Archeomatica 1 2024
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ivista trimestrale, Anno XVI - Numero 1 <strong>2024</strong><br />
www.archeomatica.it<br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Rome Reborn 4.0<br />
Archivi, cartografia<br />
storica e GIS<br />
Il tracollo culturale<br />
dell’Ellenismo<br />
Ripercorrere la<br />
Roma Quadrata
nuove Tecnologie<br />
per l’Archeologia<br />
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MMDCCLXXVII ab Urbe condita…<br />
archeomatica di tre visioni di Roma<br />
EDITORIALE<br />
Tre percezioni di Roma, al momento non componibili, tra le innumerevoli possibili, in questo numero della<br />
rivista, complesso ma straordinario, che sottoponiamo ai nostri lettori. Al centro un perenne problema: capire<br />
il mondo antico disperso attraverso le sue disiecta membra.<br />
La prima visione è la Roma instaurata o Reborn 4.0 di Bernard Frischer. Un progetto concepito nel 1974 dal<br />
visionario professore di informatica dell’Indiana, propriamente un archeoinformatico, e sviluppato negli ultimi<br />
tre decenni, attraverso varie versioni in cui sono stati aggiunti sempre più dettagli e funzionalità giungendo<br />
a una ricostruzione digitale tridimensionale di Roma antica “completa” e accurata, in adesione ai Principi<br />
di Virtual Archaeology di ICOMOS, grazie al confronto serrato e paziente con archeologi, architetti e tanti<br />
altri specialisti. Una sorta di macchina del tempo con l’ausilio per ora dei visori VR di accesso e domani<br />
chissà di cos’altro ci riserverà l’avvento del virtual environment. Sicuramente ci sarà l’intelligenza artificiale<br />
succedanea di quella che il team di Frischer intende già a breve integrare con l'introduzione di un assistente AI<br />
per arricchire l'esperienza degli utenti durante i tour virtuali.<br />
Un sogno sintetico, artificiale, tecnologico, fiducioso nel progresso, ma non secondo una accentuata dicotomia<br />
virtuale/reale perché come Baudrillard ci ricordava: già “realizzare un mondo reale significa, di per sé, produrlo<br />
e il reale non è mai stato che una forma di simulazione”.<br />
Un sogno cui accostiamo un’altra visione onirica, perché i sogni non ci bastano mai, essendo tutti noi, dice<br />
Shakespeare, “fatti della stessa sostanza dei sogni” ce ne nutriamo. È il sogno, anche questo neo antico, di<br />
Piero Meogrossi. Ha iniziato anche lui, architetto e archeologo, moltissimi anni fa, quando era ancora, ingenuo<br />
e non smaliziato, “archeo-tetto” fanciullo con la fotogrammetria del centro storico di Roma, i rilievi e tanti<br />
progetti di restauro, esemplari ma sempre poco conosciuti, attività faticosissime, per accorgersi ben presto che<br />
tutto ciò non bastava per “comprendere”. La trama di Roma non è infatti riassumibile, non è caratterizzabile,<br />
il visitatore/ricercatore non ne incontra mai i margini. È un complesso, denso tessuto iperdimensionale<br />
simbolico, mitico, mistico, storico, politico e molto altro ancora. A ragione il Marco Polo di Calvino avvertiva<br />
“Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni –- Potrei dirti di<br />
quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, … ma so che già sarebbe come non<br />
dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo<br />
passato…Di quest’onda che rifluisce dai ricordi la città s’imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di<br />
Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene<br />
come le linee d’una mano…”. E allora la folgorazione: Meogrossi scopre di essere in realtà Polifilo, esploratore<br />
e interprete con la matita di una topografia romana intricata, che già smarrì antiquari, artisti e umanisti, e<br />
avventurieri di ogni risma, con il simbolismo delle posizioni topografiche costitutive e di riferimento sopra la<br />
Forma Urbis Romae, come già aveva svelato con disegni diversi Piero Maria Lugli, ancorate negli spazi celesti,<br />
non solamente romani ma mediterranei. Si scopre, come unico possibile destino di ricerca, nel Labirinto della<br />
storia e della conoscenza, gli si rivelano così, delineando a partire da esse una necessaria futura Quarta<br />
Roma, molte cose come l’Umbilicus Urbis ovvero l’ultramondano Mundus e la Roma Quadrata del Palatino e<br />
in tutto questo soprattutto un tratturo primordiale, passante il guado del fiume, l’Axis Paliliae, festeggiate<br />
non casualmente nello stesso Dies Natalis di Roma segnato all’alba dall’allineamento di sette pianeti tra Sole<br />
e Luna. Una visione assiale che viene colta più volte nella storia e permette a papa Sisto V, “er papa tosto”,<br />
di porre le premesse a partire dalla lettura delle rovine, con gli enigmatici obelischi ma non solo, per il<br />
miracolo della città barocca. Topografia, ingegneria, urbanistica e architettura, scienza e tecnologia utilizzate<br />
non solamente per ricomporre e dare forma a Roma per i romani e i pellegrini ma piuttosto soprattutto per<br />
costituire e strutturare il potere, dal XV secolo in poi sino al 1870 quello religioso.<br />
Ci introduciamo così nel terzo vertiginoso tema: il rapporto tra potere, scienza e tecnologia. La voce di un<br />
eminente studioso, Lucio Russo, ci avverte dei rischi. Roma e il potere che essa incarna – lo ricordiamo - sono<br />
scaturiti con una violenza sacrale ancestrale. Un fratricidio (Remo) e un parricidio (Amulio) che simbolicamente<br />
e cruentemente furono destinati a ripetersi poi innumerevoli volte, certamente nella dispersione della scienza<br />
ellenistica che Roma compie causando una frattura nella storia del pensiero umano. È sicuramente Roma ma è<br />
soprattutto il potere attraverso la storia. Dai relitti sopravvissuti al naufragio non è stata mai più recuperata<br />
la vastità delle conoscenze e delle teorie scientifiche elaborate in età ellenistica. Un regresso, che potrebbe<br />
ripetersi nel contesto della digitalizzazione e della centralizzazione del sapere che oggi come ieri lo rendono<br />
vulnerabile, oltre ogni fascinazione, a interferenze e domini del potere o a eventi catastrofici.<br />
Su questo numero di <strong>Archeomatica</strong> c’è poi ancora molto altro come una esplorazione da parte di Paolo Buonora<br />
dell’integrazione tra archivi storici, cartografia e piattaforme GIS per la gestione e l'analisi di dati spaziali<br />
legati al patrimonio culturale e un articolo di Francesca Salvemini sulle rappresentazioni artistiche della Roma<br />
monumentale dall'epoca rinascimentale al periodo barocco, attraverso le opere di artisti come Donatello,<br />
Raffaello e Domenichino.<br />
Buona lettura,<br />
Michele Fasolo
IN QUESTO NUMERO<br />
DOCUMENTAZIONE<br />
6 Archivi, cartografia storica,<br />
GIS - Contesti digitali<br />
comuni e sinergie<br />
di Paolo Buonora<br />
In copertina una veduta aerea di Roma<br />
Reborn 4.0, la ricostruzione digitale 3D<br />
dell'intera città di Roma, all'interno delle<br />
Mura Aureliane, come appariva nell'anno<br />
320 d.C.<br />
INTERVISTE<br />
14 Rome Reborn 4.0:<br />
A virtual tour into the<br />
heart of the Eternal City<br />
by Michele Fasolo<br />
28 Il tracollo culturale<br />
dell'Ellenismo: una lezione<br />
per il presente e un'allerta<br />
per il futuro della scienza -<br />
Intervista a Lucio Russo<br />
di Michele Fasolo<br />
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ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Anno XVI, N° 1 - <strong>2024</strong><br />
<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />
italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />
e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />
la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />
culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />
tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />
diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />
in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />
parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />
avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />
"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />
che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />
enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />
Direttore<br />
Renzo Carlucci<br />
dir@archeomatica.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Michele Fasolo<br />
michele.fasolo@archeomatica.it<br />
Comitato scientifico<br />
Giuseppe Ceraudo, Annalisa Cipriani, Maurizio<br />
Forte, Bernard Frischer, Giovanni Ettore<br />
Gigante, Mario Micheli, Stefano Monti,<br />
Luca Papi, Marco Ramazzotti,<br />
Antonino Saggio, Francesca Salvemini,<br />
Rodolfo Maria Strollo<br />
Redazione<br />
Valerio Carlucci<br />
valerio.carlucci@archeomatica.it<br />
redazione@archeomatica.it<br />
Matteo Serpetti<br />
matteo.serpetti@archeomatica.it<br />
Maria Chiara Spezia<br />
chiaraspiezia@archeomatica.it
34 Ripercorrere la Roma<br />
Quadrata - Intervista a<br />
Piero Meogrossi<br />
di Francesca Salvemini<br />
RUBRICHE<br />
52 AZIENDE E<br />
PRODOTTI<br />
Soluzioni allo Stato<br />
dell'Arte<br />
56 AGORÀ<br />
MUSEI<br />
46 Immagini di Roma<br />
da Donatello<br />
a Domenichino<br />
di Francesca Salvemini<br />
Notizie dal mondo delle<br />
Tecnologie dei Beni<br />
Culturali<br />
58 EVENTI<br />
INSERZIONISTI<br />
Codevintec 2<br />
Esri 58<br />
Gter 55<br />
Mediterra 27<br />
Planetek 59<br />
Technology<br />
For All <strong>2024</strong><br />
OnTheRoad<br />
52 Il nuovo format<br />
parte da Tindari<br />
a cura della Redazione<br />
Salone del Restauro 13<br />
Stonex 60<br />
Xenia 45<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
Science & Technology Communication<br />
Diffusione e Amministrazione<br />
Tatiana Iasillo<br />
t.iasillo@mediageo.it<br />
MediaGEO soc. coop.<br />
Via Palestro, 95<br />
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Progetto grafico e impaginazione<br />
Daniele Carlucci<br />
daniele@archeomatica.it<br />
Editore<br />
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<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />
Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />
del 19 novembre 2009<br />
ISSN 2037-2485<br />
Stampato da Bona Digital Print Srl<br />
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archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />
dell’editore.<br />
Data chiusura in redazione: 29 febbraio <strong>2024</strong>
DOCUMENTAZIONE<br />
Archivi, cartografia storica, GIS<br />
Contesti digitali comuni e sinergie<br />
di Paolo Buonora<br />
Il saggio 1 propone alcune<br />
esperienze realizzate<br />
negli anni passati che<br />
mettono assieme saperi<br />
professionali vecchi<br />
e nuovi, nel contesto<br />
delle tecnologie digitali<br />
relative alle digital<br />
libraries e ai GIS. I<br />
progetti menzionati –<br />
Fig. 1 - Visualizzazione in finestra di pop-up con funzioni di zooming a piena risoluzione<br />
con IIIF server. L’immagine riporta la monumentale pianta del Tevere di Panini del 1772.<br />
progetto Imago presso<br />
l’Archivio di Stato di<br />
Roma, WebGIS Descriptio<br />
Romae finanziato da<br />
CARIPLO, progetto “Le<br />
mura dell’Aquila nei<br />
documenti d’archivio”<br />
– forniscono esempi di<br />
crescente complessità<br />
nell’integrare in maniera<br />
rigorosa standard<br />
descrittivi e opportunità<br />
offerte dall’information<br />
technology.<br />
CONTESTO ARCHIVISTICO: LA<br />
DIGITAL LIBRARY CARTOGRA-<br />
FICA IN ARCHIVIO DI STATO DI<br />
ROMA 2<br />
Il patrimonio che abbiamo a<br />
disposizione negli archivi è il<br />
frutto di un lungo percorso che<br />
incrocia la storia della grande<br />
cartografia con le competenze<br />
dei periti agronomi dediti al<br />
disegno in dettaglio delle proprietà.<br />
La sinergia tra queste<br />
discipline diverse, ossia da un<br />
lato il progredire della rilevazione<br />
geodetica a maglie sempre<br />
più strette da parte dei geografi<br />
come Cassini e Boscovich,<br />
e dall’altro lato il diffondersi<br />
dei catasti particellari basati su<br />
mappe dettagliate è quello che<br />
ci permette oggi di avere in Italia<br />
una rappresentazione fedele<br />
del territorio storico prima dei<br />
grandi cambiamenti ambientali<br />
del sec. XX 3 . Al di là delle serie<br />
cartografiche catastali, vi è poi<br />
la grande quantità di cartografia<br />
legata ai contenziosi riguardanti<br />
le proprietà, o gli utilizzi<br />
dell’acqua e la viabilità 4 .<br />
Definire degli standard di catalogazione/inventariazione<br />
per<br />
il materiale cartografico non è<br />
mai stato facile; dopo anni di<br />
ebbrezza enciclopedica alimentata<br />
dagli albori dell’informatizzazione,<br />
ove si teorizzavano<br />
schede-fiume, vere monografie<br />
per ogni singola cartografia,<br />
si raggiunse nel 2006 un certo<br />
consenso nel gruppo di lavoro di<br />
bibliotecari, archivisti, conservatori<br />
museali e cartografi che<br />
produsse le Linee guida per la<br />
digitalizzazione del materiale<br />
cartografico pubblicate dall’<br />
6 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />
ICCU 5. In base a questa esperienza<br />
possiamo dire che una bussola<br />
essenziale per orientarsi<br />
nella descrizione è il concetto di<br />
autorialità: i materiali cartografici<br />
e grafici che troviamo nelle<br />
nostre collezioni – dalla pianta a<br />
volo d’uccello, alla mappa catastale,<br />
al disegno architettonico<br />
– sono prodotti secondo le “regole<br />
dell’arte” da professionisti,<br />
e sono quindi catalogabili sotto<br />
il nome di un autore. L’autorialità<br />
accomuna questi materiali<br />
anche quando si trovano nei fondi<br />
d’archivio, generalmente inventariati<br />
in base al principio di<br />
provenienza di una produzione<br />
amministrativa, e non autoriale.<br />
Tuttavia, l’esigenza di acquisire<br />
un linguaggio comune con biblioteche<br />
e musei, che conservano<br />
e descrivono la medesima<br />
tipologia documentaria non può<br />
far abbandonare il “principio di<br />
provenienza” che è l’essenza<br />
dell’archivistica: come riuscire<br />
a riprodurre questo doppio punto<br />
di vista nel mondo digitale,<br />
che utilizza generalmente un<br />
modo di vedere univoco?<br />
Un tentativo – spero riuscito – di<br />
mantenere i due approcci teorici<br />
è stato realizzato presso l’Archivio<br />
di Stato di Roma, nel 2017,<br />
con la messa online sul servizio<br />
di consultazione virtuale Imago<br />
delle principali collezioni cartografiche,<br />
e con l’implementazione<br />
di un modello concettuale<br />
che ora consente di catalogare<br />
materiali cartografici di qualsiasi<br />
fondo in maniera omogenea,<br />
e di rinviare al tempo stesso al<br />
contesto archivistico di provenienza.<br />
I disegni e le mappe della “Collezione<br />
I” erano, dalle origini del<br />
fondo archivistico, raggruppati<br />
per luogo in ordine alfabetico.<br />
Le descrizioni del nuovo inventario<br />
2014 6 fornivano inoltre, per<br />
ogni oggetto titoli originali dei<br />
disegni e descrizioni dei contenuti,<br />
nomi degli autori, tecniche<br />
di disegno, misure, date specifiche<br />
e molte note utili a recuperare<br />
le origini archivistiche<br />
dell’elemento descritto. Purtroppo<br />
il modello dati utilizzato<br />
era “piatto”: una scheda, un elemento;<br />
quindi nel caso di un’unità<br />
archivistica che raggruppava<br />
più elementi, ogni campo del record<br />
(autore, titolo, dimensioni)<br />
raggruppava descrizioni e dati<br />
riguardanti l’intero gruppo di<br />
piante, mappe o disegni. Questo<br />
è un caso molto comune nei lavori<br />
concepiti anni fa: archivisti<br />
e bibliotecari non erano abituati<br />
a ragionare nei termini del modello<br />
di dati entity-relationship<br />
“uno-a-molti”, e hanno spesso<br />
adottato o richiesto ai tecnici IT<br />
un semplice schema di archiviazione<br />
monolivello.<br />
È stato compiuto allora un lavoro<br />
radicale di revisione sulla classificazione/ordinamento<br />
per luoghi:<br />
il mantenimento dell’ordine originale<br />
degli elementi non era accettabile<br />
senza una chiara classificazione<br />
geografica, poiché l’antico<br />
elenco articolato per nomi di<br />
luogo/voci di soggetto non aveva<br />
alcuna sistematicità. In breve,<br />
l’unico modo per mettere a disposizione<br />
degli utenti tutto questo<br />
lungo lavoro era raggiungere<br />
i seguenti obiettivi:<br />
1. ridisegnare il modello di dati<br />
in una descrizione in due livelli,<br />
suddividendo i campi<br />
dei record originali e distribuendo<br />
le informazioni tra<br />
i record di primo e secondo<br />
livello;<br />
2. identificare meglio i toponimi<br />
antichi, rendendoli significativi<br />
per l’utente e rendendo<br />
trasparente la classificazione<br />
originaria;<br />
3. implementare un’applicazione<br />
in linea, basata su un<br />
ambiente client-server e su<br />
un database standard SQL<br />
open source.<br />
Ci sono voluti circa sei mesi per<br />
raggiungere i punti 1 e 2, e un<br />
po’ di tempo ancora per pubblicare<br />
il nuovo servizio di biblioteca<br />
digitale nel contesto del progetto<br />
Imago II; anche ridefinire<br />
i nomi dei luoghi non è stato un<br />
lavoro facile ed è stato possibile<br />
farlo per ogni singolo elemento<br />
solo grazie a ricerche complesse<br />
e all’aiuto del servizio di Google<br />
Map. Nell’interfaccia utente poi<br />
implementata un menu sul lato<br />
sinistro fornisce la collocazione<br />
originaria (segnatura) della Collezione<br />
I, un elemento che non<br />
deve mai cambiare perché è<br />
stata usata per molti anni come<br />
riferimento per le note a piè<br />
di pagina in tutta la bibliografia<br />
edita; questa sequenza per<br />
luoghi è ora più chiara grazie<br />
al lavoro fatto sui toponimi che<br />
fornisce come chiave di lettura<br />
sia la vecchia che la nuova classificazione<br />
per luoghi, compilata<br />
secondo standard descrittivi attuali<br />
e comprensibili:<br />
Luogo: Agugliano (AN), mulini<br />
Vecchia classificazione: Gugliano<br />
Per gli indici di selezione da<br />
menù si è infine scelto di separare<br />
il luogo e il soggetto e di<br />
implementare una selezione “a<br />
cascata” in entrambe le sequenze<br />
(luogo/soggetto e soggetto/<br />
luogo). Riassumendo, l’utente<br />
ha quindi al momento 4 opzioni<br />
di ricerca:<br />
1. La ricerca per collocazione<br />
archivistica, se già nota;<br />
2. La ricerca per luogo/soggetto:<br />
es. Ravenna/acque;<br />
3. La ricerca per soggetto/<br />
luogo: es. acque/ Ravenna;<br />
4. La ricerca per testo libero<br />
a due voci (es.: “molino” o<br />
“mulino”), che opera sia a<br />
livello di record primario che<br />
di record secondario.
Quando è disponibile una copia<br />
digitale dell’elemento (a livello<br />
secondario), il riquadro “immagine”<br />
ne mostra un’anteprima<br />
o, se necessario, la sequenza di<br />
tutte le anteprime delle immagini<br />
disponibili, nel caso in cui<br />
all’elemento descritto facciano<br />
riferimento più immagini - come<br />
accade per un fascicolo multipagina,<br />
o per un documento recto<br />
verso.<br />
Va detto che la digitalizzazione<br />
delle proprie raccolte cartografiche<br />
è, e resterà, un work in<br />
progress, un’attività costante<br />
dell’Archivio di Stato di Roma;<br />
si consideri che una digitalizzazione<br />
completa solo delle<br />
Collezioni disegni e piante I –<br />
II - III richiederebbe più di 12<br />
mila scansioni. Senza puntare<br />
dunque a una digitalizzazione<br />
integrale della Collezione I, si<br />
è scelto piuttosto di proseguire<br />
con le più contenute Collezioni<br />
II e III, per le quali avevamo solo<br />
una descrizione molto sommaria;<br />
inoltre, constatata la possibilità<br />
di allargare il modello di<br />
dati utilizzato ad altre serie di<br />
documenti, abbiamo iniziato a<br />
caricare sul sistema descrizioni<br />
e immagini di collezioni minori<br />
poco conosciute dagli utenti,<br />
ossia le cosiddette “Extravagantes”,<br />
la Collezione delle stampe,<br />
e alcune importanti piante di<br />
Roma. Oltre a queste collezioni<br />
consolidate, una nuova collezione<br />
di disegni è andata crescendo<br />
nel nostro archivio di anno in<br />
anno, per esigenze di migliore<br />
conservazione in cassettiere di<br />
originali preziosi o restaurati, ad<br />
esempio dopo un certosino lavoro<br />
di inventariazione dei fondi<br />
notarili 7.<br />
Questo approccio empirico avvia<br />
a soluzione il problema di<br />
riportare virtualmente il materiale<br />
grafico al contesto archivistico<br />
grazie all’aggiornamento<br />
costante di un altro importante<br />
strumento di gestione del patrimonio<br />
di Archivio di Stato di<br />
Roma, la base di dati “Topografico”,<br />
che censisce la collocazione<br />
di ogni singolo pezzo (faldone,<br />
disegno, pergamena), consentendo<br />
di annotare la collocazione<br />
separata dell’elemento<br />
nella cassettiera o altrove, senza<br />
passare per foglietti di rinvio<br />
inseriti fisicamente nei faldoni o<br />
nelle cartelle per i pezzi conservati<br />
separatamente dal contesto<br />
archivistico.<br />
Il valore aggiunto di questo approccio<br />
è che, al di là della ricerca<br />
archivistica tradizionale<br />
basata sul contesto archivistico,<br />
sul principio di provenienza,<br />
tutti gli elementi di una particolare<br />
tipologia documentaria<br />
specifica (la cartografia) sono ricercabili<br />
in base ad autore, titolo,<br />
descrizione e infine al luogo,<br />
con la possibilità futura di applicare<br />
una georeferenziazione<br />
(per la cartografia geodetica) o<br />
almeno una geolocalizzazione di<br />
massima, e di creare una mappa<br />
virtuale degli elementi, un<br />
catalogo su GIS della cartografia<br />
conservata in tutte le serie di<br />
tutti i fondi. 8<br />
TECNOLOGIA<br />
L’Archivio di Stato di Roma possiede<br />
da tempo un cospicuo<br />
patrimonio di immagini ad alta<br />
risoluzione di cartografia storica,<br />
realizzate nel corso di molti<br />
anni, dal il primo progetto Imago<br />
del 1999-2001 fino all’ultima<br />
corposa campagna di nuove acquisizioni<br />
varata nel 2019. Gli<br />
strumenti utilizzati per scansionare<br />
ad alta risoluzione (di regola<br />
300 ppi con 24 bit colore)<br />
sono stati di volta in volta quanto<br />
di meglio la tecnologia offriva:<br />
dorsi digitali su banco ottico<br />
Sinar, scanner a rullo (Colortrac),<br />
scanner formato doppio<br />
A0 (Metis).<br />
Le immagini sono conservate in<br />
modo sistematico su un server<br />
dedicato Linux, con procedure<br />
di backup sicure, archiviate nel<br />
formato JPEG 2000: un formato<br />
standard ISO dal 2003, scelto<br />
sia per la qualità delle immagini<br />
che per la loro conservazione<br />
nel tempo. Per consentire all’utente<br />
di accedere alle immagini<br />
abbiamo utilizzato per anni<br />
un eccellente prodotto server<br />
di immagini di Lizardtech, che<br />
ha funzionato molto bene con<br />
le nostre immagini JPEG 2000:<br />
ma col tempo la diffusione di<br />
prodotti open source ha reso la<br />
manutenzione del software Lizardtech<br />
meno affidabile. D’altronde<br />
il mondo open source ha<br />
fatto in questi anni notevoli progressi,<br />
ed ora è possibile fornire<br />
un buon servizio online che funzioni<br />
sia in ambiente Windows<br />
che nel mondo Apple e Android,<br />
senza che vi sia la necessità per<br />
l’utente di installare e aggiornare<br />
un plugin specifico.<br />
Il nuovo server di immagini open<br />
source che abbiamo adottato è<br />
IIP Image, ma per fornire buone<br />
prestazioni con immagini molto<br />
grandi in formato JPEG 2000 -<br />
come quelle che abbiamo - è necessario<br />
integrarlo con la libreria<br />
proprietaria Kadadu che opera<br />
una efficace decompressione<br />
del formato. Ora un nuovo server<br />
IIIF di Klokan Technologies,<br />
nella configurazione IIPMoo-<br />
Viewer, lavora su un server Linux<br />
per distribuire agli utenti tutte<br />
le immagini della nostra digital<br />
library Imago II, zoomabili fino<br />
alla piena risoluzione (fig. 1).<br />
IL CONTESTO GEOGRAFICO:<br />
UN WEBGIS STORICO SU ROMA<br />
Vediamo ora come i contenuti<br />
della cartografia storica si possano<br />
rapportare a un contesto<br />
non archivistico, ma spiccatamente<br />
geografico, nel caso di<br />
documentazione cartografica<br />
catastale riguardante i paesag-<br />
8 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />
gi urbani. Il primo caso riguarda<br />
Roma: il WebGIS Descriptio Romae<br />
è il risultato di una attività<br />
più che decennale, nata da<br />
la collaborazione tra istituzioni<br />
diverse per ambito disciplinare<br />
e per funzione: Università di<br />
Roma Tre (architettura), Archivio<br />
di Stato di Roma (archivistica),<br />
Sovrintendenza Capitolina<br />
(archeologia). Queste tre istituzioni<br />
sono state accomunate<br />
essenzialmente da una finalità<br />
ben definita: produrre una infrastruttura<br />
informativa che<br />
fosse funzionale alle finalità di<br />
ciascuno di questi ambiti, e al<br />
tempo stesso aperta all’accesso<br />
pubblico.<br />
Per uscire dalla logica puramente<br />
accademica dei precedenti<br />
progetti di ricerca che non<br />
sedimentavano infrastrutture<br />
informative riutilizzabili nel<br />
tempo, fu essenziale il supporto<br />
finanziario di CARIPLO, che<br />
a più riprese, fino all’ultima<br />
fase – quella del progetto “Ritratti<br />
di città” 9 coordinato dal<br />
Politecnico di Milano, che ha<br />
associato all’esperienza romana<br />
progetti riguardanti Bologna<br />
e Milano, con la partecipazione<br />
delle rispettive università – ha<br />
permesso di proseguire il lavoro<br />
negli anni indipendentemente<br />
dai vincoli di bilancio delle tre<br />
istituzioni e dalla aleatorietà<br />
degli accreditamenti contabili<br />
annuali.<br />
Lo staff del progetto è cresciuto<br />
nel corso degli anni attorno a un<br />
nucleo stabile coinvolgendo una<br />
ventina di persone dalla formazione<br />
più varia, ma generalmente<br />
accomunate da una irrefrenabile<br />
passione per l’approccio<br />
interdisciplinare e il dialogo tra<br />
mondi diversi: architetti, ingegneri<br />
informatici, archeologi,<br />
archivisti. Non si trattava solo<br />
di implementare un nuovo GIS<br />
in cui si potesse percepire facilmente<br />
il passaggio delle epoche<br />
nella città moderna e contemporanea,<br />
ma di affrontare il problema<br />
della enorme abbondanza<br />
di fonti dirette e indirette, e di<br />
informazioni critiche di cui gli<br />
studiosi dispongono riguardo a<br />
Roma.<br />
Si aggiunga a questo la difficoltà<br />
di trovare, nella lunghissima<br />
storia della città eterna,<br />
un punto fermo che consenta<br />
di delineare una “forma urbis”<br />
compiuta, qualcosa rispetto alla<br />
quale ci sia un prima e un dopo,<br />
e non solo un eterno divenire.<br />
Non è affatto detto che la città<br />
evolva addizionando elementi<br />
che restano poi censiti ordinatamente<br />
nella documentazione<br />
delle varie epoche: alcune cose<br />
spariscono dai documenti perché<br />
non interessano più dal punto<br />
di vista funzionale, e diventano<br />
“invisibili” pur continuando<br />
a esistere nel territorio urbano.<br />
Come scegliere dunque la base<br />
cartografica su cui costruire tutto<br />
il sistema nel caso dell’ambiente<br />
urbano? È un po’ come<br />
quando si deve scegliere una<br />
fotografia di una persona che sia<br />
rappresentativa di tutte le sue<br />
età: non può essere il bambino<br />
né il vecchio, ma l’uomo nell’età<br />
“matura”, poco prima di iniziare<br />
a invecchiare.<br />
Ora, a Roma – come in tutto l’antico<br />
Stato pontificio, a differenza<br />
di quanto accade nel Regno<br />
di Napoli o per la città di Milano<br />
– abbiamo la fortuna di avere<br />
una documentazione cartografica<br />
completa e dettagliata della<br />
città già all’inizio dell’800, ossia<br />
quando la città di antico regime<br />
si è evoluta nel suo aspetto finale,<br />
e poco prima che tutto<br />
cambi con l’Unità d’Italia e la<br />
sua completa trasformazione<br />
in nuova capitale del Regno. In<br />
pratica, si tratta del suo ritratto<br />
nell’età “matura” che andavamo<br />
cercando; fuor di metafora,<br />
si pensi ai concetti sulla identità<br />
della città nel tempo espressi<br />
così chiaramente da un maestro<br />
della geografia storica italiana,<br />
Lucio Gambi 10 .<br />
Questa documentazione cartografica<br />
così completa e dettagliata<br />
per Roma cui ho accennato<br />
è il Catasto Urbano, parte del<br />
catasto generale dello Stato deciso<br />
da Pio VII alla Restaurazione<br />
per proseguire e completare l’opera<br />
di modernizzazione iniziata<br />
nel periodo napoleonico, che<br />
viene però elaborato “smontando”<br />
in isolati la magnifica pianta<br />
del Nolli del 1748, un capolavoro<br />
assoluto della cartografia urbana<br />
del tempo, sia in termini<br />
Fig. 2 - La grande estensione delle vigne entro le mura nel settore meridionale della<br />
città nelle tavole del Catasto Urbano.
