28.02.2024 Views

Archeomatica Numero Zero - 2009

Tecnologie per i beni culturali

Tecnologie per i beni culturali

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Numero</strong> <strong>Zero</strong> novembre <strong>2009</strong><br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

MODELLI FOTOREALISTICI DELL’EDIFICATO<br />

QUALI TECNOLOGIE<br />

UN’ANOMALIA GEOFISICA PER LA SCOPERTA DEL TEMPIO DELLA ROCCIA DI EBLA<br />

L’EBE DI CANOVA: MODELLO DIGITALE E SVILUPPI APPLICATIVI<br />

SICUREZZA E CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI<br />

CONSERVAZIONE<br />

DEL PATRIMONIO:<br />

?


EDITORIALE<br />

ARCHEOMATICA NUMERO ZERO<br />

Col <strong>Numero</strong> <strong>Zero</strong> di <strong>Archeomatica</strong> diamo finalmente alla luce un progetto che ha avuto una<br />

lunga gestazione. Gli esperimenti iniziali sono serviti a farci comprendere se effettivamente<br />

la nostra sensazione di una carenza nel settore dell’informazione tecnico-divulgativo per<br />

le tecnologie applicate alla gestione, conservazione, restauro e mantenimento del patrimonio<br />

culturale, era reale e quindi colmabile. Da questa consapevolezza abbiamo derivato gli obiettivi<br />

principali della nostra iniziativa editoriale: la divulgazione ad ampio spettro, la promozione,<br />

l’incontro e l’interscambio di conoscenze per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del<br />

patrimonio culturale con una particolare attenzione alla compatibilità tra un livello scientifico<br />

accessibile e una divulgazione allargata. Livello scientifico elevato anche per le tecnologie<br />

avanzate, vagliate però alla luce della loro effettiva usabilità con risultati che siano ripetibili,<br />

standardizzabili e trasmissibili alle future generazioni.<br />

Nella rubrica Documentazione, daremo visibilità alle tecniche di documentazione e acquisizione<br />

digitale di manufatti e monumenti, mentre in Rivelazioni, visiteremo le recenti scoperte in<br />

ambito archeologico, storico e conservativo, sottolineando ancora una volta l’uso di tecnologie<br />

che ci consentono di vedere al di là della semplice apparenza. In Restauro ospiteremo esperienze<br />

e risultanze di lavori realizzati sia con tecniche standard che sperimentali, mentre in Agorà,<br />

formeremo una sorta di bacheca che riporterà informazioni sui Beni Culturali tra tecnologie,<br />

mostre, eventi e progetti; sulla stessa linea EU and World Heritage, che offrirà invece un<br />

approfondimento sulle notizie in ambito europeo ed internazionale facendo riferimento alle<br />

principali organizzazioni del settore quali l’UNESCO o l’ICCROM. Nel settore della Sicurezza<br />

ospiteremo testimonianze applicative e sperimentali, mentre in Musei vi sarà spazio per le<br />

soluzioni museali stesse: dalla fruizione internet alle tecnologie di gestione, ambientali e di<br />

controllo come pure quelle dedicate alla visita dell’esposizione. In Arte e Scienza si darà spazio<br />

al connubio tra le due discipline, lontane e vicine, che, oltre ad essere il motore concettuale<br />

dell’intero progetto <strong>Archeomatica</strong>, è stato da sempre alla base della moderna accezione del<br />

restauro. Le soluzioni delle aziende avranno spazio nella rubrica Prodotti, mentre Recensioni avrà<br />

il chiaro scopo di promuovere le pubblicazioni che gli autori e le case editrici ci trasmetteranno.<br />

Apre la presente edizione Alberto Racheli con una considerazione relativa ad un mercato che<br />

offre continuamente innovazioni che lo specialista deve saper valutare attentamente. Luigi<br />

Colombo ci illustra le esperienze di costruzione di modelli foto-realistici dell’edificato. Marco<br />

Ramazzotti introduce una interessante scoperta effettuata ad Ebla in Siria, raccontando la storia<br />

di un’anomalia geofisica premonitrice. Simile, ma in campo completamente diverso, la rivelazione<br />

di strati pittorici tramite elaborazione di immagini acquisite con differenti radiazioni luminose,<br />

eseguita dal gruppo formato da ENEA e Università di Bologna. Claudia Pelosi e i suoi colleghi ci<br />

illustrano le problematiche relative all’uso di acquerelli per il restauro. Gli strumenti antichi del<br />

mosaico sono oggetto dell’articolo di Paolo Racagni e Paola Perpignani, mentre un’apparecchiatura<br />

dedicata alla Fluorescenza X ci viene proposta da Vittorio Bresciani. Il CAIlab espone un progetto<br />

di rilievo 3D mediante diverse tecnologie a scansione laser, per una scultura di Antonio Canova,<br />

l’Ebe, conservata a Forlì. Sandro Massa tratta le problematiche relative al binomio sicurezza e<br />

conservazione. Massimo Misiti di Civita affronta l’evoluzione internet nell’ultimo decennio che ha<br />

favorito enormemente la possibilità di distribuire informazioni ad alto livello di digitalizzazione,<br />

come le opere d’arte o i libri richiedono. Francesca Salvemini, infine, ripercorre elementi<br />

iconografici che hanno avuto le scienze della Terra a soggetto primario, con un particolare<br />

repertorio di artisti che si intersecano tra loro nei Musei della Scienza.<br />

Una lettura, quindi, coinvolgente ed ampia sui risultati delle tecnologie che oggi hanno<br />

radicalmente cambiato il rapporto che l’uomo aveva nei confronti del “monumento”.<br />

RENZO CARLUCCI<br />

direttore editoriale<br />

direttore@archeomatica.it


IN QUESTO NUMERO<br />

<br />

<br />

Tecnologie per i beni culturali<br />

ArcheomaticA<br />

OPINIONI<br />

6 <strong>Archeomatica</strong>: un ponte tra metodo e valutazione dei<br />

risultati DI ALBERTO M. RACHELI<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

8 Costruzione di modelli foto-realistici<br />

dell’edificato DI LUIGI COLOMBO<br />

MODELLI FOTOREALISTICI DELL’EDIFICATO<br />

QUALI TECNOLOGIE<br />

UN’ANOMALIA GEOFISICA PER LA SCOPERTA DEL TEMPIO DELLA ROCCIA DI EBLA<br />

L’EBE DI CANOVA: MODELLO DIGITALE E SVILUPPI APPLICATIVI<br />

SICUREZZA E CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI<br />

CONSERVAZIONE<br />

DEL PATRIMONIO:<br />

In copertina: foto notturna del Palazzo<br />

Meridionale di Ebla (2000 - 1600 a.C. ca.)<br />

dall’Archivio Fotografico MAIS<br />

(Missione Archeologica Italiana in Siria)<br />

dell’Università La Sapienza di Roma.<br />

?<br />

RIVELAZIONI<br />

12 Dall’automazione del record<br />

geomagnetico alla scoperta del «Tempio<br />

della Roccia» (2400–2350 a.C. circa)<br />

DI MARCO RAMAZZOTTI<br />

16 Analisi multispettrali su un dipinto di<br />

Pietro Lianori DI DONATELLA BIAGI MAINO, EMANUELA GRIMALDI,<br />

GIUSEPPE MAINO<br />

RESTAURO<br />

24 Problematiche conservative degli<br />

acquerelli nel restauro DI CLAUDIA PELOSI, MAURIZIO<br />

MARABELLI, CLAUDIO FALCUCCI, FLAVIO GIURLANDA, FLORIANA ORTENZI,<br />

FRANCESCA PATRIZI<br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

N° 0 novembre <strong>2009</strong><br />

DIRETTORE<br />

RENZO CARLUCCI<br />

DIRETTORE@ARCHEOMATICA.IT<br />

COMITATO SCIENTIFICO<br />

DANIELE MANACORDA<br />

SANDRO MASSA<br />

FRANCESCO PROSPERETTI<br />

ALBERTO M. RACHELI<br />

FRANCESCA SALVEMINI<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

MICHELE FASOLO<br />

MICHELE.FASOLO@ARCHEOMATICA.IT<br />

REDAZIONE<br />

FULVIO BERNARDINI<br />

REDAZIONE@ARCHEOMATICA.IT<br />

GIOVANNA CASTELLI<br />

GIOVANNA.CASTELLI@ARCHEOMATICA.IT<br />

ELENA LATINI<br />

ELENA.LATINI@ARCHEOMATICA.IT<br />

MARIA MILVIA MARCIANO<br />

MARIA.MARCIANO@ARCHEOMATICA.IT<br />

AMALIA RUSSO<br />

AMALIA.RUSSO@ARCHEOMATICA.IT<br />

DOMENICO SANTARSIERO<br />

DOMENICO.SANTARSIERO@ARCHEOMATICA.IT<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

VIA CRISTOFORO COLOMBO, 436<br />

00145 ROMA<br />

TEL. 06.62.27.96.12<br />

FAX. 06.62.20.95.10<br />

WWW.ARCHEOMATICA.IT<br />

MARKETING E DISTRIBUZIONE<br />

ALFONSO QUAGLIONE<br />

A.QUAGLIONE@ARCHEOMATICA.IT<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE<br />

DANIELE CARLUCCI<br />

DANIELE@ARCHEOMATICA.IT<br />

STAMPA<br />

FUTURA GRAFICA 70<br />

VIA ANICIO PAOLINO, 21 00178 ROMA


28 Martellina e tagliolo: strumenti di un’arte<br />

antica DI PAOLO RACAGNI, PAOLA PERPIGNANI<br />

32 L’Ebe di Canova: modello digitale e<br />

sviluppi applicativi - Prima parte<br />

DI FRANCESCA DE CRESCENZIO, MASSIMILIANO FANTINI, FRANCO PERSIANI,<br />

VALENTINA VIRGILLI, NICOLA SANTOPUOLI, LEONARDO SECCIA<br />

SCHEDE TECNICHE<br />

38 ZScan: scansione tridimensionale digitale<br />

DI MARCO GHEZZI, DOMENICO SANTARSIERO<br />

42 Sistema di analisi di fluorescenza X portatile<br />

DI VITTORIO BRESCIANI<br />

SICUREZZA<br />

44 La sicurezza e la conservazione dei Beni<br />

Culturali: riflessioni epistemologiche DI SANDRO MASSA<br />

RUBRICHE<br />

21 AGORÀ<br />

Notizie dal mercato<br />

55 EU AND WORLD<br />

HERITAGE<br />

Notizie da UNESCO<br />

e ICCROM<br />

56 PRODOTTI<br />

Soluzioni allo stato<br />

dell’arte<br />

59 RECENSIONI<br />

La Torre Ghirlandina<br />

60 EVENTI<br />

MUSEI<br />

48 La fruibilità in rete del patrimonio culturale:<br />

un’analisi per il futuro DI MASSIMO MISITI<br />

ARTE E SCIENZA<br />

52 I musei della scienza DI FRANCESCA SALVEMINI<br />

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista<br />

è di € 20,00. Il prezzo di ciascun fascicolo<br />

compreso nell’abbonamento è di € 5,00.<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di €<br />

8,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.<br />

Per abbonarsi: www.archeomatica.it<br />

EDITORE<br />

A&C2000 S.R.L.<br />

In corso di registrazione al Tribunale di Roma.<br />

ISSN 2037-2485<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la<br />

responsabilità dell’autore. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale del contenuto di<br />

questo numero della Rivista in qualsiasi forma<br />

e con qualsiasi procedimento elettronico o<br />

meccanico, ivi inclusi i sistemi di archiviazione<br />

e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />

dell’editore.<br />

HANNO COLLABOTATO A QUESTO NUMERO:<br />

Luigi Colombo, Francesca De Crescenzio,<br />

Claudio Falcucci, Massimiliano Fantini, Marco<br />

Ghezzi, Flavio Giurlanda, Emanuela Grimaldi,<br />

Donatella Biagi Maino, Giuseppe Maino, Maurizio<br />

Marabelli, Sandro Massa, Massimo Misiti,<br />

Floriana Ortenzi, Francesca Patrizi, Claudia<br />

Pelosi, Paola Perpignani, Franco Persiani, Paolo<br />

Racagni, Alberto M. Racheli, Marco Ramazzotti,<br />

Francesca Salvemini, Domenico Santarsiero,<br />

Nicola Santopuoli, Leonardo Seccia, Serena<br />

Setaccioli, Valentina Virgilli


OPINIONI<br />

di Alberto M. Racheli<br />

ARCHEOMATICA:<br />

UN PONTE TRA METODO E<br />

VALUTAZIONE DEI RISULTATI<br />

I<br />

metodi per giungere ad una oculata e corretta definizione diagnostica degli interventi di restauro e di manutenzione<br />

da effettuare sul patrimonio edilizio delle nostre città sono numerosissimi, e con il passare del<br />

tempo ci appaiono sempre più variegati, sofisticati e complessi; tali metodi si pongono spesso all’avanguardia<br />

rispetto alle odierne soluzioni tecnologiche per monitorare gli edifici; in questo contesto, poi, il mercato ci offre<br />

con solerzia ulteriori innovazioni che lo specialista deve saper valutare attentamente.<br />

I metodi a cui facciamo riferimento però, oltre che con attenzione, vanno anche esaminati con il dovuto distacco.<br />

Proviamo a ricordare quel che accadde negli anni 1965-1970 nelle facoltà di architettura italiane.<br />

L’uso del computer nella progettazione venne considerato la panacea per risolvere ogni tipo di problema; sorsero<br />

riviste dall’accattivante titolo “Architettura e Computer” (tutte di breve vita, bisogna dire) e, ad abundantiam,<br />

corsi universitari titolati esplicitamente “Progettazione assistita dal computer”.<br />

A parere di chi scrive, al giorno d’oggi non è così semplice comprendere se nelle varie facoltà di architettura<br />

tali iniziative abbiano costituito un reale vantaggio per il progettista, oppure se si sia in verità trattato di un<br />

progressivo allontanamento del pensiero del compositore dalla sfera dell’attività manuale, la quale inequivocabilmente<br />

rappresenta un dato necessario alla formazione dell’architetto.<br />

Sta di fatto che oggi, sia sul piano della progettazione che della diagnostica, vengono utilizzate esclusivamente<br />

le macchine, che invece dovrebbero rappresentare – ricordiamolo sempre – il mezzo per raggiungere un determinato<br />

fine. Esse elaborano dati che si debbono in seguito valutare con intelligenza, grazie soprattutto all’esperienza<br />

maturata su casistiche simili al problema che si va esaminando; solo questa è la corretta via da seguire.<br />

Considerate tali premesse, ben vengano dunque nuove iniziative come “<strong>Archeomatica</strong>”, una rivista che nasce<br />

proprio per fornire un apporto scientifico basandosi su casi di studio effettivi.<br />

L’importante è, lo abbiamo detto e lo ribadiamo ancora, non mitizzare il metodo, rammentando così quanto notava<br />

Lyotard a proposito dell’attività di ricerca: «Rinforzando queste ultime [le tecniche di ricerca] si “rinforza”<br />

la realtà, dunque le probabilità di essere giusti e di aver ragione», (J. F. Lyotard, La condizione postmoderna,<br />

Milano, 1981, p. 86, ed.or. 1979). Ed è proprio valutando con coscienza la correttezza dei metodi riguardanti le<br />

tecnologie a servizio del nostro patrimonio culturale, che si otterranno i migliori risultati nel campo applicativosperimentale<br />

nei diversi settori della museografia, dell’archivistica, del rilievo, della propedeutica del restauro<br />

nel senso più lato del termine.<br />

L’utilità di un siffatto approccio è ancor più evidente se si tiene in considerazione il contesto applicativo col<br />

quale ho iniziato questa mia nota: il restauro del patrimonio costruito.<br />

Questo argomento si presenta irto di problemi e radicato in posizioni culturali contrastanti (e talvolta ancora<br />

fin troppo accalorate se non belligeranti). Sino a che punto è lecito l’uso di materiali derivati dai processi della<br />

chimica nel restauro? È meglio al posto di quest’ultimi usare i materiali tradizionali che hanno tenuto in piedi<br />

i monumenti per millenni? Si ritiene che questa rivista non costituisca la sede appropriata per affrontare tali<br />

discussioni metodologiche (le quali, benchè risalgano a un dibattito degli anni ’80 del Novecento, sono ancora<br />

attuali: nel senso che ognuno prosegue agendo in base alle proprie convinzioni culturali – e auguriamoci si tratti<br />

solo di ciò e non di interessi occulti legati al mercato). Compito di <strong>Archeomatica</strong> è piuttosto quello di mostrare<br />

con il dovuto distacco le realizzazioni facenti capo all’una ed all’altra posizione in modo che il lettore possa<br />

trarre conclusioni appropriate e formarsi un’idea del problema sufficientemente ampia, cioè verificando i risultati<br />

ottenuti tramite i diversi metodi messi in opera.<br />

Ciò, naturalmente, sempre nell’ottica imprescindibile che i materiali impiegati non comportino danni (anche<br />

non visibili oggi, ma nel futuro supponibili) al patrimonio dell’edilizia storica.<br />

racheli@archeomatica.it<br />

6 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7


DOCUMENTAZIONE<br />

COSTRUZIONE<br />

DI MODELLI FOTO-REALISTICI DELL’EDIFICATO<br />

di Luigi Colombo<br />

La documentazione del patrimonio culturale si avvale ormai di tecniche tridimensionali<br />

in grado di memorizzare interi complessi sotto forma di modelli 3D dai quali è<br />

possibile ricavare successivamente proiezioni o rappresentazioni sia prospettiche che<br />

assonometriche, utili alla comprensione dell’oggetto che, in questo modo, si valorizza<br />

ulteriormente assumendo un aspetto più realistico, se le superfici sono modellate<br />

attraverso tecniche di rendering da immagini fotografiche.<br />

LA MODELLAZIONE SPAZIALE DELL’EDIFICATO<br />

La documentazione dell’edificato storico e civile,<br />

che rappresenta la risposta naturale alla<br />

crescente richiesta di conoscenza geometrica<br />

e tematica, è oggi sempre più affidata ad un<br />

processo di misura e modellazione spaziale<br />

foto-realistica, che può trovare finalizzazioni<br />

anche nell’inserimento dell’elaborato in<br />

sistemi di geo-visualizzazione, come Google<br />

Maps, Microsoft Live Maps, Yahoo Maps, Pagine<br />

Gialle Visual.<br />

L’esigenza di un’adeguata descrizione geometrica<br />

e tematica è sentita soprattutto in<br />

interventi di analisi diagnostica e monitoraggio<br />

che interessano la struttura e i materiali;<br />

questo potrebbe richiedere, in casi di<br />

particolare rilevanza, la realizzazione di un<br />

sistema informativo dell’edificio per la tutela<br />

dell’opera durante il suo ciclo di vita.<br />

Il modello geometrico, costruito attraverso<br />

ben note procedure senza contatto (passive,<br />

se basate sull’immagine, o attive, se legate,<br />

per esempio a tecniche), si può configurare<br />

come un modello di punti o un modello di mesh.<br />

Inoltre, la sua lettura risulta ancora più efficace qualora si<br />

esegua sopra ad esso la riproiezione dell’immagine fotografica<br />

secondo i concetti del rendering foto-realistico.<br />

La densità dei punti oggetto acquisiti e la precisione della<br />

ricostruzione sono parametri strettamente correlati: solo una<br />

griglia di passo ridotto può offrire una descrizione adeguata e<br />

una corretta ricostruzione della forma.<br />

Il passo di scansione è strettamente collegato alla distanza<br />

media e alla posizione relativa sensore-oggetto: per ottenere<br />

un modello di punti con densità pressoché costante (per<br />

Figura 1 a-b - La copertura fotografica ripresa direttamente dallo scanner<br />

(a) e quella manuale off-line (b).<br />

esempio, un punto ogni dm 2 ) occorrerà variare opportunamente<br />

lo step angolare di acquisizione in funzione di questi<br />

parametri.<br />

La costruzione di un modello geometrico di tipo foto-realistico<br />

comporta una naturale sinergia operativa fra elaborazione<br />

fotogrammetrica e scansione laser. La scansione registra l’oggetto<br />

attraverso sequenze strutturate di punti, con origine<br />

nota e riferimento comune; la fotogrammetria, poi, completa<br />

la descrizione fornendo il dettaglio materico e il degrado.<br />

8 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

Figura 2 a-b - I punti di legame necessari per la riproiezione manuale di<br />

immagini.<br />

Il progetto delle posizioni di scansione deve garantire un’ampia<br />

visibilità dell’area interessata dall’intervento di rilievo;<br />

in questo senso, è preferibile usare scanner panoramici, con<br />

FoV (campo di osservazione) di 360°x320°, ottimizzare le<br />

zone di collegamento fra nuvole e limitare i fenomeni di<br />

occlusione e di ombreggiatura prodotti da oggetti, sottosquadri,<br />

condizioni di luce.<br />

Proprio il problema visibilità-occlusioni è la maggiore causa<br />

della perdita di informazioni: in edifici di forma complessa<br />

e di dimensioni significative, diviene spesso impossibile realizzare<br />

un modello di punti, anche utilizzando più scansioni<br />

da stazioni collocate attorno all’oggetto. Per limitare questi<br />

inconvenienti, è utile pre-registrare in situ le scansioni,<br />

visualizzarle interattivamente, preventivare subito nuove<br />

acquisizioni a completamento.<br />

La gestione informatica del modello di punti complessivo risulta<br />

sempre molto pesante: per ovviare a questo, è possibile<br />

utilizzare processi software di semplificazione LoD (Livello<br />

di Dettaglio) che operano su punti, mesh e texture, così<br />

da tenere in memoria solo quanto è necessario e visibile. In<br />

particolare, la procedura LoD continuo è una nota tecnica<br />

adottata in operazioni di foto-texturing per la riduzione del<br />

numero di mesh e della risoluzione delle texture, al fine di<br />

ottimizzare il rapporto fra qualità visiva e tempo di rendering;<br />

il livello di dettaglio viene calcolato dinamicamente<br />

sulla base della complessità delle superfici, della distanza<br />

di visualizzazione e dell’angolo di osservazione, utilizzando<br />

valori soglia pre-selezionati.<br />

OPERAZIONI DI TEXTURE MAPPING<br />

Il texture mapping di oggetti, richiede un’adeguata sequenza<br />

di immagini e consente di realizzare la superimposizione<br />

di dati tematici su modelli di punti o di superfici.<br />

Durante la fase di ripresa fotografica, si devono evitare situazioni<br />

di sovra e sotto-esposizione; inoltre, nel caso di<br />

edifici, finestre e vetrate possono causare riflessioni e ombre<br />

indesiderate sulle foto. Nel rilievo di interni, la soluzione<br />

potrebbe essere quella di operare di notte, con luce<br />

artificiale diffusa.<br />

La registrazione delle immagini può essere eseguita in contemporanea<br />

con la scansione (acquisizione on-line o diretta),<br />

se lo strumento è attrezzato con una fotocamera<br />

collegata al sensore laser: in questo caso sono noti a priori<br />

i parametri dell’orientamento interno ed esterno della<br />

camera.<br />

Questo tipo di approccio risulta vantaggioso proprio per la<br />

conoscenza dei parametri dell’orientamento ma presenta<br />

una serie di vincoli e inconvenienti, come il condizionamento<br />

della situazione ambientale, l’impossibilità di variare<br />

liberamente la distanza della ripresa per descrivere particolari<br />

significativi (se non ripetendo anche la scansione) e<br />

l’accadimento di situazioni per cui spesso singoli dettagli<br />

ricadono su più immagini, con la conseguente necessità di<br />

mosaicatura, elaborazione radiometrica e derivante degrado<br />

della qualità (figura 1 a-b).<br />

Nel caso sia invece preferibile memorizzare le immagini in<br />

tempi diversi (acquisizione off-line), si deve acquisire la copertura<br />

fotografica da posizioni molto vicine a quelle delle<br />

scansioni e con lo stesso orientamento, per non generare lo<br />

sdoppiamento di particolari e incongruenze prospettiche.<br />

E’ tuttavia possibile non rispettare il vincolo geometrico fra<br />

ripresa dell’immagine e scansione se il software di elaborazione<br />

consente di operare come segue: foto e scansioni sono<br />

registrate da posizioni scelte liberamente e indipendentemente<br />

e poi dagli stessi punti di acquisizione delle immagini<br />

vengono generate (via software) scansioni virtuali ad hoc.<br />

In generale, la disponibilità di texture di risoluzione e radiometria<br />

omogenee costituisce l’elemento fondamentale per<br />

un adeguato processo di rendering fotografico.<br />

RIPROIEZIONE DI IMMAGINI<br />

SUL MODELLO DI PUNTI O DI SUPERFICI<br />

La riproiezione di immagini sopra un modello di punti o di<br />

superfici richiede la conoscenza dei parametri dell’orientamento<br />

interno della foto-camera e la stima del suo orientamento<br />

esterno. Con sensori fotografici collocati nel dispositivo<br />

di scansione o strettamente collegati ad esso,<br />

l’orientamento esterno risulta già noto: in questo caso, si<br />

parla di riproiezione automatica durante la scansione.<br />

Usando invece la fotocamera su treppiede, in modo indipendente<br />

dal sensore di scansione, l’orientamento esterno<br />

è incognito e deve essere determinato (insieme con quello<br />

interno, se la camera non è calibrata) mediante punti di legame<br />

selezionati sul modello e sull’immagine (riproiezione<br />

manuale).<br />

Il procedimento automatico rappresenta uno step sempre<br />

delicato, perché le fotocamere interne registrano di solito<br />

immagini a bassa risoluzione, mentre quelle collegate offrono<br />

minore stabilità di posizione nel tempo e le immagini<br />

sono spesso acquisite in condizione di luce non ottimale.<br />

Al contrario, la riproiezione manuale comporta la selezione<br />

e il riconoscimento di un ampio set di punti di legame ben<br />

distribuiti sulla scena, soprattutto in opere complesse come<br />

quelle di tipo storico; in ogni caso, la soluzione migliore<br />

sembra essere quella di utilizzare entrambe le modalità di<br />

riproiezione.<br />

La figura 2 a-b mostra la fase di selezione manuale dei punti<br />

di legame (all’interno del software 3D Reconstructor) sopra<br />

alcune superfici della Chiesa delle Grazie a Bergamo.<br />

Figura 3 a-b - Interni della Chiesa delle Grazie a Bergamo Bassa: confronto<br />

fra proiezione dell’immagine sul modello di punti (a) e di superfici (b).


Figura 4 a-b -<br />

Foto-texturing<br />

diretto dei prospetti<br />

principali<br />

di Santa Maria<br />

Maggiore (esterni).<br />

In basso: figura 5<br />

- Foto-texturing<br />

manuale degli interni<br />

della Chiesa<br />

delle Grazie,<br />

sopra un modello<br />

di punti molto<br />

denso (vista zenitale).<br />

PROBLEMI DI TEXTURING E RIMEDI<br />

Immagini di risoluzione più elevata della densità delle nuvole<br />

di punti (cosa abbastanza frequente), in modelli per<br />

cui è richiesta una scala di visualizzazione elevata, possono<br />

preservare la loro qualità solo se si proiettano i pixel sopra<br />

un modello di mesh.<br />

La figura 3 a-b mostra risultati a confronto per la riproiezione<br />

su modelli di punti e di superfici, con riferimento<br />

all’intradosso della cupola della Chiesa delle Grazie; si può<br />

notare la diversa efficacia della tematizzazione: quando<br />

l’immagine è proiettata sulle nuvole di punti, è la densità di<br />

queste ultime che condiziona la qualità dell’operazione di<br />

rendering fotografico, mentre quando l’immagine è spalmata<br />

sopra una mesh si conserva pienamente la sua risoluzione<br />

fotografica.<br />

Molti aspetti tecnici dell’operazione sono ancora da risolvere:<br />

le discontinuità radiometriche fra superfici contigue,<br />

per esempio, la perdita di informazioni a causa di occlusioni,<br />

l’eventuale distorsione geometrica prodotta sui contorni<br />

delle entità da fenomeni imputabili a una non corretta calibrazione<br />

o all’orientamento della fotocamera.<br />

Rimedi utili per attenuare questi inconvenienti possono essere<br />

un efficace bilanciamento dei colori, che ottimizza i<br />

livelli cromatici RGB, e il blending, cioè il ricorso a processi<br />

interpolativi (smoothing) sulle differenze radiometriche<br />

fra immagini riproiettate, sulla base della relazione spaziale<br />

immagine - oggetto (distanza e angolo<br />

di osservazione, costante della<br />

camera, risoluzione delle immagini).<br />

Bilanciamento e blending<br />

sono effettuati dapprima<br />

su ciascuna nuvola e poi,<br />

dopo averle collegate fra<br />

loro, sull’intero modello<br />

ricostruito.<br />

ESPERIENZE SVILUPPATE<br />

Gli edifici storici da conservare sono numerosi nel nostro<br />

Paese e rappresentano un impegno rilevante per la<br />

comunità scientifica e per le istituzioni preposte alla gestione<br />

dei Beni Culturali; in particolare gli edifici antichi<br />

in muratura costituiscono opere sensibili da salvaguardare<br />

con opportune azioni di tutela e recupero.<br />

A Bergamo, insediamento di vecchie origini, la basilica di<br />

Santa Maria Maggiore nella storica Città Alta, posta sul colle<br />

e circondata dalle mura venete, rappresenta un monumento<br />

di grande significato per la comunità.<br />

Da qualche anno, questo antico edificio trecentesco, realizzato<br />

in arenaria, è interessato da operazioni di misura<br />

e documentazione da parte del laboratorio di Tecnologie<br />

geomatiche dell’Università (GeoLab): in particolare, rilievi<br />

per la definizione di sezioni orizzontali e verticali e per la<br />

costruzione di un modello spaziale (interni ed esterni), con<br />

tecnica a scansione, nonché ortofoto delle zone affrescate.<br />

In particolare per il rilievo degli esterni è stato scelto uno<br />

scanner terrestre Riegl di grande portata e con una fotocamera<br />

collegata, in grado di produrre modelli spaziali di<br />

punti con foto-texturing diretto (dettagli dei risultati finali<br />

in figura 4 a-b).<br />

Un edificio religioso ottocentesco, la Chiesa delle Grazie,<br />

posta nella Città Bassa, è anch’essa oggetto di rilievi per<br />

la documentazione degli interni, con pareti in pietra e rivestimenti<br />

in marmo, degradati da fenomeni<br />

gravi di umidità e di risalita<br />

capillare.<br />

Si opera sempre con misure topografiche<br />

e scansione laser; l’acquisizione<br />

delle immagini digitali per<br />

la documentazione del degrado<br />

materico è stata<br />

eseguita durante<br />

la scansione, procedendo<br />

di notte<br />

per la ridotta<br />

praticabilità diurna<br />

dell’edificio, e<br />

poi integrata con<br />

un’apposita campagna<br />

fotografica.<br />

Il software scelto come<br />

supporto per il trattamento delle<br />

nuvole di punti e il foto-texturing è<br />

3D Reconstructor, un package sviluppato<br />

all’EU-JRC e dedicato alla<br />

scansione e all’imaging terrestre.<br />

10 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

Pagina a fianco:<br />

Figura 6 - Una vista<br />

di dettaglio del modello<br />

denso di punti,<br />

con l’immagine riproiettata.<br />

Le esperienze sviluppate a Bergamo in questi anni hanno<br />

evidenziato che il foto-texturing automatico presenta significativi<br />

vantaggi, in situazioni normali di lavoro; in cattive<br />

condizioni di luce il processo manuale è invece più versatile<br />

ed efficace, pur se la fase di riproiezione è difficoltosa, in<br />

quanto si devono selezionare manualmente molti punti di<br />

legame.<br />

Le figure riportate in precedenza e quelle di seguito illustrano<br />

aspetti di queste problematiche: la figura 3 a-b,<br />

come già indicato, mette a confronto il problema della riproiezione<br />

delle immagini sul modello, facendo riferimento<br />

ad un modello di punti (a) di ridotta densità (mappatura<br />

con effetti modesti) e al corrispondente modello di superfici<br />

(b), che offre risultati migliori.<br />

La figura 5 presenta invece una vista nadirale di un modello<br />

denso di punti, relativo agli interni della Chiesa delle Grazie:<br />

il foto-texturing è stato eseguito per via manuale; la<br />

figura 6 mostra un dettaglio di questo complesso modello<br />

texturizzato.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Al team del GeoLab presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università<br />

di Bergamo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Y. Alshawabkeh, N. Haala (2005) - Automatic multi-image phototexturing<br />

