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Tesi “Arte del Plagio, il Plagiarismo verso una rivalutazione della ...

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- ARTE DEL PLAGIO -Il <strong>Plagiarismo</strong>, <strong>verso</strong> <strong>una</strong> <strong>rivalutazione</strong> <strong>del</strong>la copiadiStefano Cortesenumero di matricolaAMB17relatoreMassimo Cittadinicorso biennaleNet Art e Culture Digitalisessione esame di diploma8 Luglio 2011Accademia di Belle Arti di Carrara 2010/2011Viareggio, Giugno 2011


si ringrazia per la gent<strong>il</strong>e collaborazione(in ordine alfabetico)Amy AlexanderVittore BaroniStefano GenickSalvatore Iaconesi


IndiceIntroduzione 6L’arte è un bene comune 14Marx e Stirner 18Morris e Ruskin 21Il Dadaismo 23Rinnovare 27I baffi <strong>del</strong>la Gioconda 31L’arte <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>ità 35Legge 633 40Il plagio come negazione <strong>del</strong>la cultura 47Verso un’arte <strong>del</strong> plagio 59Taglia/Incolla 60We in 1984 67Blob 78Saccheggio sonoro 81L’uso <strong>del</strong> plagio 88Vaticano.org e Luther Blissett 93Dalla guerriglia al pop: Scream 95Deprogrammazione 98PO<strong>Plagiarismo</strong> 100Dov’è la fregatura? 106Esercizio creativo 111Vi sarete chiesti… 113“Plagiarism” e “Plagiarism” 118L’etica <strong>del</strong> plagio 127Il concetto plagiarista 151Conclusioni 176Bibliografia e Webliografia 184Ringraziamenti 186


“Il plagio è necessario. Lo implica <strong>il</strong> progresso.”Isidore Lucien Ducasse (Conte di Lautréamont), Poésies II,1870


IntroduzioneIntroduzioneOvidio e Shakespeare, 1984 (George Orwell) e We (YevgenyZamjatin), La Gioconda e L.H.O.O.Q.; prendendo in esamesoltanto questi tre binomi ci accorgeremmo che poco <strong>del</strong>lacultura <strong>del</strong>l’uomo è davvero originale. Dopotutto non potrebbeessere altrimenti.Le competenze di ognuno sono composte di produzioni, idealie pensieri formulati da altri individui, primi fra tutti i nostriprogenitori. È inut<strong>il</strong>e e pretenzioso pensare che tutto ciò cheproduciamo non sia, anche in minima parte, riconducib<strong>il</strong>e aun’ispirazione che trae le sue fonti dal passato; ed è moltodiffic<strong>il</strong>e creare qualcosa di originale senza prendere in analis<strong>il</strong>e esperienze fatte in passato da altri.“Non sperate di avere successo senza copiare da altri autori”,così esordì <strong>il</strong> mio professore di Storia e Teoria <strong>del</strong> Fumetto, IvoM<strong>il</strong>azzo (autore di Ken Parker) prima di cominciare la sualezione. Sulle prime rimasi sbigottito e quasi indignato daun’affermazione <strong>del</strong> genere, fatta tra l’altro da <strong>una</strong> <strong>del</strong>le6


Introduzionepersonalità più affermate <strong>del</strong> fumetto internazionale. Perchéall’epoca pensavo ingenuamente che ogni mia creazione fossefrutto di <strong>una</strong> costante e dedita ponderazione <strong>del</strong>le mie capacitàe di un’attitudine creativa che ritenevo inedita e personale; insintesi, pretendevo di essere originale pur evitando di prenderein esame la possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l’affermazione di M<strong>il</strong>azzo.Quello che ho scoperto nell’affrontare <strong>il</strong> tema <strong>del</strong> plagio, e <strong>del</strong><strong>Plagiarismo</strong>, sbugiarda ogni mia precedente convinzione edeffettivamente svela la veridicità di ciò che passa sotto gliocchi di tutti ogni giorno, ma che tutti, sistematicamente,preferiamo non esaminare a fondo (e quindi partendo dallafonte). Chiunque, almeno <strong>una</strong> volta nella vita, speranell’unicità <strong>del</strong>le sue idee.Inizialmente vedevo <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> come un modo rapido eastuto di speculare a spese dei valenti, originari autori; in realtàstavo commettendo un errore grossolano, poiché associavo <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> al plagio basandomi semplicemente sullasomiglianza dei due termini, senza considerare che dietro ognipratica culturale e/o artistica ci sia spesso un’etica.Vorrei introdurre <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> partendo dai quei movimentiche hanno ispirato <strong>il</strong> suo “fondatore”, Stewart Home.Il <strong>Plagiarismo</strong> fa parte <strong>del</strong>l’ambiente anticulturale sociopoliticodei primi anni ottanta; è bene porre l’accento sull’aspettoartistico di questa corrente, poiché le controculture sonoradicate negli anni precedenti la nascita <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong> erispecchiano le necessità culturali di <strong>una</strong> certa parte <strong>del</strong>lasocietà. Si pensi al movimento hippie, al punk, o ancora allaBeat Generation, o al decadentismo. Le controculture sonocaratterizzate da <strong>una</strong> collettività ideologica in contrasto conl’espandersi <strong>del</strong>la cultura capitalista di un certo periodo storico,e sono sospinte da forti e influenti ideali politici e sociali.Molto spesso influenzano svariati settori, dalla moda al cinemae certe pratiche, slogan o frammenti ideologici vengono7


Introduzionetalvolta inglobati dal mercato internazionale o da quella culturamassificata contro la quale essi si oppongono.Anche <strong>il</strong> Dadaismo, identificato nella figura dissacrante diMarcel Duchamp, fa parte di queste controculture, purmantenendo la nomea di “movimento artistico”.Qui, <strong>il</strong> concetto è reso palpab<strong>il</strong>e nelle pratiche didecontestualizzazione attuate dallo stesso Duchamp, che difatto immette nell’ambito <strong>del</strong>la galleria d’arte oggetti di usocomune strappandoli a ogni loro funzione d’origine. Lariproducib<strong>il</strong>ità tecnica <strong>del</strong>l’opera d’arte, di cui WalterBenjamin esamina l’inevitab<strong>il</strong>e progresso nel suo libro L’operad’arte nell’era <strong>del</strong>la sua riproducib<strong>il</strong>ità tecnica. Egli, tra l’altro,include persino i grandi capolavori <strong>del</strong> passato in questogoliardico “rimpasto” <strong>del</strong>la cultura artistica accademica. LaGioconda era, e rimane oggi, non solo <strong>il</strong> simbolo di tutta lastoria <strong>del</strong>l’arte, per via <strong>del</strong>l’alone di misero che la circonda, maè divenuta uno dei beni di consumo più remunerativi di tutti itempi: cartoline, poster, cartoni animati, citazioni, etichette peralimenti, graffiti, e molto altro ancora. Duchamp dimostraattra<strong>verso</strong> <strong>una</strong> provocazione che l’arte, per quanto consacrata,non è intoccab<strong>il</strong>e, ma interpretab<strong>il</strong>e e quindi plasmab<strong>il</strong>e. Oggiidentifichiamo ne La Gioconda con i Baffi (L.H.O.O.Q.) <strong>il</strong>primo vero “plagio d’autore”, dopo <strong>il</strong> quale persino applicare odisegnare dei baffi, per canzonare qualcuno o qualcosa, èdivenuta <strong>una</strong> pratica quasi tanto celebre quanto La Giocondastessa. Duchamp non solo ostenta ciò che Benjamin haconfermato, ma introduce un elemento che già all’epoca ètipico <strong>del</strong>le moderne controculture. Il gioco, la spensieratezza<strong>del</strong> gesto artistico, la frivolezza <strong>del</strong> concetto, e soprattutto lasatira, diventano le nuove modalità di <strong>una</strong> produzione artisticamolto più vicina all’individuo medio di quanto non lo sianotutti i movimenti precedenti.Con <strong>il</strong> collage, un assemblaggio di elementi preesistenti o8


Introduzioneprefabbricati, gli artisti sperimentano un nuovo modo dicomporre le loro opere, intensificando <strong>il</strong> legame tra concetto emateria. La Pop Art offre la possib<strong>il</strong>ità di agire secondo questocriterio: l’uso <strong>del</strong> collage diviene <strong>una</strong> pratica diffusa in ognicampo artistico, dalla pittura alla musica. Basti pensare che <strong>il</strong>concetto di “collage” in musica è oggi conosciuto come remix.Tale concetto, però, non vede la luce durante gli anni <strong>del</strong>la PopArt, bensì si sv<strong>il</strong>uppa molto prima.Il romanzo di George Orwell, 1984 (1949), è un chiaroesempio moderno di collage, o cut up. Si tratta di <strong>una</strong> tecnicache permette di copiare un testo cambiandone qualche parola, ofrasi intere, o paragrafi, pur mantenendo lo spirito <strong>del</strong> testocopiato. Il quale, in questo caso, è <strong>il</strong> romanzo distopico We(1921) di Yevgeny Zamjatin.Se però intendiamo esaminare più specificatamentel’associazione “<strong>Plagiarismo</strong>-plagio” allora dovremmo citarealcune opere “plagiariste” di Andy Warhol e Roy Lichtenstein,in cui <strong>il</strong> plagio non si ferma alla semplice appropriazione dimateriale protetto da copyright, ma a <strong>una</strong> <strong>rivalutazione</strong> ericontestualizzazione di esso. Non si tratta più dei ready-madeduchampiani, oggetti quotidiani strappati alla loro funzione einseriti in un circuito culturale. La Pop Art agisce a livello“popolare” esponendo oggetti e icone riconoscib<strong>il</strong>i da chiunquecon qualsiasi predisposizione culturale; perciò anche questeprime opere plagiariste non sono <strong>del</strong> tutto decontestualizzate,poiché vengono comunque inserite in un contestoculturalmente medio, esattamente come quello da cuiprovengono i ritagli di vignette Marvel di Lichtenstein o <strong>il</strong>Popeye di Warhol.Stewart Home, ricordiamo, fa parte dei movimenti anarchici epartecipa tuttora all’attivismo politico, per cui è logicosupporre che ogni sua produzione, compresa quella letteraria,sia strettamente collegata a questi due aspetti. I quali plasmano9


Introduzionela sua vita fin dall’adolescenza, spingendolo ad abbandonaregli studi e le scuole, da lui visti come luoghi di manipolazioneculturale. Il suo bagaglio intellettuale e artistico si basa suimovimenti Fluxus e Internazionale Situazionista, dai qualiapprende che ogni opera viene ridimensionata dal contesto incui è inserita e che acquista corpo dal momento in cui <strong>il</strong>concetto prende <strong>il</strong> sopravvento sulla materialità, scontrandosicon l’etica dei canoni accademici classici. Vede nellasoppressione <strong>del</strong>l’arte, come ultima vera opera, <strong>il</strong> giustoincentivo che lo porterà a formare un movimento suo che, dalleradici <strong>del</strong> Neoismo, prenderà <strong>il</strong> nome di <strong>Plagiarismo</strong>.Esso si distingue dal comune plagio, e separa nettamente <strong>il</strong>plagiario dal plagiarista, in quanto presenta <strong>una</strong> predisposizioneal gioco, cioè a quell’aspetto ludico <strong>del</strong>l’arte che nellacontemporaneità è stato completamente ignorato in favore diun ritorno all’esclusività culturale <strong>del</strong> museo, <strong>del</strong>la galleria ealla figura <strong>del</strong>l’artista quale mecenate di se stesso. Il giocopermette al plagiarista di produrre <strong>una</strong> satira apparentementefrivola e “disimpegnata” contro <strong>il</strong> sistema culturale artisticoche regola le leggi <strong>del</strong> mercato contemporaneo. Tali leggi, trale quali <strong>il</strong> copyright, traggono vantaggio da un ritornoall’esclusività <strong>del</strong> bene culturale, soprattutto di massa (e quindiun bene di consumo ormai privo di un’”aura”).Home non accetta di far parte <strong>del</strong> sistema capitalisticooccidentale che regola ancora <strong>il</strong> mercato artistico odierno, edecide di reagire aderendo, tra le altre cose, a uno Sciopero<strong>del</strong>l’Arte proposto dal gruppo Praxis, e che avrebbe dovutosvolgersi dal 1990 al 1993. In ballo vi sono l’abbattimento<strong>del</strong>le gerarchie imposte dall’arte a livello sociale e <strong>il</strong> ritorno aun’arte che renda collettiva la proprietà intellettuale. Suquest’ultimo punto, secondo <strong>il</strong> parere di Vittore Baroni, èfondamentale porre particolare attenzione, poiché l’identitàstessa <strong>del</strong>l’artista può essere resa “collettiva”.10


IntroduzioneMonty Cantsin e Luther Blissett sono entità, composte da unnumero variab<strong>il</strong>e d’individui, che creano certamenteconfusione circa la questione sulla “proprietà”, in quanto non èpossib<strong>il</strong>e identificare in un’opera collettiva lo sforzo creativo<strong>del</strong> singolo individuo. L’adottamento di tale metodo creainevitab<strong>il</strong>mente un détournement, <strong>una</strong> diversione culturale antialienante;pratica politico-artistica già elaborata all’interno diInternazionale Situazionista.L’“elemento plagiarista” nel nome collettivo risiedenell’appropriazione indebita, ma effettivamente legale, <strong>del</strong>nome stesso: creare opere firmandole Luther Blissett, senzatemere alcun procedimento penale, contribuisce ad accresceretanto <strong>il</strong> depistaggio quanto la visib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> collettivo stesso e<strong>del</strong>le opere da esso prodotte, dando progressivamente corpo a<strong>una</strong> vera e propria istituzione socioculturale distaccata dalSistema.Il <strong>Plagiarismo</strong> è riconducib<strong>il</strong>e, sia dallo stesso Luther Blissettsia dal giornalista/scrittore Tom Vague, a un eserciziofortemente creativo più che a un vero e proprio movimentoartistico o sociale; ciononostante rispecchia le stesse modalitàdi <strong>una</strong> pratica universalmente ritenuta <strong>il</strong>legale, immettendoleperò in un circuito etico che, dalla sfera <strong>del</strong>l’arte, ormairitenuta popolare (e quindi di massa), trasferiscono <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> nel panorama sociale. Poiché <strong>il</strong> plagio è sempreesistito e ha sempre in qualche modo giustificato <strong>una</strong> crescita eun avanzamento culturale nella storia <strong>del</strong>l’uomo (comunementei brevetti scientifici vengono copiati e migliorati per crearenuovi prodotti). Ciò che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> mette in luce, invece, èun’“etica <strong>del</strong> plagio”, non scritta, attra<strong>verso</strong> la quale <strong>il</strong> neoplagiaristamanipola e crea nuove situazioni da elementipreesistenti o da opere concepite e prodotte da altri.Le nuove realtà che scaturiscono da questo esercizio creativo sipresentano completamente differenti dall’originale: le prime11


Introduzionesperimentazioni nel rap e nell’hip-hop degli anni ottanta siavvalgono spesso di basi musicali prese da altri gruppi, <strong>una</strong>pratica che in seguito viene modificata con <strong>il</strong> mash-up,sovrapposizione di due diversi brani per comporre un’unicatraccia musicale, e <strong>il</strong> remix. Lo sv<strong>il</strong>uppo di queste nuovemetodologie è identificab<strong>il</strong>e all’interno <strong>del</strong> panorama <strong>del</strong>lacosiddetta “cultura underground”, in cui John Oswald eNegativland iniziano a produrre i loro primi “collage musicali”,o plunderfonie: un contesto più che stimolante per rimettere incampo argomenti quali la lotta di classe, la proprietà culturale el’anticostituzionalità <strong>del</strong>le restrizioni sul diritto d’autore.Oggi <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> è quasi <strong>del</strong> tutto sconosciuto; in fondo si ètrattato di un fenomeno di breve durata, che persino al suoapice non ha avuto forti riscontri.D’altra parte sarebbe pretenzioso, nell’era di Internet, <strong>del</strong>le retipeer-to-peer, dei motori di ricerca, tentare di mantenereun’aura culturale “alta” che differenzi <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> dalcomune esercizio creativo che oramai chiunque mette in atto,copiando e incollando materiale preso in rete. Le nuovetecnologie hanno messo <strong>il</strong> punto sulla pratica ideata da Home.Qualche anno fa non esistevano software in grado di fac<strong>il</strong>itarela rielaborazione di materiale altrui. Per ottenere un mash-upera necessario srotolare i nastri <strong>del</strong>le cassette e tagliare eincollare con forbici e colla, ed anche così facendo <strong>il</strong> risultatofinale non era poi così soddisfacente. In quegli anni <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> è ancora <strong>una</strong> sperimentazione riservata a pochipraticanti.Oggi non è più così. E forse <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> non è <strong>del</strong> tuttoscomparso; forse è stato inglobato da un nuovo contestosocioculturale che vede nella copia <strong>una</strong> prassi creativa. Che <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> abbia “plagiato” la quotidianità?12


Capitolo 1L’arte è un bene comuneCapitolo 1L’arte è un bene comuneIdee sullo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>l’arte da Marx a WarholGià nelle prime sperimentazioni di Art Nouveau si riscontranosim<strong>il</strong>itudini tra artisti e artigiani, tanto nel modus operandiquanto nelle metodologie di produzione. “Produzione”, comese l’arte sia improvvisamente sfociata nel più materiale campo<strong>del</strong> lavoro, in questo caso <strong>del</strong>l’artigianato; come se alla fine <strong>del</strong>diciannovesimo secolo si rimettesse in discussione ciò che neltardo quattrocento sembra essere stato appurato, e cioè chel’artista non è un artigiano, poiché trascende la materialità<strong>del</strong>l’opera <strong>verso</strong> <strong>una</strong> simbologia e concetti estranei ai“lavoratori <strong>del</strong>l’arte”.“Ci rivolgiamo a voi tutti, senza guardare alla classe sociale oalla condizione economica. Non conosciamo la differenza tra“arte maggiore” e “arte minore”, tra l’arte per i ricchi el’arte per i poveri: l’arte è un bene comune”.(estratto dal Manifesto <strong>del</strong>la Secessione Viennese, 1897) 114


Capitolo 1L’arte è un bene comuneDal Manifesto <strong>del</strong>la Secessione Viennese scaturisce un modonuovo di interpretare non solo l’arte, ma <strong>il</strong> ruolo e la figura<strong>del</strong>l’artista, che si dedica a diversi campi divenendo unosperimentatore <strong>del</strong>le arti, <strong>una</strong> sorta di alchimista moderno cheintreccia metodi, tecniche e contenuti in nome di un’arte totalein cui si rimuovono le barriere tra arti minori e maggiori, traartisti e artigiani.Questa è l’essenza democratica già riscontrata nel f<strong>il</strong>onepolitico marxista <strong>del</strong>l’epoca, che si ripercuoteva in ogni campoper eliminare le tensioni derivate dalle lotte di classe.Al programma secessionista aderiscono Gustav Klimt, JosefEngelhart, Carol Moll, Otto Wagner, che evitano, assieme ascrittori, poeti e critici d’arte, di formulare un vero e propriomanifesto come effige di un pensiero comune; tale manifestoresta generico dal punto di vista ideologico, ma concreto intermini di praticità.Alla fine <strong>del</strong> diciannovesimo secolo <strong>il</strong> conservatorismo <strong>del</strong>lecaste più alte <strong>del</strong>la società impedisce ancora uno sv<strong>il</strong>uppomultidirezionale <strong>del</strong>l’arte, consolidata in quei canoniaccademici fruib<strong>il</strong>i solo da un certo livello sociale e culturale.Nel 1894 viene a crearsi <strong>una</strong> vera e propria istituzionecomposta da alcuni giovani che ipotizzano <strong>una</strong> società in cui lacensura e non la sperimentazione artistica non sarebbe più statafattore degradante tanto per l’esperienza artistica quanto perquella libertà di espressione già intravista, secondo loro, daMonet e Degas; ovvero la lab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la rappresentazione el’emancipazione <strong>del</strong> contenuto.A scatenare <strong>il</strong> distacco è proprio l’atteggiamento rigido deiconservatori, che per ragioni morali impediscono a unimpressionista, tale Josef Engelhart, di esporre un nudo15


Capitolo 1L’arte è un bene comunefemmin<strong>il</strong>e 2 . Un atteggiamento contraddittorio, se pensiamo chequei conservatori tessono le lodi <strong>del</strong> nudo artistico classico <strong>del</strong>David di Michelangelo. A prova di ciò si allestiscono mostre epadiglioni espositivi in cui spiccano i nudi e le provocazionifigurative, concettuali e st<strong>il</strong>istiche di Klimt.L’innovazione è tangib<strong>il</strong>e, poi, se prendiamo in esame uno deifattori più “democratici” in termini di “opera d’arte”, ovverol’arte applicata, già ampiamente diffusa nell’Art Nouveau. Ipadiglioni secessionisti sono tappezzati di locandine, dicopertine e manifesti di Tolouse Loutrec, Ludwig Moser eKlimt; tali opere dimostrano la versat<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l’arte in uncontesto aperto alla ricerca di uno st<strong>il</strong>e nuovo e riconoscib<strong>il</strong>e,con gli stessi presupposti di un comune manifesto pubblicitario.Moser, fra tutti, riesce in un modo <strong>del</strong> tutto armonioso acompenetrare scritto e decorazione, facendo sì che <strong>il</strong> caratteretipografico diventi parte di un’unità a metà strada tra leminiature amanuensi e i caratteri liberty.Un’arte democratica che necessariamente deve abbandonare <strong>il</strong>canone accademico per risultare fruib<strong>il</strong>e da tutti. A prova di ciòvengono organizzati, durante le mostre, visite guidate a prezzoridotto e con catalogo in omaggio, per tendere <strong>una</strong> mano anchea coloro i quali pensano, fino a quel momento, all’arte come aun surplus <strong>del</strong>la società e a un bene di lusso.Un’arte accessib<strong>il</strong>e a tutti tanto nei musei quanto per le strade,incoraggiata, inoltre, da <strong>una</strong> serie cospicua d’incarichi pubblicicommissionati da un Governo occupato a tenere a bada <strong>il</strong>nazionalismo che logora <strong>il</strong> vecchio Impero. Un Governo chevede nello spirito cosmopolita dei secessionisti un mezzo percalmare le acque.Ciò che distingue in maniera rivoluzionaria l’arte viennesedall’Art Nouveau, è la reinterpretazione <strong>del</strong>la linea, <strong>del</strong>la formadi uno st<strong>il</strong>e parsimonioso e funzionale che, secondo lo storico<strong>del</strong>l’arte Alois Riegel, consolida la parità tra arti decorative e16