artistici che nella precisione del<br />
rilievo. In termini pratici, venne<br />
prodotta prima una serie di tavole<br />
di “suddivisione” in isolati<br />
alla scala di 1:1000 (il doppio<br />
di quella utilizzata di regola nel<br />
Catasto Gregoriano); i rilevatori<br />
facevano poi il giro degli isolati<br />
dividendo i blocchi dell’edificato<br />
nelle singole particelle catastali,<br />
annotando i numeri civici,<br />
e procedendo poi alla compilazione<br />
dei registri di “brogliardi”<br />
ove annotare proprietario,<br />
caratteristiche dell’immobile,<br />
rendita. Fu infine disegnata una<br />
bella serie di 90 tavole acquarellate,<br />
che associa il dettaglio<br />
delle informazioni a una notevole<br />
ricchezza grafica per i particolari<br />
monumentali e naturali;<br />
a queste due serie di tavole seguirà<br />
nel 1870 una terza, quella<br />
degli “aggiornamenti”, ove si<br />
inizieranno a riportare i travolgenti<br />
cambiamenti urbani innescati<br />
dalla trasformazione in<br />
città capitale del Regno d’Italia.<br />
Il primo progetto CARIPLO di ricostruzione<br />
del paesaggio urbano<br />
storico romano fu intrapreso<br />
dall’allora Dipartimento di Studi<br />
Urbani di Roma Tre, e curato dal<br />
prof. Paolo Micalizzi, prendendo<br />
a base cartografica la serie di<br />
90 tavole appena nominata; la<br />
riproduzione a 300 ppi delle medesime<br />
fu fornita dall’Archivio<br />
di Stato di Roma, che l’aveva già<br />
realizzata e messa a disposizione<br />
dei propri utenti sul sito del<br />
progetto Imago II 11 . Da queste<br />
immagini raster si procedette a<br />
ricavare un formato vettoriale<br />
che isolasse le singole particelle<br />
catastali; il lavoro di vettorializzazione<br />
è stato inevitabilmente<br />
molto lungo: si consideri che<br />
si è trattato di ritracciare manualmente<br />
i poligoni di 14 mila<br />
particelle. Questo lungo lavoro<br />
approdò nel 2007 a una prima<br />
versione online del GIS, realizzato<br />
“in casa” e con software<br />
open source sia per la parte dati<br />
che per gli strumenti grafici GIS,<br />
che fu chiamato DIPSU WebGIS,<br />
ed era già un prodotto funzionale<br />
e relativamente soddisfacente.<br />
Nella fase successiva, ossia il<br />
progetto “Ritratti di città”, sempre<br />
finanziato da CARIPLO, abbiamo<br />
avuto modo di raggiungere<br />
dei risultati decisamente più<br />
completi, che ci hanno indotto a<br />
considerare nel 2014 conclusa la<br />
fase di sviluppo del sistema.<br />
Il progetto CARIPLO “Ritratti di<br />
città” ha prodotto una mostra<br />
con catalogo 12 e – per Roma – un<br />
filmato divulgativo. Il risultato<br />
maggiore in prospettiva era e<br />
rimane quello di far crescere,<br />
sulle basi dell’infrastruttura<br />
esistente, un network di collaborazioni<br />
istituzionali e di partnership<br />
con gli istituti di ricerca<br />
italiani e stranieri che lavorano<br />
allo studio e alla conoscenza<br />
della città eterna. In effetti, il<br />
WebGIS Descriptio Romae è il<br />
punto di partenza del nuovo progetto<br />
di sistema informativo sul<br />
patrimonio storico, archeologico<br />
e architettonico di Roma Forma<br />
Romae, in corso di attuazione<br />
da parte del Comune di Roma.<br />
Una acquisizione importante di<br />
questo progetto è la percezione<br />
di uno spazio degli insediamenti<br />
umani in antico regime che, pur<br />
nella netta distinzione tra città<br />
e campagna, mantiene dentro<br />
le mura una forte presenza<br />
di elementi rurali e naturali; il<br />
quadro d’insieme delle tavole<br />
del Catasto Urbano – e in dettaglio<br />
i dati catastali conservati<br />
nella base di dati geografica<br />
– mostrano un ambiente urbano<br />
che all’interno della cinta muraria<br />
è fortemente caratterizzato<br />
dalle vaste estensioni a vigneto<br />
del settore meridionale (fig. 2),<br />
dalla grande estensione degli<br />
orti nel settore di Trastevere,<br />
servito dall’Acqua Paola, dal dispiegarsi<br />
dei giardini nelle ville<br />
lungo l’acquedotto Felice, ossia<br />
la “cintura verde” della Roma<br />
barocca poi distrutta dall’urbanizzazione<br />
postunitaria.<br />
TRA CONTESTO ARCHIVISTICO<br />
E CONTESTO GEOGRAFICO: IL<br />
PROGETTO “LE MURA DELL’A-<br />
QUILA NEI DOCUMENTI D’AR-<br />
CHIVIO” 13<br />
Veniamo ora a un progetto, ideato<br />
nel 2014 presso l’Archivio di<br />
Stato dell’Aquiila, che potremmo<br />
definire un mix integrato<br />
di contesto archivistico e geografico.<br />
Anche in questo caso il<br />
“core business” del progetto è<br />
un “ritratto” della città dell’Aquila<br />
nei documenti d’archivio<br />
realizzato con tecniche di basi<br />
di dati geografiche, ma, avendo<br />
la possibilità di affrontare<br />
integralmente il tema della digitalizzazione<br />
delle informazioni<br />
inventariali, si è cercato di<br />
integrare il GIS con un sistema<br />
archivistico, implementato secondo<br />
lo standard internazionale<br />
di descrizione archivistica<br />
promosso dall’ICAR (Istituto<br />
Centrale per gli Archivi), utilizzando<br />
il software Archimista per<br />
la descrizione generale dei fondi<br />
e delle serie; in tal modo è<br />
possibile rinviare dalla struttura<br />
descrittiva generale del contesto<br />
archivistico ad alcune digital<br />
libraries riguardanti serie di<br />
particolare interesse per il territorio<br />
(fondo diplomatico e catasti<br />
quattrocenteschi), oltre a<br />
contestualizzare la base di dati<br />
del progetto, la quale riguarda<br />
i vari fondi d’archivio che documentano,<br />
attraverso i progetti e<br />
le pratiche edilizie, la struttura<br />
e la forma della città dall’età<br />
moderna agli anni ‘60 del Novecento.<br />
Come si è detto con riferimento<br />
al caso del WebGIS Descriptio<br />
Romae, Roma e le città dello<br />
Stato pontificio già all’inizio del<br />
XIX secolo potevano avvalersi di<br />
10 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />
una cartografia su base geodetica<br />
precisa e di grande dettaglio,<br />
essendo stata disegnata a fini<br />
catastali; viceversa all’Aquila<br />
dobbiamo attendere l’Unità d’Italia<br />
per avere un catasto particellare,<br />
conservato peraltro<br />
parzialmente. Le mappe che i<br />
cinque registri di “partitario”<br />
disponibili furono scansionati<br />
ad alta risoluzione, e le riproduzioni<br />
affidate, come nel caso<br />
del WebGIS Descriptio Romae,<br />
all’esperto gruppo di lavoro<br />
coordinato dal Dipartimento di<br />
Architettura dell’Università di<br />
Roma Tre, che consegnò nel luglio<br />
2015 una base cartografica<br />
per quanto possibile completa,<br />
ove le particelle catastali erano<br />
vettorializzate in poligoni, e a<br />
questi poligoni erano associate<br />
– in tutti i casi in cui il numero<br />
di particella non era mutato<br />
tra registri e mappe, e dunque<br />
si è riscontrata corrispondenza<br />
– le molte informazioni catastali<br />
contenute nei registri partitari.<br />
Per varie vicissitudini istituzionali<br />
il lavoro di redazione della<br />
base di dati costruita sui fondi<br />
archivistici è poi potuto iniziare<br />
solo con il 2018: una procedura<br />
a evidenza pubblica ci ha consentito<br />
di selezionare i migliori<br />
giovani professionisti disponibili<br />
a lavorare all’Aquila, e a<br />
loro abbiamo affidato il lavoro<br />
di censimento della documentazione<br />
specificamente relativa<br />
al “volto della città”, ossia i<br />
progetti degli edifici pubblici o<br />
civili contenuti, in primo luogo,<br />
nel fondo Comune dell’Aquila,<br />
serie Commissione Edilizia per<br />
gli anni dal 1930 in poi, nonché<br />
altre serie del fondo medesimo,<br />
e la documentazione conservata<br />
nei fondi archivistici Genio Civile,<br />
Prefettura ed altri.<br />
Per archiviare le informazioni<br />
documentali è stata delineata<br />
una base di dati relazionale<br />
client-server, su motore PostGres<br />
e interfaccia Microsoft<br />
Access, che ha consentito con<br />
poca spesa e sforzo di avere un<br />
tracciato di dati “su misura” e<br />
di adattarlo via via alle esigenze<br />
che si manifestavano lungo il<br />
percorso. Questa base di dati si<br />
articola su più livelli gerarchici<br />
predefiniti, fondo/serie/busta<br />
/unità/pratica/progetto, onde<br />
poter elaborare i dati “a cascata”<br />
busta per busta, dal livello<br />
più generale fino al singolo disegno,<br />
senza mai perdere di vista<br />
il contesto archivistico.<br />
Classificare una tipologia di oggetti<br />
nelle pratiche ci ha consentito<br />
di compiere il passo<br />
successivo: selezionarne alcune<br />
più rilevanti per delineare la<br />
forma urbis e per le problematiche<br />
relative al rischio sismico,<br />
in particolare le “nuove costruzioni”<br />
e le “modifiche strutturali”,<br />
e in seguito le pratiche<br />
relative all’uso del “cemento<br />
armato” nel fondo Prefettura.<br />
Tutti questi oggetti sono ora in<br />
nuce un possibile GIS ancora da<br />
implementare, poiché sono stati<br />
mappati su shapefile dai singoli<br />
operatori utilizzando il software<br />
QGIS (fig. 3), e da qui dovrebbero<br />
confluire in un unico GIS da<br />
rendere disponibile online su Intranet/Internet.<br />
Il terzo passo del progetto è<br />
consistito in una grande campagna<br />
di fotoriproduzione digitale<br />
realizzata con lo scanner Metis<br />
1300 che era stato acquisito tramite<br />
gara a inviti alla fine del<br />
2015, e che finalmente abbiamo<br />
potuto utilizzare a pieno ritmo<br />
grazie al contratto affidato alla<br />
ditta Record Data in base a RdO<br />
su MePA nel settembre 2019. Si<br />
tratta di uno scanner eccellente,<br />
configurato in maniera da<br />
consentire con un’unica procedura<br />
di catturare le immagini a<br />
300 ppi di risoluzione, elaborarle<br />
in compressione Jpeg 2000 e<br />
stoccarle in directories/subdirectories<br />
preconfezionate, create<br />
in automatico da uno script<br />
basato sul database della schedatura<br />
esistente.<br />
Abbiamo poi lavorato a rovesciare<br />
la logica archivistico-gerarchica<br />
con cui la base dati è<br />
strutturata, ponendoci dal punto<br />
di vista dell’utente il quale,<br />
oltre a cercare le informazioni<br />
dal contesto, deve ritrovarle<br />
in base a nomi di persona o di<br />
luogo. L’indicizzazione di questi<br />
elementi è in sostanza il valore<br />
aggiunto del progetto – assieme<br />
alla possibilità di ritrovare l’informazione<br />
su una mappa digitale<br />
in GIS – rispetto a un inventario<br />
archivistico analitico tradizionale.<br />
Con l’applicativo web<br />
Fig. 3 - Mappatura dei progetti presentati in Commissione Edilizia su QGIS.
Fig. 4 - L'interfaccia di consultazione web delle informazioni e di visualizzazione dei disegni.<br />
disegnato è ora possibile aprire<br />
schermate successive navigando<br />
dal generale al particolare e<br />
viceversa per ritrovare le informazioni<br />
e visualizzare i disegni<br />
dei progetti scansionati, utiliz-<br />
zando la tecnologia già descritta<br />
per la digital library Cartografia<br />
dell’Archivio di Stato di Roma<br />
(fig. 4).<br />
Si consideri che, essendo la ricostruzione<br />
post terremoto pienamente<br />
in corso al tempo del progetto<br />
tra le priorità vi era quella<br />
di mettere a disposizione dei<br />
professionisti che si occupavano<br />
della ricostruzione della città 14<br />
tutti gli elementi disponibili nelle<br />
fonti storiche per integrare<br />
e perfezionare la progettualità<br />
con una visione della città di<br />
lungo periodo, che vada al di là<br />
delle emergenze del ricostruire<br />
“dov’era, com’era”.<br />
Purtroppo, dopo il pensionamento<br />
di chi scrive, il progetto<br />
– che disponeva ancora dei fondi<br />
necessari per arrivare a completamento<br />
– è stato abbandonato<br />
dagli istituti competenti, e questa<br />
cospicua messe di informazioni<br />
è disponibile per ora solo<br />
in Intranet nella rete interna del<br />
Ministero della Cultura 15.<br />
Note<br />
1. Il testo presente ripropone in forma<br />
succinta il saggio La cartografia storica e<br />
la storia dell’ambiente. Contesti archivistici,<br />
modelli descrittivi, geolocalizzazione,<br />
georeferenziazione, in Archivi<br />
4.0 e Paesaggio. La digitalizzazione del<br />
patrimonio culturale, a cura di M. Brogi,<br />
E. Novello, R. Simonetti, Padova, Cleup,<br />
2020, cui si rinvia per approfondimenti.<br />
2. Si veda la presentazione in P. Buonora,<br />
The cartographic collection of the State<br />
Archive of Rome online Archival issues<br />
and digital models, in «e-Perimetron»,<br />
vol. 13, No. 1, 2018 pp. 23-31: www.eperimetron.org/Vol_13_1/Buonora.pdf.<br />
3. P. Buonora, La cartografia storica<br />
dello Stato della Chiesa al tempo di<br />
Clemente XIV, in Papa Clemente XIV e<br />
la terminazione dei confini sammarinesi<br />
nella seconda metà del Settecento: istituzioni,<br />
territorio e paesaggio, a cura<br />
di Marco Moroni, Atti della giornata di<br />
studio (San Marino 26 novembre 2005),<br />
Quaderno XXV della Collana Studi Storici<br />
Sammarinesi, San Marino 2006.<br />
4. P. Buonora, Fiumi di carta, in Luoghi<br />
ritrovati. La Collezione I di disegni<br />
e mappe dell’Archivio di Stato di Roma<br />
(secoli XVI-XIX). Inventario, a cura di Daniela<br />
Sinisi, Roma, 2014.<br />
5. Versione aggiornata (maggio 2006)<br />
disponibile a: www.iccu.sbn.it/upload/<br />
documenti/linee_guida_digit_cartografia_05_2006.pdf<br />
6. Luoghi ritrovati. La Collezione I di disegni<br />
e mappe dell’Archivio di Stato di<br />
Roma (secoli XVI-XIX). Inventario, a cura<br />
di Daniela Sinisi, Roma, 2014.<br />
7. «In presentia mei notarii». Gli allegati<br />
iconografici nei protocolli dei notai<br />
capitolini, a cura di O. Verdi, Pubblicazioni<br />
degli Archivi di Stato, Strumenti<br />
CLXXXXVII, Roma 2009; Arte, architettura<br />
e decorazione nelle carte dei notai<br />
romani (1582-1888), a cura di O. Verdi,<br />
Roma, CROMA, 2018.<br />
8. L’ esempio più significativo di schedatura<br />
su GIS è il sito di Old Maps Online<br />
(https://www.oldmapsonline.org/ ), che<br />
offre all’utente una ragguardevole raccolta<br />
di carte storiche provenienti da archivi<br />
e biblioteche europee e non, digitalizzate<br />
e geolocalizzate, con opzioni di<br />
ricerca basate sul calcolo del relevance<br />
ranking geografico (p. es. entro 100 Km<br />
dal punto scelto) comunemente utilizzato<br />
da siti come Ebay.<br />
9.http://www.ritrattidicitta.it/unità-diricerca-0<br />
10. Un esempio di questa autorevole impostazione<br />
sulla storia urbana delle città<br />
italiane, si veda in L. Gambi, Ragionando<br />
dei confini della città, in ‘Storia urbana’,<br />
n. 47 (1989), pp. 225-228.<br />
11. http://www.cflr.beniculturali.it/Urbano/urbano_intro.php<br />
12. Ritratti di città in un interno, a cura<br />
di M. P. Iarossi. Bologna, BUP, 2014. Una<br />
notevole implementazione di WebGIS<br />
sulla medesima cartografia storica è stata<br />
curata dal CROMA all’interno del progetto<br />
“Atlante di Roma”: HGIS (Historical<br />
GIS) di Roma nel XVIII secolo (http://<br />
croma.uniroma3.it/?contenuto=hgis ).<br />
13. Si vedano i resoconti sul progetto<br />
pubblicati in precedenza: P. Buonora,<br />
et al., City landscape of a walled city. A<br />
WebGIS for L’Aquila ten years after the<br />
earthquake, Proceedings 14th ICA Conference<br />
Digital Approaches to Cartographic<br />
Heritage, Thessaloniki, 8-10 May 2019<br />
(cartography.web.auth.gr/ICA-Heritage/<br />
Thessaloniki2019/proceedings.html ); P.<br />
Buonora, Il progetto “Le mura della città<br />
nei documenti d’archivio”, in Le mura<br />
dell’Aquila, a cura di L. Arbace, L’Aquila,<br />
One Group edizioni, 2020, pp. 23-32.<br />
14. Si veda l’utilissimo strumento di gestione<br />
e monitoraggio della ricostruzione<br />
costituito dal WebGIS USRA: http://<br />
webgis.comuneaq.usra.it/mappa_def.<br />
php<br />
15. L’indirizzo intranet è 10.99.169.12/<br />
progetto.html<br />
Abstract<br />
The paper describes some experiences<br />
carried out in the past years<br />
bringing together old and new professional<br />
knowledge, in the context<br />
of digital technologies relating to digital<br />
libraries and GIS. The projects<br />
mentioned – Imago project at the<br />
State Archives of Rome, WebGIS<br />
Descriptio Romae financed by CARI-<br />
PLO, project “The walls of L'Aquila<br />
in archive documents” – provide<br />
examples of increasing complexity<br />
in integrating correctly descriptive<br />
standards and opportunities offered<br />
by information technology.<br />
Parole Chiave<br />
Cartografia; archivi; digital libraries; GIS<br />
Autore<br />
Paolo Buonora<br />
paolo.buonora@gmail.com<br />
già dirigente degli Archivi di Stato<br />
12 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 13
INTERVIEW<br />
rome reborn 4.0: A virtuAl tour<br />
into the heArt of the eternAl city<br />
Interview to Bernard Frischer by Michele Fasolo<br />
Bernard Frischer (at his young age) on front of the model of Imperial Rome in the<br />
Museum of Roman Civilization.<br />
The concept of instaurare Romam has<br />
a noble origin: the Renaissance<br />
historian and humanist, Blondus<br />
Flavius (1392-1463). Today, we<br />
recognize the modernity and<br />
relevance of his intention not<br />
to confine himself to a static<br />
reconstruction, but rather to offer an<br />
insight into the development of the<br />
city and the functions of its buildings.<br />
A persistent effort to identify the<br />
remnants of ancient monuments amid<br />
the successive transformations of<br />
the urban fabric, achieved through<br />
continuous comparison of written<br />
sources with on-site observations of<br />
places and monuments.<br />
This idea, this method,<br />
far from being forgotten,<br />
sees, about six centuries<br />
later, a visionary professor<br />
- who has taught at various<br />
American universities (UCLA,<br />
Virginia, Indiana) - proposing a<br />
reconstruction of ancient Rome.<br />
This is Bernard Frischer, a digital<br />
archaeologist, and the 4.0<br />
version of Rome Reborn, his<br />
captivating digital recreation of<br />
ancient Rome within the Aurelian<br />
Walls, was unveiled a few<br />
weeks ago in Rome. Frischer is<br />
the founder and president of<br />
Flyover Zone Productions (established<br />
in 2016), a company<br />
based in Bloomington, Indiana,<br />
with a mission to market products<br />
and services utilizing 3D<br />
digital technologies to present<br />
cultural heritage sites and monuments<br />
to the general public.<br />
Twenty-seven years of uninterrupted<br />
work through the significant<br />
and rapid technological<br />
transformations of recent years,<br />
Frischer has invested in data<br />
collection and acquisition, databases,<br />
increasingly innovative<br />
services, the realm of networks,<br />
wearable computing, and much<br />
more.<br />
The digital reconstruction of<br />
ancient Rome faces significant<br />
challenges and difficulties in the<br />
accurate rebuilding of its monuments.<br />
Some proposals inevitably<br />
spark controversies; however,<br />
compared to Gismondi's<br />
traditional model, Rome Reborn<br />
4.0 stands out as a three-dimensional,<br />
navigable, dynamic, and<br />
versatile model, thereby stimulating<br />
the opinions of those who<br />
consult and utilize it.<br />
Its use does not necessarily demand<br />
an uncritical acceptance<br />
of the proposed reconstructions;<br />
rather, it predominantly provides<br />
a fertile ground to explore<br />
and discuss history from new<br />
perspectives. In this way, it configures<br />
itself as an educational<br />
and tourist resource that goes<br />
beyond a mere reproduction of<br />
the past, making it accessible<br />
and engaging for anyone ap-<br />
14 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />
proaching it. An adaptable tool<br />
that evolves with the progress<br />
of research, updating whenever<br />
convincing and widely accepted<br />
solutions are reached for each<br />
individual monument.<br />
Affectionately known as Bernie<br />
among friends, thanks to his<br />
warmth and amiability, Frischer<br />
has honored us with his presence<br />
for years as a member of<br />
the Scientific Committee of <strong>Archeomatica</strong>.<br />
With pleasure and<br />
openness, he now shares reflections<br />
and details of his work<br />
over these years in this interview<br />
with us and our readers,<br />
responding to our questions.<br />
Aerial view of the city from the southeast. In the foreground are the Baths of Caracalla.<br />
In the middle ground can be made out the Circus Maximus (the 600-meterlong<br />
racetrack in the center of the image) and the Colosseum (to the right). In the<br />
distance is the Tiber River.<br />
OVERALL<br />
What was the overall timeline<br />
of the Rome Reborn project,<br />
broken down by versions?<br />
The idea for the project goes<br />
back to October 1974, when I<br />
first saw the Plastico di Roma<br />
Antica of Italo Gismondi. The<br />
moment I saw it, I had the idea<br />
that it would be wonderful to<br />
find some technical solution<br />
that would allow people to have<br />
the impression of walking down<br />
the streets of ancient Rome. I<br />
published a paper proposing the<br />
project (at first called “Project<br />
Cicero”) in 1988. I got funding<br />
from two philanthropists in Los<br />
Angeles in 1995 to start the<br />
planning. The project was officially<br />
launched at a conference<br />
held at the American Academy<br />
in Rome on December 1, 1996.<br />
To understand the evolution<br />
of the project, I need to tell<br />
you that we divide the features<br />
of the ancient city into<br />
two classes. Class I are those<br />
features about which we know<br />
the name, location, phasing,<br />
design, and function. As examples,<br />
I can cite the Colosseum<br />
and Pantheon. Class II features<br />
are all the features about which<br />
we are less certain about one or<br />
more of those details. Our best<br />
sources for Class II are the two<br />
late-antique regionary catalogues.<br />
They give us quantitative<br />
data about the distribution of<br />
buildings by type in the 14 regions<br />
of the city, but they do not<br />
give us exact information about<br />
location and design.<br />
Version 1.0 included the Class I<br />
features in the Roman Forum.<br />
Everything else derived from<br />
a laser scan of the Plastico di<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. Similar view to what is seen on page 03, except<br />
we are positioned to the west of the Circus Maximus.