of complex 3D scenes - XVIII CIPA International Symposium,<br />

Turin - ISPRS - Vol. 34-5/C34, pp. 68-73.<br />

A. Baumberg (2002) - Blending images for texturing 3D models -<br />

Proc. of the British Machines Vision Conference- pp. 404-413.<br />

L. Colombo, B. Marana (2007) - Camera laser scanner - GIM International,<br />

21 (8), pp.15-17.<br />

L. Colombo, B. Marana (2008) - Scanning and imaging for building<br />

geo-knowledge - In print on GeoInformatics.<br />

L.Colombo, B. Marana (2008) - Photo-textured building models - In<br />

print on GeoConnexion International.<br />

E. Petsa, L. Grammatikopoulos, I. Kalisperakis, G. Karras, V. Pagounis<br />

(2007) - Laser scanning and automatic multi-image texturing<br />

of surface projections - XXI CIPA International Symposium, Athens,<br />

1-6 October, pp. 579-584.<br />

ABSTRACT<br />

The construction of photo-realistic building models - A relevant<br />

aspect in building modelling is the generation of photo-textured<br />

3D models; these representations are nowadays more and more<br />

requested in engineering applications, but the achievement of<br />

good results, through laser scanning and imaging geo-technologies,<br />

still requires great efforts and heavy processing time.<br />

The photo-texturing topics are highlighted in this work with the<br />

support of some test cases, regarding ancient historic buildings,<br />

carried out by GeoLab at the University of Bergamo (Italy), through<br />

the support of well-known package EU JRC 3D-Reconstructor.<br />

AUTORE<br />

LUIGI COLOMBO<br />

LUIGI.COLOMBO@UNIBG.IT<br />

UNIVERSITÀ DI BERGAMO<br />

DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E TECNOLOGIE


RIVELAZIONI<br />

DALL’AUTOMAZIONE DEL RECORD<br />

GEOMAGNETICO ALLA SCOPERTA DEL<br />

TEMPIO DELLA ROCCIA<br />

(2400–2350 A.C. CIRCA)<br />

di Marco Ramazzotti<br />

Questo contributo introduce una importante scoperta archeologica<br />

raccontando la storia di un’anomalia geofisica. Non si tratta, tuttavia,<br />

di un racconto fantastico – che certo ancora potrebbe deliziare l’ironia<br />

ingenua di ogni tradizionale scetticismo – ma della vera storia che ha<br />

condotto infine alla scoperta.<br />

Figura 1 - La carta geofisica di Ebla<br />

Una strana anomalia geomagnetica, di colore bianco e<br />

di forma regolare, è stata distinta perfettamente, tra<br />

le molte altre riconosciute, sulla superficie del settore<br />

Sud-orientale di Tell Mardikh (figura 1) – sito oggetto di<br />

ricerche da parte una missione archeologica della Sapienza<br />

Università di Roma diretta dal Prof. Paolo Matthiae sin dal<br />

1964 – che fu definitivamente identificata con Ebla, un’antica<br />

capitale della Siria settentrionale, nel 1975, anno della sensazionale<br />

scoperta dei suoi Archivi Reali datati alla seconda<br />

metà del III millennio a.C. 2<br />

Vale la pena percorrere qualche passo indietro, e seguire<br />

la genesi di questa scoperta, ancor prima di introdurne gli<br />

aspetti “archeomatici”.<br />

La storia della geofisica applicata alla ricerca archeologica<br />

territoriale non può essere distinta dalla storia del rapporto<br />

intimo che da sempre connette la geologia alla stratigrafia;<br />

l’anomalia riscontrata ad Ebla doveva necessariamente avere,<br />

anche per ragioni storiografiche, una lunga parentela, poiché<br />

rifletteva una sorta di diaframma materiale, interposto<br />

tra antichi sedimenti (figura 2) 3 .<br />

Questo diaframma, inoltre, sarebbe stato necessariamente<br />

una massa fisica ma, come deposito antropico, avrebbe certamente<br />

accolto – dopo il riconoscimento e il posizionamento<br />

– i processi analitici dello scavo stratigrafico e dell’interpretazione<br />

stratigrafica.<br />

12 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />

Figura 4 - Il Tempio della Roccia del BAIVA<br />

(2400-2350 a.C. circa).<br />

D’altronde, ancor prima che i rapporti sistemici tra geologia,<br />

geofisica, geografia e archeologia divenissero tra i soggetti<br />

prediletti dell’archeologia analitica, della paleoeconomia,<br />

dell’archeologia spaziale e computazionale 4 , i grandi<br />

edifici sepolti nel passato erano – in massima parte – considerati<br />

come masse da liberare con pionieristici, quanto<br />

distruttivi, sbancamenti. Solo molto più tardi divennero rovine<br />

da individuare e indagare con metodi meno invasivi 5 .<br />

In ogni caso, la nostra anomalia geomagnetica, non sarebbe<br />

stata mai indagata come un deposito archeologico se non<br />

fosse stata prima ipotizzata una sua ragione archeologica e<br />

non la si fosse poi collocata nello spazio reale. Così, una volta<br />

riconosciuta e verificata con un test radar la sua magnitudine<br />

(ovvero la misura del suo gradiente geomagnetico), si decise<br />

di immetterne la pianta bidimensionale nella nuova carta<br />

topografica vettoriale del sito, approntata contestualmente<br />

per gestire ogni dato alfanumerico (figura 3) 6 .<br />

Questa pianta topografica, che avrebbe anche costituito la<br />

piattaforma del primo livello (layer) di un Sistema Informativo<br />

Geografico, fu dunque utilizzata dall’inizio perché il profilo<br />

geomagnetico di tutte le aree indagate potesse essere<br />

ricollocato con esattezza; e fu solo da quel momento che<br />

si ottenne una mappa unitaria, gestibile, classificabile e automatizzata.<br />

Eppure, nonostante l’impegno tecnico, il paesaggio<br />

ottenuto accorpando tutte le informazioni, risultava<br />

simile a quello lunare: un insieme fortemente eterogeneo e<br />

incoerente di dati, che indicavano solo un’alternarsi di fosse<br />

e riempimenti, ma non disegnavano alcuna forma regolare.<br />

Le nostre anomalie erano dunque segni evidenti di contesti<br />

perturbati e pluristratificati che – in apparenza – avrebbero<br />

concesso ben poco respiro alla nostra ambizione di riconoscere<br />

le piante di edifici 7 . Tuttavia, integrati i valori dell’ultima<br />

ricognizione, ci si accorse che una grande macchia, grossomodo<br />

rettangolare, giaceva, isolata, nel settore sud-orientale<br />

della città bassa, dinanzi alla cosiddetta Fortezza M, e<br />

sarebbe stata proprio la sua strana forma regolare ad orientare<br />

il primo sondaggio di verifica. Come si sarebbe compreso<br />

solo dopo lo scavo, questo rettangolo di circa 18x8m, era la<br />

parte superiore di una spessa massicciata calcarea immersa<br />

nelle strutture architettoniche meridionali di un imponente<br />

edificio, che oggi è definito il “Tempio della Roccia” perché<br />

venne edificato sulla roccia vergine, e che costituisce l’esemplare<br />

più rilevante di architettura templare nord-siriana nella<br />

seconda metà del III millennio a.C. (Figura 4) 8 .<br />

L’anomalia, un basamento di tritume calcareo che aveva tagliato<br />

l’alzato del muro perimetrale meridionale del Tempio<br />

HH1 e riempito in massima parte il settore sud-orientale della<br />

sua cella, era dunque stata riconosciuta e verificata prima<br />

dello scavo come “resistenza” di una fondazione in pietra,<br />

e si sarebbe rivelata poi come il “riempimento” destinato a<br />

sostenere le fondazioni dei successivi edifici sacri. In assenza<br />

del suo riconoscimento<br />

geofisico, della sua collocazione<br />

geografica<br />

e del successivo intervento<br />

archeologico non<br />

avremmo oggi quell’incredibile<br />

frammento<br />

della storia antica di<br />

Ebla, che è tra le più<br />

rilevanti scoperte archeologiche<br />

italiane<br />

dell’ultimo ventennio 9 .<br />

Figura 3 (sopra) - Pianta<br />

schematica del Tempio della<br />

Roccia (HH1) e dell’ultimo<br />

Tempio del II Millennio a.C.<br />

(HH2). In basso: assonometria<br />

del Tempio della Roccia<br />

e dell’anomalia geomagnetica.<br />

Figura 2 (sotto) - L’anomalia<br />

rettangolare riconosciuta<br />

sulle carte del survey geofisico<br />

realizzato nel quadrante<br />

SE della Città Bassa<br />

di Ebla.


BIBLIOGRAFIA<br />

Barceló, A. J. 2008 Computational Intelligence in Archaeology. Investigations<br />

at the Interface between Theory, Technique and Technology in Anthropology,<br />

London.<br />

Becker, H. 1978 Geophysikalische Prospektionsmethoden in der Archäologie,<br />

Hrouda, B. (ed.), Methoden der Archäologie. Eine Einführung in ihre<br />

naturwissenschaftlichen Techniken Herausgegeben, München, pp. 48-62.<br />

Blankholme, H. P. 1991Intrasite Spatial Analysis in Theory and Practice,<br />

Aarhus.<br />

Campana, S., Piro, S. (Ed.) <strong>2009</strong> Seeing the Unseen. Geophysics and Landscape<br />

Archaeology, Grosseto.<br />

Clarke, D. L. 1968 Analytical Archaeology, London.<br />

Conyers, L. B. 2004 Ground-Penetrating Radar for Archaeology, Altamira.<br />

Frese, R. R. B., Noble, V. E. 1984 Magnetometry for Archaeological Exploration<br />

of Historical Sites, in «Historical Archaeology» 18 (2): 38-54.<br />

Gaffney, C., Gater, J. 2003 Revealing the Buried Past: Geophysics for Archaeologists,<br />

Stroud UK.<br />

Gondet, S., Castel, C. 2005 Prospection géophysique à al-Rawda et urbanisme<br />

en Syrie au Bronze ancien, in «Paléorient» 30/2: 93-109.<br />

Goodman, D., Nishimura, Y., Rogers, J. D. 1995 GPR Time Slices in Archaeological<br />

Prospection, in «Archaeological Prospection» 2:85-89.<br />

Higgs, E.S. (Ed.) 1975 Palaeoeconomy, Cambridge<br />

Hodder, I., Orton, C. 1976 Spatial Analysis in Archaeology, Cambridge.<br />

Jones, G., Maki, D. L. 2005 Lightning-induced Magnetic Anomalies on Archaeological<br />

Sites, in «Archaeological Prospection» 12: 191-197.<br />

Matthiae, P. 2006 Un grand temple de l’époque des archives dans l’Ébla<br />

protosyrienne: fouilles à Tell Mardikh 2004-2005, in «Comptes Rendus de<br />

l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres» I: 447-493. 2007 Nouvelles<br />

fouilles à Ébla en 2006: Le Temple du Rocher et ses successeurs protosyriens<br />

et paléosyriens, in «Comptes Rendus de l’Académie des Inscriptions<br />

et Belles-Lettres» I: 481-525. 2008b Gli archivi reali di Ebla. La scoperta, i<br />

testi il significato, Roma.<br />

Meyer, J-W. 2007 Veränderungen der Grabungsstrategie in Tell Chuera<br />

(Syrien) aufgrund der Ergebnisse der geomagnetischen Prospektion, in Possert,<br />

M. et al. (Eds), Geophysik und Ausgrabung - Einsatz und Auswertung<br />

zerstörungsfreier Prospektion in der Archäologie, Leidorf, pp. 223-236.<br />

Ramazzotti, M. 2008 An Integrated Analysis for the Urban Settlement Reconstruction.<br />

The Topographic, Mathematical and Geophysical Frame of<br />

Tell Mardikh, Ancient Ebla, in Kühne, H., Czichon, R. M., Kreppner, F. J.<br />

(eds), Proceedings of the 4th International Congress of the Archaeology of<br />

the Ancient Near East (29 March – 3 April 2004), Freie Universität Berlin.<br />

Volume 1: The Reconstruction of Environment: Natural Resources and Human<br />

Interrelations through Time, Art History: Visual Communication, Berlin,<br />

pp. 191-205.<br />

Ramazzotti, M., Di Ludovico, A., Nadali, D., Polcaro, A. In st. From Monument<br />

to Urban Complex: The City of Ebla as Symbol of Royal Ideology, in<br />

Thuesen, I. (Ed.), «Proceedings of the Second International Congress on the<br />

Archaeology of the Ancient Near East» (Copenhagen 2000) Rapp, G. R., Hill,<br />

C. L. 2006 Geoarchaeology: the Earth-science Approach to Archaeological<br />

Interpretation, Yale.<br />

Smekalova, T. N., Voss, O., Smekalov, S. L. 2008 Magnetic Surveying in<br />

Archaeology. More than 10 Years of Using the Overhauser GSM-19 Gradiometer,<br />

Wormianum.<br />

Weymouth, J. W. 1986 Geophysical Methods of Archaeological Site Surveying,<br />

in «Advances in Archaeological Method and Theory» 9: 311-395.<br />

Matthiae, P. 2008a, The Temple of the Rock of Early Bronze IVA-B at Ebla:<br />

Structure, Chronology, Continuity, in J. M. CÓRDOBA et alii (eds), Proceedings<br />

of the 5th International Congress on the Archaeology of the Ancient<br />

Near East. Madrid, April 3-8 2006, II, Madrid 2008, pp. 547-570.<br />

Pettinato, G. - matthiae, P. 1976, Aspetti amministrativi e topografici di<br />

Ebla nel III millennio a.C., Rivista di Studi Orientali 50: 1-30.<br />

NOTE<br />

1. Ramazzotti 2008: 191-205.<br />

2. Da ultimo vedi Matthiae 2008b: 63-91.<br />

3. Per l’interpretazione archeologica di anomalie geomagnetiche vedi:<br />

Becker 1978: 48-62; Frese – Noble 1984: 38-54; Weymouth 1986:<br />

311-395; Jones – Maki 2005: 191-197.<br />

4. Clarke 1968; Higgs 1975; Hodder – Orton 1976; Blankholme 1991;<br />

Barceló 2008.<br />

5. Clarke 1996; Rapp – Hill 2006; Smekalova – Voss – Smekalov 2008;<br />

Campana – Pirro <strong>2009</strong>.<br />

6. Sull’ipotesi archeologica (ispirata dall’analisi di relazioni storiche,<br />

epigrafiche e topografiche) della collocazione di un edificio sacro nel<br />

quadrante sud-orientale della città bassa di Ebla vedi: Ramazzotti<br />

et al. in st. Riguardo la prima interpretazione potenziale dell’urbanistica<br />

di Ebla Protosiriana, su cui è stata fondata anche l’ipotesi<br />

del contributo sopra citato vedi, in particolare, Pettinato - Matthiae<br />

1976: 1-30. Per quanto riguarda, infine, l’applicazione nella ricerca<br />

archeologica contemporanea della tecnologia GPR si vedano: Goodman<br />

– Nishimura – Rogers 1995: 85-89; Conyers 2004.Sulle differenze<br />

qualitative riferite ai risultati che sono stati ottenuti con tecniche<br />

analoghe in siti monofasi (come Tell Rawda), pluristratificati (quali<br />

Tell Chuera) o morfologicamente diversi (come Tell Sheikh Hamad)<br />

vedi: Gondet – Castel 2005: 93-109; Meyer 2007: 223-236.<br />

7. La ricognizione geofisica di Ebla è stata realizzata in collaborazione<br />

con la Eastern Atlas - Geophysical Prospection di Berlino (dr. B. Ullrich<br />

e il dr. C. Mayer) nel periodo compreso tra il 2001 e il 2006. La<br />

mappa geomagnetica del sito copre ora una superficie complessiva<br />

di 22.5 ha ed è stata ottenuta con un gradiometro Fluxgate (o Caesium).<br />

I dati sono ora mappati sulla topografia vettoriale del Tell<br />

e del suo immediato circondario realizzata dall’Arco Studio e dalla<br />

Franceschetti SAS di Reggio Emilia (Arc. Dr. R. Franceschetti, Dr.<br />

C. Schiatti) con una stazione topografica Geodimeter (Classe 600<br />

robotizzata).<br />

8. Sulle caratteristiche stratigrafiche, architettoniche e storico-culturali<br />

dell’Area HH, il settore topografico nel quale è ora collocato il<br />

«Tempio della Roccia» vedi: Matthiae 2006: 447-493; Matthiae 2007:<br />

481-525. Matthiae 2008a: 547-570.<br />

ABSTRACT<br />

From the automation of the geomagnetical record to the discover<br />

of the rock temple of Ebla - This paper introduces an important<br />

archeological discover born from a geophysical anomaly.<br />

The selected areas chosen to be verified using Ground Penetrating<br />

Radar showed strong magnetic anomalies that indicated some important<br />

characteristics of the structures detected as in the eastern<br />

part of the southern geomagnetic survey (of Tell Mardikh – Ebla),<br />

where a presumed huge building is characterized by an high electromagnetic<br />

reflexivity and the absence of positive geomagnetic<br />

anomalies could indicate an hybrid structure, composed by mudbrick<br />

and limestone.<br />

AUTORE<br />

MARCO RAMAZZOTTI<br />

MARCO.RAMAZZOTTI@UNIROMA1.IT<br />

SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA<br />

14 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


RIVELAZIONI<br />

ANALISI MULTISPETTRALI<br />

SU UN DIPINTO DI PIETRO LIANORI<br />

di Donatella Biagi Maino, Emanuela<br />

Grimaldi, Giuseppe Maino<br />

L’elaborazione delle immagini, mirata all’interpretazione e alla classificazione del<br />

contenuto delle stesse, costituisce una questione di fondamentale importanza per la<br />

conservazione dei Beni Culturali, ambito nel quale la richiesta dell’acquisizione, del<br />

trattamento e della trasmissione dei dati in forma digitale rientra nelle procedure,<br />

sempre più tecnologicamente avanzate, programmate per il monitoraggio dello stato<br />

conservativo dei manufatti artistici.<br />

Un esempio significativo di analisi su immagini è la<br />

campagna di indagini diagnostiche non distruttive<br />

effettuate sui dipinti del XV secolo conservati nel<br />

Museo Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Bologna.<br />

Mediante un’apparecchiatura portatile, costituita da una<br />

telecamera CCD con risoluzione 558x370 pixel e da un sistema<br />

di imaging multispettro modulabile con zoom-macro,<br />

si sono eseguite riprese in riflessione di luce visibile,<br />

riflettografia infrarossa e fluorescenza ultravioletta che<br />

hanno consentito, grazie ad una buona risoluzione spaziale<br />

e ad una riproducibilità delle immagini con poche distorsioni<br />

geometriche, un esame approfondito dello stato conservativo<br />

e della tecnica esecutiva delle pitture realizzate<br />

su supporto ligneo.<br />

Da sinistra a destra:<br />

Figura 1 - Pietro Lianori, Madonna col Bambino, XV sec., 171x124 cm,<br />

ripresa in luce visibile.<br />

Figura 2 - Pietro Lianori, Madonna col Bambino, XV sec., 171x124 cm,<br />

riflessione infrarossa.<br />

Figura 3 - Pietro Lianori, Madonna col Bambino, XV sec., 171x124 cm,<br />

fluorescenza ultravioletta.<br />

16 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

LE RIPRESE<br />

Le riprese in riflessione infrarossa e fluorescenza ultravioletta<br />

effettuate sul Crocefisso di Marco Zoppo 1 – prima opera<br />

da lui eseguita in Bologna, nonché pregevole esempio<br />

del rinnovamento della pittura italiana quattrocentesca determinato<br />

dalla diffusione dei fondamenti dell’arte di Piero<br />

della Francesca – hanno evidenziato un disegno di straordinaria<br />

incisività espressiva e una materia pittorica a stesure<br />

liquide, in alcune zone impoverite da precedenti interventi<br />

di restauro. In generale, la pittura non ha subito importanti<br />

rimaneggiamenti, soltanto piccole ridipinture che hanno<br />

modificato l’andamento del manto della Vergine, in corrispondenza<br />

del gomito sinistro.<br />

Considerando le dimensioni del Crocefisso (190x152 cm),<br />

per ottenere un insieme coerente di dati, l’acquisizione digitale<br />

è avvenuta mediante riprese parziali: la superficie è<br />

stata idealmente suddivisa in una griglia rettangolare composta<br />

da 16 colonne e 25 righe, per un totale di 310 aree di<br />

ripresa, corrispondenti a 310 immagini digitali (risoluzione<br />

di 149 dpi ciascuna). Successivamente le immagini digitali<br />

sono state elaborate con un opportuno software per ridurre<br />

il rumore strumentale, generato dalla successione dei diversi<br />

frame acquisiti; quindi si è attuato il ridimensionamento<br />

delle immagini che hanno evidenziato una distorsione orizzontale<br />

o verticale. Lo stesso procedimento è stato adottato<br />

per l’analisi di un’altra tavola quattrocentesca della preziosa<br />

raccolta del museo cappuccino, la Madonna in trono col<br />

Bambino, di Pietro Lianori (documentato a Bologna dal 1428<br />

al 1460) sulla quale venne effettuato un primo restauro nel<br />

1973, ad opera di Otello Caprara. Tale intervento ha riguardato<br />

la struttura lignea del dipinto, che è stata disinfestata<br />

e provveduta di una nuova parchettatura in sostituzione<br />

della precedente di epoca ottocentesca.<br />

L’anno seguente, nel 1974, lo studio Tranchina realizzava il<br />

restauro della superficie pittorica. Dopo aver effettuato alcuni<br />

saggi, rimuovendo col bisturi zone della ridipintura seicentesca,<br />

fu deciso di asportarla al fine di scoprire la pittura<br />

quattrocentesca, ancora recuperabile. Considerate le condizioni<br />

in cui si trova attualmente il dipinto, è evidente che<br />

la rimozione delle ridipinture è stata solo parziale. Se da<br />

una parte questa scelta può essere giustificata dalla volontà<br />

di lasciare testimonianza del percorso storico del dipinto<br />

o al fatto che la materia pittorica degli strati sottostanti<br />

risultano, in alcune zone, molto impoverita, non si può non<br />

rilevare come tale modo di procedere abbia reso incoerente<br />

l’insieme dell’opera, la cui superficie è un compromesso di<br />

stesure pittoriche di epoche diverse – in parte quattrocentesche,<br />

in parte secentesche – ulteriormente peggiorato dai<br />

fastidiosi tasselli di pulitura e di rimozione delle ridipinture<br />

che intervallano quest’ultime.<br />

Presso l’Archivio Provinciale dei Frati Cappuccini di Bologna<br />

si conservano le fotografie che documentano lo stato<br />

dell’opera prima e durante le fasi del restauro. L’opportunità<br />

di confrontare tali fotografie con le immagini derivanti<br />

dalle acquisizioni multispettrali si rivela direttamente<br />

funzionale all’interpretazione ed allo studio di entrambe le<br />

fonti di informazione, che si comprendono più approfonditamente<br />

ed in modo completo solo dopo una lettura incrociata,<br />

dopo averle fatte “dialogare” reciprocamente.<br />

Per tutte queste ragioni le fotografie relative al restauro di<br />

questo dipinto ad oggi disponibili sono state acquisite tramite<br />

scanner con la risoluzione di 600dpi in formato .TIFF ciò consentirà<br />

di poter conservare, inalterate nel tempo, le corrispondenti<br />

immagini digitali con il loro contenuto informativo e<br />

quindi di rendere completa la documentazione derivante dalle<br />

indagini effettuate nell’ambito di questo studio.<br />

Prima di iniziare la fase di acquisizione vera e propria delle<br />

immagini multispettrali, considerate le dimensioni della<br />

Madonna in trono col Bambino del Lianori (171x124 cm),<br />

nonché la risoluzione di acquisizione della telecamera di-


gitale (559 pixel in verticale e 366 pixel in orizzontale), è<br />

stato necessario stabilire il numero esatto delle riprese necessarie<br />

alla digitalizzazione completa dell’opera. Nel corso<br />

di questa fase preliminare, le diverse ipotesi di lavoro sono<br />

state valutate in base ai seguenti parametri di riferimento:<br />

• il tempo di acquisizione della singola area di<br />

ripresa;<br />

• il numero dei fotogrammi necessario al fine di<br />

ricomporre complessivamente il dipinto, tenuto<br />

conto anche dell’area di sovrapposizione (di solito1/4<br />

dell’area di ripresa);<br />

• il tempo di acquisizione di tutta l’opera;<br />

• il tempo necessario per la ricomposizione;<br />

• lo spazio su disco necessario per la memorizzazione<br />

di tutti i frame da acquisire e per la loro<br />

elaborazione.<br />

Ciò considerato, si è deciso di suddividere la superficie complessiva<br />

della tavola del Lianori, acquisita in posizione orizzontale<br />

per non dover spostare la struttura sulla quale si<br />

muove la telecamera che è più bassa rispetto al dipinto, in<br />

16 colonne e 12 righe per un totale di 192 aree di ripresa e,<br />

quindi, 192 immagini digitali dalla risoluzione di 129 pixel/<br />

pollice.<br />

Successivamente, considerando una banda spettrale alla<br />

volta, sono state acquisite le aree prestabilite fino a coprire<br />

l’intera superficie pittorica. Per ridurre il più possibile l’interferenza<br />

del rumore strumentale e dedurre solo le informazioni<br />

utili, si è fatta la media delle riprese multiple, e la<br />

successiva riduzione delle distorsioni geometriche, tramite<br />

interpolazione bilineare.<br />

I RISULTATI<br />

I risultati confermano una situazione conservativa complessa:<br />

il dipinto presenta infatti una considerevole stratificazione<br />

di ridipinture e di interventi pittorici determinati da<br />

esigenze stilistiche e di riattualizzazione documentaria (ricalco<br />

delle tracce dell’iscrizione originale a caratteri gotici<br />

e aggiunta di una nuova scritta), come quella di mettere<br />

in evidenza l’identità di un nuovo donatore. Difatti il confronto<br />

tra i dati registrati dall’emissione delle radiazioni a<br />

diverse bande spettrali ha consentito l’individuazione quantitativa<br />

e qualitativa degli interventi posteriori alla stesura<br />

originale. L’indagine a riflessione infrarossa, oltre a mettere<br />

in luce il saldo disegno degli ovali dei volti della Vergine e<br />

del Bambino ha rilevato, in virtù del potere penetrante della<br />

radiazione, lo strato pittorico quattrocentesco, anche se<br />

diminuito nella materia da puliture incaute. Nelle due aree<br />

corrispondenti ai due stemmi gentilizi datati al XVII secolo,<br />

eseguiti da un ignoto pittore nella parte superiore del trono,<br />

il parallelo della ripresa in luce visibile e dell’immagine<br />

in riflessione infrarossa ha dimostrato come in origine il<br />

Lianori avesse eseguito delle decorazioni di forma sferica,<br />

occultate poi dai segni araldici necessari a celebrare i nuovi<br />

donatori, effigiati in scala ridotta ai lati delle due figure<br />

principali.<br />

Il confronto diretto tra la ripresa in luce visibile e l’immagine<br />

della tavola prima e durante il restauro degli anni settanta<br />

del Novecento evidenzia chiaramente come l’opera fosse<br />

stata quasi interamente ridipinta. Se la scelta di rimuovere,<br />

in alcune zone, la ridipintura seicentesca ha permesso di<br />

riportare alla luce la superficie pittorica originale che ancora<br />

si conservava negli strati sottostanti, anche se molto<br />

impoverita dal punto di vista materico, dall’altra ha compromesso<br />

la possibilità di leggere la totalità dell’opera in<br />

modo coerente. Allo stato attuale, infatti, l’immagine complessiva<br />

del dipinto è data dal compromesso di porzioni di<br />

stesure pittoriche eseguite in epoche differenti; inoltre, le<br />

zone che mantengono l’aspetto seicentesco sono intervallate<br />

da tasselli di pulitura e rimozione di ridipintura che, pur<br />

documentando lo stato della pittura sottostante, rendono<br />

ancor più difficoltosa la lettura dell’insieme.<br />

Grazie alle indagini multispettrali è stato possibile esaminare,<br />

in modo non distruttivo – come si è già rimarcato – l’intera<br />

superficie pittorica ed individuare alcune zone significative,<br />

dove il diverso potere di penetrazione delle radiazioni<br />

impiegate ha permesso di evidenziare le differenze esistenti<br />

tra la stesura seicentesca e quella quattrocentesca. Ad uno<br />

sguardo d’insieme delle immagini di riflessione infrarossa<br />

e fluorescenza ultravioletta (figura 1 in luce visibile, 2 e 3,<br />

infarosso e ultravioletto, rispettivamente) si impongono le<br />

diverse risposte date da pigmenti che ripresi in luce visibile<br />

sembrano essere cromaticamente uguali o, comunque,<br />

molto simili.<br />

Nonostante la lettura dell’immagine di fluorescenza ultravioletta<br />

sia in parte resa insidiosa dall’interferenza prodotta<br />

dalle vernici superficiali, è possibile apprezzare la diversità<br />

della risposta di fluorescenza prodotta dai pigmenti utilizzati<br />

per dipingere l’interno e l’esterno del manto blu della<br />

Vergine il cui andamento originario, come si osserva lungo<br />

il profilo, è stato ampiamente modificato dalle ridipinture<br />

successive che, in questo caso, non sono state rimosse<br />

se non in qualche tassello. La stessa discrepanza, nella risposta<br />

dei pigmenti, è ancor più evidente nell’immagine in<br />

riflessione infrarossa, probabilmente anche in ragione del<br />

notevole spessore che caratterizza la pellicola pittorica in<br />

corrispondenza di queste zone.<br />

E’ interessante osservare, inoltre, come sempre nell’area<br />

del manto che ricade sulle gambe della Madonna, in prossimità<br />

delle giunture delle tavole costituenti il supporto,<br />

siano visibili piccole pennellate scure, evidentemente realizzate<br />

con un pigmento diverso da quello utilizzato per dipingere<br />

l’esterno del manto e molto simile, invece, a quello<br />

utilizzato per l’interno.<br />

Tali differenze materiche sono evidenti anche nella parte<br />

del manto che incornicia il viso della Madonna. Proprio in<br />

questa area del dipinto, cioè intorno al volto della Vergine<br />

ed il Bambino, si è potuto apprezzare il disegno eseguito<br />

dall’artista grazie all’indagine in riflessione infrarossa che<br />

ha evidenziato le linee grafiche fondamentali, in altre zone<br />

non sempre identificabili a causa dell’elevato spessore della<br />

pittura. Ciò è stato reso possibile dal potere penetrante<br />

della radiazione infrarossa, alla quale sono trasparenti gli<br />

strati pittorici più superficiali; osservando l’immagine agli<br />

infrarossi si può infatti notare come il velo che scende sulla<br />

fronte della Madonna o la fine decorazione che corre lungo<br />

lo scollo della veste del Bambino “scompaiano” in questo<br />

tipo di ripresa. Questi elementi, invece, sono visibili ed anzi<br />

Figura 4a e 4b - Pietro Lianori, Madonna col Bambino, XV sec., particolare:<br />

riflessione infrarossa (a), fluorescenza ultravioletta (b).<br />

18 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />

Figura 5a e 5b - Pietro<br />

Lianori, Madonna<br />

col Bambino, XV<br />

sec., particolare:<br />

riflessione infrarossa<br />

(a), fluorescenza<br />

ultravioletta (b).<br />

sono messi in risalto nella fluorescenza ultravioletta, a causa<br />

della loro composizione materica e della loro estrema superficialità.<br />

Particolarmente interessanti si sono dimostrate<br />

le aree del dipinto dove si osservano i due stemmi gentilizi<br />

che pendono dalle mensole laterali del trono. Il parallelo<br />

della ripresa in luce visibile e dell’immagine in riflessione<br />

infrarossa ha dimostrato – come si è detto – che in origine<br />

al posto di tali stemmi erano stati previsti dei pendenti di<br />

forma sferica, poi occultati, come si evince dalla figura 4. Si<br />

ipotizza che questa trasformazione sia stata introdotta con<br />

la ridipintura seicentesca, che sembra abbia alterato anche<br />

le due figure di piccole dimensioni inginocchiate ai piedi<br />

del trono, probabilmente per far sì che gli offerenti fossero<br />

riconducibili agli stemmi gentilizi.<br />

Similmente, devono essere state introdotte modifiche anche<br />

nelle zone percepite in luce visibile come monocrome,<br />

delimitate dalle teste degli offerenti e dal profilo esterno<br />

del trono (figura 5). La riflessione infrarossa e la fluorescenza<br />

ultravioletta hanno evidenziato, in maniera più o meno<br />

diversa in ragione del loro diverso potere di penetrazione,<br />

un motivo vegetale, floreale.<br />

Figura 6a e 6b - Pietro Lianori, Madonna col Bambino, XV sec., particolare:<br />

riflessione infrarossa (a), fluorescenza ultravioletta (b).<br />

LA MADONNA COL BAMBINO<br />

La Madonna col Bambino del Lianori 2 fu acquisita al<br />

convento dei frati minori cappuccini prima che essi si<br />

trasferissero nell’attuale casa e chiesa dedicata a San<br />

Giuseppe in seguito alla distruzione del convento di<br />

Monte Calvario, in età napoleonica; fu inserita tra le<br />

opere del Museo dei Cappuccini di Bologna nel 1928 3 ,<br />

ed in seguito, dalla originaria sistemazione nella saletta<br />

sovrastante la sacrestia del convento, prima opera<br />

descritta nel catalogo del museo 4 . In precedenza,<br />

il dipinto, sconosciuto alla letteratura storico-artistica<br />

bolognese fino alla metà del XIX secolo, era stato collocato<br />

nella sacrestia: così si evince dal Libro Campione<br />

IV del convento dei cappuccini di Bologna dove, però,<br />

la tavola è ricordata con attribuzione a Pietro Giovanni<br />

Degiovanni: “in sacrestia… la B. Vergine col Bambino<br />

Gesù in braccio e due Santi ai piedi dipinta nel 1236,<br />

che si trova sopra alla Porta, che mette al Lavello, è<br />

opera di Pietro Giovanni Degiovanni, e la donò un certo<br />

Gabriele Dardi Medico Dottore, come sta’ scritto in<br />

fondo al Quadro” 5 .<br />

La notizia circa la collocazione della tavola, riportata<br />

sul Campione da Giuseppe Zangarini da Bologna nel<br />

1878-1880, è confermata nel 1916 da Paolo Bertuzzi da<br />

Molinella, il quale sottolinea anche le difficoltà d’attribuzione,<br />

affermando che “non è facile assegnare la<br />

vera paternità di questo buon quadro. Da alcuni si attribuisce<br />

a Pietro dei Lianori; da altri a Pietro Giovanni<br />

Degiovanni. Portando la data 1236, come pare leggasi,<br />

Corrado Ricci nega appartenga al Lianori; se, come<br />

vogliono altri potesse leggersi 1436, allora potrebbe<br />

attribuirsi al Lianori” 6 . Nel tempo, l’assegnazione al<br />

Lianori è stata da più voci confermata. 7<br />

La pittura, caratterizzata dalla monumentalità compositiva<br />

tipica delle opere dell’artista, rappresenta la Madonna<br />

seduta su un trono in posizione frontale, mentre<br />

regge con il braccio destro il Bambino e tiene alzata<br />

nella mano sinistra una rosa bianca, simbolo di purezza.<br />

In alto, dalle mensole laterali del trono, pendono<br />

due stemmi gentilizi da ricondurre, probabilmente,<br />

agli offerenti, dipinti in piccole dimensioni nella parte<br />

bassa dell’opera, ai lati del medesimo trono. Sotto<br />

quest’ultimo è un cartiglio con l’iscrizione<br />

“PETRUS IOHANIS DE LIANORIS P XT ANO 236 GABRIEL<br />

DARDUS MED. DOCTOR DONAVIT ANNO DNI 1611” scritta<br />

in lettere romane e, nella prima riga, gotiche.<br />

Come afferma Rezio Buscaroli “la sgrammaticata scritta<br />

è stata rifatta nel 1611, sulle tracce, forse mutile<br />

o guaste, di altra preesistente, in occasione del dono<br />

fatto dal Dardi”. Infatti, secondo quanto puntualizzato<br />

da P. Celso, “il fatto che la prima riga sia scritta<br />

in lettere gotiche può far pensare che sia una trascrizione<br />

errata di una precedente iscrizione originale ed<br />

autografa del pittore… il “236” potrebbe allora essere<br />

interpretato come 1436, anno appunto nel quale il Lianori<br />

operava”.<br />

Del resto è ormai chiaro come, in occasione della donazione,<br />

non fu ridipinto solo il cartiglio, ma la quasi totalità<br />

della superficie pittorica, come già sostenevano,<br />

alla fine dell’Ottocento, Cavalcaselle e Crowe 8 . Proprio<br />

per questa complessità stratigrafica si è ritenuto interessante<br />

sottoporre ad indagini multispettrali la tavola,<br />

anche in considerazione delle difficoltà di lettura che<br />

discendono dalle scelte effettuate durante l’ultimo restauro<br />

a cui è stata sottoposta.