Capitolo 1L’arte è un bene comune.Manifesto <strong>del</strong>la Secessione Viennese17


Capitolo 1L’arte è un bene comunefigurative. È l’armonia <strong>del</strong>la forma nella semplicità <strong>del</strong>legeometrie bas<strong>il</strong>ari a dare funzionalità a oggetti di uso comune.Artista e artigiano firmano assieme l’oggetto che nascedall’unione <strong>del</strong>l’idea <strong>del</strong> primo e dalla lavorazione e ricerca deimateriali <strong>del</strong> secondo: un connubio che va sempre piùsfaldandosi con la fine <strong>del</strong> Rinascimento..Marx e StirnerIn precedenza, nella prima metà <strong>del</strong>l’ottocento, Johann KasparSchmidt, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Max Stirner,ammette la validità <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong> lavoro solo perl’uomo “comune”. Vede nell’uomo un elemento <strong>del</strong>la società<strong>del</strong>iberatamente escluso dall’ordinario, un “unico”. Egliafferma che “nessuno può sostituire i lavori di Raffaello” 3 ,mentre Karl Marx gli contrappone un ordine sociale in cui anessuno si richiede di lavorare come Raffaello, ma in cuichiunque, dimostrando un certo talento, debba avere <strong>il</strong> diritto ela possib<strong>il</strong>ità di esprimersi senza impedimento o censura alc<strong>una</strong>.Marx nega sia la ristrettezza di uno sv<strong>il</strong>uppo professionale datodalla dipendenza alla divisione <strong>del</strong> lavoro, sia all’unicità el’originalità <strong>del</strong> lavoro artistico in <strong>una</strong> società massificata dalleconseguenze <strong>del</strong>la divisione <strong>del</strong> lavoro.Nel 1848 questi pensieri passano nel Manifesto <strong>del</strong> PartitoComunista 4 , in cui si esige <strong>il</strong> libero sv<strong>il</strong>uppo di ciascuno comecondizione <strong>del</strong> libero sv<strong>il</strong>uppo di tutti. Si tratta di un’intuizioneideologica in linea con le successive tematiche <strong>del</strong>la Secessione18


Capitolo 1L’arte è un bene comuneViennese, in cui è possib<strong>il</strong>e riscontrare ampiamente <strong>il</strong> pensieromarxista secondo cui, in definitiva, l’arte, per potersisv<strong>il</strong>uppare, deve essere necessariamente un bene comunesvincolato da restrizioni contenutistiche.Marx sostiene che, dall’antichità fino ad oggi, l’ab<strong>il</strong>ità artisticasia sempre presente soltanto in singoli individui particolari enon nel resto <strong>del</strong>l’umanità. Ciò è dovuto a quella divisione <strong>del</strong>lavoro che ha sempre accompagnato la storia e che saràmandata in pezzi dalla rivoluzione comunista:“La concentrazione esclusiva <strong>del</strong> talento artistico in alcuniindividui e <strong>il</strong> suo soffocamento nella grande massa, che ad essaè connesso, è conseguenza <strong>del</strong>la divisione <strong>del</strong> lavoro.” 5In <strong>una</strong> sim<strong>il</strong>e prospettiva, Marx non prende in considerazionechi, come Stirner, pensa di poter spiegare la grandezza diRaffaello facendo riferimento soltanto al suo genio individuale,prescindendo completamente dalle condizioni oggettive in cuiegli poté fiorire. Scrive significativamente Marx:“Raffaello, come ogni altro artista, era condizionato daiprogressi tecnici <strong>del</strong>l’arte compiuti prima di lui,dall’organizzazione <strong>del</strong>la società e dalla divisione <strong>del</strong> lavoronella sua città e infine dalla divisione <strong>del</strong> lavoro in tutti i paesicon i quali la sua città era in relazione.Che un individuo come Raffaello possa sv<strong>il</strong>uppare <strong>il</strong> suotalento dipende completamente dalla divisione <strong>del</strong> lavoro edalle condizioni culturali degli uomini che da essa derivano.” 6Nella società divisa in classi e permeata dalla divisione <strong>del</strong>lavoro, è normale, spiega Marx, che vi siano individui destinatia fare gli artisti e altri a fare gli operai. Tuttavia, quando si saràsuperata la divisione in classi e la divisione <strong>del</strong> lavoro, quando19


Capitolo 1L’arte è un bene comunecioè si sarà instaurata la società comunistica e ogni individuosarà un individuo “onn<strong>il</strong>aterale”, che potrà cacciare, dipingere epescare, secondo <strong>il</strong> proprio capriccio, ecco che, secondo Marx,sparirà la figura <strong>del</strong>l’artista, come <strong>del</strong> resto sparirà ogni altrafigura di lavoratore parziale e limitato. Più precisamente,secondo Marx:“In un’organizzazione comunistica <strong>del</strong>la società in ogni casocessa la sussunzione <strong>del</strong>l’artista sotto la ristrettezza locale enazionale, che deriva unicamente dalla divisione <strong>del</strong> lavoro, ela sussunzione <strong>del</strong>l’individuo sotto quest’arte determinata, percui egli è esclusivamente un pittore, uno scultore, ecc.: nomiche già esprimono a sufficienza la limitatezza <strong>del</strong> suo sv<strong>il</strong>uppoprofessionale e la sua dipendenza dalla divisione <strong>del</strong> lavoro.” 7Nessuno sarà più inchiodato alla sfera di attività particolare chegli è attualmente imposta e potrà finalmente svolgere le attivitàpiù disparate, tra cui quella artistica: in questo modo, secondoMarx, l’uomo potrà finalmente recuperare la propria essenza di“ente generico”, ossia di ente non geneticamente prefissato acreare a <strong>una</strong> sola forma di oggettivazione sociale.Di qui la nota conclusione che trae Marx:“In <strong>una</strong> società comunista non esistono pittori, ma tutt’al piùuomini che, tra l’altro, dipingono anche.” 8Solo quando sarà definitivamente superata l’alienazione saràfinalmente possib<strong>il</strong>e un’esperienza estetica a trecentosessantagradi, perché è solo allora che potranno finalmente sv<strong>il</strong>upparsipienamente, in maniera <strong>il</strong>limitata, i sensi <strong>del</strong>l’uomo: tutti gliuomini potranno fruire <strong>del</strong>l’arte, e tutti potranno contribuire acrearla.20


Capitolo 1L’arte è un bene comune.Morris e RuskinPer distaccarsi definitivamente dalla produzione di massasempre più pressante, W<strong>il</strong>liam Morris, pittore e scrittore vicinoai secessionisti, teorizza e dona nuova linfa ad <strong>una</strong> ritrovataunione tra arti maggiori e arti minori, tra artista e artigiano,<strong>verso</strong> <strong>una</strong> nuova concezione di arte come simbolo <strong>del</strong> distaccodalla produzione seriale e dall’industria. Morris è ispirato dalletesi anti-industriali <strong>del</strong> critico e scrittore John Ruskin, <strong>il</strong> qualeafferma:“Il mondo non può diventare tutto un’officina... come si andràimparando l’arte <strong>del</strong>la vita, si troverà alla fine che tutte le cosebelle sono anche necessarie.” 9In questo tentativo è possib<strong>il</strong>e riconoscere la volontà nelraggiungere un’arte totale, già teorizzata da Richard Wagner, incui vengono abbattuti i muri creati dall’eterogeneità dei generiartistici e <strong>del</strong>le categorie sociali.Il mo<strong>del</strong>lo proposto da Morris è sim<strong>il</strong>e a quello medievale,quando, per sua stessa dichiarazione, “tutti gli artigiani eranoartisti, e artisti dovremmo ricominciare a chiamarli”. È dunquechiaro che i secessionisti interpretino l’epoca medioevale comeuno stato ideale che non conosce le contraddizioni tra bello ebrutto, causate dall’ut<strong>il</strong>itarismo cresciuto con l’avvento <strong>del</strong>Rinascimento; ma qui sorge <strong>una</strong> contraddizione.Morris rifiuta di ammettere l’inevitab<strong>il</strong>e aristocratismo <strong>del</strong> suo21


Capitolo 1L’arte è un bene comunetentativo, pur rifiutando la produzione di massa in nome di unimpegno da parte degli artisti/artigiani nel contrastarel’esclusività <strong>del</strong>l’arte. Inevitab<strong>il</strong>mente, però, <strong>una</strong> produzionecondotta su base artigianale non è accessib<strong>il</strong>e al vasto pubblico,per quanto possa essere raffinata, funzionale, innovativa. Ilconcetto estensivo di “arte totale”, che vuole fare di ognioggetto un oggetto d’arte, risulta eccessivo ed inflazionistico,soprattutto in <strong>una</strong> società che pred<strong>il</strong>ige l’economicità <strong>del</strong>prodotto seriale.L’utopia di Morris sembra ormai un romantico avvenire, unritorno a quell’epoca priva di contraddizioni che lui identificaaddirittura nel medioevo, quando l’artista era artigiano e le sueopere erano frutto di quel miscuglio di arte e scienza checontribuivano a rendere l’arte la simbiosi di tutte le discipline:un’arte totale, appunto.Nella seconda metà <strong>del</strong>l’ottocento si assiste al ritorno <strong>del</strong>lacommittenza pubblica: disegni per francobolli, per valute,insegne, facciate di pubblici edifici. L’arte ritorna nelle stradee tende la mano al cittadino, che ora ne contempla <strong>una</strong> nuovaformalità, rinvigorita anche al di fuori di ciò che finora erastato un contesto consolidato: <strong>il</strong> museo.Adolf Loos, architetto secessionista, protesta apertamentecontro l’idea romantica di Morris, affermando di non voleressere ost<strong>il</strong>e <strong>verso</strong> l’arte in sé, ma di sostenere un’idea rigorosaed esclusiva <strong>del</strong>l’opera e quindi attaccando l’esibizionismoformale che cerca di mettersi in mostra su ogni oggetto; stessoconcetto che, in futuro, i dadaisti radicalizzeranno, privandoquasi <strong>del</strong> tutto l’arte di quell’aura culturale che la distingue.22


Capitolo 1L’arte è un bene comune.Il DadaismoIl ready-made simboleggia un’esclusività fortemente associataalla decontestualizzazione. Marcel Duchamp dà all’oggettoun’autorità (un’”aura”, tanto per citare Walter Benjamin) chenon possiede come prodotto pensato appositamente per <strong>il</strong>mercato; lo isola, ponendolo su quello stesso piedistallo che fu<strong>il</strong> simbolo <strong>del</strong> distaccamento tra oggettività e opera d’arte o, inparole povere, <strong>del</strong>la stratificazione sociale.Duchamp offre <strong>una</strong> gamma infinita di possib<strong>il</strong>i interpretazioni,un pluralismo semantico contenuto nelle figure assolutamentericonoscib<strong>il</strong>i dei ready-made, sostenendo che ogni cosa vienerideterminata dal suo ambiente.Una tendenza di spiccato valore borghese che va sempre piùprendendo piede, infatti, è la beatificazione <strong>del</strong>la mano. Ildistacco con i canoni accademici non potrà mai <strong>del</strong> tuttoavvenire se si continua a vedere nel pennello l’unico giustometodo, e non solo un semplice strumento <strong>del</strong> fare arte in nomedi un’idea.Secondo <strong>il</strong> poeta Gu<strong>il</strong>larme Apollinaire:“Uno può dipingere con quello che vuole, con i fischietti, ifrancobolli, con le cartoline e le carte da gioco, con pezzettinidi tela cerata, con giornali o con la carta da parati.” 10Apollinaire è in accordo, quindi, anche con i Secessionisti,secondo cui l’arte deve subire <strong>una</strong> “sdivinizzazione” per poters<strong>il</strong>iberare. Egli aggiunge un ulteriore mezzo contro la canonicitàe la stereotipizzazione dei procedimenti artistici classici,andando addirittura oltre l’ideologia secessionista di renderel’arte “per tutti”.23


Capitolo 1L’arte è un bene comuneApollinaire suggerisce un’arte “con tutto”, contro sia l’estetica<strong>del</strong>l’opera, sia l’estetica nel realizzare l’opera. Ovviamente ladenuncia non riguarda solo la pittura, poiché ciòcomporterebbe un ritorno alla classificazione <strong>del</strong>le variediscipline e andrebbe contro ogni idea nel raggiungimento<strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong>l’anti –stratificazione; ma andiamo per gradi.Come già accennato, i ready-made non sono altro che oggettidi uso comune strappati alla loro funzione ed uso originari edinseriti in un ambiente a loro estraneo, decontestualizzati.Duchamp anticipa ciò che Piero Manzoni porterà all’eccessocon la sua Merda d’Artista, sconfessando la sacralità non solo<strong>del</strong> pensiero e dei concetti <strong>del</strong>la figura <strong>del</strong>l’artista, ma anche lasua corporeità, la produzione <strong>del</strong>l’artista in ogni suamanifestazione, compresa, appunto, quella corporale.Manzoni proclama “sono un artista: tutto ciò che produco èarte”. Estremizza, radicalizza un modo di fare arte concettualerendendo chiunque un potenziale artista o spingendo adautoproclamarsi tale.Siamo di fronte, in parte, al ritorno di <strong>una</strong> qualche specie dicategorizzazione sociale, sebbene Duchamp renda <strong>il</strong> suo ruolopiù goliardico e irriverente nei confronti <strong>del</strong>la venerab<strong>il</strong>ità<strong>del</strong>l’arte contemporanea, inclusa quella concettuale.Egli diviene portavoce <strong>del</strong>l’estremo realismo di un movimentopiù sociale che artistico, più f<strong>il</strong>osofico e ideologico che esteticoe materico; la realtà non viene restituita al soggetto dalla tela,l’assenza <strong>del</strong>lo strumento artistico quale <strong>il</strong> pennello divienemanifestazione intangib<strong>il</strong>e <strong>del</strong> completo distacco tra canone esperimentazione. E se da <strong>una</strong> parte vi è la rinuncia parziale omeno alla manipolazione artistica <strong>del</strong>la realtà oggettiva e <strong>del</strong>lamateria, dall’altra l’estremo realismo scaturito dagli oggettiesposti in quanto tali dona ai ready-made <strong>una</strong> palpab<strong>il</strong>ità che lasemplice rappresentazione non può offrire.Dada promuove l’antiestetismo in nome di un ritorno alla24


Capitolo 1L’arte è un bene comunepurezza <strong>del</strong>le forme preesistenti in natura, e quindi contro quelpensiero industrializzato secondo cui l’arte estetizza eformalizza ogni prodotto <strong>del</strong>l’uomo. Prodotto che nella societàdi massa perde ogni legame con i principi <strong>del</strong>l’opera d’arte ediviene semplice oggetto d’uso.Morris vorrebbe abbattere le barriere erette dall’esclusività<strong>del</strong>l’opera e <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>l’arte, mentre Loos protesta controla visione di <strong>una</strong> società in cui qualsiasi oggetto può essereesibito come opera d’arte.Duchamp va oltre, conferendo ad oggetti quotidiani quell’aurache scaturisce solo in presenza <strong>del</strong>l’intervento <strong>del</strong>l’artista.Come la scint<strong>il</strong>la che dal nulla diede modo alla vita di potersisv<strong>il</strong>uppare, un concetto e un’idea quale produzione <strong>del</strong>l’artistadona nuova linfa al soggetto scelto (in questo caso già esistente)innalzandolo ad opera pur mantenendo intatta l’assenza di ognitipo di rappresentazione o intervento artistico: l’oggetto èsoltanto semplicemente decontestualizzato.A tal proposito cito Hans Arp, poeta e scrittore:“La legge <strong>del</strong> caso che comprende in sé tutte le leggi,inafferrab<strong>il</strong>e come la causa prima da cui si origina la vita, orapuò essere sentita abbandonandosi completamenteall’inconscio.Chi segue questa legge, io sostengo, crea vita pura.” 11Si può dire che <strong>il</strong> Dadaismo, quindi, trascende la concezionecanonica di arte appellandosi soprattutto alla casualità,all’istinto, al corso naturale <strong>del</strong>le cose; contro l’ottimismoprogressista dei futuristi, i dadaisti pongono attenzione allariflessione, alla contemplazione <strong>del</strong> mondo e alla <strong>rivalutazione</strong><strong>del</strong> caso (e <strong>del</strong> caos).Quando Hans Arp dispone dei pezzi di carta strappata secondoleggi casuali, non solo entra nell’ambito <strong>del</strong>l’astrazione, ma in25


Capitolo 1L’arte è un bene comune.La Fontana, MarcelDuchamp.Merda d’Artista, PieroManzoniquell’ambiguo confine in cui “artesenza fatti” regredisce in “fatti senzaarte”.Alla luce di questo verrebbe da porsiun semplice quanto interessante quesito:chi e in che modo proclama l’artistatale? La Fontana di Duchamp e laMerda d’Artista di Manzoni potrebberorappresentare <strong>il</strong> ritorno di <strong>una</strong> nuovadivisione di classe tra artista edindividuo. Si tratta, effettivamente, dibarriere quando <strong>una</strong> produzioneesplicitamente corporale di un uomodiviene automaticamente opera d’arte,grazie ad un concetto frutto di <strong>una</strong>mente artistica. Affermare <strong>il</strong> contrariodimostrerebbe un’ipocrisia ideologicache rende chiunque capace di produrreopere d’arte a discapito di un effettivotalento.Le convinzioni di Manzoni, per quanto si dimostrino inaccordo ai concetti di Duchamp, in termini di produzioneartistica, differiscono dal pensiero autodistruttivo dei dadaistiin generale l’impeto antiartistico impediva loro di atteggiarsi ageni, le loro produzioni dimostravano valori che si annullavanoa vicenda e che contribuivano all’auto-soppressione <strong>del</strong>l’artestessa.Duchamp mette in mostra opere d’arte rese tali da un’artistache non è più un’artista. Si può intuire la natura puramenteconcettuale di ogni ready-made, tenendo presente la lorofunzione originaria; quando <strong>il</strong> concetto in essi verrà a gallainevitab<strong>il</strong>mente Laura di cui l’opera è pervasa e l’autorevolezza<strong>del</strong>la figura <strong>del</strong>l’artista sprofonderanno.26


Capitolo 1L’arte è un bene comuneDada perciò mescola i pensieri di Morris e di Loos e, attra<strong>verso</strong>le loro teorie, mette implicitamente in luce un atteggiamentotipico <strong>del</strong>la cultura occidentale, divisa tra buon gusto evenerazione <strong>del</strong>l’arte in quanto tale; attra<strong>verso</strong> tali concettidunque si rielabora <strong>una</strong> <strong>rivalutazione</strong> <strong>del</strong>la purezza esteticapresente solo in natura..Rinnovare“ …La cospirazione culturale neoista incoraggia <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> perché <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> fa risparmiare tempo efatica, migliora i risultati e sv<strong>il</strong>uppa l’iniziativa da parte <strong>del</strong>singolo plagiarista…”(estratto dal Primo Manifesto Internazionale Neoista,contenuto nei Manifesti Neoisti, Stewart Home, 1987) 11Stewart Home la chiama “grande vantaggio” nel suo PrimoManifesto Internazionale Neoista e gli 01.org, seguendo <strong>il</strong>f<strong>il</strong>one ideologico e culturale <strong>del</strong>la Net Art, ne fanno <strong>il</strong> cardine<strong>del</strong>la loro intera produzione sostituendola con l’ironia, con labeffa, con <strong>il</strong> gioco: è l’assenza <strong>del</strong> talento. È proprio di questoche si parla, se andiamo a rielaborare tutto ciò che <strong>il</strong> panoramaartistico moderno ci ha offerto fino ad oggi in larga misura, dalDadaismo fino al Postmodernismo. È <strong>il</strong> connubio trasperimentazione e gioco che permette all’artista di liberare <strong>il</strong>proprio pensiero, di trasporre materialmente la propria sfera27


Capitolo 1L’arte è un bene comunesensoriale.L’arte si è fatta sempre più “leggera”, talvolta frivola, libertinae provocatoria. Koons con i suoi vistosi conigli cromati, Caldercon i suoi mob<strong>il</strong>es, solo per citarne alcuni; gli artisti hannolasciato libero sfogo ad un’attitudine <strong>del</strong> tutto estranea, se nonaddirittura sacr<strong>il</strong>ega, all’approccio borghese per le belle arti.Seguendo e perpetrando, fino ad esasperare i concetti <strong>del</strong>l’ideadadaista, si ritrova la freschezza <strong>del</strong> gesto ludico, l’innocenzaintrinseca <strong>del</strong>l’istinto scaturita dal rifiuto dagli stereotipipropugnati dalla cultura tradizionalista. Si ritrova <strong>il</strong> desiderio digiocare tanto con la propria creatività quanto con <strong>il</strong> propriotalento, spesso ridicolizzando l’estetica a vantaggio di <strong>una</strong>ricerca concettuale approfondita e complessa, talvolta avulsa oaddirittura assente; tutto per un bisogno irriverente diautoironia, parodia, satira.Un concetto in sé non ha valenza artistica poiché chiunque èteoricamente in grado di elaborare le proprie idee seguendometodologie personali. E inoltre chiunque può esporle nelmodo che ritiene più congeniale secondo la propria natura.Un’artista ha la capacità di dare forma ad un concetto agendosecondo pratiche fornitegli dalla sua esperienza culturale. NelRinascimento <strong>il</strong> talento è <strong>il</strong> frutto <strong>del</strong>la capacità di riprodurre larealtà seguendo anche un metodo scientifico appreso da studiapplicati e specifici. L’elemento chiave <strong>del</strong>l’intera produzioneartistica <strong>del</strong>l’epoca è, come lo chiameremmo oggi, <strong>il</strong>fotorealismo.L’arte è ancora considerata un prodotto d’elite, appartenente ad<strong>una</strong> sfera culturale accessib<strong>il</strong>e ai meno. Eppure essa nasce dallefrenetiche mani di appassionati bottegai che decidono<strong>del</strong>iberatamente di applicare le proprie capacità espressive allamaterialità dei colori, <strong>del</strong> marmo, <strong>del</strong>la carta, eccetera. D’altrocanto la committenza esige un livello qualitativo raggiungib<strong>il</strong>esoltanto attra<strong>verso</strong> uno studio scrupoloso <strong>del</strong>l’anatomia, <strong>del</strong>la28