Roma Antica of Gismondi. This<br />
version was launched at a press<br />
conference I held with Rome’s<br />
mayor Walter Veltroni in June<br />
2007.<br />
Version 2.0 added several more<br />
Class I features (e.g., the Colosseum)<br />
and also replaced all the<br />
scan data from the Gismondi<br />
model with new, procedurally<br />
generated Class II buildings. The<br />
Class II features were shown in<br />
the highest level of detail. This<br />
version was launched on August<br />
8, 2008 at SIGGRAPH 2008, where<br />
it was the featured project.<br />
Version 3.0 added many more<br />
Class I features (e.g., the Pantheon,<br />
imperial fora, and imperial<br />
palaces). The Class II features<br />
were shown in the lowest<br />
level of detail in order to facilitate<br />
use of the model on VR<br />
headsets like the Oculus GO. It<br />
was launched at a press conference<br />
in Rome on November 20,<br />
2018.<br />
Version 4.0 added many more<br />
Class I features (now numbering<br />
well over 150 urban features)<br />
and showed the Class II features<br />
in the highest level of detail. It<br />
was launched at a press conference<br />
in Rome on November 8,<br />
2023.<br />
How many individuals contributed<br />
to the realization of this<br />
project, and what was their geographical<br />
distribution?<br />
For the current version (4.0),<br />
the number of contributors<br />
is twelve. They live in Egypt,<br />
France, the Republic of Georgia,<br />
Italy, the United Kingdom,<br />
and the United States.<br />
What specific skills and specializations<br />
were involved in the<br />
team? How many total working<br />
hours and hours per version?<br />
I cannot tell you the exact number<br />
of hours it took to create<br />
version 4.0 if the model in the<br />
period November 2018 to November<br />
2023. My estimate is<br />
that it took 1.5 times as many<br />
as the number of hours devoted<br />
to the project by our 3D modeling<br />
team. They spent 9600<br />
hours working on version 4.0,<br />
so the total should be on the<br />
order of 14,400 total hours by<br />
the entire team. The specialties<br />
are: Unity development, 3D modeling,<br />
3D detailing, Roman archaeology,<br />
Roman architectural<br />
history, and classical art history.<br />
What remote collaboration<br />
technologies were used to coordinate<br />
the work?<br />
The team communicates using<br />
Google Meet.<br />
An estimate of the overall costs<br />
and costs per version?<br />
Version 4.0 cost an estimated<br />
$650,000.<br />
What is the overall size of the<br />
data?<br />
Version 4.0 consists of 1.4 terabytes.<br />
Considering its volume, what<br />
solutions were adopted for<br />
storage resource management<br />
and the creation of reliable backups?<br />
For reliable backup, we use the<br />
LOCKSS approach. We have local<br />
backup using a 96 TB NAS<br />
formatted with RAID 10. We also<br />
backup all our files on Google<br />
Drive. As the project manager,<br />
one of my duties is to remind<br />
everyone to back up their data<br />
on a regular basis—no less than<br />
once a week.<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are situated over the Aventine Hill and look<br />
toward the Circus Maximus and imperial palaces on the Palatine Hill. In the background<br />
(right) can be seen the Colosseum.<br />
Did you face ethical or cultural<br />
challenges during the creation<br />
of the virtual reconstruction?<br />
Ethical concerns fall into three<br />
categories relating to the individual<br />
contributors to Rome Reborn,<br />
the third-party owners of<br />
resources we may need permission<br />
to use, and the end users.<br />
Regarding our contributors,<br />
we give them public recogni-<br />
16 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />
tion through the Credits which<br />
always are an integral part of<br />
a virtual tour on the Yorescape<br />
platform. Regarding third parties,<br />
we always obtain licenses<br />
for the use of their content or<br />
(in the case of archaeological<br />
authorities) their sites. We include<br />
a notice of such licenses<br />
in the Credits on Yorscape. As<br />
far as end users are concerned,<br />
we voluntarily adhere to the<br />
ICOMOS-approved Seville Principles<br />
of Virtual Archaeology,<br />
especially Principle 7 on scientific<br />
transparency.<br />
COMPUTER SCIENTISTS<br />
AND ARCHAEOLOGISTS<br />
How did the collaboration<br />
between computer scientists<br />
and archaeologists evolve during<br />
this project?<br />
When the project started at<br />
UCLA in the mid 1990s, I naively<br />
assumed that as an archaeologist,<br />
I could bring my archaeological<br />
drawings to a 3D modeling<br />
lab at the university, come back<br />
several weeks later, and find a<br />
perfect 3D model awaiting me.<br />
That turned out to be naive.<br />
Technicians skilled at 3D modeling<br />
but with no background<br />
in Roman archaeology were not<br />
familiar with Roman building<br />
materials, construction techniques,<br />
and architectural styles,<br />
so they were unable to receive<br />
the plans, sections, and elevations<br />
and create an accurate<br />
3D rendering. This quickly gave<br />
rise to the idea of close, collaborative<br />
work involving the 3D<br />
modeler and myself or another<br />
Roman archaeologist. It quickly<br />
became clear that as soon as you<br />
wanted to go from modeling an<br />
individual building with which I,<br />
as a Roman archaeologist, was<br />
very familiar, to a complete city<br />
model, you would need the help<br />
of a scientific advisory committee<br />
of experts. As you say in<br />
Rome, “una vita non basta,” so<br />
one scholar is hardly likely to<br />
have all the knowledge needed<br />
to oversee the reconstruction of<br />
the entire ancient city. You also<br />
needed your own 3D lab if you<br />
wanted to ensure quality control.<br />
All of this happened rather<br />
fast. I raised my first gift from a<br />
philanthropic foundation in Los<br />
Angeles in 1995 to start my 3D<br />
lab and make our first 3D reconstruction:<br />
a model of the Temple<br />
of Antoninus and Faustina in<br />
the Roman Forum. By December<br />
1, 1996, we had expanded the<br />
project to include the entire<br />
city and had succeeded in recruiting<br />
a prestigious scientific<br />
advisory committee including<br />
such experts as Paolo Liverani<br />
(then Curator of Antiquities at<br />
the Vatican Museums), Russell<br />
Scott (the American professor<br />
who excavated in the Roman<br />
Forum for many years), and<br />
Adriano La Regina (then the Superintendent<br />
of the Colosseum,<br />
Forum, and Palatine). We also<br />
had sufficient funding to start<br />
bringing our American 3D modelers<br />
to Rome to study the ruins<br />
first-hand so that they could<br />
familiarize themselves with the<br />
styles, materials, and, above<br />
all, the monumental scale of<br />
Roman buildings, which is really<br />
beyond the ken of the average<br />
American.<br />
Since 1996, I have continued<br />
the project with the same formula:<br />
my own 3D lab employing<br />
modelers who visit Rome as<br />
frequently as possible working<br />
under the supervision of expert<br />
scientific advisors. I’m happy to<br />
report that Professors Scott and<br />
Liverani are still serving after<br />
all these years, and we constantly<br />
add new advisors as our<br />
projects shift from site to site.<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are positioned to the east of the Colosseum (visible<br />
below the center of the picture). To the left is the Temple of the Divine Claudius on the Caelian<br />
Hill. Across the street from the Colosseum in the Temple of Venus and Rome, the largest of the<br />
sanctuaries of the state cult. To the left is the Palatine Hill; beyond can be seen the Roman Forum<br />
and imperial fora. In the distance can be made out the gilded dome of the Pantheon.
How did the archaeological<br />
community react over time to<br />
your virtual reconstruction?<br />
We have been gratified by the<br />
positive response of the archaeological<br />
community as evidenced<br />
by countless invitations to<br />
lecture and present our work<br />
and also by the willingness of an<br />
increasing number of colleagues<br />
to adopt Yorescape in their teaching.<br />
Our next challenge is to<br />
get the archaeological journals<br />
to publish reviews of our virtual<br />
tours. Yorescape is an example<br />
of so-called “New Media,”<br />
and scientific journals tend to<br />
review only those archaic Gutenbergian<br />
productions called<br />
“books”. We hope that will<br />
change in the not-too-distant<br />
future!<br />
Did you interact with academics<br />
and professionals? Did you benefit<br />
from their feedback during<br />
development? Was there<br />
any form of peer review? Effectiveness<br />
of these interactions?<br />
Our workflow is based on a<br />
constant interaction with academics<br />
and professionals. It is<br />
they who serve as our scientific<br />
advisors and who give us constant<br />
feedback. For example,<br />
the advisors for “Athens Reborn:<br />
Acropolis” were the Director<br />
of the American School<br />
of Classical Studies in Athens, a<br />
professor of Classical Art History<br />
at Princeton University, and a<br />
professor of Greek Art at King’s<br />
College, London. The advisors<br />
for “Baalbek Reborn: Temples”<br />
were members of the Oriental<br />
Department of the German Archaeological<br />
Institute, Berlin,<br />
which has been excavating the<br />
site since 1998.<br />
In dealing with historical data<br />
and sensitive information, how<br />
did you address security and<br />
privacy challenges in integrating<br />
advanced technologies?<br />
I cannot recall any instances<br />
where an issue of historical data<br />
has arisen. Regarding the privacy<br />
of our Yorescape users, our<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are positioned over the valley between the<br />
Palatine Hill (left) and the Caelian Hill (right). In the middle ground is the Aqua Claudia,<br />
the aqueduct furnishing water to the imperial palaces on the Palatine. Right of the<br />
middle of the picture is the Colosseum.<br />
Terms of Use prohibit us from<br />
selling or sharing their data to<br />
third parties. We try to keep<br />
to a bare minimum the private<br />
information we require from<br />
them—basically, we need just<br />
their name and email address<br />
for them to log into Yorescape.<br />
Finally, we have retained Pryor<br />
Cashman, one of the top law<br />
firms for US and EU privacy law,<br />
to ensure that we act responsibly<br />
and within the scope of the<br />
law.<br />
FUTURE OF TECHNOLOGICAL<br />
INTEGRATION IN ARCHAEOLOGY<br />
Do you anticipate the integration<br />
of technologies such as virtual<br />
reality and artificial intelligence<br />
becoming increasingly<br />
prevalent in future archaeological<br />
research? How might this<br />
relationship evolve?<br />
Yes! VR we already support,<br />
at least for our institutional<br />
subscribers. Later this month<br />
or in February <strong>2024</strong> we will also<br />
make Yorescape available on<br />
Oculus (probably at first in the<br />
App Lab and later in the Store)<br />
for our individual subscribers.<br />
Our goal is to be “platform<br />
agnostic,” supporting<br />
everything from mobile devices<br />
(iOS/Android) to PCs (Macintosh/Windows),<br />
and those VR headsets<br />
using the OpenXR standard<br />
(Oculus, Vive, etc.).<br />
Regarding AI, the answer is<br />
again “Yes!” We already have<br />
a prototype AI working codenamed<br />
“Yorebot.” This is an<br />
addition to our user interface<br />
allowing our end users to pose<br />
their own questions during a virtual<br />
tour. We believe in giving<br />
our users maximum freedom to<br />
move through time and space<br />
18 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />
as well as maximum freedom to<br />
satisfy their own curiosity about<br />
what they are experiencing.<br />
In this connection, I like to speak<br />
of Virtual Tourism 1.0, 2.0,<br />
and 3.0. Version 1.0 is basically<br />
a live slide show on a service<br />
like Zoom. The audience just<br />
watches passively, at most posting<br />
a question at the end in<br />
the chat box. In Version 2.0, the<br />
end user is empowered to take<br />
the tour whenever she wants,<br />
to visit the points of interest<br />
in any order following only the<br />
dictates of her curiosity, and to<br />
toggle between the site as it appears<br />
today and the way it looked<br />
in antiquity before it was in<br />
ruins. So, version 2.0 gives the<br />
user with freedom of time and<br />
space. Wtih the introduction of<br />
an AI like the Yorebot, we get to<br />
version 3.0. Now, the user has<br />
freedom of time, space, and<br />
content.<br />
I would predict a version 4.0 that<br />
is built on the metaverse and gives<br />
the user the affordances of<br />
social interaction, from jointly<br />
touring with others to role playing<br />
in costume and competing<br />
(for example) to rise from low to<br />
high status in the culture being<br />
visited. Version 4.0 was already<br />
predicted in my 1986 conference<br />
paper at Apple Computer, which<br />
was published in 1988:<br />
Besides virtual access for the<br />
public, do you foresee other<br />
future uses of this technology<br />
specifically in archaeological<br />
research?<br />
Yes, and this is something I<br />
theorized many years ago and<br />
started to put into practice in<br />
the last ten years in a series of<br />
publications. My basic idea is<br />
that interactive, scientifically<br />
valid models can be supports to<br />
empirical research allowing archaeologists<br />
to go back in time<br />
and make observations and run<br />
experiences that would be impossible<br />
in the real world without<br />
time travel. I call this use<br />
of computer simulations for empirical<br />
research “simpiricism,”<br />
and I have written about how<br />
this is an approach that we can<br />
see utilized across the sciences,<br />
from Physics and Astronomy to<br />
Biology and Economics. Archaeology<br />
is rather late to the game,<br />
but I am convinced that as the<br />
simpirical approach generates<br />
new insights and discoveries,<br />
more and more archaeologists<br />
will start to adopt it.<br />
If your readers wish to read my<br />
simpirical publications, here<br />
are some titles and links where<br />
they can be downloaded at no<br />
cost:<br />
Frischer, B., “From Digital<br />
Illustration to Digital Heuristics,”<br />
in B. Frischer and A.<br />
Dakouri-Hild, editors. Beyond<br />
Illustration. 2D and 3D Digital<br />
Technologies as Tools for Discovery<br />
in Archaeology, BAR<br />
International Series 1805 (Oxford,<br />
2008) pp. v-xxiv; available<br />
online at: http://frischer.org/wp-content/uploads/2016/03/Frischer_Heuristics.pdf).<br />
Frischer, B., G. Zotti, Z. Mari<br />
and G. Capriotti, “Archaeoastronomical<br />
Experiments Supported<br />
by Virtual Simulation<br />
Environments: Celestial Ali-<br />
Frischer, B. “Project Cicero,”<br />
a chapter in Interactive<br />
Media. Visions of Multimedia<br />
for Developers, Educators,<br />
& Information Providers, Microsoft<br />
CD-ROM Library, vol.<br />
3 (1988) 145-156; available<br />
online at https://www.academia.edu/36446114/Cicero_a_<br />
framework_for_multimedia_<br />
projects_for_Classics.<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320 In the mid-ground are the imperial fora. The one at<br />
the bottom is the biggest: the Forum of Trajan. We can see (starting at the bottom) the Temple<br />
of the Divine Trajan and Plotina, the sculpted and painted Column of Trajan flanked by<br />
the Greek and Latin libraries, the Basilica Ulpia, and the entrance plaza with an equestrian<br />
statue of Trajan. After Trajan’s Forum are the Forum of Augustus, the Forum of Nerva, and<br />
the Forum of Peace.
gnments in the Antinoeion at<br />
Hadrian’s Villa (Tivoli, Italy),”<br />
Digital Applications in Archaeology<br />
and Cultural Heritage 3<br />
(2016) 55-79. Available online<br />
at: https://www.academia.<br />
edu/36445359/Archaeoastronomical_experiments_supported_by_virtual_simulation_environments_celestial_<br />
alignments_in_the_Antinoeion_at_Hadrians_Villa_Tivoli_Italy_<br />
.<br />
Frischer, B., J. Pollini, G.<br />
Capriotti, D. Dearborn, J.<br />
Fillwalk, K. Galinsky, C. Haueber,<br />
J. Miller, J. Murray, M.<br />
Salzman, M. Swetnam-Burland,<br />
“New Light on the Horologium<br />
Augusti, the Montecitorio<br />
Obelisk, and the Ara Pacis,”<br />
Studies in Digital Heritage 1<br />
(2017) 18-119. Available online<br />
at: https://scholarworks.<br />
iu.edu/journals/index.php/<br />
sdh/article/view/23331<br />
Frischer, B., with technical<br />
appendices by P. Alberi Alber,<br />
D. Dearborn, and J. Fillwalk,<br />
“Edmund Buchner's Solarium<br />
Augusti: New Observations<br />
and Simpirical Studies,” Rendiconti<br />
della Pontificia Accademia<br />
Romana di Archeolgia<br />
(2018) 3-90. Available online<br />
at: https://www.academia.<br />
edu/38081245/Edmund_<br />
Buchners_Solarium_Augusti_<br />
New_Observations_and_Simpirical_Studies.<br />
Frischer, B. and D. Massey.<br />
“Urban Models as Tools for<br />
Research and Discovery.” In<br />
Critical Archaeology in the<br />
Digital Age, edited by Kevin<br />
Garstlki, Cotsen Digital Archaeology<br />
Series 2 (UCLA,<br />
Cotsen Institute of Archaeology,<br />
2022) 23-48. Available<br />
online at: https://www.academia.edu/74034923/3D_Urban_Models_as_Tools_for_Research_and_Discovery_Two_<br />
Case_Studies_of_the_Rostra_<br />
in_the_Roman_Forum_Utilizing_Rome_Reborn.<br />
What technologies were employed<br />
in virtual reconstruction,<br />
and how were they integrated?<br />
If I undesrstand your question<br />
aright, you are referring to my<br />
simpirical research. In that, in<br />
addition to VR for making observations<br />
and running experiments,<br />
I have used the planetarium<br />
software Stellarium for archaeoastronomical<br />
research investigating<br />
possible alignments<br />
between built monuments and<br />
astronomical features at Hadrian’s<br />
Villa and in ancient<br />
Rome. I have used ESRI’s CityEngine<br />
for 3D viewshed analysis of<br />
structures in the Roman Forum.<br />
My collaborator, Prof. Diego Gutierez<br />
used AI and Hierarchical<br />
Fine State Machines (HFSM) to<br />
study the circulation of spectators<br />
in the Colosseum. And my<br />
student Julia Puglisi has used<br />
I-Simpa for 3D acoustic analysis<br />
of an enigmatic feature in the<br />
South Theater at Hadrian’s Villa.<br />
DIGITALIZATION<br />
OF HISTORICAL CONTEXT<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are situated over Transtiberim (modern<br />
Trastevere) and look east toward the Tiber River, Tiber Island, and (left) the Campus<br />
Martius and (right) Capitoline Hill. On the Tiber Island can be seen (right) the Temple of<br />
Asclepius in front of which is an Egyptian obelisk.<br />
How did you tackle the challenge<br />
of preserving historical accuracy<br />
in virtual reconstruction?<br />
A full answer would fill a book<br />
about ars antiquaria (which I am<br />
writing at the moment!). A short<br />
answer is that, first of all, we<br />
always consult with our scientific<br />
advisors and other experts<br />
whom they recommend we contact.<br />
Here I should give particular<br />
thanks to Prof. Paolo Liverani<br />
and Prof. Russell Scott, whom I<br />
mentioned earlier. Secondly we<br />
divide the sources of data to be<br />
used into two classes: archaeo-<br />
20 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />
logical and literary. The archaeological<br />
sources include autopsy<br />
(i.e., studying the remains<br />
today), pottery, brick stamps,<br />
coins, and inscriptions. The literary<br />
sources are numerous and<br />
have been assembled in various<br />
collections, including, notably<br />
the (unfortunately incomplete)<br />
Fontes ad Topographiam Veteris<br />
Urbis Romae by Giuseppe Lugli.<br />
We always consult the two<br />
major reference works in our<br />
field, the Lexicon Topographicum<br />
Urbis Romae, 6 volumes<br />
(Rome, 1993-2000) edited by<br />
Eva Margareta Steinby and The<br />
Atlas of Ancient Rome, 2 volumes,<br />
edited by Andrea Carandini<br />
with Paolo Carafa (Princeton<br />
and Oxford 2017). They contain<br />
extensive bibliography for the<br />
individual features of the city<br />
we model. The scientific advisors<br />
frequently alert us to new<br />
research not yet published.<br />
Volume 2 of Carandini-Carafa<br />
has been especially helpful to<br />
us in getting started with the<br />
plans, sections, and elevations<br />
of a great many Class I monuments<br />
that no earlier scholars<br />
have tried to reconstruct. We<br />
don’t always agree with what<br />
they propose, but we find their<br />
work the sine qua non for starting<br />
the modeling process and<br />
thinking through all the issues<br />
of architectural restoration. Let<br />
me take this opportunity to give<br />
a shout out to these two great<br />
Roman topographers!<br />
would ideally like to have has<br />
been destroyed or lies below<br />
still unexcavated ground. As I<br />
mentioned earlier, these features<br />
fall into our Class II. Even<br />
the features in Class I can very<br />
often not be reconstructed with<br />
a high degree of certainty. Our<br />
forthcoming final report, which<br />
I have already mentioned, will<br />
have catalogue entries for each<br />
Class I feature. This will allow<br />
those worried about accuracy<br />
to distinguish between those<br />
elements of our reconstruction<br />
that are highly certain and those<br />
that are less certain or purely<br />
hypothetical. In a recent<br />
publication I co-authored, I<br />
wrote the section about how we<br />
handle uncertainty in Virtual<br />
Heritage:<br />
Stewart, A., B. Frischer and<br />
M. Abdelaziz. “Fear and Loathing<br />
in the Hellenistic Agora.<br />
Antenor’s Tyrannicides<br />
Return,” Hesperia 91 (2022)<br />
311-350 (my section is at pages<br />
344-345).<br />
I reported on two ways that<br />
practitioners in the field have<br />
learned to flag uncertainty:<br />
through non-photorealistic rendering<br />
(NPR), for example, if<br />
you make a restored arm on a<br />
statue semi-transparent to set<br />
it off from the well-preserved<br />
parts; and through metadata<br />
(MD), that is, through a written<br />
report. Given the enormity<br />
of the Rome Reborn urban<br />
model, NPR was not a plausible<br />
approach, so we inevitably<br />
adopted MD. As I mentioned, I<br />
am now writing a book giving<br />
a final report on the Rome Reborn<br />
project. A big part of the<br />
book (written by my co-author<br />
Dr. Alberto Prieto) will present<br />
the metadata of the Class I features.<br />
Was machine learning used to<br />
analyze historical data during<br />
the research phase? What type<br />
What was the main challenge<br />
in recreating accurate details,<br />
especially considering the effects<br />
of time?<br />
Of course, the passage of time<br />
has meant that an enormous<br />
amount of information we<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320. Aerial view of the central Campus Martius with<br />
(left to right) the Porticus Divorum, the Isaeum, Saepta Julia, Pantheon, Baths of Nero, and<br />
Stadium of Domitian. Also visible are the entertainment complexes of the Campus Martius,<br />
including (starting at the left along the river) the Theater of Marcellus, the Theater of Balbus,<br />
the Theater of Pompey, and the Odeon and Stadium of Domitian (modern-day Piazza<br />
Navona).
of data was provided?<br />
No, this has not been possible<br />
(at least thus far!).<br />
Let's talk about Oculus. What<br />
challenges did you face in optimizing<br />
the reconstruction for<br />
VR devices like Oculus, especially<br />
considering hardware limitations?<br />
We use three approaches to<br />
optimizing the 3D data in our<br />
3D reconstructions so that our<br />
users can have freedom of movement.<br />
The simplest is the creation<br />
of 360 panoramic images.<br />
Doing so results in an huge reduction<br />
of file size. It is appropriate<br />
for use in a virtual tour<br />
which is, basically, an recreation<br />
of real-world tourism which<br />
usually involves following a guide<br />
from Point of Interest (POI)<br />
to Point of Interest. Our users<br />
have freedom of movement on<br />
the macro scale: they can teleport<br />
as they wish from any POI<br />
to any other. Of course, once<br />
arrived at a POI, many users<br />
want to have some freedom to<br />
move around at the micro scale.<br />
We offer this possibility in<br />
two ways. The first way is by<br />
using standard optimization<br />
techniques to allow the user to<br />
freely roam wherever he wishes<br />
in the 3D environment. The<br />
second way uses what we call<br />
“cinematic free roam” (acronym:<br />
CFR). This is the sort of<br />
thing you see when you use Google<br />
Street View: you can jump<br />
from one 360 panorama to the<br />
next. If these are close enough<br />
together, it can simulate an experience<br />
not far different from<br />
the first kind of free roaming,<br />
but it does so with a cinematic<br />
quality of the imagery.<br />
How has the use of virtual reality<br />
devices enriched the experience<br />
for users?<br />
I would say that there are two<br />
ways that VR has enriched our<br />
users’ experience. First, the scale<br />
of presentation is 1:1 and the<br />
VR headset is immersive, that<br />
is, it completely fills the field of<br />
vision and thereby generates a<br />
sense of presence, or of “being<br />
there.” The 1:1 scale and the<br />
fact that we set the camera<br />
height at 150 cm (the average<br />
adult male height of the eyes)<br />
means that our users can sense<br />
the relationship of the features<br />
of the scene in relation to their<br />
body. We also populate our scenes<br />
with avatars, which adds to<br />
the sense of human scale.<br />
Secondly, VR helps our users<br />
because it has all the affordances<br />
needed to “remediate” the<br />
traditional ways used to communicate<br />
developed by ars antiquaria<br />
since the Renaissance,<br />
namely written descriptions,<br />
maps, and 2D illustrations. So,<br />
in addition to being immersed<br />
in a 3D scene showing you the<br />
site today or the site as it appeared<br />
in antiquity, our user interface<br />
includes: descriptions of<br />
what you are seeing developed<br />
in consultation with our scientific<br />
advisors (both written and<br />
oral); a site map showing you all<br />
the stops on a tour with a legend<br />
identifying them; and an<br />
information window in which we<br />
can show you relevant texts and<br />
2D views providing background<br />
information you will find helpful<br />
in understanding what you are<br />
seeing. Our intention is to use<br />
this multimedia approach to<br />
make it as easy as possible for<br />
students new to the field or to<br />
the general public to understand<br />
how experts interpret the<br />
monuments.<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320 showing the Baths of Caracalla, one of the<br />
major public recreational facilities built by Emperor Caracalla (ruled AD 211-217).<br />
How did you address design<br />
challenges to ensure an intuitive<br />
and accessible user interface,<br />
especially in a virtual reality<br />
context?<br />
Yes. We have a UX expert on<br />
staff who ensures that our user<br />
22 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 23<br />
interface is as intuitive to use<br />
as possible and that it takes<br />
advantage of the conventional<br />
solutions that have developed<br />
in this sector.<br />
Does Rome Reborn allow specific<br />
user interactions?<br />
The Yorescape user interface<br />
supports the following temporal<br />
features: taking a tour whenever<br />
you want; prompting you<br />
about what you have and have<br />
not yet seen (especially useful<br />
if a useful takes a tour in small<br />
chunks of time spread over several<br />
days, weeks, or longer),<br />
and toggling between our contemporary<br />
world and how the<br />
site appears today to the ancient<br />
world and how the site<br />
looked before it fell into ruin.<br />
It also supports the following<br />
spatial features: teleportation<br />
from point of interest to point<br />
of interest following your curiosity,<br />
and freely roaming around<br />
the site using “cinematic free<br />
roam” (CRF). In terms of content,<br />
Yorescape offers short audio<br />
clips (typically 1 to 4 minutes<br />
in length) in which an expert<br />
interprets what you are seeing.<br />
English is the base language for<br />
the audio, though on some tours<br />
we offer a variety of languages.<br />
On all tours, we also allow you<br />
to turn on or off the Closed Captions,<br />
and we strive to offer a<br />
selection of major languages<br />
ranging from Chinese, English,<br />
French, and German to Italian<br />
and Spanish. Often, the expert<br />
will reference pieces of evidence<br />
(such as an inscription) which<br />
you can display by clicking the<br />
“i” icon to open the Information<br />
Window. As I mentioned, in<br />
the next version of Yorescape,<br />
we will add even more content<br />
freedom by implementing the<br />
Yorebot across all our tours and<br />
integrating the related icon into<br />
the user interface. Finally, we<br />
do support one key social feature:<br />
Group Tour. We have turned<br />
this off at the moment because<br />
we have found virtually no<br />
demand for it from our users,<br />
and it costs a lot of money for<br />
the company to support. But,<br />
we have this in case (perhaps<br />
as the metaverse takes off) it is<br />
ever needed.<br />
Was there involvement of generative<br />
artificial intelligence<br />
in enriching the historical narrative<br />
or providing contextual<br />
information during the VR experience?<br />
As I mentioned, our user interface<br />
will soon be enriched with<br />
the Yorebot, an AI solution built<br />
on OpenAI that makes it possible<br />
for the user to ask whatever<br />
question he wishes to pose<br />
while on one of our tours. The<br />
Yorebot is working quite well on<br />
one of our shorter tours (Rome<br />
Reborn: Basilica of Maxentius).<br />
Now we simply need to apply<br />
it across all fifteen of our tours<br />
and work out the best way to<br />
add it to our user interface.<br />
RECONSTRUCTION OF<br />
MISSING PARTS<br />
How did you integrate photogrammetry<br />
into the detail acquisition<br />
process?<br />
Yes, we have done lots of photogrammetry.<br />
Indeed, our company’s<br />
second streaming service<br />
(which I have not yet mentioned)<br />
is our Virtual Museum.<br />
It has over 700 interactive 3D<br />
models of classical sculpture<br />
and furniture almost all made<br />
by photogrammetry. The museum<br />
allows our users to study<br />
an individual work of art in isolation,<br />
taking advantage of the<br />
museum’s ability to let you pan,<br />
rotate, zoom, and change the<br />
lighting. We also provide standard<br />
metadata for the object<br />
Aerial view of ancient Rome in AD 320 showing the Mausoleum of Augustus. Located near<br />
the banks of the Tiber River, the structure was due north of the Pantheon in the middle of a<br />
park laid out by Augustus in the Campus Martius. The tomb was topped by a colossal statue of<br />
Augustus. Inside were buried most of the emperors and imperial family members in the first<br />
century AD. The last emperor buried here was Nerva (ruled AD 96-98).