La ragione della presenza di questi elementi si chiarisce<br />

prendendo in considerazione la porzione dell’opera<br />

comprensiva dello zoccolo del trono, del cartiglio e<br />

dell’area ad esso circostante. Interpretando, infatti, in<br />

modo incrociato le fotografie che documentano questa<br />

zona prima e durante il restauro e le immagini multispettrali<br />

(figura 6), emerge chiaramente come nell’originaria<br />

versione del dipinto il trono si trovasse su un prato<br />

fiorito, poi celato dalla ridipintura seicentesca che ha<br />

reinterpretato la finitura del trono proponendo l’imitazione<br />

di tarsie marmoree, e la sua ambientazione.<br />

Oltre alla piccola piantina fiorita, visibile grazie alla rimozione<br />

della ridipintura, la ripresa di fluorescenza ha messo<br />

in risalto la sommità delle erbe che si sovrappongono alla<br />

fascia color azzurrino dello zoccolo del trono, nella zona<br />

in cui è a contatto con quello che doveva essere un prato<br />

fiorito.<br />

Le riflessione infrarossa non fornisce a tal proposito ulteriori<br />

elementi di valutazione; è però fondamentale per<br />

verificare come la geometrica decorazione della base del<br />

trono, riscoperta dopo la rimozione della pittura seicentesca,<br />

prosegua anche in prossimità dei due offerenti, sotto<br />

la ridipintura non asportata. La stessa immagine di riflessione<br />

infrarossa conferma, inoltre, l’ipotesi avanzata dagli<br />

studiosi circa l’esistenza sin dalla prima versione dell’opera<br />

di un cartiglio di dimensioni diverse rispetto all’attuale.<br />

Come si ipotizzava, e come in parte si poteva intuire dopo<br />

la rimozione della pittura seicentesca ad un’estremità del<br />

cartiglio, la sua posizione coincide effettivamente con la<br />

prima riga dell’iscrizione, quella scritta in caratteri gotici.<br />

Non è stata invece riscontrata alcuna traccia di un’eventuale<br />

iscrizione precedente; infatti, come già si è detto,<br />

la prima riga dell’iscrizione seicentesca potrebbe essere<br />

stata scritta “ricalcando” le tracce di quella originaria.<br />

CONCLUSIONI<br />

Grazie ai risultati conseguiti è stato così possibile approfondire,<br />

in modo oggettivo, le conoscenze relative ai dipinti<br />

considerati, valutandone lo stato di conservazione attuale<br />

ed i più recenti interventi di restauro. Inoltre, le immagini<br />

digitali disponibili in seguito alle indagini effettuate costituiscono,<br />

anche in considerazione della loro inalterabilità<br />

nel tempo, un’importante ed attendibile documentazione<br />

dello stato conservativo delle opere a questa data, documentazione<br />

che potrà essere utilizzata come punto di<br />

riferimento e confronto per approntare ulteriori indagini<br />

future o per valutare il deterioramento delle stesse a distanza<br />

di tempo.<br />

NOTE<br />

1. D.Biagi Maino, G.Maino, Indagini multispettrali sulla croce di<br />

Marco Zoppo, in La croce dipinta di Marco Zoppo e la cultura<br />

pierfrancescana a Bologna, a cura di D.Biagi Maino e M.Medica,<br />

Edisai, Ferrara, 2007, pp.39-46.<br />

2. La presenza di Pietro di Giovanni Lianori è documentata a Bologna<br />

dal 1428 al 1460. La sua figura è stata oggetto di recente<br />

rivalutazione, fondata principalmente sulla revisione della sua<br />

prima attività che lo vede, a date assai precoci, artista in grado<br />

di recepire ed interpretare, pur nella sua natura ancora neotrecentesca,<br />

le novità della cultura tardogotica locale. La maturazione<br />

del percorso artistico di Lianori si deve soprattutto al<br />

contatto con le opere di Giovanni da Modena, con il quale lavorò<br />

in alcune occasioni. Il prestigio raggiunto negli ultimi anni dal<br />

pittore, testimoniato anche dalle importanti cariche ricoperte<br />

(Massaro delle quattro arti e gonfaloniere del popolo), sembra<br />

coincidere con un calo qualitativo della sua produzione. Cfr. C.<br />

Volpe, Pietro di Giovanni Lianori, il La pittura in Emilia nella<br />

prima metà del 400, (Lezioni tenute nell’Università di Bologna<br />

durante l’anno accademico 1957-58), Bologna 1958, pp. 67-72;<br />

M. Medica, voce Pietro Lianori, in Storia della Pittura in Italia.<br />

Il Quattrocento, Milano 1987, pp. 663, 664 e la bibliografia ivi<br />

riportata.<br />

3. Risale a dieci anni prima la disputa tra il soprintendente Francesco<br />

Malaguzzi Valeri ed il superiore provinciale dei Cappuccini di<br />

Bologna per il deposito dell’opera, cfr. APCBo, Classe 1, Serie 1,<br />

b. 6, f. 2, Documenti relativi alle opere d’arte (1843...).<br />

4. Cfr. P. Umile da Camugnano, Catalogo del Museo, cit., 1938, p.<br />

7, n. 1.<br />

5. APCBo, Classe 1, Serie 1, b. 6C, n. 1, Campione IV del convento<br />

di Bologna (1755-1969) ms., p. 227.<br />

6. P. Paolo Bertuzzi da Molinella, Convento e Chiesa di San Giuseppe<br />

dei Padri Cappuccini. Note storiche, dattiloscritto inserito tra la<br />

p. 228 e la p. 229 del Campione IV di Bologna, edito in “Bollettino<br />

della Diocesi di Bologna”, VII (1916), n. 4.<br />

7. Cfr. Scheda n. 44 (Soprintendenza Arte Medievale e Moderna di<br />

Bologna) compilata da R. Buscaroli, febbraio 1933 (APCBo, Classe<br />

1, Serie 1, b. 6D, n. 10b); P. Umile da Camugnano, Catalogo del<br />

Museo, cit., 1938, p. 7; P. Donato da S. Giovanni in Persiceto, I<br />

conventi, cit., vol. I, 1956, p. 498, n. 2; scheda compilata da p.<br />

Celso Mariani, giugno 1974 (in APCBo); scheda OA (Ministero per<br />

i Beni Culturali e Ambientali – ICCD) compilata da N. Roio, marzo<br />

1998 (in APCBo).<br />

8. Cfr. G. B. Cavalcaselle, J. A. Crowe, Storia della pittura in Italia,<br />

vol. IV, 1887, p. 85 nota 1.<br />

ABSTRACT<br />

Multispectral Analysis on a Pietro Lianori painting - Image<br />

processing aimed to better understand and classify images is very<br />

important when dealing with the cultural heritage sector. An example<br />

of image analysis and processing on paintings is featured in this<br />

paper: the survey campaign was realised on several XV century’s<br />

paintings kept in the Frati Minori Cappuccini provincial museum<br />

in Bologna. The focus is on a work carried out on a Pietro Lianori<br />

painting. It is possible to understand the differences between the<br />

use of visible light, infrared light and ultra-violect fluorescence.<br />

AUTORI<br />

DONATELLA BIAGI MAINO<br />

EMANUELA GRIMALDI<br />

GIUSEPPE MAINO<br />

GIUSEPPE.MAINO@ENEA.IT<br />

ENEA - PROGETTO NEREA E FACOLTÀ DI CONSERVAZIONE DEI BENI CUL-<br />

TURALI, ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA,<br />

SEDE DI RAVENNA<br />

20 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

21<br />

Restauro aperto dell’Adorazione<br />

dei pastori di Caravaggio fino<br />

al 31 gennaio - Fino al 31 gennaio<br />

2010 sarà possibile ammirare a Roma<br />

il restauro di una delle tele più suggestive<br />

di Caravaggio: l’Adorazione dei<br />

Pastori, realizzata nel 1609. Il visitatore<br />

che si recherà al Punto Camera in<br />

Piazza del Parlamento (dove si svolge<br />

la visita), potrà seguire passo passo<br />

il restauro dell’opera. Le visite sono<br />

aperte due giorni alla settimana, dalle<br />

15 alle 17, con prenotazione obbligatoria<br />

ed in gruppi non superiori alle 10<br />

persone ogni 20 minuti. Per assistere<br />

agli interventi di restauro ci si dovrà<br />

avvalere della guida esperta delle restauratrici.<br />

Nei giorni della settimana<br />

in cui non sarà possibile effettuare la<br />

visita, chi passerà in Piazza del Parlamento<br />

potrà seguire l’esecuzione dei<br />

lavori attraverso una delle vetrate<br />

dello spazio attrezzato a laboratorio<br />

di restauro. L’Adorazione dei Pastori è<br />

giunta a Roma direttamente dal Museo<br />

Regionale di Messina. Questa iniziativa<br />

si inserisce nel contesto delle celebrazioni<br />

per i 400 anni delle mostre<br />

di Caravaggio, che scadono proprio nel<br />

2010.<br />

Archeologia subacquea tra Albania<br />

e Puglia - Il progetto Liburna,<br />

nato nel 2006 e promosso dall’Università<br />

degli Studi di Foggia, vede la<br />

partecipazione di numerosi partner,<br />

del Ministero degli Esteri, della Regione<br />

Puglia, del Ministero della Cultura<br />

Albanese e dell’Università di Tirana.<br />

Il progetto prevede la realizzazione di<br />

una carta archeologica del litorale albanese,<br />

attraverso la creazione di un<br />

Sistema Informativo Territoriale (GIS)<br />

e la conduzione di scavi; queste attività<br />

sono finalizzate al potenziamento e<br />

allo sviluppo del settore di archeologia<br />

subacquea, favorendo la formazione di<br />

giovani archeologi subacquei e la valorizzazione<br />

e fruizione turistica del<br />

patrimonio archeologico sommerso.<br />

Tra gli altri obiettivi vi è sicuramente<br />

anche il progresso delle conoscenze<br />

storiche e archeologiche, oltre che lo<br />

sviluppo culturale, economico e sociale<br />

dell’Albania in particolare per<br />

gli effetti benefici che questo tipo di<br />

attività potrà avere nello sviluppo turistico<br />

e nell’avvio di nuove iniziative<br />

economiche.<br />

Questa nuova campagna di rilievi subacquei<br />

nasce dall’esigenza di sistematizzare<br />

l’immenso patrimonio di cui<br />

sono ricche le coste e i fondali albanesi,<br />

costellate da importanti porti antichi,<br />

medievali e moderni.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.archeologia.unifg.it/ric/Prog/<br />

Liburna.asp<br />

AGORÀ<br />

L’Italia della Roma imperiale<br />

sbarca nel Sol Levante - E’ partito<br />

a settembre uno scambio culturale<br />

tra il nostro paese ed il Giappone che<br />

si concluderà a dicembre. Nell’ambito<br />

della manifestazione, promossa<br />

dal Ministero per gli Affari Esteri e<br />

dalla Fondazione Italia-Giappone, si<br />

svolgeranno 165 eventi, di cui 65 in<br />

ambito culturale, 83 in ambito economico<br />

commerciale e turistico e 17 in<br />

ambito scientifico-tecnologico, tra le<br />

quali la mostra “L’eredità dell’Impero<br />

Romano” inaugurata dal Presidente<br />

della Repubblica, Giorgio Napolitano.<br />

Proprio in occasione di questa<br />

mostra, il contributo tecnologico nei<br />

confronti dei Beni Culturali si è fatto<br />

più forte: il Dipartimento Patrimonio<br />

Culturale (Istituti Ibam, Isti e Itabc),<br />

con il sostegno dell’Ufficio Pubblicazioni<br />

ed Informazioni Scientifiche del<br />

CNR, ha presentato il filmato in 3D<br />

“Life and Power in Imperial Rome”,<br />

che ricostruisce la Roma imperiale<br />

attraverso tecnologie di scansione<br />

laser tridimensionale ad alta risoluzione,<br />

tecnologie per la ricostruzione<br />

di modelli digitali tridimensionali da<br />

foto, e computer animation.<br />

Tra gli sponsor dello scambio culturale<br />

figurano i grandi gruppi mediatici<br />

nipponici che, grazie alla loro<br />

immensa capacità di diffusione delle<br />

informazioni, garantiranno alla manifestazione<br />

oltre 2 miloni e mezzo di<br />

fruitori.<br />

Software e formati liberi per la<br />

ricerca archeologica - Nelle giornate<br />

del 27 e 28 aprile si è tenuto a<br />

Roma, nell’aula Marconi del Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche, il Quarto<br />

Workshop Italiano su “Open source,<br />

free software e open format nei processi<br />

di ricerca archeologica” organizzato<br />

da CNR ITABC e CNR ISTI.<br />

Come nelle precedenti edizioni, il<br />

convegno è stato ricco di spunti utili<br />

ai giovani ricercatori ed agli studenti<br />

universitari per operare un confronto<br />

tra gli esperti del settore sui vari<br />

software presenti sul web e sulle loro<br />

applicazioni in campo archeologico.<br />

Giovani ingegneri, informatici e archeologi<br />

sono stati a stretto contatto per<br />

presentare i risultati nelle applicazioni<br />

schedografiche e catalografiche dei<br />

reperti di scavo e la loro gestione con<br />

il GIS, via web o con 3D scanner.<br />

Trenta interventi e un pomeriggio dedicato<br />

ai laboratori: dal GIS al WebGis,<br />

da Google Earth ai dati cronoreferenziati,<br />

da R+GRASS e la statistica geografica,<br />

ad ArcheOS e la distribuzione<br />

Linux per l’archeologia che fanno ben<br />

sperare nel futuro dell’<strong>Archeomatica</strong>.


AGORÀ<br />

La conoscenza in digitale: un resoconto<br />

dalla giornata di Studio<br />

a Perugia - E’ possibile conservare il<br />

sapere? Quali tecnologie devono essere<br />

utilizzate? Ma, soprattutto, siamo pronti<br />

per una sfida del genere?<br />

Queste ed altre domande sono state<br />

la base della giornata di studio del 23<br />

settembre a Perugia, intitolata “Amministrazione<br />

della memoria digitale”.<br />

Svoltasi presso la Sala Biblioteca<br />

dell’Archivio di Stato, la giornata ha<br />

preso corpo nell’ambito delle “Giornate<br />

Europee del Patrimonio” ed è stata<br />

patrocinata dalla Soprintendenza Archivistica<br />

per l’Umbria, l’A.S. di Perugia<br />

e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale<br />

dell’Umbria e delle Marche, per<br />

il quale è stato presentato il progetto<br />

sulla dematerializzazione dell’archivio<br />

scientifico.<br />

I numerosi partecipanti hanno assistito<br />

ad una proficua discussione sul futuro<br />

degli archivi, inevitabilmente proiettati<br />

verso il digitale, tra interventi e relazioni<br />

di personaggi di spicco dell’archivistica<br />

e dell’informatica giuridica<br />

attuale. Tra gli argomenti trattati, la<br />

conservazione di contenuti informativi<br />

Due progetti del CNR premiati<br />

all’Europa Nostra Awards - Il Consiglio<br />

nazionale delle ricerche si posiziona<br />

all’avanguardia nell’applicazione<br />

delle tecnologie innovative applicate<br />

alla protezione, gestione e fruizione<br />

del patrimonio culturale. Lo scorso 5<br />

giugno, due progetti del CNR sono stati<br />

premiati per la loro carica innovativa<br />

durante gli Europa Nostra Awards: lo<br />

studio Noah’s Ark sull’azione dei cambiamenti<br />

climatici sul patrimonio culturale<br />

e sul paesaggio, diretto da Cristina<br />

Sabbioni dell’Istituto di scienze<br />

dell’atmosfera e del clima di Bologna<br />

(Isac-CNR), e l’intervento di restauro<br />

e rifunzionalizzazione del complesso<br />

monumentale cipriota del Bedestan,<br />

curato da Luciano Cessari dell’Istituto<br />

di tecnologie applicate ai beni culturali<br />

di Roma (Itabc-CNR).<br />

Il primo progetto sottolinea i rischi<br />

digitali, l’e-governement, il documento<br />

informatico giuridico, il PEC, il modello<br />

OAIS, il Progetto IMAGO e la imprescindibile<br />

necessità di formazione di archivisti<br />

professionisti, attraverso l’inserimento<br />

di discipline informatiche nel<br />

Corso di Studi delle Scuole di Archivistica,<br />

Paleografia e Diplomatica, come<br />

avverrà da quest’anno a Perugia.<br />

La giornata di studio ha messo in evidenza<br />

i ritardi accumulati nel nostro<br />

paese per quanto riguarda l’applicazione<br />

dei corretti principi di gestione e di<br />

conservazione degli archivi, denotando<br />

una forte difficoltà nel risolvere i problemi<br />

che l’uscita dal mondo della carta<br />

propone ormai con urgenza.<br />

(Autore: Serena Setaccioli)<br />

per monumenti come il Duomo di Milano<br />

o l’Abbazia di Westminster, dovuti<br />

dall’effetto dilatante sulla pietra a<br />

causa dell’aumento delle precipitazioni.<br />

Inoltre è stato identificato, in particolare<br />

nelle zone montuose dell’Europa<br />

centrale, della Scandinavia e della<br />

Scozia, il rischio causato dall’aumento<br />

di CO2: il combinato disposto tra la<br />

maggiore frequenza di precipitazioni<br />

e l’aumento dell’anidride carbonica in<br />

atmosfera potrebbe comportare, nel<br />

periodo tra il 2070 e il 2099, un’erosione<br />

del materiale pari a 25-30 micron<br />

all’anno, con un aumento totale del<br />

rischio pari al 30%.<br />

Il progetto di restauro del complesso in<br />

Bedestan, ha visto invece sperimentare<br />

una tecnica di restauro conservatvo<br />

altamente innovativa che prende spunto<br />

dai pendoli in pietra con funzione<br />

anti-sismica, in uso nelle doppie cupole<br />

delle moschee Timuridi in Iran e<br />

Uzbekistan. Il pendolo è stato inserito<br />

in un vano ricavato sotto il pavimento<br />

in corrispondenza dell’arcone della<br />

navata centrale e sostenuto da tiranti<br />

metallici.<br />

(Fonte: CNR)<br />

Sacra Sindone: studio al laser<br />

conferma la genesi del telo da un<br />

lampo di luce - Torino, dopo l’evento<br />

del 2000, rappresenterà ancora il cuore<br />

della cristianità nel 2010, quando<br />

la Sacra Sindone sarà nuovamente visibile<br />

ai fedeli per qualche settimana.<br />

L’evento, come è facile immaginare,<br />

ha già assunto una rilevanza internazionale,<br />

soprattutto alla luce dei risultati<br />

di alcuni testt effettuati di recente<br />

proprio da un’equipe italiana: come<br />

ricorderete, da un documentario della<br />

BBC era nato un conflitto di datazione<br />

tra la prova al carbonio effettuata nel<br />

1989 e altre prove di tipo sia storico<br />

sia scientifico elaborate dagli studiosi<br />

in questi anni.<br />

La ricerca italiana, coordinata dal<br />

professor Giuseppe Baldacchini ENEA<br />

(Frascati Research Center), e pubblicata<br />

a livello internazionale col titolo<br />

Coloring Linens by Excimer Laser to<br />

Stimulate the Body Image of the Turin<br />

Shroud (Appl. Opt. 47, 1278-2008), ha<br />

effettuato delle misure di irraggiamento<br />

di speciali tessuti di lino con i laser<br />

ad eccimeri, con strumenti in dotazione<br />

al laboratorio di Frascati. Lo studio<br />

degli effetti in connessione con la immagine<br />

sindonica ha prodotto risultati<br />

di fiducia nella ipotesi iniziale: l’immagine<br />

corporea della Sindone di Torino è<br />

stata generata da un intenso lampo di<br />

luce direzionale e contenente una forte<br />

componente di raggi ultravioletti.<br />

L’impressione è che la faccenda si farà<br />

via via sempre più complicata.<br />

22 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

23<br />

AGORÀ<br />

Tecnologia laser per il restauro in<br />

Puglia - Scienza e Arte, un binomio antico<br />

intuito, ma oggi di imprescindibile<br />

applicazione quando si parla di Conservazione<br />

e Restauro. Il 15 settembre, a<br />

Bisceglie, la città di Vigiliae, di fondazione<br />

normanna, si è aperto il cantiere<br />

di restauro conservativo della fonte<br />

battesimale del XII secolo dell’Abbazia<br />

di S. Adoeno.<br />

Edoardo Andriani, ricercatore dell’Università<br />

di Bari, è il Coordinatore Scientifico<br />

del restauro nell’ambito del<br />

Progetto Regionale APQ “Tra sacro e<br />

profano”. Al suo fianco il Laboratorio<br />

di Restauro LIACE (Laser Innovation in<br />

Artwork Conservation and Education).<br />

Il progetto è promosso e finanziato dal<br />

Rotary Club di Bisceglie e controllato<br />

dalla Soprintendenza per i Beni Storici<br />

Artistici ed Etnoantropologici della<br />

Puglia.<br />

La fonte battesimale, in monolite calcareo,<br />

forgiato da bassorilievi, aveva<br />

già subito un antico restauro eseguito<br />

soltanto nella parte di esso sporgente<br />

dal muro stesso, nel quale era precedentemente<br />

collocato. Dalle analisi<br />

effettuate al laser sono emerse tracce<br />

di un pigmento verde scuro utilizzato<br />

per dare l’effetto del bronzo, di un<br />

giallo intenso ottenuto con l’utilizzo<br />

dell’arsenico e di un rosso ottenuto attraverso<br />

l’ematite.<br />

Nasce il Virtual Museum dell’IRAQ<br />

- Lo scorso 22 settembre, si è svolto<br />

a Roma il convegno “Il museo virtuale<br />

dell’Iraq: il CNR e le nuove tecnologie<br />

per la cultura e la comunicazione”.<br />

L’evento è stato l’occasione per<br />

presentare il portale www.virtualmuseumiraq.cnr.it,<br />

un sito web tecnologicamente<br />

all’avanguardia realizzato<br />

dal CNR, finanziato e promosso dal<br />

Ministero degli Affari Esteri con circa<br />

tre milioni di Euro, nel quadro di una<br />

missione che ha visto l’Italia operare in<br />

prima linea per la stabilizzazione e la<br />

ricostruzione dell’Iraq. La nascita del<br />

museo virtuale è ancora più importante<br />

se si considera che le visite, a causa<br />

della situazione politica della regione,<br />

sono al momento limitate ai soli cittadini<br />

iracheni. Il portale permette la<br />

consultazione di 70 reperti – dei quali<br />

40 con ricostruzioni 3D – di 22 filmati<br />

e di 18 elaborazioni cartografiche<br />

di siti archeologici. Il Virtual Museum<br />

ricostruisce dettagliatamente la storia<br />

delle civiltà sorte tra il Tigri e l’Eufrate:<br />

otto sale in home page, rappresentano<br />

le principali fasi evolutive, dalla<br />

preistorica a quella islamica passando<br />

per i Sumeri e Babilonesi.<br />

Una tomba etrusca da salvare: a<br />

Sarteano l’hanno rifatta - In occasione<br />

dell’ampliamento del Museo Civico<br />

Archeologico di Sarteano, progetto<br />

sostenuto dalla Fondazione Monte<br />

dei Paschi di Siena, è stata presentata<br />

un’avveniristica ricostruzione a grandezza<br />

naturale della Tomba della Quadriga<br />

Infernale. La tomba monumentale,<br />

rinvenuta nel 2003 nella vicina<br />

necropoli delle Pianacce, è infatti quasi<br />

interamente popolata da raffigurazioni<br />

dipinte perfettamente conservate con<br />

scene che non trovano confronti per la<br />

loro vivacità e per l’originalità delle<br />

iconografie. Il monumento è aperto al<br />

pubblico, ma per motivi di conservazione<br />

può essere visitato solo il sabato<br />

e a piccoli gruppi. Al fine di permettere<br />

a tutti di condividere l’emozione della<br />

visita, è nata dunque l’idea di ricostruire<br />

l’ipogeo direttamente in museo nel<br />

pieno rispetto delle dimensioni e delle<br />

sue reali caratteristiche, associandolo<br />

ai reperti originali rinvenuti nella tomba<br />

e ad una proiezione in realtà virtuale<br />

possibile grazie<br />

ad uno schermo<br />

touch screen.<br />

L’intervento è<br />

stato finanziato<br />

dall’Ente Cassa<br />

di Risparmio di<br />

Firenze, con il<br />

contributo della<br />

Regione Toscana<br />

e del Comune di<br />

Sarteano, mentre<br />

la Fondazione Musei<br />

Senesi ha curato<br />

e sostenuto<br />

la realizzazione<br />

di sistemi elettronici e digitali. Il tutto<br />

si è svolto nell’ambito delle “Giornate<br />

Europee del Patrimonio <strong>2009</strong>”.<br />

(Fonte: repubblica.it)


RESTAURO<br />

PROBLEMATICHE<br />

CONSERVATIVE<br />

DEGLI ACQUERELLI<br />

NEL RESTAURO<br />

di Claudia Pelosi, Maurizio Marabelli, Claudio Falcucci,<br />

Flavio Giurlanda, Floriana Ortenzi, Francesca Patrizi<br />

Nelle attività di restauro condotte sulle opere d’arte spesso<br />

si utilizzano materiali prodotti dall’industria per altre finalità<br />

e che sono entrati nella prassi comune dell’intervento. In<br />

particolare il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione<br />

e il Restauro “Michele Cordaro”dell’Università della Tuscia<br />

di Viterbo ha studiato il comportamento degli acquerelli<br />

analizzando le loro caratteristiche chimico-fisiche.<br />

Gli acquerelli costituiscono una classe di materiali oggi ampiamente utilizzati nel<br />

restauro in particolare nella fase di reintegrazione pittorica grazie alla loro reversibilità<br />

che si mantiene nel tempo e solubilità in acqua o in medium acquosi,<br />

essendo il legante dell’acquerello costituito da gomma arabica 1 . Gli acquerelli reperibili<br />

in commercio sono dei preparati costituiti da diversi componenti che le ditte produttrici<br />

forniscono solo in termini generali, soprattutto per la tutela dei brevetti. Oltre<br />

al pigmento che conferisce colore all’acquerello, la miscela contiene un legante, costituito<br />

generalmente da gomma arabica, e altre sostanze, non specificate dal produttore<br />

nelle schede tecniche e di sicurezza di questi colori, come ad esempio glicerina, glucosio,<br />

arginato di sodio, carbossimetilcellulosa e conservanti. Inoltre, le ditte produttrici<br />

raramente verificano la durabilità e la stabilità dei materiali anche perché spesso non<br />

se ne prevede l’impiego per il restauro. Si è quindi ritenuto necessario caratterizzare<br />

chimicamente gli acquerelli e verificarne la stabilità nei confronti dell’invecchiamento<br />

artificiale. Molto spesso, infatti, nel restauro vengono impiegati inevitabilmente i materiali<br />

dell’industria che però non soddisfano i requisiti di stabilità, durabilità e compatibilità<br />

che invece si richiedono nell’intervento su un’opera d’arte con la conseguenza<br />

che si innescano dei processi di degrado spesso peggiori di quelli che l’operazione di<br />

restauro e conservazione mirava ad eliminare.<br />

L’applicazione degli acquerelli riguarda varie tipologie pittoriche: dipinti su tela e tavola,<br />

su carta e pergamena, su muro. Tuttavia il problema maggiore si pone quando vengono<br />

applicati in situazioni particolarmente avverse, ad esempio quando si interviene<br />

sui dipinti murali, con condizioni ambientali al contorno difficilmente controllabili 2 .<br />

