutta la Penisola Iberica. La serpentina che l’acqua di colore scuro forma<br />
lungo il paesaggio è in buona parte dovuta alla presenza di dighe che regolano il<br />
flusso dell’acqua. Il corso del fiume prosegue verso sud ed infine sfocia nel Mediterraneo<br />
in corrispondenza del Delta dell’Ebro (non visibile nell’immagine).<br />
Lungo la parte alta dell’immagine si possono osservare le colline ai piedi<br />
della catena montuosa dei Pirenei, note con il nome di Pre-Pirenei.<br />
L’immagine è stata catturata dal radar del satellite<br />
Sentinel-1A il 29 Gennaio <strong>2015</strong>.<br />
Crediti: ESA http://www.esa.int Image of the week:<br />
"Catalan coast"Traduzione a cura<br />
di Gianluca Pititto
REPORTS<br />
Analisi della componente 3D<br />
nell'applicazione di vincoli urbanistici<br />
di Andrea Maffeis e Andrea Caldiroli<br />
Alcuni vincoli urbanistici interessano<br />
principalmente la componente<br />
altimetrica dell’edificato. Grazie a<br />
strumenti di analisi spaziale tipici<br />
dei GIS ed a dati altimetrici accurati,<br />
nel contesto del Comune di Bergamo<br />
è stato possibile sperimentare<br />
metodologie innovative di verifica e di<br />
analisi per quanto riguarda la tutela<br />
del paesaggio e l’individuazione di<br />
Fig. 1 – Planimetria dei coni panoramici.<br />
ostacoli per la navigazione aerea.<br />
Il presente lavoro ha l’obiettivo<br />
di illustrare uno strumento finalizzato<br />
a supportare gli uffici<br />
tecnici durante la fase di prima<br />
applicazione di vincoli di natura<br />
ambientale nonché dei vincoli di<br />
carattere edilizio - urbanistico derivanti<br />
dalla presenza sul territorio<br />
di due grandi polarità di differente<br />
origine e caratteristiche: la presenza<br />
del nucleo storico di Città Alta<br />
che ha determinato l’emissione da<br />
parte della competente sovrintendenza<br />
ai beni culturali di decreti<br />
di vincolo finalizzati alla tutela<br />
visiva dello skyline e la presenza<br />
dell’aeroporto internazionale il<br />
Caravaggio di Orio al Serio il<br />
quale ha comportato una serie di<br />
vincoli definiti ENAC al fine di<br />
evitare potenziali ostacoli fisici alla<br />
navigazione.<br />
Entrambi i vincoli presentano<br />
una componente altimetrica la<br />
cui valutazione risulta complessa,<br />
scarsamente correlata all’andamento<br />
orografico del territorio ma<br />
soprattutto poco tangibile dalla<br />
planimetrie di vincolo classiche<br />
la cui restituzione è di carattere<br />
bi-dimesionale. Il lavoro, grazie<br />
all’utilizzo di dati digitali altimetrici<br />
(DDEM e DDSM) propone<br />
l’applicazione di una metodologia<br />
originale basata sull’utilizzo di tecniche<br />
di spatial analysis tipiche dei<br />
GIS; la finalità è quella di mettere<br />
in luce aspetti potenzialmente<br />
critici nell’applicazione dei vincoli<br />
edilizio-urbanistici.<br />
Il lavoro è pertanto articolato<br />
lungo due argomenti di indagine<br />
aventi nella componente tridimensionale<br />
il punto di tangenza;<br />
il seguente articolo, da un lato<br />
affronta l’analisi visiva a partire<br />
da uno specifico punto di osservazione<br />
(valutazione degli impatti<br />
degli interventi interni ai coni<br />
panoramici), dall’altro determina<br />
le eccedenze altimetriche<br />
degli edifici esistenti rispetto al<br />
limite di edificazione in altezza e<br />
conseguentemente permette di<br />
ricavare la potenzialità residua di<br />
elevazione. I Sistemi Informativi<br />
Territoriali (SIT) sono oggi diventati<br />
strumenti fondamentali per<br />
una corretta gestione del territorio<br />
nell’ambito della pianificazione<br />
urbanistica. Attraverso il loro utilizzo<br />
è infatti possibile analizzare<br />
determinate ricadute derivanti da<br />
vincoli normativi la cui applicazione<br />
comporta limitazioni nella<br />
prassi quotidiana di governo del<br />
territorio che gli enti locali sono<br />
chiamati ad esercitare.<br />
Le peculiarità<br />
orografiche del<br />
territorio comunale<br />
Un aspetto fondamentale sul<br />
quale deve essere focalizzata l’attenzione<br />
per le analisi oggetto del<br />
presente articolo è rappresentato<br />
dalla particolare ed articolata<br />
orografia che caratterizza il territorio<br />
comunale, in quanto i<br />
vincoli oggetto di elaborazione<br />
si articolano essenzialmente sulla<br />
componente altimetrica. La città<br />
di Bergamo sorge ai piedi delle<br />
prealpi orobiche, allo sbocco della<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
Fig. 2 – Esempio di un profilo<br />
altimetrico - linea di vista.<br />
valle Seriana e della valle Brembana,<br />
nel territorio dell’alta pianura<br />
lombarda; il territorio comunale<br />
è diviso in due zone chiaramente<br />
distinte tra loro: la zona collinare<br />
che comprende Città Alta e la zona<br />
pianeggiante corrispondente alla<br />
città bassa. L’estensione territoriale<br />
limitata presenta una variazione<br />
altimetrica di notevole importanza,<br />
infatti si passa dai 200 m slm della<br />
pianura a circa 350 m slm di Città<br />
Alta, fino agli oltre 600 m slm dei<br />
colli; la peculiarità di questo andamento<br />
altimetrico è determinata<br />
dal fatto che ci si trova all’interno<br />
di un contesto cittadino prevalentemente<br />
urbanizzato. Tale aspetto<br />
rappresenta anche la particolarità<br />
dello skyline cittadino e rappresenta<br />
l’unicità e la riconoscibilità della città<br />
di Bergamo nel contesto regionale,<br />
nazionale ed internazionale.<br />
Vincoli urbanistici e rappresentazione<br />
cartografica:<br />
coni panoramici<br />
Il codice dei beni culturali definisce<br />
il paesaggio quale territorio<br />
espressivo di identità, il cui carattere<br />
deriva dall’azione di fattori<br />
naturali, umani e dalle loro interrelazioni.<br />
Ai fini della tutela visiva<br />
e quindi paesaggistica del nucleo<br />
storico di Città Alta, tra il 1957 ed<br />
il 1965, la competente sovrintendenza<br />
per i beni culturali<br />
ha emesso undici decreti<br />
di vincolo dichiarando il<br />
“notevole interesse pubblico”<br />
della testimonianza<br />
storica della città alta. In<br />
relazione alla normativa<br />
di riferimento qualunque<br />
istanza edilizia ricadente<br />
all’interno di tali ambiti viene<br />
sottoposta a valutazione<br />
paesistica. Nella strumentazione<br />
urbanistica comunale vigente<br />
Fig. 3 – Cono<br />
panoramico,<br />
skyline e campo<br />
di visibilità<br />
(viewshed).<br />
i comunemente detti “coni panoramici”<br />
sono indicati con forma<br />
geometrica nella quale i vertici del<br />
triangolo corrispondono rispettivamente<br />
al punto della visuale da<br />
tutelare e agli estremi dell’orizzonte<br />
visivo.<br />
I decreti di vincolo emessi sotto<br />
forma di descrizione degli aspetti<br />
visivi da tutelare hanno trovato<br />
riscontro con le tecniche di rappresentazione<br />
tipiche del periodo predigitale.<br />
Con il passare del tempo<br />
la logica applicativa di tali vincoli<br />
è andata ad inserirsi in un contesto<br />
di carattere edilizio amministrativo<br />
anziché rispecchiare il pensiero di<br />
valorizzazione e tutela dell’interesse<br />
pubblico (di natura visiva) espresso<br />
dal sovrintendente con decreto.<br />
Nonostante il pensiero del pianificatore<br />
fosse in sintonia con la<br />
natura del vincolo, ovvero secondo<br />
un’accezione intrinsecamente<br />
tridimensionale, la trasposizione<br />
in termini cartografici è risultata<br />
limitativa rispetto alla logica dello<br />
stesso. Questo ha determinato durante<br />
gli anni di applicazione una<br />
contrazione concettuale degli aspetti<br />
caratterizzanti la tutela visiva.<br />
Lungo questa riflessione è nata la<br />
necessità di ricercare un nuovo approccio<br />
metodologico che potesse,<br />
da un lato effettuare analisi di visibilità<br />
a partire da qualunque punto<br />
sul territorio comunale rispetto<br />
alla centralità di città alta, dall’altro<br />
di verificare gli esiti applicativi dei<br />
vincoli visivi emessi oltre 60 anni<br />
orsono.<br />
Vincoli urbanistici e rappresentazione<br />
cartografica: pericoli<br />
e ostacoli alla<br />
navigazione aerea<br />
L’art. 707 del Codice della<br />
Navigazione Area demanda<br />
all’ente competente ENAC (Ente<br />
Nazionale per l’aviazione civile)<br />
l’individuazione delle zone da<br />
sottoporre a vincolo nelle aree<br />
limitrofe agli aeroporti, stabilendo<br />
limitazioni di natura edilizio<br />
- urbanistico affinchè vengano<br />
ridotti ed evitati eventuali ostacoli<br />
e potenziali pericoli per la navigazione<br />
aerea. Il territorio comunale<br />
è interessato nella sua totalità da<br />
tali limitazioni. Nello specifico il<br />
tema analizzato riguarda il limite<br />
all’edificazione in altezza imposto<br />
da ENAC secondo rigide regole<br />
comuni a tutti gli aeroporti<br />
italiani. L’obiettivo, ovviamente<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 29
REPORTS<br />
condivisibile, è quello di garantire<br />
il corretto svolgimento dell’attività<br />
aeroportuale. La particolare<br />
orografia del territorio comunale<br />
ha determinato la necessità di<br />
effettuare puntuali verifiche rispetto<br />
allo stato reale dei luoghi e<br />
definire le criticità derivanti da tali<br />
limitazioni altimetriche.<br />
A novembre 2013 ENAC ha<br />
trasmesso al Comune di Bergamo<br />
le planimetrie in cui erano individuate<br />
le zone sottoposte a limitazione<br />
relativamente agli ostacoli<br />
ed ai potenziali pericoli per la<br />
sicurezza della navigazione aerea<br />
dell’aeroporto di Orio al Serio.<br />
Le planimetrie riportano le varie<br />
aree di vincolo: superfici di salita<br />
al decollo, di avvicinamento, di<br />
transizione, superfici orizzontale<br />
interna, conica e orizzontale esterna.<br />
La cartografia individuava,<br />
inoltre, alcuni ambiti la cui quota<br />
altimetrica del terreno costituisce<br />
una eccezione in quanto eccedente<br />
rispetto alla superficie del<br />
vincolo stesso. Per quanto riguarda<br />
il comune di Bergamo si tratta<br />
di quelle aree la cui quota del<br />
piano di campagna risulta essere<br />
maggiore della superficie orizzontale<br />
interna (274.95 m slm),<br />
della superficie orizzontale esterna<br />
(374.95 m slm) oppure di quella<br />
conica (274.95 – 374.95 m slm).<br />
Complessivamente il territorio interessato<br />
era stimato in oltre 440<br />
ettari di cui 25% appartenente al<br />
centro edificato.<br />
Le metodologie di<br />
analisi spaziale<br />
applicate ai due<br />
casi di studio<br />
Nei primi mesi del 2013 il Comune<br />
di Bergamo ha commissionato<br />
un rilievo LIDAR al fine di<br />
ottenere il Modello Digitale del<br />
Terreno e delle Superfici (DTM e<br />
DSM). Il rilievo è stato effettuato<br />
su tutto il territorio comunale<br />
(circa 40 Kmq) con il sensore<br />
aviotrasportato ALTM GEMINI<br />
di Optech e caratterizzato da una<br />
densità media di 2 punti per metro<br />
quadro. Oltre ai dati delle quote<br />
ellissoidiche e ortometriche del<br />
DTM e del DSM sotto forma di<br />
nuvola di punti, sono stati consegnati<br />
anche i dati delle sole quote<br />
ortometriche sotto forma di grigliati<br />
a maglia regolare (passo della<br />
griglia 1 metro). Si può quindi<br />