Capitolo 1L’arte è un bene comunegeometria e persino <strong>del</strong>la chimica. L’apprendimento e lapratica di ogni disciplina sono mirati ad <strong>una</strong> rappresentazionepiù che mai fe<strong>del</strong>e alla realtà, <strong>una</strong> prerogativa quasi necessaria,in mancanza di meccanismi di riproduzione <strong>del</strong> reale.Benché esista <strong>una</strong> canonizzazione <strong>del</strong> modus operandi, alcuniartisti fanno <strong>del</strong>la sperimentazione un’arte a sé, poiché lerisorse espressive <strong>del</strong>l’uomo non si racchiudono entro regolematematiche, ma al contrario sono interpretab<strong>il</strong>i e possonosv<strong>il</strong>upparsi in uno st<strong>il</strong>e al quale associare <strong>il</strong> proprio nome.La tecnica pittorica di Caravaggio, ormai universalmentericonosciuta, non è l’unica innovazione che l’ha reso celebre;non bisogna dimenticare che un rapporto tra materia e pensiero,che sia caratterizzato da concetti solidi e ragionamentiinconfutab<strong>il</strong>i, prescinde <strong>il</strong> livello culturale e l’etica di chi lomette in atto. Caravaggio traspone la società in cui vive, con isuoi costumi e le sue figure, in rappresentazioni fino a quelmomento canonizzate; critica sott<strong>il</strong>mente la sua societàinserendola in un contesto dislocato temporalmente. LaVocazione di San Matteo e La Cattura di Cristo sono chiariesempi di questa trasposizione, e in essi potremmo addiritturariscontrare <strong>una</strong> critica contro <strong>il</strong> Sistema che a oggi risulterebbe“controculturale”. La storia <strong>del</strong>l’arte, in particolare, ci insegnache molte innovazioni non trovano quasi mai quell’immediataaccoglienza riservata a “normali” fattori di crescitasocioculturale.Oggi la provocazione è la chiave per la “visib<strong>il</strong>ità rapida”.Spesso incompreso e prontamente condannato, tuttavia <strong>il</strong>desiderio di provocazione getta le basi per nuove modalità,strumenti, tecniche e sperimentazioni artistiche.Da molti considerato come l’“orlo <strong>del</strong> baratro” <strong>del</strong>la creatività,<strong>il</strong> Dadaismo è <strong>il</strong> primo movimento che rende ladecontestualizzazione <strong>il</strong> metodo portante attra<strong>verso</strong> cui siproduce arte.29


Capitolo 1L’arte è un bene comune.La Vocazione di San Matteo, Caravaggio.La Cattura di Cristo, Caravaggio30


Capitolo 1L’arte è un bene comuneLe opere si legano indissolub<strong>il</strong>mente al concetto che l’artistatrae per esse, comunicando diversi fattori, come la suapersonale opinione sul panorama politico e sociale <strong>del</strong>la societàin cui vive.I barattoli di zuppa Campbell e le bottiglie di Coca-Colariprodotte da Andy Warhol confermano questa teoria. L’operadiviene lo specchio di un contesto di cui l’artista prende atto,plasmandolo con un metodo che comunichi l’unione tra statod’animo e idea. Un metodo che spesso si trasforma in un’escaper attirare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto, chericonosca nelle opere simboli e icone alla portata <strong>del</strong> propriolivello culturale. Massificare l’arte equivale a privarla diun’esclusività che W<strong>il</strong>liam Morris tentò invano di arginare eche Walter Benjamin predisse. La perdita <strong>del</strong>l’“unico” vedenella produzione seriale un accostamento tra opera e bene diconsumo, che si concretizza nel ben più popolare “oggettod’arte”. Oggi chiunque può usufruire dei mezzi necessari percreare qualcosa, non importa cosa; poiché <strong>il</strong> flussod’informazioni messo a disposizione dai media e da Internet èvirtualmente infinito. Su quest’ultimo punto sorge però <strong>una</strong>problematica, che ridefinisce <strong>il</strong> concetto di “arte” comeprodotto di software che permettono lo sv<strong>il</strong>uppo creativo diqualsiasi utente. L’artista non è più colui che produce opere,ma colui che fornisce i mezzi..I baffi <strong>del</strong>la Gioconda31


Capitolo 1L’arte è un bene comuneIl concetto che Stewart Home, fondatore <strong>del</strong> Neoismo, mette indubbio, col suo cinismo, ciò che fino a poco tempo fapensavamo fosse <strong>il</strong> motore <strong>del</strong>la creazione artistica: vale a dire<strong>il</strong> talento.Home afferma che “<strong>il</strong> bello <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong> è l’assenza <strong>del</strong>talento” 12 . È praticamente vero, poiché chiunque possiede uncomputer è in grado di fare copia/incolla. Chi vuole plagiarericonosce in <strong>una</strong> fonte la credib<strong>il</strong>ità e l’originalità <strong>del</strong> contenutosenza soffermarsi su concetti come “giusto” o “sbagliato”.Esiste però un metodo, un’etica <strong>del</strong> plagio? È possib<strong>il</strong>esfruttare tale attitudine in modo creativo, culturalmente valido,moralmente accettab<strong>il</strong>e?Generalmente <strong>il</strong> plagio in sé, come sappiamo, è un reatoperseguib<strong>il</strong>e penalmente e, anche nel caso in cui si riveliimplicito o ben nascosto, esso è comunque disprezzato dallacomunità (ma anche da quegli artisti che <strong>del</strong> SistemaMerceologico fanno un’arte).Duchamp intuisce che screditando diversi fattori, comel’universalità di un dipinto come la Gioconda e la figura stessadi artista quale conservatore di talenti accessib<strong>il</strong>e ai meno, sisarebbe raggiunta <strong>una</strong> nuova concezione <strong>del</strong>l’arte.Ridicolizzandola e sminuendola diviene null’altro che unosvago realizzato con poco; opere prodotte in un contesto <strong>del</strong>genere appaiono pretenziose, create appositamente persoddisfare l’ego di acquirenti e critici. E, inevitab<strong>il</strong>mente,l’artista diventa commerciante.Con <strong>il</strong> Dadaismo si attacca apertamente <strong>il</strong> Sistema <strong>del</strong>l’arte e lesue intoccab<strong>il</strong>i tradizioni, andando a sconvolgere direttamente icanoni classici che fino a quel momento secessionisti e futuristiavevano condannato solo per iscritto. Si gioca con irriverenzacon l’opera maestra di Leonardo Da Vinci applicando, a mo’ difirma, un paio di baffi al volto <strong>del</strong>la Monna Lisa.Duchamp mette in luce la riproducib<strong>il</strong>ità tecnica <strong>del</strong>l’opera nel32


Capitolo 1L’arte è un bene comunemodo più semplice e allo stesso tempo pericoloso, e cominciala sua campagna <strong>verso</strong> l’inevitab<strong>il</strong>e destino <strong>del</strong>l’arte: la suaauto soppressione. Egli non si definisce artista, ma messaggerodei nuovi sistemi sociali. Duchamp è artista solo per chiriconosce nelle sue opere un connubio tra concetti, tematiche etecniche che condussero alla produzione (o appropriazione) dioggetti come i ready-made. Ostenta volontariamente lamancanza o la perdita di quel talento che nell’eccellenza e nellacreatività trova la sua massima espressione.Alla fine degli anni venti si sta avverando ciò che isecessionisti perseguirono per <strong>il</strong> raggiungimento di un’arte pertutti; ma, contrariamente alle loro utopiche previsioni, cheescludevano l’avvento di un contesto merceologico-industriale,l’arte diventa mercato.Qui non <strong>il</strong> talento, ma lanovità è l’elementomaggiormente riconosciuto eapprezzato. Naturalmente,dove la novità può fare a meno<strong>del</strong> talento, <strong>il</strong> mercato siamplia, poiché chi nonpossiede la tecnica puòcomunque produrre qualcosadi concettualmente valido,riducendo l’estetica a opzione.L.H.O.O.Q. è l’emblema diquesto nuovo Sistema,insieme con opere come LaFontana o La Ruota diBicicletta.La provocazione esplicita deiready-made suscita interessenel bene e nel male. Tutti .L.H.O.O.Q., Marcel Duchamp33


Capitolo 1L’arte è un bene comunequesti oggetti possono essere inclusi nell’ideologia tipica <strong>del</strong>lacomune pubblicità.Non importa <strong>il</strong> modo in cui se ne parla, basta parlarne.Malgrado L.H.O.O.Q. remi contro tutti i “dogmi” <strong>del</strong>le articlassiche e <strong>del</strong>le arti in senso generico, ancora oggi la vediamofigurare tra pagine di libri traboccanti di grandi opere.L’autosoppressione <strong>del</strong>l’arte è <strong>una</strong> profezia che molti ritengonofrutto di movimenti postmoderni come Fluxus e InternazionaleSituazionista, che applicano metodi artistici, discutib<strong>il</strong>i eimprobab<strong>il</strong>i all’attivismo politico. Forse stiamo già vivendo datempo questa fase: l’arte, nella sua concezione più classica e<strong>del</strong>itaria, non può, di fatto, accostarsi alla sfera commerciale perdivenire incentivo <strong>del</strong>la produzione seriale; questo proprio pertentare di mantenere quell’esclusività che la rendeva un beneper pochi.E forse, inconsapevolmente, proprio i secessionisti hannogettato le basi di questo fenomeno volendo accostare l’arteall’intera popolazione, acculturata o meno, ricchi e poveri,intellettuali e operai. È fondamentale comprendere quantor<strong>il</strong>ievo si possa ancora attribuire al talento come manifestazionedi eccellenza nella tecnica.In un mercato <strong>del</strong>l’arte che trae ispirazione da un’ideologiacapitalistica ancora attuale, in cui l’indice di gradimentodiviene <strong>il</strong> timone dei metodi e dei movimenti artistici a venire,<strong>il</strong> talento non è importante quanto <strong>il</strong> concetto in un’opera.Potremmo, seguendo quest’idea, andare ancora più indietro ericonoscere agli espressionisti, pionieri <strong>del</strong>la rappresentazione<strong>del</strong> pensiero sulla tela, le cause <strong>del</strong> conseguente declino<strong>del</strong>l’arte. Tuttavia non sarebbe corretto, poiché essi stessidichiarano <strong>il</strong> mantenimento di un’aura che rende l’arte simboloe dimostrazione di elitarietà nella tecnica.Pertanto, viene attribuito al talento un significato particolare; sitratta di <strong>una</strong> qualità che indica <strong>una</strong> sensib<strong>il</strong>ità che non tutti34


Capitolo 1L’arte è un bene comunesv<strong>il</strong>uppano, ma che tutti potenzialmente hanno. Karl Marxstesso afferma che tutti debbano avere <strong>il</strong> diritto di accostarsiall’arte e la possib<strong>il</strong>ità di sv<strong>il</strong>upparla..L’arte <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>itàLa digitalizzazione rende possib<strong>il</strong>e lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>lepotenzialità creative di ognuno.Internet è un contenitore virtualmente infinito di cultura,universalmente riconosciuto e globalmente sfruttato. Tra im<strong>il</strong>ioni di suoi utenti vi sono anche gli artisti, o almeno coloroche si definiscono tali; ma queste etichette vengonoaccantonate dal momento in cui a tutti, artisti e non, vengonoofferti i mezzi per produrre testi, musica, immagini, videoeccetera.I plagiaristi, grazie alla condivisione di materiale digitale,rielaborano in modo creativo praticamente qualsiasi cosacatturi la loro attenzione e che susciti in loro <strong>una</strong> certaispirazione. Possono, inoltre, avvalersi di fonti già esse stessecelebri, per arrivare con più rapidità all’attenzione <strong>del</strong> pubblico.Non dobbiamo dimenticare che la visib<strong>il</strong>ità e la condivisionetrasformano un prodotto in un’icona, mutando anche la valenza<strong>del</strong> suo contenuto. È possib<strong>il</strong>e assistere a reinterpretazioni emanipolazioni che sfruttano la fama di icone universali. Inquesti casi, plasmare <strong>il</strong> significante stesso di un’opera d’artecome L’Urlo di Munch, che da rappresentazione drammatica diuno stato d’animo diviene un prodotto popolare che sfrutta la35


Capitolo 1L’arte è un bene comunericchezza contenutistica <strong>del</strong>la sua fonte, ne stravolge anchel’essenza culturale.È ciò che fa Amy Alexander quando, prendendo <strong>il</strong> busto <strong>del</strong>lafigura al centro <strong>del</strong> dipinto, trasforma e amplia quello chel’opera rappresenta; segue le leggi che oggi regolano ladistribuzione e la diffusione dei prodotti commerciali. LaAlexander decontestualizza <strong>il</strong> dipinto, privandolo di quelladrammaticità che l’ha reso celebre e riplasma, inoltre, l’estetica<strong>del</strong> soggetto fino a renderlo più “versat<strong>il</strong>e”, o “pop”, sevogliamo. Un soggetto nuovo, quasi un logo, da apporre sumagliette o da usare come adesivo; o ancora, nel caso<strong>del</strong>l’opera <strong>del</strong>la Alexander, trasformato in un’applicazione persistemi operativi con cui si possa interagire 13 . Di questo,parleremo approfonditamente più avanti.In che modo possiamo identificare <strong>il</strong> talento nel <strong>Plagiarismo</strong>? Èevidente che non ci vogliono grandi capacità nel copiare eun’opera già esistente. Altrettanto evidente è la riconoscib<strong>il</strong>ità<strong>del</strong> soggetto quando è ispirato a un’opera così celebre.È <strong>il</strong> modo in cui essa viene rimo<strong>del</strong>lata che rende <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> creativo. Del resto l’artista si ritrova a fare i continon solo con un’infinita gamma di possib<strong>il</strong>ità e di fonti, masoprattutto con un’opinione pubblica che ancora accosta <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> al plagio, etichettandolo come semplice furto. Peralcuni potrebbe essere <strong>una</strong> forma d’arte “parassita”, cheagevola la visib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le opere sfruttando la celebrità <strong>del</strong>materiale originario. In realtà ciò rende <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> unmetodo per creare qualcosa di nuovo che nel tempo puòlasciarsi alle spalle ogni riferimento <strong>del</strong>la fonte da cui ha presospunto. L’opera diviene, in questo modo, un prodotto non solodistaccato, ma a suo modo originale; è ciò che oggiriscontriamo nei remix dei brani più celebri <strong>del</strong> passato, pernon parlare dei remake, che trasformano decine di branimusicali in produzioni a sé.36


Capitolo 1L’arte è un bene comuneOggi si parla molto di arte in modo abbastanza vago, come seavesse perso quasi <strong>del</strong> tutto <strong>il</strong> suo valore culturale.Fenomeni contemporanei quali capitalismo, industrializzazionee serialità hanno condotto gli artisti su <strong>una</strong> strada parallela alsistema merceologico che regola la produzione di beni diconsumo per la massa. Una strada puntellata di opportunitàmolto redditizie. L’arte moderna non vede più l’artista come unindividuo specializzato in un certo campo o in <strong>una</strong> certadisciplina; non è fac<strong>il</strong>e dire con certezza se sia più sculture chepittore. Oggigiorno l’artista sfrutta quanti più metodi e tecnichepossib<strong>il</strong>i per soddisfare sia <strong>una</strong> sua ricerca a livellosperimentale sull’uso dei materiali, sia per fare in modo che <strong>il</strong>grande pubblico accolga la sua arte, in modo da ricavarne unguadagno. Vi si riscontrano due livelli di crescita, dueopportunità: la crescita spirituale <strong>del</strong>l’accostamento tra materiae concetti, e quella più concreta <strong>del</strong> denaro e <strong>del</strong>la fama.Quest’ultima, forse, sembra essere quella che più attira lamaggior parte non solo degli artisti, ma di tutti coloro cheregolano <strong>il</strong> flusso di denaro che circola tra autore, opera,galleria o privato. In questo modo si crea un contesto in cu<strong>il</strong>’arte diviene <strong>una</strong> pratica conforme alle richieste <strong>del</strong> pubblico,senza tenere conto <strong>del</strong>l’attività creativa offerta dallasperimentazione nei diversi campi artistici.Bisogna considerare, però, che non ci troviamo di fronte ad unfenomeno che è frutto <strong>del</strong> capitalismo contemporaneo, ma a unvincolo che esiste già dal Rinascimento. Un legame che oggicome ieri decreta lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>l’arte, quello con <strong>il</strong> denaro.Esso ripaga l’artista e fornisce valore all’opera, che viene cosìquotata in base a fattori specifici che solo i critici sembrano ingrado riscontrare.37


Capitolo 1L’arte è un bene comuneNote1-10-11(cfr.) Secessione Viennese: da Klimt a Wagner, Eva Di Stefano,Giunti Editore, 1999;2-3(cfr.) I Fondamenti <strong>del</strong>l’Arte Moderna - <strong>il</strong> Novecento, WernerHofmann, traduzione di Caterina Cardamone, Donzelli Editore, 1996;4Il Manifesto <strong>del</strong> Partito comunista: guida per la lettura <strong>del</strong>l’interoMarx, Karl Marx e Friedrich Engels, a cura di Mario Cassa, Sapere,1974;5-6-7-8-9L’Ideologia Tedesca, Karl Marx e Friedrich Engels,traduzione di Fausto Codino, Editori Riuniti, 2000;12(cfr.) Primo Manifesto Internazionale Neoista, Stewart Home,traduzione di Luther Blissett, 1987(da http://www.lutherblissett.net/archive/008_it.html);13(cfr.) http://scream.deprogramming.us38


Capitolo 1L’arte è un bene comune39


Capitolo 2 Legge 633Capitolo 2Legge 633La proprietà intellettuale:intervento a cura <strong>del</strong> Dott. Stefano GenickPrima di esaminare <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> nelle sue metodologie,applicazioni e valori etici, sarebbe importante soffermarsi sullaquestione legale che riguarda la proprietà intellettuale. Spesso,infatti, molti artisti che praticano <strong>il</strong> plagio in forma creativa siavvalgono <strong>del</strong>le conoscenze di avvocati e legali specializzatinel settore. Questo non tanto per evitare di realizzare opereesplicitamente plagiate, ma per individuare eventuali “falle”legislative che potrebbero essere volte a uso e consumo <strong>del</strong>lavoro plagiarista. Molti compositori di remix e mash up hannoidentificato queste mancanze e le hanno sfruttate per creare leloro opere. In caso contrario, data la mole di frammenti dimusica altrui, questi artisti dovrebbero pagare royalties damigliaia di dollari (o euro) l’<strong>una</strong>. I contenuti che seguono sonoestratti da un colloquio avuto con <strong>il</strong> Dott. Stefano Genick,laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza di Pisa.40


Capitolo 2 Legge 633…Il problema <strong>del</strong> plagio si pone nel momento in cui si traeispirazione dall’opera, ovvero quando <strong>il</strong> prodotto finale ècostruito su quella base.La proprietà intellettuale è un diritto di proprietà tutelatodall’Articolo 42 <strong>del</strong>la Costituzione. Tutela la proprietà privataattinente ai beni materiali e la estende ai beni immateriali. Laproprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge che nedetermina modi di acquisto e godimento allo scopo diassicurarne la funzione sociale e renderla accessib<strong>il</strong>e.La proprietà intellettuale è a sé stante perché tutela un beneimmateriale, un’opera <strong>del</strong>l’ingegno.L’acquisto di tale opera avviene “a titolo originario”. Ilcreatore <strong>del</strong>l’opera è proprietario <strong>del</strong>l’opera stessa. L’unicomodo d’acquisto effettivo <strong>del</strong> diritto d’autore (per dirittod’autore intendo <strong>il</strong> diritto morale, ovvero <strong>il</strong> diritto alla paternità<strong>del</strong>l’opera) avviene semplicemente nel momento in cui si creal’opera. Quindi io sono, al contempo, autore e proprietario<strong>del</strong>l’opera, che diviene soggetta alla regolamentazione <strong>del</strong>lamateria relativa alle opere d’ingegno.La legge fondamentale è la 633 (Protezione <strong>del</strong> Dirittod’Autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) <strong>del</strong> 22 apr<strong>il</strong>e1941, riformata per effetto <strong>del</strong>le direttive comunitarie sulleproblematiche derivanti dall’introduzione dei software digitali.L’oggetto <strong>del</strong> diritto va scisso in due parti. Il diritto morale, <strong>il</strong>diritto alla paternità <strong>del</strong>l’opera che si acquisisce in viaoriginaria, con la semplice creazione <strong>del</strong>l’opera; perciò è undiritto intrasmissib<strong>il</strong>e, non negoziab<strong>il</strong>e e incontestab<strong>il</strong>e.Viceversa, <strong>il</strong> diritto di ut<strong>il</strong>izzazione economica <strong>del</strong> bene è41