(name, material, dimensions,<br />
museum, inventory number,<br />
link to vetted scientific information,<br />
etc.). Yorescape then<br />
recontextualizes the individual<br />
work of art, showing you where<br />
it came from in antiquity. So,<br />
you can, for example, study the<br />
Hercules Farnese in the Virtual<br />
Museum, viewing it from all angles<br />
and under different lighting<br />
condition. You can see its<br />
current state in the MANN and<br />
also its restored state reflecting<br />
the polychromy research<br />
the “MANN in Colour” project.<br />
Then, in Yorescape, you can visit<br />
the Hercules Farnese in the<br />
Frigidarium of “Rome Reborn:<br />
Baths of Caracalla,” learning<br />
how the decorative program of<br />
the Frigidarium revolved around<br />
the myth of Hercules.<br />
Which programming languages<br />
were predominant in the development<br />
of Rome Reborn? Are<br />
there specific languages that<br />
proved particularly suitable for<br />
this challenge?<br />
The main use of computer programing<br />
has been in the development<br />
of Yorescape (www.<br />
yorescape.com), our delivery<br />
platform for Rome Reborn and<br />
our other virtual tours. These<br />
are built on the Unity platform,<br />
so any unique features we have<br />
to create are programed using<br />
C#.<br />
Looking ahead, do you foresee<br />
the development of interactive<br />
AI-based devices allowing users<br />
to verbally interact for exploration<br />
in specific ways and areas?<br />
Yes, I already imagined this in<br />
the 1986 paper given at Apple<br />
Computer. As I mentioned, we<br />
have developed a prototype AI<br />
code-named “Yorebot” that has<br />
the function of allowing the<br />
users to pose their own questions<br />
during a virtual tour.<br />
What were the testing and quality<br />
control methods for the virtual<br />
experience?<br />
We have a UX specialist who<br />
is responsible for our in-house<br />
testing. Afterwards, our virtual<br />
tours are tested in classroom situations<br />
by the teachers whose<br />
Aerial view of Rome Reborn 4.0, the 3D digital reconstruction of the entire city of ancient Rome within the Aurelian Walls as it appeared<br />
in the year AD 320.<br />
24 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />
institutions have subscriptions<br />
to Yorescape. Many of the early<br />
adopters are colleagues I know<br />
quite well, and they have been<br />
very forthcoming in providing<br />
feedback which our developers<br />
have taken to heart in making<br />
adjustments to Yorescape.<br />
What are your future projects,<br />
and what improvements do you<br />
plan to pursue in the coming<br />
years?<br />
If you read my Apple conference<br />
paper of 1986, you will see<br />
that what we have been able to<br />
achieve thus far is just the beginning<br />
of a much more elaborate<br />
simulation in which students<br />
can, for example, play the roles<br />
of ancient inhabitants of Rome<br />
and learn to speak Greek and<br />
Latin. In other words, I see the<br />
metaverse in the future of what<br />
we are doing. Virtual tourism<br />
is just a baby step toward that<br />
goal.<br />
Some may fear that offering<br />
virtual experiences of historical<br />
places could negatively impact<br />
traditional tourism. How do you<br />
respond to this concern, and<br />
how do you see the coexistence<br />
of both experiences?<br />
We always stress that the purpose<br />
of virtual tourism (at least<br />
as practiced at Flyover Zone) is<br />
not to replace real-world tourism<br />
but to enhance it. We think<br />
we accomplish this in several<br />
ways. First, virtual tourism can<br />
raise awareness of cultural heritage<br />
sites that are unknown<br />
to the general public but worth<br />
visiting. If we succeed, it should<br />
increase tourism to sites not visited<br />
as much as they merit. It<br />
can also help tourists to prepare<br />
for a trip before they leave<br />
home so that they get more out<br />
of their visit to the actual site.<br />
Once arrived at your destination,<br />
a virtual tourism app like<br />
Yorescape can be useful as an<br />
AR app allowing you, for example,<br />
when you visit the Roman<br />
Forum to visualize how this<br />
complex site looked before all<br />
the monuments fell into ruin.<br />
Finally, when you return home,<br />
you can use Yorescape to keep<br />
your memories alive and to share<br />
them with your family and<br />
friends.<br />
ADVANTAGES OF VIRTUAL REALI-<br />
TY OVER PHYSICAL TOURISM<br />
Can you outline the unique<br />
advantages offered by virtual<br />
reality over physical tourism?<br />
How can the virtual experience<br />
enrich individuals' interaction<br />
with historical sites?<br />
To the advantages I mentioned<br />
in the answer to the previous<br />
question, I would just add that<br />
virtual tourism is especially valuable<br />
in helping people with<br />
disabilities that prevent them<br />
from traveling great distances.<br />
Likewise, people who simply<br />
cannot afford the time or money<br />
to travel can at least have a<br />
virtual experience of sites they<br />
would otherwise like to visit.<br />
EMOTIONAL ENGAGEMENT<br />
Virtual reality can evoke deeper<br />
emotional engagement<br />
compared to a physical visit.<br />
How did you work to create an<br />
emotional connection between<br />
users and Rome?<br />
I think that both real-world<br />
and virtual tourism can (and,<br />
ideally, should) arouse positive<br />
emotions. Real-world tourism<br />
has the advantage over virtual<br />
tourism of engaging the visitor<br />
with the place, people, and<br />
culture they are experiencing.<br />
New friendships can be formed,<br />
new food preferences can be<br />
developed, you can shop, and,<br />
when the sun starts to set in the<br />
late afternoon of a day with a<br />
clear sky, you can see why Rome<br />
is called “aurea.” In short, virtual<br />
tourism will never be able<br />
to replace the experiences that<br />
simply require your physical<br />
presence in a place.<br />
In contrast, virtual tourism can<br />
take you to the Rome of 1,700<br />
years ago, something a visit to<br />
today’s Rome cannot compete<br />
with. We find that when our virtual<br />
tourists use our time warps<br />
to toggle from the “now” to the<br />
“then” view of an archaeological<br />
site, they often feel a sense<br />
of awe when they see the ruins<br />
spring to life. Here one can<br />
think of the “Stendhal Effect”<br />
as an extreme case of the emotions<br />
that can be aroused when<br />
a tourist sees something they<br />
have been thinking about for<br />
many years and thought (because<br />
time travel is impossible) you<br />
would never actually be able to<br />
experience.<br />
FUTURE PERSPECTIVES AND<br />
DEVELOPMENTS<br />
Looking to the future, what developments<br />
do you anticipate in<br />
the use of virtual reality in the<br />
tourism sector, and how do you<br />
plan to address the challenges<br />
and opportunities that may arise?<br />
As you know, XR is already being<br />
widely used in Rome. Think of<br />
the Vrbus, the AR/VR apps available<br />
at archaeological sites
such as the Domus Aurea, the<br />
Baths of Caracalla, and the Ara<br />
Pacis. What happens in Rome—<br />
one of the most important tourist<br />
destinations in the world—is<br />
noticed in many other places. So,<br />
I am very confident in predicting<br />
that in the near future VR and AR<br />
will increasingly become part of<br />
the global tourist ecosystem. As<br />
this happens, I like to think that<br />
serious adventure games will be<br />
developed that will be hybrid involving<br />
users at home and users<br />
on site (that is, at iconic tourist<br />
destinations). The two categories<br />
of users will be rewarded by<br />
meet challenges involving finding<br />
out-of-the-way features (for<br />
example, all the “talking statues”<br />
of Rome) and interpreting<br />
them. The work of finding can<br />
be done by the on-site tourist in<br />
the online game, and the work of<br />
interpretation by the player at<br />
home. One can imagine how this<br />
could even be commercialized by<br />
adding some challenges whereby<br />
a shop, snack bar, or restaurant<br />
is the place to be found. On-site<br />
players can be given a free drink<br />
in a snack bar or a meal at a restaurant.<br />
The at-home players<br />
can be given famous recipe from<br />
a restaurant or a gift certificate<br />
that can be used in a shop’s<br />
online store. There can be lots<br />
of posting of the avatars of the<br />
at-home and on-site player together<br />
at the place of the challenge.<br />
The goal of such a game is<br />
to convert tourism from a passive<br />
experience it usually is to an<br />
active (and fun!) adventure of<br />
learning and personal growth.<br />
Images note<br />
The phase of the city seen in these renderings occurred 1,700 years<br />
ago. The modern city sits an average of 7 meters above that seen<br />
in AD 320. Not surprisingly, over 99% of the ancient city has vanished,<br />
leaving behind only random ruins seen throughout the city<br />
today. Created from 2018 through 2023 under the supervision of<br />
an advisory committee of experts, Rome Reborn 4.0 is a scientific<br />
model based on the latest findings by Roman archaeologists and topographers.<br />
Copyright 2023 Flyover Zone, Inc. All rights reserved.<br />
Abstract<br />
L’idea di instaurare Romam ha un padre nobile: lo storico e umanista<br />
rinascimentale Biondo Flavio (1392-1463). Oggi noi riconosciamo la<br />
modernità e l'attualità del suo proposito nel non limitarsi a una ricostruzione<br />
statica, ma nel voler offrire un'idea dello sviluppo della città<br />
e delle funzioni dei suoi edifici. Un lavoro tenace di riconoscimento<br />
dei resti dei monumenti antichi nelle trasformazioni successive del<br />
tessuto urbano, mediante il costante confronto delle fonti scritte con<br />
l'osservazione diretta dei luoghi e dei monumenti.<br />
Quest'idea, questo metodo, lontani dall'essere dimenticati, vedono<br />
circa sei secoli dopo un professore visionario - ha insegnato in varie<br />
università statunitensi (UCLA, Virginia, Indiana) - proporre una ricostruzione<br />
dell’antica Roma. Si tratta di Bernard Frischer, archeologo<br />
digitale, e la versione 4.0 di Roma Reborn, la sua affascinante restituzione<br />
digitale dell'antica Roma all'interno delle Mura Aureliane, è<br />
stata presentata qualche settimana fa a Roma. Frischer è fondatore<br />
e presidente di Flyover Zone Productions (fondata nel 2016), una<br />
società con sede a Bloomington, Indiana, che ha come missione la<br />
commercializzazione di prodotti e servizi che utilizzano tecnologie<br />
digitali 3D per presentare al grande pubblico siti e monumenti del<br />
patrimonio culturale.<br />
Ventisette anni di lavoro ininterrotto attraverso le grandi, veloci trasformazioni<br />
tecnologiche di questi anni, Frischer ha investito nella<br />
rilevazione e nell’acquisizione dei dati, nelle banche dati, nei servizi<br />
sempre più innovativi, nel mondo delle reti e del wearable computing,<br />
e molto altro ancora.<br />
La ricostruzione digitale di Roma antica affronta notevoli sfide e difficoltà<br />
nell'accurata ricostruzione dei monumenti. Alcune proposte suscitano<br />
inevitabili controversie; tuttavia, in confronto al tradizionale<br />
plastico di Gismondi, Rome Reborn 4.0 si distingue come un modello<br />
tridimensionale percorribile, dinamico e versatile, stimolando per<br />
questo motivo l'opinione di chi lo consulta e lo utilizza.<br />
Il suo utilizzo non richiede necessariamente un'accettazione acritica<br />
delle ricostruzioni proposte, ma, aspetto prevalente, piuttosto fornisce<br />
un terreno fertile per esplorare e discutere la storia da nuove<br />
prospettive. In questo modo, si configura come una risorsa educativa<br />
e turistica che va oltre la mera riproduzione del passato, rendendolo<br />
accessibile e coinvolgente per chiunque vi si avvicini. Uno strumento<br />
aggiornabile con il progredire della ricerca ogni qualvolta si raggiungano<br />
soluzioni convincenti e condivise per ogni singolo monumento.<br />
Affettuosamente conosciuto come Bernie tra gli amici, grazie alla sua<br />
cordialità e affabilità, Frischer ci onora della sua presenza da anni<br />
tra i membri del Comitato scientifico di <strong>Archeomatica</strong>. Con piacere e<br />
disponibilità, condivide in questa intervista ora con noi e con i nostri<br />
lettori riflessioni e dettagli del suo lavoro di questi anni rispondendo<br />
alle nostre domande.<br />
Keywords<br />
Roma, virtual tour, Yorescape, AR, VR<br />
Author<br />
Michele Fasolo<br />
Direttore Responsabile di <strong>Archeomatica</strong><br />
26 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />
ww w.mediterraeditrice.it<br />
CONFINI i<br />
di un<br />
PAESE<br />
il valore<br />
dei ...<br />
...<br />
varia sovente, procede ad ondate e in funzione delle strategie di politica internazio-<br />
...<br />
America praticamente non esistono neanche .<br />
cose che ci appartengono in forza di tutti i Trattati e le Convenzioni sottoscritte e
INTERVISTA<br />
Il tracollo culturale dell'Ellenismo:<br />
una lezione per il presente e un'allerta per il<br />
futuro della scienza - Intervista a Lucio Russo<br />
di Michele Fasolo<br />
Conversando con <strong>Archeomatica</strong><br />
Lucio Russo, fisico,<br />
matematico e storico della<br />
scienza, si addentra nel<br />
cuore di una svolta cruciale<br />
e piena di ripercussioni nella<br />
storia dell'umanità: il crollo<br />
verticale della conoscenza<br />
scientifica ellenistica a<br />
seguito della tumultuosa e<br />
distruttiva conquista romana<br />
del Mediterraneo nel II sec.<br />
a.C. Esplorando la perdita<br />
quasi totale degli scritti e<br />
delle opere filosofiche e<br />
scientifiche di quell'epoca,<br />
l’eminente studioso mette in<br />
luce la sfida di recuperare e<br />
comprendere appieno l'eredità<br />
scientifica perduta. Nel corso<br />
della discussione, emergono<br />
riflessioni su possibili paralleli<br />
con la situazione attuale e<br />
il pericolo di un regresso<br />
culturale nel contesto della<br />
digitalizzazione del sapere.<br />
Una riflessione che ci invita a<br />
considerare attentamente il<br />
passato per delineare chiare<br />
prospettive sul futuro della<br />
scienza e della cultura.<br />
Fig. 1 - Lucio Russo.<br />
<strong>Archeomatica</strong>:<br />
In molte tra le sue tante ricerche, Lei ha evidenziato,<br />
portandovi l'attenzione, un drammatico spartiacque<br />
nella storia dell'umanità, collocandolo a metà del<br />
II secolo a.C. Ciò che è avvenuto in quell'epoca, oggetto<br />
di un suo lavoro fondamentale, "Il Tracollo Culturale", ancora<br />
oggi manca di una consapevolezza diffusa. Potrebbe<br />
raccontarci cosa accadde e quali sono state le conseguenze<br />
più significative?<br />
Lucio Russo:<br />
Dal punto di vista politico-militare la svolta decisiva avvenne<br />
nel biennio 146-145 a.C. Nel 146 Roma distrusse<br />
Cartagine, creando la provincia d’Africa con quelli che<br />
erano stati i suoi possedimenti, e rase al suolo Corinto,<br />
sciogliendo la lega achea e impadronendosi della Grecia.<br />
Nell’anno successivo i due principali stati ellenistici, l’Egitto<br />
e l’impero dei Seleucidi, si scontrarono nella battaglia<br />
di Antiochia, che causò la morte di entrambi i sovra-<br />
28 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />
ni. L’impero seleucide si divise<br />
allora in due regni e la sua<br />
parte mediterranea, ossia la<br />
Siria, divenne uno stato satellite<br />
di Roma. La stessa sorte<br />
toccò all’Egitto, il cui trono fu<br />
occupato dal re fantoccio Tolemeo<br />
VIII; qualche anno dopo il<br />
senato di Roma inviò Scipione<br />
Emiliano (il distruttore di Cartagine)<br />
a ispezionare entrambi<br />
i regni e giudicare l’operato dei<br />
loro sovrani: il Mediterraneo<br />
era divenuto un lago romano.<br />
Le conseguenze culturali di<br />
questi avvenimenti furono catastrofiche.<br />
Siamo bene informati<br />
sugli avvenimenti di<br />
Alessandria, che era stato il<br />
principale centro culturale del<br />
Mediterraneo. Nel 145 Tolemeo<br />
VIII fece circondare il ginnasio<br />
e uccidere tutte le persone<br />
presenti. In quell’anno tutti gli<br />
intellettuali abbandonarono la<br />
città disperdendosi in vari paesi<br />
e la direzione della famosa<br />
Biblioteca passò da Aristarco di<br />
Samotracia (uno dei principali<br />
filologi dell’antichità, che si rifugiò<br />
a Cipro) a un oscuro ufficiale<br />
dell’esercito.<br />
Dopo il 145 qualche attività<br />
culturale continuò a Pergamo e<br />
a Rodi, ma per non più di una<br />
ventina d’anni.<br />
Il crollo verticale riguardò tutti<br />
gli aspetti della cultura: non<br />
solo la scienza, ma anche la filologia<br />
e la filosofia. I “filosofi”<br />
del periodo successivo erano<br />
per lo più intellettuali al seguito<br />
di qualche potente romano<br />
(Panezio, ad esempio, era un<br />
componente fisso della corte di<br />
Scipione Emiliano e Antioco di<br />
Ascalona di quella di Lucullo)<br />
che non si dedicavano a ricerche<br />
originali, ma erano impegnati<br />
a trasmettere ai nuovi<br />
padroni elementi di retorica e<br />
una versione sincretica e semplificata<br />
della tradizione filosofica<br />
greca.<br />
A: Nel dettaglio, esaminando<br />
settore scientifico per settore<br />
scientifico, cosa andò perduto?<br />
Esiste un inventario completo?<br />
Dopo oltre due millenni molto<br />
è stato recuperato dalla scienza<br />
moderna. Resta ancora altro?<br />
LR: Non è possibile fare un inventario<br />
completo di ciò che<br />
fu perduto, appunto perché<br />
fu perduto. Una delle conseguenze<br />
del tracollo culturale<br />
è stata la perdita quasi totale<br />
degli scritti ellenistici. Si sono<br />
conservate alcune opere scientifiche<br />
importanti, che rappresentano<br />
però una percentuale<br />
minima del totale (forse il<br />
2-3%), mentre la perdita delle<br />
opere filosofiche è stata quasi<br />
completa. Degli antichi stoici,<br />
ad esempio, abbiamo solo<br />
scarni frammenti e testimonianze,<br />
che sono stati tuttavia<br />
essenziali nel permettere<br />
la rinascita moderna di teorie<br />
come la logica proposizionale e<br />
la semantica. Ciò che ha potuto<br />
essere recuperato da testimonianze<br />
indirette, trasmesse<br />
quasi sempre da autori incompetenti,<br />
è però con ogni probabilità<br />
solo una piccola parte<br />
delle idee presenti nelle tante<br />
opere perdute.<br />
Per quanto riguarda la scienza,<br />
tra le idee che sappiamo che<br />
furono perdute (perché sono<br />
state poi recuperate) vi sono<br />
certamente l’eliocentrismo,<br />
la relatività del moto, l’idea<br />
dell’interazione gravitazionale<br />
tra Sole e pianeti, il calcolo<br />
combinatorio e tante altre non<br />
sintetizzabili in una o due parole.<br />
Un’idea importante, che riguarda<br />
anche la scienza ma non<br />
solo la scienza, è il convenzionalismo<br />
linguistico: nel periodo<br />
ellenistico si erano creati neologismi<br />
nuovi e convenzionali<br />
per denotare concetti nuovi,<br />
ma questa possibilità fu poi<br />
ignorata fino almeno al XVII secolo.<br />
Non possiamo ovviamente sapere<br />
nulla di ciò che non è stato<br />
recuperato, ma il fatto che<br />
nei due millenni successivi si<br />
siano continuate a trarre idee<br />
dalle poche macerie di una<br />
scienza elaborata in un paio<br />
di secoli da un piccolo numero<br />
di persone dimostra che certamente<br />
non è stata mai recuperata<br />
la creatività degli antichi<br />
scienziati.<br />
A: A che punto è la ricostruzione<br />
complessiva della scienza<br />
ellenistica e delle sue teorie<br />
perdute? Qual è lo stato attuale<br />
di questo sforzo?<br />
LR: Vi è molto lavoro da fare.<br />
Per esempio nessuno ha mai tentato<br />
una raccolta dei frammenti<br />
e testimonianze su Ipparco, uno<br />
dei massimi scienziati ellenistici<br />
(esistono solo raccolte dei suoi<br />
frammenti geografici). Sarebbero<br />
anche molto utili raccolte<br />
tematiche su argomenti scientifici,<br />
ma nessuno ha mai tentato<br />
di farle. Non è sorprendente,<br />
perché le persone attive in questo<br />
tipo di ricerca sono pochissime,<br />
sia perché sono necessarie<br />
conoscenze trasversali rispetto<br />
alle attuali divisioni disciplinari<br />
sia perché si tratta di un settore<br />
poco promettente dal punto di<br />
vista della carriera accademica.<br />
A: Parliamo del suo coinvolgimento<br />
nello studio di questa<br />
interruzione delle ricerche<br />
scientifiche e del regresso della<br />
scienza. Quali metodi e mezzi<br />
scientifici ha utilizzato per<br />
indagare su questa crisi?<br />
LR: Non ho qui lo spazio per<br />
esporre i metodi (ci vorrebbe<br />
un libro), ma certamente sono<br />
state essenziali due componenti<br />
della mia formazione: da una
parte avevo esperienza di ricerca<br />
in fisica e in matematica<br />
e dall’altra l’aver frequentato<br />
da ragazzo un buon liceo classico<br />
mi ha permesso di leggere<br />
i testi originali.<br />
A: Da dove ha avuto inizio la<br />
scienza ellenistica? E' individuabile<br />
una soglia cronologica<br />
e tematica attraversata la quale<br />
si può parlare di scienza?<br />
LR: Credo che se si usa il termine<br />
“scienza” in senso ristretto,<br />
per indicare le conoscenze ottenute<br />
con i metodi dimostrativo<br />
e sperimentale, la soglia<br />
cronologica possa essere individuata<br />
con buona approssimazione<br />
nell’inizio del periodo<br />
ellenistico. Naturalmente la<br />
nascita della scienza sarebbe<br />
impensabile senza la precedente<br />
rivoluzione di pensiero che<br />
aveva portato alla nascita della<br />
filosofia della natura, cioè<br />
alle prime indagini razionali<br />
dei fenomeni naturali, risalenti<br />
al pensiero greco del VI secolo<br />
a.C., che spesso sono considerate<br />
anch’esse “scientifiche”.<br />
Mi sembra però più utile distinguere<br />
tra queste due rivoluzioni<br />
concettuali, anche se la seconda<br />
si fonda sulla prima.<br />
A: Secondo Lei, quali sono le<br />
debolezze che hanno impedito<br />
alla scienza ellenistica di dar<br />
vita a una tecnologia diffusa e,<br />
soprattutto, a una rivoluzione<br />
industriale ed economica millenni<br />
prima del XVIII secolo?<br />
LR: Non credo che la scienza ellenistica<br />
avesse debolezze che<br />
le hanno impedito di dar vita<br />
a una rivoluzione industriale.<br />
All’origine della rivoluzione industriale<br />
moderna vi sono stati<br />
molti fattori, non solo scientifici,<br />
ma anche economici, sociali,<br />
demografici, politici e di altra<br />
natura. Il mondo ellenistico<br />
era diverso in molti aspetti da<br />
quello moderno, ma non solo la<br />
scienza, ma anche la tecnologia<br />
disponibile in Europa prima<br />
della rivoluzione industriale<br />
era quasi tutta di origine ellenistica.<br />
Ricordo che tra gli<br />
elementi tecnologici introdotti<br />
nel periodo ellenistico vi erano<br />
viti e madreviti, ruote dentate<br />
e ingranaggi, cinghie di trasmissione,<br />
giunti “cardanici”,<br />
alberi a camme, valvole, pistoni<br />
scorrevoli in cilindri, eliche,<br />
l’uso dell’energia idraulica e<br />
del vapore; il tracollo culturale<br />
ne aveva lasciato sopravvivere<br />
una piccola parte e molti altri<br />
furono recuperati dalla lettura<br />
di antiche opere. La cultura ellenistica,<br />
contrariamente a un<br />
luogo comune ancora diffuso,<br />
aveva quindi certamente sviluppato<br />
la tecnologia che ha<br />
permesso, in condizioni diverse,<br />
l’innesco della rivoluzione<br />
industriale. Non possiamo sapere<br />
se anche quella cultura,<br />
se non fosse stata stroncata<br />
dalla conquista romana, avrebbe<br />
generato una rivoluzione industriale;<br />