parlare di DDTM (Dense Digital<br />
Terrain Model) e DDSM (Dense<br />
Digital Surface Model) conformi<br />
al livello 6 delle “Linee guida Ortoimmagini<br />
1:10000 e modelli<br />
altimetrici”. Il DDSM, il DDSM<br />
e la nuvola di punti LIDAR sono<br />
utilizzati correntemente dall’Ufficio<br />
SIT all’interno dei tipici applicativi<br />
GIS desktop di ESRI.<br />
Fig. 4 – Modello digitale delle superfici<br />
di vincolo del Comune di Bergamo<br />
e planimetria ENAC.<br />
Nel caso dei “coni panoramici” si<br />
è trattato di effettuare delle analisi<br />
di visibilità per quelle zone della<br />
città sottoposte ai decreti di vincolo;<br />
per ognuno dei coni panoramici<br />
vincolati è stato individuato<br />
il punto di osservazione e sono<br />
state fatte delle analisi per verificare<br />
la visibilità della porzione di<br />
territorio compresa tra il punto<br />
di osservazione e gli oggetti individuati<br />
dal vincolo quali estremi<br />
della visuale da tutelare.<br />
Sono stati utilizzati due strumenti<br />
del 3D Analyst in grado di fornire<br />
informazioni, che per certi versi<br />
possiamo ritenere complementari.<br />
In primo luogo con lo strumento<br />
“Skyline” abbiamo ottenuto, per<br />
ogni punto di osservazione, la<br />
polilinea che rappresenta la linea<br />
dell’orizzonte visibile, o, detto<br />
altrimenti la linea congiungente<br />
gli oggetti più distanti visibili dal<br />
punto di osservazione. È stato<br />
quindi possibile raffrontare la<br />
rappresentazione planimetrica dei<br />
vincoli con gli skyline generati sul<br />
modello altimetrico e verificare<br />
se i due punti agli estremi del<br />
vincolo tracciato risultano visibili<br />
o meno. Successivamente con lo<br />
strumento “Viewshed” sono state<br />
identificate, per ogni punto di vista,<br />
le porzioni di territorio visibili<br />
e quelle nascoste da altri elementi.<br />
In questo modo è immediato<br />
percepire come di tutta l’area<br />
ricompresa nel cono panoramico<br />
e sottoposta a vincolo, solo una<br />
piccola parte (quella visibile) può<br />
essere considerata da tutelare particolarmente.<br />
Lo stesso approccio analitico può<br />
essere utilizzato sia per analizzare<br />
ulteriori visuali di pregio della<br />
città non ancora vincolate, sia<br />
per fare delle simulazioni al fine<br />
di verificare l’impatto visivo di<br />
nuove costruzioni.<br />
Per quanto riguarda invece<br />
i pericoli e gli ostacoli alla<br />
navigazione aerea, nelle planimetrie<br />
predisposte da ENAC<br />
per l’individuazione delle aree<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
Fig. 5 – Esempio di profilo altimetrico lungo il DDTM, DDSM e la superficie di vincolo.<br />
foranti sono state utilizzate curve<br />
di livello orografiche ottenute<br />
dal DEM NASA STRM (passo<br />
della griglia 90-95 metri); inoltre<br />
viene dichiarato che “i contorni<br />
delle aree dell’orografia forante la<br />
superficie conica seguono l’andamento<br />
variabile della medesima<br />
con una precisione soggetta ad<br />
un errore dato da una differenza<br />
in elevazione fino a circa 20 m”.<br />
Per questo, per i motivi indicati<br />
nel paragrafo precedente, per le<br />
ricadute urbanistiche a cui sono<br />
sottoposte le aree di vincolo e disponendo<br />
di un recente DDTM/<br />
DDSM, si è ritenuto opportuno<br />
tentare di ridefinire i contorni<br />
delle “aree dell’orografia foranti<br />
le superfici di vincolo” utilizzando<br />
una differente metodologia.<br />
Inoltre si volevano individuare<br />
quelle edificazioni esistenti che già<br />
superano le limitazioni imposte<br />
e conseguentemente delineare le<br />
potenzialità edificatorie, in termini<br />
di elevazione (come per il caso<br />
di ampliamenti o nuove costruzioni)<br />
nelle differenti porzioni del<br />
territorio.<br />
Il primo passo è stato quello di<br />
generare un modello digitale a<br />
griglia regolare delle superfici di<br />
vincolo, a partire dalle planimetrie<br />
proposte da ENAC. Quindi<br />
sono stati creati dei raster per ogni<br />
tipologia di superficie di vincolo<br />
ricadente nel territorio comunale<br />
e successivamente mosaicati. La<br />
risoluzione spaziale e l’estensione<br />
dei raster è stata impostata coincidente<br />
a quella del DDTM e del<br />
DDSM comunali.<br />
Per le superfici orizzontali (esterna<br />
ed interna) è stato sufficiente<br />
attribuire il valore della quota di<br />
vincolo ad ogni cella dei raster.<br />
Per le superfici di salita al decollo<br />
e di transizione, essendo dei piani<br />
inclinati, si è proceduto interpolando,<br />
tramite una regressione<br />
lineare del primo ordine, i valori<br />
iniziali e finali delle quote di<br />
vincolo. Mentre per la superficie<br />
conica, non essendo possibile<br />
calcolare i valori del raster analiticamente,<br />
è stata fatta un’interpolazione<br />
spline utilizzando i<br />
valori di quota della superficie di<br />
vincolo lungo le curve di isolivello<br />
tracciate da ENAC.<br />
Una volta generato il modello digitale<br />
delle superfici di vincolo, è<br />
stato immediato confrontarlo con<br />
il DDTM ottenendo la mappa<br />
delle aree orograficamente foranti<br />
(celle del raster in cui la differenza<br />
tra superficie di vincolo e DDTM<br />
è minore di zero), e osservare<br />
come fosse significativamente<br />
diversa da quella proposta da<br />
ENAC.<br />
In modo del tutto simile, utilizzando<br />
il DDSM, è stato possibile<br />
ottenere anche la mappa dell’edificato<br />
che già oggi supera in altezza<br />
le superfici di vincolo e specularmente<br />
l’indicazione puntuale<br />
della potenzialità edificatoria.<br />
Conclusioni<br />
L’analisi della componente altimetrica<br />
nei vari aspetti del governo<br />
del territorio assume oggi un<br />
ruolo di primaria importanza che<br />
deve essere affrontato con metodologie<br />
adeguate al fine di evitare<br />
semplicistiche approssimazioni.<br />
Gli strumenti GIS e dati altimetrici<br />
adeguati alla scala locale,<br />
hanno permesso ai tecnici del<br />
Comune di Bergamo di effettuare<br />
opportune verifiche rispetto alla<br />
vincolistica esistente evidenziando<br />
cosi le città derivanti da incoerenze<br />
tra lo stato reale dei luoghi<br />
e le limitazioni derivanti dalla<br />
normativa sovraordinata. Infine,<br />
tali elaborazioni hanno permesso<br />
di aprire un confronto con gli enti<br />
competenti al fine di trovare soluzioni<br />
condivise che garantiscano<br />
il giusto equilibrio tra le esigenze<br />
di tutela ed una corretta gestione<br />
del territorio da parte degli enti<br />
locali. Sarebbe auspicabile che tali<br />
valutazioni venissero fatte preventivamente<br />
l’emissione dei vincoli<br />
in modo tale da non incorrere in<br />
spiacevoli situazioni soprattutto<br />
per i tecnici che si trovano a dover<br />
applicare limitazioni talvolta poco<br />
realistiche rispetto al contesto nel<br />
quale si opera.<br />
Ringraziamenti<br />
Gli autori desiderano ringraziare<br />
Gianpaolo Ranica e Sergio Appiani<br />
della Direzione Pianificazione Urbanistica<br />
per il prezioso contributo.<br />
RIFERIMENTI<br />
Decreto legislativo 22-1-2004, n. 42 - Codice dei beni culturali<br />
e del paesaggio.<br />
Decreto legislativo 15-3-2006, n. 151 - Codice della navigazione<br />
aerea.<br />
Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle<br />
Pubbliche Amministrazioni - “Linee guida Ortoimmagini<br />
1:10000 e modelli altimetrici”<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Pianificazione urbanistica; 3D; DTM; vincoli; analisi<br />
visibilità; navigazione aerea<br />
ABSTRACT<br />
Some planning restrictions affecting mainly the altitude component<br />
of the buildings. In the context of Comune di Bergamo,<br />
using GIS spatial analyst tools and accurate elevation<br />
data, were studied innovative methods of analysis in the field<br />
of landscape protection and air navigation obstacles.<br />
AUTORE<br />
Andrea Maffeis<br />
andreamaffeis@comune.bergamo.it<br />
Andrea Caldiroli<br />
acaldiroli@comune.bg.it<br />
Comune di Bergamo<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 31
REPORTS<br />
La mappa del tesoro<br />
per l'auto autonoma<br />
di Massimiliano Arcieri e Andrea Soncin<br />
Il sogno di ogni cartografo è da<br />
sempre quello di creare la mappa<br />
perfetta, in grado di rappresentare<br />
fedelmente il territorio attorno a<br />
noi. Ma, come tanti nel settore<br />
affermano, al centro di tale sforzo<br />
c’è una grande contraddizione:<br />
quanto più una mappa si avvicina<br />
alla realtà, tanto meno risulterà<br />
essere utile.<br />
Le Mappe sono delle rappresentazioni<br />
della realtà<br />
con la forzata necessità<br />
di semplificarla; chi le utilizza<br />
non deve necessariamente<br />
conoscere ogni centimetro del<br />
territorio per andare da un generico<br />
punto A ad un altro B.<br />
Se al bisogno di semplificazione<br />
aggiungiamo i limiti di gestione<br />
del cervello umano che non<br />
sarebbe in grado di elaborare<br />
l’enorme quantità di informazioni<br />
ipoteticamente fornita,<br />
diventa abbastanza chiaro come<br />
progettare una mappa tradizionale.<br />
Ma cosa accade se la mappa<br />
non viene più concepita per<br />
degli esseri umani ma per delle<br />
macchine, come ad esempio le<br />
Fig. 2 - Integrazione tra dati LIDAR e rappresentazione cartografica dell’asse stradale.<br />
automobili autonome, in grado<br />
di gestire una enorme quantità<br />
di informazioni? La contraddizione<br />
precedente decade, e<br />
possiamo pensare ad una mappa<br />
molto più vicina alla realtà e che<br />
allo stesso tempo risulti essere<br />
anche molto funzionale.<br />
Mappe per tutte le applicazioni<br />
In HERE, stiamo sviluppando<br />
una varietà di mappe diverse<br />
miscelando una combinazione<br />
di nuove tecnologie con la<br />
nostra esperienza di cartografia<br />
tradizionale acquisita negli anni.<br />
In tutto il mondo, i nostri team<br />
di geografi altamente qualificati<br />
garantiscono la qualità delle nostre<br />
mappe stradali, di trasporto<br />
pubblico e Indoor Venues di<br />
aeroporti, stazioni ferroviarie<br />
e centri commerciali. Il nostro<br />
obiettivo è quello di sviluppare<br />
mappe fruibili da tutti – che<br />
si tratti di semplici utilizzatori<br />
finali (consumers), di aziende<br />
private o pubbliche.<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
L’auto è solo una parte di un<br />
ecosistema emergente molto più<br />
ampio dei dispositivi collegati<br />
(connected devices) tra i quali<br />
smartphone, indossabili (wearables),<br />
infrastrutture intelligenti<br />
sincronizzate tra loro come semafori<br />
e sistemi di telepedaggio<br />
nelle città (smart city).<br />
In molte regioni, stiamo arricchendo<br />
i contenuti cartografici<br />
dei nostri database con<br />
segnalazioni o modifiche da<br />
parte di esperti o nostri utenti<br />
attraverso un software dedicato,<br />
il Map Creator. Ogni giorno<br />
integriamo migliaia di modifiche<br />
alle nostre mappe grazie ai<br />
contributi di esperti delle nostre<br />
Community, selezionati con<br />
cura e scrupolo nelle Università,<br />
fra professionisti del settore,<br />
nelle amministrazioni. A questi<br />
esperti, si affiancano centinaia<br />
di appassionati che utilizzano<br />