Capitolo 2 Legge 633gestib<strong>il</strong>e e negoziab<strong>il</strong>e. Si produce un effetto fondamentale cheè l’opponib<strong>il</strong>ità; dal momento in cui si va in S.I.A.E. si ottieneun effetto, all’interno dei confini nazionali, di pubblicità<strong>del</strong>l’opera che difende un diritto morale sull’opera e un dirittodi ut<strong>il</strong>izzazione <strong>del</strong>la stessa, gestib<strong>il</strong>e come si vuole. È chiaroche i contratti intervengono su questa seconda parte, in cui vigela volontà di disporre <strong>del</strong> bene distribuendolo o producendoloin vari modi.Si possono stipulare dei contratti limitati alla fase didistribuzione <strong>del</strong>l’opera nel momento in cui si ha la forza diprodurre e di sostenere i costi effettivi di produzione, che èconsistente, soprattutto se di natura teatrale.Contratti di produzione discografica: dopo aver creato un cd eaverlo registrato, si va dal produttore e si richiede laregistrazione, la messa su supporto e la commercializzazione. Idiritti di ut<strong>il</strong>izzazione economica hanno un limite di settantaanni e rientrano nel diritto di successione; gli eredi possonodisporne.Il diritto morale d’autore rimane importante: nonostante si<strong>del</strong>eghino i diritti di ut<strong>il</strong>izzo economico <strong>del</strong>l’opera, essa rimane<strong>del</strong> proprietario e diventa opponib<strong>il</strong>e <strong>verso</strong> tutti. La leggeconsente di intervenire su quel soggetto cui si conferisce unut<strong>il</strong>izzo economico per imporre un’azione inibitoria, cioèun’azione giuridica volta a imporre, a un soggetto,l’interruzione di un’attività o <strong>il</strong> diritto morale, quando sipresentano modifiche non richieste o danni di vario genereall’opera originale (in pratica, quando si ferisce <strong>il</strong> dirittomorale). Il risarcimento <strong>del</strong> danno segue due specifichedirezioni: patrimoniale e morale. Il risarcimento patrimoniale èconseguente alla produzione di <strong>una</strong> nuova opera, noncorrispondente a quella iniziale e che ha come effetto la perditadi occasioni contrattuali. Il risarcimento morale è quello che sirichiede quando l’azione di chi produce <strong>il</strong> danno corrisponde a42


Capitolo 2 Legge 633<strong>una</strong> fattispecie di reato, sanzionab<strong>il</strong>e dal codice penale. Inquesto caso qualora un soggetto disponga abusivamente di <strong>una</strong>ltrui diritto morale o di ut<strong>il</strong>izzazione, oltre alla tutela civ<strong>il</strong>e sipuò disporre di quella penale: perciò oltre alla richiesta dirisarcimento dei danni, si può intentare <strong>una</strong> causa penale.In ambito civ<strong>il</strong>istico quando si fanno contrattazioni, si producee si distribuisce, per evitare modifiche e storpiature, si stipula<strong>una</strong> clausola penale, regolata dall’Articolo 1385 <strong>del</strong> CodiceCiv<strong>il</strong>e, che consente di valutare, a priori, <strong>il</strong> danno di <strong>una</strong>determinata azione volta a ledere l’opera.È diffic<strong>il</strong>e riuscire a dimostrare l’entità <strong>del</strong> danno: perciò ènecessaria la nomina di un perito contrattuale che possaprefigurare un certo danno, seguendo dei criteri valutativi. Inquesto modo si possono evitare tutti quei costi derivanti daeventuali processi.Per quanto riguarda un programma come Blob (che mi haiportato ad esempio) è un’attività che prende in considerazionespunti che hanno prof<strong>il</strong>i pubblicitari, cioè che hanno già avuto<strong>una</strong> loro pubblicizzazione. Essendo prodotti già distribuiti sitratta di <strong>una</strong> seconda pubblicità, non è <strong>una</strong> disposizioneoriginaria dei beni, ed è possib<strong>il</strong>e disporne liberamente. Inoltre,gli autori dei f<strong>il</strong>mati da cui sono stati presi gli spezzonipossono comunque godere di un ritorno di visib<strong>il</strong>ità, opubblicità, dato da un ut<strong>il</strong>izzo alternativo, in un secondomomento, <strong>del</strong> materiale originale.Infine, hai accennato alla scadenza <strong>del</strong> copyright di Popeye,avvenuta <strong>il</strong> 1 Gennaio 2009 in Europa, e di un suo possib<strong>il</strong>eriut<strong>il</strong>izzo da parte tua. Resta <strong>il</strong> fatto che, come tu mi haispiegato, <strong>il</strong> denominativo “Popeye” rimane tuttora proprietà<strong>del</strong>l’azienda statunitense King Features Syndicate. 1In Europa, infatti, esiste <strong>una</strong> tutela giuridica che deriva dal“pre-uso” <strong>del</strong> marchio, rispetto alla registrazione. Questa tutelanon la si può contestare.43


Capitolo 2 Legge 633La contestazione <strong>del</strong> pre-uso, non solo è inut<strong>il</strong>e, ma è perfinorischiosa. Se si contesta un marchio pre-usato, non si può piùopporre la buona fede nella registrazione <strong>del</strong>lo stesso. È, infatti,<strong>una</strong> registrazione fatta ad hoc per sottrarre ad altri <strong>il</strong> libero usodi quel marchio a qualsiasi livello. La registrazione in malafede è nulla, cioè come se non esistesse.Infine, nel caso si volesse registrare un marchio compreso diimmagine figurativa e denominativo, questi verrebbero scissisecondo le normative sulla registrazione. Ciò comporta un usoseparato <strong>del</strong>l’immagine e <strong>del</strong> denominativo a essa riferito.…44


Capitolo 2 Legge 633Note1(cfr.) estratto da:http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/base/grubrica.asp?ID_blog=47&ID_articolo=274&ID_sezione=70&sezione=45


Capitolo 2 Legge 63346


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturaCapitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturaUn saggio di Stewart HomeNon c’è da stupirsi che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> venga spessominimizzato e accostato al furto dall’opinione pubblica, datal’apparente semplicità dei concetti al quale forniscono sostanza.Le metodologie sono le stesse: l’appropriazione indebitapermane e <strong>il</strong> rapporto tra arte e commercio è più che maipresente, come vedremo più attentamente avanti.Il <strong>Plagiarismo</strong>, nella concezione di “movimento”, è stato unfenomeno effimero e scarsamente conosciuto (e riconosciuto);in pochi gli hanno dedicato attenzione, soffermandosi più suicav<strong>il</strong>li legati al copyright che sull’aspetto creativo e artistico<strong>del</strong>l’argomento.In effetti, trattandosi di <strong>una</strong> corrente durata all’incirca un anno,non è possib<strong>il</strong>e elaborare <strong>una</strong> critica approfondita senza tirarein ballo le questioni legali e le procedure penali legate ai fattoriche accom<strong>una</strong>no <strong>Plagiarismo</strong> e plagio.Per questi motivi, ho pensato di introdurre <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>riportando ciò che Stewart Home ha scritto in proposito nel suo47


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturalibro Neoismo e altri scritti - idee critiche sull’avanguardiacontemporanea 1 . Si tratta di <strong>una</strong> <strong>del</strong>le stesure più approfonditeed esaustive sul tema, forse, a mio parere, la più <strong>il</strong>lustre; poiché<strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> è <strong>una</strong> branca, se così si può dire, <strong>del</strong> Neoismo, <strong>il</strong>cui fondatore è appunto lo stesso Home.Molto interessante notare, come vedremo, che l’autore non fariferimento a <strong>una</strong> propaganda <strong>del</strong> movimento all’interno <strong>del</strong>legallerie; ciò conferma un possib<strong>il</strong>e inserimento ipodermico <strong>del</strong><strong>Plagiarismo</strong> nel circuito dei media, da cui è possib<strong>il</strong>e ipotizzareche esso non sia effettivamente scomparso, ma si sia inseritotra questi; un’idea che Home riprende da Fluxus eInternazionale Situazionista, ai quali s’ispira molto.…Data la totale colonizzazione <strong>del</strong>la vita quotidiana ad opera <strong>del</strong>Capitale, siamo costretti a parlare <strong>il</strong> linguaggio imposto daimedia.E’ sempre stato impossib<strong>il</strong>e dare un’espressione coerente aipensieri e alle pratiche che si oppongono all’ideologiadominante. Tuttavia, non perseguiamo la creazione di nuov<strong>il</strong>inguaggi. Un atto <strong>del</strong> genere è condannato al fallimento e fa <strong>il</strong>gioco <strong>del</strong> Capitale (rafforzando i miti <strong>del</strong>l’“originalità” e <strong>del</strong>la“creatività individuale”). Al contrario, <strong>il</strong> nostro obiettivo è direinventare <strong>il</strong> linguaggio di chi vorrebbe controllarci.Mentre rifiutiamo <strong>il</strong> concetto di “originalità”, non troviamoproblematica l’idea che <strong>il</strong> plagio implichi un originale. Sebbeneriteniamo che tutta la “creatività umana” sia “accumulativa”(vale a dire che tutte le “innovazioni” sono costruite dalla48


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturasomma totale di ciò che è venuto prima), non ci turba che nelpassato ci sia un “punto di inizio”. Non possiamo dare conto diquesto “punto di inizio” e non perderemo <strong>il</strong> nostro tempofacendo speculazioni f<strong>il</strong>osofiche su cose così irr<strong>il</strong>evanti.Il plagio è <strong>il</strong> polo negativo di <strong>una</strong> cultura che ha la suagiustificazione ideologica nell’“unico”. Infatti, è soltantoattra<strong>verso</strong> la creazione di identità uniche che può essercimercificazione. Così, la ricerca priva di esito di un linguaggionuovo e universale, da parte degli artisti “modernisti”,dovrebbe essere vista come un momento avanzato <strong>del</strong> progettocapitalista. Comunque,. Questo non significa assolutamenteche <strong>il</strong> “postmoderno” sia in qualche modo più “radicale” <strong>del</strong>suo precursore. Entrambi i movimenti sono stati soltanto tappedi un’unica traiettoria. Tali sv<strong>il</strong>uppi riflettono l’ab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>sistema di recuperare le azioni e i concetti che precedentementehanno minacciato proprio la sua costituzione.L’“appropriazione postmoderna” è molto diversa dal plagio.Mentre la teoria postmoderna afferma che non c’è più ness<strong>una</strong>realtà fondamentale, quella plagiarista riconosce che <strong>il</strong> Potere èsempre <strong>una</strong> realtà nella società storica.I postmoderni sono di due categorie. La prima annovera i cinici,che comprendono <strong>il</strong> processo ideologico nel quale essi hannoun ruolo minore e manipolano <strong>il</strong> sistema per <strong>il</strong> proprioguadagno personale. Alla seconda categoria appartengono ipostmoderni semplicemente ingenui. Bombardati dalleimmagini dei media, credono che la “normalità” sempre incambiamento presentata dalla stampa e dalla TV sia <strong>una</strong>perdita <strong>del</strong>la “realtà”. I plagiaristi, di contro, riconoscono <strong>il</strong>ruolo che svolgono i media nel mascheramento dei meccanismi<strong>del</strong> Potere, e cercano attivamente di disgregare quest’attività.Ricostruendo e soggettivizzando le immagini <strong>del</strong> dominio ciprefiggiamo di creare <strong>una</strong> “normalità” che venga meglioincontro alle nostre esigenze rispetto all’incubo massmediale49


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturaimposto dal Potere. Comunque, non abbiamo mai creduto chequesto si possa ottenere soltanto attra<strong>verso</strong> mostre in “galleria”.Le immagini ut<strong>il</strong>izzate per vendere detersivi hanno <strong>una</strong> fortepresa sulle nostre coscienze proprio perché questi cliché sonoriprodotti dai media spessissimo. Perché un’immagine abbiaeffetto, occorre che sia continuamente riprodotta dalla stampa ealla televisione. L’unica praticab<strong>il</strong>e alternativa alla nostrastrategia di fare mostre ut<strong>il</strong>izzando immagini ricostruite colprocedimento <strong>del</strong> plagio è la distruzione fisica <strong>del</strong>le stazionitelevisive e <strong>del</strong>le tecnologie <strong>del</strong>la stampa..Il plagioIl plagio consiste nella manipolazione consapevole di elementipreesistenti per la creazione di opere “estetiche”. Il plagio èinsito in tutta l’attività “artistica”, poiché sia la pittura sia laletteratura funzionano grazie ad un linguaggio ereditato, anchequando chi le pratica si prefigge di abbattere la sintassi ricevuta(come accadde con <strong>il</strong> modernismo e <strong>il</strong> postmoderno).All’inizio <strong>del</strong> ventesimo secolo, grazie alla scoperta <strong>del</strong> collage,le modalità con cui nelle produzioni “artistiche” venivano usatielementi preesistenti si sv<strong>il</strong>upparono notevolmente.Due o più elementi divergenti sono accostati per creare nuovisignificati. La somma risultante è maggiore <strong>del</strong>le singole parti.I lettristi, e più tardi i situazionisti, chiamarono questoprocedimento détournement (“diversione” è la traduzioneletterale <strong>del</strong> termine francese), ma quest’attività a livello50


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturapopolare è tuttora conosciuta come “plagio”, termine che hausato Lautréamont.Il plagio arricchisce <strong>il</strong> linguaggio umano. E’ un’impresacollettiva estremamente lontana dalle “teorie” postmoderne<strong>del</strong>l’“appropriazione”. Il plagio comporta <strong>il</strong> senso <strong>del</strong>la storia econduce a <strong>una</strong> progressiva trasformazione sociale.Al contrario, l’“appropriazione” degli ideologi postmoderni èindividualistica e alienata.Il plagio è per la vita, <strong>il</strong> postmoderno è cristallizzato nellamorte..I nomi multipliI nomi multipli sono “etichette” che l’avanguardia degli anniSettanta e Ottanta ha proposto per un uso seriale. Hanno avutosvariate forme, ma per lo più si tratta di “nomi di personeinventate” che, come affermano i sostenitori, chiunque puòassumere come “contesto” o “identità”. Di solito, l’idea è lacreazione di un corpo collettivo di opere artistiche che fannouso di un’“identità inventata”.Klaos Oldanburg, la prima di queste “identità collettive”, fudiffusa dai ma<strong>il</strong>-artisti britannici Stefan Kokowski e AdamCzarnowski a metà degli anni settanta. Pochi anni dopo, <strong>il</strong>ma<strong>il</strong>-artista americano David Zack propose Monty Cantsincome nome <strong>del</strong>la “prima open pop-star”, un nome chechiunque poteva ut<strong>il</strong>izzare.Le differenze sostanziali tra le persone che ricorrevano51


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturaall’etichetta di Monty Cantsin emersero grazie ai nomi “rivali”di No Cantsin e Karen Eliot, entrambi venuti fuori a metà deglianni Ottanta. Numerosi individui e gruppi hanno “dato origine”indipendentemente, a concetti sim<strong>il</strong>i. Per esempio, a metà deglianni Ottanta, <strong>il</strong> gruppo raccolto intorno a Sam Durant a Boston,negli Stati Uniti, propose come identità multipla Bob Jones.Ci sono stati nomi multipli per rivista (come Sm<strong>il</strong>e, che nacquein Ingh<strong>il</strong>terra nel 1984) e per gruppi pop (come White Coloursproposto per la prima volta in Ingh<strong>il</strong>terra nel 1982).I nomi multipli cono connessi alle teorie radicali relative algioco. L’idea è di creare <strong>una</strong> “situazione aperta” di cui nessunosia responsab<strong>il</strong>e. Alcuni tra i sostenitori di tale idea affermanoanche che questo è un modo per “analizzare praticamente, edistruggere, le nozioni f<strong>il</strong>osofiche occidentali di identità,individualità, valore e verità”..Presto…Il presente testo, nonostante la sua ovvia funzione di guidaall’installazione Anon 2 , non è stato scritto con l’intenzione diassegnare un significato unico alla mostra.L’installazione Anon è stata fatta con l’intenzione di disgregarele procedure produttive e burocratiche che tendono a ridurre <strong>il</strong>ruolo <strong>del</strong> pubblico (almeno apparentemente) a quello dispettatore passivo. Il titolo <strong>del</strong>la mostra evidenzia <strong>il</strong> desideriodei partecipanti di mettere in questione lo status assegnato alcosiddetto “creatore” nella produzione di cultura. Tuttavia,52


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturanonostante <strong>il</strong> titolo, per i partecipanti alla mostra sarebbecontroproducente rimanere “completamente anonimi”, dato chequesto avrebbe l’effetto di un’attenzione non dovutafocalizzata sulle loro possib<strong>il</strong>i identità (come succede, adesempio, con The Residents). Così, mentre non abbiamo dato“risonanza” ai nostri nomi (per esempio mettendoli sullacartolina di invito all’“inaugurazione”), non abbiamo tenutogranché segreto “chi siamo”.Numerose tattiche sono state impiegate nel tentativo diimpedire agli individui resi furbi dall’infingardaggine e dalpotere di adottare un atteggiamento puramente contemplativonei riguardi <strong>del</strong>l’installazione. Appena entrati nella galleria ivisitatori si trovano un faretto puntato contro, di fronte a unbanco. Per andare avanti bisogna girare a destra. L’intenzionequi non è di rafforzare (per analogia) la consapevolezza <strong>del</strong>fatto che i pianificatori urbani, gli architetti, eccetera, cercanodi predeterminare i nostri movimenti all’interno <strong>del</strong>l’ambiente<strong>del</strong>la città; allo stesso tempo, intendo provocare <strong>una</strong> rispostacritica all’“arte <strong>del</strong>lo spazio” come luogo di Potere.Mentre <strong>il</strong> flusso <strong>del</strong> Potere non è mai unidirezionale, bisognadarsi ancora un gran daffare per riportare tali flussi a uno statodi equ<strong>il</strong>ibrio. All’interno <strong>del</strong> dominio <strong>del</strong>le “arti”, <strong>una</strong>ricognizione generale sul ruolo produttivo svolto dal pubbliconella creazione di cultura sarebbe un netto progresso <strong>verso</strong> <strong>il</strong>contenimento <strong>del</strong>lo snobismo e <strong>del</strong>l’elitarismo endemici a tuttaquanta la scena culturale contemporanea.53


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la cultura.Una breve orazione sulla nostra “condizione culturale”Con la riduzione <strong>del</strong>le spese pubbliche in ambito culturale,diventa possib<strong>il</strong>e per gli elementi “autonomi”, specialmente neicampi più “sperimentali”, distruggere l’egemonia <strong>del</strong>leiniziative insulse favorite dagli enti che amministrano isovvenzionamenti. In particolari ambiti, che non saranno mai“finanziariamente praticab<strong>il</strong>i” o “attraenti” per gli sponsoreconomici, <strong>il</strong> taglio <strong>del</strong>le sovvenzioni, che i monetaristicredono consegni la cultura al “libero mercato” (come se lacultura fosse qualcosa di di<strong>verso</strong> da un effetto sovrastrutturale<strong>del</strong>l’economia!), permette di fatto <strong>il</strong> controllo di interi settori<strong>del</strong>le arti ai più fanatici avversari <strong>del</strong> capitalismo (e che sono<strong>del</strong> tutto preparati a “lavorare” senza nessun “riconoscimento”finanziario).Uno degli elementi principali di questo genere di “fanatismo” è<strong>il</strong> rifiuto di fare affermazioni universalistiche riguardo a ogniforma di produzione culturale (e di deridere questa e altreaffermazioni sim<strong>il</strong>i, che gli artisti hanno tradizionalmenteut<strong>il</strong>izzato per “giustificare” <strong>il</strong> proprio lavoro). Una praticaculturale sinceramente “radicale” deve rifiutare l’essenzialismoe, allo stesso tempo, riconoscere la realtà dei rapporti di potereche caratterizzano la nostra società. I postmoderni rifiutanol’essenzialismo in teoria, ma nello stesso tempo sfruttanol’ideologia umanista <strong>del</strong>l’arte “romantica” e “moderna”, <strong>il</strong> cu<strong>il</strong>ascito li mette in grado di ricevere sussidi e di trarre profitto dacarriere di insegnamento finanziate dallo stato. Riguardo a ciòche caratterizza questa società, questi nouveaux nietzschiani, oper lo meno l’ala boudr<strong>il</strong>lardiana di questo “movimento”,fanno l’affermazione assolutamente ridicola che <strong>il</strong> potere sia“scomparso”.Tuttavia, quanto detto sopra non deve essere frainteso come<strong>una</strong> qualche forma di neomarxismo: nonostante la società54


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturacapitalista sia caratterizzata da gravi ineguaglianze di Potere,non c’è (al presente) un’unica classe capace di portare atermine un programma collettivo di trasformazione dei rapportisociali (nemmeno c’è l’“inevitab<strong>il</strong>ità” storica che <strong>una</strong> taleformazione di classe appaia nel futuro prossimo). Per questeragioni ho adottato la strategia <strong>del</strong>la lotta, qui e ora, in <strong>una</strong>mbito che sia di interesse immediato per me (invece di tentaredi “organizzare la classe” o agire come “fiaccola” per gli altri).In ogni caso, un’organizzazione basata sui “nuovi movimentisociali” appare molto più sensata <strong>del</strong> tentativo di imporre itradizionali mo<strong>del</strong>li di classe marxiani a <strong>una</strong> società che hasubito enormi cambiamenti da quando essi sono stati <strong>del</strong>ineatiper la prima volta (ma perfino centocinquanta anni fa talimo<strong>del</strong>li erano davvero inut<strong>il</strong>i, poiché ogni interpretazione diclasse “genuina” necessita di qualcosa di più di un meroriduzionismo economico).L’affermazione marxista-leninista che la società è composta da<strong>una</strong> base economica e da <strong>una</strong> sovrastruttura culturale e politicaè completamente priva di senso; c’è interazione dinamica traeconomia, cultura e politica (ogn<strong>una</strong> di queste categorie puòassumere <strong>il</strong> dominio in un momento specifico a seconda<strong>del</strong>l’azione reciproca dei fattori storici).Un’interazione sim<strong>il</strong>e si verifica tra produzione e consumo:dall’inizio <strong>del</strong>l’industrializzazione ness<strong>una</strong> di queste duecategorie ha goduto di <strong>una</strong> condizione di dominio permanentesull’altra. Da qui la mia preoccupazione di sottolineare <strong>il</strong> ruoloproduttivo svolto dal pubblico nella sfera culturale.Concomitante a tale interesse è <strong>il</strong> rifiuto <strong>del</strong>l’idea che ci siaun’“entità radicale e politicizzata di consumatori semipassivi”che aspetta con ansia l’opportunità di assistere a eventi comel’installazione Anon (ed è per questa ragione che ho colto alvolo l’opportunità di collocare <strong>il</strong> mio lavoro in posti dove siavisto da persone che non hanno pianificato di vederlo, cioè le55