In sostanza sono due i fattori di rischio: l’umidità di condensa capillare, che può determinare<br />

la “macchiatura” delle campiture con colori ad acquerello; le condizioni di<br />

illuminazione, che possono concentrare fasci di luce di intensità e qualità impropria sui<br />

colori stessi (figura 1).<br />

24 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />

Figura 1 – Esempi di alterazione cromatica<br />

e di migrazione dei colori ad acquerello<br />

impiegati nella reintegrazione di dipinti<br />

murali: Chiesa di Sant’Agostino a Tuscania,<br />

Crocifissione, particolari.<br />

Partendo da queste basi si è scelto di analizzare gli acquerelli<br />

che costituiscono la tavolozza del restauratore e che<br />

comprende generalmente una dozzina di colori tra i quali<br />

sono stati selezionati otto tra i più utilizzati: terra d’ombra<br />

naturale (Ton), terra d’ombra bruciata (Tob), terra di<br />

Siena naturale (TSn), rosso veneziano (RV), giallo di cadmio<br />

(GC), nero d’avorio (Na), verde ossido di cromo (VOC),<br />

blu oltremare (BO). Tra i materiali disponibili in commercio<br />

sono stati scelti quelli delle ditte che garantiscono prodotti<br />

di alta qualità, impiegati normalmente dai restauratori. In<br />

particolare sono stati scelti gli acquerelli delle ditte Maimeri<br />

(la serie Blu), Winsor&Newton (serie Artists’ Water Color)<br />

e Talens (serie Rembrandt). Gli acquerelli in commercio<br />

sono disponibili in due formati: in tubetto sotto forma di<br />

pasta che può essere utilizzata come tale o diluita in acqua;<br />

oppure in godet ovvero in piccoli panetti essiccati impiegati<br />

semplicemente con un pennello bagnato. In questa ricerca<br />

sono stati utilizzati sia colori in tubetto che in godet,<br />

a seconda delle disponibilità commerciali (la Talens e la<br />

Winsor&Newton hanno fornito solo godet, la Maimeri anche<br />

colori in tubetto). Insieme con i colori le ditte hanno fornito,<br />

su richiesta, le schede tecniche dei materiali che però<br />

sono risultate incomplete e in certi casi inesatte.<br />

PARTE SPERIMENTALE<br />

L’analisi degli acquerelli scelti è stata condotta tramite<br />

spettrofotometria di riflettanza impiegando uno spettrocolorimetro<br />

X-Rite modello CA22, con illuminante D65/10° e<br />

C/2° in base ai metodi CIE 1976 e CIE 1931; spettrometria<br />

FT-IR (Fourier Trasform Infrared) tramite uno spettrofotometro<br />

Nicolet Avatar 360 con detector DTGS e μ-FT-IR con<br />

microscopio IR Centaurμs con detector MCT; XRF (X-Ray<br />

Fluorescence), tramite uno spettrometro con tubo radiogeno<br />

(5-50 kV) e rivelatore Si-PIN (risoluzione 155 eV a 5.9<br />

keV).<br />

Una volta caratterizzati, gli acquerelli sono stati applicati<br />

su un intonaco a base di calce e sabbia e poi sottoposti a<br />

prove di invecchiamento artificiale in modo da accelerare<br />

i processi naturali di trasformazione che questi materiali<br />

possono subire e registrando alcune proprietà chimico-fisiche<br />

(in particolare il colore) ai vari stadi di invecchiamento.<br />

L’invecchiamento è stato condotto in una camera SolaBox<br />

1500E della Ericchsen eseguendo due cicli nelle seguenti<br />

condizioni: temperatura 55°C, irraggiamento 550 W/m 2 , filtro<br />

UV a 280 nm per 1000 ore ciascuno, per un totale, quindi<br />

di 2000 ore. Inoltre, un provino è stato esposto per tre mesi<br />

al 92% di umidità relativa<br />

in un ambiente<br />

chiuso.<br />

I valori dell’UR% e<br />

della temperatura<br />

della camera sono<br />

stati registrati con un<br />

datalogger Testo 175-H2.<br />

Occorre premettere che i colori ad acquerello, pur essendo<br />

da anni utilizzati ampiamente nella reintegrazione pittorica,<br />

non sono stati molto studiati da un punto di vista della<br />

loro stabilità nel tempo e soprattutto nei confronti dell’UR,<br />

parametro che, data la solubilità del legante dell’acquerello<br />

in acqua, potrebbe risultare determinante per il loro impiego<br />

3 . Alcuni studi sulla stabilità degli acquerelli sono stati<br />

avviati dall’Institut Royal du Patrimoine Artistique (IRPA) di<br />

Bruxelles ma non sono stati mai completati né pubblicati 4 .<br />

D’altra parte la stabilità e la permanenza sono indicate in<br />

maniera chiara solo per gli acquerelli della Winsor & Newton<br />

in base alla seguente scala: AA, estremamente permanente;<br />

A, permanente; B, moderatamente permanente; C,<br />

poco durabile. Per la Winsor&Newton e la Maimeri è indicata<br />

anche la resistenza alla luce secondo lo standard ASTM D–<br />

4236. La Talens indica, solo sul sito internet, alcuni test che<br />

vengono eseguiti sugli acquerelli, tra cui specifica quello di<br />

stabilità alla luce secondo l’ASTM.<br />

La caratterizzazione degli acquerelli è stata volutamente<br />

condotta mediante controlli non distruttivi sia per le loro insite<br />

caratteristiche che per il fatto che risultano le tecniche<br />

più impiegate per l’esame rapido e diretto delle superfici<br />

dipinte. I campioni di acquerello utilizzati nella ricerca sono<br />

stati indicati con la sigla sopra riportata seguita da quella<br />

della ditta (WN per Windsor&Newton, T per Talens e M per<br />

Maimeri).<br />

L’analisi XRF, eseguita sugli acquerelli puri ha messo in evidenza<br />

alcuni dati interessanti circa gli elementi presenti<br />

nei campioni esaminati: innanzitutto la presenza allarmante<br />

di arsenico nel campione TSnM. Nei campioni di terra di<br />

Siena naturale Talens e W&N, inoltre, si riscontrano bassi<br />

contenuti di ferro rispetto a quello Maimeri. Bassi risultano<br />

anche i contenuti di manganese nei campioni Ton, soprattutto<br />

quello della W&N. Per quanto riguarda i campioni di<br />

Tob solo quello della ditta Maimeri mostra un contenuto abbastanza<br />

elevato di manganese mentre il campione della<br />

W&N presenta anche tracce di piombo e zirconio. Quest’ultimo<br />

elemento è presente, inoltre, anche in altri campioni


Figura 2 – Provino invecchiato in Solar<br />

box per 2000 ore, prima e dopo il trattamento.<br />

Tabella 1 – Differenze delle coordinate cromatiche dopo 3 mesi in ambiente ad UR 92%.<br />

Campione ΔL* Δa* Δb* ΔE<br />

TobWN 2,162 0,456 1,548 2,70<br />

TobT 2,854 0,33 1,768 3,37<br />

TobM 31,832 3,748 10,588 33,76<br />

TonWN 0,928 0,85 1,388 1,87<br />

TonT 0,542 -0,092 -0,214 0,60<br />

TonM 17,354 -0,744 3,77 17,77<br />

TSnWN -0,69 0,528 1,984 2,17<br />

TSnT 0,44 -0,018 0,624 0,76<br />

TSnM 1,104 0,542 0,516 1,33<br />

RVWN -0,486 -0,336 0,184 0,62<br />

RVT 3,352 -2,362 -2,632 4,87<br />

RVM 0,49 -0,084 -0,238 0,55<br />

BOWN -0,968 0,98 0,384 1,43<br />

BOT 2,84 -1,136 0,682 3,13<br />

BOM 0,12 -0,454 0,844 0,97<br />

GCWN 0,376 -0,584 -0,336 0,77<br />

GCT -0,17 -0,07 -1,734 1,74<br />

GCM -0,192 -0,296 -1,87 1,90<br />

NaWN 0,98 -0,104 -0,216 1,01<br />

NaT -0,736 0,016 -0,042 0,74<br />

NaM 0,676 -0,088 -0,418 0,80<br />

VOCWN -0,896 0,12 -0,362 0,97<br />

VOCT -0,854 0,408 -0,598 1,12<br />

VOCM -0,31 -0,236 0,082 0,40<br />

Tabella 2 – Differenze delle coordinate cromatiche dopo 2000 ore in Solar Box.<br />

Campione ΔL* Δa* Δb* ΔE<br />

TobWN -0,31 0,112 0,158 0,37<br />

TobT 1,088 0,23 0,616 1,27<br />

TobM 2,802 0,434 1,27 3,11<br />

TonWN 0,318 0,132 1,104 1,16<br />

TonT 1,956 -0,108 0,754 2,10<br />

TonM 5,802 1,232 3,804 7,05<br />

TSnWN 0,826 -0,902 0,504 1,32<br />

TSnT -2,102 -2,758 -3,24 4,75<br />

TSnM 2,244 -1,684 -1,01 2,98<br />

RVWN 0,412 0,426 0,298 0,66<br />

RVT 0,59 0,166 0,278 0,67<br />

RVM 0,104 0,53 0,464 0,71<br />

BOWN 0,738 -1,516 -0,484 1,75<br />

BOT 2,03 -0,698 -1,266 2,49<br />

BOM 3,662 -5,24 1,418 6,55<br />

GCWN 0,424 -0,368 0,614 0,83<br />

GCT -0,52 0,09 -0,05 0,53<br />

GCM -0,202 -0,3 -1,298 1,35<br />

NaWN 0,826 0,038 0,038 0,83<br />

NaT 0,818 -0,072 -0,398 0,91<br />

NaM -0,148 0,006 -0,116 0,19<br />

VOCWN 0,104 -0,34 -0,052 0,36<br />

VOCT -0,112 -0,17 -0,082 0,22<br />

VOCM -0,086 -0,284 -0,134 0,33<br />

(BOWN, TSnT, BOT e TSnM). Solo nel<br />

campione VOC della Talens si riscontra<br />

la presenza, oltre chiaramente al cromo,<br />

di zinco e stronzio, quest’ultimo<br />

potrebbe costituire un’impurezza del<br />

gesso che, come si vedrà oltre, è stato<br />

evidenziato dalla spettrometria FTIR.<br />

Questa tecnica ha messo in evidenza,<br />

infatti, la presenza, oltre alla parte<br />

organica, di alcuni composti inorganici<br />

in particolare gesso e carbonato di<br />

calcio. Il gesso è stato riscontrato nei<br />

campioni GCWN, TSnT, RVT, VOCT; il<br />

carbonato di calcio nei campioni BOT,<br />

TonT, TSnT, TSnWN, in quest’ultimo più<br />

abbondante.<br />

Le misure di colore sono state eseguite<br />

sia allo scopo di confrontare gli stessi<br />

acquerelli delle tre ditte sia per valutare<br />

le variazioni in seguito ai processi<br />

di invecchiamento. Per ogni acquerello<br />

sono state prese 5 misure e riportati<br />

poi i valori medi sia come spettri<br />

di riflettanza che come dati L*a*b*.<br />

I provini sono stati poi sottoposti a<br />

due serie di cicli di invecchiamento,<br />

uno in Solar Box e l’altro in ambiente<br />

ad umidità relativa controllata. Al<br />

termine dei cicli è stato nuovamente<br />

misurato il colore ed il risultato finale<br />

è stato riportato come Δa*, Δb*, ΔL* e<br />

ΔE (tabelle 1 e 2) 5 ; i provini sono stati<br />

fotografati prima e dopo i cicli di trattamento,<br />

nelle stesse condizioni di ripresa<br />

(figure 2-3).<br />

La tabella 1 mostra i valori delle differenze<br />

di colore dopo tre mesi di permanenza<br />

delle tavolette in ambiente ad<br />

UR del 92%. Due dati sono evidenziati<br />

in grigio perchè decisamente anomali:<br />

questi valori così grandi sono dovuti al<br />

fatto che nel caso della terra d’ombra,<br />

sia naturale che bruciata, il pigmento<br />

è caduto per un’eccessiva perdita di<br />

legante determinando perciò una misura<br />

di colore fortemente influenzata<br />

dal fondo bianco. Occorre comunque<br />

sottolineare che anche gli acquerelli<br />

a base di terra d’ombra bruciata della<br />

W&N e della Talens presentano signifi-<br />

26 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />

Figura 3 – Provino invecchiato per tre mesi in ambiente<br />

ad UR 92%, prima e dopo il trattamento.<br />

cative variazioni cromatiche. Negli altri casi non si verificano<br />

grandi variazioni di colore, tranne per il rosso veneziano<br />

e il blu oltremare della Talens. Come andamento generale si<br />

può aggiungere che la coordinata L*, che rappresenta la luminosità,<br />

subisce quasi sempre un aumento: questo potrebbe<br />

essere associato alla perdita di colore per migrazione del<br />

legante, ovvero la gomma arabica, molto solubile in acqua.<br />

Per quanto riguarda i dati ottenuti dai campioni invecchiati<br />

in Solar Box, si può constatare che gli acquerelli che hanno<br />

mostrato variazioni maggiori sono la terra d’ombra naturale<br />

(ΔE=7,05) e il blu oltremare (ΔE=6,55) entrambi della Maimeri.<br />

Questi valori sono senza dubbio maggiori della soglia<br />

di variazione cromatica percepibile dall’occhio umano, che<br />

solitamente viene indicata tra 2 e 3 6 .<br />

NOTE<br />

1. F. Ortenzi, Gli acquerelli nel restauro. Valutazione della stabilità<br />

nei confronti dell’invecchiamento artificiale di alcuni materiali<br />

scelti (rosso veneziano, verde ossido di cromo, nero d’avorio, terra<br />

d’ombra naturale), tesi di laurea in Tecnologie per la conservazione<br />

e il restauro, Università degli Studi della Tuscia, relatore C.<br />

Pelosi, 2005. - F. Patrizi, Gli acquerelli nel restauro. Verifica della<br />

loro stabilità attraverso l’invecchiamento artificiale e le tecniche<br />

spettroscopiche, tesi di laurea in Tecnologie per la conservazione<br />

e il restauro, Università degli Studi della Tuscia, relatore C. Pelosi,<br />

2005. - C. Falcucci, M. Marabelli, C. Pelosi, Il controllo degli acquerelli<br />

nel restauro mediante controlli non distruttivi, Atti del<br />

XX Congresso Nazionale di Chimica analitica, S. Martino al Cimino<br />

(VT), 16-20 settembre 2007.<br />

2. F. Giurlanda, Caratteristiche chimico-fisiche dei colori ad acquerello<br />

per restauro, tesi di laurea in Tecnologie per la conservazione<br />

e il restauro, Università degli Studi della Tuscia, relatore M.<br />

Marabelli, 2006.<br />

3. B. Callede, Stabilité des couleurs utilisées en restauration, pigments<br />

bleus, Comité pour la conservation de l’ICOM 4 ème Reunion<br />

Triennale, Venise, 1975. - E.R de la Rie, S.Q. Lomax, M. Palmer, L.<br />

Deming Glinsman, C.A. Mes, An investigation of the photochemical<br />

stability of urea-aldeihyde resin retouching paints: removability<br />

tests and colour spectroscopy, in Tradition and Innnovation, Contributions<br />

to the Melbourne Congress, 10-14 october 2000, pp. 51-<br />

59. - D.M. Scarlone, Caratterizzazione e studi di invecchiamento di<br />

materiali pittorici organici naturali e sintetici, Tesi di dottorato,<br />

Università degli Studi di Torino, relatore O. Chiantore, 2001.<br />

4. Alcune informazioni sono state ottenute da un colloquio diretto<br />

con la direttrice generale dell’Istituto, Madame Myriam Serck-<br />

Dewaide. L’Istituto ha svolto delle ricerche agli inizi degli anni ’90<br />

del secolo scorso, poi interrotte, in base alle quali era emersa la<br />

scarsa stabilità di alcuni acquerelli, in modo particolare quelli della<br />

ditta Maimeri.<br />

5. Per il calcolo delle differenze cromatiche si è tenuto conto del<br />

Normal 43/93, Misure colorimetriche di superfici opache, CNR-ICR,<br />

Roma, 1993.<br />

6. Non esiste una normativa che esprima con chiarezza i valori delle<br />

variazioni cromatiche in funzione delle effettive differenze di colore<br />

percepibili dall’occhio; dati in questo senso sono riportati sul<br />

sito HYPERLINK “http://www.boscarol.com” www.boscarol.com<br />

alla voce colorimetria.<br />

7. F. Ortenzi, I colori a vernice nel ritocco pittorico: stato dell’arte e<br />

verifica della stabilità, tesi di laurea specialistica in Storia dell’arte<br />

e Tutela dei Beni Storico-Artistici, Università degli Studi della<br />

Tuscia, relatore C. Pelosi, 2007.<br />

In generale si può affermare che le terre e il blu oltremare<br />

sono, tra gli acquerelli studiati, quelli che certamente subiscono<br />

maggiori variazioni, mentre i più stabili risultano<br />

senza dubbio il verde ossido di cromo e il nero d’avorio.<br />

Questo dato non è molto incoraggiante dato che per le reintegrazioni<br />

in pittura murale le ocre e le terre sono i pigmenti<br />

più utilizzati.<br />

Occorreranno certamente ulteriori sperimentazioni per<br />

verificare la stabilità anche di altri colori ad acquerello e,<br />

soprattutto, per individuare materiali più duraturi per l’impiego<br />

nei dipinti murali. In altre tecniche pittoriche, infatti,<br />

la reintegrazione viene solitamente effettuata con colori a<br />

vernice (a base di resina Dammar o chetonica) che presentano<br />

certamente una maggiore stabilità ma, per la loro lucentezza,<br />

non possono essere impiegati sui dipinti murali 7 .<br />

ABSTRACT<br />

Watercolours restoration and conservation issues - Watercolours<br />

are today widely used in restoration, especially for the pictorial<br />

reintegration thanks to their reversibility and solubility during the<br />

time. But these materials show some problem when used in wall<br />

painting stored in high relative humidity environment giving rise<br />

to colour changes and dripping down the painting surface. The aim<br />

of this work has been to study the chemical-physical characteristics<br />

of the most used commercial water colours and to test their<br />

stability by means of artificial aging. Water colour from Maimeri,<br />

Windsor&Newton and Talens have been examined; then they have<br />

been aged and the colour has been measured to evaluate their<br />

changes.<br />

AUTORI<br />

CLAUDIA PELOSI - PELOSI@UNITUS.IT<br />

MAURIZIO MARABELLI<br />

CLAUDIO FALCUCCI<br />

FLAVIO GIURLANDA<br />

FLORIANA ORTENZI<br />

FRANCESCA PATRIZI<br />

FACOLTÀ DI CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA - VITERBO


RESTAURO<br />

MARTELLINA<br />

E TAGLIOLO:<br />

STRUMENTI DI<br />

UN’ARTE ANTICA<br />

di Paolo Racagni, Paola Perpignani<br />

Ravenna conserva un patrimonio artistico di straordinario valore che si esprime in<br />

particolar modo nei mosaici dei suoi mausolei, chiese e battisteri, dove operano<br />

mosaicisti con antiche procedure a tutt’oggi ancora invariate, che vengono utilizzate<br />

per i necessari interventi di conservazione e restauro in atto.<br />

Col termine mosaico si indicano opere antiche e<br />

moderne, composte da elementi poligonali litici<br />

o vetrosi, denominati tessere, ripetuti uno accanto<br />

all’altro, separati e allettati in una malta cementizia<br />

posta su un supporto rigido: pavimento, muro o supporto<br />

trasportabile.<br />

Il mosaico è l’arte dell’ “eterna pittura” (secondo il Ghirlandaio)<br />

in virtù dell’incorruttibilità dei suoi materiali.<br />

Ed è proprio in virtù ed in conseguenza di tali materiali che<br />

l’arte musiva si è sviluppata più lentamente e diversamente<br />

dalla pittura. I luoghi ove si è maggiormente sviluppata<br />

sono in relazione diretta con le aree in cui la reperibilità<br />

dei materiali costitutivi le tessere – sia litiche che vetrose<br />

– è più facile.<br />

I gesti che nel corso di tremila anni, hanno caratterizzato e<br />

caratterizzano il fare musivo sono essenzialmente due e si<br />

sono ripetuti sempre uguali: il taglio manuale delle tessere<br />

e la loro posa nella malta cementizia.<br />

Figura 1 - Un mosaico in corso di realizzazione.<br />

28 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />

Figura 2 - Mosaicisti al lavoro.<br />

ORGANIZZAZIONE NELL’ANTICHITÀ<br />

Le poche informazioni di cui disponiamo relativamente<br />

all’organizzazione del lavoro nell’antichità, concordano sul<br />

fatto che i mosaicisti erano organizzati in equipe di lavoro<br />

la cui divisione è testimoniata dalla descrizione che ne fa<br />

J.A. Furietti nel De musivis (Roma, 1732).<br />

La divisione del lavoro avveniva secondo specifiche competenze<br />

manuali sia artigianali che artistiche.<br />

Rientrano in questa classificazione mansioni prettamente<br />

“operaie”, quali:<br />

Figura 3 - Martellina e tagliolo sul ceppo.<br />

saggio La Mosaique (A. Quantin 1881, Paris) – si dà nota degli<br />

strumenti in uso nel sec. XIX per la lavorazione del mosaico<br />

(figura 4).<br />

• il calcis coctor, addetto alla fabbricazione della calce;<br />

• il lapidarius structor, scalpellino che lavorava la pietra;<br />

• il pavimentarius, che preparava gli strati di sottofondo<br />

dei pavimenti;<br />

• il tessellarius, che eseguiva le parti più semplici dei<br />

pavimenti, fondi monocromi e mansioni artistiche,<br />

• il musaearius, che aveva sia conoscenze tecniche dei<br />

materiali che artistiche;<br />

• il pictor imaginarius, creatore dei “cartoni” (disegni<br />

preparatori) che fungevano da modello dell’opera,<br />

• il pictor parietarius, che trasferiva i cartoni sulla parete<br />

in scala 1:1.<br />

Agli inizi del IV sec, a Roma, la remunerazione economica<br />

giornaliera dei mosaicisti era intermedia rispetto al salari<br />

di un artigiano, mentre quella dei pictores era superiore: il<br />

calcis coctor ed il tessellarius guadagnavano 50 denari, il<br />

musaearius 60 denari, il pictor parientarius 75 denari, il<br />

pictor imaginarius 150 denari.<br />

Un panettiere ed un fabbro percepivano 60 denari al giorno<br />

(pari al valore d’acquisto di due polli).<br />

Il taglio delle tessere veniva dunque eseguito da operai specializzati,<br />

probabilmente il lapidarius, con l’utilizzo di una<br />

semplice martellina ed un tagliolo come testimoniato dal<br />

bassorilievo rinvenuto ad Ostia Antica ed oggi conservato al<br />

Museo Archeologico di Ostia.<br />

Si tratta di due strumenti semplici ancora oggi in uso, le cui<br />

caratteristiche specifiche si sono mantenute inalterate nel<br />

tempo.<br />

MARTELLINA E TAGLIOLO<br />

La martellina in ferro forgiato e temperato presenta una<br />

forma ad arco ed è predisposta per il taglio su entrambe le<br />

estremità.<br />

Il tagliolo, un cuneo in ferro forgiato, viene posizionato in<br />

un ceppo di legno atto a garantire solidità e stabilità durante<br />

le fasi di lavorazione.<br />

In una sintesi grafica – pubblicata da Edouard Gerspach nel<br />

Figura 4 - Strumenti in uso nel sec. XIX per lavorazione del mosaico.<br />

Una delle tecniche essenziali della martellina prevede che<br />

la linea di taglio debba essere perfettamente piana, e tale<br />

deve restare (figura 5), anche a seguito di arrotature che si<br />

rendono necessarie nel corso dell’uso. Si deve quindi aver<br />

cura di affilare solo la parte superiore curva.<br />

Per quanto concerne il tagliolo, questo deve essere bene<br />

infisso nel ceppo, avendo cura di lasciare un vuoto d’aria tra


l’estremità inferiore del tagliolo e il ceppo stesso (Figura 6).<br />

Tale accortezza serve ad eliminare gli inevitabili contraccolpi<br />

che influiscono negativamente sull’esito del taglio.<br />

Attualmente si producono e sono in uso due diversi tipi di<br />

martelline e di taglioli.<br />

L’una in semplice<br />

acciaio temperato viene<br />

impiegata nel taglio<br />

di tessere litiche (marmi,<br />

pietre, ciottoli di<br />

fiume) accoppiata al<br />

Figura 6 - Schema grafico del montaggio<br />

del tagliolo sul ceppo.<br />

corrispettivo tagliolo<br />

in acciaio. L’altra,<br />

sempre in acciaio ma<br />

con l’inserimento di<br />

un puntale in widia e<br />

tagliolo corrispondente<br />

in acciaio, è utile<br />

per il taglio di smalti e<br />

paste vitree (il widia<br />

è una sostanza durissima<br />

a base di carburo di tungsteno).<br />

Il peso delle martelline varia dai 300 ai 900 grammi. Il peso<br />

influisce sul taglio ed è determinato dalla natura del materiale,<br />

dalla sua durezza: maggiore è la durezza della pietra<br />

maggiore dovrà essere il peso della martellina.<br />

Il taglio avviene poggiando in piatto il materiale da tagliare<br />

sul tagliolo e infliggendo<br />

un colpo<br />

secco con la mar-<br />

Figura 7 - Esecuzione del taglio delle tessere.<br />

tellina. Questa<br />

deve cadere perpendicolarmente<br />

ed in assetto lineare<br />

col tagliolo,<br />

dividendo in due<br />

parti il materiale.<br />

Tale movimento<br />

viene ripetuto milioni<br />

di volte fino<br />

ad ottenere delle tessere della dimensione richiesta e il<br />

quantitativo sufficiente ad eseguire l’opera a mosaico.<br />

Si possono ottenere tessere (solidi a forma di parallelepipedi)<br />

di dimensioni variabili, da grandi a piccole ad infinitamente<br />

piccole.<br />

Figura 9 - Dettaglio del mosaico Battaglia d’Isso.<br />

ABSTRACT<br />

Hammer and Hardy: instruments of an ancient art - The term<br />

mosaic indicates ancient and modern works of art made of polygonal<br />

stone, pottery and vitreous tesserae, placed close together in a<br />

cement mortar onto a rigid support: floor, wall or other.<br />

The same techniques have been used in the last 3000 years: work<br />

was subdivided according to specific manual, craftsmanship and artistic<br />

competence, from the calcis coctor (who made the mortar),<br />

to the pavimentarius (prepared floors underlayer). Cutting of the<br />

tesserae was carried by the lapidarius, using a simple hammer and<br />

hardy (arched and sharpened on both ends).<br />

There are two different types of hammer and hardy. One made of<br />

steel, coupled to a steel hardy, used for cutting marbles, stone<br />

and river pebbles tesserae. The other type is made of steel with<br />

a widia hardy and is used for enamels and vitreous pastes. The<br />

weight of the hammer varies between 300 to 900 grams, according<br />

to the nature of material.<br />

Tesserae vary in size: from big to very small, from 2 x 2 x 2 cm to<br />

0,2 x 0,2 x 3 cm (as in the “opus vermicolatum” of the “Battle of<br />

Isso”, from Pompei).<br />

Figura 8 - Battaglia d’Isso - Pompei.<br />

Si può valutare una variazione dimensionale che va da<br />

2x2x2 cm a 0,2x0,2x3 cm; tali misure estreme sono presenti<br />

nei mosaici in “opus vermicolatum” (ad esempio la famosa<br />

Battaglia d’Isso rappresentante la battaglia fra Alessandro e<br />

Dario rinvenuta a Pompei nella Domus del Fauno e trasportata<br />

nel 1852 nel Museo Archeologico di Napoli).<br />

AUTORI<br />

PAOLO RACAGNI, PAOLA PERPIGNANI<br />

P.R.P. RESTAURO E MOSAICI D’ARTE<br />

VIA DON G. MINZONI, 65<br />

48100 RAVENNA<br />

WWW.MOSAICORAVENNA.COM<br />

30 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


RESTAURO<br />

L’EBE DI CANOVA:<br />

MODELLO DIGITALE<br />

E SVILUPPI APPLICATIVI<br />

PRIMA PARTE<br />

di Francesca De Crescenzio, Massimiliano Fantini Franco Persiani,<br />

Valentina Virgilli, Nicola Santopuoli, Leonardo Seccia<br />

In questo contributo sono descritti i principali aspetti di un articolato<br />

progetto di ricerca portato avanti dai laboratori CAILab e V-lab della<br />

Seconda Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Il progetto,<br />

tuttora in fase di sviluppo, è basato sul rilievo tridimensionale ad<br />

alta precisione, mediante diverse tecnologie a scansione laser, di una<br />

scultura di Antonio Canova, l’Ebe conservata a Forlì.<br />

Nella prima parte dell’articolo ci occuperemo della fase di rilievo,<br />

mentre nella seconda degli sviluppi applicativi.<br />

Per cercare di contribuire a dare risposte alle complesse esigenze della tutela, conservazione<br />

e valorizzazione dei beni storico-artistici ed architettonici, la Seconda Facoltà di<br />

Ingegneria dell’Università di Bologna (sede di Forlì), ha costituito da tre anni il Laboratorio<br />

di Archeoingegneria CAILab, che, insieme al Laboratorio di Realtà Virtuale e Simulazione V-lab,<br />

è impegnato in numerosi progetti riguardanti i Beni Culturali, soprattutto con riferimento a tre<br />

ambiti di ricerca ed applicazione:<br />

• Realtà Virtuale: la progettazione e lo sviluppo di sistemi di realtà virtuale immersiva e<br />

semi-immersiva; l’utilizzo di tecniche di rilievo 3D (ad esempio, mediante laser scanner) e<br />

di prototipazione rapida;<br />

• Diagnostica: l’uso di metodi diagnostici non distruttivi di tipo multispettrale (ad esempio,<br />

riflettografia e telefotometria, termografia, colorimetria e spettrofotometria);<br />

• Materiali innovativi: la progettazione e lo sviluppo di dispositivi per il restauro basati su<br />

materiali di nuova concezione (ad esempio, sistemi intelligenti per il restauro di mosaici e<br />

la protezione di affreschi realizzati con leghe a memoria di forma).<br />

Va sottolineato, inoltre, che CAILab e V-lab operano in sinergia, sia per gli aspetti scientifici che<br />

didattici, con molti altri enti e strutture di ricerca, in particolare con la Facoltà di Architettura<br />

Valle Giulia della Sapienza Università di Roma 1 , in quanto solo una progettualità multidisciplinare<br />

può dare risposte efficaci nel medio e lungo periodo alla salvaguardia del patrimonio culturale<br />

per le attuali e future generazioni.<br />

In occasione della mostra su Antonio Canova (1757-1822) presso i Musei San Domenico a Forlì (20<br />

gennaio-21 giugno <strong>2009</strong>) intitolata “Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura”, CAILab e V-<br />

lab hanno curato l’allestimento di due sale, nelle quali far conoscere ai visitatori alcuni dei propri<br />

contributi nel campo dei Beni Culturali. In particolare, due importanti opere del grande scultore<br />

di Possagno sono state oggetto di articolati progetti di ricerca, tuttora in corso di sviluppo: la statua<br />

dell’Ebe forlivese (1816-1817), di cui si parlerà sinteticamente in questo contributo (quarta<br />

opera di Canova con questo soggetto, personificazione della “bellezza rasserenatrice”, eseguita<br />