quotidianamente le mappe<br />
HERE.<br />
Queste segnalazioni sono importanti<br />
per garantire un tocco<br />
‘locale’, soprattutto in alcune<br />
aree a spiccato carattere dinamico<br />
per le quali è richiesta<br />
un’attenzione particolare, o, più<br />
in generale, in aree che risultano<br />
essere più difficilmente raggiungibili.<br />
HERE utilizza diffusamente anche<br />
la tecnologia più moderna<br />
del settore della cartografia, il<br />
LIDAR, che raccoglie centinaia<br />
di migliaia di dati al<br />
secondo, tutti georiferiti.<br />
Tentando di semplificarne<br />
il funzionamento, il<br />
sistema è costituito da<br />
un segnale laser sorgente<br />
che rimbalzando<br />
sulle superfici che incontra<br />
crea precise nuvole<br />
di punti, riacquisite<br />
e successivamente<br />
processate e rielaborate<br />
per creare mappe in 3D<br />
ad alta definizione.<br />
Allo stesso tempo, i nostri<br />
veicoli rilevano e acquisiscono<br />
automaticamente<br />
oltre 10.000 tipi di segnali<br />
stradali in 22 paesi,<br />
assieme alla segnaletica<br />
orizzontale; tutte queste<br />
informazioni vengono elaborate<br />
e sovrapposte alla<br />
base cartografica cosicchè<br />
il software possa integrarle<br />
e completarle. Vogliamo evidenziare<br />
una volta di più che<br />
l’input umano è fondamentale<br />
per lo sviluppo e il processo finale<br />
della verifica dei dati.<br />
Mappe per l’auto autonoma<br />
Queste mappe ad alta definizione<br />
– HERE le chiama HD<br />
Map – costituiranno le fondamenta<br />
dell’auto autonoma. Per<br />
arrivare a destinazione in modo<br />
sicuro, un veicolo autonomo<br />
deve conoscere accuratamente<br />
l’intera rete stradale: ogni svolta,<br />
strada a senso unico o svincolo,<br />
ogni pendio, dosso e curva.<br />
Ecco perché le mappe per la<br />
guida autonoma richiedono più<br />
precisione, accuratezza e “penetrazione”<br />
di quelle progettate o<br />
usate per sistemi di navigazione<br />
semplice.<br />
Di conseguenza, rispetto ad una<br />
Fig.3 - L’autovettura HERE True munita di strumentazione<br />
LIDAR durante l’acquisizione dati.<br />
mappa in 2D, la HD Map, oltre<br />
ad una maggiore precisione, fornisce<br />
molte più informazioni,<br />
per esempio su alcuni attributi<br />
come ostacoli su strada o rampe<br />
di uscita.<br />
Le automobili autonome sono<br />
attrezzate con dei sensori di<br />
bordo; tuttavia, questi sensori<br />
riconoscono e “leggono” la strada<br />
che stanno percorrendo per<br />
la prima volta, non avendone<br />
“memoria”. Le informazioni<br />
della strumentazione di bordo,<br />
unite al dettaglio della HD Map<br />
forniscono un set di dati in un<br />
contesto completo e dettagliato.<br />
Uno spartitraffico è stato abbattuto?<br />
Fig. 4 - In una simulazione di HD Map, il veicolo con guida autonoma giunge all’incrocio conoscendo in anticipo<br />
il tipo di svolta che dovrà effettuare, scegliendo la giusta corsia anche in funzione dei possibili ostacoli e<br />
dei veicoli che impegnano l’incrocio. Tramite il cloud, inoltre, saprà se sarà necessario fermarsi al semaforo.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 33
REPORTS<br />
Fig. 5 - Una realtà accuratamente descritta attraverso<br />
una HD Map che presenta dettagli di ogni genere.<br />
È caduto un albero in strada?<br />
La HD Map descrive anche le<br />
specifiche fisiche e legali della<br />
strada; basti pensare che una<br />
macchina a guida autonoma<br />
debba essere in grado di cambiare<br />
corsia per effettuare un<br />
sorpasso o avere la capacità di<br />
riconoscere una corsia temporaneamente<br />
bloccata o chiusa.<br />
Fig. 6 - Altra ricostruzione di una mappa HD in tre dimensioni da<br />
acquisizione LIDAR; anche la segnaletica orizzontale risulta estremamente<br />
precisa.<br />
Per eseguire in modo corretto<br />
ed efficace tali manovre, viene<br />
richiesto al veicolo di conoscere<br />
l’imminente configurazione<br />
delle corsie; se l’auto autonoma<br />
fosse guidata dai soli<br />
sensori, avrebbe una visione<br />
limitata nel leggere<br />
queste informazioni,<br />
anche a causa di fattori<br />
esterni come condizioni<br />
meteo avverse o congestione<br />
del traffico.<br />
Non si tratta solo di<br />
avere una mappa precisa,<br />
è anche necessario che<br />
l’auto possa “vedere dietro<br />
l’angolo”. Per arrivare a destinazione<br />
in tutta sicurezza,<br />
la macchina autonoma deve<br />
anche sapere cosa sta succedendo<br />
più avanti sulla strada, fuori<br />
della portata dei suoi sensori.<br />
Il raggio di azione dei radar e<br />
delle telecamere dell’auto può<br />
estendersi per 30 metri dal<br />
punto in cui si trova, il che<br />
significa che se l’auto sta viaggiando<br />
a 130 km/h avrebbe un<br />
“orizzonte sensibile” di un solo<br />
secondo. Il risultato è che la vettura<br />
sarebbe in grado di rilevare<br />
un evento o un ostacolo sulla<br />
strada solo all’ultimo momento,<br />
traducendosi in una guida poco<br />
confortevole fatta di scossoni,<br />
brusche frenate o accelerazioni.<br />
Per risolvere questo<br />
problema potrebbe<br />
essere utile un<br />
collegamento tra<br />
le auto attraverso<br />
il Location cloud,<br />
che consentirà la<br />
condivisione di<br />
varie informazioni<br />
sulla circolazione,<br />
possibili incidenti<br />
o strade ghiacciate.<br />
HERE ha investito<br />
nello sviluppo delle<br />
tecnologie cloud,<br />
da anni agognate da<br />
automobilisti e case<br />
automobilistiche.<br />
Siamo finalmente pronti al varo<br />
di questa tecnologia, in grado di<br />
elaborare, processare e analizzare<br />
le informazioni trasmesse dai<br />
sensori dei veicoli in circolazione<br />
e di restituire agli stessi tutti i<br />
dati necessari per ricostruire accuratamente<br />
l’ambiente attorno<br />
a ciascun veicolo.<br />
Oggi rilasciamo gli aggiornamenti<br />
delle nostre mappe su<br />
base periodica e forniamo servizi<br />
“dinamici” in tempo reale<br />
all’auto, come informazioni sul<br />
traffico, prezzi dei carburanti o<br />
informazioni sulla disponibilità<br />
di parcheggio; più automobili<br />
saranno connesse (connected<br />
Cars), più automobilisti potranno<br />
beneficiare di questi servizi.<br />
Ma, con la diffusione di automobili<br />
sempre più automatizzate,<br />
la cui domanda prevediamo<br />
sarà sempre crescente, saranno<br />
richieste mappe aggiornate di<br />
ora in ora, di secondo in secondo;<br />
e anche le tecnologie per il<br />
supporto del flusso di informazioni<br />
dovranno essere in grado<br />
di gestire trasferimenti di dati<br />
così importanti per e dal cloud,<br />
a velocità sempre più elevate.<br />
In uno scenario nel quale i<br />
maggiori produttori mondiali<br />
di auto investono nella ricerca<br />
della guida autonoma, l’idea<br />
che entro il prossimo decennio<br />
i pendolari possano al mattino<br />
tranquillamente disinteressarsi<br />
del volante e leggere il giornale<br />
recandosi al lavoro, è molto reale.<br />
Mentre ci muoviamo verso<br />
quel futuro automatizzato, la<br />
capacità di un veicolo di riuscire<br />
a localizzarsi e di “vedere<br />
intorno e dietro agli angoli” in<br />
aggiunta ad una convinta accettazione<br />
di questa tecnologia<br />
per delegare il controllo delle<br />
nostre auto, costituirà un fattore<br />
critico nell’acquisizione di importanti<br />
quote di mercato. E per<br />
quel che accadrà, siamo certi che<br />
avremo assolutamente bisogno<br />
di mappe ad alta definizione.<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
ABSTRACT<br />
As cartographers, we have long dreamt of creating the perfect map<br />
– one that precisely recreates the territory it seeks to represent. But,<br />
as many in the field will attest, at the heart of that endeavor has lay<br />
a great paradox: the closer to reality a map becomes, the less useful<br />
it tends to be, especially in today´s complex and crowded world.<br />
Maps have historically been abstractions of reality by necessity as<br />
people need not know every inch of the territory to get from A to B.<br />
And besides, there are limits to how much information the human<br />
brain can handle.<br />
But what if map data is not only designed for direct consumption by<br />
people but also to be read by machines capable of comprehending<br />
vast quantities of information? When we build maps that need to be<br />
understood only by software then the paradox falls away: one can<br />
indeed have a map which is close to 1:1 scale and at the same time<br />
useful to a machine such as a self-driving vehicle.<br />
HERE is working on such maps of the future through a combination<br />
of modern technology and traditional mapmaking expertise.<br />
At the forefront of its mapmaking is a global, highly trained team<br />
of geographic analysts, supported by mappers from the community,<br />
which contribute edits to the map via HERE’s Map Creator<br />
program. Beyond that, HERE is also deploying the industry’s most<br />
modern mapmaking technology too in the form of LIDAR data<br />
capture vehicles, which help HERE build very detailed 3D maps. It<br />
is these high definition maps – which HERE calls the HD Map –<br />
that will be the foundation for autonomous driving. It is these maps<br />
that also move us closer to the notion of the ‘perfect map’.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Connected cars; location cloud; HD Maps; autonomous cars<br />
AUTORE<br />
Massimiliano Arcieri<br />
massimiliano.arcieri@here.com<br />
Senior Geographic Analyst<br />
Figg. 7 e 8 - I sensori dell’auto (radar e telecamere) forniscono nozioni basilari sulla configurazione<br />
dell’incrocio; la mappa completa il set di informazioni con i dati sulle specifiche delle strade.<br />
Andrea Soncin<br />
andrea.soncin@here.com<br />
Field Manager Italy<br />
HERE a Nokia Company<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 35
REPORTS<br />
Gestione di dati tramite<br />
dispositivi mobili per la<br />
pianificazione di emergenza<br />
di Mattia De Amicis, Stefano Roverato,<br />
Fabio Olivotti e Alice Mayer<br />
Con questo lavoro è stato predisposto un sistema<br />
di raccolta di informazioni direttamente sul campo<br />
che consente di raccogliere in tempo reale dati<br />
geospaziali riguardanti le strutture e le infrastrutture<br />
di Protezione Civile.<br />
Fig. 1 - Schema del funzionamento del sistema di raccolta dati.<br />
Il nostro Paese, a causa delle<br />
particolari caratteristiche<br />
geologiche, geomorfologiche<br />
e climatiche, è estremamente fragile<br />
dal punto di vista dell’accadimento<br />
di fenomeni calamitosi<br />
sia naturali che antropici. Un’accurata<br />
conoscenza dell’incidenza<br />
di questi fenomeni rappresenta<br />
la premessa indispensabile per<br />
ridurre il rischio e minimizzare i<br />
danni che la popolazione e l’ambiente<br />
possono subire. I Piani<br />
Comunali di Protezione Civile<br />
sono uno degli strumenti più<br />
importanti nell’ambito della previsione<br />
e prevenzione, e costituiscono<br />
la base per la pianificazione<br />
di tutti gli interventi e delle<br />
opere necessarie per fronteggiare<br />
le emergenze. Uno degli aspetti<br />
cruciali nella compilazione dei<br />
Piani è la fase di raccolta dei dati<br />
territoriali. Il Manuale Operativo<br />
redatto dal Dipartimento<br />