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturavetrine <strong>del</strong> centro commerciale di Luton).…56


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la culturaNote1Neoismo e Altri Scritti - idee critiche sull’avanguardiacontemporanea, Stewart Home, a cura di Simonetta Fadda, Costa &Nolan, 1997;2(ndr.) “ Un certo numero di tattiche sono state impiegate neltentativo di evitare quegli individui arrestati dalla pigrizia, chemutano l’interesse in un atteggiamento puramente contemplativo<strong>verso</strong> l’installazione. Entrando nella galleria, i visitatori si trovanosotto dei riflettori davanti ad un banco <strong>del</strong>la reception. Perprocedere si deve girare a destra. L’intento è di rafforzare (peranalogia) la consapevolezza di come gli urbanisti, gli architetti ealtri cercano di predeterminare i nostri movimenti all’interno di <strong>una</strong>mbiente urbano; contemporaneamente, l’installazione intendeprovocare <strong>una</strong> risposta critica nei confronti <strong>del</strong>lo “spazio <strong>del</strong>l’arte”come luogo <strong>del</strong> Potere”.(estratto da http://www.stewarthomesociety.org/art/anon.htm).57


Capitolo 3Il plagio come negazione <strong>del</strong>la cultura58


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioCapitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioLa versat<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> collageSe ripercorressimo l’intera cronologia <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l’arte (enon solo), potremmo imbatterci in opere e in artisti, ma anchein tecniche, che si caratterizzano per <strong>una</strong> spiccata attitudine alrimaneggiamento di materiale altrui. Il collage è <strong>una</strong> di questetecniche, e gli artisti che ne hanno fatto uso sono tantoinnumerevoli quanto inaspettati; quando non era impegnato arealizzare quelle opere che oggi gli attribuiamo, Pablo Picassosi d<strong>il</strong>ettava nell’arte “minore” <strong>del</strong> collage, realizzando i suoicosiddetti papiers collés (carte incollate).Ci troviamo di fronte, quindi, a <strong>una</strong> pratica consolidatanell’arte da <strong>una</strong> <strong>del</strong>le sue personalità più influenti. Il collage,come concetto, è applicab<strong>il</strong>e in svariate forme: collageaudiovisivi, musicali e letterari sono solo alcuni esempi <strong>del</strong>laversat<strong>il</strong>ità di questa, a mio parere, piccola, grande arte. Poiché,malgrado <strong>il</strong> messaggio percepib<strong>il</strong>e poggi anche su fattori come<strong>il</strong> nonsense, la composizione segue quasi sempre <strong>una</strong> logica,<strong>una</strong> “metrica” ben precisa.59


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioConsiderando, inoltre, che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, tema principale diquesta tesi, pone l’accento sul ripescaggio e sullareinterpretazione di opere preesistenti, potremmo dedurre che <strong>il</strong>collage è l’antesignano di <strong>una</strong> pratica ideata da Homesettant’anni più tardi..Taglia/IncollaSe pensiamo a un collage, probab<strong>il</strong>mente la prima cosa cheimmagineremmo potrebbe essere un foglio di carta su cui sonostati applicati con la colla dei pezzi di figure ritagliate da riviste,quotidiani, fumetti, e disposti in modo da comporreun’immagine, o casualmente. I più “estrosi” potrebberoricondurre <strong>il</strong> collage a quelle lettere di riscatto che <strong>il</strong> cinema hacontribuito a rendere tanto note.Entrambe le interpretazioni sono esatte; lo stesso RichardHam<strong>il</strong>ton avrebbe riconosciuto tale pratica in queste definizioni,applicandole al suo Just What Is It Makes Today’s Homes SoDifferent, So Appealing?, collage <strong>del</strong> 1956 considerato damolti come la prima opera “pop”. Non a caso <strong>il</strong> collage è unmetodo accessib<strong>il</strong>e a tutti, in termini di attuab<strong>il</strong>ità; ma non dicontestualità. C’è <strong>una</strong> netta differenza fra un collage fatto incasa e un collage fatto da Ham<strong>il</strong>ton: quest’ultimo si trova in unmuseo, e più precisamente presso la galleria d’arte Kunsthalle,a Tübingen, in Germania 1 . Il motivo è da attribuirsi alla nomea<strong>del</strong>l’autore, che è un artista. Ma cosa rende l’artista tale, inquesto specifico caso?60


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio. Just What Is It Makes Today’s Homes So Different, So Appealing?,Richard Ham<strong>il</strong>tonEgli crea <strong>una</strong> situazione attra<strong>verso</strong> cui si può cogliere unmessaggio, un concetto con <strong>il</strong> quale è possib<strong>il</strong>e decifrare <strong>una</strong>visione soggettiva <strong>del</strong>la società contemporanea. Dall’altra parte,tale concetto è interpretab<strong>il</strong>e, poiché l’artista non pretende dirappresentare l’oggettività <strong>del</strong> mondo; crea invece doppi sensi,trappole cognitive, diversioni, détournement appunto.Le figure che compongono <strong>il</strong> collage di Ham<strong>il</strong>ton non sono dicerto messe lì a casaccio. Sono però pervase di <strong>una</strong> caricasatirica e di un gusto per <strong>il</strong> grottesco che sollecitano piùl’attenzione visiva che quella cognitiva: la particolare ricerca61


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioestetica e compositiva<strong>del</strong>l’opera spinge lospettatore a <strong>una</strong>critica superficialeche la condanna a <strong>una</strong>perdita <strong>del</strong>l’aura.Whaam!, Roy Lichtensteinculturale di altolivello. Si tratta di un’affermazione sbrigativa, certamente, inquanto l’obiettivo di Ham<strong>il</strong>ton non è di proporre qualcosa fattoin poco tempo e comunque remunerativo, ma è di canzonare lasocietà capitalistica occidentale con i suoi stessi prodotti. Lasemplicità esecutiva e materica<strong>del</strong>l’opera è uno di questi, eDuchamp, si sa, ne ha fatto scuola.L’obiettivo <strong>del</strong>l’arte, nel Dadaismo,è smontare pezzo a pezzo lefondamenta stesse <strong>del</strong>la culturaelitaria, e quale modo migliore senon rendere l’arte un’attività“leggera”, frivola, provocatoria epungente, ma altrettantopraticab<strong>il</strong>e quanto, ad esempio,<strong>una</strong> striscia a fumetti?.Popeye, Andy WarholIl paragone, qui, non è casuale, poiché nella Pop Art le icone<strong>del</strong>la cultura popolare divengono le nuove figure universali diun modo (non così) innovativo di concepire l’opera d’arte, oradivenuta molto più sim<strong>il</strong>e a un bene commerciale; ecommerciab<strong>il</strong>e. Non si fa altro che catturare i soggetti piùcelebri <strong>del</strong>l’immaginario collettivo e innalzarli a un livello nondi molto superiore al contesto da cui sono stati presi. RoyLichtenstein attua tale concetto, e per farlo si avvale dianonime vignette Marvel in cui cambia <strong>il</strong> significato dei testipresenti all’interno dei balloon; più radicale è invece62


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiol’intervento di Andy Warhol, che ripropone su tela <strong>una</strong>copertina <strong>del</strong> famigerato Popeye. Il metodo di questi ultimi dueautori ha però contribuito ad aggiungere un ulteriore tassellonello sv<strong>il</strong>uppo di quelli che in seguito saranno i movimentianticulturali dei primi anni ottanta, e più avanti esamineremopiù attentamente questo punto.Di solito, con l’avvento di <strong>una</strong> tecnica riut<strong>il</strong>izzata per finiartistici, si creano quasi naturalmente nuove forme praticab<strong>il</strong>i, eciò è dovuto a uno spirito sperimentale che esclude <strong>una</strong>pproccio un<strong>il</strong>aterale <strong>del</strong>l’arte <strong>verso</strong> gli svariati livelli,metodologie e processi culturali.Il collage potrebbe quindi essere ritenuto <strong>una</strong> semplice praticaricreativa, se lasciato rinchiuso all’interno di un contesto alquale la cultura altisonante non vuole mescolarsi. È invece unpunto di partenza per uno sv<strong>il</strong>uppo progressivo di un’opera:sovrapponendo tra loro tanti piccoli tasselli, senza considerarnetroppo l’origine, è possib<strong>il</strong>e giungere a <strong>una</strong> percezionepolisemantica di un “unico”: come percepire i singoli mattonisenza perdere di vista la figura <strong>del</strong>l’intero edificio. Unfotomontaggio a buon mercato e meno impegnativo.È chiaro che persino un bambino sarebbe in grado di comporre<strong>il</strong> suo collage personale, pur non tenendo conto di <strong>una</strong> serie diaspetti concettuali e cognitivi: e con ciò non è da escludere uncerto valore creativo e tematico nel suo lavoro, percepito comeun semplice gioco, ma permeato di quell’istintività che tantopiaceva ai dadaisti.Un criterio progettuale è però fondamentale se si vuolecomunicare un messaggio, e Ham<strong>il</strong>ton non fa eccezione. Lefigure sono in apparenza assoggettate al caso e al gusto estetico<strong>del</strong>l’artista, mentre in realtà comunicano un certo punto di vistache riflette un pensiero. E non importa quale sia l’origine deiritagli, dal momento in cui essi assumono un valore nuovo,divenendo unità di un prodotto concettualmente opposto ai63


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiomagazine da cui provengono. Appropriarsi di materiali altruiper trasformarli in qualcosa di completamente di<strong>verso</strong> equivalea creare <strong>il</strong> nuovo.Come accennato precedentemente, da <strong>una</strong> tecnica possonoderivarne altre, ed è un dato di fatto.Se <strong>il</strong> collage di Ham<strong>il</strong>ton propone raffigura un’idea dei soggettie <strong>del</strong>la situazione presenti nell’opera, lasciando lo spettatorelibero d’immaginarsi come possano presentarsi nella realtà,Robert “M<strong>il</strong>ton Ernst” Rauschenberg vi aggiunge un ulteriorefattore, la tridimensionalità.Probab<strong>il</strong>mente ispirato da sperimentazioni dada quali, adesempio, Cadeau (1921) di Man Ray, egli amplia un campo discelta già di per sé vastissimo. Nel suo Monogram (1955), incui spicca la figura grottesca di un montone imbalsamatointrappolato in uno pneumatico, Rauschenberg pone attenzioneall’uso dei materiali preesistenti in natura e crea i suoi primiassemblage, o combines, come lui stesso definisce. Il concettooperativo ricorda molto quello dei ready-made, se adistinguerlo non fosse un’infinità di combinazioni date dallamanipolazione <strong>del</strong>la materia e dalla fisicità palpab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>lerappresentazioni, talvolta al limite <strong>del</strong> surreale.Qui non occorre immaginarsi alcunché: <strong>il</strong> montone intrappolatonello pneumatico è lì, davanti a noi. È la rappresentazione di<strong>una</strong> situazione alquanto grottesca, ma resa reale. Il passosuccessivo sarebbe l’ut<strong>il</strong>izzo di un montone vivo, ma leconseguenze, tanto per usare un eufemismo, sarebberospiacevoli.Con i ready-made Duchamp si avvale di oggetti pronti all’uso,ma decontestualizzati, mentre Rauschenberg li manipola e liassembla tra loro, appunto, dando vigore a concetti piùelaborati e a un presenza estetica alla quale la Fontana non puòdi fatto anelare. Mescolare materiali tridimensionali nonesclude un ulteriore intervento <strong>del</strong>l’artista, che arricchisce <strong>il</strong>64


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio.Monogram, Robert Rauschenbergtutto con altrettanti collage, spruzzi di vernice, pennellate equant’altro; <strong>il</strong> che caratterizza l’assemblage anche a livellocontestuale. La vastità di scelta nel mescolare tecniche,metodologie, concetti e discipline artistiche è tale da renderloun contenitore di esperienze, un simbolo di eterogeneità, <strong>una</strong>ssemblage culturale oltre che pratico.Più volte l’arte ci ha insegnato che non sempre la presenza diun soggetto sia sufficiente a dare pathos all’opera. Talvolta èl’assenza stessa <strong>del</strong> soggetto a conferire un certo tipo di aura: sipensi a <strong>una</strong> <strong>del</strong>le monocromie di Yves Klein, in cui l’unicitàderiva dalla presenza di un singolo colore che ricopre l’interasuperficie <strong>del</strong>la tela, colore che diventa a priori <strong>il</strong> soggettoincontrastato <strong>del</strong>l’opera. Può avvenire lo stesso per un metododi lavoro come <strong>il</strong> collage?65


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioOltre che come rappresentazione artistica <strong>del</strong>l’espressivitàurbana, per rotella <strong>il</strong> manifesto, <strong>il</strong> cartellone pubblicitario sisono rivelati terreni fert<strong>il</strong>i sui quali far crescere un tipo di artequasi <strong>del</strong> tutto privata dei soggetti. Le procedure che Rotellamette in atto non hanno nulla a che vedere con <strong>il</strong> metodo diKlein, ma <strong>il</strong> concetto di “immateriale” è comune. Il decollage èchiaramente la manifestazione di tale concetto, che Rotella usaper creare, nel 1955, <strong>il</strong> cosiddetto Manifesto Lacerato.Invece di aggiungere elementi, egli fa uso di un oggettoprelevato dal suo ambiente(e quindi decontestualizzato,netta ispirazione ai readymade“duchampiani”) dalquale vengono tolte alcune.Manifesto Lacerato, Mimmo Rotellaparti. L’appropriazioneindebita è altrettantoevidente, e qui si rivela intutta la sua fisicità, con <strong>una</strong>rtista che esce di casa estrappa via da un muro unmanifesto pubblicitario, alquale poi conferito unsignificato <strong>del</strong> tuttorinnovato. È la città,l’ambiente urbano che ridefinisce <strong>il</strong> livello comunicativo <strong>del</strong>leopere di Rotella, le quali suggeriscono sia un atteggiamentoriottoso nei confronti <strong>del</strong>la passività <strong>del</strong>lo spettatore, sia undesiderio di rappresentazione logora e lacerante <strong>del</strong>la società,abbrutita dalla sua stessa cultura. Nello specifico, comunque, <strong>il</strong>decollage rimane <strong>una</strong> tecnica che mira alla spersonalizzazione<strong>del</strong>l’opera e che potrebbe, magari, attuare un’operazione di“riciclaggio” dei pezzi tolti; in questo modo si potrebberidefinire un metodo che sembra essere univoco, ma che in66


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiorealtà offre all’opera molte variab<strong>il</strong>i, tanto nella suascomposizione quanto nella sua ricomposizione. Dettovolgarmente, sarebbe come prendere due piccioni con <strong>una</strong> fava;<strong>del</strong> resto, qualsiasi cosa prescinde <strong>il</strong> suo contrario, e all’artistanon resta che capire quale di queste sia attuab<strong>il</strong>e, se nonentrambe..We in 1984In <strong>una</strong> rappresentazione figurativa non è poi così diffic<strong>il</strong>ecapire se <strong>il</strong> plagio sia stato effettivamente attuato, poichéfacciamo meno fatica nel ricollegare un’immagine a un ricordo.Ad esempio, in un collage composto da ritagli di celebrità <strong>il</strong>nostro occhio riconoscerà le figure e la memoria le ricollegheràautomaticamente al mondo <strong>del</strong> cinema, o <strong>del</strong>la televisione.Anche se nell’opera è presente un concetto che sfrutta le figure<strong>del</strong>le celebrità rappresentate per comunicare qualcosa dicompletamente distaccato, la mente le riporterà alla loroorigine; attra<strong>verso</strong> un esame più attento si potrebbe alloracarpire <strong>il</strong> messaggio, ma solo dopo l’impatto visivo.Il mondo che percepiamo è fatto di immagini che la memoriaarchivia continuamente: perciò se vedessimo <strong>una</strong> foto diMar<strong>il</strong>yn Monroe <strong>il</strong> soggetto risulterebbe tanto riconoscib<strong>il</strong>equanto nel celebre dipinto di Warhol, poco importa se <strong>il</strong>significato <strong>del</strong>le due rappresentazioni è differente. Quelladonna, sia su tela artistica che su carta fotografica, è e rimaneMar<strong>il</strong>yn Monroe, <strong>una</strong> vera e propria icona oltre che un’attrice.67


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio.We, Yevgeny Zamyatin.1984, George Orwell68


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioFinora abbiamo parlato di immagini, tralasciando un aspettoche spesso, purtroppo, non viene associato direttamente all’artecome tutti la intendono; vale a dire la scrittura.Le parole sono assolutamente riconoscib<strong>il</strong>i, assim<strong>il</strong>ate dallamente e interpretab<strong>il</strong>i quanto le immagini stesse, poiché <strong>il</strong> loroobiettivo è determinato dal contesto in cui vengono dette. Perla scrittura vale la stessa cosa. Il genere e <strong>il</strong> target di uno scrittodanno sostanza al pensiero <strong>del</strong>l’autore e ne caratterizzanol’impostazione; ad esempio, in un testo satirico non bisognaprendere alla lettera ogni singola parola all’interno di <strong>una</strong> frase,ma percepire la frase nella sua interezza per coglierne lesottigliezze, l’ironia, le sfumature, <strong>il</strong> messaggio.Ora, in un’opera narrativa come un romanzo è raro riscontrareun impatto visivo, o cognitivo, dato dalle parole, poiché inquesto caso contribuiscono a farci immaginare <strong>una</strong> certasituazione in modo lineare, senza troppi espedienti.A nessuno, però, è vietato appropriarsi di un testo qualsiasi inmodo <strong>del</strong> tutto personale. L’argomento centrale che stiamoesaminando è la serie d’implicazioni che si hanno dal momentoin cui si decide di plagiare qualcosa: opere letterarie incluse.In questo caso <strong>il</strong> plagio assume forme molto più complesse, trale quali può risultare non fac<strong>il</strong>e identificarlo. È possib<strong>il</strong>e, infatti,copiare un testo parola per parola, nel qual caso non potremmoparlare di <strong>Plagiarismo</strong> nel senso “creativo” <strong>del</strong> termine(risulterebbe un semplice plagio); o ancora, prendere un testo eusarlo come base per creare un inedito. Non a caso, però,abbiamo parlato di collage, dal momento che può essereapplicato praticamente a qualsiasi supporto cartaceo (e non,come si è visto).Sarebbe forse più costruttivo analizzare <strong>una</strong> possib<strong>il</strong>e perdita<strong>del</strong>l’immutab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> testo. Il risultato finale, <strong>il</strong> significato sevogliamo, rimane sempre in sospeso e aperto a <strong>una</strong> molteplicitàdi percorsi e di conclusioni.69


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioW<strong>il</strong>liam Burroughs ut<strong>il</strong>izzava qualcosa sim<strong>il</strong>e al decollage, unmetodo di scomposizione, e lo sperimentava applicandolo indiversi modi. La forma bas<strong>il</strong>are <strong>del</strong> suo cut up, consiste neltagliare <strong>una</strong> pagina in quattro sezioni, per poi fornirle di <strong>una</strong>sequenza nuova. Si prosegue suddividendo queste parti in unitàancora più frammentate, e così via.Ma <strong>il</strong> cut up può trovare dei modi di ut<strong>il</strong>izzo anche in formediverse dal testo scritto: anche <strong>il</strong> nastro di <strong>una</strong> cassetta audiopuò essere ritagliato e ricomposto in modo casuale o meno; madi questo parleremo più avanti.Dalle sperimentazioni condotte in questo campo, Burroughspone attenzione all’inintelligib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le parole originali, chelasciano <strong>il</strong> posto a nuove parole composte dai diversi pezzi; intal modo si creano situazioni totalmente differenti dall’operaoriginale, mentre <strong>il</strong> destinatario diverrà parte attiva nellamanipolazione <strong>del</strong>l’informazione; assumerà uno spirito criticonei confronti dei messaggi a cui viene sottoposto fino ariut<strong>il</strong>izzare la tecnica per i suoi scopi.Con <strong>il</strong> cut up, in pratica, si mantiene lo spirito <strong>del</strong> testooriginale per creare nuovi significati. Si pensi a <strong>una</strong> serie diromanzi distopici scritti in periodi caratterizzati da forti tumultipolitici e diplomatici, dittature, regimi.Yevgeny Zamyatin e George Orwell (ai quali aggiungereiJ.R.R. Tolkien, per le sim<strong>il</strong>itudini che ho trovato tra la figura diSauron, de Il Signore degli Anelli, e Il Grande Fratello di 1984)descrivono società, regolate da potenze totalitarie, in cui <strong>il</strong>libero pensiero viene bandito e la cultura ridotta al minimo <strong>del</strong>suo spessore. Dei romanzi We (Zamyatin) e 1984 (Orwell) si èparlato spesso, poiché si ritiene che <strong>il</strong> primo sia la fonte da cuiè stato massicciamente tratto <strong>il</strong> secondo 2 . Ma sarebbe giustoaccusare Orwell di plagio e non di <strong>Plagiarismo</strong>?Secondo Stewart Home, attra<strong>verso</strong> un’analisi non tropposcrupolosa <strong>del</strong> testo di 1984, sarebbe possib<strong>il</strong>e riscontrare <strong>una</strong>70