molto probabilmente<br />
no, per le tante differenze<br />
prima accennate, ma poiché<br />
fu stroncata mi sembra strano<br />
chiedersi quali sue debolezze<br />
siano state causa di mancati<br />
sviluppi. Se la scienza europea<br />
del XVII secolo fosse stata distrutta<br />
in seguito all’invasione<br />
di popolazioni incapaci di comprenderla,<br />
non ci saremmo certo<br />
chiesti quali debolezze della<br />
scienza del Seicento avevano<br />
impedito di trarne applicazioni<br />
industriali.<br />
A: Cosa ha impedito alla scienza<br />
ellenistica di resistere<br />
all'impeto romano?<br />
Fig. 2 Un'incisione da un libro italiano del XVIII secolo di Giovanni Maria Mazzuchelli (1707-65)<br />
intitolato Notizie Istoriche e Critiche Intorno alla Vita, alle Invenzioni, ed agli Scritti di Archimede<br />
Siracusano.<br />
LR: La scienza ellenistica aveva<br />
avuto notevoli ricadute tecnologiche,<br />
ma non tali da compensare<br />
la superiorità militare<br />
romana sui regni ellenistici,<br />
tra l’altro in perpetua guerra<br />
tra loro. Questa superiorità<br />
si fondava su due elementi.<br />
I Romani avevano scelto di<br />
specializzarsi nell’attività bellica,<br />
nella quale impegnavano<br />
le principali forze lavorative<br />
e costituiva la loro principale<br />
risorsa economica: la produzione<br />
agricola, in particolare,<br />
30 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />
avveniva grazie al lavoro degli<br />
schiavi procurati dalle campagne<br />
militari. Inoltre le conquiste<br />
romane erano rese possibili<br />
da una caratteristica nuova e<br />
unica di Roma: il coinvolgimento<br />
dei popoli conquistati nelle<br />
conquiste successive, che avveniva<br />
sia allargando via via la<br />
cittadinanza romana, sia attraverso<br />
forme intermedie, come<br />
la concessione del diritto latino<br />
e l’inserimento nell’esercito di<br />
formazioni alleate.<br />
A: Perché questo passo indietro<br />
non fu avvertito e fu dimenticato?<br />
LR: I Romani erano ovviamente<br />
poco inclini a sottolineare la<br />
propria inferiorità culturale e<br />
la storiografia moderna, per la<br />
perdita quasi totale delle fonti<br />
greche, ha guardato a lungo<br />
alla civiltà ellenistica attraverso<br />
il filtro delle fonti latine.<br />
Riprendo dal mio libro un solo<br />
esempio. Ad Alessandria era<br />
stato inventato lo strumento<br />
musicale all’origine degli organi<br />
moderni e di tutti gli altri<br />
strumenti a tastiera: l’organo<br />
idraulico. Il suo inventore,<br />
Ctesibio, lo aveva descritto in<br />
un’opera perduta; Vitruvio,<br />
che aveva potuto leggerla, cerca<br />
di descrivere lo strumento<br />
nel De architectura, ma avendo<br />
difficoltà a capirne il funzionamento,<br />
conclude il suo<br />
breve resoconto lamentandosi<br />
della sua eccessiva complessità.<br />
Lo storico Peter Green,<br />
nel suo autorevole libro sulla<br />
storia dell’ellenismo pubblicato<br />
nel 1990, scrive che l’organo<br />
idraulico era inutilmente<br />
troppo complesso e afferma di<br />
non credere che sia mai stato<br />
suonato da alcun serio musicista.<br />
Vi sono chiare prove del<br />
contrario (sappiamo anche di<br />
gare musicali tra organisti), ma<br />
Green le ignora e basa il suo<br />
giudizio esclusivamente sulla<br />
testimonianza di Vitruvio. Dopo<br />
due millenni la cultura (in questo<br />
caso musicale) ellenistica<br />
è ancora giudicata attraverso<br />
fonti latine incapaci di comprenderla.<br />
A: Studiosi come Heiberg, Bell<br />
e Kline hanno evidenziato la<br />
mancanza o lo scarso spessore<br />
di un orizzonte scientifico tra<br />
i romani. Cicerone, in particolare,<br />
afferma che i romani<br />
"hanno ridimensionato geometria<br />
e matematica all'utilità<br />
di misurare e di calcolare".<br />
Eppure i romani furono autori<br />
di opere costruttive complesse<br />
da eseguire anche con le tecniche<br />
odierne che si distinguono<br />
per l'uso di misurazioni molto<br />
accurate (struttura numerica<br />
adeguata, sistema di unità di<br />
misura adeguato sino allo scripulum)<br />
non eseguibili con metodi<br />
rudimentali o senza un'adeguata<br />
conoscenza di discipline<br />
specifiche come l'idraulica,<br />
la matematica, la geotecnica,<br />
una scienza topografica avanzata,<br />
studi sui materiali da<br />
costruzione naturali e artificiali,<br />
una metodologia tecnica<br />
utilizzata in modo accettabile<br />
e ragionevole, procedure<br />
adeguate. Si tratta solamente<br />
di tecnologia ascientifica o la<br />
scienza ellenistica si inabissa<br />
ma continua a vivere anche in<br />
età romana, anche se non ne<br />
abbiamo testimonianze scritte?<br />
Basta la trasmissione orale<br />
nei cantieri e nelle botteghe?<br />
LR: Non sempre realizzazioni<br />
tecniche ammirevoli si basano<br />
su conoscenze scientifiche e<br />
l’accuratezza delle misure non<br />
si accompagna necessariamente<br />
all’uso di modelli teorici forniti<br />
dalla scienza. Le piramidi<br />
egiziane certamente non avevano<br />
basi scientifiche e anche<br />
le cattedrali gotiche erano realizzate<br />
da architetti formati<br />
sul cantiere ed estranei alla<br />
cultura scritta. Lo stretto rapporto<br />
tra scienza e tecnologia<br />
instaurato in epoca ellenistica<br />
fu reciso dal tracollo culturale<br />
e fu recuperato solo nell’Europa<br />
moderna. Consideriamo il<br />
caso degli acquedotti: i Romani<br />
costruirono una rete di acquedotti<br />
con caratteristiche tecnologiche<br />
raffinate (ad esempio<br />
pendenze incredibilmente<br />
basse), ma da ciò non si può<br />
dedurre che si fossero basati<br />
su “un’adeguata conoscenza<br />
di discipline specifiche come<br />
l’idraulica”. Se l’avessero fatto<br />
avrebbero scritto opere di<br />
idraulica, mentre gli scrittori<br />
latini che si occupano di acquedotti<br />
(Frontino e Vitruvio)<br />
mostrano di non sapere assolutamente<br />
nulla di idraulica. Evidentemente<br />
le conoscenze necessarie<br />
per la costruzione degli<br />
acquedotti erano possedute<br />
da artefici formati nei cantieri<br />
ed estranei alla cultura scritta;<br />
questo tipo di trasmissione delle<br />
conoscenze non può riguardare<br />
nozioni teoriche. Le teorie<br />
scientifiche, proprio perché<br />
riguardano un livello teorico<br />
solo indirettamente connesso<br />
alla pratica, richiedono scienziati,<br />
scuole e testi scritti. La<br />
tecnologia romana, che può essere<br />
detta postscientifica, aveva<br />
incorporato molti elementi<br />
della precedente tecnologia<br />
ellenistica, spesso semplificandone<br />
la produzione e l’uso, ma<br />
recidendone il legame con la<br />
scienza.<br />
A: L'accostamento di due immagini,<br />
la groma da un lato e<br />
la dioptra dall'altro, è stato
un efficace strumento da lei<br />
utilizzato per sintetizzare il<br />
divario scientifico tra la scienza<br />
ellenistica e i romani. Può<br />
fornire ulteriori riflessioni e<br />
dettagli su questo confronto?<br />
LR: La diottra era uno strumento<br />
raffinato per misure angolari<br />
di precisione. Era utile<br />
per realizzare carte basate su<br />
procedimenti di triangolazione.<br />
L’estraneità dei Romani<br />
alla geometria non permetteva<br />
loro di fare altrettanto. Per<br />
realizzare i reticoli quadrati<br />
delle città e degli accampamenti<br />
romani era sufficiente<br />
sapere misurare lunghezze e<br />
riconoscere angoli retti e a<br />
questo scopo era sufficiente la<br />
groma, uno strumento semplice<br />
che permetteva di individuare<br />
la direzione ortogonale<br />
a un’altra.<br />
Fig.3 - Ricostruzione diottra e della groma.<br />
A: Quando i romani costruivano<br />
le strade, non solamente si<br />
trattava di stabilire un tracciato<br />
rettilineo tra due città<br />
nel modo più diretto e breve<br />
possibile, ma soprattutto di<br />
evitare eccessivi e continui<br />
dislivelli. Questo implicava<br />
la creazione di mappe di precisione<br />
e l'uso di strumenti di<br />
rilevamento sofisticati capaci<br />
di determinare la forma del<br />
terreno, le distanze, le diverse<br />
altezze dei punti chiave..<br />
Anche la centuriazione era<br />
parte di operazioni complesse,<br />
richiedendo vasti lavori<br />
idraulici, disboscamenti e la<br />
creazione di una rete viaria e<br />
di canali, oltre alla fondazione<br />
o ristrutturazione di centri<br />
abitati. Come per le strade,<br />
anche per la centuriazione<br />
non si trattava solamente di<br />
replicare una quadrettatura<br />
sul terreno, ma di pensare<br />
tridimensionalmente al territorio.<br />
Le opere di centuriazione<br />
sono ancora accompagnate<br />
da canali che funzionano<br />
oggi. Un potente processo di<br />
astrazione presiede alla costruzione<br />
delle infrastrutture<br />
e degli edifici. Il territorio<br />
viene sottratto con forza alla<br />
sua condizione di naturalità<br />
e decontestualizzato. Tutto<br />
ciò non è sintomo di un sistema<br />
scientifico, il solo capace<br />
di ridefinire con coerenza il<br />
territorio, dispiegando tutta<br />
la sua potenza e attraversando<br />
i secoli con conseguenze<br />
che si prolungano sino ai nostri<br />
giorni? È tutto frutto delle<br />
spalle robuste di giganti come<br />
Euclide, Archimede e altri, o<br />
un certo fuoco scientifico pulsava<br />
anche a Roma, magari in<br />
ambiti ristretti come il rilievo<br />
topografico e architettonico?<br />
LR: Come ho già detto, credo<br />
proprio di no. Se i Romani<br />
avessero usato strumenti di rilevamento<br />
sofisticati avrebbero<br />
preferito la diottra alla groma.<br />
Se fosse esistito un sistema<br />
scientifico romano, conosceremmo<br />
i nomi di scienziati<br />
romani e potremmo leggere le<br />
loro opere. Nel caso della topografia<br />
credo che una prova<br />
dell’assenza di una teoria matematica<br />
alla sua base sia dato<br />
dall’assenza di una cartografia<br />
geografica degna di questo<br />
nome (per rendersene conto<br />
basta uno sguardo alla tabula<br />
peutingeriana). I Romani riuscivano<br />
cioè a creare mappe<br />
accurate solo “in piccolo”, a<br />
livello topografico, perché in<br />
quel caso potevano basarsi su<br />
misure dirette di lunghezza e<br />
verifiche di ortogonalità, mentre<br />
rimanevano estranei alla<br />
cartografia “in grande”, che<br />
richiedeva metodi di triangolazione<br />
fondati su conoscenze<br />
di geometria e strumenti per<br />
misure angolari di precisione.<br />
Appunto per questo motivo<br />
non usavano la diottra, ma<br />
solo la groma.<br />
32 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />
A: Dall'astronomia all'astrologia,<br />
dalla geografia matematica<br />
ai blemmi e agli sciapodi<br />
forse in pochi decenni,<br />
ritiene che il pericolo di un<br />
tracollo culturale sia attuale<br />
anche per noi?<br />
LR: Non credo che sia solo un<br />
pericolo per il futuro. Il mio<br />
interesse per la storia della<br />
scienza è nato proprio dalla<br />
consapevolezza di vivere in<br />
un periodo di profonda crisi.<br />
Il continuo aumento delle<br />
conoscenze scientifiche e<br />
tecnologiche può nasconderla<br />
agli occhi di molti, ma la<br />
crisi si manifesta già in vari<br />
modi. Innanzitutto, mentre<br />
un secolo fa il progresso<br />
tecnologico avveniva in simbiosi<br />
con quello scientifico,<br />
oggi se ne distacca in misura<br />
crescente; gran parte delle<br />
nuove tecnologie si basano<br />
su idee scientifiche di mezzo<br />
secolo fa, mentre molti fisici<br />
si occupano di teorie astratte<br />
senza possibili ricadute<br />
tecnologiche e spesso senza<br />
alcun riscontro sperimentale.<br />
Inoltre le conoscenze<br />
scientifiche e tecnologiche,<br />
pur essendo sempre più essenziali,<br />
sono possedute da<br />
un numero sempre più esiguo<br />
di persone, mentre la cultura<br />
media della popolazione<br />
si abbassa continuamente.<br />
L’intero sistema diviene così<br />
sempre più fragile.<br />
A: Come possiamo contrastarlo,<br />
o pensa che l'alternanza<br />
tra fasi di progresso<br />
scientifico e fasi di regresso<br />
sia ineluttabile?<br />
LR: Bisognerebbe contrastarlo<br />
elevando la cultura<br />
trasmessa dal sistema scolastico,<br />
ma da diversi decenni<br />
tutto l’occidente è impegnato<br />
nella direzione opposta,<br />
aumentando il degrado della<br />
scuola. Ci si lamenta del<br />
basso numero dei laureati<br />
in Italia, ma a me preoccupa<br />
molto più il fatto che la<br />
grande maggioranza delle<br />
tesi di laurea contenga errori<br />
di grammatica e di sintassi.<br />
Il continuo abbassarsi<br />
delle conoscenze possedute<br />
dai laureati non è però facilmente<br />
sintetizzabile in dati<br />
statistici e forse per questo<br />
motivo non sembra interessare<br />
i politici, che sono invece<br />
impegnati ad aumentare<br />
il numero dei laureati<br />
tagliando i finanziamenti<br />
alle università che volessero<br />
garantirne la qualità non<br />
laureando più o meno automaticamente<br />
tutti gli iscritti<br />
che pagano le tasse.<br />
A: La digitalizzazione del sapere<br />
rappresenta un rischio,<br />
simile alla concentrazione<br />
di conoscenze scientifiche su<br />
supporti fragili, in un unico<br />
luogo, oggi l'infosfera, come<br />
ad Alessandria?<br />
LR:La fragilità mi sembra<br />
una caratteristica della situazione<br />
attuale molto più<br />
che di quella ellenistica.<br />
Ad Alessandria la Biblioteca<br />
svolgeva una preziosa attività<br />
editoriale che ha permesso<br />
di conservare opere come<br />
gli Elementi di Euclide. In<br />
epoca moderna la stampa<br />
ha permesso una diffusione<br />
molto maggiore dei libri, ma<br />
la conservazione degli scritti<br />
in forma digitale è molto più<br />
fragile e lo è ancora molto di<br />
più se la conservazione non<br />
avviene sui computer diffusi,<br />
ma in pochi server.<br />
Abstract<br />
In this interview with <strong>Archeomatica</strong>, Lucio<br />
Russo, a physicist, mathematician, and<br />
historian of science, delves into a critical<br />
turning point in human history: the abrupt<br />
collapse of Hellenistic scientific knowledge<br />
following the tumultuous Roman conquest<br />
of the Mediterranean in the 2nd century<br />
BCE. Examining the near-total loss of writings<br />
and philosophical-scientific works<br />
from that era, the distinguished scholar<br />
highlights the challenge of recovering<br />
and fully understanding the lost scientific<br />
legacy. Throughout the conversation,<br />
reflections on potential parallels with the<br />
present situation emerge, emphasizing<br />
the danger of cultural regression in the<br />
age of digital knowledge. A thoughtful exploration<br />
that encourages us to carefully<br />
scrutinize the past in order to shape clear<br />
perspectives on the future of science and<br />
culture.<br />
Lucio Russo, born on November 22, 1944,<br />
in Venice, is a physicist, mathematician,<br />
and historian of science. He earned his<br />
degree in physics in 1969 from the University<br />
of Naples and subsequently became<br />
a professor of Probability Calculus, first<br />
at the University of Modena and later at<br />
Roma Tor Vergata. Within the field of the<br />
history of science, Russo has conducted<br />
research on the reconstruction of certain<br />
ideas in the astronomy of Hipparchus, heliocentrism,<br />
Euclid, the history of tidal<br />
theory in the Hellenistic and early modern<br />
periods, and the scientist Hypatia. Particularly<br />
well-known is his essay "The Forgotten<br />
Revolution" from 1996, translated<br />
into English, German, Polish, and Greek.<br />
In this work, Russo undertakes significant<br />
research on the Hellenistic period, which<br />
he considers the era when science, in its<br />
current sense, began. This work was followed<br />
by many others, including "Segments<br />
and Sticks" (1998), "The Forgotten America"<br />
(2013), addressing the controversial<br />
question of how much the existence of the<br />
continent we now call America was known<br />
in the ancient world beyond the Pillars of<br />
Hercules, the edition of Book I of Euclid's<br />
Elements edited by Russo, Salciccia, and<br />
Pirro, and "The Cultural Collapse: The Roman<br />
Conquest of the Mediterranean (146-<br />
145 BCE)," published in early 2022.<br />
Parole Chiave<br />
Digitalizzazione; conoscenza; preservazione;<br />
tecnologia<br />
Autore<br />
Lucio Russo - Lucio.russo@tiscali.it<br />
Hellenistic Scientific Collapse<br />
Digitalization of Knowledge<br />
Scientific Heritage Recovery<br />
Ancient Alexandria<br />
Cultural Crisis<br />
Science and Technology Relationship
INTERVISTA<br />
Ripercorrere la Roma Quadrata<br />
Intervista a Piero Meogrossi<br />
a cura di Francesca Salvemini<br />
Nell’intervista si discute<br />
il modo in cui dipinti<br />
come quelli di Mantegna e<br />
Leombruno rappresentano<br />
la Roma antica, mescolando<br />
mito e storia per celebrare il<br />
potere religioso e la cultura<br />
umanistica del XV secolo,<br />
mentre suggeriscono una<br />
topografia labirintica della<br />
città eterna, integrando<br />
elementi cristiani e pagani in<br />
un tessuto simbolico e politico<br />
complesso.<br />
<strong>Archeomatica</strong>: A proposito<br />
della memoria del passato<br />
della città di Roma,<br />
Andrea Mantegna, nella parete<br />
dell’Arrivo del cardinale Francesco<br />
Gonzaga della Camera degli<br />
Sposi nel Palazzo Ducale di<br />
Mantova, ha dipinto una veduta<br />
di Roma, in cui sono sparse intorno<br />
ad un unico colle alcune<br />
‘mirabilia’: la Loggia della Basilica<br />
di S. Pietro prima dell’abbattimento,<br />
il Circo, l’Acquedotto<br />
e il Colosso neroniani, il<br />
Mausoleo di Onorio, la Piramide<br />
di Romolo, le Mura Aureliane,<br />
il Tevere al di sotto ed in alto,<br />
all’interno delle mura, il Colosseo<br />
ed il Colle Capitolino, sullo<br />
sfondo di un altro simbolico<br />
colle. La data 1465 dell’affresco,<br />
che ha una valenza storica<br />
e commemorativa, è una pietra<br />
miliare dello stato di conoscenza<br />
dei monumenti?<br />
Meogrossi: Questa domanda mi<br />
sembra perfetta per introdurre<br />
il tema delle rovine romane<br />
connesso all’immagine della<br />
città nel XV secolo, argomentazioni<br />
fondamentali negli incontri<br />
tra umanisti ed antiquari,<br />
come, ad esempio, nella gita<br />
sul lago di Garda del 23 settembre<br />
1465, vissuta da Giovanni<br />
Marcanova con Samuele<br />
da Tradate ed il pittore Andrea<br />
Mantegna. In quell’occasione,<br />
così racconta Felice Feliciano,<br />
i tre personaggi discussero certamente<br />
di Roma e degli stessi<br />
temi antiquari trattati dall’accademia<br />
Romana di Pomponio<br />
Leto e di Bartolomeo Sacchi, il<br />
Platina, imprigionato a Castel<br />
S.Angelo ed arrivato a Mantova<br />
al seguito del cardinale Francesco<br />
Gonzaga. Quegli intellettuali,<br />
attori della rivoluzione<br />
Gutenberg appena avviata, avevano<br />
in animo di commentare<br />
identità perdute tra le rovine<br />
sparse, di ricomporre tipologie<br />
disperse, di dare corpo e riconoscibilità<br />
alla forma di Roma<br />
antica attraverso i monumenti.<br />
Le colonizzazioni romane avevano<br />
modellato ovunque la ville<br />
dell’urbano e del suburbano ed i<br />
singoli insediamenti erano stati<br />
concepiti con mentalità interagente<br />
in rapporto al territorio,<br />
altrettante testimonianze di un<br />
realismo topografico capace di<br />
filtrare narrazioni simboliche<br />
come quella maturata da Mantegna<br />
subito dopo la famosa<br />
gita. L’affresco della Camera<br />
degli Sposi, avviato effettivamente<br />
nel 1465, avrebbe celebrato<br />
l’incontro a Mantova tra<br />
il duca Ludovico Gonzaga ed il<br />
34 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />
suo secondogenito Francesco,<br />
appena eletto cardinale, che,<br />
in arrivo nella città, si poneva<br />
come messaggero del pontefice<br />
Paolo II Barbo da poco eletto<br />
(1464). La data 1465 sull’affresco<br />
è altresì significativa perché<br />
precede di due anni l’imprigionamento<br />
e l’allontanamento da<br />
Roma degli umanisti ad opera<br />
del papa Barbo ostile al neo<br />
paganesimo, il che dà la chiara<br />
misura della ventata antiquaria<br />
approdata a Mantova ed in seguito<br />
a Venezia con la cerchia<br />
di Pomponio Leto. I disegni,<br />
convalidati dai racconti degli<br />
esuli, ed i primi libri a stampa<br />
dovevano ricomporre la cultura<br />
dell’antico con le fonti storiche<br />
della chiesa romana, in altri<br />
termini visioni di Roma e scambi<br />
diplomatici con l’urbs del Papa<br />
dovevano poter essere rappresentate,<br />
per quanto possibilerealisticamente,<br />
nell’affresco<br />
di Mantegna, pur non essendovi<br />
lui ancora mai stato. L’idea<br />
della Roma antica e altrimenti<br />
contemporanea riaffiora dunque<br />
dall’affresco della famiglia<br />
Gonzaga nella Camera degli<br />
Sposi del palazzo Ducale, la cui<br />
geometria quadrata suggerisce<br />
con realismo simbolico la<br />
Roma Quadrata nascosta nel paesaggio<br />
archeologico caro alla<br />
memoria cristiana. Nel centro<br />
della camera il trompe l’oeil,<br />
l’oculo simile al Pantheon, fa<br />
rileggere però ai cherubini ed<br />
alle dame della corte, affacciatisi<br />
alla balaustra, una Roma<br />
circolare (fig.7a), sogni privati e<br />
pubblici assieme per avvicinare<br />
la mente al modello topografico<br />
ereditato dal mondo antico, da<br />
conciliare con autorità e fede<br />
cristiana. Ed ecco i bastioni e le<br />
torri delle Mura Aureliane aprire<br />
la mente laica per ribadire il paesaggio<br />
sacro ed identitario testimoniato<br />
dall’imponente Coliseum,<br />
dall’anfiteatro che troneggia<br />
dietro le mura dell’urbs<br />
condita, misteri a cui poter accedere<br />
una volta attraversata la<br />
porta sacra che domina le rovine<br />
sottostanti.<br />
Siamo di certo in presenza di<br />
Roma e davanti ai luoghi tramandati<br />
dagli umanisti, che<br />
sanno come rileggere la Roma<br />
Quadrata da tempo dominio del<br />
Papa. Ma è il fuori del disegno<br />
quello che interessa e che rimanda<br />
alle orme laiche e religiose<br />
della topografia misteriosa<br />
per l’imago urbis Romae: un fiume,<br />
il ponte di Elios, il dominio<br />
Solis con il ponte dell’Angelo e<br />
lì vicino il Castellum, merlato e<br />
quadripartito, segnalano il nodo<br />
cruciforme per i traguardi topografici,<br />
indicazione utile per<br />
l’accesso dei pellegrini arrivati<br />
a Roma, in genere a Monte Mario<br />
da settentrione, per poi scendere<br />
verso il Palazzo Vaticano.<br />
Ecco schizzato il paesaggio dei<br />
septem pagi e del primo insediamento<br />
cresciuto a ridosso del<br />
Monte S. Spirito lungo il Tevere:<br />
la geografia antica da poter rendere<br />
riconoscibile in basso come<br />
in alto, per meglio commisurare<br />
le dimensioni della Città Eterna<br />
e le sue rovine. Allora l’identificazione<br />
del Circo di Nerone con<br />
la statua del Colossum, senza<br />
bisogno di mappe quantomeno<br />
percebili da lontano, dà visibilità<br />
neo-platonica al robusto<br />
plateatico Vaticano che ospita<br />
la Basilica, rappresentata con<br />
il templum paleocristiano e che<br />
ha anticipato la costruzione ed<br />
il dominio di San Pietro. Fuori le<br />
mura, tra le rovine ed in mezzo<br />
al folto verde selvatico svetta la<br />
Piramide di Romolo, quella fatta<br />
demolire da Sisto V per far<br />
posto alla chiesa di S. Maria in<br />
Traspontina. Le monumentalità<br />
dei luoghi, anche se non ne fossero<br />
chiariti i toponimi, adesso<br />
possono finalmente segnalare ai<br />
pellegrini il paesaggio antico da<br />
percorrere, se volessero entrare<br />
nel labirinto Roma ed essere in-<br />
Fig. 1 - Andrea Mantegna, Arrivo del cardinale Francesco Gonzaga, particolare<br />
(Camera degli Sposi, Palazzo Ducale, Mantova).