Nazionale di Protezione Civile<br />
presenta infatti un elenco di<br />
elementi che devono essere obbligatoriamente<br />
censiti, riportandone<br />
accuratamente non solo la<br />
posizione geografica, ma anche<br />
tutta una serie di informazioni<br />
riguardanti le caratteristiche e<br />
le funzionalità utili agli scopi di<br />
Protezione Civile. La raccolta dei<br />
dati territoriali è quindi molto<br />
importante, in quanto costituisce<br />
la fase conoscitiva del territorio,<br />
sulla quale vengono costruiti<br />
i programmi e gli interventi per<br />
una corretta e funzionale pianificazione<br />
dell’emergenza. A fronte<br />
di ciò il presente lavoro ha voluto<br />
proporre una metodologia<br />
che, grazie all'utilizzo dei moderni<br />
strumenti informatici, è in<br />
grado di rendere il lavoro sul<br />
campo più semplice ed efficace,<br />
riducendo così i tempi di compilazioneed<br />
entrata in vigore<br />
dei Piani di Emergenza.<br />
Il Piano di Emergenza<br />
Definito dal Metodo Augustus<br />
come “l’insieme delle procedure<br />
operative di intervento per fronteggiare<br />
una qualsiasi calamità attesa<br />
in un determinato territorio”, il<br />
Piano di Emergenza ha come suo<br />
punto cardine la definizione degli<br />
scenari di evento e l’elaborazione<br />
di una banca dati di supporto alla<br />
gestione delle emergenze. Il primo<br />
passo per poter elaborare gli<br />
scenari è costituito dalla raccolta<br />
e analisi dei dati territoriali e dalla<br />
loro rappresentazione in cartografia<br />
a diverse scale di dettaglio, cosi<br />
da consentire non solo una visione<br />
di insieme del territorio ma anche<br />
uno sguardo particolareggiato<br />
sul possibile impatto di uno o più<br />
eventi calamitosi sugli elementi<br />
vulnerabili. Il Manuale Operativo<br />
contiene un elenco di elementi<br />
che i Comuni devono obbligatoriamente<br />
individuare e cartografare,<br />
e in alcuni casi prevede diverse<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
tipologie di simboleggiatura (per<br />
esempio l’utilizzo del colore rosso<br />
per le strutture vulnerabili e verde<br />
per quelle strategiche). Inoltre,<br />
il Manuale impone il riconoscimento,<br />
all’interno del territorio<br />
comunale, di tre tipi di aree di<br />
emergenza:<br />
4aree di ammassamento dei<br />
soccorritori<br />
4aree di attesa della popolazione<br />
4aree di accoglienza della popolazione<br />
I rischi che devono essere presi in<br />
considerazione sono i seguenti:<br />
4rischio idrogeologico e<br />
idraulico<br />
4rischio sismico<br />
4rischio vulcanico<br />
4rischio industriale<br />
4rischio incendio boschivo<br />
Per ogni tipologia di rischio devono<br />
essere individuati gli scenari<br />
di evento, ossia le possibili aree di<br />
impatto sugli elementi vulnerabili<br />
con una scala di dettaglio almeno<br />
di 1:10.000. In un Piano di<br />
Emergenza è inoltre opportuno<br />
considerare, per ogni scenario<br />
identificato, la presenza di risorse<br />
umane, materiali e mezzi. Un<br />
Piano deve essere sufficientemente<br />
flessibile per essere utilizzato in<br />
tutte le situazioni di emergenza,<br />
sia previste che impreviste, ed<br />
inoltre deve essere in continuo<br />
aggiornamento per tener conto<br />
dell’evoluzione nell’assetto territoriale.<br />
Per questi motivi, un ruolo<br />
estremamente importante nella<br />
pianificazione di emergenza è ricoperto<br />
dalle carte tematiche, che<br />
permettono una conoscenza del<br />
territorio rapida ed intuitiva. Negli<br />
ultimi anni, a fianco delle tradizionali<br />
mappe cartacee, si è assistito,<br />
anche da un punto di vista<br />
normativo, all’affermazione degli<br />
strumenti di cartografia digitale<br />
(GIS). È bene tuttavia precisare<br />
Tab. 1 - Esempio di come è strutturata la categoria Area a rischio che rappresenta gli scenari<br />
di evento che devono essere caricati.<br />
che attualmente il loro uso non è<br />
obbligatorio, ma a discrezione dei<br />
singoli Comuni.<br />
Le linee guida della<br />
Regione Lombardia<br />
La Regione Lombardia, attraverso<br />
la DGR 16 maggio 2007,<br />
n.8/4732 “Direttiva Regionale<br />
per la pianificazione di emergenza<br />
degli enti locali”, ha adottato una<br />
specifica normativa che disciplina<br />
come redigere i Piani di Emergenza,<br />
consigliando ai Comuni l’utilizzo<br />
di strumenti GIS per la loro<br />
redazione. La Regione ha inoltre<br />
adottato un sistema centralizzato<br />
per la rappresentazione e la raccolta<br />
di tutti i dati riguardanti la<br />
parte cartografica dei Piani con<br />
l’obiettivo di realizzare una banca<br />
dati territoriale regionale per condividere<br />
i dati mappati dai singoli<br />
Comuni. L’Ente ha quindi predisposto<br />
uno standard riguardante<br />
sia i dati geografici sia i relativi<br />
metadati, in maniera da renderli<br />
omogenei e confrontabili su tutto<br />
il territorio regionale. I dati territoriali<br />
da mappare, richiesti in formato<br />
shapefile, sono stati suddivisi<br />
in cinque categorie:<br />
1) Area a rischio<br />
2) Struttura strategica<br />
3) Superficie strategica<br />
4) Punto di accessibilità<br />
5) Infrastruttura viabilistica<br />
Ogni categoria è composta da<br />
diverse tipologie di elementi costituiti<br />
da una parte geometrica e<br />
una attributiva, e identificate da<br />
specifici codici di riconoscimento<br />
(Tabella1). Per quanto riguarda le<br />
geometrie adottate, unicamente<br />
le Aree a rischio sono di tipo poligonale<br />
mentre le restanti sono<br />
di tipo puntuale. Non è stato previsto<br />
l’utilizzo di una geometria<br />
lineare, di conseguenza non vi è<br />
l’obbligo di mappare le reti infrastrutturali<br />
e tecnologiche presenti<br />
sul territorio. Tutti questi dati,<br />
una volta acquisiti, andranno caricati<br />
direttamente sul portale della<br />
Regione (PEWEB).<br />
La struttura di archiviazione dei<br />
dati poligonali relativi alle Aree a<br />
rischio è mostrata in Tabella 1 ed<br />
è simile anche per le altre categorie<br />
di elementi da mappare. La categoria<br />
struttura strategica identifica<br />
gli edifici, mentre con superficie<br />
strategica si intende una superficie<br />
in area aperta che può essere uti-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 37
REPORTS<br />
lizzata come base logistica per i<br />
soccorritori, o che può ospitare un<br />
buon numero di persone. Il punto<br />
di accessibilità individua invece<br />
una struttura dedicata alla movimentazione<br />
di mezzi, materiali e<br />
persone, come stazioni e aeroporti.<br />
In ultimo, con infrastruttura<br />
viabilistica, vengono indicate le<br />
infrastrutture a supporto della viabilità<br />
di interesse, come ad esempio<br />
ponti, viadotti e cavalcavia.<br />
L’architettura del geodatabase<br />
e la pubblicazione<br />
del servizio di mappa<br />
Con il presente lavoro si voluto<br />
proporre uno schema di lavoro<br />
che consenta la raccolta direttamente<br />
sul campo. Mediante comuni<br />
dispositivi mobili è possibile<br />
mappare tutti gli elementi necessari<br />
per la redazione dei Piani di<br />
Emergenza, predisponendoli direttamente<br />
per il loro caricamento<br />
sul portale regionale, così come<br />
richiesto dalla Regione Lombardia.<br />
Lo schema concettuale del<br />
funzionamento dell’intero sistema<br />
è basato sui seguenti punti:<br />
1) un geodatabase installato su<br />
un server organizza la struttura<br />
dei dati secondo le specifiche<br />
richieste, e ne consente la scrittura<br />
e la lettura da remoto;<br />
2) tramite Arcgis Server viene attivato<br />
e reso pubblico un servizio<br />
di Feature Access;<br />
3) il servizio viene richiamato su<br />
Arcgis Online con una mappa<br />
dedicata, che viene condivisa<br />
con tutti gli utenti abilitati;<br />
4) la mappa viene aperta con ESRI<br />
Collector, con il quale è possibile<br />
aggiungere nuovi elementi<br />
vettoriali dai dispositivi mobili.<br />
Fig. 2 - Esempio di interrogazione di dati spaziali tramite Collector. Comune di Iseo.<br />
In questo modo viene instaurata<br />
una connessione in tempo reale<br />
tra l’utente e il geodatabase, che<br />
consente di archiviare velocemente<br />
e facilmente i dati territoriali.<br />
La base di partenza per il funzionamento<br />
dell’intero sistema è<br />
quindi il geodatabase.<br />
Sul server cartografico del Laboratorio<br />
di Geomatica del Dipartimento<br />
di Scienze Ambiente e<br />
Territorio e Scienze della Terra,<br />
è stato creato un geodatabase<br />
di tipo Enterprise installato su<br />
un'istanza di Microsoft SQL Server.<br />
Successivamente sono state<br />
predisposte le 5 feature classes che<br />
rispecchiano i diversi shapefile richiesti<br />
dalla Regione, denominate<br />
allo stesso modo e con la stessa geometria.<br />
Ad ogni feature class sono<br />
stati infine assegnati i campi descrittivi<br />
previsti. Il tipo di campo<br />
da usare è stato scelto in funzione<br />
dei dati che vi verranno inseriti:<br />
“short integer” per i numeri interi,<br />
“float” per numeri interi o decimali<br />
e “text” per le stringhe alfanumeriche<br />
e per i campi di tipo<br />
vero-falso. Ad ogni feature class<br />
sono state assegnate le coordinate<br />
nel sistema di riferimento Gauss-<br />
Boaga, che è quello ancora in uso<br />
per il PEWEB. Per alcuni campi<br />
è stato necessario predisporre un<br />
dominio per restringere la possibilità<br />
di scelta dell’utente in fase<br />
di popolamento, costringendolo<br />
all’interno delle possibilità previste<br />
dallo standard regionale. Questa<br />
scelta verrà visualizzata sotto forma<br />
di menù a tendina, dal quale si<br />
dovrà scegliere la voce corretta per<br />
popolare il campo desiderato.<br />
L’intero geodatabase è stato aperto<br />
in un progetto di Arcmap (.mxd),<br />
per permetterne la condivisione<br />
e la pubblicazione come Servizio<br />
Web su Arcgis Server. Sono<br />
stati personalizzati il layout e<br />
la simbologia dei layer, con le<br />
caratteristiche che verranno poi<br />
visualizzate dall’utente finale attraverso<br />
i dispositivi mobili. In fase<br />
di pubblicazione è stato necessario<br />
attivare il servizio Feature Access,<br />
che consente di leggere, interrogare<br />
e modificare i dati direttamente<br />
sul geodatabase anche da una postazione<br />
remota.<br />
Creazione di una mappa<br />
su Arcgis Online e utilizzo<br />
nel Collector<br />
La mappa online creata sul portale<br />
Arcgis Online riveste un ruolo<br />
molto importante, poichè permette<br />
di mettere in comunicazione<br />
server e Collector, e quindi geodatabase<br />
e dispositivi mobili. Per<br />
inserire il collegamento al servizio<br />
appena creato è stato sufficiente<br />
inserire il relativo URL, preventivamente<br />
individuato e copiato<br />
dal portale del server manager.<br />
Una volta salvata, è poi possibile<br />
condividere la mappa con tutti gli<br />
utenti abilitati, ad esempio con gli<br />
operatori incaricati di compilare il<br />
Piano Comunale di Emergenza.<br />
Ogni punto aggiunto tramite il<br />
Collector viene registrato automaticamente<br />
e in tempo reale all’in-<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
terno del geodatabase, nella feature<br />
class scelta. Oltre alla creazione<br />