32 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />

Figura 1 - Ebe forlivese di Canova nella sede della Pinacoteca Civica di Forlì prima del trasferimento nei Musei San Domenico.<br />

per la contessa Veronica Guarini di Forlì, è stata trasferita<br />

nel gennaio <strong>2009</strong> ai Musei San Domenico dalla Pinacoteca<br />

Civica di Forlì) e la Stele funeraria in memoria di Domenico<br />

Manzoni (1817-1818), che non è stato possibile portare in<br />

mostra dalla sua originaria collocazione all’interno della<br />

Chiesa della Trinità a Forlì.<br />

Inoltre, occorre sottolineare che la statua di Ebe qui esaminata<br />

(figura 1), è stata oggetto di vari interventi di restauro<br />

ed è attentamente monitorata con indagini periodiche 2 , al<br />

fine di tenere sotto costante controllo l’evoluzione del suo<br />

stato conservativo (ad esempio, con riferimento ad alcune<br />

fessurazioni, di cui una nella parte superiore della schiena),<br />

che attualmente risulta buono.<br />

REALIZZAZIONE DEL MODELLO DIGITALE<br />

Un primo studio di fattibilità per l’applicazione di tecnologie<br />

avanzate di rilievo, prototipazione e realtà virtuale<br />

sull’Ebe forlivese di Canova è stato condotto nel novembre<br />

2006 insieme al DIAPReM (Development of Integrated Automatic<br />

Procedures for Restoration of Monuments) della<br />

Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara e i risultati<br />

di questo lavoro sono stati presentati in occasione della<br />

Fiera del Restauro di Ferrara nel 2007.<br />

Il progetto di rilievo tridimensionale dell’opera di Canova<br />

si è poi sviluppato in due ulteriori campagne di acquisizione<br />

adottando due diversi sistemi di scansione: nel maggio<br />

2007 è stato utilizzato un laser scanner a triangolazione<br />

ottica Konica Minolta Vivid 9i per la scansione 3D della testa<br />

dell’opera, mentre nell’agosto 2007, in collaborazione<br />

con il DIAPReM, è stato impiegato un sistema integrato di<br />

misura che combina interferometria, videogrammetria e<br />

triangolazione ottica, per il rilievo completo dell’opera 3 .<br />

Prima di entrare nel dettaglio della descrizione delle due<br />

campagne di acquisizione, è opportuno sottolineare un<br />

aspetto di fondamentale importanza quando si opera nel<br />

campo dei Beni Culturali: in entrambi i casi si tratta di<br />

interventi di rilievo assolutamente non invasivi in quanto,<br />

non essendo richiesto il contatto con l’opera o l’applicazione<br />

di target fotogrammetrici o polvere opacizzante sulla<br />

sua superficie, non si corre il rischio di danneggiare l’originale.<br />

SCANSIONE 3D DELLA TESTA DELLA STATUA TRAMITE<br />

KONICA MINOLTA VIVID 9I<br />

Strumentazione adottata<br />

Durante la prima campagna di acquisizione, è stato adottato<br />

lo scanner Konika Minolta Vivid 9i per la digitalizzazione<br />

tridimensionale della testa dell’Ebe.<br />

Si tratta di un sistema attivo (non a contatto) che sfrutta il<br />

principio della triangolazione ottica. Questo laser scanner<br />

3D è fondamentalmente costituito da una sorgente laser e<br />

da un sensore CCD (Charge Coupled Device). La sorgente<br />

emette un raggio laser che, opportunamente deviato da<br />

uno specchio galvanometrico, scandisce l’oggetto in esame<br />

in modo regolare con una serie di profili di luce paralle-


Figura 2. Scansione 3D della testa della statua tramite il laser scanner Konica Minolta Vivid 9i.<br />

li che si muovono dall’alto verso il basso. Il sensore CCD,<br />

posto ad una distanza nota rispetto all’emettitore, acquisisce<br />

il segnale di ritorno riflesso dalla superficie dell’oggetto.<br />

Essendo nota la distanza tra emettitore e ricevitore,<br />

la misura degli angoli di emissione e di riflessione del<br />

raggio laser permette di ottenere, attraverso il principio<br />

della triangolazione, la posizione spaziale (x, y, z) dei punti<br />

sulla superficie dell’oggetto che appartengono al profilo<br />

di luce prodotto. L’insieme dei profili generati, ottenuti al<br />

termine della scansione, restituisce una “nuvola di punti”<br />

molto densa, con una risoluzione dell’ordine dei decimi di<br />

millimetro, necessaria per la realizzazione del modello tridimensionale.<br />

Lo strumento, dotato di un gruppo di tre ottiche intercambiabili,<br />

tele, middle e wide, con distanza focale rispettivamente<br />

a 25, 14 e 8 mm, è capace di acquisire fino a<br />

un massimo di 307.200 punti (640x480) per ogni scansione.<br />

Congiuntamente alla riproduzione della geometria esterna<br />

di un oggetto, questo scanner è in grado di ottenere anche<br />

un’immagine RGB che fornisce informazioni sul colore registrando<br />

una texture di 640x480 pixel per ogni scansione.<br />

Acquisizione dei dati<br />

Il rilievo 3D della testa dell’Ebe è stato condotto utilizzando<br />

l’ottica tele (distanza focale 25mm) per ottenere un<br />

modello ad elevato livello di dettaglio. Tale operazione ha<br />

richiesto la pianificazione di una complessa campagna di<br />

acquisizione caratterizzata da un elevato numero di scansioni,<br />

a causa, in particolare, della grande complessità della<br />

capigliatura. Infatti, per la realizzazione di un modello<br />

digitale 3D completo è necessario effettuare scansioni da<br />

più punti di vista per garantire la totale copertura della<br />

superficie dell’oggetto in esame. In questo caso, sono state<br />

necessarie acquisizioni mirate dello stesso particolare da<br />

diverse stazioni di rilievo per coprire le lacune causate dalla<br />

presenza dei numerosi sottosquadri. Durante la campagna<br />

di acquisizione, lo scanner è stato posizionato ad una<br />

distanza dalla statua compresa tra i 60 e i 90cm, cercando<br />

di mantenerlo in direzione ortogonale rispetto alla superficie<br />

da acquisire, al fine di ottimizzare il risultato delle<br />

scansioni. E’ stato inoltre necessario utilizzare un’impalcatura<br />

per poter accedere alla parte superiore della statua<br />

(Figura 2).<br />

Per il rilievo completo della testa sono state effettuate 179<br />

scansioni (salvate già in formato di mesh triangolare e non<br />

come nuvole di punti) e l’intera campagna di acquisizione<br />

ha comportato cinque giornate di lavoro.<br />

Dato che le singole scansioni in questa fase conservano un<br />

proprio sistema di riferimento, per ottenere un modello<br />

digitale completo è necessario registrarle insieme individuando<br />

almeno tre punti omologhi (elementi morfologici<br />

riconoscibili) presenti all’interno di due scansioni adiacenti.<br />

Questa prima fase di allineamento è stata eseguita contestualmente<br />

alla fase di rilievo (tramite il software Polygon<br />

Editing Tool che controlla lo scanner), registrando ogni<br />

scansione su quella precedentemente acquisita, al fine di<br />

semplificare la successiva fase di elaborazione dei dati.<br />

Elaborazione dei dati<br />

La lunga e complessa fase di elaborazione dei dati acquisiti<br />

dal laser scanner ha permesso la ricostruzione digitale<br />

della testa dell’opera con un elevato livello di accuratezza<br />

e con una risoluzione superficiale ampiamente sotto il millimetro.<br />

Questa elaborazione è stata eseguita attraverso<br />

un processo di post-processing (software Rapidform XOS)<br />

unendo insieme in un unico modello tridimensionale tutte<br />

le singole scansioni pre-registrate, avendo cura di diminuire<br />

il “rumore” presente in ogni presa (il marmo è una<br />

superficie non facile da rilevare con metodi ottici a causa<br />

della sua elevata riflettività) e di ricostruire con precisione<br />

le eventuali zone nascoste e non acquisite a causa della<br />

presenza di sottosquadri.<br />

Come primo passo di questo processo, è stato eseguito un<br />

filtraggio per la riduzione del rumore superficiale e una<br />

pulitura dei dati tramite l’eliminazione dei punti esterni<br />

alla parte di interesse. Successivamente, è stato effettuato<br />

un raffinamento globale dell’allineamento, in modo da<br />

far combaciare perfettamente le diverse scansioni preregistrate<br />

e da minimizzare e ridistribuire globalmente<br />

l’errore precedentemente introdotto nella registrazione<br />

delle singole coppie. E’ stata poi effettuata un’operazione<br />

di fusione delle scansioni in un’unica mesh a facce trian-<br />

34 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />

golari eliminando le parti ridondanti e ottenendo un solo<br />

modello, sottoposto ad una serie di operazioni di finitura,<br />

quali la chiusura dei buchi e l’eliminazione delle facce degeneri.<br />

Infine, il modello digitale 3D è stato sottoposto ad<br />

un leggero smoothing e ad una semplificazione geometrica<br />

attraverso la decimazione, controllata in funzione della<br />

curvatura superficiale della mesh, del numero dei vertici<br />

e dei triangoli fino ad ottenere la versione finale composta<br />

da 4.3 milioni di facce (figura 3).<br />

SCANSIONE 3D DELLA STATUA TRAMITE SISTEMA DI MISU-<br />

RA INTEGRATO<br />

Strumentazione adottata<br />

Durante la seconda campagna di acquisizione per il rilievo<br />

completo dell’opera, è stato utilizzato un sistema integrato<br />

di misura che combina interferometria, videogrammetria<br />

e triangolazione ottica.<br />

Il sistema integrato di misura è composto fondamentalmente<br />

da due elementi: una stazione Laser Tracker accoppiata<br />

con una videocamera digitale (T-Cam) e un sensore remoto<br />

che in via opzionale può essere costituito da uno scanner<br />

portatile T-Scan o da un tastatore portatile T-Probe.<br />

Il T-Scan è un laser scanner non a contatto che utilizza il<br />

principio della triangolazione ottica per l’acquisizione delle<br />

nuvole di punti della superficie in esame. Il T-Probe è uno<br />

strumento di misura a contatto che utilizza tastatori Renishaw<br />

e che consente di operare esattamente come si fa con<br />

una CMM (Coordinate Measurement Machine) tradizionale<br />

effettuando misure puntuali.<br />

Durante la fase di rilievo il sensore remoto del sistema (T-<br />

Scan o T-Probe) è impugnato dall’operatore e movimentato<br />

manualmente, mentre la localizzazione è costantemente<br />

monitorata in base alla Tecnologia di Posizionamento Locale<br />

tramite la stazione Laser Tracker accoppiata alla videocamera<br />

digitale T-Cam.<br />

Il Laser Tracker è un sistema basato su interferometria laser<br />

3D ad inseguimento con incorporato un distanziometro<br />

assoluto per la misura diretta della distanza che fornisce la<br />

posizione (x, y, z) 4 di uno dei prismi riflettori posti sul sensore<br />

remoto in utilizzo, mentre la T-Cam ne fornisce i tre<br />

angoli di Eulero (i, j, k), leggendo la mutua posizione di 10<br />

diodi infrarossi adeguatamente disposti. In questo modo,<br />

combinando i vantaggi della tecnologia basata sull’interferometria<br />

laser con quelli della videogrammetria, è possibile<br />

ottenere un sistema in grado di risolvere i sei gradi<br />

di libertà del sensore remoto movimentato dall’operatore<br />

durante l’acquisizione. E’ ovvio che in fase operativa il sensore<br />

remoto portatile del sistema (T-Scan o T-Probe) deve<br />

risultare sempre visibile alla stazione di localizzazione; in<br />

caso contrario si verifica l’interruzione del rilievo per evitare<br />

dati indesiderati.<br />

Acquisizione dei dati<br />

Per il rilievo completo dell’opera è stato predisposto il sistema<br />

integrato di misura posizionando la stazione Laser<br />

Tracker (accoppiata con T-Cam) 5 pochi metri di fronte alla<br />

statua, mentre l’operatore che impugnava il T-Scan era libero<br />

di muoversi vicino all’opera durante l’intera campagna<br />

di acquisizione (Figura 4).<br />

Infatti, il rilievo tridimensionale dell’opera avviene attraverso<br />

una serie di successive scansioni spostando lentamente<br />

lo scanner portatile in maniera parallela alla superficie<br />

da acquisire e mantenendolo ad una distanza di circa 7 cm<br />

da questa. Essendo noti i sei gradi di libertà del sensore<br />

remoto rispetto al sistema di riferimento individuato dalla<br />

stazione Laser Tracker, le singole “pennellate 3D” vengono<br />

automaticamente registrate e visualizzate tramite il software<br />

Polyworks utilizzato per la gestione delle nuvole di<br />

punti.<br />

In questa prima fase di scansione, è stato possibile acquisire<br />

solo una metà della statua senza compromettere la localizzazione<br />

del T-Scan da parte del sistema di inseguimento<br />

Laser Tracker, mentre per il rilievo della restante parte si<br />

è dovuto spostare la stazione di riferimento e posizionarla<br />

pochi metri dietro la statua. Per non effettuare la registrazione<br />

del nuovo set di scansioni sul precedente (come<br />

è usuale nei processi di ricostruzione 3D da scansione), è<br />

stato prima necessario definire un sistema di riferimento<br />

per registrare insieme le nuvole di punti acquisite dalle due<br />

posizioni del Laser Tracker.<br />

Pertanto, cinque riferimenti calibrati (tre è il numero minimo)<br />

sono stati collocati nell’ambiente intorno alla statua;<br />

la posizione di questi riferimenti è stata acquisita con<br />

il tastatore portatile T-Probe (impiegato in questa fase di<br />

registrazione come sensore remoto al posto del T-Scan) e<br />

mantenendo il Laser Tracker nella prima posizione. Dopo<br />

aver spostato il Laser Tracker nella seconda posizione, gli<br />

stessi riferimenti sono stati nuovamente misurati per determinare<br />

la trasformazione di rototraslazione tra le due<br />

posizioni del sistema di inseguimento.<br />

In totale, per completare la campagna di acquisizione,<br />

sono state complessivamente realizzate 1290 scansioni in<br />

tre giornate di lavoro.<br />

Figura 3 - Confronto tra il modello tridimensionale della testa dell’Ebe prima e dopo la fase di chiusura dei fori.


Figura 4 - Scansione 3D della statua tramite il T-Scan del sistema di misura integrato.<br />

Elaborazione dei dati<br />

Il post-processing dei dati è stato effettuato tramite il software<br />

Polyworks, che dispone di un plug-in di interfaccia<br />

con il sistema di misura integrato per la gestione e visualizzazione<br />

in tempo reale delle nuvole di punti acquisite tramite<br />

il T-Scan.<br />

Questa fase di elaborazione dei dati è risultata particolarmente<br />

lunga e complessa in funzione dell’elevato numero<br />

di scansioni. Le 1290 nuvole di punti registrate tra di loro,<br />

grazie alla funzione di localizzazione dello scanner portatile<br />

rispetto alla stazione di riferimento Laser Tracker, sono<br />

state sottoposte ad un raffinamento dell’allineamento attraverso<br />

una funzione di registrazione globale seguita da un<br />

processo automatico per la riduzione della sovrapposizione<br />

tra le diverse scansioni (zone di overlap), che ha portato ad<br />

una prima diminuzione della massa di dati.<br />

La mesh a facce triangolari è stata poi ottenuta attraverso<br />

un processo di triangolazione che converte le nuvole di punti<br />

acquisiti dallo scanner in una superficie continua e ne produce<br />

una rappresentazione visualmente più intuitiva. Consi-<br />

Figura 5 - A sinistra: insieme delle scansioni registrate (visualizzate in colori diversi) ottenute tramite il T-Scan. A destra: modello digitale 3D dell’Ebe<br />

ottenuto dalla fusione delle precedenti scansioni.<br />

36 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

derata la grande quantità di dati (dipendente dalle dimensioni<br />

della statua), è stato necessario sottoporre il modello<br />

digitale ad una forte semplificazione geometrica attraverso<br />

una decimazione controllata in funzione della curvatura superficiale<br />

della mesh. Questo approccio determina quindi<br />

una mesh a risoluzione variabile, che utilizza triangoli più<br />

grandi dove la superficie dell’oggetto ha una minore curvatura<br />

e triangoli più piccoli nelle aree a maggiore curvatura.<br />

Il risultato è stato un modello finale composto da poco più di<br />

5 milioni di triangoli, non molti di più rispetto al modello di<br />

più piccole dimensioni, ma a più alta risoluzione, della sola<br />

testa dell’opera (figura 5).<br />

[continua…]<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

S. A. Curuni, N. Santopuoli, 2007, “Pompei, Via dell’Abbondanza. Ricerche,<br />

restauri e nuove tecnologie”, Edizioni Skira, Milano.<br />

F. De Crescenzio, M. Fantini, F. Persiani, N. Santopuoli, L. Seccia, V.<br />

Virgilli, 2008, Monitoring of the conservation state of the internal wall<br />

surfaces of Room with Golden Vault in the Domus Aurea, in Proceedings<br />

of the International Workshop – In Situ Monitoring of Monumental<br />

Surfaces, Florence, 27-29 ottobre 2008, pp. 77-86.<br />

S. Androsov, F. Mazzocca, A. Paolucci (a cura di), <strong>2009</strong>, “CANOVA. L’ideale<br />

classico tra scultura e pittura”, Silvana Editoriale, Milano.<br />

M. Balzani, M. Fabbri, F. Persiani, L. Seccia, F. De Crescenzio, M. Fantini,<br />

V. Virgilli, 2007, L’Ebe di Antonio Canova nella Pinacoteca Civica di<br />

Forlì: studio di fattibilità per l’applicazione di tecnologie avanzate di<br />

rilievo, prototipazione e realtà virtuale. In “Restauro. Economia della<br />

Cultura – Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni<br />

Culturali e Ambientali”, Catalogo della Fiera del Restauro di Ferrara<br />

2007, 22-25 marzo 2007, Acropoli s.r.l., Bologna, pp. 222-226.<br />

R. Scopigno, 2005, Gestione efficiente dei dati prodotti dai sistemi di<br />

scansione tridimensionale. Laser Scanner e GPS: Paesaggi Archeologici<br />

e Tecnologie Digitali, 4, pp. 41-68.<br />

C. Cassani, 2008, Strumenti per una nuova tecnologia per il rilevamento<br />

architettonico ed archeologico, in “Il cantiere della conoscenza,<br />

Metodologie e strumenti per la conservazione ed il restauro”, a cura di<br />

R. A. Genovese, Arte Tipografica Editrice, pp. 155-167.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Gli autori ringraziano in modo particolare:<br />

Avv. Pier Giuseppe Dolcini (Presidente delle Fondazione Cassa dei<br />

Risparmi di Forlì), Dr. Gianfranco Brunelli (Coordinatore generale<br />

della Mostra su Canova), Dr.ssa Luciana Prati (Dirigente Pinacoteca<br />

Civica, Servizi Pinacoteca e Musei, Comune di Forlì), Prof. Marcello<br />

Balzani (Responsabile Scientifico e Direttore del DIAPReM, Università<br />

di Ferrara), Ing. Cesare Cassani, Dr. Anthony Vianna (Leica<br />

Geosystems/Hexagon Metrology), Dr. Renato Figini, Sig. Daniele<br />

Molina (Konica Minolta Sensing Europe B.V. Italy Branch Office).<br />

ABSTRACT<br />

Canova’s Ebe: digital model and application developments - 1st<br />

part - In this paper the main aspects of a complex research project,<br />

performed by the CAILab and V-lab laboratories of the Second Engineering<br />

Faculty of the Bologna University, are described. This<br />

project is being developed exploiting some different laser scanning<br />

technologies, with the goal to obtain a 3D survey of the sculpture<br />

called Ebe of Antonio Canova that is conserved in Forlì.<br />

NOTE<br />

1. Presso la sede di Cusercoli (FC) del CAILab vengono organizzati<br />

periodicamente incontri scientifici e cantieri-scuola per la preparazione<br />

teorica e pratica di allievi delle due Facoltà e della<br />

Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio<br />

della Sapienza Università di Roma.<br />

2. In particolare si tratta di indagini ultrasoniche e radiografiche<br />

eseguite da Carlo Lugnani Doria della ditta RCL – Ricerca Controlli<br />

Lavori.<br />

3. La parte iniziale di questo progetto di ricerca è stata resa possibile<br />

anche grazie alla grande disponibilità del Prof. M. Balzani,<br />

Direttore del DIAPReM, in termini sia di personale che di mezzi.<br />

4. Di fatto il sistema effettua misure polari (due angoli e una distanza),<br />

che vengono poi trasformate in coordinate cartesiane.<br />

5. Nel resto del paragrafo il sistema di inseguimento Laser Tracker si<br />

intende sempre accoppiato con la videocamera digitale T-Cam.<br />

AUTORI<br />

FRANCESCA DE CRESCENZIO<br />

MASSIMILIANO FANTINI<br />

FRANCO PERSIANI<br />

VALENTINA VIRGILLI<br />

II FACOLTÀ DI INGEGNERIA, CAILAB, UNIVERSITÀ DI BOLOGNA<br />

NICOLA SANTOPUOLI<br />

FACOLTÀ DI ARCHITETTURA VALLE GIULIA, SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA<br />

LEONARDO SECCIA<br />

SECCIA@CIRAM.UNIBO.IT<br />

II FACOLTÀ DI INGEGNERIA, CAILAB E CIRAM, UNIVERSITÀ DI BOLOGNA


SCHEDE TECNICHE<br />

ZSCAN:<br />

SCANSIONE<br />

TRIDIMENSIONALE<br />

DIGITALE<br />

di Marco Ghezzi,<br />

Domenico Santarsiero<br />

Tra le tecnologie di ultima generazione applicate ai beni<br />

culturali, il laser scanner rappresenta senza alcun dubbio una<br />

soluzione adeguata e allo stesso tempo innovativa, la dove la<br />

necessità impone la documentazione dei beni culturali attraverso<br />

la modellistica 3D. Ma le frontiere applicative non hanno limiti,<br />

ed ecco che si affaccia nel mercato delle soluzioni per i beni<br />

culturali, un nuovo approccio al problema, ovvero la tecnica del<br />

photo scanning , basata sull’impiego delle immagini come fonte<br />

inesauribile di informazioni non solo metricamente valide, ma<br />

ampiamente estensive nel loro carico di informazioni contenute<br />

nello strato informativo della cromaticità del bene culturale.<br />

ZScan è uno strumento per l’acquisizione<br />

di nuvole di punti<br />

mediante l’uso di una camera<br />

fotografica digitale, una slitta di precisione<br />

e un software basato su un innovativo<br />

algoritmo di analisi multifocale<br />

dell’immagine. E’ caratterizzato<br />

dall’accuratezza sia geometrica che<br />

cromatica dei risultati, dalla semplicità<br />

e praticità d’uso e dalla robustezza<br />

dei suoi componenti. Serve per realizzare<br />

modelli digitali acquisendo, da<br />

immagini fotografiche, delle nuvole di<br />

punti che definiscono una copia digitale<br />

in 3D dell’oggetto rilevato.<br />

Consente il rilievo metrico indiretto,<br />

quello cioè che si realizza senza “toccare”<br />

l’oggetto prescindendo anche<br />

dalla necessità di rilievo di punti topografici<br />

di appoggio. Non è pertanto<br />

necessario alcun altro strumento<br />

per completare il rilievo. Il sistema<br />

è completamente autonomo: dalle<br />

immagini alle misure, sfruttando<br />

un software completamente italiano<br />

prodotto dalla stessa MenciSoftware.<br />

Inizialmente progettato per l’uso da<br />

parte di utenti inesperti nel settore<br />

del rilievo dei Beni Culturali, è stato<br />

successivamente utilizzato anche in<br />

altri settori.<br />

Il sistema può essere infatti adottato<br />

anche a scopo documentario<br />

per conoscere<br />

con esattezza<br />

il bene da<br />

rilevare in 3D. L’ausilio<br />

delle immagini<br />

rende lo strumento<br />

particolarmente<br />

appetibile per<br />

il rilievo dei Beni<br />

Culturali, dove la<br />

componente informativa<br />

dei colori<br />

ha una grande importanza.<br />

Il risultato<br />

è una griglia<br />

di punti 3D ad alta<br />

precisione con texture dell’immagine<br />

applicata: ovvero un raster 3D. È<br />

possibile prendere misure, graficizzare<br />

tematismi, fare rappresentazioni<br />

3D in CAD, generare ortofoto<br />

e ortomosaici ad alta risoluzione.<br />

ZScan opera in condizioni di lavoro<br />

che richiedono distanze di presa variabili<br />

da pochi centimetri fino ad un<br />

massimo di 10 metri, influenzando di<br />

conseguenza la precisione dei modelli.<br />

Tutte le nuvole di punti hanno colori<br />

con fedeltà fotografi ca, consentendo<br />

inoltre di applicare eventualmente<br />

la propria texture dopo il processo di<br />

Figura 1 – Fase di presa di una “tripletta” di immagini per un affresco murale.<br />

triangolazione.<br />

Si tratta del primo sistema fotogrammetrico<br />

semplificato, di facile trasporto<br />

e con una estrema facilità d’uso.<br />

Chiunque può operare senza competenze<br />

specifi che o specialistiche, realizzando<br />

modelli 3D frutto di soli 3<br />

scatti fotografici senza nessun altro<br />

intervento, in quanto non è richiesto<br />

alcun punto di controllo o misura preliminare.<br />

E’ comunque possibile avvalersi<br />

dei punti di controllo, se disponibili,<br />

per facilitare la registrazione dei<br />

modelli, il disegno 3D e la generazione<br />

di ortofoto.<br />

38 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />

Figura 2 – Tripletta di<br />

immagini.<br />

Figura 3 – Una vista della nuvola di punti che genera il modello 3D.<br />

DESCRIZIONE TECNICA<br />

Il sistema richiede una camera fotografica<br />

appositamente calibrata. In<br />

funzione dell’ottica utilizzata si può<br />

ampliare il campo di azione dello strumento.<br />

La configurazione proposta<br />

prevede una camera digitale Canon o<br />

Nikon. Le precisioni sono direttamente<br />

relazionate alla distanza di presa<br />

e all’ottica utilizzata. Lo strumento<br />

può avere più ottiche calibrate.<br />

La camera deve essere alloggiata su<br />

una slitta di precisione con carrello<br />

a ricircolo di sfere (lunghezza 500 o<br />

900 mm) con testa tilt, che consente<br />

di conoscere con alta precisione la<br />

“base di presa”.<br />

Figura 4 – Camera da presa sulla slitta<br />

Il dispositivo di<br />

acquisizione dati<br />

è supportato dal<br />

software ZScan<br />

per la generazione<br />

di nuvole<br />

di punti. ZScan<br />

basa il proprio<br />

funzionamento<br />

su un sofisticato<br />

algoritmo di<br />

rettifica multifocale<br />

mediante il quale le immagini<br />

vengono ricampionate epipolarmente<br />

secondo piani variabili in funzione<br />

della morfologia dell’oggetto da<br />

ricostruire. La rettifica è seguita da<br />

un processo di image<br />

matching multioculare<br />

che consente di<br />

ottenere un’elevata<br />

Figura 5 – Modello 3D di dettaglio di affresco - una fase di misurazione<br />

l’ampiezza di una fessurazione.<br />

qualità ricostruttiva<br />

sia della forma<br />

che del colore della<br />

nuvola di punti.<br />

Le fasi del processo<br />

di elaborazione sono<br />

suddivisibili in due<br />

grandi categorie: la<br />

preparazione della<br />

tripletta di immagini<br />

(per tripletta si intende lo scatto<br />

in successione della camera digitale<br />

sulla barra di precisione) e la successiva<br />

ricostruzione tramite il software<br />

della superficie rilevata in 3D.<br />

RESTITUZIONE DEL MODELLO 3D:<br />

UN SOFTWARE EVOLUTO<br />

La restituzione inizia con l’introduzione<br />

dei valori relativi alla distorsione<br />

delle immagini, rilevati durante la<br />

fase di calibrazione della camera nei<br />

laboratori MenciSoftware, per l’eliminazione<br />

delle aberrazioni ottiche.<br />

Le immagini vengono analizzate mediante<br />

un operatore d’interesse per<br />

la ricerca di un numero di features<br />

dipendente dalle loro dimensioni, ma<br />

che di solito non è inferiore a 1500.