dirizzati al Borgo Vaticano dalla<br />
storia di Nerone e di San Pietro.<br />
A: In un altro dipinto, tradizionalmente<br />
attribuito a Lorenzo<br />
Leombruno (e nel 2002 a Bartholomaus<br />
Dill Riemenschneider),<br />
nella Sala dei Cavalli del<br />
Palazzo Ducale di Mantova, è<br />
rappresentato un paesaggio al<br />
sorgere del sole con una montagna<br />
che s’innalza sull’ovale<br />
di un labirinto d’acqua, in cui<br />
una delle imprese di Federico<br />
II Gonzaga, il Monte Olimpo,<br />
sembra fondersi col labirinto<br />
del Minotauro: in effetti un<br />
labirinto d’acqua è menzionato<br />
anche da Francesco Colonna<br />
nell’Hypnerotomachia Poliphili,<br />
il Sogno di Polifilo del 1499.<br />
L’immagine ingigantita del Palatino?<br />
PM: È il campo della città labirintica,<br />
quello dell’imago urbis<br />
che deve assicurare il potere, la<br />
giustizia, la libertà. I dati letterari<br />
assieme alle testimonianze<br />
fisiche miscelano la storia, rinnovando<br />
coi miti la scena del<br />
sogno antiquario per narrazioni<br />
pittoriche come quella di Mantegna,<br />
che dà corpo e sostanza<br />
all’emblematica dell’Olimpo<br />
tanto cara al duca Gonzaga.<br />
L’affresco Mantovano sceglie<br />
perciò la Polis posizionata tra<br />
terra e cielo per farne il paradiso<br />
in terra del Papa, il monte<br />
divino dell’Olimpo geograficamente<br />
inquadrato come labirinto<br />
da percorrere mediante l’eredità<br />
di Roma antica. Il potere<br />
religioso si rigenera ancora una<br />
volta e si rende compatibile con<br />
la contemporaneità, grazie le<br />
rovine della vasta topografia romana<br />
da secoli ormai sottomessa<br />
alla Chiesa dei Papi. E tale<br />
modello laico fa la differenza!<br />
(fig.1). I luoghi sparsi celebrano<br />
dunque la presenza cristiana ricalcando<br />
la topografia romana,<br />
le cui regole precise tornano a<br />
sostenere la corte dei Gonzaga e<br />
permettono di introdurre nuovi<br />
metodi di lettura della storia da<br />
Fig. 2 - Lorenzo Leombruno, l'Olimpo in mezzo al labirinto (Sala dei cavalli, Palazzo Ducale,<br />
Mantova)<br />
consegnare alla rivoluzione Gutenberg.<br />
Il sogno neo-platonico<br />
filtrato dall’arte della memoria<br />
(la Mnemosyne, Aby Warburgh)<br />
alimenta così la comunicazione<br />
della potestà papale che si adopera<br />
a ricomporre gli equilibri<br />
naturali, dispersi in mezzo alle<br />
rovine di Roma un tempo unitariamente<br />
intesa, accendendo<br />
nuovi sguardi sulla città ideale.<br />
A nostro avviso anche gli amorini<br />
e le dame che si affacciano<br />
nella Camera Picta dei Gonzaga<br />
evocano la presenza invisibile<br />
della Venere Physizoa immancabile<br />
dentro la corte del Polifilo,<br />
per guidare il viaggio laico<br />
e sacrale da compiere e poter<br />
affrontare le battaglie della<br />
mente e del territorio: topografia<br />
antiquaria che nel riaffermare<br />
il sano rapporto tra uomo e<br />
natura stimola a conquistare il<br />
sogno di Amore (Hypnerotomachia<br />
1499). Quei temi rigenerano<br />
le bellezze ereditate dalla<br />
fede e dalla cultura dall’antico<br />
e perciò da introdurre nelle<br />
corti Italiane lontane da Roma il<br />
cui disegno continuerà ad esercitare<br />
il fascino sulle mediazioni<br />
strategiche possibili, dovendo<br />
peraltro allargare la fede Cristiana<br />
a quei tempi minacciata.<br />
Del resto, il labirinto topografico<br />
composto sì dalle rovine, ma<br />
soprattutto dal potere romano,<br />
doveva essere reso riconoscibile<br />
e misurabile, se si voleva rendere<br />
credibile di fronte al mondo<br />
la Roma contemporanea. Dai<br />
cerchi di distanza della mappa<br />
messa in atto per la prima volta<br />
col modello di Leon Battista<br />
Alberti (1432-34) emergono<br />
diversi caposaldi territoriali,<br />
supporti per definire stratificazioni<br />
circolari di un labirinto<br />
Dedalico (ffig.2, 7a), comunque<br />
proteso ad agevolare il percorso<br />
di Teseo in cerca del Minotauro<br />
nascosto in mezzo alle rovine di<br />
Roma. La mente congiunta con<br />
36 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />
il suo territorio, la dimensione<br />
urbana e quella suburbana, ci<br />
rimandano perciò alla città proposta<br />
da Mantegna, in cui non<br />
c’è mappa, ma disegno topografico,<br />
pura visione labirintica<br />
della storia dei meandri e canali<br />
in mezzo ai quali far emergere<br />
l’isola felice Roma (figg.2- 3a).<br />
Quel percorso intricato si afferma<br />
e riparte ogni volta guidato<br />
da Polifilo sul colle dell’origine,<br />
sul Palatino fino a supportare<br />
tutta Roma con l’Axis Urbis Romae<br />
riscoperto (Meogrossi 1987-<br />
<strong>2024</strong>/ fig. 8) e contrassegnato in<br />
cielo con il traguardo del Cardo<br />
che si incrocia in terra col Decumanus,<br />
il vessillo della croce<br />
cristiana innalzato sul campo di<br />
Costantino (in hoc signo vinces),<br />
che arriva a ricordare le sacralità<br />
dei septem pagi o quella<br />
dei 27 Sacraria Septimontium<br />
Romae (fig.7b). L’antichissima<br />
tradizione topografica Etrusco<br />
Latina aveva infatti asservito<br />
i bisogni alla realtà, attualizzando<br />
la disciplina gromatico<br />
agrimensoria, di tipo laico o religioso,<br />
che, dovendo assicurare<br />
col disegno i comportamenti<br />
sociali, è comunque rispettosa<br />
della storia quanto della geografia,<br />
come sembra voler evocare<br />
Mantegna nell’affresco.<br />
Ecco allora che, appena sotto<br />
le mura di Roma, caposaldi ben<br />
riconoscibili offrono piena visibilità<br />
al potere temporale che,<br />
ben oltre la mole dell’anfiteatro<br />
antico, stimolano la mente dello<br />
spettatore a pensare al Capitolium,<br />
al Quirinal, al Palatinus…<br />
ai colli diversi di allora eppur<br />
significativi… e molto di più!<br />
L’ager Vaticanus in primo piano,<br />
di certo non da ultimo, certifica<br />
dunque la visione dell’antico,<br />
che rimanda al potere temporale<br />
sancito nella Città Eterna,<br />
a luoghi consacrati per educare<br />
alla lettura delle rovine disperse,<br />
ma anche al sistema compo-<br />
Figura 3a - Il Labirinto della città fortificata, xilografia, da: Hypnerotomachia Poliphili,1499<br />
Figura 3b - Piero Meogrossi, Domus Neronis, Templum Claudi in Coelio, Templum Solis in Palatio,<br />
Velia Penatum, disegno a china, 1987-1995<br />
Figura 4a - Piero Meogrossi, Studi e topografia sotto e sopra il Palatino: via Sacra ed ex<br />
vigna Barberini, disegni a china, 1994; Figura 4b - Francesco Colonna, Hypnerotomachia<br />
Poliphili, 1499, xilografie: Polyandrion, Elephans Memoriae
A: Tu avevi già raccontato le<br />
narrazioni e le scoperte su<br />
Roma antica svolte negli ultimi<br />
anni? … in fondo come aveva<br />
voluto fare Mantegna con i<br />
suoi Trionfi di Cesare ispirati al<br />
De Roma Triumphante di Flavio<br />
Biondo, di cui sarà stata curata<br />
un’edizione anche a Mantova?<br />
Figura 5a - Piero Meogrossi, La valle del Colosseo ed il Colossum super viam Sacram,<br />
disegno a china e composizione, 1994 Figura 5b - Francesco Colonna, Hypnerotomachia:<br />
Ruinae, Corus, Tempus Admissio, 1499<br />
sto per parti di una classicità da<br />
perseguire unitariamente, imitando<br />
le regole mnemoniche del<br />
Somnium Scipionis di Cicerone e<br />
poi ancora dietro ai Fasti di Roma<br />
evocati da Mantegna tramite le<br />
epiche imprese dei Trionfi di Cesare<br />
(fig.7a) e fino alle narrazioni<br />
neo-platoniche maturate con<br />
l’Hypnerotomachia.<br />
Figura 6 - Piero Meogrossi, Forma Urbis Romae Severiana con Azimuth Axis Paliliae<br />
(Frammenti marmorei; Piede per la topografia; In valle Colisei in specie Ovi) 1994<br />
PM: Già nel 1994, volendo investigare<br />
su alcune scoperte<br />
archeologiche per via topografica,<br />
mi ero servito dei disegni<br />
(figg.1-2-3-4-5-6-7-8) per meglio<br />
percepire i luoghi antichi<br />
di Roma, di cui non sempre c’è<br />
consapevolezza (www.ilsognodiRoma.it<br />
@2006). Nei disegni<br />
dei Trionfi di Cesare la cultura<br />
umanista di Andrea Mantegna si<br />
integra a quella degli antiquari,<br />
che, nel percorrere la storia<br />
dei miti delle edizioni ovidiane<br />
e non solo, si cimentano a far<br />
rinvenire la topografia, repertoriando<br />
strumenti simbolici e segni<br />
adatti a rappresentare con<br />
senso e misura il quadro iconologico,<br />
che va a ricomporre assieme<br />
spazio, tempo e gravità<br />
del mondo classico. Così la mia<br />
trentennale ricerca nel disegnare<br />
le rovine di Roma antica a la<br />
maniera de li antiquari ha maturato<br />
le misure utili per il registro,<br />
unitariamente inteso, della<br />
Forma Urbis Romae (fig.6).<br />
Il che permette di inquadrare<br />
l’archeologia e l’architettura<br />
per rendere più chiara la storia<br />
topografica ed i materiali delle<br />
rovine. Per tali motivazioni il<br />
labirinto romano, scoperto ed<br />
assunto col nostro Axis Paliliae,<br />
in quanto orma e traguardo che<br />
lega tra loro ed unifica caposaldi<br />
archeologici di età differenti,<br />
finisce per rappresentare proprio<br />
le stratificazioni dell’antico,<br />
mappate lungo il cammino<br />
del Polifilo, principe Prenestino,<br />
riscoperto da Maurizio Calvesi<br />
38 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />
(figg. 3a, 3b). Anche il labirinto<br />
di Leombruno e la visione per<br />
Roma di Mantegna a Mantova<br />
finiscono così per dialogare con<br />
specifici topoi Romani, gli stessi<br />
dispersi in mezzo al sogno neoplatonico<br />
fissato sopra il colle<br />
Palatino, il territorio dunque<br />
delle frequentazioni del Polifilo<br />
svolte nello spazio tempo della<br />
Hypnerotomachia all’inseguimento<br />
dell’amata Polia. Le mie<br />
frequentazioni sul Palatino ed in<br />
genere nell’urbs come architetto<br />
restauratore mi hanno concesso<br />
l’onere e l’onore di provare<br />
a ricomporre la bellezza di<br />
Roma a quadro intero con la mediazione<br />
dei 1410 gradini, che<br />
caratterizzano il racconto della<br />
Piramide di Polifilo su cui si fissa<br />
in cima l’Obelisco del Cielo con<br />
la Dea Fortuna. Quell’architettura<br />
misteriosa apre allora<br />
riflessioni sul valore della misura<br />
pitagorica a radice 2, che<br />
aleggia soprattutto sul disegno<br />
della città, che si riordina grazie<br />
alla via topografica tra terra<br />
e cielo da prendere a modello<br />
(figg.7a-7b). Anche le identità<br />
simboliche e pragmatiche riconoscibili<br />
nel bel mezzo degli<br />
Adonaea della ex Vigna Barberini<br />
(è quello il giardino di Amore<br />
frequentato da Polifilo?) riconducono<br />
a misure storicizzate,<br />
grazie all’impianto dell’Axis<br />
Paliliae, ed è pertanto doveroso<br />
celebrare lassù i ricordi dell’origine<br />
in quanto valori sacri di<br />
Roma (fig.8). Ecco spiegato perché<br />
dalla Magna Porta si entra<br />
nella Piramide e si accede al<br />
colle dopo aver superato le Tre<br />
Porte di Amore (Mater, Coelo,<br />
Mundus), temi cari all’antiquaria<br />
come alla chiesa romana per<br />
riconquistare strumenti della<br />
matematica e dell’astronomia,<br />
regole e pratiche simili a quelle<br />
del Regiomontano. In fondo<br />
il traguardo dell’Axis Paliliae<br />
atque Romae sistematizza l’ar-<br />
Figura 7a) - Piero Meogrossi, s.t., 1994: Aion, Sirena bicaudata, Sol Invictus,<br />
Amor Vincit Omnia (Francesco Colonna, Hypnerotomachia, 1499) e (Leon Battista<br />
Alberti, Descriptio Urbis Romae. 1432)<br />
Figura 7b - Piero Meogrossi, Signora degli Uccelli, Mundus Palatini, Aion, Tiber,<br />
Labirinto urbano, Forma Urbis Romae, disegno a china e matita, 1994_2001
cheo-lettura mediante le stesse<br />
mète adottate in antico e studiate<br />
dagli umanisti dell’Accademia<br />
di Pomponio Leto e dai<br />
pittori come Mantegna, capaci<br />
di leggere l’invisbile per rigenerare<br />
il disegno di Roma, tramandato<br />
e sempre celebrato<br />
come memoria di formazione<br />
unitaria. A tale compito riteniamo<br />
fossero dediti gli eredi del<br />
famoso Lorenzo Valla, gli stessi<br />
umanisti che nel 1467, cioè due<br />
anni dopo l’avvio della Camera<br />
Picta, sarebbero stati esiliati<br />
da Roma a causa delle loro investigazioni.<br />
Evidentemente i<br />
misteri legati alla conoscenza<br />
dell’antico spaventano il potere!<br />
A: Ci sono vedute delle xilografie<br />
del Sogno di Polifilo che si<br />
possono identificare con precisione<br />
meno ideale di quel che<br />
si creda nei luoghi della Roma<br />
antica?<br />
PM: Per poter immaginare la<br />
presenza di Polifilo anche nella<br />
valle del Colosseo e sul xcolle<br />
Palatino è utile, come già detto,<br />
registrare la presenza di<br />
ruinae disseminate ovunque,<br />
sopra e sotto, intorno ad un territorio<br />
collinare che, da fondale<br />
naturalistico si presenta oggi<br />
invisibile ed invivibile, a causa<br />
della perdita di ogni memoria<br />
dell’antropizzazione. Le regole<br />
per celebrare quei rituali di<br />
fondazione vanno rimandate<br />
allora alle allegre coppie danzanti<br />
che, felici di configurare<br />
in terra i recinti da tramandare<br />
e il caposaldo primario da fissare<br />
in mezzo al corus, accompagnno<br />
le diverse centralità da<br />
raggiungere ed autorevolmente<br />
da rappresentare, guidate dal<br />
Colossum. Il recinto circolare è<br />
assimilato alla bussola quadripartita<br />
di Leon Battista Alberti,<br />
che, dovendo misurare il cerchio<br />
sessagesimale lo rapporta<br />
allo spazio zodiacale, in modo<br />
Figura 8 - Piero Meogrossi, Struttura e simboli della Forma Urbis Romae (Foto e Disegno<br />
dell’autore, 1994. Tavola su base aerofotogrammetrica SAR, 1996): Mundus<br />
Palatinus (I); Axis Paliliae (II,III); Betilum Apollinis in palatio Augusti (III); Spectio via<br />
Sacra (II,IV,V,X); Adonaea (frammento FUR) (VII,VIII,IX) ipotesi Piramide HP; Giardino<br />
di Adone (Hypnerotomachia); Sepulcrum Haterium (IV,V,VI,VII,VIII); Meta Sudans (II);<br />
Sacellum Streniae (II); Colossum Flaviorum super viam Sacram (X).<br />
da scandire il tempo dell’antico<br />
(4 x 12 = 48) (fig. 7a). Quel circolo<br />
domina dunque la topografia<br />
antiquaria, ma anche l’intero<br />
campo di Roma sopra il quale<br />
si svolgono i medesimi percorsi<br />
e tappe praticate alla corte di<br />
Polifilo, lo specchio umanistico<br />
riflesso sui vetri del palazzo di<br />
Euterillide, per far penetrare<br />
immagini e narrazioni nel misterioso<br />
labirinto archeologico<br />
del libero arbitrio congegnato<br />
sul colle Palatino (fig.8). Quei<br />
recinti fisici e mentali stimolano<br />
dunque anche il pittore Mantegna<br />
a ripensare il paesaggio,<br />
che modella giocoforza luoghi<br />
per poter far coincidere fonti<br />
letterarie precise e posizioni<br />
diverse. L’affresco di Mantegna<br />
suggerisce così ricordi antiquariali<br />
e invisibilmente muove la<br />
mente a ricomporre le posizioni<br />
perdute del Colossum con<br />
quello itinerante super viam Sacram,<br />
impiantato sopra con Nerone,<br />
e sotto la collina Velia con<br />
i Flavi e poi ancora con Adriano<br />
(figg. 5a, 5b, 7a, 7b). Tante rovine<br />
e frammenti monumentali<br />
alimentano i pensieri e la mente,<br />
alla pari dei giri delle coppie<br />
danzanti, per ritrovare direzioni<br />
e circolarità che debbono riempire<br />
lo spazio topografico della<br />
Roma ancora invisibile nel XV<br />
secolo. Ricomposto nella parte<br />
alta della Camera Picta il disegno<br />
di quel paesaggio labirintico,<br />
infatti, il pittore mette in<br />
evidenza ed in posizione centrata<br />
la statua di un Colossum,<br />
che testimonia le fasi da seguire<br />
per ben interpretare il labirinto<br />
antiquario e letterario. Le strumentazioni<br />
del Regiomontano e<br />
la mappa dell’Alberti, intanto,<br />
orientano per far capire sempre<br />
meglio il ruolo avuto in passato<br />
dalla collina Velia e le varie trasformazioni,<br />
prima di smantellare<br />
del tutto quel colle sacro<br />
a Roma! ...altro che Mussolini<br />
40 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />
(fig.5a)! Le tappe storicizzate<br />
memorizzano ben altri percorsi<br />
iconologici, che rimandano addirittura<br />
ai 24 elefanti usati per<br />
rimuovere la statua gigantesca<br />
lungo la via Sacra per farla scivolare<br />
giù nella valle (fig.8): si<br />
avverte tutto lo scorrere del<br />
tempus admissio, il passato che<br />
non torna, ma che si rigenera<br />
attraverso i puttini incapaci di<br />
cavalcare il cavallo alato di Pegaso<br />
della tavola del Polifilo, il<br />
futuro da dominare (fig.5b). In<br />
effetti la storia mai riesce a fissarne<br />
tutte le posizioni e dunque<br />
a certificare come immutabile<br />
lo spazio della topografia<br />
antiquaria. Quel dinamismo,<br />
comunque destinato ad essere<br />
soppiantato dai dati archeologici<br />
scientifici più avanzati, attesta<br />
i ragionamenti del bisogno<br />
che continuano a sentire di misurare<br />
la realtà, documentando<br />
per simboli il contesto in trasformazione,<br />
che si specchia nel<br />
palazzo di vetro di Euterillide:<br />
... e così il sogno della Hypnerotomachia<br />
restituisce senso ed<br />
equilibrio all’azione e rigenera<br />
la mappa di Mantegna per la<br />
Roma Quadra.<br />
A: Fondamentale è il labirinto,<br />
che viene memorizzato<br />
dall’immagine che poi Bernini<br />
e lo scultore Ferrari verranno a<br />
realizzare alla Minerva con l’elefantino<br />
con sopra l’obelisco<br />
(n.d.r.: Umbilicus Romae)?<br />
PM: Il labirinto in effetti è il<br />
luogo adatto a generare meandri<br />
ed a penetrarli in fondo per<br />
poter arrivare all’umbilicus urbis,<br />
a quel centro ipogeo fissato<br />
proprio nel centro del labirinto<br />
d’acqua ottagonale del Palatino<br />
e tagliato dal nostro Axis<br />
Paliliae (fig.6). Simile caposaldo<br />
topografico rimarca l’intero<br />
campo topografico di Roma<br />
e simbolicamente si identifica<br />
con il monte Olimpo Romano,<br />
concepito per meglio comparare<br />
i labirinti dei due affreschi<br />
del palazzo ducale dei Gonzaga.<br />
Quello di Leombruno rilegge il<br />
labirinto del costruttore Dedalo<br />
per penetrare con la mente<br />
artistica le visioni antiquarie<br />
disperse e riconoscere i luoghi.<br />
Regole per apprendere senza<br />
necessariamente sapere di topografia,<br />
ma tanto conoscendo<br />
dei bisogni dell’anima. Nel Mantegna<br />
invece la prospettiva definisce<br />
come invisibile il labirinto<br />
di Roma antica, eppure rimanda<br />
la mente dello spettatore colto<br />
a tipologie di monumenti famosi<br />
per i pellegrini o di riferimento<br />
per la tradizione religiosa<br />
cristiana, non necessariamente<br />
legata a luoghi come il Palatino<br />
o il Quirinale, in ogni caso strategici<br />
per completare il dominio<br />
sull’urbs. E’ dunque il Vaticano<br />
il labirinto invisibile da mostrare,<br />
quello di cui non si può fare a<br />
meno, perché vale assai più che<br />
il Palatino o l’Acropoli di Atene,<br />
più degli Ziggurat della Persia,<br />
più di qualsiasi Atlantide perduta,<br />
più di ogni sito pagano. Mantegna<br />
invita così a riconoscere<br />
il paradiso costruito in terra a<br />
Roma ed a riconoscere in primis<br />
quello rifondato dalla Cristianità<br />
per riaffermare il primato<br />
dell’Urbs caput mundi. Ai colti<br />
umanisti antiquari restava di<br />
investigare luoghi abbandonati<br />
come il colle Palatino (e le sue<br />
vigne sommerse tra le rovine<br />
come quella dei Colonna sulla<br />
piattaforma degli Adonaea), di<br />
provare a rilegare tra loro tutti<br />
i colli ritrovando traguardi antichi,<br />
un vasto paesaggio per una<br />
topografia rivolta a meditare in<br />
diverse direzioni, come insegnano<br />
a fare le favolose xilografie<br />
della Hypnerotomachia. Di<br />
fatto sembra l’azione delle acque<br />
che già dall’inizio del viaggio<br />
defluiscono per inquadrare<br />
un territorio e per specchiare la<br />
doppia realtà riflessa dai vetri<br />
del palazzo del libero arbitrio<br />
di Euterillide. Il sogno di Roma<br />
matura a poco a poco nella Mantova<br />
dei Gonzaga e prende avvio<br />
la narrazione del Poliflo che va<br />
in cerca della Polis e dell’amata<br />
Polia, sapienza di ogni bene da<br />
cogliere (Omnia Vincit Amor),<br />
sostegno, con l’antiquaria, della<br />
fede cristiana rimasta sepolta<br />
sotto il fitto paesaggio di una<br />
Roma ancora paganeggiante,<br />
come lascia intuire il disegno<br />
di Mantegna (fig.1). Quel mondo<br />
sembra dunque una sorta<br />
di risveglio dantesco che deve<br />
aiutare a ripercorrere la morfologia<br />
dei colli, a riconoscere<br />
i pendii favorevoli e le rovine<br />
sommerse, insomma è il labirinto<br />
topografico di Roma, che rimette<br />
ordine ai luoghi urbani e<br />
suburbani abbandonati. Polifilo<br />
per questo si risveglia e ritrova<br />
le zone umide lambite dal Tevere<br />
o dell’antica Suburra prossima<br />
ai Fori, quelle zone destinate<br />
alle piante acquatiche che si<br />
alimentano di terreni irrigati e<br />
dove nasce il subuteo, che crescono<br />
lungo le sponde del lago<br />
giù nella valle del Colosseo, che<br />
accoglie anche la Palestra in<br />
cui giocare, chiara evocazione<br />
del Ludus Magnus gladiatorio,<br />
dell’anfiteatro che Francesco<br />
Colonna nella Hypnerotomachia<br />
mostra con in sommità le piante<br />
intrecciate tra loro al posto dei<br />
pali per il governo del velarium<br />
Flaviorum. Un sogno che, a<br />
Mantova, avrà fatto rinascere ai<br />
primi del Cinquecento quel Culibeo<br />
coi soleri alti e seguri, che<br />
avrebbe evocato Ruzante nella<br />
sua commedia La Betia [n.d.r.:<br />
nel teatro Alvise Cornaro con<br />
scenografie di Giovanni Maria<br />
Falconetto)<br />
A: L’anno scorso ricorreva il<br />
centenario della nascita di
Italo Calvino, che ha visto numerose<br />
iniziative espositive e<br />
convegnistiche sullo scrittore e<br />
la sua opera, alla quale anche<br />
tu, più precisamente in riferimento<br />
alle Città invisibili, hai<br />
dedicato un saggio dal titolo<br />
Orma_ Amor_Roma, privilegiando<br />
la struttura labirintica<br />
del suo romanzo e il suo procedere<br />
enigmatico e combinatorio<br />
per il viaggio nella Forma Urbis<br />
di Roma. Non tutti sanno che<br />
Le Città Invisibili, pubblicato<br />
nel 1972, apparteneva al periodo<br />
in cui Calvino partecipò<br />
più intensamente all’Oulipo, il<br />
gruppo letterario di Raymond<br />
Queneau e Georges Perec, che<br />
nella composizione combinatoria<br />
convenzionale riscopriva<br />
l’automatismo psichico del Surrealismo,<br />
creando un universo<br />
fantastico con infinite traiettorie<br />
e dimensioni possibili, a sua<br />
volta partendo dalla struttura<br />
della fiaba con lo scenario di<br />
un’immagine che si frantuma<br />
all’esordio. Tornando indietro<br />
nel tempo, la Roma moderna<br />
ha occultato la Roma antica per<br />
preservarne la sapienza, celandola<br />
di misteri come Marco Polo<br />
ha taciuto a Kublai Kahn il suo<br />
vero viaggio attraverso l’Asia<br />
con racconti fantastici di città<br />
inesistenti, lasciando segreta in<br />
questo modo anche la sua via di<br />
Piero Meogrossi, architetto<br />
Laureatosi cum laude alla facoltà di Architettura di Roma (1974) ha svolto<br />
attività professionale fino al 1980 quando assume ruolo di Ispettore MiBAC<br />
presso la Soprintendenza Monumenti di Venezia (1980-1983) e poi di Direttore<br />
presso la Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma (1983-2011).<br />
Nell’ambito dell’attuale Ministero della Cultura (ex MiBACT) ha realizzato<br />
Restauri di Monumenti, Paesaggi Archeologici e Trasformazione Urbana, tra<br />
cui: Villa Cornaro a Codevigo e nuove scoperte sul Teatro di Memoria di Alvise<br />
Cornaro a Venezia. Appia antica, Villa Quintili, Tomba-Museo di Cecilia Metella,<br />
Palatino/ versante S. Gregorio, Foro Romano, Valle Colosseo, Anfiteatro<br />
Flavio a Roma.<br />
Ha partecipato a concorsi nazionali ed internazionali di Architettura tra cui:<br />
Progetto Acropoli di Atene, Prix Piranesi (Segnalato, 2022): Progetto Fori,<br />
Prix Piranesi de Rome (team Purini-Valle, I premio 2016). Parco Danewerk,<br />
Germania (II Premio, 2009); Torre di Luce Neo Antica su Roma dopo Sisto<br />
V, (premio Utopia,1998); Amenhophi Court, Luxor 1988; Habitat ed Energia,<br />
(Misawa Homes, Tokio, III* premio1979); Parco Appia, P.A.R.C.O., (vincitore<br />
progetto CEE/SSBAR,1997).<br />
Ha svolto corsi e tenuto seminari sulla formazione del Restauro Architettonico<br />
in Archeologia: Politeknik Warsawa (1974); IUAV Venezia (1982); Roger<br />
Williams, (US 2001; Architektur Faculty Beograd (2015-2018); Architettura &<br />
Roma (1999-2022).<br />
Dal 1987 al <strong>2024</strong> argomenta e progetta le forme del Paesaggio antico derivando<br />
l’identità topografica del disegno di Roma, Forma Urbis Romae dominante<br />
nelle numerose conferenze tenute in Italia ed all’estero: MiBAC e Archeologia<br />
Romana, Habana Cuba 2003; XXVII Convegno Urbanistica Belgrado 2017; Conferenza<br />
American University Bulgaria, Sophia 2018; etc).<br />
Dopo il ritiro dal MiBACT (2011) svolge progetti di museografia, consulenze<br />
professionali, mostre personali d’arte a Roma ed a Creta, partecipa ad eventi<br />
sulle politiche urbane per promuovere l’Archeo-architettura per la Forma Urbis<br />
Romae. Visione Roma 2030 (ParcoCelio) e Paesaggio Mediterraneo (Disco<br />
di Festos e santuario Lentas, Creta, 2010-2017-<strong>2024</strong>).<br />
Ha pubblicato libri e saggi in riviste di Architettura (XY, dimensioni del disegno;<br />
Anfione & Zeto; I Beni Culturali…) Architettura e Museologia Liquida<br />
(Roma 2022); Europa sotto i monti Asterousia, (Roma 2020); Symposio Asterousia,<br />