di nuove feature è inoltre possibile<br />
modificare o eliminare quelle<br />
esistenti, così come si farebbe da<br />
Arcgis Desktop. Questo sistema<br />
offre la possibilità di far lavorare<br />
contemporaneamente più utenti<br />
sullo stesso geodatabase: questa<br />
caratteristica è molto importante<br />
soprattutto in quei Comuni soggetti<br />
a problematicità multiple,<br />
perché consente di suddividere il<br />
lavoro e diminuire ulteriormente<br />
i tempi. È importante sottolineare<br />
che l’inserimento dei dati tramite<br />
Collector soddisfa già lo standard<br />
imposto dalla Regione, e perciò<br />
non saranno necessarie in un secondo<br />
tempo ulteriori modifiche<br />
per adeguarli alla normativa.<br />
Registrazione sul<br />
Portale Regionale<br />
Al termine della fase di acquisizione<br />
di tutti i dati territoriali, il<br />
geodatabase risulterà popolato<br />
con tutta una serie di voci inerenti<br />
le strutture e le infrastrutture utili<br />
per la Protezione Civile presenti<br />
sul territorio comunale. Oltre<br />
al Piano testuale, la Regione<br />
Lombardia richiede che vengano<br />
caricati tutti i dati spaziali in<br />
un applicativo online dedicato,<br />
denominato Peweb, in modo da<br />
disporre di una visione di sintesi<br />
e di insieme di tutti i Piani di<br />
Emergenza per tutti i Comuni<br />
della Regione. Su Peweb la componente<br />
geometrica del dato deve<br />
essere caricata in formato shapefile,<br />
mentre per la parte descrittiva<br />
è richiesto un file .xml. Ad ogni<br />
tipologia di dato (Area a rischio,<br />
Punto di accessibilità, Infrastruttura<br />
viabilistica, Struttura strategica, Superficie<br />
strategica) deve quindi corrispondere<br />
un file .xml, che abbia<br />
lo stesso nome e che riporti tutti<br />
gli attributi del dato. Le due parti<br />
verranno poi messe insieme in un<br />
secondo tempo dal sistema, grazie<br />
ad un campo ID comune che le<br />
identifica inequivocabilmente.<br />
Lavorando con un Geodatabase<br />
Enterprise questi passaggi sono<br />
molto facilitati, dal momento che<br />
i dati sono già suddivisi nelle classi<br />
richieste, ed occorre solamente<br />
esportarli in formato shapefile. Per<br />
preparare il file con i metadati ci<br />
si appoggia invece ad un template<br />
fornito dalla Regione, che contiene<br />
lo schema corretto del .xml che<br />
andrà in seguito caricato.<br />
Conclusioni<br />
Questo lavoro ha voluto mostrare<br />
come sia possibile sfruttare le<br />
potenzialità fornite dai moderni<br />
sistemi informativi territoriali per<br />
la raccolta di dati sul campo a<br />
supporto della Protezione Civile.<br />
Tutto questo è reso possibile<br />
dall’utilizzo di strumenti versatili<br />
come i Geodatabase Enterprise,<br />
in grado di archiviare grandi<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 39
REPORTS<br />
quantità di informazioni e<br />
di comunicare con utenti<br />
in remoto, unito al recente<br />
sviluppo della piattaforma<br />
Arcgis Online, che consente<br />
agli utenti registrati di<br />
pubblicare e condividere le<br />
proprie mappe. Una volta<br />
predisposta la struttura di<br />
base e creata la mappa è poi<br />
sufficiente condividerla con<br />
l’operatore finale, che non è<br />
obbligato a conoscere fino<br />
in fondo il funzionamento<br />
dell’intero sistema.<br />
3L’utilizzo del Collector è<br />
infatti semplice e intuitivo,<br />
basato su form e menù a<br />
scelta multipla. In questo<br />
modo la fase di raccolta dati<br />
diventa non solo semplice<br />
ma anche veloce, e consentirà<br />
in futuro di snellire il<br />
lavoro di predisposizione<br />
dei Piani di Emergenza, che<br />
sono per loro natura molto<br />
complessi e articolati.<br />
RIFERIMENTI<br />
Dipartimento di Protezione Civile - Ottobre 2007<br />
“Manuale operativo per la predisposizione di un Piano<br />
comunale o intercomunale di Protezione Civile” -.<br />
Dipartimento di Protezione Civile - Presidenza del<br />
Consiglio dei Ministri, 1997 “Metodo Augustus”<br />
DPC Informa, n. 12 1997.<br />
Frigerio, I., Roverato, S., & De Amicis, M. (2013).<br />
A Proposal for a Geospatial Database to Support<br />
Emergency Management. Journal Of Geographic<br />
Information System, 5, 396-403.<br />
Regione Lombardia, 2007 “Direttiva regionale per<br />
la pianificazione dell’emergenza degli enti locali”<br />
(D.G.R.) n. VIII/4732. Bollettino Ufficiale della<br />
Regione Lombardia, Milano.<br />
Regione Lombardia, 2011 “GEODB Prevenzione<br />
e Sicu-rezza, sintesi progettazione esterna e specifiche<br />
funzionali. Architettura informativa. Mosaico Piani<br />
di Emergenza”. Bollettino Ufficiale della Regione<br />
Lombardia, Milano.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Protezione civile; pianificazione di emergenza;<br />
collector; emergenza; geodatabase<br />
ABSTRACT<br />
Among the Civil Protection plan creation the data<br />
collection of buildings and infrastructures is one of<br />
the most important step. The most relevant information<br />
to be collected are not only their position<br />
(geolocalization) but also their Civil Protection<br />
functionalities and peculiarities. Within this context<br />
Lombardy Region set up data collection and data<br />
storing standards through a focused law. In this paper<br />
we describe a new system to collect these kind of<br />
data directly on the field. This system is based on an<br />
ESRI Geodatabase Enterprise installed on a server,<br />
an ArcGIS Online account and the ESRI Collector<br />
App for smartphones. Data collected by operators<br />
on the field are directly sent to the Geodatabase on<br />
server using mobile internet connection; data structure<br />
and format follow Lombardy Region standards<br />
and they are ready to be loaded on the official Civil<br />
Protection Planning platform.<br />
AUTORE<br />
Mattia De Amicis<br />
mattia.deamicis@unimib.it<br />
Stefano Roverato<br />
stefano.roverato@unimib.it<br />
Fabio Olivotti<br />
fabio.olivotti@unimib.it<br />
Alice Mayer<br />
alice.mayer@unimib.it<br />
Università degli Studi di Milano Bicocca,<br />
Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del<br />
Territorio e di Scienze della Terra, Laboratorio<br />
di Geomatica, Piazza della Scienza 1, 20126<br />
Milano, geomatica.ambientale@unimib.it<br />
Geomatic Laboratory - Earth and Environmental<br />
Sciences Department, University<br />
of Milano Bicocca, Piazza della Scienza 1 -<br />
20126 Milano, Italy, geomatica.ambientale@<br />
unimib.it<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
REPORTS<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 41
REPORTS<br />
RemTech Expo <strong>2015</strong><br />
a cura della Redazione<br />
RemTech Expo <strong>2015</strong> (IX<br />
edizione) e le Remediation<br />
Technologies. Dal<br />
23 al 25 Settembre<br />
la manifestazione<br />
sulle bonifiche e la<br />
riqualificazione del<br />
territorio organizzata da<br />
Ferrara Fiere (partner la<br />
Regione Emilia-Romagna,<br />
sponsor Eni Saipem).<br />
Dal 2007, RemTech è il<br />
principale punto di riferimento<br />
tecnico e commerciale<br />
in Italia per la community<br />
delle bonifiche e della riqualificazione<br />
del territorio – società<br />
private, enti pubblici, università e<br />
centri di ricerca, associazioni, professionisti,<br />
mondo dell’industria,<br />
comparto petrolifero e real estate<br />
– che, anno dopo anno, lo elegge<br />
a “vetrina” autorevole, luogo di<br />
condivisione delle esperienze virtuose<br />
e momento di crescita della<br />
conoscenza.<br />
Insieme alle sue Sezioni speciali,<br />
CoastEsonda e Inertia,<br />
RemTech ha tra i propri<br />
punti di forza innanzitutto<br />
un'area espositiva prestigiosa<br />
e altamente specializzata,<br />
dove trovano spazio le soluzioni,<br />
i prodotti e i progetti<br />
più avanzati e sostenibili.<br />
Numerose le imprese tecnologiche<br />
presenti e gli approfondimenti<br />
congressuali<br />
dedicati proprio alle applicazioni<br />
delle tecnologie e alla realizzazione<br />
di test pilota. In Italia, solo<br />
di recente si è iniziato a parlare e<br />
a impiegare le tecnologie ISCO<br />
(In Situ Chemical Oxydation), le<br />
PBR (Permeable Reactive Barrier),<br />
la bioremediation e la phytoremediation,<br />
senza contare che un<br />
altro settore in cui le componenti<br />
“tecnologie innovative” e “sostenibilità”<br />
si fondono armonicamente<br />
è quello dei droni, oggi sempre<br />
più sofisticati e mirati a interventi<br />
nel sottosuolo e sul territorio (monitoraggi,<br />
studi su ampia scala,<br />
etc.). Tutti temi e strumenti che<br />
RemTech ha approfondito per primo,<br />
posizionandosi come evento<br />
innovativo e sostenibile, incubatore<br />
di alta conoscenza, condivisione<br />
e opportunità che valorizza in anteprima<br />
quanto di più eccellente e<br />
avanzato offre il mercato delle bonifiche<br />
e della tutela del territorio.<br />
RemTech prevede una sessione<br />
congressuale di elevato livello<br />
tecnico-scientifico, corsi di formazione<br />
e di alta formazione per operatori,<br />
autorità e decision maker,<br />
dibattiti multidisciplinari a livello<br />
nazionale e internazionale sulle<br />
tecnologie più all’avanguardia e i<br />
casi di studio eccellenti, momenti<br />
dedicati all’approfondimento e<br />
altri allo scambio e all’incontro<br />
fra domanda e offerta, aprendo la<br />
strada ai mercati emergenti e creando<br />
occasioni di business per gli<br />
espositori.<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
BONIFICHE DEI SITI CONTAMINATI<br />
REPORTS<br />
NORMATIVA<br />
In Italia, si inizia a parlare di bonifiche dei siti contaminati<br />
come di un tema focale con il D.M. 471/99, che ha definito i<br />
limiti di accettabilità per i terreni e le acque sotterranee in funzione<br />
della destinazione d’uso, le procedure e le modalità di<br />
intervento (bonifica, bonifica con misure di sicurezza e messa<br />
in sicurezza permanente).<br />
Nel 2006, con il D.Lgs 152/06, per superare una serie di<br />
criticità tecniche e procedurali che si erano manifestate<br />
nell’applicazione della precedente normativa, viene valorizzato<br />
lo strumento dell’analisi di rischio per la definizione degli<br />
obiettivi di bonifica.<br />
Le autorizzazioni vengono rilasciate dal Ministero<br />
dell’Ambiente nel caso dei SIN. Per gli altri siti, l’ente di<br />
competenza è la Regione o l’ente delegato. L’istruttoria delle<br />
varie fasi del procedimento avviene attraverso Conferenze dei<br />
Servizi, alle quali partecipano tutti i soggetti interessati, in particolare<br />
le istituzioni territoriali.<br />
In questa edizione, in particolare,<br />
si parlerà diffusamente di industria<br />
nella “Conferenza Nazionale<br />
dell'Industria sull'Ambiente<br />
e sulle Bonifiche”, di dissesto<br />
idrogeologico, prevenzione, manutenzione<br />
del territorio e opere<br />
con la “Conferenza Nazionale<br />
sul Rischio Idrogeologico”, di<br />
Direttiva Acque e Alluvioni<br />
con il coordinamento delle<br />
Autorità di Bacino e dei Distretti<br />
Idrografici, di porti, sedimenti<br />
e dragaggi nella “Conferenza<br />
Nazionale dei Porti”, di protezione<br />
delle coste, di opere pubbliche,<br />
strade, recupero dei materiali<br />
da C&D con il “Convegno<br />
sulla Sostenibilità Ambientale<br />