La disposizione delle features influenza<br />

le fasi successive del calcolo.<br />

È necessario che esse siano distribuite<br />

su tutto il fotogramma e che<br />

quest’ultimo sia omogeneamente<br />

texturizzato.<br />

Un algoritmo di ricerca delle features<br />

omologhe e del loro filtraggio mediante<br />

geometria epipolare, conduce<br />

alla ricostruzione degli orientamenti<br />

dei tre fotogrammi. I valori angolari<br />

ottenuti per l’assetto di presa sono<br />

prossimi a zero e la loro entità dipende<br />

dalle tolleranze costruttive della<br />

slitta, dal posizionamento della camera<br />

sul carrello, dall’oscillazione<br />

della barra ed eventualmente del<br />

supporto che la sostiene. La correttezza<br />

dell’orientamento è il presupposto<br />

indispensabile per la buona riuscita<br />

del processo di ricostruzione.<br />

Noto l’orientamento, si procede alla<br />

fase di rettifica trinoculare al fine di<br />

annullare simultaneamente la parallasse<br />

verticale sui tre fotogrammi. La<br />

rettifica è particolarmente complessa<br />

in quanto le condizioni di presa sono<br />

prossime a quelle di perfetto allineamento,<br />

che costituisce una condizione<br />

degenere per il tensore trifocale.<br />

A tale scopo è stato messo a punto un<br />

algoritmo di rettifica trinoculare senza<br />

l’uso del tensore trifocale. La ricostruzione<br />

della superficie avviene per<br />

image matching mediante metodi di<br />

programmazione dinamica. Il calcolo<br />

della cross-correlazione è simultaneo<br />

sulle tre immagini e sfrutta le componenti<br />

cromatiche RGB.<br />

IMAGE SCAN E LASER SCAN<br />

La tecnica “Image Scan” realizzabile<br />

con il sistema ZScan produce un risultato<br />

direttamente paragonabile a<br />

quello acquisibile con sistemi di “laser<br />

scanning” (ove cioè i punti sono<br />

rilevati in maniera automatica e direttamente<br />

da unità distanziometriche<br />

laser a testa<br />

rotante); il<br />

multi-matching<br />

delle 3 immagini<br />

è in grado di<br />

produrre nuvole<br />

di punti che<br />

hanno la stessa<br />

qualità, in termini<br />

di densità<br />

e di precisione,<br />

delle nuvole di<br />

punti acquisite<br />

dalle unità di<br />

acquisizione laser<br />

scanning.<br />

Il risultato è<br />

valido sia per<br />

Figura 6 - Zscan versione Micro per analisi di dettaglio e distanze di<br />

presa ravvicinate.<br />

le applicazioni terrestri che quelle<br />

aeree (LIDAR). Pertanto, l’utilizzazione<br />

di sistemi di fotogrammetria<br />

o LIDAR per la produzione di una nuvola<br />

di punti non è influenzata dalla<br />

precisione, dalla densità, né dal<br />

tempo necessario per ottenere il<br />

prodotto finale. Le misure fotogrammetriche<br />

sono completamente automatiche<br />

e possono essere eseguito<br />

subito dopo la registrazione delle<br />

immagini, grazie alle misurazioni<br />

dirette dei parametri di orientamento<br />

esterno (tramite sistemi GPS/<br />

IMU, come per gli strumenti LIDAR).<br />

La generazione di una nuvola di punti<br />

fotogrammetrica offre un vantaggio<br />

particolare rispetto all’approccio<br />

laser scanner. Le stesse immagini<br />

orientate, usate per generare le nuvole<br />

di punti, possono essere utilizzate<br />

per favorire e migliorare la successiva<br />

fase di segmentazione. Nei laser<br />

scanner si richiede un “extra” per<br />

l’acquisizione di immagini orientate,<br />

al fine di ottenere gli stessi dati ricavabili<br />

dalla fotogrammetria. Questa<br />

esigenza significa, ovviamente, costi<br />

più elevati.<br />

ABSTRACT<br />

Zscan: digital 3D scanning - Nowadays,<br />

laser scanner represents one of the stateof-the-art<br />

technologies, even in the cultural<br />

heritage field. Now, more than ever,<br />

the need for a three dimension documentation<br />

is the goal of most restoration<br />

programs. But the development of new<br />

techniques and applications is far from<br />

slow down: a new technique, called Photo<br />

Scanning, is now facing the scene. Developed<br />

in Italy by Menci Software, this technique<br />

provides a 3D documentation of an<br />

artefact taking advantage the chromatic<br />

informations kept by images.<br />

AUTORI<br />

MARCO GHEZZI<br />

MARCO.GHEZZI@MENCI.COM<br />

DOMENICO SANTARSIERO<br />

DOMENICO.SANTARSIERO@MENCI.COM<br />

RIFERIMENTI<br />

FOTOGRAMMETRIA, LASER SCANNER, SCANNER 3D, SISTEMI PER CARTOGRAFIA TERRESTRE, AEREA E SATELLITARE<br />

SISTEMI DI MISURA TRIDIMENSIONALE MEDIANTE IMMAGINI E/O SCANSIONI LASER<br />

SISTEMI DI RIPRESA HARDWARE E SOFTWARE PERSONALIZZATI<br />

VIA LUMIERE 19 52100 AREZZO - ITALY<br />

TEL/FAX (0039)0575382051 / (0039)0575383960<br />

WWW.MENCI.COM<br />

40 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


SCHEDE TECNICHE<br />

SISTEMA DI<br />

ANALISI DI<br />

FLUORESCENZA<br />

X PORTATILE<br />

di Vittorio Bresciani<br />

Figura 1 - Particolare della testa con sorgente e detector.<br />

Un strumento portatile per fluorescenza X si colloca nel campo<br />

delle strumentazioni per le analisi non distruttive ed è in grado<br />

di effettuare analisi in situ, in tempo reale, su campioni solidi,<br />

senza dover affrontare problematiche importanti quali quelle<br />

del trasporto delle opere in laboratorio.<br />

In letteratura è possibile incontrare<br />

sigle diverse per identificare il medesimo<br />

principio fisico di funzionamento<br />

degli strumenti di analisi di<br />

fluorescenza X: con EDXRF si intende<br />

Energy Dispersion X Ray Fluorescence,<br />

mentre con XEDS, X-Ray Energy<br />

Dispersion Florescence.<br />

Il sistema qui presentato consente<br />

di effettuare le analisi qualitative e<br />

semiquantitative, sia chimiche che<br />

mineralogiche, necessarie alla caratterizzazione<br />

composizionale del campione<br />

in analisi.<br />

IL PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO<br />

Il principio fisico della tecnica di fluorescenza<br />

X si basa sull’espulsione di<br />

un elettrone dagli orbitali più interni<br />

di un atomo, qualora esso venga colpito<br />

da un fascio di fotoni o di particelle<br />

cariche di sufficiente energia; in<br />

seguito al riassestamento energetico<br />

si ha l’emissione di fotoni X caratteristici,<br />

con frequenza correlata al numero<br />

atomico Z dell’atomo bersaglio<br />

secondo la legge di Moseley (n = [K<br />

(Z – s)]2 ). Questi fotoni vengono raccolti<br />

da un rivelatore a semiconduttore<br />

Si(Li) e inviati ad un analizzatore<br />

multicanale in grado di discriminarli<br />

in base alla loro energia; si ottiene<br />

così uno spettro in cui si distinguono<br />

dei picchi, ogni picco corrisponde ad<br />

una ben precisa energia caratteristica<br />

dello specifico atomo.<br />

Dall’identificazione dei picchi si deduce<br />

la presenza nel campione di determinati<br />

elementi: l’analisi elementare<br />

qualitativa è perciò immediata.<br />

DESCRIZIONE DEL SISTEMA<br />

Lo strumento qui illustrato è specificatamente<br />

progettato per indagini<br />

sui Beni Culturali.<br />

Il sistema, altamente innovativo, è in<br />

grado di rivelare elementi nel range<br />

1.5Kev-30Kev (Al-Cs) ed è fornito in<br />

due contenitori rigidi di peso limitato,<br />

atti al trasporto ed alla corretta<br />

conservazione del sistema stesso.<br />

In un contenitore è alloggiata l’unità<br />

principale completa di alimentatori,<br />

nel secondo contenitore e’ alloggiata<br />

la testa di misura (Figura 1), i cavi<br />

di alimentazione, gli accessori e un<br />

computer portatile.<br />

La sorgente, molto compatta, contiene<br />

l’alimentatore alta tensione, ed è<br />

stata progettata specificatamente<br />

per l’utilizzo in fluorescenza X. Consente<br />

un funzionamento continuo con<br />

raffreddamento a convezione naturale,<br />

e ha caratteristiche di schermatura<br />

e stabilità per operare con sensori<br />

ad elevata risoluzione.<br />

L’unità è dotata di puntatori laser<br />

per verificare esattamente la zona<br />

di eccitazione e la distanza ottimale<br />

di posizionamento dell’elemento da<br />

analizzare.<br />

L’unità principale consente, tramite<br />

un computer ed un software dedicato,<br />

di analizzare, elaborare e memorizzare<br />

i dati acquisiti dal sensore.<br />

SOFTWARE DI<br />

ACQUISIZIONE E ANALISI DATI<br />

Il sistema è fornito del software AM-<br />

PTEK per analisi qualitativa (opz.<br />

quantitativa) X-Ray Fluorescence.<br />

Esso processa le righe spettrali misurate<br />

per ottenere prima l’intensità<br />

degli elementi di punta (cioè l’intensità<br />

dei picchi corrispondenti a ogni<br />

elemento), e poi le concentrazioni<br />

elementari o gli spessori della pellicola<br />

superficiale (Figura 2).<br />

UTENTI E PRINCIPALI REFERENTI<br />

Alla data di pubblicazione del seguente<br />

articolo, molti laboratori di analisi<br />

si sono dotati di tale strumentazione;<br />

tra questi vengono annoverati:<br />

• il Dipartimento di Fisica dell’Università<br />

di Bologna<br />

• il Dipartimento di Conservazione<br />

dei Beni Culturali dell’Università<br />

di Bologna (sede di Ravenna)<br />

• l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare<br />

di Catania<br />

42 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

NOTE TECNICHE:<br />

- Alimentazione da rete 220Vac<br />

50 Hz<br />

- Sorgente RX con anodo di W<br />

e finestra in Be in grado di<br />

operare nel campo 2- 38KV<br />

con corrente regolabile nel<br />

campo 0- 0.5mA, completa<br />

di collimatori per consentire<br />

analisi su superfici del<br />

diametro di 1 e 3 mm.<br />

- Silicon Drift Detector (Unità<br />

realizzata in collaborazione<br />

con il Politecnico di Milano)<br />

- Risoluzione 130 eV (125 a<br />

richiesta).<br />

- Autoraffreddante con elemento<br />

Peltier<br />

- Finestra in Be da 8 μM<br />

- Area utile del sensore: 5mm<br />

quadri<br />

- Shaping time: 1,5<br />

microsecondi.<br />

- Analizzatore multicanale con<br />

16K data channel, altamente<br />

stabile completo di software<br />

di presentazione spettri<br />

compatibile Windows montato<br />

nel modulo di alimentazione.<br />

Figura 2 - Software AMPTEK di analisi<br />

Figura 3 - Particolare testa strumento (Detector<br />

e Generatore raggi-x) montata su<br />

dispositivo di centratura con supporto a tripode<br />

telescopico.<br />

- Computer portatile con<br />

installato sistema operativo<br />

Windows e software di<br />

presentazione spettri Windows<br />

compatibile. Il computer<br />

colloquia con una porta seriale<br />

RS 232 con il multicanale.<br />

- Cavalletto regolabile in<br />

altezza, completo di supporto<br />

per la testa di misura e di<br />

slitta per l’avvicinamento della<br />

testa all’oggetto da analizzare.<br />

• il Dipartimento di Fisica della<br />

Sapienza Università di Roma<br />

• il Dipartimento di Chimica<br />

dell’Università di Perugia<br />

• l’Istituto Centrale per il Restauro<br />

di Roma<br />

• l’Universite Catholique de Louvain<br />

• la Divisione di Scienze Fisiche<br />

dell’Università di Napoli<br />

• il Dipartimento di Fisica dell’Università<br />

di Pisa<br />

Figura 4 - Particolare della testata dello strumento<br />

posizionata per l’analisi di un frammento<br />

di intonaco.<br />

• il Dipartimento di Energetica<br />

dell’Università la Sapienza di Roma<br />

• il Centro Nacional de Aceleradores<br />

de Sevilla<br />

• l’Institut de Ciencia de Materials<br />

de Valencia<br />

• l’Instituto Portugues De Conservação<br />

e Restauro<br />

• l’Università di Camerino<br />

• il China National Institute of Cultural<br />

Property di Beijing (Pechino)<br />

• il CFP - Centro Formazione Professionale<br />

della Provincia di Cremona<br />

• Il museo di Xian - Shaanxi Historical<br />

Museum - Xi’an- Cina.<br />

Figura 5 - Strumento con computer ed<br />

accessori pronto per il trasporto sul<br />

campo alloggiato nel suo contenitore<br />

antiurto.<br />

ABSTRACT<br />

Portable X-Ray Fluorescence System<br />

- The portable x-ray fluorescente equipment<br />

uses the technical EDXRF and specifically<br />

has been designed for non destructive<br />

analysis on metals, paintings,<br />

marbles and generally for Cultural Heritage<br />

investigations and for research in<br />

geochemistry, forensic science, etc.<br />

This version, has possibilities of analysis<br />

on the range of measure from 1 to 33kev.<br />

Resolution 130eV (125ev on request). The<br />

elevated ability of acquisition, allows<br />

measures very brief times, typically within<br />

one minute.<br />

AUTORE<br />

VITTORIO BRESCIANI<br />

RIFERIMENTI<br />

BRESCIANI MATERIALI ED ATTREZZATURE PER IL RESTAURO E LA CONSERVAZIONE<br />

BRESCIANI S.R.L. - VIA BREDA 142 - 20126 MILANO ITALY<br />

TEL. +39 02.27002121 R.A.<br />

FAX +39 02.2576184<br />

www.brescianisrl.it info@brescianisrl.it


SICUREZZA<br />

LA SICUREZZA E LA CONSERVAZIONE<br />

DEI BENI CULTURALI<br />

RIFLESSIONI EPISTEMOLOGICHE<br />

di Sandro Massa<br />

Nel corso dei secoli il concetto di<br />

conservazione e di restauro ha assunto<br />

via via sfumature diverse, non sempre<br />

omogenee tra loro. Si è dato per scontato<br />

che il degrado delle opere fosse segno<br />

dell’ineluttabilità del tempo senza<br />

chiedersi in maniera scientifica perché<br />

ciò si verificasse. Questo articolo vuole<br />

cercare di dare una accezione più<br />

organica ai vari concetti utilizzando,<br />

anche se in maniera impropria, il “Rasoio<br />

di Occam” per giungere ad una visione più<br />

realistica.<br />

Figura 1 – Esempio di degrado: la statua sul Ponte dei quattro capi a Roma.<br />

Nell’antichità l’attività di conservazione era pressoché<br />

sconosciuta e quella di restauro era prevalentemente<br />

intesa come semplice manutenzione o come riadattamento<br />

dell’opera, legato al gusto del tempo o a motivazioni<br />

ideologiche. Gli interventi di restauro hanno subito<br />

nei secoli trasformazioni anche rilevanti: basti pensare alle<br />

impostazioni date nell’ultimo secolo e che si legano ai nomi<br />

di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, John Ruskin, Camillo<br />

Boito, Gustavo Giovannoni e Cesare Brandi, il quale ha definito<br />

il restauro come: «il momento metodologico del riconoscimento<br />

dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e<br />

nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della<br />

trasmissione al futuro».<br />

A tutt’oggi l’impostazione del Brandi non è ancora universalmente<br />

accettata, nonostante sia alla base delle varie<br />

“Carte del restauro”. Nei paesi asiatici infatti – ma non solamente<br />

lì – ancora si ritiene che il restauro consista nel<br />

mantenere in vita lo “spirito” dell’opera, non la sua “materialità”.<br />

Il concetto di restauro naturalmente non può essere<br />

scisso da quello di degrado, essendo questo la causa e<br />

l’altro un intervento di ripristino delle funzionalità (rendere<br />

nuovamente solido, re-staurare).<br />

44 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 45<br />

MA COSA SI INTENDE PER DEGRADO?<br />

La prima formulazione del concetto di degrado consisteva<br />

nel ritenerlo una perdita di materia. In realtà in alcune tipologie<br />

di degrado, ad esempio nella corrosione dei metalli,<br />

questo può manifestarsi come un aumento di materia (figura<br />

1).<br />

E poi che dire dello scolorimento superficiale? E dove si perde<br />

la lettura di un’iscrizione o di un’immagine senza che si<br />

abbia una perdita o un aumento di materia?<br />

Forse, in analogia con la teoria dell’informazione, si potrebbe<br />

definire con il termine degrado la perdita d’informazione,<br />

indipendentemente dal fatto che venga implicata una<br />

perdita di materia. È stato necessario lo studio dei processi<br />

termodinamici per avere una visione scientifica di quanto<br />

accadeva naturalmente. In particolare, l’impostazione del<br />

Secondo principio ha dimostrato come qualunque trasformazione<br />

nel mondo fisico non possa avere un rendimento<br />

pari ad 1, ossia qualcosa viene sempre perso in termini di<br />

energia o di materia. Da questa impostazione è poi derivata<br />

l’affermazione che sottolinea come tutto in natura tenda<br />

ad un massimo di disordine, ovvero come ogni cosa tenda a<br />

perdere le caratteristiche originarie e quindi a degradarsi.<br />

Per un periodo piuttosto lungo poi, si è cercato di attribuire<br />

la causa principale del degrado alla presenza degli<br />

inquinanti, non riuscendo a giustificare come siano sorti<br />

i deserti. In un’accezione sistemica si dovrebbe vedere il<br />

degrado di origine ambientale determinato dall’interazione<br />

con l’ambiente circostante in un continuo scambio di energia<br />

e materia (calore ed umidità); dall’entità, dalla tipologia<br />

e dalla localizzazione di questi scambi – mediati dalle<br />

caratteristiche fisico/chimiche dei vari materiali – nascono<br />

tutti i problemi del degrado fisico di origine ambientale. Più<br />

intensi sono questi scambi, maggiore è la probabilità che si<br />

manifestino localmente trasformazioni irreversibili e quindi<br />

fenomeni di degrado legati in una relazione di causa-effetto<br />

(figura 2).<br />

BBCC<br />

Figura 2 - Origine del degrado ambientale.<br />

Calore<br />

Umidità<br />

Ambiente<br />

In quest’ottica, anni fa, si è anche cercato di individuare le<br />

condizioni conservative ottimali per ciascun materiale costituente<br />

l’opera. Anche qui non si è riusciti a spiegare il motivo<br />

per il quale il Wasa (un vascello svedese del VII secolo),<br />

come altre opere, sia stato fino a qualche anno fa esposto<br />

a continui getti di vapore, al fine di mantenere condizioni<br />

ambientali simili a quelle in cui si trovava (figura 3).<br />

Si possono portare molti esempi simili. In definitiva, se si è<br />

fatta strada la concezione dell’adattabilità dell’opera alle<br />

condizioni ambientali esterne, un grosso contributo nei confronti<br />

di questo aspetto è legato all’impostazione del principio<br />

di Le Châtelier-Braun: «ogni sistema tende a reagire<br />

ad una modifica impostagli dall’esterno minimizzandone gli<br />

effetti». Ciò equivale a dire che il materiale tende a modificare<br />

le sue caratteristiche intrinseche al fine di contenere<br />

gli effetti. Se le variazioni ambientali sono di breve durata,<br />

il materiale in questione potrebbe anche non avvertirle ma,<br />

se sono prolungate, esso mette in atto azioni massive di<br />

contrasto e, in alcuni casi, questo comportamento può dar<br />

luogo a fenomeni irreversibili e quindi a degrado.<br />

Pertanto le condizioni conservative, ovvero quelle per le<br />

quali si manifesta una minore velocità di degrado, sono<br />

quelle alle quali l’opera si è adattata nel corso degli anni; è<br />

difficile sostenere, come nel caso del Wasa, che per conservare<br />

il legno questo debba essere continuamente irrorato.<br />

Figura 3 – Stato di conservazione del vascello svedese Wasa (VII secolo).<br />

PREVENIRE LE CAUSE PIÙ CHE CURARE GLI EFFETTI<br />

Assodata la relazione di causa ed effetto del degrado di<br />

origine ambientale, dobbiamo considerare gli interventi<br />

correttivi più idonei al fine di ridurre questi effetti. Gli<br />

interventi di restauro sono azioni postume e spesso questi<br />

vengono effettuati con tecniche e prodotti innovativi,<br />

che generano ulteriore danno all’opera stessa. Dobbiamo<br />

pertanto ragionare con un ottica diversa: innanzitutto è<br />

necessario accettare il fatto- come suggerisce il Secondo<br />

Principio della Termodinamica - che non è possibile mantenere<br />

eternamente in vita un’opera d’arte; è ovvio però<br />

che si può cercare di eliminare o mitigare le cause. Questo<br />

è possibile riducendo gli scambi con l’ambiente circostante,<br />

in maniera da minimizzare il rischio di degrado, sempre<br />

tenendo presente che il sistema ambiente-manufatto è un<br />

sistema complesso dotato di molti parametri, con condizioni<br />

di soglia e non lineare; spesso, infatti, nel minimizzare<br />

l’effetto di un solo parametro, si rischia di generare effetti<br />

indesiderati scaturiti dal rinvigorimento dei parametri non<br />

controllati (pensiamo all’uso di materiali impermeabilizzanti<br />

sulle superfici murarie dove il vapore contenuto nella muratura,<br />

non potendo più fuoriuscire, genera pressioni tali da<br />

rimuovere completi strati murari in superficie).<br />

L’operazione più consona in un’ottica sistemica è quella di<br />

cercare, laddove possibile, di trasformare un sistema (ambiente-manufatto)<br />

di tipo aperto, dove sono possibili scambi<br />

di calore e di vapore, in un sistema isolato dove questi<br />

scambi non sono permessi (tabella 1).<br />

Tipo di<br />

Sistema<br />

SCAMBI di<br />

Energia Materia<br />

Velocità<br />

di Degrado<br />

Isolato NO NO +<br />

Chiuso SI NO ++<br />

Aperto SI SI +++<br />

Tabella 1 - Velocità di degrado in relazione alla tipologia del sistema.


Pensiamo all’effetto generato durante l’apertura di una<br />

tomba affrescata in un ipogeo, ossia al passaggio, da un<br />

ambiente inizialmente isolato ad un ambiente aperto, ed<br />

a come la superficie affrescata venga rapidamente ricoperta<br />

dai sali a seguito dell’evaporazione dell’acqua presente<br />

nella struttura muraria, alterando così la visione e deteriorando<br />

l’affresco.<br />

Naturalmente, un sistema isolato presuppone la non fruibilità<br />

delle opere: se vogliamo rendere fruibile l’opera dobbiamo<br />

cercare di realizzare un sistema chiuso, dove sono solo<br />

possibili scambi di energia ma non di materia. Questi scambi<br />

debbono comunque essere ridotti al minimo.<br />

Anche qui è necessario fare delle considerazioni: non si deve<br />

ad esempio chiudere l’opera in una vetrina, creando così un<br />

sistema chiuso, per poi illuminarla, seppur dall’esterno, con<br />

una sorgente di elevata intensità: ciò favorirebbe l’effetto<br />

serra all’interno della vetrina stessa. Infatti le radiazioni<br />

elettromagnetiche (luce) che penetrano all’interno, non essendo<br />

più in grado di uscire fuori, genererebbero un aumento<br />

di temperatura all’interno che a sua volta determinerebbe<br />

una diminuzione dell’umidità relativa, contribuendo a<br />

stressare l’opera in essa contenuta.<br />

TIPOLOGIE DEL RISCHIO DI DEGRADO<br />

Quanto detto prende in considerazione le interazioni ambiente-manufatto.<br />

Ma sono solo queste le cause di degrado?<br />

E quali sono le cause di degrado più dannose?<br />

In un’accezione oramai consolidata, le cause più dannose<br />

sono quelle più intense e che si sviluppano rapidamente;<br />

mi riferisco agli accadimenti catastrofici, alle inondazioni,<br />

alle frane, ai crolli, ai fulmini, gli incendi, ed ora anche gli<br />

attacchi terroristici. Basti ricordare l’attacco dei talebani<br />

alle statue dei Buddha di Bamiyan nel marzo 2001, volto a<br />

distruggere ogni traccia di idolatria alternativa alla simbologia<br />

islamica: una sorta di damnatio memoriae amplificata<br />

dagli effetti mediatici associabili ad una simile azione. E noi<br />

non siamo esclusi da queste minacce (figura 4).<br />

Quindi, più che parlare di degrado ambientale nel senso che<br />

abbiamo proposto, dovremmo affrontare un altro tipo di<br />

problematica: quella del rischio delle opere.<br />

Il rischio può essere espresso, da un punto di vista strettamente<br />

economico, come prodotto della perdita di valore<br />

dell’opera stessa per la probabilità che l’effetto si manifesti.<br />

In questa ottica il rischio maggiore dovrà essere attribuito<br />

innanzitutto agli attentati, poi agli eventi catastrofici,<br />

ai furti, al degrado di natura ambientale e a quello di natura<br />

antropica. Quest’ultimo, a sua volta, può essere di tipo<br />

intenzionale (danneggiamenti), ed andrebbe assimilato ai<br />

furti, e di tipo non intenzionale, corrispondente alle alterazioni<br />

ambientali legate al flusso dei visitatori.<br />

Ma se parliamo di rischio, necessariamente dobbiamo introdurre<br />

il suo opposto, ossia la sicurezza. Definire il concetto<br />

di sicurezza in questo contesto non è facile e normalmente<br />

lo si deduce dalla valutazione del rischio, in quanto questa<br />

variabile è stimabile a priori. Pertanto, il grado di sicurezza<br />

sarà una conseguenza degli interventi preventivi di mitigazione<br />

dei rischi che abbiamo messo in atto.<br />

INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEI RISCHI<br />

Per gli attentati i sistemi migliori di riduzione del rischio,<br />

oltre che una buona dose di “intelligence,” sono i sistemi<br />

di identificazione delle persone (biometrie), i controlli sulla<br />

tipologia dei movimenti, sul superamento di zone di “sicurezza”,<br />

sulla video sorveglianza in generale e sulla predisposizione<br />

di una procedura di intervento in grado di ridurre<br />

i danni alle persone ed alle opere in caso di crisi.<br />

Per quanto riguarda le catastrofi, possiamo cercare di rendere<br />

più sicura la struttura e predisporre misure di gestione<br />

delle crisi.<br />

Per quanto riguarda i crolli, esistono sistemi diagnostici in<br />

grado di valutare il rischio o produrre un allarme in condizioni<br />

critiche: gli ultrasuoni, l’emissione acustica, l’analisi<br />

strutturale, ecc.<br />

Per quanto riguarda i furti, si fa ricorso alle ormai note contromisure<br />

del settore: basta ricordare che sino a qualche<br />

anno fa, per sistema di sicurezza si intendeva la sola protezione<br />

dai furti. La novità attualmente consiste nell’avere a<br />

disposizione sistemi wireless che non necessitano di installazione.<br />

Per quel che riguarda il degrado antropico e specialmente<br />

quello intenzionale, si farà riferimento alle tecniche di videosorveglianza<br />

intelligente opportunamente integrate con<br />

sistemi wireless e IP, oltre<br />

che a tecniche di separazione<br />

degli ambienti come<br />

nel caso della Necropoli<br />

etrusca di Tarquinia, con<br />

zone preposte alla conservazione<br />

e zone preposte<br />

alla fruizione (figura 5).<br />

Figura 4 – Uno dei Buddha di Bamyian, distrutto dai talebani nel 2001.<br />

Figura 5 - Separazione degli<br />

ambienti in zone di fruizione<br />

e conservazione (Tarquinia,<br />

necropoli etrusca).<br />

46 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />

RISCHIO E SICUREZZA DEI BENI CULTURALI<br />

Tutto questo sposta l’accezione del degrado verso un più<br />

corretto concetto di rischio e conseguentemente di sicurezza.<br />

In definitiva possiamo dire che, per una corretta conservazione,<br />

è necessario garantire la massima sicurezza ovvero il<br />

minor rischio.<br />

Cause di degrado Rischio Sicurezza<br />

Attentati +++++ +<br />

Catastrofi ++++ ++<br />

Furti +++ +++<br />

Cause ambientali ++ ++++<br />

Cause antropiche + +++++<br />

Questa impostazione tra l’altro sposa bene il concetto, oramai<br />

abusato, di sostenibilità, col quale ci si impegna a fare<br />

in modo che la stessa quantità di risorse che noi abbiamo<br />

a disposizione venga tramandata ai posteri. Rimanendo<br />

nell’ambito delle risorse rinnovabili, questo comporta azioni<br />

di sostituzione di materia o di energia con altre forme<br />

equivalenti; nel settore dei beni culturali – essendo questi<br />

un unicum – dobbiamo adoperarci per ridurre al minimo i<br />

rischi di degrado o di perdita totale o parziale, e di conseguenza<br />

aumentare il grado di sicurezza delle opere.<br />

Tabella 2 - Intensità del rischio e sicurezza dei Beni Culturali<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

A.V. Luikov - Heat and mass transfer Mir, Moskow 1978<br />

Ashton, H.E.; Sereda, P.J. - Environment, microenvironment and durability<br />

of building materials; Durability of building materials / 1982<br />

Charola, A. Elena - Chemical-physical factors in stone deterioration;<br />

Durability of building materials, 1988<br />

Stolow, Nathan - The microclimate: a localized solution, Museum news<br />

/ 1977<br />

S.Massa - Analisi ambiental i condensacio; Manual de diagnosi i tractament<br />

d’humita- Collegi D’aparelladors I Arquitectes Tecnics de Barcelona<br />

1993 pg. 79 - 84<br />

S.Massa, P.Paribeni - Il deperimento delle opere d’arte: cause, evoluzione.<br />

Possibilità di valutazioni quantitative; Ricerche di storia dell’arte<br />

n. 16,1982, pp. 11-18;<br />

S.Massa - Approccio modellistico all’analisi ambientale; Scienza del lavoro<br />

- Roma - 1986 - Ist. Poligrafico dello Stato - pg. 275 - 278<br />

S.Massa -Metodi di simulazione del degrado: rilevamento delle sollecitazioni<br />

ambientali e stima degli effetti; Materiali lapidei n. 41,<br />

1987 - Bollettino d’arte Ist. Poligrafico dello Stato<br />

S.Massa, A.Cyrillo Gomes - Analisi ambientale e conservazione: restauro;<br />

La ricerca progettuale - 1989 - Ed. Progetto Padova pg. 370 – 380<br />

T.Cavallini, S.Massa, A.Russo - Optimal environmental conditions in<br />

museums; Science Tecnology and European Cultural Heritage - Butterworth<br />

1991 p. 320 - 322<br />

S.Massa, S.Morretta - “Fruizione sostenibile di un ambiente confinato”;<br />

VII Colloquio Internazionale “La Gestione Del Patrimonio Culturale. Accessibilità<br />

ai Beni Culturali e Ambientali”- Cesena 4-8 Dicembre 2002,<br />

Roma 2003, pp. 100-107.<br />

C.Bettini, S.Massa - Problemi di conservazione, degrado e fruizione<br />

delle tombe dipinte etrusche; Science Tecnology and European Cultural<br />

Heritage - Butterworth 1991 pg. 370 - 372<br />

S.Massa - Il degrado: Cause ed interventi correttivi; “Dalla morfologia<br />

del degrado alla morfologia della conservazione” CNR- 1994 pg.<br />

305-3<br />

ABSTRACT<br />

Cultural Heritage security and conservation: scientific knowledge<br />

remarks - During the centuries, the concepts of conservation<br />

and restore gradually adopted different meanings. The deterioration<br />

of artefacts was taken for granted as a sign of time but the<br />

scientific causes of this degrade were not deeply investigated. This<br />

paper tries to give a more organic meaning to those concepts, and<br />

to do so a Occam’s razor like principle is being used.<br />

AUTORE<br />

SANDRO MASSA<br />

SANDRO.MASSA@CNR.IT<br />

RESPONSABILE PROGETTO INTERDIPARTIMENTALE “SICUREZZA” DEL CNR


MUSEI<br />

LA FRUIBILITÀ IN RETE<br />

DEL PATRIMONIO CULTURALE:<br />

UN’ANALISI PER IL FUTURO<br />

di Massimo Misiti<br />

L’evoluzione di internet nell’ultimo decennio ha favorito enormemente la possibilità di<br />

distribuire informazioni ad alto livello di digitalizzazione, come le opere d’arte o i libri<br />

richiedono. A fronte di tutto ciò, permangono ancora i problemi del limitato intervento<br />

pubblico a favore delle strutture che dovrebbero relazionarsi col mondo del web 2.0<br />

attraverso gli standard che le tecnologie per i database e per il 3D oggi consentono e<br />

contestualmente richiedono. Viene qui presentata un’analisi sulla base di un rapporto<br />

dell’Associazione Civita.<br />

Il navigatore esperto che alla fine degli anni novanta si<br />

fosse avvicinato ai siti web culturali (musei, istituti, biblioteche)<br />

avrebbe provato molta delusione. I siti web<br />

dei musei non potevano che apparire, per la maggior parte,<br />

desueti. Rispetto ad alcune esperienze europee la ricerca<br />

sui cataloghi delle biblioteche italiane era pressochè inensistente,<br />

tranne qualche rara eccezione, mentre in Francia<br />

già si avviava il progetto Gallica che, nel 2000, contava<br />

35.000 volumi digitalizzati (oggi ne conta quasi un milione).<br />

La multimedialità era pressochè assente. Prenotare visite,<br />

effettuare acquisti di gadget e altri servizi non era possibile.<br />

Perfino i contenuti erano poco curati. Quando nel 1998<br />

Civita partecipò al progetto Parnaso con una indagine denominata<br />

MARS (Musei Attraverso una Rete Strutturata), una<br />

prima ricognizione sullo stato della presenza delle ITC nel<br />

settore museale indicava che il 72,5% non disponeva di un<br />

collegamento Internet.<br />

Oggi i beni culturali sembrano aver finalmente incontrato<br />

il mondo delle tecnologie e scoperto le immense possibilità<br />

che esse offrono. Non solo, ma il salto di qualità è andato<br />

nella direzione giusta, ossia quello della massima utilizzazione<br />

del web, nel riconoscimento che è nella rete che si<br />

gioca il vero confronto strategico. Il 51,9% dei musei ha oggi<br />

una presenza su internet con un proprio dominio (17,25%) o<br />

mediante la presenza su un sito dell’amministrazione che<br />

ne ha la titolarità.<br />

TECNOLOGIE DI PUNTA PER LA FRUIZIONE<br />

Le tecnologie e la cultura si incontrano in molteplici campi.<br />

Il settore del restauro, ad esempio, utilizza non solo le tecnologie<br />

informatiche, ma anche quelle chimiche e fisiche,<br />

dalla spettroscopia all’impiego dei laser per la pulizia delle<br />

superfici lapidee, dall’elettrocibernetica, alle scansioni<br />

elettroniche. Qui si considereranno, in particolare, tutte<br />

quelle applicazioni che hanno attinenza con il mondo della<br />

rete e che sono legate ad alcune delle funzioni che deve<br />

affrontare chi opera nel settore dei Beni Culturali: quelle<br />

della conservazione e della fruizione del patrimonio. Questi<br />

due elementi sono vissuti come due elementi contraddittori<br />

e spesso contrapposti. L’esigenza di preservare la memoria<br />

storica per le future generazioni spinge a limitare l’accesso<br />

al patrimonio culturale sia esso artistico, librario, scientifico.<br />

L’unicità dell’oggetto rappresenta uno scoglio insormontabile<br />

per il fruitore. Un manoscritto, un incunabolo,<br />

una cinquecentina, rappresentano un unicum che va difeso<br />

e salvaguardato. Ma questo vale anche per un’opera d’arte,<br />

per un dipinto, una tavola, una miniatura. In effetti, un bene<br />

culturale ogni volta che è fruito, è sottoposto allo stress della<br />

consultazione, della visita, dell’esposizione. Uno stress<br />

che si manifesta in molteplici forme: dallo spostamento da<br />

un ambiente all’altro, con le variazioni microclimatiche che<br />

questo comporta, al contatto fisico, che trasferisce sul documento<br />

elementi che possono alterarne l’equilibrio batteriologico<br />

o fisico-chimico. Un problema chiaro a chi opera<br />

nelle biblioteche, negli archivi o nei musei, al quale si è<br />

ovviato con la microfilmatura o con le microfiches, o con la<br />

fotografia analogica, tecnologie che oggi sembrano lontane<br />

da noi migliaia di anni luce.<br />

La digitalizzazione dei documenti ha radicalmente modificato<br />

l’accesso ai medesimi perché ha rimosso un elemento<br />

fondamentale che ostacola la fruizione, quello spaziale, la<br />

distanza tra l’utente e l’oggetto. Oggi la combinazione tra<br />

digitalizzazione e compressione da una parte, e impiego<br />

della banda larga dall’altra, fa sì che l’accesso ai documenti<br />

avvenga in maniera rapida e che la consultazione dei medesimi<br />

richieda pochi secondi.<br />

La Bibliothéque Nationale de France alla fine degli anni novanta<br />

ha avviato il progetto Gallica che, a ragione, può essere<br />

considerato il primo e più importante esempio di biblioteca<br />

digitale fruibile in rete. In Italia, nel 2001, nell’ambito<br />

della III Conferenza Nazionale delle Biblioteche, la Direzione<br />

Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali (DGBLIO)<br />

del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha dato il via<br />

al progetto denominato “Biblioteca Digitale Italiana” (BDI).<br />

48 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 49<br />

Figura 1 - Libro di dominio pubblico scaricabile in pdf.<br />

Altre biblioteche pubbliche e di istituzioni culturali hanno<br />

avviato i loro progetti di digitalizzazione convergendo poi<br />

nei rispettivi progetti nazionali. Lo stesso processo ha interessato<br />

la Germania, la Gran Bretagna, i paesi scandinavi.<br />

Un anno fa ha preso il via Europeana, la biblioteca digitale<br />

europea, un’organizzazione a rete basata su un portale<br />

internet per l’accesso comune e multilingue al patrimonio<br />

culturale digitale europeo. Oggi consente l’accesso a circa<br />

4 milioni di oggetti digitali: immagini, dipinti, disegni, mappe,<br />

foto, testi, video, suoni posseduti da importanti musei,<br />

gallerie, archivi, biblioteche e istituti, tra i quali, in Italia,<br />

l’ICCD, La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, l’Istituto<br />

e Museo di Storia della Scienza. Il progetto Europeana ha<br />

assunto come prospettiva quella dell’utente sia in termini<br />

di multilinguismo che di usabilità.<br />

Anche le grandi imprese che operano nel web hanno avviato<br />

progetti specifici. Tra queste vale la pena di considerare il<br />

progetto Google Books Search che prevede sia l’opera di indicizzazione<br />

che di digitalizzazione del testo rendendo possibili<br />

ai milioni di utenti di internet di poter accedere ad un<br />

libro partendo dal contenuto e questo indipendentemente<br />

dal periodo di stampa. Tra l’altro il sistema consente di accedere<br />

al volume nel totale rispetto delle regole sui diritti<br />

d’autore vigenti in ciascuno stato, partendo dal riconoscimento<br />

della provenienza dell’utente (figura 1).<br />

IL WEB 2.0 PER UNA NUOVA COMUNICAZIONE MUSEALE<br />

Lo sviluppo del web – sviluppo che si traduce nella moltiplicazione<br />

per otto del numero degli host in soli nove anni,<br />

passando dai poco più di 72 milioni agli oltre 540 milioni – è<br />

un fenomeno generalizzato, conseguenza di un insieme di<br />

fattori. L’elemento principe è rappresentato dalla crescita<br />

della rapidità di trasmissione delle informazioni con la<br />

banda larga.<br />

La ricerca su web e musei condotta dal Centro Studi di Civita,<br />

pubblicata nel Rapporto Civita “Web e Musei: la cultura<br />

nella rete”, ha affrontato questo tema evidenziando i tratti<br />

fondamentali dei siti dei musei italiani: prevale la cura dei<br />

contenuti, con una attenzione particolare alla presentazione<br />

delle opere e dei reperti conservati nei musei (descrizione,<br />

informazioni storiche, etc.), oltre ad una descrizione<br />

curata degli edifici che li ospitano.<br />

Molto spesso, però, l’approccio ai contenuti è analogo a<br />

quello che si avrebbe nella predisposizione di un catalogo<br />

o di un testo su supporto cartaceo. La costruzione di relazioni<br />

tra gli oggetti, gli autori, la collocazione nel tempo<br />

e sul territorio non sono mai sviluppate con tutte le potenzialità<br />

offerte dalle tecnologie. In sostanza, si cerca di<br />

virtualizzare il museo, più che utilizzare le tecnologie per<br />

proporre una contestualizzazione nel tempo e nello spazio<br />

degli oggetti, che mostri, ad esempio, la documentazione<br />

sulla tecnica di esecuzione o sui lavori di restauro, eventuali<br />

ricostruzioni in 3D di realtà ormai non più visibili. Un<br />

approccio che modifichi il modo stesso di avvicinarsi alla<br />

cultura, che solleciti la crescità di curiosità e conoscenza.<br />

Un altro elemento di fragilità è rappresentato dal multilinguismo<br />

che, tranne qualche rarissima eccezione, non è<br />

proposto nei siti museali, talvolta persino in siti di musei<br />

di fama internazionale. La mancata traduzione dei siti è,<br />

fra l’altro, uno degli handicap maggiori rispetto alla capacità<br />

di offrire servizi al turista che programma la sua visita.<br />

L’impressione che si riporta è che il sito web di un museo<br />

non faccia altro che rispecchiare il modo di comunicare che<br />

il museo ha deciso di assumere e il suo modo di intendere<br />

il rapporto con il visitatore, il pubblico, la comunità. Tanto<br />

più un museo è “noioso” tanto più lo sarà il suo sito; tanto<br />

più il museo sarà chiuso rispetto alla comunità in cui si<br />

trova, non raccontando ciò che fa, i suoi programmi, i suoi<br />

obiettivi, meno il sito sarà aperto a questi temi. Tanto più<br />

il visitatore sarà visto come il destinatario passivo di un<br />

messaggio, tanto più il sito non si preoccuperà di costruire<br />

un rapporto di interazione con il suo pubblico. Un approccio<br />

che contraddice nettamente le nuove filosofie web – quelle,<br />

per intenderci, che sono riconducibili al web 2.0; è un’evoluzione<br />

che mette in campo, secondo la definizione di Tom<br />

O’Really, «un insieme di applicazioni che permettono agli<br />

utenti di creare e condividere contributi on line attraverso<br />

numerosi strumenti».<br />

La nuova forma di internet è proprio caratterizzata dalla<br />

possibilità per gli utenti di interagire e rendere disponibili<br />

contenuti e conoscenza attraverso la rete. Il web 2.0 non è<br />

però solo una tecnologia, ma si propone come un insieme di<br />

strumenti per interagire nella rete: esso comporta una nuova<br />

filosofia della comunicazione e della conoscenza, un’idea<br />

del valore dello spirito di gruppo e della cooperazione.<br />

Eppure non mancano punte di eccellenza: ne sono esempi<br />

validissimi il sito della Galleria degli Uffizi, del Museo Nazionale<br />

della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci o<br />

quello dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza (figure 2<br />

e 3).<br />

Figura 2 (a sinistra) -<br />

Home page del museo<br />

nazionale della scienza<br />

e della tecnologia Leonardo<br />

Da Vinci - www.<br />

museoscienza.org (aprile<br />

2008).<br />

Figura 3 (a destra) - La<br />

home page del sito del<br />

Polo Museale Fiorentino<br />

all’interno del quale si<br />

trova il sito degli Uffizi.