(Regione Creta 2017); Orma Amor_Roma, (Roma (2013).<br />
www.ilsognodiroma.it<br />
p.meogrossi@gmail.com<br />
fuga. La risorsa di una cultura<br />
integrata consiste, quindi, nel<br />
dare spazio, attraverso l’inferno<br />
dell’invivibilità della città<br />
caleidoscopica, secondo Calvino,<br />
a ciò che inferno non è,<br />
come lo scrittore ha fatto dire a<br />
Marco Polo alla fine delle Città<br />
invisibili. In altre parole, nella<br />
chiave dello spostamento ai<br />
confini del mondo del mito del<br />
labirinto, Giove-Toro ha sedotto<br />
Europa sul Palatino invece<br />
che sul Monte Ida nell’Isola di<br />
Creta ?<br />
PM: Nel mio libretto Orma Amor<br />
Roma del 1994 sono sintetizzati<br />
disegni e scritti che validano,<br />
oggi più che prima, i commenti<br />
approfonditi nelle varie conferenze<br />
tenute sin dal 1987 allo<br />
scopo di sistematizzare e rendere<br />
comprensibile la mia ricerca<br />
sul disciplinare di topografia<br />
antica e sacra. Le misurazioni<br />
per un qualsiasi terreno quadrangolare,<br />
come dovrebbero<br />
ricordare gli studiosi del disegno<br />
della Forma Urbis Romae,<br />
vanno riferite privilegiando anzitutto<br />
una delle due diagonali<br />
dell’intero campo. Riferirsi di<br />
conseguenza alla Roma Quadrata<br />
adattata alla morfologia<br />
quadrangolare del colle Palatino<br />
segnala di fatto il nostro Axis<br />
Paliliae (da Pales, la dea Romana<br />
della pastorizia) con il relativo<br />
Azimuth da calare in terra,<br />
quasi fosse un piede topografico<br />
che va a rimarcare, passo dopo<br />
passo, il sentiero ideale per le<br />
infinite posizioni geografiche e<br />
conseguenti serialità di campi<br />
(fig.7b).<br />
Siffatti criteri nodali spiegano i<br />
tanti caposaldi posizionati nelle<br />
varie epoche sul colle Palatino<br />
e tra loro allineati per legare e<br />
porre in equilibrio le parti con il<br />
tutto. Tale metodo evidenzia su<br />
un contesto quadrangolare qualsiasi<br />
la necessaria suddivisione<br />
42 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />
in due parti per sfruttare appieno<br />
la morfologia di un campo<br />
reale così misurabile. Derivare<br />
la separatezza ed al tempo<br />
stesso la sua unificazione condivisa<br />
con altri campi limitrofi<br />
rimanda ad una vera e propria<br />
rete invisibile che, attraversata<br />
ancora oggi dall’Ancile Solis<br />
atque Lunae (Ovidio, Fasti, III,<br />
351), assicura la protezione del<br />
labirinto territoriale, e non solo<br />
a quello di Roma. La regola è<br />
quella dei labirinti, il mito della<br />
fondazione di una civiltà, riscoperto<br />
per la prima volta a Creta<br />
ed all’origine di ogni altra civiltà<br />
mediterranea. Le regole per<br />
il labirinto del Toro-Minotauro<br />
di Dedalo, impiantato a Creta,<br />
avrebbero dunque fatto maturare<br />
il viaggio di Europa portata<br />
a Creta da Zeus (Europa sotto<br />
i monti Asterousia, Meogrossi,<br />
2020) ed insegnato ai popoli i<br />
codici tra terra e cielo, utili alla<br />
sopravvivenza (Meogrossi, Disco<br />
di Festos, 2023). A mio avviso la<br />
parola greca Rumi, significativa<br />
per esprimere la forza necessaria<br />
a preservare identità e memoria,<br />
chiarisce il nome della<br />
Roma coloniale, fondata in mezzo<br />
al Mediterraneo per potersi<br />
ben rapportare ai luoghi ed alla<br />
geografia, città eterna appunto<br />
per essere capace di assecondare<br />
in terra le orme catturate dal<br />
cielo mobile, scambi impostati<br />
tra natura e sapere per far progredire<br />
domini e confini dell’umano.<br />
Ed ecco allora i valori<br />
sacrali della topografia dell’origine,<br />
il cui registro tramanda il<br />
labirinto Roma assieme ai miti e<br />
alle storie collis Palatini super<br />
viam Sacram o quelle dei Fora<br />
Romanorum o quelle fissate in<br />
valle Colisei per l’incrocio della<br />
forza tra terra e cielo con<br />
la fontana Pinea del Sacellum<br />
Streniae (fig.8). Parimenti il traguardo<br />
strategico della platea<br />
Claudi sul Celio dialoga grazie<br />
all’Axis Penatum Romae con la<br />
collina Velia, smontata per far<br />
posto al Templum Veneris atque<br />
Romae, nodi pagani e narrazioni<br />
esportate a Mantova per riannodare<br />
la visione del Mantegna e<br />
comunicare al mondo il paesaggio<br />
sacro di Roma. La complessità<br />
topografica, assistita dal<br />
programma di architetti come<br />
Leon Battista Alberti, collima al<br />
racconto di umanisti del calibro<br />
di Lorenzo Valla e di Pomponio<br />
Leto, che si pongono a sostegno<br />
degli artisti delle nobili famiglie<br />
dei Colonna o dei Gonzaga.<br />
Così, a poco a poco, anche una<br />
Chiesa illuminata come quella<br />
del colto principe Polifilo Romano,<br />
si cimenterà coi simboli e<br />
le memorie per poter praticare<br />
i Fasti antichi e riscoprire grazie<br />
a loro l’altera Forma urbis<br />
Romae tra terra e cielo, senza<br />
aver sottovalutato i caposaldi<br />
della storia per rileggere, magari<br />
in chiave astronomica, la<br />
nuova topografia dei 7 colli con<br />
le stelle della costellazione del<br />
Toro e rifare il viaggio di Iside in<br />
cerca di Osiride, stavolta dietro<br />
al paesaggio cristiano di Mantegna<br />
(figg.7a, 7b).<br />
A: La forma della cultura mediterranea<br />
in una società matriarcale<br />
da una parte e propria<br />
all’evocazione religiosa dei Romani<br />
degli dèi delle culture del<br />
Mediterraneo conquistate, che<br />
i poeti latini hanno descritto<br />
dedite alla pirateria, dall’altra.<br />
Quindi tu riconosci all’interno<br />
del Foro Romano e della<br />
distribuzione dei vari templi<br />
nell’area una corrispondenza<br />
con la posizione cosmica del<br />
Sole e della Luna e dei pianeti,<br />
che portano lo stesso nome degli<br />
Dei venerati.<br />
PM: Il messaggio di conoscenza<br />
maturatosi ai primi del Rinascimento<br />
riguarda il Polifilo<br />
storicizzato, come già detto, se<br />
vogliamo ripercorrere i sentieri<br />
dei viaggi fantastici praticati da<br />
Calvino ed in quelli nostri, nella<br />
Creta lontana e dentro Roma. Lo<br />
scrivente, architetto e cultore<br />
archeologo, ha maturato infatti<br />
le sue ricerche sulle topografie<br />
antiche (1987-<strong>2024</strong>) fissate lungo<br />
traguardi identitari rimarcati<br />
in cielo ed in terra grazie alla<br />
scoperta dell’invisibile cardo<br />
Axis Urbis Romae (Fig. 7b). Quel<br />
traguardo primario, sicuramente<br />
trattato dagli antiquari Romani<br />
di Pomponio Leto sulla ex<br />
vigna Barberini (fig.8), ancora<br />
oggi tocca i centri geometrici di<br />
monumenti importanti e di epoche<br />
diverse. Il campo di Roma<br />
dunque diventa rappresentativo<br />
in termini simbolici e/o pragmatici<br />
e finisce per proporre il disegno<br />
a croce grazie al decumanus<br />
fissato in terra e parallelo<br />
alla via Lata. La coppia di quei<br />
traguardi primari, definisce le<br />
precise coordinate geografiche<br />
di una bussola spaziotemporale<br />
con cui si tesse la Forma Urbis<br />
nascosta tra siti e monumenti<br />
di Roma, una rete purtroppo<br />
non ancora ben conosciuta e<br />
tantomeno condivisa dall’accademia<br />
archeologica (fig.7b). Le<br />
misurazioni precise comprovate<br />
da numerosi dati testimoniali<br />
e letterari di fatto finiscono<br />
per appoggiare le immagini di<br />
ricostruzione precisa, che in<br />
ogni caso aiutano a sostenere<br />
immagini di Roma come quella<br />
descritta da Mantegna (fig.1).<br />
Gli obiettivi da adottare oggi<br />
certamente non possono essere<br />
gli stessi di quando gli antiquari<br />
ragionavano per posizioni evidenziate<br />
tra le rovine del Palatino<br />
o per legarsi agli altri siti<br />
dell’area centrale (fig.7a). Si<br />
tratta adesso di far riemergere<br />
antiche attitudini del vedere,<br />
del misurare, del leggere diversamente<br />
le architetture fan-
tastiche del sogno di Polifilo, e<br />
rinvenire tra i simboli dell’antiquaria<br />
le chiavi per rileggere in<br />
termini sincronici e diacronici la<br />
pianta della città contemporanea<br />
per meglio gestire il costruito<br />
architettonico di rovine con<br />
la realtà del sogno culturale NeoAntico<br />
da sostenere, ogni volta<br />
diversamente, con le narrazioni<br />
archeologiche e quelle architettoniche<br />
assieme. Ne deriva la<br />
storia dell’anfiteatro in specie<br />
ovi legata a quella del Tempio di<br />
Claudio sul colle Celio, o quella<br />
della Domus Aurea o della collina<br />
Velia, condizionate da impianti<br />
e sistemi realizzati da imperatori<br />
fino dalla lontana Villa<br />
di Adriano. Le tante e diverse<br />
entità archeologiche acquisite,<br />
una volta resa comprensibile la<br />
topografia della loro architettura<br />
rovinata, dovranno tornare<br />
ad essere rilette e commentate<br />
come estensioni della mente<br />
umana, protesa alla geometria<br />
territoriale dell’origine, apokatastasi<br />
utile a rimettere in gioco<br />
le doti naturali in espansione,<br />
risorse pronte a calare di nuovo<br />
sui terreni fisici dell’antico che<br />
sapeva come rapportarsi alle<br />
stelle ed ai moti in cielo …….<br />
(figg. 5a, 5b, 7a).<br />
A: E il Colosso era a cavallo della<br />
Via Sacra?<br />
PM: Per rispondere meglio alla<br />
posizione del Colossum super<br />
viam Sacram (fig.5) dobbiamo<br />
anzitutto valutare direttamente<br />
sul campo archeologico, gli<br />
oggetti fisicamente e simbolicamente<br />
caricati di significati utili<br />
ad inquadrare la veduta di Roma<br />
che il Mantegna mostra nell’affresco<br />
immaginando il sito della<br />
Basilica di Pietro storicamente<br />
abbinato al Circo Neroniano,<br />
che è rappresentato con la piattaforma<br />
basamentale estesa al<br />
centro della veduta. Per essa si<br />
ipotizzano dimensioni invisibili<br />
eppure realistiche, che materializzano<br />
sempre in primo piano<br />
il Tempio a forma di Basilica<br />
e più in là, slanciato sopra l’alto<br />
piedistallo circolare, il Colosso<br />
(forse di Nerone) che troneggia,<br />
focalizzando l’intera visione,<br />
che deve stimolare lo spettatore<br />
ad identificare nella pittura la<br />
città, nella quale domina chiaramente<br />
la presenza del sacro e<br />
dell’antico, doppio segnale per<br />
ricordare il dominio della Cristianità<br />
sopra il mondo Pagano<br />
e richiamo evidente al modo di<br />
intendere la città di Roma per<br />
meglio coniugare mente e territorio<br />
assieme, storia e topografia<br />
letteraria che deve restituire<br />
ruolo e autorevolezza all’imago<br />
urbis (fig.7a-7b). Mantegna, posizionando<br />
nel mezzo dell’affresco<br />
il Colosso, non chiarisce<br />
se quello è di Nerone o di Costantino<br />
o di altri, né avrebbe<br />
potuto farlo senza conoscere la<br />
storia statuaria e meno che mai<br />
gli spostamenti tramandati per<br />
il Colossum Neronis. Le posizioni<br />
dovevano suggerire sempre<br />
direttrici primarie verso le aree<br />
fuori e dentro la città (fig.7b). Il<br />
Colossum Adriani in valle Colisei,<br />
quello con la testa svettante<br />
la collina Velia, demolita per<br />
volgere lo sguardo libero verso<br />
i Fora e il Campus Martis (dalla<br />
via dei Fori Imperiali al Pantheon)<br />
si sostituisce al Templum Penatum<br />
(fig.5a). Pur alterandone<br />
notevolmente gli spostamenti, i<br />
dettami della rete topografica<br />
antica si modificheranno nella<br />
più tarda età barocca per concedere<br />
al papa Sisto V di accreditare<br />
nuovi valori simbolici ed<br />
urbanistici, ma senza mai annullare<br />
il ruolo pratico dell’Axis in<br />
quanto gnomon urbis congiunto<br />
agli obelischi contestualizzati<br />
in tutta la città. Quei traguardi<br />
di memoria lunga, similmente a<br />
quella racchiusa nell’elefantino<br />
della Hypnerotomachia (fig.4b),<br />
avrebbero assegnato entità innovative<br />
alla Roma Barocca per<br />
rigenerare un potere temporale<br />
rispettoso delle dimensioni reali<br />
in terra, necessarie a dominare<br />
la scienza in cielo ed a cavalcare<br />
il tempus admissio (fig.5b).<br />
La concezione di quel doppio<br />
letterario, fisico e simbolico,<br />
disperso e mai veramente perduto<br />
sui territori romani, materializza<br />
il ricordo del traguardo<br />
sacro che dall’Arx Capitolina si<br />
rivolge ancora verso l’Arx dei<br />
Colli Albani a 30 Km di distanza<br />
e spiega la sacralità della Via<br />
Sacra, toponimo perfetto per la<br />
dimensione simbolica dell’asse,<br />
che taglia il Templum Venerisatque<br />
Romae e l’Amphiteatrum,<br />
direttrice longitudinale<br />
del piano equinoziale per incrociare<br />
in terra nel Sacellum Streniae,<br />
Pinea per rammentare a<br />
Roma di calpestare il cammino<br />
della mente attenta ai domini<br />
mutevoli del cielo e dell’umano<br />
(fig.8).<br />
Abstract<br />
The interview discusses how paintings<br />
like those by Mantegna and<br />
Leombruno depict ancient Rome,<br />
blending myth and history to celebrate<br />
the religious power and<br />
humanistic culture of the 15th<br />
century, while suggesting a labyrinthine<br />
topography of the eternal<br />
city, integrating Christian and<br />
pagan elements into a complex<br />
symbolic and political fabric.<br />
Parole Chiave<br />
Italferr; Indagini Mantegna, Roma,<br />
Foro Romano, Labirinto, Palatino,<br />
Topografia antica<br />
Autore<br />
Francesca Salvemini<br />
Francesca.salvemini@archeomatica.it<br />
44 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 45
MUSEI<br />
Immagini di Roma da Donatello a Domenichino<br />
di Francesca Salvemini<br />
In base al procedimento<br />
scientifico, per quante prove<br />
biografiche ci siano che Donatello<br />
sia stato a Roma ed abbia<br />
misurato in lungo e in largo il<br />
Foro Romano, non c’è alcuna<br />
prova che lo scultore avesse<br />
visto il bassorilievo detto di<br />
Mezio Curzio, né che fosse nel<br />
Foro e tanto meno nascosto nei<br />
criptoportici sotterranei.<br />
Fig. 1 - Stele detta di Mezio Curzio (Tabularium, Musei Capitolini, Roma).<br />
La storia dell’arte è un procedimento<br />
logico che considera<br />
l’opera d’arte un documento<br />
e, se non ne ha penetrato<br />
quale ne fosse la funzione,<br />
non può prescindere dal renderne<br />
oggettiva la fruizione e cioé il<br />
fatto che nel rilievo sia rappresentato<br />
un cavaliere, che questi<br />
sia un guerriero e che sia scolpito<br />
nel marmo, ricavando una<br />
sequenza di piani sovrapposti<br />
dentro una cornice. Potrà essere<br />
detto di più dal movimento im-<br />
presso alla cavalcatura (fig.1)e,<br />
cioé, che il tizio stia spronando il<br />
cavallo restio a gettarsi nell’acqua,<br />
dalle onde strigilate che<br />
compaiono in basso sul davanti,<br />
o forse nel vuoto, dando prova<br />
della sua destrezza o del suo<br />
eroismo. Altri fattori di determinazione<br />
cronologica potrebbero<br />
trovarsi se ne fosse noto il luogo<br />
di ritrovamento, ma certo è<br />
che la sfida dell’artista sia stata<br />
quella di scolpire una connotazione<br />
morale propria all’azione<br />
impulsiva dell’uomo, dicendoci<br />
che non si tratta di un soldato<br />
come un altro, ma di un soldato<br />
vestito da romano con una cresta<br />
sull’elmo, che sembra una lunga<br />
coda e una clamide svolazzante,<br />
che può sembrare un’ala palmata<br />
e via dicendo, e che non è caduto<br />
allo scarto del cavallo.<br />
Donatello, nel rilievo di San<br />
Giorgio e il drago (Museo del<br />
Bargello, Firenze) avrà introdotto<br />
la tecnica dello ‘stiacciato’ e<br />
cioé, nella sua stele di pietra, il<br />
Fig.2 - Donatello, S. Giorgio e il drago (Museo del Bargello, Firenze).<br />
46 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />
disegno di un paesaggio architettonico<br />
appena accennato a<br />
rilievo, che appare non dissimile<br />
al degradare in profondità delle<br />
piante di canna comune, che<br />
spuntano dall’acqua sullo sfondo<br />
della prima stele. Una conclusione<br />
teorica potrebbe essere formulata<br />
ed è che la tecnica di Donatello<br />
fosse la stessa dell’ignoto<br />
scultore di età repubblicana<br />
poiché trattavano l’intera superficie<br />
della lastra in modo unitario,<br />
inquadrando la scena in una<br />
cornice, la finestra teorizzata da<br />
Leon Battista Alberti nel De Pictura.<br />
Il fatto che la prospettiva<br />
si proponesse come metodo di<br />
trasmissione al futuro dello scibile<br />
umano, infatti, non prescinde<br />
da una pretesa di oggettività:<br />
senza ricercare gli enigmi e i misteri<br />
della storia nei due bassorilievi<br />
distanti fra loro molto più<br />
di mille anni, la ricerca tecnica<br />
professava il suo spiccato interesse<br />
per l’ignoto, descrivendo<br />
l’inaudito nell’orizzonte del visibile:<br />
nel caso della prima lastra<br />
un fenomeno che impressionava<br />
il cavallo e in Donatello il mostruoso<br />
drago. Non diversamente<br />
il moderno metodo sperimentale<br />
commuove il suo pubblico,<br />
narrando con idee, formule e<br />
numeri quello che solo la mente<br />
ha visto e che può esprimere per<br />
mezzo di simboli. Il fatto che il<br />
drago di Donatello non sia stato<br />
trovato in natura dimostra che<br />
la scienza moderna si avvale di<br />
criteri di classificazione storicoartistici,<br />
arrivando a definire anche<br />
un animale fantastico come<br />
derivato da un originale perduto<br />
di drago alato, pur di non ammettere<br />
che un tale esemplare<br />
non sia mai esistito, o sia esistito<br />
in un mondo parallelo o inventato.<br />
L’universo della precisione<br />
a sua volta non difetta di prove<br />
ad evidenza e sarebbe, d’altra<br />
parte, non meno conseguente<br />
Fig. 3 - Giulio Campi, Sacrificio di Marco Curzio (Museo<br />
Civico Ala Punzone, Bergamo)<br />
dire che è da quella massiccia<br />
pietra romana che Donatello,<br />
immaginativo certo, ma meno<br />
di un qualunque Menocchio che<br />
avesse visto angeli svilupparsi<br />
dai vermi del formaggio, fa<br />
spuntare edifici, un drago e una<br />
donna invece che una pianta di<br />
canna dal terreno. La canna che<br />
al primo scultore era servita per<br />
dire che il cavallo del romano<br />
era inciampato nell’acqua. Ne<br />
discende che non avrebbe senso<br />
negare che Donatello non avesse<br />
visto proprio questo rilievo<br />
nel Foro Romano, solo perché<br />
ha scolpito un cavaliere di tutto<br />
punto vestito di un’armatura da<br />
crociato, che poteva aver visto<br />
in qualunque palazzo signorile di<br />
Firenze. Donatello ha ambientato<br />
la leggenda di S. Giorgio e<br />
della principessa di Trebisonda<br />
nel Medioevo per farne storia, in<br />
analogia allo scultore che raffigura<br />
un episodio per noi oscuro,<br />
presumibilmente delle origini di<br />
Roma, che doveva essere ben<br />
noto per chiunque si fosse recato<br />
nel Foro. Nella prima stele un<br />
cavallo inciampa, ma all’altezza<br />
della testa del guerriero, forse<br />
per la sua cattiva conservazione,<br />
appare insinuarsi tra capo e collo<br />
la spira di un serpente o di un<br />
mostro alato, la coda dell’elmo<br />
e la clamide che si confondono<br />
per la corrosione della pietra. A<br />
ben vedere il disfacimento interpretabile<br />
della forma rappresenta<br />
probabilmente la prova che<br />
lo scultore protorinascimentale<br />
abbia scoperto nel Foro proprio<br />
questo documento di un soldato<br />
romano, traendo ispirazione<br />
da quella che immaginò essere<br />
un’insegna draconiana per dare<br />
corpo ad una leggenda cristiana,<br />
ugualmente contraddistinta da<br />
una prova di coraggio. Narrava<br />
Tito Livio come Mezio (o Marco<br />
Curzio), nelle diverse versioni,<br />
tanto un romano quanto un sabino<br />
ad elezione romano, spronasse<br />
il cavallo nel fulmine che<br />
generò un lago nel Foro: a narrare<br />
una leggenda repubblicana<br />
rappresentata da uno scultore<br />
romano era stato un autore latino,<br />
non un greco esperto di mitologia.<br />
Per di più il fatto che il<br />
ritrovamento archeologico della<br />
stele fosse avvenuto solo nel<br />
1553 (Hülsen 1905), conservata<br />
perché era stata utilizzata rovesciata<br />
come lastra di pavimentazione<br />
in un’area non troppo<br />
distante dal recinto trapezoidale<br />
del Lacus Curtius (vicino la<br />
colonna di Foca), rendeva del<br />
tutto fortuito l’avvistamento<br />
di Donatello nel secolo precedente,<br />
confortandone il nesso<br />
di appartenza al memoriale del<br />
monumento. Tutti gli elementi<br />
della leggenda concorrevano a<br />
divenire altrettanti oggetti di
Fig.4a - Donatello, Testa di cavallo detta Carafa,<br />
bronzo (Museo archeologico Nazionale, Napoli)<br />
Fig. 4b - Raffaello Sanzio, Galatea, dettaglio con<br />
Glauco e Scilla, Sala di Galatea, affresco (Villa Farnesina,<br />
Roma)<br />
osservazione e di concatenazione<br />
logica nel racconto dello<br />
specchio della lastra scolpita: le<br />
onde del lago, le canne palustri,<br />
il guerriero armato e il cavallo in<br />
procinto di cadere furono cambiati<br />
dallo scultore fiorentino,<br />
in modo particolare il cavallo,<br />
che in S. Giorgio è imbizzarrito,<br />
traendone empiricamente l’insegnamento<br />
della tecnica dello<br />
‘stiacciato.’ Anche nella scultura<br />
la prospettiva fondava una<br />
scienza della misura.<br />
Attribuito a Giulio Campi, l’affresco<br />
staccato da una facciata<br />
di palazzo cremonese nella contrada<br />
Curzi, detto di Quinto o di<br />
Marco Curzio nel Museo Ala Ponzone<br />
di Cremona (fig.3) raffigura<br />
l’episodio di storia romana, che<br />
lo scultore romano aveva rappresentato<br />
nel Foro. Il balzo del cavallo<br />
dell’antico romano davanti<br />
al fuoco, nel dipinto, ricorda il<br />
cavaliere che Raffaello per ben<br />
due volte avrà preferito raffigurare<br />
per l’agiografia cristiana di<br />
S. Giorgio (Louvre; National Gallery<br />
of Washington) immaginata<br />
da Donatello, dipingendo l’impennata<br />
di un cavallo che molto<br />
doveva al cavallo di Polluce dei<br />
Dioscuri del Quirinale e molto<br />
meno al rilievo dei Musei Capitolini.<br />
L’episodio militare di Mezio<br />
Curzio, d’altra parte, aveva una<br />
notorietà nel Rinascimento, propagata,<br />
con il suo nome, anche<br />
molto lontano da Roma.<br />
Non sarà stata l’unica volta che<br />
Raffaello avrà guardato contemporaneamente<br />
a Donatello e<br />
all’arte greco-romana.<br />
Alla testa del cavallo ritenuto<br />
fidiaco di Castore (fig.5) prima<br />
di lui si era ispirato anche Donatello<br />
nello scolpire la bronzea<br />
Testa equina, cosiddetta Carafa<br />
(fig.4), del Museo Archeologico<br />
Nazionale di Napoli, dalla collezione<br />
di Agostino Chigi di Villa<br />
Farnesina. Il Pegaso, che Peruzzi<br />
avrà dipinto nella volta della<br />
Loggia di Galatea, nella stessa<br />
villa romana, tra le personificazioni<br />
degli astri “fatte di sasso<br />
da Medusa”, come dirà Giorgio<br />
Vasari, cioé le Costellazioni e il<br />
Carro dell’Orsa, in basso a destra<br />
nella scena di Perseo e la<br />
Gorgone.<br />
A VILLA FARNESINA NELL’AFFRE-<br />
SCO DI GALATEA DI RAFFAELLO<br />
Glauco (fig.4), da parte sua, è<br />
tratto dall’acefalo Torso del Belvedere,<br />
che, collocato nel Cortile<br />
del Belvedere vaticano tra<br />
il 1530 e il 1536, ispirerà anche<br />
Annibale Carracci per la mezza<br />
figura di spalle del Tritone con la<br />
buccina nel tiasòs marino della<br />
Galleria Farnese. Ancora probabile<br />
è l’identificazione nel volto<br />
di Glauco (fig.4) della Testa di<br />
Caracalla (Museo Archeologico<br />
Nazionale di Napoli), sempre<br />
dalla raccolta Farnese, che sarà<br />
servita anche ad Agostino Carracci<br />
per quella di Proteo nel citato<br />
affresco della Galleria Farnese,<br />
da una scultura che nel Rinascimento<br />
non era propriamente<br />
fuori terra alle Terme di Caracalla,<br />
come lo era l’Ercole Farnese.<br />
A quest'ultimo potrebbe dirsi<br />
dedicato l'intero Fregio di Ercole<br />
di Baldassarre Peruzzi nell'anticamera<br />
dello Studiolo di Agostino<br />
Chigi di Villa Farnesina, nella<br />
cui iconografia tuttora tarda ad<br />
essere riconosciuto tra le storie<br />
e avventure che vi sono narrate,<br />
- oltre a quelle di Ila e di Meleagro,<br />
la seconda ispirata alla scultura<br />
di Meleagro ed il cinghiale<br />
calidonio (Musei Vaticani) -, il<br />
mito di Giove e Alcmena, madre<br />
di Ercole, ad esse connesso, invece<br />
di un impertinente amore<br />
di Giove con Semele, che vi è<br />
stato supposto. Alle spalle del<br />
gruppo dell’azzurrognolo Glauco,<br />
per incrementare il puzzle<br />
di recupero archeologico delle<br />
sculture rinvenute a Roma sullo<br />
scorcio del Cinquecento, spunta<br />
48 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 49<br />
nel frammento della Galatea di<br />
Raffaello il Tritone buccinatore<br />
(fig.4) su un cavallo bianco, che<br />
appare disegnato dal cavaliere<br />
originale più integro dei Dioscuri<br />
del Quirinale (fig.6), in particolare<br />
dei due colossi quello di<br />
Polluce, ritenuto opera di Prassitele,<br />
il meno consolidato, anche<br />
se non fece parte della collezione<br />
di Agostino Chigi. Il vistoso<br />
dettaglio non sembra che finora<br />
sia stato rilevato, per quanto anche<br />
questi colossi, alla soglia del<br />
Cinquecento, fossero visibili alle<br />
Terme dette di Costantino e dovessero<br />
avere attratto la curiosità<br />
del Chigi come di chiunque<br />
altro, e che fosse stato preso a<br />
modello negli affreschi monumentali<br />
di Villa Farnesina e nei<br />
dipinti di San Giorgio dal divino<br />
pittore del Rinascimento.<br />
Dei Dioscuri (fig.6) avrà parlato<br />
più volte Giovan Pietro Bellori<br />
ed in una almeno di queste volte<br />
nelle Vite a proposito della<br />