delle Opere” e naturalmente di<br />
tecnologie innovative, casi eccellenti,<br />
agricoltura, amianto e molto<br />
altro ancora. Quest'anno inoltre,<br />
RemTech organizza il primo<br />
“Seminario di Formazione sulla<br />
Comunicazione Ambientale”,<br />
per consentire ai giornalisti ambientali<br />
di apprendere linee guida,<br />
policy e procedure condivise<br />
sulle modalità di comunicazione<br />
di crisi nei casi di emergenza ambientale.<br />
Svariati anche i nuovi servizi<br />
messi a disposizione delle imprese,<br />
per creare momenti di<br />
incontro e confronto tra buyer<br />
e fornitori (Carta dei Servizi).<br />
Non mancherà, poi, la possibilità<br />
di partecipare a incontri faceto-face<br />
con alcuni dei principali<br />
stakeholder coinvolti nella manifestazione<br />
(Anas, Italferr, etc.) e<br />
di essere protagonisti di meeting<br />
bilaterali con key player stranieri<br />
appositamente invitati.<br />
Uno spazio espositivo sarà interamente<br />
dedicato ai progetti<br />
(europei, LIFE, etc.) inerenti le<br />
tematiche di interesse, per potenziare<br />
la visibilità di tutti i soggetti<br />
coinvolti, favorire lo sviluppo di<br />
rapporti intra ed extra progettuali<br />
e creare un luogo di convergenza,<br />
altamente qualificato e specializzato,<br />
dove possano essere<br />
condivise idee e programmi per<br />
il futuro. Quest’area affiancherà<br />
quella delle Università e dei<br />
centri di ricerca (ISMAR, CNR,<br />
OGS, etc.).<br />
Tra le novità <strong>2015</strong>, l’istituzione<br />
di diversi premi speciali.<br />
Ai tradizionali “Premi di Laurea<br />
CENSIMENTO<br />
In Europa, i siti potenzialmente contaminati sono 3,5 milioni,<br />
quelli effettivamente da bonificare 500.000 e i costi derivanti<br />
dallo stato di contaminazione oscillano tra i 2,4 e i 17,3<br />
miliardi di euro all’anno.<br />
In Italia, i SIN sono 37, i siti contaminati di competenza<br />
regionale sono 15.000 e il 3% del territorio nazionale è coinvolto<br />
dallo stato di contaminazione. I costi per la bonifica<br />
sono nell’ordine dei 3 miliardi euro (0,2 % del PIL nazionale).<br />
STATO DI CONTAMINAZIONE IN ITALIA<br />
Nei siti industriali italiani contaminati, normalmente risultano<br />
contaminate dal 15 al 30% delle superfici caratterizzate.<br />
La contaminazione si presenta a macchia di leopardo,<br />
ha una profondità molto limitata, si rilevano principalmente<br />
contaminazioni storiche e solo in pochi casi è necessaria una<br />
messa in sicurezza di emergenza.<br />
Per quanto riguarda, invece, lo stato di contaminazione<br />
delle falde nei siti industriali contaminati, la falda sottostante<br />
l’insediamento risulta generalmente contaminata, la contaminazione<br />
riguarda la falda superficiale, solo in qualche caso si<br />
rende necessario l’emungimento (source control) e, ove necessario,<br />
è attivo un sistema di contenimento della falda entro<br />
il sito.<br />
INNOVAZIONE TECNOLOGICA E SOSTENIBILITÀ<br />
DELLE BONIFICHE<br />
Il settore delle bonifiche già dal 2012 punta molto<br />
sull’applicazione delle tecnologie innovative e sostenibili.<br />
Tanti esempi nel mondo – e ancora pochi, purtroppo, in<br />
Italia – dimostrano che l’applicazione di tecnologie innovative<br />
determina costi più bassi dell’intervento e una sua maggiore<br />
sostenibilità economica, ambientale e sociale.<br />
L’espressione “sostenibilità delle bonifiche” si riferisce a quel<br />
processo di gestione e bonifica di un sito contaminato finalizzato<br />
a identificare, attraverso un processo decisionale<br />
condiviso con i portatori di interesse, la migliore soluzione,<br />
ovvero quella che massimizza i benefici della sua esecuzione<br />
dal punto di vista ambientale, economico e sociale.<br />
Magistrale sulle Bonifiche” si<br />
aggiungono, infatti, il “Premio<br />
della Ricerca in ambito costiero”,<br />
il “Premio sulla Sostenibilità<br />
delle Opere”, la prima “Mostra<br />
Fotografica sui Siti Industriali”,<br />
in collaborazione con Unione<br />
Petrolifera, e il “Premio sulla<br />
Prevenzione del Territorio”, con<br />
il coinvolgimento dei Comuni<br />
italiani e la collaborazione di<br />
ANCI.<br />
In tale, ampio e qualificato scenario,<br />
sia nell’esposizione che<br />
nei convegni saranno presenti<br />
le ARPA, le Regioni, ISPRA, il<br />
Ministero dell’Ambiente, le associazioni<br />
e gli ordini professionali.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 43
REPORTS<br />
Tra i driver <strong>2015</strong>, oltre al potenziamento<br />
del comparto istituzionale,<br />
degli organi di controllo,<br />
della rappresentanza industriale<br />
– chimica e petrolifera – e delle<br />
più importanti strutture appaltanti,<br />
non meno importante è la<br />
costruzione di partnership con<br />
importanti network internazionali,<br />
per favorire la partecipazione<br />
dei progetti transfrontalieri<br />
ad alto contenuto tecnologico e<br />
dei partner più strategici. Anche<br />
i principali mercati emergenti<br />
sono, infatti, alla ricerca di tecnologie<br />
innovative poco impattanti<br />
ed economicamente vantaggiose<br />
da importare nei Paesi dove<br />
la bonifica è solo recentemente<br />
diventata una priorità. La<br />
RemTech Training School nasce<br />
proprio al duplice scopo di promuovere<br />
le principali innovazioni<br />
tecnologiche italiane e di<br />
diffondere la conoscenza presso<br />
i maggiori buyer del presente e<br />
del prossimo futuro. Accanto ai<br />
mercati cinese e russo, già coinvolti<br />
da RemTech, sono in fase<br />
di definizione percorsi mirati<br />
che interessano l’Est Europa e la<br />
Turchia. Tutti i temi affrontati da<br />
RemTech, CoastEsonda e Inertia<br />
saranno oggetto di internazionalizzazione,<br />
mentre la RemTech<br />
Russia School (II edizione) e la<br />
RemTech China School (I edizione)<br />
si focalizzeranno sulla formazione<br />
di key manager, pubblici<br />
e privati, e daranno alle imprese<br />
espositrici l’opportunità di proporre<br />
a due nascenti mercati internazionali<br />
le migliori soluzioni<br />
tecnologiche, le proprie competenze<br />
e il know-how italiano.<br />
Se l’aggiornamento professionale<br />
continuo sarà garantito dall’assegnazione<br />
di crediti formativi,<br />
ogni sessione congressuale sarà<br />
pubblicata in forma di “Atti<br />
Ufficiali”.<br />
A CoastEsonda Expo, la Sezione<br />
speciale sulla gestione e tutela<br />
della costa e del mare, il dissesto<br />
idrogeologico e la manutenzione<br />
del territorio a rischio,<br />
parteciperanno le imprese più<br />
competitive e le principali autorità<br />
del settore, tra le quali il<br />
Ministero, #Italiasicura (Struttura<br />
di missione contro il dissesto<br />
Idrogeologico e per lo sviluppo<br />
delle infrastrutture idriche), la<br />
Protezione Civile, ISPRA, le<br />
Autorità Portuali, i Distretti<br />
Idrografici e i Consorzi di<br />
Bonifica, le Regioni, i Comuni<br />
e le Associazioni. Il programma<br />
sui temi della valorizzazione delle<br />
coste, opere, monitoraggio, porti,<br />
marine strategy e offshore sarà<br />
arricchito da focus sulla Direttiva<br />
Alluvioni, il dissesto idrogeologico<br />
e il rischio idraulico, e<br />
dalla “Conferenza Nazionale sul<br />
Dissesto Idrogeologico”.<br />
Inertia, con un ampio spazio<br />
espositivo dedicato anche al settore<br />
estrattivo, rappresenta l’appuntamento<br />
italiano più qualificato<br />
sui rifiuti inerti e gli aggregati<br />
naturali, riciclati e artificiali.<br />
In agenda, le demolizioni civili<br />
e industriali, gli impianti per la<br />
selezione e il riciclaggio dei rifiuti<br />
C&D, l'utilizzo degli aggregati<br />
riciclati, la certificazione e marcatura<br />
CE, il movimento terra,<br />
l'attività estrattiva, gli impianti,<br />
la gestione dei materiali da scavo,<br />
le costruzioni, le infrastrutture,<br />
il risanamento e la riqualificazione,<br />
il Life Cycle Assessment.<br />
Tra le novità, il I Premio per la<br />
Sostenibilità Ambientale delle<br />
Grandi Opere (promosso in<br />
collaborazione con Italferr), la<br />
tavola rotonda che coinvolgerà<br />
le principali stazioni appaltanti,<br />
i focus sui temi delle strade (con<br />
la partecipazione di ANAS),<br />
del backfilling e del recupero<br />
ambientale, e della gestione dei<br />
materiali da scavo contenenti<br />
amianto.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Tecnologie; innovazione; sostenibilità,<br />
bonifiche; internazionalizzazione<br />
ABSTRACT<br />
Remtech Expo <strong>2015</strong>, September 23/25, the event<br />
on the remediation and redevelopment of the territory<br />
organized by Ferrara Fiere (partner the Region<br />
of Emilia-Romagna, sponsors Eni Saipem) .<br />
AUTORE<br />
Redazione mediaGEO<br />
redazionemediageo@gmail.com<br />
• Rilievi batimetrici automatizzati<br />
• Fotogrammetria delle sponde<br />
• Acquisizione dati e immagini<br />
• Mappatura parametri ambientali<br />
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44 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
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<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 45
SCHEDA REPORTS TECNICA<br />
SINERGIS<br />
Dedagroup ICT Network<br />
Sede legale e direzione<br />
Loc. Palazzine 120/f 38121 – Trento<br />
Tel. +39. 0461.997.214<br />
Fax +39. 0461.997.330<br />
info@sinergis.it<br />
www.sinergis.it<br />
www.dedagroup.it<br />
PAROLE CHIAVE<br />
ASSET; SIGOV;<br />
governance del territorio; PA;<br />
ICT; multiutility<br />
ASSET e SIGOV, due soluzioni per<br />
associare il riordino territoriale allo<br />
sviluppo e alla governance del territorio<br />
di Sinergis<br />
Dedagroup ICT Network<br />
Una riforma come quella<br />
di Delrio, che ridisegna<br />
profondamente i processi<br />
di governance del<br />
territorio, può rischiare<br />
di essere interpretata<br />
dagli Amministratori<br />
Locali dei Comuni,<br />
delle Province e delle<br />
Regioni, come un mero<br />
adempimento normativo.<br />
Ma come trasformarla<br />
in una concreta<br />
opportunità di crescita?<br />
Dedagroup ICT Network<br />
ha messo a punto,<br />
in collaborazione con<br />
Forum PA, un metodo e<br />
un insieme di soluzioni<br />
con cui accompagnare<br />
gli Enti nel processo di<br />
cambiamento legato alla<br />
riforma Delrio per fare<br />
di tale evoluzione una<br />
risorsa per guidare lo sviluppo<br />
dei territori.<br />
ASSET (Analisi Statistica<br />
Socio Economica Territoriale)<br />
è una piattaforma<br />
web che consente di<br />
analizzare le caratteristiche<br />
socio-economiche<br />
del territorio di appartenenza,<br />
comparandole<br />
con quelle delle aree<br />
geografiche limitrofe,<br />
per svolgere check up,<br />
benchmarking, report,<br />
estrazioni, analisi SWOT<br />
e studi. La piattaforma<br />
include già un modello<br />
di dati predefinito per<br />
aree tematiche chiave,<br />
come la demografia, le<br />
risorse economiche o la<br />
gestione delle entrate, e<br />
guida nell’elaborazione<br />
ed estrazione delle informazioni<br />
necessarie a<br />
fotografare la situazione<br />
del territorio. In questo<br />
modo possono essere<br />
colte dinamiche rilevanti,<br />
come ad esempio<br />
quelle occupazionali,<br />
supportando nell’individuazione<br />
di azioni politiche<br />