Nel rapporto Civita, l’indagine condotta sulla domanda ha<br />

evidenziato come il 34% degli italiani utilizzi Internet per<br />

visitare siti di musei.<br />

La composizione di questo pubblico è analizzata nei grafici<br />

delle figure 4 e 5.<br />

CONSERVARE LA MEMORIA NEL NOSTRO FUTURO DIGITALE<br />

Il giudizio del pubblico è sostanzialmente positivo, ma esistono<br />

delle aspettative importanti che riguardano la quantità<br />

e qualità delle informazioni, l’usabilità e, soprattutto,<br />

una maggiore interattività: lo chiede il 66,5% del totale degli<br />

intervistati e di questi il 70,1% di quelli tra i 15 e i 19<br />

anni e oltre l’81,1% di quelli tra i 20 e i 24 anni. I siti dei<br />

musei non si relazionano adeguatamente ai loro visitatori.<br />

Strumenti come i blog, le raccolte personali, la condivisione<br />

di informazioni tra utenti non vengono messi a disposizione<br />

del pubblico e oggi sappiamo che questi sono gli strumenti<br />

in grado di rendere ai giovani più appetibile il web.<br />

Tutto questo è ancora molto lontano dal mondo dei musei<br />

italiani.<br />

IL GRUPPO CIVITA<br />

Il Gruppo Civita è oggi tra le più importanti realtà private nel settore dei<br />

servizi culturali, impegnata sia a livello nazionale che internazionale.<br />

La sua missione è da sempre la tutela e la valorizzazione del nostro<br />

patrimonio culturale e ambientale, finalità che persegue attraverso<br />

le strutture da cui è costituito: l’Associazione Civita e Civita Servizi<br />

ognuna delle quali con una propria specializzazione e funzionalità<br />

operativa. Questa configurazione organizzativa attribuisce al Gruppo<br />

Civita una capacità di intervento a tutto campo nel settore, dalle<br />

attività espositive alla gestione dei servizi museali, dalla promozione<br />

culturale al marketing territoriale.<br />

L’Associazione Civita è un’organizzazione non profit che nasce con<br />

l’intento di creare un nuovo spazio di dialogo tra pubblico e privato nel<br />

settore della cultura e dell’ambiente, coniugando la valorizzazione<br />

del patrimonio con le potenzialità di sviluppo, anche economico, del<br />

settore.<br />

Fondata nel 1987 da un gruppo di imprese, enti pubblici di ricerca e università, per far fronte al degrado di Civita di<br />

Bagnoregio, antico borgo dell’Alto Lazio, l’Associazione ha superato i confini locali e ampliato i propri spazi di azione<br />

nel corso degli anni. Forte del sostegno di circa 180 aziende associate e impegnata nella “promozione della cultura”<br />

attraverso ricerche, convegni, pubblicazioni e progetti, l’Associazione ha stimolato e partecipato alla nascita di<br />

nuovi soggetti imprenditoriali che oggi costituiscono quello che si può definire il “Gruppo Civita”, con capacità<br />

di intervento a tutto campo nel settore. Il Centro Studi e Ricerche “Gianfranco Imperatori”, traendo impulso da<br />

un Comitato Scientifico composto da autorevoli personalità del mondo istituzionale e culturale, accompagna con<br />

riflessione critica i principali avvenimenti del settore e indaga i temi del rapporto fra impresa e cultura, valorizzazione<br />

dei beni culturali e turismo, nuove tecnologie e Beni Culturali. Per assicurare la condivisione delle riflessioni sui temi<br />

dell’economia e della cultura e per diffondere i risultati del suo lavoro di ricerca, l’Associazione si avvale anche di<br />

diversi strumenti editoriali: oltre al Rapporto Civita, indagine annuale realizzata in collaborazione con autorevoli<br />

esperti del settore, “Il Giornale di Civita”, il quadrimestrale in edicola con il “Il Giornale dell’Arte”, e numerose<br />

altre pubblicazioni.<br />

Civita Servizi Srl nasce nel 1999, per cogliere le nuove<br />

opportunità di intervento da parte di soggetti imprenditoriali nel<br />

settore dei Beni Culturali, con l’obiettivo di creare un “operatore<br />

globale” in grado di fornire un’offerta integrata di servizi in<br />

quattro aree di intervento: servizi museali, eventi culturali ed<br />

espositivi, progetti di valorizzazione territoriale e iniziative di<br />

promozione e comunicazione, eventi aziendali e congressi. Nel<br />

corso di questi anni la società ha maturato un’esperienza in<br />

ambito organizzativo, gestionale e promozionale che la colloca<br />

oggi in una posizione di leadership, anche in virtù di una capacità<br />

organizzativa articolata su tutto il territorio nazionale dove ha<br />

saputo consolidare con successo rapporti con le più significative<br />

realtà istituzionali. Oggi Civita Servizi può contare sulle sedi<br />

operative di Roma, Milano e Napoli e sulle società regionali<br />

Civita tre Venezie e Civita Sicilia, che operano in precisi ambiti<br />

territoriali come il Triveneto e la Sicilia. Sempre in quest’ottica<br />

si inquadrano l’operazione di integrazione societaria con<br />

il Gruppo Abete – che consente di rafforzare, attraverso la<br />

partecipata Gebart, la presenza nel Lazio e nelle Marche – e la<br />

recente acquisizione della maggioranza del capitale di Opera<br />

Laboratori Fiorentini, che diventa una delle società controllate<br />

da Civita Servizi e garantisce la presenza di Civita in Toscana.<br />

50 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 51<br />

Figura 4 - Caratteristiche sociodemografiche<br />

del pubblico web<br />

dei musei.<br />

interessano per la maggior parte beni di proprietà pubblica<br />

ha posto il problema della loro conservazione. Il tema<br />

della fragilità delle memorie digitali è un punto essenziale<br />

per tutto ciò che viene prodotto in questo formato e, tanto<br />

più, nel campo dei beni culturali. Da questo punto di vista<br />

i progetti che mettono insieme le competenze e le risorse<br />

utili a definire le migliori procedure assumono un valore<br />

fondamentale non solo per i Beni Culturali, ma per la stessa<br />

rete. Se il futuro sarà digitale, il tema della conservazione<br />

dei contenuti prodotti non è una questione di poco conto.<br />

Garantire la memoria della propria storia è una conquista<br />

relativamente recente della storia dell’umanità. Non affrontarlo<br />

per ciò che produciamo in formato elettronico ci<br />

spingerebbe indietro di qualche centinaio di anni.<br />

Figura 5 - Composizione socio-demografica e provenienza dei visitatori<br />

virtuali (Fonte: Indagine Centro Studi Associazione Civita – Unicab).<br />

Sarebbe invece auspicabile che venissero avviate delle sperimentazioni<br />

in questa direzione. Per farlo occorrono risorse<br />

è questo è uno dei punti dolenti del tema web e musei. In<br />

Italia si investe poco o nulla in questo settore a prevalente<br />

carattere pubblico. Eppure ci sono competenze, come<br />

testimonia la straordinaria esperienza del Museo Virtuale<br />

di Baghdad, che consente di vedere in internet i tesori<br />

dell’Iraqi National Museum di Baghdad – saccheggiati e danneggiati,<br />

quando non distrutti, nel 2003 durante la prima<br />

fase della guerra in Iraq; questo grazie al lavoro del CNR,<br />

che con un progetto tutto italiano di ricostruzione informatica,<br />

«restituirà all’umanità uno dei patrimoni culturali e<br />

archeologici più importanti al mondo».<br />

Da una collaborazione tra IBM e governo cinese è nato invece il<br />

progetto “Oltre lo spazio e il tempo” (Beyond Space and Time)<br />

che rende oggi disponibile per il pubblico uno spazio virtuale<br />

3D che riproduce fedelmente l’intera Città Proibita: circa 72<br />

ettari che comprendono centinaia di palazzi e monumenti.<br />

La crescita del web, dei processi di digitalizzazione che<br />

ABSTRACT<br />

Cultural Heritage internet usability: an analysis for the future<br />

Internet’s evolution in the last decade massively promoted the distribution<br />

of digitised informations, the same dynamic that artefacts<br />

or ancient books need to be known and exploited worldwide.<br />

The analysis featured in this paper, carried out by Associazione<br />

Civita, shows the problems caused by the limite public intervention<br />

dedicated to the structures that should interface with the<br />

web 2.0 world through standards and technologies for databases<br />

and 3D.<br />

AUTORE<br />

MASSIMO MISITI<br />

M.MISITI@CIVITA.IT<br />

CENTRO STUDI GIANFRANCO IMPERATORI<br />

ASSOCIAZIONE CIVITA


ARTE E SCIENZA<br />

I MUSEI DELLA SCIENZA<br />

di Francesca Salvemini<br />

Nell’iconologia<br />

umanistica di artisti<br />

che hanno fondato<br />

l’illustrazione<br />

enciclopedica alla<br />

base della nostra<br />

epistemologia<br />

gli strumenti<br />

astronomici delle<br />

scienze della Terra.<br />

L’ In praise of idleness di Bertrand Russell 1 nei primi decenni del secolo<br />

scorso aveva rilanciato l’asserzione platonica che l’arte e la scienza,<br />

teoreticamente rifondate sull’idea di similitudine 2 , subordinano tanto<br />

l’utile quanto il superfluo alla sfera contemplativa, sia nell’osservazione<br />

che nell’astrazione dai fenomeni.<br />

Contemporaneamente, la psicoanalisi aveva introdotto nel metodo<br />

scientifico l’analessi onirica, assimilando alla proiezione il paradosso<br />

speculativo di un’anatomia della mente umana.<br />

Designati nelle Vite con lo stesso termine i Trattati di Leonardo, nei<br />

Ragionamenti 3 Vasari illustrò alla metà del Cinquecento l’immaginario<br />

a Palazzo della Signoria e a Firenze, conferendo alle più bizzarre forme<br />

retoriche mai rappresentate dal mecenatismo mediceo, il principio<br />

analogico della similitudine tra forme geometriche della scienza oggettiva<br />

emergente. 4<br />

Dalla dottrina di Vasari 5 era discesa una vastissima produzione di repertori<br />

degli archetipi di tutti i tempi, vere e proprie enciclopedie del sapere,<br />

che diramarono l’illustrazione e il lessico comparativo della prospettiva,<br />

dei compendi e dei bestiari: le lettere capitali miniate del “Libro d’Ore”<br />

avevano invaso l’illustrazione scientifica sull’intera pagina a stampa 6 .<br />

LA VOLTA CELESTE DELLA GALLERIA FARNESE -<br />

La Galleria Farnese storicamente ha improntato<br />

nel modello dal vero il genere accademico a fondamento<br />

del suo contenuto enciclopedico, dalla<br />

statuaria antica la forma epica del mito.<br />

LA VOLTA CELESTE NELLA GALLERIA FARNESE<br />

La Galleria Farnese storicamente ha improntato nel modello dal vero il genere<br />

accademico a fondamento del suo contenuto enciclopedico, dalla statuaria<br />

antica la forma epica del mito.<br />

La composizione architettonica della volta celeste sperperata di dèi<br />

nell’immaginazione dei poeti, eruditi e maestri contemporanei 7 , consisteva<br />

nell’ingrandimento telescopico consueto all’evidenza cartografica e<br />

documentale del sistema galileiano.<br />

Come consisteva nei presupposti epistemologici della geometria proiettiva<br />

dall’anamnesi fisiologica del cristallino, il corpo vitreo dei trattati<br />

d’ottica, e negli studi di anatomia del corpo umano, compresi gli umori nei<br />

temperamenti. Il suo prodigioso calendario di ore, giorni, mesi e stagioni<br />

dell’anno rappresentava nella topografia della sala l’apoteosi del Sole, con<br />

l’effetto centrifugo di un baleno all’orizzonte dell’atmosfera del pianeta,<br />

culminante nello spazio assonometrico con moto ascensionale dalle pareti al<br />

centro del soffitto.<br />

52 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 53<br />

Una genealogia gremita di cani, aquile, cavalli, capre, pavoni,<br />

elefanti e delfini, e i tritoni gli anfibi “tricesi”, che illustrava,<br />

ai quattro punti cardinali, da una compagine di esemplari<br />

di morfologie arcadiche, un annuario di tipi mediterranei,<br />

trasformando l’elencazione cosmica del bestiario astronomico<br />

del Palazzo Farnese di Caprarola (Figura 1) in un atlante<br />

planetario di classificazione di specie zoologiche e botaniche<br />

di Ulisse Aldrovandi.<br />

Quasi ogni riquadro della Galleria le annotava come<br />

arcaicamente esistite, riconnettendole cronologicamente<br />

– in coincidenza con la scoperta astronomica galileiana<br />

meno divulgabile – all’identificazione apotropaica del mito<br />

antropomorfico corrispondente all’origine evolutiva sul<br />

pianeta, che ne avesse determinato l’aspetto ad elezione.<br />

Nelle antimonie di Russell è l’enunciato metafisico di Protagora<br />

corrispondente alla definizione generica di allegoria: quegli<br />

insiemi di astrazioni che contengono se stessi come elemento<br />

astratto e sono essi stessi oggetti concreti.<br />

La teogonia della Montagna Circea 8 , il breve libretto del<br />

torneo di cavalieri bolognesi in occasione del passaggio ducale<br />

a Bologna nel 1600, ostentava nella giostra la vuota conchiglia<br />

del carro di Venere e la più scenografica metamorfosi di<br />

Proteo: nei due riquadri trasversali della Galleria Farnese in<br />

proiezione inversamente omotetica, Elena nelle braccia di<br />

Proteo fra le tre dèe del giudizio, dono di Venere che l’addita<br />

a Paride mentre riceve il pomo da Mercurio.<br />

Al Rinascimento dell’età dell’oro era rivolto il celebre trimetro<br />

“materiam superabat opus”, l’ “ut pictura poësis” dell’aurea<br />

porta apollinea delle Metamorfosi di Ovidio, con la pienezza<br />

ovidiana della mitologia omerica affrescato dai Carracci nel<br />

Rapimento di Elena 9 , che imperniava il racconto della Galleria<br />

tra Oriente, Grecia, Magna Grecia, Cipro, Sardegna e Italia,<br />

nel paesaggio mediterraneo dei sette quadri riportati con il<br />

Trionfo di Bacco e Arianna al centro. Mitopoietica dell’arrivo<br />

di Enea nel Lazio, dal Tevere a Castro, gli estremi del ducato<br />

dove a Roma, nel Campo Marzio, saranno sorte le residenze<br />

dei Farnese.<br />

L’apostrofe delle “poesie” di Tiziano nella storia dell’immagine<br />

diviene apoteòsi, dove l’allegoria è morfòsi 10 : il ragionamento,<br />

l’ambiguo assioma della matematica antica che assomma un<br />

significato discreto ad un contenuto ineffabile.<br />

Il carro del sole vi è rappresentato nel cielo della loggia<br />

palatina degli Orti Farnesiani, museo dei più celebri simulacri<br />

di dèi ed eroi, diametralmente in equilibrio con l’immensità<br />

del carro della Terra al centro della volta, i due riquadri in<br />

rapporto di omotetia in misura ridotta tra loro e al riquadro<br />

della Luna, la Diana.<br />

Il composto classicismo del contesto marino ambientava<br />

tra Arianna, Aurora, Diana e Galatea il “Ratto di Elena” e il<br />

“Giudizio di Paride” come la più narrata delle innumerevoli<br />

favole archeologiche dell’amore corrisposto per volere divino,<br />

nell’esposizione di C. C. Malvasia dell’Argomento della<br />

Galleria: “Argomento, Situatione, et ordine de partimenti<br />

sono la gran Baccanale, con le favole di Paride, e di Diana”<br />

nell’imbotte.<br />

Nella biografia di Giulio Mancini dipinte da Agostino Carracci<br />

nella Galleria alcune cose “che sono sopra le finestre verso<br />

fiume”, il lato lungo dell’Aurora, con Polifemo due in tutto<br />

le Galatee della Farnese nel Polifemo e Galathea d’Agostino<br />

Carracci della Galeria del poeta Giambattista Marino, sui lati<br />

corti del fregio.<br />

La dinamica simulata delle luminosità e intensità diacroniche<br />

del colore è il gradiente atmosferico dei riquadri, che aumenta<br />

speculativamente, stratificando nella camera la morfogenesi<br />

di regioni, continenti e pianeti, popoli e stagioni, come un<br />

concetto di limite è espresso dal simbolo di infinito.<br />

CARAVAGGIO E GALILEI<br />

Galilei stesso è significativamente ritratto da Caravaggio<br />

nel volto di Cimone a rappresentare, tra le Sette opere di<br />

misericordia nella chiesa del Pio Monte della Misericordia<br />

a Napoli, l’episodio della carità di Pero tratto da Valerio<br />

Massimo, mentre sporto dal reticolo delle sbarre di prigione<br />

nell’oscurità di un vicolo scruta l’universo, un cielo mirabile<br />

di angeli in volo nell’atmosfera terrena 11 .<br />

La visione corale grazia mariana è situata nell’orizzonte<br />

Figura 1 - Palazzo Farnese di Caprarola.


del misticismo occidentale di letterati e scienziati<br />

contemporanei sulla via di Santiago de Compostela, fisica<br />

meta di pellegrinaggio di Ulisse Aldrovandi, , il “Camino de<br />

Santiago” la via Lattea.<br />

La somiglianza e la concretezza ideologica di questo ritratto<br />

e nella Madonna del Rosario del ritratto di Giambattista Della<br />

Porta, girato verso gli astanti, documentano un rapporto<br />

personale tra Caravaggio e Galilei 12 , sul piano di quello<br />

testimoniato dalle lettere dello scienziato ai pittori Ludovico<br />

Cigoli e Artemisia Gentileschi, e di quello di Aldrovandi<br />

con l’Accademia carraccesca, intrattenuto attraverso le<br />

personalità più inquietanti dello scorcio del secolo, come lo<br />

stesso Cavalier Marino, che vi è a sua volta ritratto 13 .<br />

Come Giovan Battista Manso, accademico illustre fra i<br />

fondatori dell’Opera di Misericordia napoletana, oltre<br />

a Giambattista Della Porta, oppure i marchesi Patrizi e<br />

Maffeo Barberini o Giulio Mancini e il giurista Marzio Milesi,<br />

come Guidobaldo Del Monte 14 , che accolse dal metodo di<br />

costruzione del quadrante 15 , il principio di equivalenza<br />

galileiano del “Misuratore di corpi celesti”, il compasso della<br />

misura dell’angolo di parallasse sviluppato da Bonaventura<br />

Cavalieri dal sestante.<br />

STRUMENTI NEI MUSEI DELLA SCIENZA<br />

Il telescopio e la camera chiara a specchio, prossima ai<br />

teleobbiettivi, con lenti concavo-convesse sostituivano<br />

gradatamente la parabola alla griglia o reticolo prospettico<br />

nel calcolo del rapporto di proporzionalità delle grandezze,<br />

la mira topografica nel Rinascimento denominata ‘occhiale’<br />

di Leone X e “Righettone speciale” dal biografo dei Carracci<br />

Carlo Cesare Malvasia.<br />

Con la Madonna dei palafrenieri, dove il biblico serpente<br />

ha la naturalezza della comune vipera, sui sacramenti<br />

del Battesimo e del Matrimonio e la Madonna di Loreto 16<br />

nell’argomento agostiniano della grazia su quello dell’Ordine,<br />

le committenze tolentinate, di Roma, di Modena e di Napoli di<br />

cinque dipinti 17 , la Madonna del Rosario sul sacramento della<br />

Cresima, la Morte della Madonna sul Monte Sion sull’Estrema<br />

Unzione, sembrarono ispirate da un unico promotore. Nel<br />

soffitto dello Studiolo di Francesco I° a Firenze era dipinta la<br />

sfera prometeica del proiettile, nel Fuoco la simmetria delle<br />

specie di Biringuccio Vannuccio.<br />

La sfera di angeli nell’Assunta delle Sette opere di<br />

Misericordia 18 , nella simbologia michelangiolesca del<br />

planisfero della placchetta di Ganimede nel Victoria and<br />

Albert Museum, estenuatamente riprodotta. nel crisma della<br />

penitenza si avvaleva come di corollari della sperimentazione<br />

leonardesca del volo umano, della fisica dei corpi illuminati,<br />

della caduta dei gravi, dell’ellissoide dei solidi di rotazione<br />

del linceo Luca Valerio 19 : ad ogni punto della superficie<br />

terrestre nella dinamica di rotazione e rivoluzione della<br />

sfera corrisponde biunivocamente all’orizzonte un punto,<br />

ed uno solo, dell’universo 20 , l’infinita sostanza trasparente<br />

rifratta alla luce del telescopio.<br />

ABSRATCT<br />

The museums of science - In humanistic iconology of artists who<br />

founded the encyclopedic illustration at the base of our epistemology<br />

the astronomical instruments of the earth sciences. The author<br />

retraces iconographic elements that have had earth sciences at<br />

primary subject with a particular repertoire of artists that intersect<br />

with each other to form the primary link between art and science<br />

that are now the basis of our knowledge.<br />

AUTORE<br />

FRANCESCA SALVEMINI<br />

NOTE<br />

1. Pubblicato nel 1935 e tradotto in italiano negli anni Cinquanta con il<br />

titolo di Elogio dell’ozio.<br />

2. Dalla Naturalis historia di Plinio.<br />

3. G. Vasari (il Giovane), Ragionamenti del Sig. Cavaliere Giorgio<br />

Vasari pittore et architetto aretino, Firenze, Giunti, 1588, pronti<br />

per la stampa nel 1562, continuati ed editi dal nipote.<br />

4. Riferita ai Ragionamenti, dialogo con Francesco I Medici, la<br />

Descrizione dell’apparato per le nozze di Francesco dei Medici e di<br />

Giovanna d’Austria (1566).<br />

5. Con la pratica pittorica e la retorica classica del paragone delle<br />

Vite, Vasari aveva compendiato e personificato emozioni, stati<br />

d’animo, temperamenti, virtù e vizi nella ‘maniera’ dal modello<br />

michelangiolesco.<br />

6. Il repertorio più noto l’ Iconologia di Cesare Ripa, un almanacco di<br />

ogni argomento universale, dall’etica alla teologia, alla geometria,<br />

all’anatomia, alla zoologia, all’astronomia. Dal 1603 le incisioni,<br />

fonte nella decorazione araldica e nella descrizione idealistica<br />

di palazzi signorili, suggestionarono per tutto il secolo analoghe<br />

edizioni, a Norinberga l’Iconologia Deorum dei Sandrart.<br />

7. Le Metamorfosi di Ovidio accluse all’Academia Todesca di Joachim<br />

von Sandrart, in Italia nel 1627, edita da Fulvio Orsini al servizio dei<br />

Farnese l’Epitome di Fabio Fulgenzio Planciade.<br />

8. Torneamento nel passaggio della Serenissima Duchessa Donna<br />

Margherita Aldobrandina sposa del Serenissimo Ranuccio Farnese<br />

Duca di Parma, e Piacenza festeggiato in Bologna a’ XXVII Giugno<br />

1600.<br />

9. “ Caeruleos habet unda deos, Tritona canorum Proteoque ambiguum<br />

ballenarumque prementem Aegeona suis immania terga lacertis<br />

Doridaque et natas, quarum pars mare videtur, pars in mole sedens<br />

viridis siccare capillos, pisce vehi quaedam; facies non omnibus<br />

una, non diversa tamen, qualem decet esse sororum.” Nel carro<br />

di Oceano e Teti dell’apparato per le nozze di Francesco dei Medici<br />

della Descrizione l’Oceano aveva avuto parte degli attributi di<br />

Proteo, o ‘Primo’ ingenerato, l’uno e l’altro identificati nel vecchio<br />

Nereo.<br />

10. Nelle Réflections del 1786 Jean-Joachim Winckelmann: “…& si je<br />

ne me trompe, la galerie du palais Farnèse ne doit pas être mise<br />

au nombre des ouvrages allégoriques. Peut-être n’ai-je pas rendu<br />

justice à Annibal Carrache en ne m’arrêtant à lui dans cet endroit<br />

de mon ouvrage…”<br />

11. ‘Visitare i carcerati’, fra le opere di misericordia, è una carità<br />

romana della predicazione oratoriana, espunta dai Memorabilium<br />

Libri, i Factorum et dictorum memorabilium libri [IX, 1 e IV, 4,<br />

7], tradotti alla metà del Cinquecento col titolo De i detti et fatti<br />

memorabili, tra i passi dedicati alla compassione familiare intitolati<br />

‘De Pietate in Parentes’.<br />

12. Galilei mutuava a sua volta al linguaggio scientifico la forma<br />

umanistica platonica dei Ragionamenti di Vasari.<br />

13. G. B. Marino nell’opera La Galeria del Cavalier Marino. Distinta in<br />

pitture & scolture, alla sua terza edizione nel 1619, annoverava<br />

la Medusa, la Viola o Suonatore di liuto dell’Hermitage, e la<br />

Giuditta, dipinta a Napoli, e nell’Adone (X, 42-44) il telescopio di<br />

Galilei, alternando nelle strofe la metafora di “picciol cannone” a<br />

“occhiale”, tra Le Maraviglie che aveva visto realizzate nel “picciol<br />

mondo.”<br />

14. Autore del Mechanicorum liber e del Perspectivae Libri Sex editi a<br />

Pesaro.<br />

15. Illustrato nel trattato di topografia Del modo di misurare tutte<br />

le cose terrene di Cosimo Bartoli, dedicato a Cosimo dei Medici e<br />

stampato a Venezia nel 1589.<br />

16. A S. Agostino nella Memoria di G. Celio nel 1620: “La Madonna di<br />

Loreta pittura di altare ad olio di Michelangele, da Caravagio” e G.<br />

Baglione nella Vita di Caravaggio: “Nella prima cappella della chiesa<br />

di S. Agostino alla man manca fece una Madonna di Loreto ritratta<br />

dal naturale con due pellegrini …”<br />

17. Incentrate sul dogma tridentino del sinodo De ausiliis gratia del<br />

pontificato Aldobrandini.<br />

18. L’assunzione corporea nel transito della Vergine consacrata dal<br />

dogma cattolico nel 1950.<br />

19. Nel De Centro gravitatis solidorum libri tres edito a Roma nel<br />

1604.<br />

20. Secondo il Narciso al fonte, cioè l’uomo che si specchia nella<br />

propria miseria di Ippolito Falcone [1655]: “Richiesto Michelangelo<br />

da Caravaggio che facesse un gruppo d’Angioli nel largo campo che<br />

resta in alto, in quel famoso quadro; in cui si piangono, e s’ammirano<br />

i funerali di S. Lucia in Siracusa, egli non volle dipingerli, dicendo:<br />

Non avendone mai veduti, non so ritrarli ”, il pittore dissuasivamente<br />

si rifiutò di dipingere la corona di cherubini del martirologio nella<br />

tela a Palazzo Bellomo. Francesco Susinno nel 1724: “Per opera del<br />

cardinale che lo proteggeva, ottenne un impiego in S. Luigi de’<br />

Francesi per la cappella de’ signori Contarelli, ove fece l’evangelista<br />

S. Matteo coll’angelo, dal che viene dell’intutto screditata quella<br />

diceria tanto volgata che questo dipintore non volesse dipignere<br />

angeli a cagione di non averne mai veduti. Quando che, ed invero<br />

tutte le volte che gli occorse sempre li rappresentò nelle sue tele;<br />

egli, la verità si è che non inclinava a farli.”<br />

54 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

55<br />

EU AND WORLD HERITAGE<br />

IRINA BOKOVA ELETTA DIRETTORE GENERALE DELL’UNESCO<br />

La 35 a sessione della Conferenza<br />

Generale ha eletto<br />

Irina Bokova come il decimo<br />

Direttore generale dell’UNE-<br />

SCO. E’la prima donna a ricoprire<br />

la carica dalla fondazione<br />

dell’Organizzazione<br />

nel 1945.<br />

Il nuovo direttore generale,<br />

che durerà in carica quattro<br />

anni, è stato Ambasciatore<br />

della Repubblica di Bulgaria<br />

per la Francia e Principato<br />

di Monaco e delegato permanente presso l’UNESCO dal 2005.<br />

Nata nel 1952, la sig.ra Bokova ha ottenuto un MBA presso la Moscow<br />

State Institute of International Relations e ha studiato presso<br />

l’Università del Maryland e la Harvard University, negli Stati Uniti<br />

d’America.<br />

Ha oltre tre decenni di esperienza in campo internazionale, serviti<br />

in qualità di rappresentante alle Nazioni Unite e successivamente<br />

sia come Segretario di Stato della Bulgaria per l’integrazione europea<br />

che come ministro degli Esteri. Coinvolta<br />

ampiamente nella transizione verso<br />

l’integrazione europea e fondatore e presidente<br />

della European Policy Forum, il<br />

nuovo direttore generale ha lavorato per<br />

superare le divisioni in Europa e promuovere<br />

i valori del dialogo, della diversità,<br />

della dignità umana e dei diritti umani.<br />

Irina Bokova ha parlato di un nuovo umanesimo<br />

per il 21° secolo, sostenendo che «la sfida più grande è<br />

quella di guidare il mondo verso una nuova era di pace e di umanesimo,<br />

di creare una società più equa e sostenibile attraverso lo<br />

sviluppo economico e sociale, basato sulla scienza, l’innovazione<br />

e le nuove tecnologie che serviranno all’umanità per preservare<br />

l’ambiente».<br />

La diplomatica bulgara ha clamorosamente sconfitto il ministro egiziano<br />

per la cultura Faruk Hosni, dato per favorito fino all´ultimo.<br />

La vittoria è arrivata dopo giorni di tensione, alla quarta votazione,<br />

in cui le chances di Hosni si sono andate progressivamente assottigliando.<br />

Dopo la sua nomina fino a poco prima imprevedibile, Irina<br />

Bokova ha reso omaggio all´Egitto e al suo candidato, perchè non<br />

crede allo scontro tra le civiltà .<br />

14TH INTERNATIONAL COURSE ON WOOD CONSERVATION TECH-<br />

NOLOGY (ICWCT)<br />

Un corso sulla conservazione del patrimonio culturale in legno<br />

Date: 24 Maggio – 2 Luglio 2010 (sei settimane)<br />

Luogo: Oslo, Norway (uffici del Riksantikvaren)<br />

Partners<br />

Il corso è organizzato sotto gli auspice dell’UNESCO da:<br />

• ICCROM - International Centre for the Study of the Preservation<br />

and Restoration of Cultural Property)<br />

• Riksantikvaren - The Directorate for Cultural Heritage, Norway<br />

• NTNU - Norwegian University of Science and Technology<br />

• NIKU - Norwegian Institute for Cultural Heritage Research<br />

Background e contenuto<br />

Il corso ICWCT è stato avviato in risposta a una raccomandazione<br />

della Conferenza generale dell’UNESCO nel 1980, ed è stato organizzato<br />

in Norvegia ogni due anni a partire dal 1984. È diretto verso<br />

i professionisti che hanno lavorato per alcuni anni nel campo della<br />

conservazione del legno.<br />

La ICWCT copre una vasta gamma di argomenti interdisciplinari.<br />

Aspetti teorici e pratici di conservazione del legno sono oggetto di<br />

un esame uguale per tutto il corso. Alcuni dei più interessanti siti<br />

del patrimonio culturale, costruiti in legno in Norvegia saranno visitati<br />

durante l’escursione principale alla fine del corso, compreso il<br />

sito di Urnes, la chiesa Doga e il porto anseatico di Bergen appartenenti<br />

al Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Esercitazioni e<br />

dimostrazioni saranno organizzate durante l’escursione principale.<br />

Il corso si concluderà con un esame scritto, che assegnerà crediti<br />

formativi universitari, se superato.<br />

Il corso 2010 sarà basato sulle esperienze seguite nel 2008 ove è<br />

stato sviluppato un programma di miglioramento da parte dei partner<br />

e degli esperti esterni nel corso del 2007, tenendo in considerazione<br />

le valutazioni dei corsi precedenti per mantenere strategie e<br />

standard di alto valore scientifico, come i corsi precedenti.<br />

Scopo e obiettivi<br />

L’obiettivo del Corso è quello di promuovere la comprensione culturale<br />

e di ricerca nel campo della conservazione del legno e di<br />

essere una risorsa preziosa per il lavoro dei singoli partecipanti nei<br />

rispettivi paesi.<br />

Gli obiettivi principali del corso sono:<br />

• dare ai partecipanti le conoscenze teoriche e pratiche indispensabili<br />

per diagnosticare le cause del degrado e per la selezione<br />

dei più opportuni metodi appropriati di conservazione e restauro<br />

del legno;<br />

• di estendere le conoscenze dei partecipanti con un più ampio<br />

quadro dei diversi aspetti delle strategie per la conservazione<br />

del legno;<br />

• di portare insieme le persone con professioni diverse da paesi e<br />

culture diverse per una esperienza di apprendimento reciproco,<br />

basandosi sulle diverse esperienze, nella prassi e approccio per<br />

la conservazione del legno e l’uso di materiali in legno.<br />

Il programma del corso - Il programma del corso è diviso tra lezioni,<br />

esercitazioni di laboratorio, esercitazioni di laboratorio di<br />

conservazione, gli studi sul campo, visite a musei ed escursioni.<br />

Il curriculum comprende sei unità distinte ma interconnesse che<br />

coprono gli aspetti di: proprietà del legno, fattori che influenzano<br />

la decomposizione del legno; principi di conservazione a livello<br />

globale; conservazione preventiva, la conservazione di oggetti e<br />

superfici verniciate compreso il legname archeologico e i mobili;<br />

conservazione degli edifici in legno e strutture, tra cui la lavorazione<br />

del legno e le macchine utensili. Il corso prevede una settimana<br />

di workshop in situ, fuori Oslo, e una visita di studio di 4 giorni su<br />

una selezione di siti di legno protetti in Norvegia, tra cui due appartenenti<br />

aln Patrimonio Mondiale dell’Umanità.<br />

Come parte del programma, per ogni partecipante è previsto di<br />

effettuare una presentazione di 20 minuti dalla sua esperienza di<br />

lavoro.<br />

Docenti - Un numero di docenti compreso tra 20 e 25 contribuiranno<br />

al corso. Tutti sono riconosciuti esperti nel campo della conservazione<br />

con diversa estrazione geografica e esperienza professionale.<br />

Esame - Il corso si conclude con una prova scritta, attribuendo 18<br />

crediti formativi universitari, se superato. Una presenza a tempo<br />

pieno durante il periodo del corso è necessaria per essere ammessi<br />

a sostenere l’esame e per ottenere il relativo certificato.<br />

Tasse - La partecipazione è gratuita per i partecipanti selezionati.<br />

Partecipanti - I candidati ottimali dovrebbero essere a metà della<br />

carriera professionale con un minimo di tre anni di esperienza<br />

lavorativa nel campo della conservazione del legno. E ‘di grande<br />

importanza per il successo del corso che i partecipanti abbiano<br />

l’esperienza necessaria per contribuire e beneficiare del reciproco<br />

scambio di idee.<br />

Il numero dei partecipanti è limitato a 20.<br />

Lingua - La lingua di lavoro del corso è l’inglese. Un buona conoscenza<br />

della lingua inglese è essenziale per il bene del singolo<br />

partecipante e per il corso nel suo complesso, e deve quindi essere<br />

documentata nella domanda. Un certificato di lingua potrà essere<br />

richiesto.<br />

Domande<br />

Entro il 29 Gennaio 2010<br />

ICCROM – Sites Unit<br />

Via di San Michele 13<br />

I-00153, Rome, ITALY<br />

Tel: +39 06 58553 1<br />

Fax: +39 06 58553349<br />

Email: wood2010@iccrom.org<br />

Web Site: www.iccrom.org<br />

Si noti che l’organizzazione del corso è soggetta a finanziamento<br />

e alla approvazione della General Assembly of ICCROM che si terrà<br />

a Novembre <strong>2009</strong>.