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioforte somiglianza non solo con lo st<strong>il</strong>e di We, ma anche conalcune intere frasi, liberamente copiate e rimaneggiate con latecnica <strong>del</strong> cut up.D’altra parte sarebbe ingiusto non riconoscere in Zamyatin <strong>una</strong>prospettiva <strong>del</strong>la società e <strong>una</strong> contenutistica di grande impattoemotivo, <strong>una</strong> qualità che rende la sua narrativa, a mio parere,fonte di grande ispirazione per un genere letterario tra i piùdiffic<strong>il</strong>i e avveniristici (<strong>il</strong> fantapolitico, a cui la letteraturacyberpunk dei primi anni ottanta deve molto).È logico supporre, quindi, che molti altri autori in seguito sisiano liberamente ispirati agli scenari ideati dallo scrittorerusso, particolarmente dettagliati e originali. Qualsiasiproprietà intellettuale in grado di suscitare grande interessediventa automaticamente un patrimonio culturale, poco importase è protetta da copyright. Questo è un altro degli aspetti chesintetizzano e caratterizzano <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>: l’ispirazione daaltri non può essere incriminab<strong>il</strong>e, poiché non si tratta di <strong>una</strong>pratica a tutti gli effetti imputab<strong>il</strong>e, pur esistendo dei parametriche identificano eventuali casi di plagio. Per questo motivo hocitato Il Signore degli Anelli: chi avesse letto o anche solosentito parlare di 1984 e <strong>del</strong> suo misterioso Grande Fratello,come non potrebbe ricondurlo al grande occhio “che tutto vede”e che si erge a Mordor? È solo un’ipotesi, che nel caso fosseattestata, non sarebbe comunque sufficiente per accusareTolkien di plagio vero e proprio; tutt’al più per incolparlod’ispirazione. Stessa ispirazione che nel 1929 influenzò <strong>il</strong>regista russo Dziga Vertov nel f<strong>il</strong>m/documentario L’Uomo conla Macchina da Presa, in cui fa la sua comparsa, <strong>verso</strong> la fine<strong>del</strong> f<strong>il</strong>m, <strong>il</strong> primo piano <strong>del</strong>l’obiettivo di <strong>una</strong> macchina da presa;anche qui, l’accostamento tra mezzo di riproduzione eorganismo di controllo <strong>del</strong>le masse appare eloquente. Come sipuò notare, <strong>il</strong> contesto storico non contempla <strong>il</strong> furtointellettuale, dal momento che l’ispirazione creativa diventa71


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiocomunitaria a causa di fattori sociopolitici che influenzano <strong>il</strong>pensiero di tutti. Tornando al cut up, esso può essereinterpretato in diverse forme; si pensi al cosiddetto “flusso dicoscienza” applicato da F<strong>il</strong>ippo Marinetti alla poetica futurista(1909), o al “monologo interiore” presentato ne L’Ulisse (1922)di James Joyce 3 . In entrambi i casi, pur non trattandosi di uncollage “materico”, <strong>il</strong> cut up è sfruttato quasi a livelloinconscio, come un flusso di parole, onomatopee e spessoformule matematiche; è come se la memoria <strong>del</strong>l’artista fossela fonte da cui vengono tagliati dei pezzi e assemblati su cartaper comporre <strong>il</strong> cut up. Forse è stata proprio la poesia visiva deifuturisti a ispirare <strong>il</strong> concetto di “ritaglio/ricomposizione” diBurroughs. Già di per sé ritenuta <strong>una</strong> tecnica irriguardosa neiconfronti <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>l’originalità e <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>le idee, <strong>il</strong>cut up è anche un modo per manipolare l’informazione e,quindi, la realtà oggettiva. Non ci sono limiti nell’adeguatezza<strong>del</strong>le fonti, qualsiasi opera può essere “cutuppata” per suscitare<strong>una</strong> reazione programmata nel lettore. Per Luther Blissettdissacrare un testo come l’Apocalisse per esprimere la suavisione di un mondo utopico, libero dal capitalismo edall’egemonia <strong>del</strong>le informazioni, è un modo tantoprovocatorio quanto rapido per attirare l’attenzione (e lepolemiche). Reinterpreta a modo suo un evento che, da quantosi può notare nel cut up che segue, assume quasi i tratti di unproclama sociopolitico, non più profondo, a livello dipersonaggi e situazioni, di un moderno romanzo fantasy.Il testo seguente è tratto dal suo libro Mind Invaders e, benchéla traduzione dall’inglese non sia proprio identica al testo initaliano <strong>del</strong>l’Apocalisse (come anche l’impaginazione), <strong>il</strong> cutup appare comunque più che evidente:72


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio.Apocalisse 4Primo Sig<strong>il</strong>loQuando l’Agnello sciolse <strong>il</strong> primo dei sette sig<strong>il</strong>li,vidi e udii <strong>il</strong> primo dei quattro esseri viventi che gridavacome con voce di tuono: “Vieni”. Ed ecco mi apparve uncavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, glifu data <strong>una</strong> corona e poi egli uscì vittorioso per vincereancora.(Libro <strong>del</strong>l’Apocalisse di San Giovanni Apostolo 6, 3-4)Secondo Sig<strong>il</strong>loQuando l’Agnello aprì <strong>il</strong> secondo sig<strong>il</strong>lo,udii <strong>il</strong> secondo essere vivente che gridava: “Vieni”.Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che locavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terraperché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata <strong>una</strong>grande spada.Terzo Sig<strong>il</strong>lo(Apocalisse 6,5-6)Quando l’Agnello aprì <strong>il</strong> terzo sig<strong>il</strong>lo,udii <strong>il</strong> terzo essere vivente che gridava: “Vieni”. Ed ecco,mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcavaaveva <strong>una</strong> b<strong>il</strong>ancia in mano. E udii gridare <strong>una</strong> voce inmezzo ai quattro esseri viventi: “Una misura di grano perun danaro e tre misure d’orzo per un danaro! Olio e vinonon siano sprecati”.73


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio(Apocalisse 6,7- 8)Quarto Sig<strong>il</strong>loQuando l’Agnello aprì <strong>il</strong> quarto sig<strong>il</strong>lo,udii la voce <strong>del</strong> quarto essere vivente che diceva: “Vieni”.Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che locavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno.Fu dato loro potere sopra la quarta parte <strong>del</strong>la terra persterminare con la spada, con la fame, con la peste e conle fiere <strong>del</strong>la terra.Quinto Sig<strong>il</strong>lo(Apocalisse 6,9-11)Quando l’Agnello aprì <strong>il</strong> quinto sig<strong>il</strong>lo,vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolatia causa <strong>del</strong>la parola di Dio e <strong>del</strong>la testimonianza che gliavevano resa. E gridarono a gran voce:Fino a quando, Sovrano,tu che sei santo e verace,non farai giustiziae non vendicherai <strong>il</strong> nostro sanguesopra gli abitanti <strong>del</strong>la terra?Allora venne data a ciascuno di essi <strong>una</strong> veste candida efu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fossecompleto <strong>il</strong> numero dei loro compagni di servizio e de<strong>il</strong>oro fratelli che dovevano essere uccisi come loro.74


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio(Apocalisse 6,12-17)Sesto Sig<strong>il</strong>loQuando l’Agnello aprì <strong>il</strong> sesto sig<strong>il</strong>lo, vidi che vi fu unviolento terremoto. Il sole divenne nero come sacco dicrine, la l<strong>una</strong> diventò tutta sim<strong>il</strong>e al sangue, le stelle <strong>del</strong>cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico,sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Ilcielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti imonti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re<strong>del</strong>la terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, einfine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tuttinelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai montie alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dallafaccia di Colui che siede sul trono e dall’ira <strong>del</strong>l’Agnello,perché è venuto <strong>il</strong> gran giorno <strong>del</strong>la loro ira, e chi vi puòresistere?Settimo Sig<strong>il</strong>lo(Apocalisse 8,1-5)Quando l’Agnello aprì <strong>il</strong> settimo sig<strong>il</strong>lo, si fece s<strong>il</strong>enzioin cielo per circa mezz’ora. Vidi che ai sette angeli rittidavanti a Dio furono date sette trombe. Poi venne <strong>una</strong>ltro angelo e si fermò all’altare, reggendo un incensiered’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisseinsieme con le preghiere di tutti i santi bruciandolisull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano<strong>del</strong>l’angelo <strong>il</strong> fumo degli aromi salì davanti a Dio,insieme con le preghiere dei santi. Poi l’angelo presel’incensiere, lo riempì <strong>del</strong> fuoco preso dall’altare e lo75


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiogettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori,fulmini e scosse di terremoto..Mind Invaders 5I sette sig<strong>il</strong>liQuando <strong>il</strong> novello Luther aprì <strong>il</strong> primo dei sette sig<strong>il</strong>li,udii in visione <strong>il</strong> primo dei quattro Viventi dire con <strong>una</strong>voce di tuono: “Vieni!” E vidi apparire un cavallo bianco,su cui sedeva un cavaliere neoista con <strong>il</strong> volto di Luther:venne dunque per vittorioso per vincere ancora.All’apertura <strong>del</strong> secondo sig<strong>il</strong>lo udii <strong>il</strong> secondo Viventeesclamare: “Vieni!”. Allora usci un cavallo rosso vivo, acolui che lo cavalcava era stata data la potestà di toglierevia dalla Terra la pace e le mezze misure. Per questoportava nelle mani un Transmaniacon.All’apertura <strong>del</strong> terzo sig<strong>il</strong>lo udii <strong>il</strong> terzo Vivente dire:“Vieni!” Apparve allora un cavallo nero cavalcato da unhacker: le sue mani recavano floppy disk e sulla suacorona bruciava <strong>una</strong> password. Udii fra i quattro viventicome <strong>una</strong> voce dire: “Un fascicolo elettronico per undenaro e tre password per un denaro. Ma ai nostri archivinon recar danno”.All’apertura <strong>del</strong> quarto sig<strong>il</strong>lo udii <strong>il</strong> quarto Vivente dire:“Vieni!”. Ed ecco, apparve un cavallo verdastro, coluiche lo montava aveva <strong>il</strong> nome di Creatore di Interzone, e76


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioSabotaggio e Occupazione e Faccio <strong>del</strong> Mio Meglio loseguivanoAll’apertura <strong>del</strong> quinto sig<strong>il</strong>lo apparvero le facce stanchedi coloro che erano stati martoriati per le ragionid’azienda. Essi si misero a gridare a gran voce:Fino a quando Luthercontinuerai con le tue pippee non farai giustiziasugli abitanti <strong>del</strong> centro!Ma a ciascuno di essi fu data <strong>una</strong> veste bianca e fu dettodi pazientare ancora un poco, finché non si completi <strong>il</strong>numero dei loro compagni che ancora dovranno partire.All’apertura <strong>del</strong> sesto sig<strong>il</strong>lo apparve ai miei occhi questavisione: si udì un gran terremoto, <strong>il</strong> Sole si offuscò, daapparire nero come un sacco di crine, e vidi B<strong>il</strong>l Gates edElisabetta di Ingh<strong>il</strong>terra e Bobby di Dallas giacere susedie di plastica in un corridoio <strong>del</strong>la Asl di Baricircondati da altre centinaia di (im) pazienti in attesa etutti dicevano ai muri verdi lavab<strong>il</strong>i e ai regolamentiingialliti: “Chi potrà resistere?”.All’apertura <strong>del</strong> settimo sig<strong>il</strong>lo si fece s<strong>il</strong>enzio per circamezz’ora. Poi mezz’ora di handbag music, poi mezz’oradi ohm. Quindi vidi che ai sette Luther ritti davanti aLuther furono date sette trombe e i sette Luther sidisposero a dar fiato.(Luther Blissett, Mind Invaders, Castelvecchi, 2000)77


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio.BlobA questo punto potremmo dire che <strong>il</strong> collage, in ogni sua forma,è teoricamente applicab<strong>il</strong>e a qualsiasi supporto. Lo sv<strong>il</strong>uppo deimezzi di comunicazione rende possib<strong>il</strong>e <strong>una</strong> sperimentazionesenza freni di nuove forme artistiche che con <strong>il</strong> tempo siconformano al target cui è destinato <strong>il</strong> mezzo.L’arte interpreta <strong>il</strong> periodo in cui si sv<strong>il</strong>uppa e la società,soprattutto quella capitalistica, plasma l’arte in diverse forme,che vanno dal design al mezzo mediatico; si crea <strong>una</strong> simbiosiquasi naturale, in cui entrambi i fenomeni si evolvono, legatiindissolub<strong>il</strong>mente. Ma quale dei due influenza l’altro?In realtà non c’è modo di dirlo con certezza.Da <strong>una</strong> parte gli artisti rappresentano esteticamente <strong>il</strong> panoramasocioculturale che li circonda, spesso mettendo le artidirettamente al servizio pratico, e non solo cognitivo, <strong>del</strong>lacomunità.Dall’altra, e qui forse troveremmo molti più riscontri, la societàcapitalistica ha comprato l’arte, rendendola un lussuoso,esclusivo bene di consumo. Probab<strong>il</strong>mente la simbiosi èattuab<strong>il</strong>e solo in questo contesto, in cui l’arte tenta di cambiare<strong>una</strong> società che ha <strong>il</strong> potere di appropriarsene e di sfruttarla.Non è fac<strong>il</strong>e, se non addirittura impossib<strong>il</strong>e, che un movimentocontroculturale trovi spazio nel calderone dei media, proprio acausa <strong>del</strong>le sue caratteristiche principali, la satira e laprovocazione, fattori ritenuti antietici e scomodi dalle autoritàche controllano i mezzi di comunicazione.78


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioÈ probab<strong>il</strong>e, però, che malgrado le restrizioni burocratiche, <strong>una</strong>certa corrente di pensiero riscuota ampi riscontri in un periodostorico particolare, caratterizzato da un’ideologia rivoluzionariacollettiva; in un ambiente <strong>del</strong> genere la sperimentazioneartistica trova terreno fert<strong>il</strong>e per riassumere la sua autonomia,anche come servizi d’informazione.Se, come abbiamo già detto, la linea culturale si riflette sullasocietà, allora in un contesto rivoluzionario anche l’arte diventarivoluzionaria; un metodo artistico “virale”, che s’insinua alivello ipodermico attra<strong>verso</strong> gli strati culturali, media inclusi.La caduta <strong>del</strong> Muro di Berlino nel 1989 è stato <strong>il</strong> segnale piùevidente dei forti mutamenti ideologici iniziati anni prima. Inun clima <strong>del</strong> genere, sia prima che dopo <strong>il</strong> fatto, è plausib<strong>il</strong>eche la cultura si sv<strong>il</strong>uppi in un certo modo, più o meno in lineacon <strong>il</strong> pensiero collettivo legato a un evento così simbolico einternazionalmente condiviso.Non andremo a esaminare l’eventuale comparsa di correnti eopere legate a questo periodo, ma ci soffermeremo su unprodotto in particolare che per molti è stato, e forse rimane,unico nel suo genere. Non consideriamo i primi collagecinematografici di Luis Buñuel, né la vivacità compositiva diDziga Vertov, né i collage inclusi nelle sperimentazioniaudiovisive di Nam Jun Paik.Da un’idea <strong>del</strong> direttore di Rai Tre, Angelo Guglielmi,nell’apr<strong>il</strong>e <strong>del</strong>lo stesso anno due critici televisivi, EnricoGhezzi e Marco Giusti, realizzano <strong>una</strong> trasmissione che da quelmomento, in Italia, sarà <strong>una</strong> <strong>del</strong>le più seguite e longeve.Blob, attualmente in onda tutte le sere alle 20.00, è un collagetelevisivo che si avvale di spezzoni di varie trasmissioni percomporre <strong>una</strong> situazione apparentemente casuale.In realtà le immagini sono intrecciate tra loro da un metodonarrativo che le ridefinisce per raccontare qualcosa a cui, preseindividualmente, sono estranee. La chiave satirica è spesso79


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioevidente: in effetti l’idea stessa che dà corpo al programma èironica, dal momento in cui ogni spezzone proveniente daqualsiasi tipo di prodotto può essere decontestualizzato.Come è accaduto per <strong>il</strong> Muro, Blob abbatte le barriere tra glistrati culturali portando l’informazione a un livellosperimentale, pur mantenendo l’attendib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le fonti e lalegalità dei procedimenti con cui è costruito l’interoprogramma. Sono già stati fatti esperimenti di “video collage”in passato, in particolare da dadaisti e surrealisti (maprobab<strong>il</strong>mente da qualsiasi movimento avesse un’attitudinesperimentalista), ma ness<strong>una</strong> opera precedente a Blob è mairiuscita a sbarcare su <strong>una</strong> rete pubblica riscuotendo, malgradotutto, un successo inaspettato e <strong>una</strong> longevità degna <strong>del</strong>le serietelevisive più seguite.In poche parole, si tratta di un collage mediatico, non soltantotelevisivo, per via <strong>del</strong>la varietà di scelta nella manipolazionedegli spezzoni; infatti alcuni di questi presentano solo l’audio,altri rimangono muti, altri ancora vengono rallentati ovelocizzati a seconda <strong>del</strong>le necessità comunicative, e vengonoaggiunti f<strong>il</strong>tri o effetti particolari. Il più <strong>del</strong>le volte, comunque,lo spezzone viene lasciato così com’è proprio per favorire lapurezza <strong>del</strong> metodo narrativo.La forza di Blob, a mio parere, è la sua capacità di trasformarel’abitudine in eccezione: nell’interezza di un programma non èfac<strong>il</strong>e cogliere i punti nodali all’interno dei suoi contenuti, sitende a fare <strong>una</strong> stima approssimativa <strong>del</strong>le tematichetrasmesse; la programmazione fa perdere di vista ciò che Blobsfrutta per raccontare <strong>una</strong> certa situazione.Ciò che per noi è un programma ormai assim<strong>il</strong>ato, abitudinario,viene frammentato in modo da ricavarne materiale che, <strong>una</strong>volta messo a fuoco nella varietà <strong>del</strong> collage mediatico, appare,a seconda dei casi, scandaloso, deprimente, divertente, ironico,riflessivo. Si sv<strong>il</strong>uppa un metodo autocritico che dalla semplice80


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiofruizione sposta l’attenzione sulla selettività dei prodottimediatici che più rispettano i propri gusti e le proprieaspettative. Inoltre suggerisce diverse interpretazioni su <strong>una</strong>singola scena o soggetto, a dispetto <strong>del</strong>l’impatto emotivo ovisivo..Saccheggio sonoroQuando parliamo di plagio, <strong>una</strong> <strong>del</strong>le prime cose al quale loassociamo è la musica, a causa di <strong>una</strong> quantità di episodipraticamente incalcolab<strong>il</strong>e. Ora, sarebbe inut<strong>il</strong>e per me, e pervoi, cominciare a elencare alcuni dei plagi musicali piùconosciuti; se siete però incuriositi da quest’argomento potretesempre consultare Falso è Vero, <strong>del</strong>la AAA Edizioni, oppurel’innumerevole mole di informazioni su Internet. Trovo invecepiù interessante esaminare un fenomeno che ancora oggi offrespunti e contributi al moderno remix, mettendo a fuoco metodi,tecniche e pratiche ideate per permettere a chiunque di faremusica.Quando Stewart Home afferma che <strong>il</strong> bello <strong>del</strong> praticare <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> sta nell’assenza <strong>del</strong> talento, e che quinditeoricamente tutti potrebbero sv<strong>il</strong>uppare <strong>una</strong> loro creatività,probab<strong>il</strong>mente prende molto in considerazione <strong>il</strong> fenomeno <strong>del</strong>“saccheggio sonoro”.Thomas Edison parla, già nella seconda metà <strong>del</strong>l’ottocento,<strong>del</strong> suo grammofono come di un tentativo nel creare “<strong>il</strong> piùgrande strumento musicale di tutti i tempi” 6 . Riesce già a81


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiointravedere un ulteriore uso, oltre la funzione originaria <strong>del</strong>lasua invenzione.Nell’accezione comune, <strong>il</strong> grammofono non è altro che unostrumento di riproduzione sonora, ma l’affermazione di Edisonparte da un’esperienza diretta con esso; esperienza che siriferisce a <strong>una</strong> valutazione tecnica <strong>del</strong>lo strumento che solo unvisionario può avere.In effetti, se pensiamo al moderno scratching, s’intuisce checon <strong>il</strong> grammofono la modificazione <strong>del</strong> suono è praticamentea portata di mano già sul finire <strong>del</strong> diciannovesimo secolo. Uningegnere parigino, Pierre Schaeffer, raccoglie positivamente <strong>il</strong>messaggio di Edison e lo mette in pratica in diversi modi;siamo nei primi anni venti. È possib<strong>il</strong>e, infatti, variare lavelocità o invertire la rotazione <strong>del</strong> disco, o ancora intervenirea livello materiale sulla superficie <strong>del</strong> disco creando graffi,solchi e altro. Prendete <strong>il</strong> caso di Steve Stein, produttore diMaster Mix. I deejay di Master Mix usano i dischi comemacrocampionamenti, cambiando, combinando costantemente isuoni protetti da copyright di vari brani. I collage di Stein sonoconglomerati di registrazioni originali di Otis Redding, WalterCronkite, Led Zeppelin e <strong>una</strong> serie di altri autori mescolati ineccentriche sovrapposizioni. 7L’evoluzione <strong>del</strong> grammofono si concretizza nel menoversat<strong>il</strong>e nastro magnetico di Luca D’Ammora nel 1925, alquale i tedeschi applicano alcune modifiche dopo la SecondaGuerra Mondiale. In tal modo, la <strong>rivalutazione</strong> <strong>del</strong> nastromagnetico fu tale che ancora oggi, nell’era <strong>del</strong> CD e <strong>del</strong> mp3, iremixer più nostalgici mettono in atto i loro interventi creativiproprio sulle ormai dimenticate cassette a nastro, con forbici eadesivo.Ma è negli ambienti urbani <strong>del</strong>le periferie, teatro <strong>del</strong>la culturaunderground, che sul finire degli anni settanta si sv<strong>il</strong>uppanometodi ed esperienze innovative e sperimentali in campo82