efficaci e di area<br />
vasta.<br />
SIGOV è un sistema finalizzato<br />
a supportare i<br />
territori ad attuare una<br />
governance per obiettivi.<br />
In particolare si qualifica<br />
come strumento di<br />
progettazione e gestione<br />
per la programmazione<br />
partecipata e multilivello<br />
particolarmente indicata<br />
per le dinamiche di collaborazione<br />
tipiche degli<br />
organismi multi-ente<br />
come l’Unione. Con SI-<br />
GOV è possibile, per gli<br />
enti sovraordinati, mettere<br />
a disposizione delle<br />
Unioni un vademecum<br />
che comprende piani<br />
di lavoro di base, template<br />
e best practice per<br />
supportare tutte le fasi<br />
di creazione e successiva<br />
gestione delle Unioni.<br />
ASSET e SIGOV accompagnano<br />
le Amministrazioni<br />
nella progettazione<br />
delle Unioni di<br />
Comuni e nella gestione<br />
associata delle funzioni<br />
comunali. Con ASSET e<br />
SIGOV gli amministratori<br />
possono analizzare<br />
le caratteristiche socioeconomiche<br />
e di funzionamento<br />
del proprio<br />
territorio e compararle<br />
con quelle delle aree geografiche<br />
limitrofe, individuando<br />
così gli ambiti<br />
ottimali e le sinergie possibili<br />
per la creazione di<br />
Unioni più efficienti e in<br />
grado di pianificare meglio<br />
le proprie strategie<br />
di sviluppo.<br />
ASSET e SIGOV vanno<br />
ad arricchire l’amplio<br />
portafoglio d’offerta di<br />
Sinergis, l’azienda di Dedagroup<br />
ICT Network<br />
specializzata nella realizzazione<br />
di sistemi informativi<br />
territoriali per la<br />
PA e le multiutility.<br />
Per maggiori informazioni:<br />
http://www.semplicededa.it<br />
46 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
GI IN REPORTS EUROPE<br />
L’hackathon è la<br />
porta per il successo<br />
di Mauro Salvemini<br />
mauro.salvemini@uniroma1.it<br />
L’hackathon è la porta per il<br />
successo: questa affermazione<br />
al momento attuale sembra<br />
essere dimostrata da paesi che<br />
stanno usando la tecnologia<br />
informatica per il progresso in<br />
genere e per lo sviluppo economico<br />
in particolare.<br />
Il tutto si muove sull’asse ben<br />
noto che dagli USA verso est<br />
tocca Londra e verso Ovest<br />
coinvolge la Corea e Taiwan.<br />
In USA gli esperti dicono che<br />
nel corrente anno sono previsti<br />
più di 150 hackthon con<br />
migliaia di partecipanti l’uno,<br />
ma forse le stime saranno superate.<br />
Un divertente esempio concreto<br />
di che cosa è un hackathon<br />
è http://mcdonaldshackathon.challengepost.<br />
com, un evento promosso ed<br />
organizzato a Londra dal re<br />
dei fastfood per trovare nuove<br />
applicazioni e rivoluzionare il<br />
digital restaurant experience al<br />
quale stanno puntando. Premi<br />
in danaro, possibilità di farsi<br />
conoscere, gusto della sfida<br />
e porte aperte per il futuro.<br />
Questo quello che pensano<br />
coloro i quali partecipano,<br />
molti dei quali non hanno<br />
ancora o non frequenteranno<br />
mai i corsi universitari.<br />
Negli anni ottanta, sia sulla<br />
coste “della information<br />
technology” est che ovest degli<br />
USA, al tempo di Wang,<br />
Apollo, SUN, ed altri, ricordo<br />
che queste grandi imprese organizzavano,<br />
generalmente il<br />
venerdì pomeriggio, dei party<br />
invitando i professionisti che<br />
da alcuni mesi, lavorando nella<br />
zona, risiedevano in motel<br />
vicini. Ovviamente tali party<br />
erano finalizzati a “rubarsi<br />
vicendevolmente le competenze”<br />
ed erano un ottimo terreno<br />
per i cacciatori di teste.<br />
Nell’hackathon oggi centinaia<br />
ed a volte migliaia di persone<br />
(quasi sempre MOLTO giovani)<br />
lanciano o raccolgono<br />
le sfide della IT per premi,<br />
a volte molto divertenti e<br />
“cool”, per promuoversi presso<br />
imprese o trovare qualche<br />
“ angel” che investa sulla loro<br />
idea.<br />
Gli hackathon vengono anche<br />
promossi ed organizzati dalle<br />
università, soprattutto statunitensi<br />
ed asiatiche, ed<br />
hanno grande successo, ma<br />
c’è il paradosso che implicitamente<br />
dimostra che non è<br />
più necessario seguire i corsi<br />
universitari per ottenere i risultati<br />
attesi dai partecipanti:<br />
vendere l’idea di un app, dimostrare<br />
che si può bucare un<br />
“Captcha”, dimostrare come<br />
si può realizzare il ristorante<br />
digitale, migliorare il servizio<br />
di UBER e così via.<br />
Gli ingredienti di un hackathon<br />
sono: gli organizzatori<br />
con idee chiare di che cosa<br />
ottenere (vedi l’esempio di<br />
McDonald, ma possono essere<br />
temi più ampi sullo sviluppo<br />
di tecnologia o di altri campi<br />
applicativi, o di aggregazione<br />
ed anche accademici), i premi,<br />
le opportunità offerte ai partecipanti<br />
ed ovviamente i partecipanti<br />
ed il luogo dove ospitarli,<br />
ma questo non sembra<br />
essere un problema dato che<br />
la fascia di età giovanissima<br />
fa largo uso di sacchi a pelo e<br />
sistemi di trasporto molto low<br />
cost. Quello che succede dopo<br />
l’avvio dell’hackathon, nel<br />
quale “le relazioni ex cathedra”<br />
sono inesistenti perché<br />
tutto è scritto nella chiamata<br />
alla partecipazione, non è<br />
prevedibile. Può saltare fuori<br />
chi sostiene di essere in grado<br />
di “bucare” un sistema di<br />
sicurezza come avvenuto per<br />
Tinder (http://www.gotinder.com)<br />
ed essere assunto<br />
dalla stessa impresa che ne<br />
ha apprezzato le qualità. Una<br />
vecchia storia questa della violazione<br />
delle sicurezze per gli<br />
hacker, ma alla fine a fin di<br />
bene per loro e per la società.<br />
In tutto questo sembra che i<br />
dati, anche quelli geografici,<br />
siano un elemento, ma non il<br />
nocciolo della questione.<br />
E’ vero che proprio in presenza<br />
dell’avvenimento del<br />
terremoto in Nepal le mappe<br />
sono state considerate un<br />
obiettivo importante da organizzazioni<br />
quali Openstreet<br />
Map e che c’è molta attività<br />
sull’argomento e mentre<br />
l’articolo verrà impaginato<br />
si svolgerà un “maphathon”<br />
https://studio.cul.colum-<br />
bia.edu/ai1ec_event/1772-<br />
2/?instance_id=8054<br />
Sembra però che nel settore<br />
geografico e cartografico si<br />
privilegi il lavoro di gruppo<br />
alfine di produrre cartografia<br />
e provare a mettere insieme<br />
dati piuttosto che a trovare l’<br />
“app killer” che possa fare la<br />
fortuna dello sviluppatore e<br />
dell’investitore.<br />
I dati geografici spontanei<br />
(voluntereed geography) sono<br />
il fine dell’impegno delle persone<br />
coinvolte, mentre non<br />
lo è sviluppo di applicazioni<br />
geografiche; per esse si usano<br />
sempre le funzioni di base<br />
dell’analisi spaziale che, anche<br />
se spesso non teoricamente<br />
conosciuta, è fondata sulla<br />
utilizzazione che da sempre il<br />
genere umano fa delle mappe<br />
e delle informazioni in esse<br />
contenute.<br />
Gli hackathon quanto sono<br />
utili in Italia? Ritengo che<br />
innanzitutto occorrerebbe<br />
fare un po’ di chiarezza, distinguere<br />
tra i vari webinar,<br />
barcamp, hackathon, seminari<br />
on line, workshop hands-on,<br />
ed altro alfine di rendere un<br />
buon servizio agli utenti chiarendo<br />
bene che cosa si propone<br />
loro e che cosa si devono<br />
aspettare.<br />
Sarebbe poi indispensabile che<br />
gli ingredienti, di cui sopra,<br />
venissero ben verificati.<br />
Se ad hackathon viene dato il<br />
senso di “code fest”, un modo<br />
per incontrarsi e scambiare<br />
conoscenze ed avere relazioni<br />
è una cosa, se c’è la presenza<br />
chiara di un investitore allora<br />
la situazione cambia, ed a mio<br />
parere diventa ben più interessante<br />
in senso lato. Vorrebbe<br />
infatti dire che c’è interesse<br />
nel mondo delle imprese e degli<br />
investitori a trovare nuove<br />
soluzioni IT sulle quali investire.<br />
Siamo pronti, preparati a<br />
fare questo in Italia? Qualche<br />
buon esempio c’è ma c’è<br />
anche tanta confusione ed in<br />
diversi hackathon ho sentito<br />
parlare politici, professori e<br />
relatori per un lungo tempo e<br />
poi i risultati quali sono stati?<br />
che premi c’erano? Chi ha vinto?<br />
Che cosa è stato ottenuto?<br />
C’è qualche buon risultato per<br />
i giovani che hanno partecipato?<br />
Nell’hackathon non ci<br />
sono lezioni o esercitazioni<br />
fatte da qualcuno, ci sono solo<br />
temi posti ed i partecipanti<br />
sono chiamati a rispondere al<br />
meglio, se poi si scambiano<br />
informazioni, dritte, pezzi di<br />
software questo fa parte del<br />
“fest”.<br />
Ci si dovrebbe rivolgere agli<br />
investitori in IT italiani al fine<br />
di verificare se sono interessati<br />
ad operazioni di questo genere.<br />
E’ anche vero che molte<br />
delle realtà imprenditoriali IT<br />
hanno la testa ed il portafoglio<br />
in altre parti del mondo e<br />
quindi hanno le mani legate.<br />
Mi piacerebbe sapere a questo<br />
proposito che cosa ne pensa<br />
Confindustria Digitale – ASS-<br />
INFORM ed altre realtà imprenditoriali.<br />
Personalmente ritengo che<br />
ci sia una grande potenzialità<br />
tra i nostri giovani che<br />
posseggono, qualità propria<br />
italiana, grande entusiasmo e<br />
creatività; il problema è come<br />
farla fruttare e chi la riesce a<br />
sostenere e capitalizzare.<br />
A latere di un seminario che<br />
ho tenuto nello splendido<br />
campus dell’Università di<br />
Salerno, un giovane raccontava<br />
come avesse proposto di<br />
studiare un’app per chattare<br />
con i fantasmi. Ho poi verificato<br />
che ci sono molte app<br />
per monitorare e cercare fantasmi<br />
disponibili sul web, ma<br />
nessuna ha la chat. Sono certo<br />
che quel giovane ha tante altre<br />
buone idee.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong> 47
SMART CITIES<br />
Smart Cities,<br />
Dumb Cities<br />
Esperimenti di intelligenza<br />
urbana ‘dal basso’<br />
di Beniamino Murgante<br />
e Giuseppe Borruso<br />
Nella rubrica 'smart cities,<br />
dumb cities' abbiamo finora<br />
cercato di sottolineare soprattutto<br />
le incongruenze,<br />
alquanto generalizzate, nel<br />
considerare intelligenti le città<br />
soltanto in quanto si dotano<br />
di una serie di gadget tecnologici,<br />
che magari apportano alcuni<br />
miglioramenti nella vita<br />
dei cittadini, tuttavia privilegiandone<br />
soltanto una certa<br />
componente, e dimenticandosi<br />
degli altri (quelli meno<br />
'tecnologici'). O ancora,<br />
considerare intelligenti città<br />
dotate di mega schermi utili a<br />
proiettare pubblicità, ma senza<br />
- banalmente - panchine o<br />
attrezzature più semplici ma<br />
di fatto più funzionali alla vita<br />
urbana reale di tutti i giorni.<br />
Il nostro ragionamento si è<br />
più volte concentrato sull'importanza<br />
degli strumenti<br />
dell'ICT e di quelli hi tech<br />
in genere nell'ottimizzare, in<br />
un'ottica futura imminente,<br />
le nostre città, dato che la crescita<br />
delle realtà urbane è un<br />
fenomeno destinato a connotare<br />
fortemente il XXI secolo,<br />
con tutte le conseguenze di<br />
carattere ambientale, sociale,<br />
economico e culturale che ne<br />
conseguono, soprattutto in<br />
un contesto di risorse (naturali,<br />