fontana firmata sulla piazza del<br />
Quirinale da Domenico Fontana:<br />
“Slargò la piazza avanti e dalle<br />
vicine Terme di Costantino<br />
(n.d.r.: sul Colle del Quirinale)<br />
vi trasportò li due gran colossi di<br />
Castore e Polluce tenuti d’Alessandro<br />
Magno, li quali restaurati<br />
con li loro cavalli, collocò all’imboccatura<br />
di Strada Pia.” Erano<br />
parte integrante dell’immagine<br />
di Roma del Rinascimento.<br />
Nemmeno Antonio Bazzi detto il<br />
Sodoma si esimerà dal riprodurre<br />
le volte a lacunari della Basilica<br />
di Massenzio in lontananza nello<br />
sfondo dell’affresco di Alessandro<br />
Magno che monta Bucefalo<br />
(fig.5), simulando in primo piano<br />
uno scenario dell’architettura<br />
delle Terme in rovina sul Quirinale<br />
nella Sala delle Nozze di<br />
Alessandro e Rossane sempre a<br />
Villa Farnesina.<br />
Sarà la maestrìa di Domenichino<br />
a restituire finalmente un panorama<br />
della sommità del Colle<br />
Fig. 5 - Antonio Bazzi detto il Sodoma, Alessandro doma Bucefalo, particolare (Villa Farnesina,<br />
Roma).<br />
Palatino nell’affresco della Flagellazione<br />
di S. Andrea (fig.8)<br />
dell’omonimo Oratorio al Celio.<br />
Il punto di vista è dal fianco del<br />
pronao del Tempio di Venere e<br />
Roma e a ridosso delle vestigia<br />
palatine, dove pochi decenni più<br />
tardi sorgerà la Vigna Palatina o<br />
Vigna Barberini e dove si doveva<br />
scorgere ancora nel primo decennio<br />
del Seicento un’imponente<br />
fortificazione, simile a quella<br />
che anche Etienne Dupérac<br />
aveva raffigurato nell’incisione<br />
delle Antichità di Roma del<br />
1575 (fig.7). Poco più in basso<br />
il Tempio di Eliogabalo è rialzato<br />
da Domenichino accanto alla<br />
Chiesa di S. Sebastiano, che sarà<br />
rinnovata dal pontefice Urbano<br />
VIII. Domenichino dipingerà un<br />
episodio della vita dell’apostolo,<br />
Fig. 6 - Antoine Lafréry, I Dioscuri del Quirinale, incisione da: Speculum Romanae Magnificientiae,<br />
1546 (Met Museum, New York)
Fig. 7 - Etienne Dupérac, I Vestigi dell’Antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva,<br />
Roma 1575, tv. 10: Vestigij et parte del Monte Palatino della parte verso levanante che<br />
riguarda il monte Coelio […], [n.d.r.: una torre rotonda è addossata al palazzo augustèo]<br />
(Biblioteca Hertziana, Roma, collezione digitale).<br />
che era stato martirizzato a Patrasso,<br />
ambientandolo a Roma,<br />
come Raffaello avrà dipinto<br />
nell’Incendio di Borgo (fig. 10)<br />
il papa Leone IV affacciarsi dalla<br />
Loggia a fianco della Basilica di<br />
S. Pietro fra i Templi dei Dioscuri<br />
e di Saturno (fig.10) immaginati<br />
bruciare, come se non ci fosse<br />
stato il Tevere di mezzo, ma l’area<br />
monumentale prescelta dal<br />
primo sarà stata quella che si<br />
trova all’altro versante dei Fori<br />
e del Campidoglio, di fronte alla<br />
Chiesa di S. Gregorio al Celio e<br />
che si scorgeva dall’Oratorio di<br />
S. Andrea (fig.8).<br />
Nel primo decennio del Seicento<br />
la città antica era testimonianza<br />
dell’autorevolezza del potere<br />
temporale dei papi e teatro dei<br />
martirî dei primi cristiani che,<br />
sotto gli occhi di tutti, diveniva<br />
dimostrazione inconfutabile della<br />
verità delle scritture. Proprio<br />
a S. Stefano Rotondo, luogo della<br />
predicazione di Gregorio Magno,<br />
Niccolò Circignani detto il Pomarancio,<br />
dimostrando la straordinaria<br />
materialità che ha la pittura<br />
di formare l’immagine, aveva<br />
dipinto, fino a vent’anni prima,<br />
Fig. 8 - Domenichino, Flagellazione di S. Andrea (Oratorio di S. Andrea al Celio, Roma).<br />
ogni genere di supplizio ed ogni<br />
sorta di tortura dei Santi martiri,<br />
col fine edificante di terrorizzare<br />
i fedeli, forse più tollerante<br />
di un processo e di una pena<br />
capitale da eseguirsi sulla pubblica<br />
strada, ma estremamente<br />
convincente di un potere di condanna<br />
e di esecuzione talmente<br />
efficienti da essere non meno<br />
esibiti.<br />
Nel 1514 a Raffaello era stato<br />
inviato il De Architectura di Vitruvio<br />
per disegnarne il frontespizio<br />
e l’evidenza anastilotica<br />
di architetture del Foro Romano<br />
nell’ultima delle Stanze Vaticane,<br />
l’Incendio di Borgo, con il<br />
pontefice Leone IV nella Loggia<br />
delle Benedizioni a fianco della<br />
Basilica di S. Pietro (fig.10), restituisce,<br />
insieme al Borgo, lo<br />
stato di conservazione del Tempio<br />
dei Dioscuri e di Saturno nel<br />
Foro Romano, con un rilievo monumentale<br />
della città tra le due<br />
sponde del Tevere (Salvemini, La<br />
Pittura come rilievo monumentale,<br />
Geomedia, 5, 2004, p.58).<br />
Dal ruolo avuto per Raffaello<br />
dalla copia della traduzione inedita<br />
di Fabio Calvo del Vitruvio<br />
e l’invenzione dell’Antico nel<br />
Rinascimento non è possibile<br />
separare, a Venezia, a Urbino<br />
come a Roma, l’opera di Pietro<br />
Bembo e di Baldassar Castiglione<br />
e, soprattutto, nella pratica architettonica<br />
e di restauro, al suo<br />
arrivo a Roma, i modelli concreti<br />
della renovatio niccolina, rappresentati<br />
anche dal ripristino<br />
di Leon Battista Alberti dell’interno<br />
della Chiesa di Santo Stefano<br />
Rotondo al Celio. Alberti<br />
aveva progettato il rinnovamento<br />
dell’intera basilica sia all’interno<br />
che all’esterno ed il suo<br />
progetto è la famosa tavola della<br />
Prospettiva di Urbino (fig.9),<br />
oscillata da Luciano Laurana a<br />
Piero della Francesca e che raffigura<br />
una vera e propria ipotesi<br />
ricostruttiva di un tempio roma-<br />
50 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 51<br />
Fig.9 - Leon Battista Alberti, Prospettiva di Santo Stefano Rotondo (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino).<br />
no a pianta circolare nell’età<br />
paleocristiana, contornato da un<br />
doppio ordine di colonne. Quinte<br />
della prospettiva dovevano essere<br />
gli edifici quattrocenteschi<br />
che occupavano il Celio, con in<br />
mezzo a loro quello che era forse<br />
creduto il Tempio di Claudio,<br />
reimmaginati come Domus imperiali,<br />
ed in fondo sulla destra<br />
la facciata della chiesa di S. Maria<br />
in Domnica, priva del portico<br />
sansoviniano. Per completare la<br />
prospettiva Alberti disegnò due<br />
pozzi ottagonali come quelli<br />
solo di recente rinvenuti al di<br />
sotto delle massicce murature<br />
basamentali sulla via Claudia e<br />
un’ordinata fuga di architetture<br />
vitruviane. Raffaello dipinse<br />
i due templi romani nel commovente<br />
scenario dell’Incendio di<br />
Borgo (fig.10) esattamente come<br />
li aveva ritrovati e in continuità<br />
ideale alla Basilica di S. Pietro,<br />
accorciando le distanze e senza<br />
il Tevere di mezzo; Sodoma raffigurò<br />
con la giostra di Alessandro<br />
Magno la basilica di Massenzio<br />
com’è ancora oggi (fig.5) e Domenichino<br />
immaginò il Tempio di<br />
Venere e Roma dietro il martirio<br />
dell’apostolo Andrea (fig.8), dipingendolo<br />
come sarebbe stato<br />
una volta ricostruito: altrettante<br />
restituzioni dell’immagine reale<br />
di Roma attraverso i secoli. Nessuno<br />
di loro dimenticò l’emozione<br />
veemente dei suoi antichi<br />
eroi, scoperta da Donatello, nel<br />
cielo dello specchio di Leon Battista<br />
Alberti.<br />
Abstract<br />
The essay suggests a brief archeological<br />
imagine of ancient Rome<br />
through the eyes of artists of the<br />
Renaissance, from Donatello to<br />
Domenichino.<br />
In order their moral inspiration<br />
by the religious legend and story<br />
the entire profile of monuments<br />
and ruins, that we appreciate<br />
still standing today, appears studied<br />
between the new buildings<br />
of imagine of modern Rome or, as<br />
the old St.Peter, that doesn't exist<br />
anymore.<br />
Parole Chiave<br />
Roma; storia dell’arte;<br />
documentazione; analisi<br />
Fig. 10 - Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, particolare (Stanze Vaticane, Roma).<br />
Autore<br />
Francesca Salvemini<br />
francesca.salvemini@archeomatica.it
AZIENDE E PRODOTTI<br />
4 Monitoraggio del territorio<br />
(incendi boschivi);<br />
4 Agricoltura di precisione;<br />
4Geolocalizzazione e mapping;<br />
4Osservazione della Terra;<br />
4Digitalizzazione e Digital Twin;<br />
4Acquisizione digitale della realtà<br />
per il BIM (Building Information<br />
Modeling);<br />
4Tecnologie e scanner di precisione<br />
per i Beni Culturali e la<br />
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Roma, dove poche manifestazioni<br />
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OnTheRoad <strong>2024</strong> è attualmente<br />
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SICILIA, Tindari (Patti, area metropolitana<br />
di Messina), 30 maggio<br />
<strong>2024</strong>;<br />
LAZIO, Civitavecchia (area metropolitana<br />
di Roma), 12 settembre<br />
<strong>2024</strong><br />
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<strong>2024</strong>.<br />
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sui seguenti temi:<br />
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concreti.<br />
Di seguito il programma (in via<br />
di definizione) del primo appuntamento<br />
a Tindari il 30 maggio<br />
<strong>2024</strong>.<br />
52 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i per Beni i Beni Culturali Culturali 53 53<br />
Tecnologie per i Beni Culturali 53<br />
Tindari - Tecnologie per la Cultura, l'Ambiente e il Turismo: tra innovazione e uso diffuso<br />
Meeting 1 – Monitoraggio del territorio e rischio idrogeologico (ore 14:00 – 16:00)<br />
Comprendere la geomorfologia del territorio e il fenomeno degli incendi per monitorare il dissesto idrogeologico<br />
4Nuove tecnologie interferometriche e di photo-monitoring hi-res per il monitoraggio e l’analisi del dissesto<br />
idrogeologico<br />
4Intelligence per l’individuazione delle origini di incendi dolosi con gli algoritmi di reverse engineering<br />
4Tecniche di mappatura satellitare per l’analisi semplificata da parte delle Amministrazioni per il monitoraggio<br />
territoriale<br />
4Presentazioni di attività laboratoriali delle aziende invitate<br />
Meeting 2 – Tecniche di rilievo e cattura della realtà (ore 11:30 – 13:00)<br />
Rilevare la realtà (reality capture): la fusione tra sistemi SLAM e l’immagine fotografica hi-res<br />
4Tecnologie di rilievo architettonico e di mappatura per il restauro e la valorizzazione del costruito<br />
4Tecnologia SLAM, Camere 3D e hi-res photo monitoring<br />
4Presentazioni in campo delle aziende invitate<br />
Meeting 3 – Tecniche di esplorazione del sottosuolo (ore 9:00 – 11:00)<br />
Esplorare il passato nascosto: rivelazioni sotterranee attraverso georadar ed elettromagnetismo a Tindari<br />
e Gioiosa Guardia.<br />
4L’uso della Tomografia elettrica in archeologia<br />
4Fotointerpretazione e tomografia elettrica per indirizzare e ottimizzare gli scavi archeologici<br />
4Georadar e 3D del sottosuolo<br />
4Presentazioni in campo delle aziende invitate<br />
Meeting 4 – Fruizione e valorizzazione (ore 16:00 – 18:00)<br />
Trasformare le nostre rovine in esperienze coinvolgenti utilizzando tecniche di AR, VR, MR e sistemi geospaziali.<br />
4Fruizione e sistemi geospaziali per l’archeologia, Prof. Emanuele Brienza, Uninettuno<br />
4Fruizione avanzata di beni culturali e paesaggistici, Dr. Antonino Lopes<br />
4Presentazioni di attività laboratoriali delle aziende invitate<br />
Attività parallele:<br />
4ArcheoVideo: proiezione di documentari archeologici selezionati da Dario Di Blasi, già direttore della<br />
Rassegna del cinema archeologico di Rovereto e di quello di Firenze.<br />
4ArcheoB2B: incontri tra aziende, istituzioni e professionisti organizzati dai chairman dei Meeting tecnici.<br />
4Proposta di Istituzione dell’Area Marina protetta di Capo Tindari di Italia Nostra.<br />
WWW.TECHNOLOGYFORALL.IT<br />
On-The-Road <strong>2024</strong>
AZIENDE E PRODOTTI<br />
INNOVAZIONE E ACCESSIBILI-<br />
TÀ: RIPRODUZIONI 3D PER UNA<br />
FRUIZIONE CULTURALE PIÙ IN-<br />
CLUSIVA<br />
Le barriere sensoriali impediscono<br />
a una parte significativa<br />
della popolazione di fruire pienamente<br />
della cultura. In un<br />
contesto in cui migliorare l'accessibilità<br />
diventa una priorità,<br />
l'innovazione si fa strada aprendo<br />
nuove possibilità per rendere<br />
la cultura più inclusiva.<br />
to, di una scultura o di un intero<br />
edificio.<br />
Parimenti, la stampa 3D rende<br />
possibile la creazione di repliche<br />
personalizzate. È possibile,<br />
ad esempio, riprodurre una versione<br />
tattile di un dipinto con<br />
particolari dettagli enfatizzati<br />
al fine di consentire ai visitatori<br />
di comprendere meglio l'opera<br />
con il solo tatto.<br />
Le riproduzioni di opere d'arte<br />
in stampa 3D stanno aprendo<br />
nuovi orizzonti nell'accessibilità<br />
culturale, questa tecnologia<br />
permette a un pubblico più<br />
ampio di connettersi con l'arte<br />
in modo innovativo e coinvolgente,<br />
rendendo la società più<br />
inclusiva e consapevole della<br />
diversità<br />
Xenia Progetti – Software Solution<br />
LA CONSERVAZIONE INTELLI-<br />
GENTE: IL SISTEMA BLOCKFIRE<br />
Makros SRL realizza sistemi archivistici<br />
per la protezione e<br />
conservazione del patrimonio<br />
culturale, quindi pergamene,<br />
quadri, suppellettili, documenti.<br />
I committenti, da bandi nazionali<br />
e internazionali, sono perlopiù<br />
istituzioni: musei, biblioteche,<br />
tribunali, banche, Università,<br />
Enti, istituti ecclesiastici.<br />
Fondatore e Ceo è Massimo Luise.<br />
Il primo brevetto per la protezione<br />
dal fuoco risale al 2011:<br />
Makros è indentificata a livello<br />
mondiale con il marchio Blockfire.<br />
Sette sono i brevetti realizzati<br />
ad oggi tra tutela da fuoco, acqua,<br />
batteri – principali cause<br />
del deterioramento. I brevetti,<br />
abbinabili tra loro, sono registrati<br />
a livello europeo oltre che in<br />
Cina, Stati Uniti, Canada.<br />
Makros annovera numerose installazioni<br />
sul mercato nazionale<br />
e internazionale.<br />
L’azienda si avvale di un Comitato<br />
Tecnico Scientifico che orienta<br />
ricerca e sviluppo, al quale si<br />
aggiunge un network di un centinaio<br />
di professionisti esterni – architetti,<br />
designer, fisici, ingegneri,<br />
biologi e docenti universitari.<br />
Makros sfrutta le tecnologie più<br />
avanzate per la salvaguardia e la<br />
conservazione dei beni culturali.<br />
A inizio 2023 è stata selezionata<br />
da Fassa Bortolo e Symbola<br />
– Fondazione per le qualità ita-<br />
Le riproduzioni in stampa 3D,<br />
trasformando le opere d'arte in<br />
modelli tangibili, rappresentano<br />
un’importante svolta per la<br />
fruizione culturale, soprattutto<br />
per i soggetti con disabilità<br />
sensoriali. Infatti, i soggetti con<br />
disabilità visive trovano spesso<br />
difficile apprezzare le opere<br />
d'arte attraverso le tradizionali<br />
metodologie espositive.<br />
Le riproduzioni in stampa 3D<br />
superano questa difficoltà, consentendo<br />
di esplorare e comprendere<br />
con il tatto le opere<br />
e loro struttura. L’arte prende<br />
così una forma concreta.<br />
Le stampanti 3D permettono<br />
la creazione di repliche fedeli<br />
delle opere, che, mantenendo<br />
intatta l'integrità artistica del<br />
bene, consentono alle persone<br />
con disabilità visive di toccare<br />
con mano i dettagli di un dipinliane<br />
per una ricerca che la vede<br />
tra le 100 aziende eccellenti in<br />
Italia nell’ambito della tecnologia<br />
applicata alla cultura.<br />
I Prodotti Makros<br />
I prodotti Makros sono presenti in<br />
Italia, in Europa, in Asia. Tra le<br />
centinaia di interventi effettuati,<br />
si citano i siti dell’Istituto di<br />
Scienza a Brera, del Politecnico<br />
di Milano, del Tribunale di Torino,<br />
della Procura di Ancona, della<br />
Regione Toscana (sede di Arezzo),<br />
dello Leonardo Aerospazio<br />
di Roma, della Banca d’Italia, del<br />
laboratorio di restauro del libro<br />
antico San Nilo di Grottaferrata,<br />
di vari Atenei- da Genova a Pavia<br />
– del Museo d’Arte Internazionale<br />
di Bordeaux, della biblioteca di<br />
Rami Barrack (Istanbul), del Vaticano.<br />
Nel solo 2022, sono stati<br />
oltre 200 i progetti curati.<br />
www.blockfire.it<br />
54 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
TELERILEVAMENTO<br />
Tecnologie per i Beni Culturali 55<br />
Tecnologie per i Beni Culturali 55<br />
STONEX X70GO – SLAM LASER SCANNER<br />
CON FUNZIONE STATICA<br />
X70GO è un dispositivo per la ricostruzione di modelli<br />
3D in tempo reale che integra un modulo di navigazione<br />
inerziale, un computer ad alte prestazioni e<br />
un sistema di archiviazione. È dotato di una testa<br />
rotante a 360° che, combinata con l'algoritmo SLAM,<br />
genera nuvole di punti ad alta precisione.<br />
Scansione dinamica e statica insieme<br />
La grande innovazione del sistema è la scansione<br />
ibrida: combina i vantaggi della modalità SLAM con<br />
la risoluzione di una scansione statica utilizzando la<br />
modalità X-Whizz. Niente più stazioni di scansione multiple, basta spostarsi sulla scena per raccogliere<br />
l'intera nuvola di punti 3D, senza perdere tempo con l'allineamento da nuvola a nuvola.<br />
La presenza di questa funzione è il compromesso perfetto per coloro che hanno bisogno di velocità e<br />
maggiori dettagli in un rilievo in mobilità.<br />
Alta autonomia<br />
Il disco di memoria integrato da 512 GB è sufficiente per qualsiasi rilevamento e la batteria presente<br />
nell’impugnatura smontabile assicura un'autonomia di 1,5 ore.<br />
Fotocamere integrate<br />
Una fotocamera RGB da 12 MP fornisce informazioni sulla trama, mentre una fotocamera visiva garantisce<br />
un'anteprima in tempo reale tramite GOapp.<br />
Elaborazione immediata<br />
I risultati della mappatura vengono generati immediatamente all'interno dello scanner, subito dopo la<br />
scansione. Scegli se vuoi colorarli e migliorarne la precisione, post-elaborandoli con il software Gopost.<br />
Questo tipo di scanner è molto utile per diversi tipi di applicazioni quali: siti archeologici, beni culturali<br />
ed edifici storici oltre che ricostruzioni BIM e molto altro.<br />
MONITORAGGIO 3D<br />
GIS E WEBGIS<br />
www.gter.it<br />
info@gter.it<br />
GNSS<br />
FORMAZIONE<br />
RICERCA E INNOVAZIONE
AGORÀ<br />
Fig. 1 - Digital print video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.<br />
La Maschera del Tempo Fondazione<br />
Giorgio Cini – Le possibilità<br />
offerte dai linguaggi digitali,<br />
i nuovi software e le applicazioni<br />
nei campi del design, del suono<br />
e delle immagini rappresentano<br />
un’opportunità per innovare<br />
profondamente le pratiche<br />
culturali e di rilettura del patrimonio<br />
culturale. Alla Fondazione<br />
Giorgio Cini abbiamo avuto<br />
modo di sperimentarlo in più di<br />
un’occasione e su più versanti,<br />
ne sono un esempio non solo la<br />
lunga collaborazione con Factum<br />
Art, ma anche l’esperienza<br />
digitale che sta accumulando<br />
ARCHiVe, diventato una sorta di<br />
ottavo Istituto della storica istituzione<br />
veneziana.<br />
Con La Maschera del tempo abbiamo<br />
provato a fare un passo<br />
in più. Realizzato nel 2022, il<br />
progetto si è focalizzato sul Teatro<br />
Verde, uno dei più suggestivi<br />
luoghi scenici immerso nel<br />
parco dell’isola di San Giorgio e<br />
circondato dalla laguna. L’opera<br />
realizzata da Mattia Casalegno<br />
e Martux_m, sotto le cure di<br />
Ennio Bianco, ha lavorato la storia<br />
di questo Teatro (iniziata nel<br />
1954, anno della sua inaugurazione),<br />
l’ecosistema ambientale<br />
e culturale da cui è generato e<br />
un utopico tempo post-antropocentrico,<br />
dove la natura ha ripreso<br />
i suoi spazi e si aggirano<br />
umani digitali.<br />
I due artisti hanno lavorato<br />
utilizzando i preziosi materiali<br />
d’archivio custoditi dall’Istituto<br />
di storia del teatro e del melodramma<br />
della Fondazione e<br />
attingendo al lavoro fotogrammetrico<br />
realizzato dai droni di<br />
Factum Foundation che hanno<br />
ricostruito in 3D il teatro. Per<br />
la creazione del film sono state<br />
utilizzate tecnologie sperimentali,<br />
come Midjourney, un<br />
generatore di immagini da testi,<br />
derivato da DALL-E di Open<br />
AI e Unreal Engine 5, la grande<br />
piattaforma per il gaming e in<br />
prospettiva per il Metaverso con<br />
avatar realistici. La geniale inventiva<br />
multimediale di Mattia<br />
Casalegno e la visionarietà sonora<br />
di Martux_m hanno fatto<br />
il resto. A loro si è unito anche<br />
Amin Farah, con un lavoro di<br />
sartoria 3D che ha vestito – insieme<br />
a TheBlackLab Digital<br />
Studio – i personaggi che popolano<br />
l’opera, da Pasifae alle maschere<br />
della commedia dell'arte<br />
del teatro goldoniano.<br />
https://archeomatica.it/images/<strong>2024</strong>/01/25/teatroverde.jpg<br />
L’opera è un’architettura visiva<br />
e sensoriale, dove il suono si fa<br />
materia. Maurizio Martuscello<br />
allaa Martux-m lo descrive così:<br />
“Le musiche sono pensate non<br />
più come forma, ma come rapporti<br />
cinematici di suoni. Non<br />
più tecnica e composizione in<br />
senso tradizionale, ma creazione<br />
di un mezzo sensitivo”, con<br />
l’obiettivo di “abbattere il dua-<br />
Fig. 2 - Teatro verde, courtesy Fondazione Giorgio Cini.<br />
56 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 57<br />
Fig. 3 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.<br />
lismo di suono e immagine per<br />
creare flussi video sonori né virtuali<br />
né attuali”.<br />
https://archeomatica.it/images/<strong>2024</strong>/01/25/alberofondazione.jpg<br />
L’esperienza vissuta con La Maschera<br />
del tempo ci permette di<br />
riflettere sulle frontiere dei linguaggi<br />
scenici, sulla complicità<br />
tra saperi diversi e sulle potenzialità<br />
che si possono esprimere<br />
anche nel campo della narrazione<br />
attorno al patrimonio culturale.<br />
Che sia proprio un Teatro il<br />
cuore di questa sperimentazione<br />
non ci sembra casuale, perché è<br />
corpo architettonico destinato<br />
ad essere abitato seppur temporaneamente<br />
e perché è luogo di<br />
finizioni e di rappresentazioni,<br />
di racconto, di memoria viva e<br />
di visioni di futuro.<br />
A questo proposito Mattia Casalegno<br />
ha sottolineato la forza<br />
del linguaggio fantascientifico<br />
come possibilità di raccontare il<br />
presente: “La Maschera del Tempo<br />
è un omaggio al Teatro Verde,<br />
ma anche un omaggio ad uno dei<br />
miei generi preferiti, quello della<br />
fantascienza: Asimov, Herbert<br />
e, più recentemente, N.K. Jemisin,<br />
Ursula K. Le Guin ci ricordano<br />
che spesso bisogna immaginarsi<br />
un futuro per dare senso<br />
al presente”. E sottolinea come<br />
la riconquista della foresta, in<br />
un teatro che sembra plasmato<br />
dalla natura più che dall’opera<br />
dell’uomo, è una sorta di incubo<br />
e di sollievo assieme: “Una<br />
foresta è luogo di trasformazione,<br />
una soglia da attraversare:<br />
al suo interno nascoste, ci sono<br />
ogni tipo di architetture magiche,<br />
templi, santuari, palazzi<br />
nascosti. Nella mia foresta che<br />
nasconde il Teatro Verde del futuro<br />
non ci sono più uomini, ma<br />
solo i loro oggetti senza vita:<br />
le lamiere di una macchina, un<br />
paio di occhiali, una scarpa”.<br />
Tutto questo ha il potere di interrogarci<br />
su cosa significhi oggi<br />
conservare, valorizzare e reinterpretare<br />
un patrimonio come<br />
quello dell’isola di San Giorgio,<br />
per cui tanto si spende da sempre<br />
la Fondazione Giorgio Cini.<br />
Ci impone un di più di immaginazione,<br />
che poi è un modo per<br />
stare nella straordinaria visionarietà<br />
del suo fondatore. Alla<br />
fine, passato e futuro sono più<br />
impastati di quanto possa sembrare.<br />
Fondazione Giorgio Cini<br />
Fig. 4 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio
EVENTI<br />
25 APRILE - 1 MAGGIO <strong>2024</strong><br />
Salone dell'Arte e del Restauro di<br />
Firenze<br />
www.salonerestaurofirenze.com/<br />
29 - 30 APRILE <strong>2024</strong> FLORENCE<br />
Heritech <strong>2024</strong> Firenze<br />
www.florenceheritech.com<br />
15 - 17 MAGGIO <strong>2024</strong><br />
SALONE DEL RESTAURO <strong>2024</strong><br />
Ferrara<br />
www.salonedelrestauro.com<br />
8 - 9 MAGGIO <strong>2024</strong><br />
Conferenza Esri Italia <strong>2024</strong><br />
Roma<br />
www.esriitalia.it/<br />
9 – 10 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />
Lubec<br />
Lucca<br />
www.lubec.it<br />
9 – 11 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />
<strong>2024</strong> Dronitaly<br />
Bologna<br />
www.dronitaly.it/it/<br />
5 – 26 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />
Convegno Internazionale - 1964-<br />
<strong>2024</strong> La Carta di Venezia. Riflessioni<br />
teoriche e prassi operative nel<br />
progetto di restauro<br />
Firenze<br />
https://www.dida.unifi.it/vp-888-<br />
lacarta-di-venezia.html<br />
4 – 6 NOVEMBRE <strong>2024</strong><br />
CHNT29 - Cultural Heritage and New<br />
Technologies<br />
Vienna (Austria)<br />
https://chnt.at/<br />
31 OTTOBRE - 3 NOVEMBRE <strong>2024</strong><br />
XXVI Borsa Mediterranea del Turismo<br />
Archeologico<br />
Paestum (SA)<br />
www.borsaturismoarcheologico.it<br />
Ergife Palace Hotel – Roma<br />
seguici sui social<br />
58 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong><br />
www.esriitalia.it
Tecnologie per i Beni Culturali 59
XVS<br />
vSLAM 3D Scanner<br />
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PER INFO<br />
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www.stonex.it