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiomusicale, o meglio, sonoro.L’eterogeneità etnica metteinsieme contesti culturali diversitra loro e li mescola per crearenuove forme artistiche che siriferiscono a <strong>una</strong> serie dimetodologie creative considerate“basse”, ma comunque in ascesa.Ci troviamo di fronte, inoltre, a<strong>una</strong> periodo storico fortemente.Plunderphonic, John Oswaldcaratterizzato da controculture divario genere; tra queste, <strong>il</strong> movimento hippie, <strong>il</strong> punk e tutta<strong>una</strong> serie di gruppi antirazzisti, come le Pantere Nere. È quindiintuib<strong>il</strong>e che in un ambiente <strong>del</strong> genere le nuove arti si sonofortemente ispirate alla lotta di classe, all’attivismo politico e a<strong>una</strong> profonda <strong>rivalutazione</strong> dei diritti umani e civ<strong>il</strong>i. La musicaè forse uno dei campi più influenzati dall’ascesa <strong>del</strong>la culturaunderground in cui, tra l’altro, si riconsidera l’importanza <strong>del</strong>suono grezzo.Partendo da queste considerazioni, un compositore canadese,tale John Oswald getta le basi <strong>del</strong>la plunderfonia, da plunder,“saccheggio” con l’aggiunta di phony, “fonia” (<strong>il</strong> termine“phony”, in qualità di aggettivo, si traduce come “falso”: è <strong>una</strong>pura coincidenza?).È la cosiddetta corrente di “musica plagiarista” o plunderfonica,che appunto si serve di materiali già registrati per comporre ipropri dischi, e si diffonde massicciamente con la comparsa dicomputer e campionatori che rendono <strong>il</strong> “taglia/incolla” dibrani musicali più rapido e meno costoso.Sul piano teorico, la musica plagiarista riprende i vecchi temi<strong>del</strong> riciclaggio artistico e <strong>del</strong>l’ibridazione di st<strong>il</strong>i già ut<strong>il</strong>izzatida Duchamp in poi. St<strong>il</strong>i che non comprendono solo la musica,ma anche <strong>il</strong> packaging e <strong>il</strong> merchandise <strong>del</strong>l’opera.83


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio.U2, NegativlandNon potremmo fare a menodi notare <strong>il</strong> titolo a tuttapagina <strong>del</strong>l’album U2, deiNegativland. Contestatissimodal punto di vista pubblico eperseguito legalmente,l’album rappresenta <strong>una</strong>provocazione satirica neiconfronti dei cav<strong>il</strong>liburocratici sul copyright e<strong>del</strong>l’ingenuità <strong>del</strong>la società.In principio, infatti, nel 1991,tutti pensavano che “Negativland”, scritto a caratteri molto piùpiccoli di U2, che occupa quasi l’intera copertina, fosse <strong>il</strong> titolo<strong>del</strong>l’ennesima produzione <strong>del</strong>la celebre rock band irlandese.Immaginate la reazione di quei fan che, acquistato <strong>il</strong> CD, sitrovarono ad ascoltare eclettici campionamenti dei lorobeniamini. La Island Records, etichetta di produzione degli U2,fece causa ai Negativland accusandoli di violazione <strong>del</strong>copyright e di aver volutamente confuso i fan <strong>del</strong>la band perottenere grande visib<strong>il</strong>ità e grande guadagno.Riferendosi alla clausola <strong>del</strong> Fair Use 8 , i Negativlandcontestarono l’esclusività <strong>del</strong> nominativo U2, poiché è anche <strong>il</strong>nome di un aereo-spia, e quindi ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in quel termine.Tornando alla musica, la plunderfonia non è altro che unelaborato remix, da non confondere con altre pratiche, come <strong>il</strong>mash up (<strong>una</strong> sovrapposizione di due brani musicali diversi traloro). Secondo le norme legislative che tutelano la proprietàintellettuale, ogni pezzo preso da un’opera altrui deve esserericonosciuto, accreditato e pagato in base a criteri precisi; mase John Oswald, o i Negativland, o ancora Girl Talk, dovesserodenunciare l’ut<strong>il</strong>izzo di tutti i frammenti presenti nelle lorocomposizioni, le cifre <strong>del</strong>le royalties ammonterebbero a84


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagiocentinaia di migliaia di dollari, o euro.Si esclude a priori un’originalità nella composizione dei braniremixati e, quindi, di un possib<strong>il</strong>e ritorno di pubblicità per queimusicisti che hanno concesso (involontariamente) l’uso <strong>del</strong>leloro opere.85


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagioNote1I Fondamenti <strong>del</strong>l’Arte Moderna - <strong>il</strong> Novecento, Werner Hofmann,traduzione di Caterina Cardamone, Donzelli Editore, 1996;2-6-7Falso è Vero - plagi,cloni, campionamenti e sim<strong>il</strong>i, Enrico Baj,Vittore Baroni, Franco Berardi, Luther Blissett, Chris Cutler, AuroraFornuto, Enrico Ghezzi, Stewart Home, Loredana Lipperini,Giuseppe Marano, Gianluca Marziani, Enrico Mascelloni, CarloMasi, Negativland, Gianluca Nicoletti, John Oswald, Static Output,Enrico Sturani, AAA Edizioni, 1998;3(cfr.) L’Ulisse, James Joyce, 1914-1921;4Nuovo Testamento, Libro <strong>del</strong>l’Apocalisse, Libro dei Sette Sig<strong>il</strong>li,San Giovanni Apostolo;3Mind Invaders – come fottere i media: manuale di guerriglia esabotaggio culturale, Luther Blissett, Castelvecchi, 2000;8(ndr.) Il Fair Use (in italiano “uso” o “ut<strong>il</strong>izzo legale”, “equo” o“corretto”) è <strong>una</strong> clausola legislativa presente nel Copyright Act(Articolo 17, Paragrafo 107), la legge statunitense sul copyright. Laclausola stab<strong>il</strong>isce come lecita la citazione non autorizzata ol’incorporazione di materiale protetto da copyright nell’opera di <strong>una</strong>ltro autore, tenendo conto di varie condizioni e clausole.86


Capitolo 4Verso un’arte <strong>del</strong> plagio87


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioCapitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioEsempi pratici di <strong>Plagiarismo</strong>.I primi Romeo e GiuliettaNon tutti sanno, o vogliono sapere, che anche i più grandiautori <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la letteratura si sono, in qualche caso,“fortemente ispirati” ad opere a loro precedenti.Niente di più comprensib<strong>il</strong>e; dopotutto, come accade <strong>il</strong> più<strong>del</strong>le volte, <strong>il</strong> futuro si costruisce dal passato.Come già accennato nel capitolo Dov’è la fregatura?, StewartHome dichiara di aver riscontrato un “metodo plagiarista”nientemeno che in W<strong>il</strong>liam Shakespeare, senza però specificarel’opera da cui è stato “ispirato”.Ebbene, si tratta <strong>del</strong>la tragica vicenda di Piramo e Tisbe nelpoema epico Le Metamorfosi, un’ampia raccolta di racconti inversi <strong>del</strong> poeta romano Ovidio.88


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagio.Le Metamorfosi, Libro IV, Piramo e Tisbe, Publio OvidioNasone, 8 d.C. 1Piramo e Tisbe, due fanciulli bab<strong>il</strong>onesi, abitano in duecase contigue; grazie alla vicinanza si conoscono e coltempo nasce l’amore. Si sarebbero uniti in legittimenozze, se non l’avessero impedito i genitori, ma <strong>il</strong> loroamore cresceva sempre più. Non si confidano connessuno e si parlano con cenni e gesti. Il muro comunealle due case è solcato da <strong>una</strong> sott<strong>il</strong>e fessura, la quale siera formata al tempo in cui era stato costruito.La crepa viene così usata dagli innamorati per parlarsi esussurrarsi dolci parole. Restando divisi, <strong>una</strong> sera sisalutano e ciascuno dà alla sua parte <strong>del</strong> muro dei baciche non arrivano di là. L’indomani tornano tutti e due alsolito posto. Allora, dopo essersi a lungo lamentati,stab<strong>il</strong>iscono di eludere la vig<strong>il</strong>anza e di tentar di uscire dicasa nel s<strong>il</strong>enzio <strong>del</strong>la notte, e <strong>una</strong> volta fuori, di lasciareanche l’abitato e incontrarsi al sepolcro <strong>del</strong> re Nino enascondersi al buio sotto l’albero. C’è lì infatti un alberotutto carico di bacche bianche come neve, e un alto gelsosull’orlo di <strong>una</strong> freschissima fonte. Rimangono d’accordocosì.Di soppiatto, aperta con cautela la porta, Tisbe esce nelletenebre senza farsi sentire dai suoi, e col volto velatoarriva al sepolcro e si siede sotto l’albero prestab<strong>il</strong>ito.Quand’ecco che <strong>una</strong> leonessa, che aveva appena fattostrage di buoi, giunge con la schiuma alla bocca e <strong>il</strong> musointriso di sangue a dissetarsi alla fonte lì accanto. Tisbe diBab<strong>il</strong>onia la vede al chiarore <strong>del</strong>la l<strong>una</strong>, e con piedetrepidante corre a rifugiarsi in <strong>una</strong> grotta oscura, mamentre fuggiva <strong>il</strong> velo le scivola dalle spalle. La leonessa,sedata la sete, stava tornando nel bosco, quando per caso89


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiotrova <strong>il</strong> <strong>del</strong>icato velo abbandonato, e lo straccia con lefauci insanguinate. Piramo, uscito più tardi, scorgenell’alta polvere le orme inconfondib<strong>il</strong>i di <strong>una</strong> belva eimpallidisce dalla paura. Quando poi trova anche la vestemacchiata di sangue piange la morte <strong>del</strong>la sua amata einvoca anche per se stesso la morte, essendo causa <strong>del</strong>latragedia <strong>del</strong>l’amata. Raccolti i bran<strong>del</strong>li <strong>del</strong> velo di Tisbe,li porta ai piedi <strong>del</strong>l’albero convenuto e si conficca <strong>il</strong>pugnale nel ventre. Morente, lo ritrae dalla gorgoglianteferita e cade a terra supino. Il sangue schizza in alto e ifrutti <strong>del</strong>la pianta, spruzzati di sangue, divengono scuri;la radice inzuppata continua a tingere di rosso cupo igrappoli di bacche. Nel frattempo Tisbe ritorna al luogostab<strong>il</strong>ito e cerca <strong>il</strong> giovane innamorato. Ritrova ericonosce la forma <strong>del</strong>la pianta, ma <strong>il</strong> colore dei frutti lafa restare incerta. Mentre è in dubbio, vede un corpoagonizzante a terra, in <strong>una</strong> pozza di sangue, erabbrividisce.Riconosciuto <strong>il</strong> suo amore, si batte le braccia, si straccia icapelli, abbraccia <strong>il</strong> corpo amato e bacia <strong>il</strong> suo gelidovolto. Piramo alza per un attimo gli occhi e li richiude.Tisbe riconobbe <strong>il</strong> suo velo e, preso <strong>il</strong> pugnale di Piramo,si uccide. Prima di morire però rivolge ai genitori dientrambi <strong>una</strong> preghiera: di restare uniti nella morte in ununico sepolcro, mentre all’albero di serbare <strong>il</strong> ricordo diquesta tragedia e in segno di lutto di conservare dei suoifrutti <strong>il</strong> colore scuro. Puntandosi <strong>il</strong> pugnale sotto <strong>il</strong> petto,si curva sulla lama che ancora era calda di sangue. Perquesto <strong>il</strong> colore <strong>del</strong>le bacche, quando sono mature, è nero,e ciò che è avanzato dal rogo riposa in un’unica urna.90


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagio.Romeo e Giulietta, W<strong>il</strong>liam Shakespeare, 1594-1596 2Romeo, figlio ed erede <strong>del</strong>la famiglia Montecchi, èinnamorato <strong>del</strong>la bella Rosalina e non teme di affrontarea questo riguardo gli scherzi dei suoi amici Benvolio eMercuzio. Capuleti, <strong>il</strong> capo <strong>del</strong>la famiglia rivale, siprepara a dare <strong>una</strong> grande festa per permettere a suafiglia, Giulietta, di incontrare <strong>il</strong> Conte di Parigi.Quest’ultimo, in effetti, l’ha richiesta in matrimonio ed igenitori di Giulietta sono favorevoli a quest’unione.Romeo, che crede di trovarvi Rosalina, si autoinvita congli amici Benvolio e Mercuzio a questo grande ballomascherato. Scorge Giulietta e resta folgorato dalla suabellezza cadendo follemente innamorato di lei; è <strong>il</strong> colpodi fulmine reciproco. Le si avvicina e l’abbraccia duevolte quindi si ritira. Romeo e Giulietta scoprono adessola loro identità reciproca. Disperati si rendono conto diessersi innamorati ciascuno <strong>del</strong> proprio peggior nemico.Al cader <strong>del</strong>la notte, Romeo si nasconde nel giardino <strong>del</strong>Capuleti. Quindi si avvicina sotto <strong>il</strong> balcone di Giulietta ele dichiara <strong>il</strong> suo amore.Tutti e due fanno a gara nel pronunciare dichiarazionid’amore appassionate. Perdutamente innamorato, Romeosi confida <strong>il</strong> giorno dopo con Fra Lorenzo, <strong>il</strong> suoconfessore. Inizialmente incredulo, Fra Lorenzo promettetuttavia a Romeo di aiutarlo e di celebrare <strong>il</strong> suomatrimonio, nutrendo anche la speranza di riconc<strong>il</strong>iareCapuleti e Montecchi. Tebaldo, cugino di Giulietta, sfidaRomeo a duello. Ma <strong>il</strong> giovane, al colmo <strong>del</strong>la felicità epieno di <strong>una</strong> simpatia “fraterna” per l’aggressore, rifiutadi battersi. Mercuzio, <strong>il</strong> confidente e amico di Romeo,giovane coraggioso e br<strong>il</strong>lante, si affretta a sostituirlobattendosi contro Tebaldo. Quest’ultimo lo ferisce a91


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiomorte. Mercuzio muore maledicendo <strong>il</strong> litigio <strong>del</strong>le duefamiglie nemiche. Romeo vendica la morte <strong>del</strong> suo amicoe uccide Tebaldo. Romeo ormai ricercato deve fuggire ines<strong>il</strong>io. Giulietta è in preda al dolore. Suo padre, resoinquieto dallo stato d’animo <strong>del</strong>la figlia, decide diaccelerarne <strong>il</strong> matrimonio con <strong>il</strong> Conte di Parigi. Ilmatrimonio avrà luogo <strong>il</strong> giorno dopo. Giulietta si rifiuta.Suo padre la minaccia: o sposa <strong>il</strong> Conte, o la disereda.Lei corre da Fra Lorenzo che le propone di bere un f<strong>il</strong>troche può darle l’aspetto <strong>del</strong>la morta per quaranta ore:credendola morta, la chiuderanno nella tomba <strong>del</strong>Capuleti. Fra Lorenzo verrà allora con Romeo a liberarla.Il frate promette di informare Romeo <strong>del</strong>lo stratagemma.Giulietta accetta <strong>il</strong> piano. Rimasta sola nella sua camera,beve <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro. La mattina <strong>del</strong> giorno dopo la governante lascopre inanimata. Tutta la famiglia piange la morte diGiulietta. Fra Lorenzo fa sì che tutto si svolga secondo isuoi piani. A Mantova, dove Romeo è in es<strong>il</strong>io, riceve lavisita di Baldassarre, suo servo, che gli annuncia la mortedi Giulietta. Ha soltanto un rapido pensiero: procurarsi<strong>del</strong> veleno e ritornare a Verona per morire accanto allasua Giulietta. Durante questo lasso di tempo, Fra Lorenzoapprende che un intoppo ha impedito al suo messaggerodi informare Romeo <strong>del</strong> suo stratagemma. Decide direcarsi alla tomba <strong>del</strong> Capuleti per liberare Giulietta. Ma<strong>il</strong> dramma precipita. Romeo si reca sulla tomba diGiulietta e v’incontra <strong>il</strong> Conte di Parigi venuto a portarefiori alla fidanzata morta. Un duello ha luogo tra i duegiovani e <strong>il</strong> Conte, morente, chiede a Romeo che accetta,di adagiarlo vicino a Giulietta. Romeo contempla labellezza luminosa di Giulietta e la abbraccia prima dibere <strong>il</strong> veleno e morire a sua volta. Fra Lorenzo èsconvolto nello scoprire i corpi di Romeo e <strong>del</strong> Conte di92


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioParigi. Assiste al risveglio di Giulietta e tenta diconvincerla a seguirlo e andarsi a rifugiare in convento.Ma Giulietta che scopre <strong>il</strong> corpo di Romeo mortoglivicino si pugnala con la spada <strong>del</strong> suo amante e muore alsuo fianco..Vaticano.org e Luther BlissettNel 1999 <strong>il</strong> gruppo 01.org pubblica <strong>una</strong> sua personale versione<strong>del</strong> sito ufficiale <strong>del</strong> Vaticano, che riesce a rimpiazzarel’originale per ben un anno. Anche qui, si tratta didétournament, poiché i visitatori <strong>del</strong> sito restano increduli oturbati nel vedere pubblicati testi sacr<strong>il</strong>eghi e brani scaricab<strong>il</strong>idegli 883 3 . Un esercizio plagiarista <strong>del</strong> genere mette in luce lalab<strong>il</strong>ità dei sistemi che controllano e tutelano la proprietàintellettuale attra<strong>verso</strong> i temi <strong>del</strong>l’ironia, <strong>del</strong>la provocazione e<strong>del</strong>la satira più libertaria. Si riafferma, inoltre, un’assenza dicompromessi che l’arte d’avanguardia concretizza nellosv<strong>il</strong>uppo di opere che entrano nella sfera <strong>del</strong>la fruizionemediatica.A un primo impatto visivo, Vaticano.org è la copia quasi esatta<strong>del</strong> sito originale, URL incluso. 01.org, quindi, sfrutta appienosia le potenzialità <strong>del</strong>le nuove tecnologie, che permettono dievitare fac<strong>il</strong>mente i controlli primari di base, sia l’attendib<strong>il</strong>itàdei materiali che vengono rimaneggiati. In questo casospecifico, si parla anche di appropriazione, volta a indurrenell’utente la stessa sicurezza che avrebbe se si trovasse a93


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagionavigare sul vero sito <strong>del</strong> Vaticano.I concetti di “appropriazione” e “attendib<strong>il</strong>ità” sono alla base<strong>del</strong>l’intera produzione di 01.org, creatori, tra l’altro, <strong>del</strong> nomemultiplo Luther Blissett. Il nome multiplo, come già anticipatoda Stewart Home nei capitoli precedenti, è liberamenteut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e da chiunque voglia aderirne; da quel momento inpoi, le opere <strong>del</strong> singolo saranno firmate “Luther Blissett”.Comunque, l’adesione a un collettivo che rende laprovocazione <strong>una</strong> tattica per ottenere <strong>una</strong> rapida visib<strong>il</strong>ità nonsi rivela molto allettante; l’elenco <strong>del</strong>le cause intentate ai dannidi Luther Blissett è pari alla quantità di opere da esso realizzate.Una <strong>del</strong>le “performance” più divertenti (e oltraggiose) è, a mioparere, la beffa <strong>del</strong> 1995 alla trasmissione di RaiTre Chi l’havisto? 4 . L’arte è stimata dal gruppo come un mezzo influenteper sv<strong>il</strong>uppare argomenti politici e sociali privi di mezzemisure. L’individuo è immerso quotidianamente in flussicontinui di messaggi di ogni tipo, mentre l’artista non si limitaa riappropriarsi di tale flusso, ma ne ricrea un panoramamediatico in cui è protagonista. I media costruiscono lapercezione <strong>del</strong>la realtà e manipolare i media significamodificare la realtà.Partendo da questi concetti, Luther Blissett crea a sua volta <strong>una</strong>personalità fittizia di nome Harry Kipper, un performer inglesescomparso tra Italia e Gran Bretagna. Dopo aver arginato icontrolli ANSA, la descrizione <strong>del</strong> personaggio, <strong>del</strong>la suavicenda unita a <strong>una</strong> mole dettagliatissima di materiale sulla suavita, opere e poetica (viene addirittura creato un sito autobiografico)è tale da indurre negli autori <strong>del</strong>la trasmissione lafondatezza <strong>del</strong>la segnalazione; le ricerche vengono interrottesolo dopo <strong>una</strong> confessione telefonica <strong>del</strong>lo stesso Blissett allaredazione <strong>del</strong> programma.Pur trattandosi di individui e situazioni mai esistiti, 01.org eLuther Blissett, attra<strong>verso</strong> l’appropriazione indebita (o forse94


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiodebita, dato che comunque ci troviamo di fronte a fatti epersone inventate) di personalità, <strong>del</strong>ineano nuove metodologienella campagna anti-mediatica <strong>del</strong>le controculture, intaccandodirettamente l’autorità degli strumenti e dei mezzi di diffusioneinformatica..Dalla guerriglia al pop: ScreamLa digitalizzazione rende possib<strong>il</strong>e lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>lepotenzialità creative di ognuno.Internet è un contenitore virtualmente infinito di cultura,universalmente riconosciuto e globalmente sfruttato. Tra im<strong>il</strong>ioni di suoi utenti vi sono anche gli artisti, o almeno coloroche si definiscono tali; ma queste etichette vengonoaccantonate dal momento in cui a tutti, artisti e non, vengonoofferti i mezzi per produrre testi, musica, immagini, videoeccetera.I plagiaristi, grazie alla condivisione di materiale digitale,rielaborano in modo creativo praticamente qualsiasi cosacatturi la loro attenzione e che susciti in loro <strong>una</strong> certaispirazione. Possono, inoltre, avvalersi di fonti già esse stessecelebri, per arrivare con più rapidità all’attenzione <strong>del</strong> pubblico.Non dobbiamo dimenticare che la visib<strong>il</strong>ità e la condivisionetrasformano un prodotto in un’icona, mutando anche la valenza<strong>del</strong> suo contenuto. È possib<strong>il</strong>e assistere a reinterpretazioni emanipolazioni che sfruttano la fama di icone universali. Inquesti casi, plasmare <strong>il</strong> significante stesso di un’opera d’arte95