energetiche, territoriali)<br />
limitate. La loro importanza è<br />
tuttavia da pensare strutturata<br />
all’interno di effettivi processi<br />
di pianificazione e partecipazione<br />
urbana, ovvero non<br />
pensando agli strumenti hitech<br />
come soluzione ma come<br />
mezzo per ottenerla.<br />
Le nostre città sono state<br />
tuttavia già investite a vari livelli<br />
da onde di ‘smartness of<br />
things’, in cui app, QR-code,<br />
sensori NFC e smart cards,<br />
per non parlare di megasiti<br />
web, hanno acquisito un loro<br />
spazio, spesso più per entusiasmo<br />
del momento che come<br />
risposte a reali necessità. Alcuni<br />
esperimenti sono stati<br />
portati avanti o sono in corso<br />
nelle città dei curatori di questa<br />
rubrica, e nello spirito della<br />
partecipazione ‘dal basso’ ai<br />
processi urbani sono in fase di<br />
strutturazione come prospettive<br />
di lavoro organizzato in<br />
un’ottica smart.<br />
A Trieste un tavolo di lavoro<br />
#younginnovation, avviato<br />
a marzo in occasione di un<br />
convegno sui “territori digitali”<br />
ha prodotto, di fatto, un<br />
processo di partecipazione informale<br />
/ formale tra studenti<br />
e vertici dell’amministrazione<br />
comunale. Il progetto pilota è<br />
nato nell’ambito di un corso<br />
universitario, e ha riguardato<br />
varie fasi. Una fase didattica è<br />
stata concentrata sul concetto<br />
di città e di rete. A questa è<br />
seguito un primo incontro<br />
pubblico, l’evento “#younginnovation”,<br />
in cui dei giovani<br />
“utenti urbani” (studenti residenti<br />
e fuori sede) hanno<br />
ragionato su una sorta di griglia,<br />
in cui, a partire dalle caratteristiche<br />
della città, si sono<br />
osservati gli elementi di sviluppo<br />
economico, gli aspetti<br />
culturali, turistici, dell’innovazione,<br />
evidenziandone le<br />
carenze, le possibili soluzioni<br />
e gli attori del territorio da<br />
coinvolgere. Una terza fase<br />
ha riguardato il confronto diretto<br />
con le componenti della<br />
pubblica amministrazione, in<br />
cui si sono evidenziate alcune<br />
criticità (evidenziate in Figura<br />
1, cerchiate) e le possibili<br />
modalità di affrontarle, sia da<br />
parte della struttura pubblica,<br />
sia da parte degli stessi cittadini<br />
o utenti urbani. La quarta<br />
fase ha riguardato, in un ulteriore<br />
incontro con il Comune,<br />
la presentazione di alcune<br />
proposte, cui fare seguire<br />
un quinto momento, dedicato<br />
alla loro effettiva realizzazione<br />
(quest’ultima fase<br />
è in corso, e al suo termine<br />
commenteremo sicuramente<br />
quanto realizzato).<br />
Nella città di Potenza nel mese<br />
di dicembre 2011 un gruppo<br />
di professionisti dello studio<br />
“WOP Architettura e Paesaggio”<br />
ha proposto un progetto<br />
riguardante un grande parco<br />
situato in un’area completamente<br />
abbandonata situata<br />
nella parte a valle della città,<br />
un tempo sede di un grande<br />
allevamento suini.<br />
Quando un progetto è completato,<br />
in genere, i progettisti<br />
organizzano un dibattito pubblico<br />
o provano a contattare i<br />
giornalisti per comunicare<br />
l’idea alla comunità interessata.<br />
In questo caso i progettisti<br />
hanno contattato un blogger<br />
locale (Antonio Nicastro @<br />
astronik) conosciuto in tutta<br />
la regione per il suo impegno<br />
ne settore ambientale e Giampiero<br />
D’Ecclesiis, un geologo<br />
con una noto per il suo attivismo<br />
su facebook.<br />
In poche settimane il gruppo<br />
di facebook ha raggiunto<br />
3.000 partecipanti (http://<br />
www.facebook.com/groups/<br />
parcobasento/) e i cittadini<br />
hanno cominciato a esprimere<br />
le loro opinioni. Nonostante<br />
il progetto fosse già molto<br />
dettagliato, l’obiettivo principale<br />
dei progettisti è stato<br />
quello di cercare di raccogliere<br />
altre idee direttamente dai<br />
cittadini. Per diversi mesi, ci<br />
sono state molte discussioni<br />
su come migliorare piccoli<br />
dettagli del progetto. Dopo<br />
questo primo periodo, i giornali<br />
hanno descritto il progetto<br />
e molte associazioni e gruppi<br />
di cittadini hanno chiesto<br />
ai progettisti di illustrare il<br />
progetto nelle loro sedi.<br />
Allo stesso tempo è partita<br />
una petizione e tutti i negozi<br />
della città hanno raccolto<br />
le firme per il parco. Ma il<br />
compito cruciale che si era<br />
posto il gruppo di progettisti<br />
era di tentare di convincere<br />
i politici ad accettare l’idea<br />
del parco. Pertanto, i politici,<br />
senza interessi personali nella<br />
zona, hanno immediatamente<br />
dichiarato una posizione chiara<br />
di preferenza per il parco,<br />
mentre i politici che avevano<br />
già fatto promesse ad alcuni<br />
imprenditori hanno cercato<br />
di evidenziare tutti i vincoli<br />
possibili nella realizzazione<br />
del parco.<br />
L’aspetto innovativo della<br />
vicenda è che tutte le discussioni<br />
con i politici sono state<br />
Fig. 1 - Momenti<br />
del tavolo di lavoro<br />
#younginnovation e<br />
degli spunti emersi<br />
durante il lavoro.<br />
https://storify.<br />
com/gborruso/<br />
younginnovationai-territori-digitalispunti-dai<br />
sviluppate direttamente su<br />
Facebook o Twitter. Infatti,<br />
la questione più interessante<br />
non è il fatto che i politici e<br />
i cittadini hanno discusso direttamente<br />
in merito al progetto,<br />
questo può accadere<br />
anche nella piazza della città,<br />
ma il fatto che i social media<br />
possono essere considerati<br />
come una lavagna enorme<br />
nella piazza sulla quale le posizioni<br />
di tutti saranno scritte<br />
in modo indelebile. E questo,<br />
ad esempio, per un politico<br />
ha il peso di una dichiarazione<br />
ufficiale.<br />
Come già abbondantemente<br />
argomentato nei numeri<br />
precedenti della rubrica un<br />
potente strumento di sintesi<br />
è rappresentato dall’analisi<br />
delle discussioni sui social<br />
network. Il gruppo del Parco<br />
del Basento ha registrato ne<br />
periodo gennaio 2012 aprile<br />
2014 circa 851 discussioni<br />
con un elevato numero di<br />
commenti e “mi piace”. In<br />
qualsiasi processo partecipato<br />
tradizionale sarebbe alquanto<br />
difficile raggiungere una livello<br />
confrontabile di scambio di<br />
idee.<br />
Le stesse reti semantiche costruite<br />
a partire dalle discussioni<br />
sviluppate nei social<br />
network sono un elemento<br />
centrale nella visualizzazione<br />
dei concetti chiave.<br />
L’idea è di sintetizzare i<br />
workflow di queste iniziative<br />
in una griglia progettuale<br />
comune, da adottare come<br />
strumento di valutazione del<br />
livello di smartness di una<br />
città (o di un territorio, in<br />
senso più ampio), evidenziando<br />
le necessità di quel particolare<br />
contesto e ponendo le<br />
basi per la loro risoluzione.<br />
Soltanto in quest’ultima fase<br />
il ricorso a soluzioni di tipo<br />
hi-tech viene considerato,<br />
nel quadro del suo effettivo<br />
apporto alla risoluzione delle<br />
istanze urbane.<br />
48 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2015</strong>
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<strong>GEOmedia</strong> n°1-<strong>2015</strong> 49
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4 giugno <strong>2015</strong><br />
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Roma<br />
www.geoforall.it/kkryd<br />
9-11 Giugno <strong>2015</strong><br />
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China<br />
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17 - 19 giugno <strong>2015</strong><br />
GIT Geosciences and Information<br />
Technology<br />
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22-25 giugno <strong>2015</strong><br />
Tenth International Conference<br />
on "Geographical Analysis, Urban<br />
Modeling, Spatial Statistics" GEOG-<br />
AND-MOD 15<br />
Canada<br />
1-3 luglio <strong>2015</strong><br />
Innorobo <strong>2015</strong><br />
Lione (Francia)<br />
www.geoforall.it/kk6f6<br />
7-10 luglio <strong>2015</strong><br />
GI-Forum <strong>2015</strong><br />
Salzburg (Austria)<br />
www.geoforall.it/fryy<br />
14-17 Luglio <strong>2015</strong><br />
FOSS4G Europe Conference<br />
Como<br />
europe.foss4g.org/<strong>2015</strong>/<br />
2-5 settembre <strong>2015</strong><br />
The 2nd International Conference on<br />
Augmented and Virtual Reality<br />
Lecce<br />
www.salentoavr.it/<br />
13 - 18 settembre <strong>2015</strong><br />
AQUA <strong>2015</strong><br />
Roma<br />
www.iah<strong>2015</strong>.org<br />
14-18 september <strong>2015</strong><br />
6th ESA Advanced Training Course<br />
on Land Remote Sensing<br />
Bucarest (Romania)<br />
15-17 settembre <strong>2015</strong><br />
INTERGEO <strong>2015</strong><br />
Stuttgart (Germany)<br />
www.geoforall.it/fryc<br />
28 - 30 settembre <strong>2015</strong><br />
ISPRS Laser Scanning <strong>2015</strong> e<br />
GeoSpatial Week<br />
La Grande Motte (Francia) -<br />
www.geoforall.it/kkwq9<br />
29 settembre - 1 ottobre <strong>2015</strong><br />
XIX Conferenza Nazionale ASITA<br />
Lecco<br />
www.geoforall.it/frca<br />
20-23 October <strong>2015</strong><br />
Earth Observation for Water Cycle<br />
Science <strong>2015</strong><br />
Frascati<br />
www.geoforall.it/kk8x4<br />
27-29 Ottobre <strong>2015</strong><br />
5th International Galileo Science<br />
Colloquium<br />
Braunschweig (Germany)<br />
www.geoforall.it/kk6cc<br />
23 novembre <strong>2015</strong><br />
Third Eurographics Workshop<br />
on Urban Data Modelling and<br />
Visualisation<br />
Delft The Netherlands<br />
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24-26 giugno <strong>2015</strong><br />
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la gestione delle reti di distribuzione di servizi - energia,<br />
acqua, gas, illuminazione pubblica, telecomunicazioni - che<br />
aiuta le aziende multi utility a pianificare nel modo più corretto<br />
l’erogazione, sia in termini geografici sia quantitativi, delle<br />
risorse ai propri clienti. Basata sui prodotti leader di mercato<br />
ArcFM di Schneider e ArcGIS di Esri, MUUG è la soluzione<br />
che adegua i sistemi delle multi utility alla normativa e agli<br />
standard operativi in uso in Italia.<br />
www.sinergis.it
In mare parliamo<br />
la stessa lingua.<br />
MaRS è la divisione Codevintec dedicata<br />
al noleggio di strumentazione marina.<br />
MaRS ha gli strumenti in Italia, ha tecnici<br />
ed operatori italiani, fornisce assistenza<br />
tecnica immediata.<br />
In italiano.<br />
MaRS offre noleggi a breve e lungo termine.<br />
Anche con operatore.<br />
Consulenze, installazioni ed elaborazioni.<br />
> Multibeam Beamformer Reson<br />
> Multibeam interferometrici SEA<br />
> Posizionamento e assetto Applanix<br />
POS MV/LV<br />
> Side Scan Sonar Edgetech<br />
> Sub Bottom Profiler Edgetech<br />
> ROV Remotely Operated Vehicles<br />
> ADCP<br />
> USBL<br />
> Strumentazione ausiliaria:<br />
GPS/GNSS RTK, OmniStar e MarineStar,<br />
SVS, SVP, Link radio UHF, Bussole GPS...<br />
MaRS<br />
noleggi & soluzioni<br />
Lungomare P. Toscanelli, 64 tel. +39 02 4830.2175<br />
00122 Lido di Ostia RM mars@codevintec.it<br />
MaRS è una divisione di<br />
CODEVINTEC<br />
Tecnologie per le Scienze della Terra