PRODOTTI<br />

DIGICAD 3D PER IL TRATTAMENTO DI IMMAGINI E DISEGNI<br />

DigiCad 3D è uno strumento per il trattamento di immagini<br />

e disegni e per la fotogrammetria architettonica<br />

da fotografie di facciate di fabbricati e di elementi<br />

costruttivi e decorativi. E’ in grado di operare sia tramite<br />

digitalizzazione che direttamente su immagini di<br />

tipo raster. La soluzione viene usata nel campo fotogrammetrico<br />

e in cartografia, anche se in questi ultimi<br />

anni la fotogrammetria architettonica ha assunto sempre<br />

più importanza, e anche in questi campi il programma<br />

fornisce strumenti potenti, semplici ed esclusivi.<br />

Digicad 3D ha strumenti esclusivi e innovativi, che non<br />

sono presenti in altri programmi, e che permettono di<br />

lavorare su parti dell’immagine, controllare le trasparenze,<br />

lavorare su superfici curve regolari e irregolari e<br />

eliminare la deformazione ottica degli obiettivi.<br />

CAM2 LASER SCANNER<br />

L’elegante design del nuovo Photon è ricco di innovazioni<br />

tecnologiche, quali:<br />

scanner Photon rappresenta una rivoluzione per tutti i settori<br />

che necessitano di un’elevata fedeltà delle immagini<br />

3D registrate, per riproduzione, reengineering, sicurezza,<br />

qualità e riconoscimento automatico degli oggetti in lavorazione.<br />

I miglioramenti apportati sono importanti per<br />

molti settori: conservazione dei beni culturali, architettura,<br />

settore manifatturiero, produzione e trasporto di energia,<br />

settore aerospaziale, automobilistico e navale, sistemi<br />

di controllo automatico della qualità, fonderie discipline<br />

forensi, tunnel, miniere e riproduzione di giocattoli.<br />

www.faro.com<br />

GESTIONE DELLE IMMAGINI DA CENTRICA<br />

XLimage è un software che consente di visualizzare su<br />

internet immagini ad alta risoluzione in modo rapido e<br />

interattivo, con la garanzia di un’alta fedeltà cromatica<br />

e la tutela del copyright. XLphoto è invece una piattaforma<br />

web-based per la gestione di collezioni di immagini<br />

digitali e dei relativi diritti, consente la visualizzazione<br />

multi-risoluzione, la distribuzione on-demand, la gestione<br />

dei prezzi e la commercializzazione.<br />

ArsTouch è un’installazione di digital signage interattivo<br />

per fornire una nuova esperienza visiva. Consente di<br />

presentare al meglio opere d’arte, paesaggi, prodotti,<br />

dando la possibilità di toccare con mano la qualità e ogni<br />

dettaglio di interesse.<br />

Centrica, che produce le due soluzioni, ha ricevuto una<br />

IST Prize Nominee per XLimage: l’IST Prize riconosce a<br />

livello europeo i migliori prodotti nell’ambito dell’Information<br />

e Communication Technology.<br />

www.centrica.it<br />

• la riduzione del “rumore” di 3 volte per una maggiore<br />

limpidezza<br />

• una maggiore accuratezza di posizionamento<br />

• una maggiore sensibilità per una migliore rilevazione<br />

degli oggetti distanti, scuri ed obliqui<br />

• semplice sovrapposizione del colore<br />

• maggiore velocità di rotazione dello specchio<br />

• tempo minimo di scansione più veloce.<br />

Un bracketing per sovrapporre colore ad alta definizione<br />

ed una maniglia per una portabilità semplice e<br />

sicura completano i nuovi accessori disponibili. In combinazione<br />

con la batteria super compatta Power Base,<br />

Photon offre più di sei ore di autonomia di scansione.<br />

Grazie ai suoi accessori e al CAM2 Scene, la famiglia di laser<br />

NUOVE TECNOLOGIE DI ESPLORAZIONE DEL TERRITO-<br />

RIO<br />

I prodotti multimediali In volo sulla carta - STM (Sistema<br />

Territoriale Multimediale) e I Comuni sul web rappresentano<br />

un innovativo sistema di esplorazione del territorio<br />

che coniuga una nuova architettura multimediale con la<br />

cartografia ortofotografica e sono destinati agli enti – pubblici<br />

e privati – che hanno l’esigenza di rendere visibili sulla<br />

rete le proprie emergenze territoriali per fini turistici,<br />

culturali e divulgativi. L’idea progettuale è nata dall’esigenza<br />

di fornire uno strumento di lettura del territorio che<br />

potesse essere applicato a vari settori e che fosse d’uso<br />

immediato ed agevole anche per un pubblico profano.<br />

L’utente ha a sua disposizione un modello del territorio di<br />

facile lettura, a partire dal quale potrà accedere ai nodiobiettivo<br />

su di esso evidenziati aventi funzione progettuale.<br />

Una volta selezionato un nodo-obiettivo, si accede a tut-<br />

56 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali<br />

57<br />

PRODOTTI<br />

te le categorie di approfondimento progettate, le quali<br />

possono essere variate secondo lo scopo finale che si vuole<br />

raggiungere.<br />

L’aspetto fondamentale, sul quale si basa la forte caratterizzazione<br />

di questo prodotto, è quindi rappresentato dal<br />

modo di esecuzione del progetto, che guarda il territorio<br />

come sistema complesso di risorse integrate alle diverse<br />

scale di lettura e di approfondimento: da quella territoriale<br />

a quella di dettaglio sino ad arrivare fino a quella puntuale.<br />

Maggiori informazioni su: www.artcomultimedia.com<br />

LA TECNOLOGIA LASER DI ZOLLER+FROEHLICH<br />

La Zoller+Froehlich sviluppa e distribuisce sistemi laser<br />

per il rilievo da quasi un ventennio, fornendo anche<br />

i software necessari per operare al meglio con<br />

gli strumenti e per generare modelli tridimensionali.<br />

I sistemi Z+F forniscono lo stato di fatto dettagliato e<br />

mappe del degrado precise. Per la velocità di acquisizione<br />

e l’accuratezza nella misura della distanza inferiore<br />

a 1 mm anche le strutture e i manufatti più<br />

complessi e delicate possono essere documentati.<br />

Lo stato di fatto, il degrado, le strutture e i particolari rilevati<br />

sono salvati in una banca dati che permette la ricostruzione<br />

di oggetti complessi o parti di essi in ogni momento.<br />

Combinando mappe provenienti dal laser scanner<br />

e immagini panoramiche ad alta risoluzione è possibile<br />

creare ortofoto dettagliate metricamente corrette e in<br />

scala. Gli oggetti 3D restituiti in CAD e le ortofoto possono<br />

essere utilizzati per generare modelli virtuali da considerare<br />

copie autentiche della realtà. Questa possibilità<br />

è molto utile per le case di produzione di film o animazioni<br />

al computer, ma anche in ambito architettonico.<br />

UN WEBGIS PER LA DOCUMENTAZIONE E LA PROGETTA-<br />

ZIONE DEI CANTIERI DI RESTAURO<br />

SICaR – Sistema Informatico per la Catalogazione dei cantieri<br />

di Restauro – è un GIS web-based per la gestione delle<br />

informazioni (vettoriali, alfanumeriche e raster) collezionate<br />

durante l’analisi e la progettazione di un intervento di<br />

un restauro, sia che si tratti di restauro architettonico, che<br />

pittorico, ecc.; tali informazioni possono essere mappate<br />

e georeferenziate su un modello geometrico 2D del bene.<br />

SICaR w/b, evoluzione di Akira GIS server il sistema<br />

utilizzato per la progettazione del restauro lapideo<br />

della Torre di Pisa, è integralmente configurabile e accessibile<br />

via web sia in consultazione che in data-entry;<br />

è progettato per funzionare anche con connessioni<br />

wireless così da consentire la documentazione dello<br />

stato di conservazione direttamente dal cantiere.<br />

SICaR w/b fornisce un accesso trasversale a tutte le categorie<br />

di dati gestiti – informazioni geometriche, raster,<br />

documenti testuali, ipertesti (HTML) o testi semistrutturati<br />

(XML) – garantendo ricerche incrociate tra<br />

gli stessi ed estrema facilità di consultazione. La soluzione<br />

è stata scelta come sistema informativo di riferimento<br />

per i cantieri di restauro nell’ambito del progetto<br />

ARTPAST - Applicazione informatica in Rete per<br />

la Tutela e la valorizzazione del Patrimonio culturale<br />

nelle aree Sottoutilizzate, coordinato dal MiBAC con<br />

il supporto scientifico della Scuola Normale Superiore,<br />

finanziato con le delibere CIPE 17/2003 e 83/2003.<br />

Maggiori informazioni su: www.liberologico.com<br />

LA VISIONE DI SUN MICROSYSTEMS PER I BENI CULTU-<br />

RALI<br />

Preservare le informazioni digitali per il futuro non è solo<br />

un problema tecnico. E’, innanzitutto, un problema di<br />

organizzazione efficace per proiettare in modo naturale<br />

e con confidenza, nel futuro, una produzione culturale<br />

concepita in un ambiente digitale. Lo scopo di Sun Microsystems<br />

– in linea con le esigenze e i trends emergenti a<br />

livello internazionale – è quello di concentrarsi su architetture<br />

IT aperte, flessibili, modulari, sostenibili e dotate<br />

dell’intelligenza necessaria per permettere alle organizzazioni<br />

che ne hanno la necessità di focalizzarsi sugli<br />

aspetti organizzativi. Ad un anno di distanza dal lancio di<br />

Project Wonderland – lo strumento Open Source ideato da<br />

Sun Microsystems per creare mondi virtuali collaborativi<br />

3D – I ricercatori del CATTID - Centro per le Applicazioni<br />

della Televisione e delle Tecniche di Istruzione a Distanza<br />

che fa capo all’Università La Sapienza di Roma – hanno<br />

avviato, in collaborazione con Sun, attività di sperimentazione<br />

in merito alla possibilità di utilizzare le peculiarità<br />

dei mondi<br />

virtuali 3D per<br />

allestire mostre<br />

di arte<br />

digitale interattive.<br />

www.sun.it<br />

In rete 11


FORUM TECNOLOGIE<br />

AUTOMATIC RESISTIVITY PROFILING PER IL SONDAGGIO<br />

DEL TERRENO<br />

La tecnica ARP (Automatic Resistivity Profiling), è promossa<br />

in Italia dalla SOING che ha validato l’applicazione<br />

del metodo ARP all’agricoltura di precisione collaborando<br />

con istituti di ricerca quali il CRA-ABP (centro di ricerca<br />

per l’Agrobiologia e la pedologia di Firenze) e i dipartimenti<br />

universitari di Napoli e della Basilicata.<br />

La tecnica geofisica ARP rappresenta un nuovo metodo<br />

d’indagine rapido e non invasivo che permette di determinare<br />

in continuo la resistività elettrica apparente del<br />

suolo (in Ohm*m), correlata con i parametri pedologici<br />

quali tessitura, umidità e contenuto di argilla.<br />

Il sistema si presta ad essere impiegato anche nel campo<br />

delle indagini sui beni culturali orientate all’individuazione<br />

di zone archeologiche sotterrate. L’enorme<br />

potenzialità del sistema è dovuta alla sua capacità<br />

di acquisizione massiva dei dati, e quindi la possibilità<br />

di indagare ettari di terreno in pochi giorni.<br />

Il plus del sistema è tutto legato alle sue potenzialità<br />

operative; infatti esso e’ installato su un mezzo<br />

mobile trainato da un piccolo vettore ed e’ in grado<br />

di fornire, attraverso i suoi 3 sensori, tre distinti<br />

livelli del terreno i cui valori vengono rappresentati<br />

da mappe di resistività rispettivamente a 0.5, 1 e 1.7<br />

metri di profondità, con letture sia di variazioni laterali<br />

che di profondità di un singolo strato, grazie alla<br />

possibilità di variare la posizione spaziale dei sensori.<br />

Il sistema di acquisizione dati e’ ovviamente dotato di<br />

un sistema DGPS che permette di georeferenziare con<br />

precisione submetrica i diversi data set di dati. A valle<br />

del sistema di acquisizione abbiamo la fase di interpretazione<br />

e la fase di disegno delle mappe geoelettriche<br />

della resistività; queste fasi, gestibili attraverso uno specifico<br />

software, rappresentano il momento in cui SOING<br />

interviene massivamente con tutta la sua esperienza.<br />

www.soing.eu<br />

IKEGPS – IKE1000<br />

Per tutti coloro che devono acquisire immagini georeferenziate<br />

di monumenti o di siti durante operazioni di documentazione,<br />

in special modo per Sistemi Informativi Geografici,<br />

lo strumento ikeGPS si dimostra particolarmente<br />

efficace in quanto riunisce in un unico apparto il GPS, una<br />

bussola triassiale, una Camera digitale, un Distanziometro<br />

e un palmare per l’elaborazione dei dati.<br />

ike1000 è un dispositivo unico sul mercato, che consente<br />

all’operatore di acquisire a distanza la posizione GPS dei<br />

target di interesse e di documentare il dato con un’immagine<br />

georeferenziata sul target, garantendo:<br />

- sicurezza dell’operatore: acquisizione di target pericolosi,<br />

posizionati in aree pericolose o difficilmente<br />

raggiungibili, come ad esempio a seguito di eventi<br />

sismici o di collassi strutturali;<br />

- velocità e riduzione dei costi: acquisizione<br />

di target multipli in un’area di oltre 3 Km<br />

quadrati da un unica posizione operatore,<br />

data collection GIS basato su ArcPAD di Esri;<br />

- nessun problema di accesso: acquisizione<br />

GPS di target localizzati in aree private<br />

o non accessibili, senza richiedere<br />

permessi o pratiche burocratiche.<br />

ike1000 è la nuova generazione di dispositivi<br />

ikeGPS, basata su un gruppo di strumenti<br />

completamente rinnovato ed un computer palmare<br />

più veloce e flessibile:<br />

• GPS di nuova generazione più veloce ed accurato<br />

• Bussola 3D più accurata e versatile<br />

• Distanziometro laser sicuro, con distanza massima di<br />

misura fino a 1000m<br />

• Fotocamera digitale con risoluzione fino a 5 MPixels e<br />

zoom digitale<br />

• Palmare più veloce, con maggior autonomia e batteria<br />

sostituibile in campo<br />

• Display leggibile anche in piena luce<br />

Maggiori informazioni su: www.3dpixel.com.<br />

IL SISTEMA ONE CLICK<br />

Sistema di scanner ad altissima risoluzione fotografica (oltre<br />

55 megapixel). Riprende in modo sferico un ambiente:<br />

360° gradi in orrizontale e 180° gradi in verticale. Il sistema<br />

gira lentamente sul proprio asse e riprende pixel per<br />

pixel tutto l’ambiente. Ingrandisce (zoom) ogni piccolo<br />

dettaglio con possibilitá di aggiunta di immagini o testi.<br />

Misura le distanze all’interno della foto sferica: Attraverso<br />

la ripresa di due immagini stereoscopiche<br />

(sovrapposte l’una sull’altra) ed algoritmi matematici<br />

fra le due foto sferiche ed i punti da misurare, vengono<br />

calcolate le distanze all’interno della foto ripresa.<br />

Vede tutte le zone sovra e sottoesposte alla luce<br />

(High Dynamic Range), ripresa per ogni livello di luce.<br />

Il sistema riesce a catturare la luce nel momento della<br />

ripresa fino a 26 livelli di diaframma. Aprendo e chiudendo<br />

virtualmente il diaframma con il mouse sulla foto sferica<br />

al computer, l’operatore può regolarsi in ogni momento la<br />

luce di vista. Utilizzo delle foto sferiche in diversi formati,<br />

programmi e media: Ripresa in formato proprietario trasformazione<br />

automatica in formati TIFF, JPEG, utilizzabili<br />

in Java, Quicktime ed altri programmi grafici.<br />

Il sistema ONE CLICK ha trovato un impiego importante<br />

nel settore criminalistico ed anche in altri settori tra cui il<br />

settore dei beni culturali ove può realizzare:<br />

• documentazione dello stato presente dell’ambiente<br />

prima della progettazione del restauro<br />

• documentazione di restauri, palazzi, ville, piazze,<br />

strade, vicoli, ecc.<br />

• documentazione dello stato di degrado (interno ed<br />

esterno) di un palazzo<br />

• documentazione di stanze ed oggetti molto preziosi,<br />

mostre di quadri, musei, ecc. a scopi assicurativi<br />

• documentazione immediata per scoperte culturali<br />

Informazioni su: www.sistemiavanzati.com<br />

58 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 59<br />

FSALVEMINI@FASTWEBNET.IT<br />

RECENSIONI<br />

LA TORRE GHIRLANDINA<br />

UN PROGETTO PER LA CONSERVAZIONE<br />

a cura di Rossella Cadignani<br />

Editore: Luca Sossella<br />

TITOLO: LA TORRE GHIRLANDINA<br />

A CURA DI: ROSSELLA CADIGNANI<br />

EDITORE: LUCA SOSSELLA EDITORE<br />

LINGUA: EDIZIONE BILINGUE INGLESE / ITALIANO<br />

USCITA: APRILE <strong>2009</strong><br />

PREZZO: EURO 35,00<br />

ISBN: 9788889829721<br />

Il volume, in cui vengono descritti l’organizzazione,<br />

il metodo di lavoro, le osservazioni e le indagini<br />

che hanno permesso l’elaborazione del progetto<br />

di restauro, è corredato da disegni, foto e altri apparati<br />

illustrativi. Si tratta di un progetto di grande valore<br />

culturale, mirato a conservare un monumento che ha più di<br />

otto secoli e che oltre a essere il simbolo della città, fa parte<br />

della lista dei siti dichiarati dall’Unesco “Patrimonio Mondiale<br />

dell’Umanità”. La Ghirlandina è amata dai cittadini<br />

ed è rappresentativa dell’idea collettiva ancor più della bellissima<br />

cattedrale. Sorge in Piazza Grande, cuore del centro<br />

storico cittadino, accanto alla cattedrale, di cui è anche torre<br />

campanaria e a cui è collegata da due sottili archi.<br />

Dal momento che la durata prevista per i lavori di restauro<br />

è di almeno due anni, il ponteggio è stato ricoperto da<br />

un telo dell’artista contemporaneo Mimmo Paladino. Il suo<br />

intervento originale, ideato per il cantiere di restauro della<br />

Ghirlandina, è rappresentato da disegni colorati e da particolari<br />

di sculture che richiamano l’immaginario arcaico<br />

e cristiano. Gli inserti in bianco e nero che riproducono<br />

sculture di Paladino stesso rievocano con una sintonia del<br />

tutto particolare l’austerità e il mistero dell’architettura romanica<br />

del Duomo. Grazie al vivace rapporto che l’artista<br />

ha intrattenuto con Modena nel corso degli anni e alla sua<br />

particolare capacità di interpretare le mitologie collettive,<br />

fi ltrando la sensibilità di un luogo e le sue suggestioni, Mimmo<br />

Paladino, uno degli artisti italiani più noti sulla scena internazionale,<br />

è stato scelto per elaborare un’opera destinata<br />

a coprire il campanile più caro alla città.<br />

L’avvio dei lavori di restauro, promossi dal Comune di Modena,<br />

è stato possibile grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio<br />

di Modena, per la quale i temi del recupero e della<br />

valorizzazione del patrimonio artistico costituiscono una<br />

delle priorità. La Fondazione ha svolto un ruolo determinante<br />

per l’avvio dei lavori: l’ente ha deciso infatti di sostenere<br />

l’intervento con un fi nanziamento di 3 milioni di euro,<br />

successivamente integrato dalla Regione Emilia-Romagna<br />

con ulteriori 200 mila euro.<br />

Un progetto integrato di restauro prevede il connubio delle<br />

discipline umanistiche con le tecnologie avanzate di cui si<br />

può disporre. Di quesee ultime, l’uso calibrato e non solo finalizzato<br />

alla dimostrazione tecnologica apporta conoscenze che<br />

integrano quella acquisita tramite l’esperienza. Ciò allo scopo di<br />

effettuare restauri il cui fine sia quello di prolungare la visione<br />

del bene nello stato in cui ci è giunto per le generazioni che<br />

seguiranno.<br />

La Torre Ghirlandina ci illustra una storia di due anni di lavoro<br />

in cui sono stati impegnati tecnici, storici e amministratori in un<br />

percorso di studio che ha portato all’elaborazione del progetto<br />

di restauro della Torre Ghirlandina di Modena.<br />

In questo volume, realizzato in occasione dell’opera richiesta a<br />

un gruppo multidisciplinare di tecnici che hanno portato a fattor<br />

comune la loro competenza, si illustra esaustivamente il progetto<br />

di restauro. Il testo è illustrato con numerose immagini,<br />

disegni e schemi che nell’insieme forniscono un valido tracciato<br />

ripercorribile e utilizzabile ad esempio per altre opere similari.<br />

L’approccio tecnologico negli spazi dedicati al rilievo è di notevole<br />

interesse in quanto sono state tecniche adottate sia tecniche<br />

consolidate di alto livello qualitativo che tecniche recenti<br />

molto avanzate.<br />

Si va quindi dall’uso dalla fotogrammetria con strumenti anch’essi<br />

consolidati, i quali la storica camera Wild P31 (l’ultima camera<br />

fotogrammetrica non amatoriale prodotta in Europa), e la restituzione<br />

stereoscopica classica con restitutori analitici “del primo<br />

ordine”. Con questa tecnica è stata realizzata la base della documentazione<br />

di rilievo, con realizzazione di prodotti derivati quali<br />

gli ortofotopiani e le sezioni e le piante degli interni, realizzate<br />

con integrazioni di triangolazioni effettuate con metodi classici.<br />

Tale lavoro è stato poi integrato con tecnologie avanzate per la<br />

modellazione 3D, quale il rilievo laser scanner. I risultati ottenuti<br />

sono particolarmente accurati in quanto inquadrati nello schema<br />

geometrico di alta precisione derivato dalla tecnica topograficafotogrammetrica.<br />

Il volume è elegantemente stampato su 286 pagine, molte illustrazioni<br />

a colori, in doppia lingua italiano e inglese e dispone di<br />

una scheda USB con contenuto lo stesso volume in PDF.<br />

RC


EVENTI<br />

13 SETTEMBRE <strong>2009</strong> –<br />

5 APRILE 2010<br />

VIGEVANO, CASTELLO VISCONTEO<br />

Il laboratorio di Leonardo: i codici,<br />

le macchine e i disegni<br />

WEB: www.leonardoevigevano.it<br />

EMAIL: servizi@civita.it<br />

10 OTTOBRE <strong>2009</strong> –<br />

10 GENNAIO 2010<br />

VENEZIA, GALLERIE DELL’ACCADEMIA<br />

Leonardo L’uomo vitruviano fra arte<br />

e scienza<br />

WEB: http://leonardo.uomovitruviano.it<br />

EMAIL: sspsae-ve@beniculturali.it<br />

23 OTTOBRE <strong>2009</strong> -<br />

31 GENNAIO 2010<br />

ROMA, PALAZZO DEL QUIRINALE<br />

Giordania, crocevia di popoli e di<br />

culture<br />

WEB: www.quirinale.it<br />

4-6 NOVEMBRE<br />

ROMA, UNIVERSITÀ LA SAPIENZA, CITTÀ<br />

UNIVERSITARIA, PIAZZALE ALDO MORO, 5<br />

Un nuovo “made in Italy” per lo<br />

sviluppo del Paese - ICT per la<br />

valorizzazione dei beni e delle<br />

attività culturali<br />

WEB: http://aica<strong>2009</strong>.sapienza.roma.it<br />

EMAIL: segreteria@aicanet.it<br />

9-10 NOVEMBRE<br />

MILANO, PALAZZO DELLE STELLINE<br />

V Conferenza Nazionale dei Musei<br />

d’Italia<br />

WEB: www.icom-italia.org<br />

EMAIL: info@icom-italia.org<br />

11-14 NOVEMBRE<br />

CATANIA<br />

Vulcani, Paesaggi e Culture: prima<br />

conferenza mondiale = Volcanoes,<br />

Landscapes and Cultures<br />

WEB: www.etnacatania<strong>2009</strong>.com<br />

EMAIL: conf-volcano@etnacatania<strong>2009</strong>.com<br />

16-18 NOVEMBRE<br />

VIENNA, AUSTRIA<br />

14th International Congress:<br />

Cultural Heritage and New<br />

Technologies: Archiving or building<br />

an information system<br />

WEB: www.stadtarchaeologie.at<br />

EMAIL: kongrarchae@ma07.wien.gv.at<br />

18-20 NOVEMBRE<br />

NAPOLI, CENTRO MUSEI SCIENZE NATURALI,<br />

UNIVERSITÀ DI NAPOLI FEDERICO II.<br />

XIX Congresso ANMS “Strategie della<br />

comunicazione della scienza dei<br />

Musei”.<br />

WEB: www.musei.unina.it<br />

24-27 NOVEMBRE<br />

FIRENZE<br />

Degree and Profession: Degree<br />

Projects Virtual Expo and<br />

International Awards<br />

WEB: www.florence-expo.com<br />

EMAIL: info@florence-expo.com<br />

15-16 DICEMBRE<br />

FIRENZE<br />

2nd CULTURAL HERITAGE online :<br />

Empowering users: an active role<br />

for user communities<br />

WEB: www.rinascimento-digitale.it/<br />

conference<strong>2009</strong><br />

1 GENNAIO 2010<br />

LONDRA, INGHILTERRA<br />

Preservation and Conservation<br />

Issues in Digital Printing and Digital<br />

Photography: 4th International<br />

Conference<br />

WEB: www.iop.org/Conferences/<br />

Forthcoming_Institute_Conferences<br />

EMAIL: dawn.stewart@iop.org<br />

23-26 FEBBRAIO 2010<br />

NUOVA DELHI, INDIA<br />

International Conference on Digital<br />

Libraries (ICDL) : Shaping the<br />

Information Paradigm<br />

WEB: www.teriin.org/events/icdl<br />

3-6 MARZO 2010<br />

BUENOS AIRES, ARGENTINA<br />

9th Biennial international<br />

Conference of Infrared and Raman<br />

Users’ Group (IRUG)<br />

WEB: www.irug9.org<br />

EMAIL: irug9@qo.fcen.uba.ar<br />

23-25 MARZO 2010<br />

ROMA, COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN MICHELE<br />

A RIPA<br />

Multidisciplinary conservation: a<br />

holistic view for historical interiors<br />

WEB: www.icom-cc.org<br />

24-27 MARZO<br />

FERRARA, FIERA DI FERRARA<br />

Salone dell’Arte del Restauro e della<br />

Conservazione dei Beni Culturali e<br />

Ambientali<br />

WEB: www.salonedelrestauro.info<br />

13-17 APRILE 2010<br />

DENVER, STATI UNITI<br />

Museums and the Web 2010<br />

WEB: www.archimuse.com/mw2010<br />

EMAIL: mw2010@archimuse.com<br />

28-30 APRILE 2010<br />

GINEVRA, SVIZZERA<br />

8th European Conference on Digital<br />

Archiving<br />

WEB: www.bar.admin.ch/eca2010/<br />

index.html?lang=en<br />

EMAIL: eca2010@bar.admin.ch<br />

1-3 LUGLIO 2010<br />

RAVENNA<br />

Chemistry for cultural heritage<br />

(ChemCH)<br />

EMAIL: segreteria@<br />

fondazioneflaminia.it<br />

60 ArcheomaticA N° 0 novembre <strong>2009</strong>


CARTOLINA DI ABBONAMENTO<br />

<br />

Abbonamento<br />

annuale a<br />

GEOmedia € 45<br />

Ragione Sociale<br />

P.I./C.F.<br />

Cognome<br />

Nome<br />

Indirizzo N°<br />

Cap<br />

Comune<br />

Tel.<br />

Fax<br />

E-mail<br />

Tipo di organizzazione<br />

• Società di ingegneria<br />

• Consulenza<br />

• Formazione<br />

• Università<br />

• Produttore<br />

• Assoc. categoria<br />

• PAC<br />

• PAL<br />

• Ente parco<br />

• Comunità montana<br />

• Uff. Tecnico<br />

• Altro _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Attività primaria<br />

• Cartografia<br />

• Rilievi GPS<br />

• Topografia, Geodesia<br />

• Catasto<br />

• GIS/SIT<br />

• Ingegneria del territorio<br />

• Protezione ambientale<br />

• Banche dati territoriali<br />

• Formazione<br />

• Editoria<br />

• Consulenza<br />

• Altro _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Scelgo di pagare secondo quanto di seguito indicato:<br />

• Conto corrente postale n. 67876664 intestato a: A&C 2000 S.r.l.<br />

• Bonifico bancario alle seguenti coordinate:<br />

IBAN: IT91T0760103200000067876664<br />

Banco Posta S.p.a intestato a: A&C 2000 S.r.l.<br />

• Pagamento online all’indirizzo: www.rivistageomedia.it,<br />

nella sezione “abbonamento online”.<br />

I dati forniti saranno utilizzati in conformità con le vigenti norme sulla privacy (d.lgs 196/03)<br />

Da inviare completo delle informazioni + allegata copia di pagamento<br />

PAGINA PUBBLICITARIA<br />

In Spedire rete la cartolina in busta chiusa a: A&C2000 - Via C. Colombo, 436 00145 Roma oppure inviarla via fax al numero: 06.62.20.95.10 o via E-mail a: diffusione@rivistageomedia.it 11


IMAGING<br />

LASER SCANNER<br />

STAZIONE TOTALE<br />

GPS<br />

ADMARCA .it<br />

SOFTWARE<br />

GEOTOP srl • Via Brecce Bianche, 152 • 60131 ANCONA • Tel. 071 213 25 227 • Fax 071 213 25 282 • info@geotop.it • www.geotop.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!