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiocome L’Urlo di Munch, che da rappresentazione drammatica diuno stato d’animo diviene un prodotto popolare che sfrutta laricchezza contenutistica <strong>del</strong>la sua fonte, ne stravolge anchel’essenza culturale.Dalla guerriglia psicologica di Blissett si passa a un metodo più“ipodermico” di diffusione <strong>del</strong>l’opera plagiarista e<strong>del</strong>l’ideologia controculturale. È ciò che ha fatto AmyAlexander quando, prendendo <strong>il</strong> busto <strong>del</strong>la figura al centro <strong>del</strong>dipinto, ha trasformato e ampliato quello che l’operarappresenta; ha seguito le leggi che oggi regolano ladistribuzione e la diffusione dei prodotti commerciali. LaAlexander ha decontestualizzato <strong>il</strong> dipinto, privandolo di quelladrammaticità che l’ha reso celebre e ha riplasmato, inoltre,l’estetica <strong>del</strong> soggetto fino a renderlo più “versat<strong>il</strong>e”, o “pop”,se vogliamo. Un soggetto nuovo, quasi un logo, da apporre sut-shirt o da usare come adesivo; o ancora, nel caso <strong>del</strong>l’opera<strong>del</strong>la Alexander, trasformato in un’applicazione per sistemioperativi con cui si possa interagire. 5In che modo possiamo identificare <strong>il</strong> talento nel <strong>Plagiarismo</strong>? Èevidente che non ci vogliono grandi capacità nel copiare eun’opera già esistente. Altrettanto evidente è la riconoscib<strong>il</strong>ità<strong>del</strong> soggetto quando è ispirato a un’opera così celebre.È <strong>il</strong> modo in cui essa è rimo<strong>del</strong>lata che rende <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> unesercizio creativo. Del resto l’artista si ritrova a fare i conti nonsolo con un’infinita gamma di possib<strong>il</strong>ità e di fonti, masoprattutto con un’opinione pubblica che ancora accosta <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> al plagio, etichettandolo come semplice furto. Peralcuni potrebbe essere <strong>una</strong> forma d’arte “parassita”, cheagevola la visib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le opere sfruttando la celebrità <strong>del</strong>materiale originario. In realtà ciò rende <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> unmetodo per creare qualcosa di nuovo che nel tempo puòlasciarsi alle spalle ogni riferimento <strong>del</strong>la fonte da cui ha presospunto. L’opera diviene, in questo modo, un prodotto non solo96


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagio.http://amy-alexande.com/Alexander_Artistic_Software.html.Scream, applicazione perWindows, Amy Alexander.http://scream.deprogramming.us/97


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiodistaccato, ma a suo modo originale; è ciò che oggiriscontriamo nei remix dei brani più celebri <strong>del</strong> passato, pernon parlare dei remake, attualmente molto in voga in campocinematografico (credo per giustificare <strong>una</strong> mancanza di idee adir poco imbarazzante)..Deprogrammazionehttp://amy-alexander.com/Alexander_Artistic_Software.htmlScream è un software per Windows che reagisce alle urlaumane; si scontra con <strong>una</strong> passività data dalla frustrazione edalla disfunzionalità umane all’interno di <strong>una</strong> sfera culturalecaratterizzata dai software. Così come nega l’apparente perditadi fascino <strong>del</strong> disturbo emotivo e <strong>del</strong>l’espressione pubblica. Ilsoftware Scream può essere scaricato solo dagli utenti membri;insieme al software scaricab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> sito stesso fa parte <strong>del</strong>l’interoprogetto. Il sito, inoltre, sfida <strong>il</strong> territorio dei software e<strong>del</strong>l’arte digitale, proponendo, quasi ironicamente, Scream inun contesto memonico localizzato nella Street Art; come quellorappresentato, nella Street Art tradizionale, da opere comeShepard Fairey di Obey Giant.http://scream.deprogramming.us98


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioScream è un software che ti spinge a urlare.Scream risiede tranqu<strong>il</strong>lamente nel menù di sistema <strong>del</strong> vostrocomputer, e automaticamente entra in azione quando viener<strong>il</strong>evato un urlo.Scream distorce l’interfaccia di Windows. Ma non si occupasoltanto di confondere le immagini <strong>del</strong> computer. In uncontesto dove “la rabbia” è spesso collegata alla “gestione”,Scream incoraggia <strong>il</strong> ritorno alla ribalta <strong>del</strong>l’urlo quale praticain declino. Come Howard Beale afferma nel 1976, “Non devodirvelo io che le cose vanno male […] Tutto quello che so èche prima di tutto dovete arrabbiarvi…” 6 .Ma mentre Howard consiglia ai suoi spettatori di spegnere <strong>il</strong>oro televisori per potersi arrabbiare, Scream propone che s<strong>il</strong>asci <strong>il</strong> computer acceso.Scream può essere ut<strong>il</strong>izzato in privato. O in pubblico. Puòessere ut<strong>il</strong>izzato a casa, al lavoro, o per strada; al centrocommerciale o presso <strong>il</strong> vostro locale preferito. […] UsaScream per dare inizio a un’ideologia. O semplicemente comeatto casuale di deprogrammazione.Scream, The Screaming Enhancer (L’Intensificatore di Urla)(Indicato con l’ut<strong>il</strong>izzo di liti domestiche, porte sbattute e<strong>del</strong>icotteri <strong>del</strong>la polizia.)Scream-InPortate Scream al vostro prossimo raduno, concerto rock oevento Fluxus. Raccogliete uno, m<strong>il</strong>le amici e organizzate unoScream-In. Portate con voi un telefono cellulare e catturate unoScream-A-Thon!99


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioRealizza <strong>una</strong> Scream T-ShirtÈ divertente e alla moda. Scarica qui l’immagine di Scream etrasferisc<strong>il</strong>a su <strong>una</strong> t-shirt applicandola con <strong>il</strong> ferro da stiro(l’immagine può anche essere usata per fare adesivi o qualsiasialtra cosa!)..PO<strong>Plagiarismo</strong>Lo indica <strong>il</strong> nome stesso <strong>del</strong>l’URL <strong>del</strong> sito <strong>del</strong>la Alexander:“deprogramming.us” 7 . Indica, cioè, <strong>una</strong> volontà in linea conl’intero pensiero che distingue le teorie controculturali di Homee, facendo un balzo indietro, con le tematiche già focalizzatedal Dadaismo.“Deprogrammar.ci” sarebbe la traduzione letterale, e mette inluce <strong>una</strong> serie di concetti che meritano <strong>una</strong> certa riflessione.In primo luogo, l’accostamento tra uomo e macchina, poichésappiamo che la deprogrammazione è un’azione associab<strong>il</strong>especificatamente alla sfera artificiale. Attra<strong>verso</strong> di essa, <strong>una</strong>macchina, o un meccanismo, subisce la cancellazione totale oparziale di <strong>una</strong> o più funzioni che lo caratterizzano. Seppur inmodo particolare e metaforico, stiamo parlando di “memoria”.L’uomo si evolve proprio in base alla memoria, ai ricordi, alleesperienze che accumula nel corso <strong>del</strong>la vita. Uno st<strong>il</strong>e di vita ècontinuamente influenzato da un’ideologia comunitariaveicolata dall’andamento politico, economico e sociale di <strong>una</strong>civ<strong>il</strong>tà. Allo stesso modo mutano le nostre abitudini, <strong>il</strong> nostropensiero che, se non assistiti da <strong>una</strong> volontà autocritica,100


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagiopossono portare all’opinione di massa, all’alienazione.La Alexander affranca la mente umana alla scheda madre di uncomputer. Attra<strong>verso</strong> la deprogrammazione, quale liberazioneda un pensiero collettivo p<strong>il</strong>otato dall’alto, l’individuo diventarealmente singolare, unico.L’ipocrisia <strong>del</strong> buon costume induce la massa ad adottare <strong>una</strong>morale che scinda l’uomo dall’animale, cioè un essere cheagisce per istinto.Dando adito a un atteggiamento ribelle contro questi “dogmi”,l’individuo comunica <strong>il</strong> suo stato d’animo in modo spontaneo epersonale. In pratica, la Alexander vuole dirci “Se avete vogliad’incazzarvi, se non sapete come sfogarvi… urlate! Perché nondovreste farlo?”.Una volta definito questo punto, non resta da dire che l’operadi Amy Alexander, composta da software e sito web insieme,non è molto dissim<strong>il</strong>e dalle consuete manovre di merchandisinge di promozione di un prodotto commerciale, più che culturale.Per inserirsi a livello “ipodermico”, talvolta un pensiero devetrovare dei compromessi; lo stesso vale per un’opera che voglialasciare un’impronta nell’immaginario collettivo.Come già accennato, <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> si avvale di questa sorta di“mimesi”: non solo nella caratterizzazione dei soggetti <strong>del</strong>leopere, che spesso sono riconoscib<strong>il</strong>i in altri autori, ma anchenella circolazione di quest’ultime. Con Scream, <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>assume le sembianze di <strong>una</strong> manovra commerciale con intentisociali mirati alla diffusione di un’ideologia contro <strong>il</strong> mercato<strong>del</strong>l’arte e <strong>il</strong> Sistema. Rende visib<strong>il</strong>i (e vendib<strong>il</strong>i) i suoi prodottiattra<strong>verso</strong> metodi troppo popolari per l’arte “alta”, e allo stessotempo rema contro <strong>il</strong> Sistema assumendone le sembianze.È fin troppo evidente che <strong>il</strong> soggetto di Scream fa riferimento aL’Urlo di Edvard Munch. L’esercizio creativo, qui, sta nelreinterpretare e nel decontestualizzare la figura <strong>del</strong>l’operaoriginale.101


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioAl soggetto viene conferito un aspetto più contemporaneoattra<strong>verso</strong> <strong>una</strong> tecnica che ricorda <strong>il</strong> rastering, cioè <strong>una</strong>ridefinizione digitale mediante pixel di un’immagine analogica;<strong>una</strong> tecnica che si riferisce a un tipo di grafica tornato in voganegli ultimi tempi, oltre che molto popolare.L’aura culturale che circonda la fama <strong>del</strong> dipinto di Munch, inScream viene completamente abbandonata. Il dipinto diventaun’applicazione che capta le urla umane trasformandole inimpulsi che distorcono l’interfaccia <strong>del</strong> computer. Mette inevidenza la partecipazione attiva <strong>del</strong>l’utente, in parole povere,l’interazione; <strong>una</strong> caratteristica propria <strong>del</strong>le tecnologieinformatiche moderne, ancora troppo ignorata dalle artiaccademiche che spingono gli spettatori alla meracontemplazione <strong>del</strong>l’opera.La commerciab<strong>il</strong>ità rimane <strong>il</strong> fattore chiave e le istruzioni sullepossib<strong>il</strong>ità d’uso di Scream indicate dalla Alexander sonoaccattivanti, moderne e alla portata di tutti. Decontestualizzanola sacralità <strong>del</strong> dipinto di Munch, che viene rimo<strong>del</strong>lato perpoter essere trasferito su supporti che nulla hanno a che vederecon <strong>una</strong> prospettiva canonica di arte: magliette, cellulari ecomputer, vale a dire beni di consumo.102


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioNote1(cfr.) Ovidio: Le metamorfosi - sintesi critica e contributo per <strong>una</strong><strong>rivalutazione</strong>, Antonio Menzione, Rivista di studi classici, 1964;2(cfr.) Romeo e Giulietta, W<strong>il</strong>liam Shakespeare, trad. SalvatoreQuasimodo, Oscar Mondadori, 2001;3-4http://www.lutherblissett.net/archive/033_it.html;5-7http://scream.deprogramming.us;6Howard Beale (Peter Finch), giornalista TV fittizio dal f<strong>il</strong>mNetwork, USA (1976):“Non devo dirvelo io che le cose vanno male. Tutti sanno che le cosevanno male. Parliamo di depressione. Chiunque può perdere <strong>il</strong>proprio lavoro o ha paura di perdere <strong>il</strong> proprio posto di lavoro. Ildollaro comincia a non valere più di un nichelino; le banche stannoandando a rotoli; i negozianti hanno <strong>una</strong> pistola sotto <strong>il</strong> bancone; ipunk corrono per le strade come impazziti, e pare non ci sia nessunoin giro che sappia cosa fare, in un circolo senza fine.Sappiamo che l’aria che respiriamo e <strong>il</strong> cibo che ingeriamo sononocivi. E ci sediamo a guardare la TV, mentre un notiziario locale ciinforma che oggi ci sono stati quindici omicidi e altri sessantatrereati di violenza, come se questo fosse la normale routine!Tutti sappiamo che le cose vanno male (peggio che male) che sitratta di follia.È come se dappertutto ogni cosa stesse impazzendo, spingendoci anon uscire più. Ci sediamo nelle nostre case mentre <strong>il</strong> mondo in cuiviviamo si fa sempre più piccolo, e tutto quello che abbiamo da direè: “Ti prego, fa’ che possa restare in pace almeno nel mio salotto.Lascia stare <strong>il</strong> mio tostapane, la mia TV, i miei cerchioni cromati, edio non dirò nulla. Lasciami in pace e basta”.Beh, io non ho alc<strong>una</strong> intenzione di lasciarvi in pace.Voglio che vi arrabbiate!Non voglio che protestiate. Non voglio farvi ribellare. Non voglio103


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagioche scriviate a un membro <strong>del</strong> Congresso, perché non saprei propriocosa possiate scrivere. Non so che fare riguardo alla depressione eall’inflazione e ai russi e al crimine per strada. Tutto quello che so èche prima di tutto dovete arrabbiarvi. Dovete dire: “Sono un essereumano! La mia vita ha un valore!”Quindi, voglio che ora vi alziate. Voglio che tutti vi alziate dallevostre sedie. Voglio che vi alziate subito e andiate alla finestra,aprirla, e ficchiate la testa fuori per urlare.“Sono incazzato di brutto, e non ho più intenzione di sopportaretutto questo!”.104


Capitolo 5L’uso <strong>del</strong> plagio105


Capitolo 6Dov’è la fregatura?Capitolo 6.Dov’è la fregatura?Analisi <strong>del</strong> saggio Nessuno osi chiamarlo plagio,di “Tom Vague”Premessa: l’analisi che segue è tratta dal libro di TommasoTozzi, Arte di Opposizione. Ogni citazione o opera riportate inquesto capitolo sono contenute nel testo di Tozzi (vedi note).“Il grande problema <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong> ventesimo secolo è lacontinua richiesta di qualcosa di nuovo e originale, con laconseguenza che ogni cosa sembra cambiare, per quanto difatto niente cambi realmente […]. Sono necessari migliaia dianni per sv<strong>il</strong>uppare <strong>del</strong> prospettive, mentre oggi la genterichiede innovazioni radicali ogni settimana. Il risultato è cheottengono ciò che si meritano: insulti.”(da Nessuno osi chiamarlo plagio, “Tom Vague”) 1“Tom Vague” associa <strong>il</strong> fattore <strong>del</strong>la novità all’insulto, intesocome dissociazione dalle etiche imposte dalla cultura borghesee come trasgressione dal pensiero comune e dalle religioni. In106


Capitolo 6Dov’è la fregatura?poche parole si tratta di provocazione.Seguendo ancora le leggi che regolano <strong>il</strong> flussopubblicitario/commerciale, la provocazione diviene così la viapiù rapida per <strong>il</strong> successo nel bene e nel male.Del resto non ci vuole molto per destare <strong>una</strong> certa reazionequando si vuole remare contro qualche principio: basta fare ciòche le istituzioni sanciscono come “sbagliato, distruttivo,intollerab<strong>il</strong>e”, nel caso <strong>del</strong>l’arte, “anti canonico”; da qui èpossib<strong>il</strong>e ipotizzare che dall’espressionismo a oggi l’artistaabbia desiderato provocare, in misura sempre maggiore, <strong>il</strong>pubblico proponendo continuamente qualcosa di nuovo.“Tom Vague”, però, ci allontana da questa visione. Affermache in realtà queste innovazioni, dalla committenzarinascimentale in poi, non hanno effettivamente influenzato <strong>il</strong>modo di vedere l’arte e, in particolare, non hanno influenzatol’opinione pubblica che percepisce ancora l’arte come attivitàelitaria, sebbene i movimenti che la caratterizzano abbianoprovato spesso ad accostarsi al grande pubblico. In molti casi irisultati sono stati ininfluenti, frivoli e, perciò, effimeri.Secondo “Vague”, si esigono cambiamenti radicali in tempimolto ristretti; esattamente la stessa necessità che regola <strong>il</strong>Mercato.Qui però non si tratta di produrre qualcosa che soddisfi lenecessità <strong>del</strong> consumatore, bensì qualcosa che abbia un valoreaggiuntivo in un contesto culturale (e magari, in seguito,economico). L’arte non vuole soddisfare i bisogni materiali <strong>del</strong>potenziale acquirente, ma deve in qualche modo coinvolgerloattra<strong>verso</strong> i suoi contenuti, per trarre tutti i benefici possib<strong>il</strong>i.Benefici quali <strong>una</strong> buona visib<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> “passaparola”; sonofattori che incrementano la domanda.Ciò che in un primo momento, però, risulta efficace ed’impatto (o provocatorio) potrebbe venir meno nello sv<strong>il</strong>uppodi opere successive, poiché l’elemento fondamentale rimane107


Capitolo 6Dov’è la fregatura?sempre la ricerca <strong>del</strong>l’originalità.Purtroppo, pur di non perdere questo primato, non si può fare ameno di rielaborare qualcosa che già esiste, ad esempioun’opera altrui: si parla di plagiare.Il plagio è la base <strong>del</strong>l’incremento culturale ed è tra i fattoriprimi <strong>del</strong> miglioramento. “Tom Vague” lo dimostra, seppursommariamente, citando Shakespeare e Marlowe i quali spessoplagiavano trame e idee da scrittori a loro precedenti. Piùavanti vedremo come <strong>il</strong> plagio, o meglio <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, sia unmetodo in uso da molto più tempo di quanto crediamo e inmodi che non ci aspetteremmo.Le “prospettive” di cui parla “Vague” sono frutto di teoriesolide sulle quali è possib<strong>il</strong>e costruire un nuovo livellosocioculturale che sia riconosciuto dalle generazioni a venire;evidentemente i tempi <strong>del</strong>l’arte si sono susseguiti tantorapidamente da rendere impossib<strong>il</strong>e, a oggi, lo sv<strong>il</strong>uppo di unbagaglio contenutistico realmente valido da applicare alleopere, sia a livello sociale che culturale. Ciò creainevitab<strong>il</strong>mente <strong>una</strong> situazione in cui <strong>il</strong> plagio diviene la basesu cui costruire <strong>il</strong> proprio “fare” creativo. Del resto è anche unmetodo tanto rapido quanto pratico, soprattutto nell’era <strong>del</strong>ladigitalizzazione, in cui la copia viene riconosciuta come puntodi partenza nella creazione di qualcosa di nuovo (si pensi alremix).Analogamente alla musica, per i plagiaristi <strong>il</strong> terreno più fert<strong>il</strong>esu cui iniziare la propria attività è sicuramente la scrittura. Sia“Vague” che Home concordano sulla possib<strong>il</strong>e assenza ditalento, poiché <strong>il</strong> plagio offre un raggio di azione molto ampioche non prevede necessariamente un’innata creatività néparticolari doti artistiche e concettuali. Entrambi indicano alneoplagiarista di scegliere un testo da plagiare e di copiarlo:non vi è alcun talento in questo, tuttavia “Vague” in particolare,incita a <strong>una</strong> manipolazione, o r<strong>il</strong>ettura, <strong>del</strong> testo attra<strong>verso</strong>108


Capitolo 6Dov’è la fregatura?l’introduzione di piccole frasi o parole che possano, in qualchemodo, sconvolgere o addirittura invertire <strong>il</strong> significato stesso<strong>del</strong> testo originale.Con la stessa fac<strong>il</strong>ità si potrebbe copiare un testo parola perparola, ma questo porterebbe quasi spontaneamente adapplicare un qualche intervento creativo, poiché <strong>il</strong> plagioschietto risulterebbe obsoleto.Ancora, “Vague” cita alcuni esempi di questo <strong>Plagiarismo</strong>creativo: “1984 di Orwell è <strong>una</strong> riscrittura precisa di We diZamyatin” e nel riff di Simpathy for the Dev<strong>il</strong> dei RollingStones “Vague” riconosce <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>l’intera produzionerock moderna. Questo riff è, a sua volta, un plagio <strong>del</strong> branoLust for life di Iggy Pop.Lo stesso Ivo M<strong>il</strong>azzo, autore <strong>del</strong> celebre Ken Parker e miodocente di Tecniche e Teoria <strong>del</strong> Fumetto, presso l’Accademiadi Belle Arti di Carrara, durante la sua prima lezione affermò:“Non abbiate la presunzione di intraprendere <strong>una</strong> carrieracreativa credendo di inventare qualcosa di nuovo e nonpensiate che l’originalità porti dei risultati a breve termine; sevolete avere successo dovete necessariamente copiare da altriautori”.Da tutte queste riflessioni e dalle esperienze vissute da chi si ètrovato plagiato o plagiario (o plagiarista) torna di nuovo <strong>una</strong>rgomento affrontato in precedenza, ovvero <strong>il</strong> talento. Daquanto riportato finora, risulta evidente l’assenza di un talentopratico nell’esercizio di selezione e plagio di materiale;soprattutto oggi, quando persino un bambino è in grado di fare“copia/incolla” dal suo computer.Dal canto suo però, “Vague” non affranca in alc<strong>una</strong> occasione<strong>il</strong> termine “<strong>Plagiarismo</strong>” a “arte”, ma, come lui stesso afferma,“è un esercizio fortemente creativo”. Se <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> fosse109


Capitolo 6Dov’è la fregatura?riconosciuto come movimento artistico, allora chiunque ingrado di copiare qualcosa diverrebbe, quasi automaticamente,un artista, senza nemmeno <strong>il</strong> bisogno di autoproclamarsi tale.Non diversamente dai processi in atto nel progresso scientifico,in cui un progetto può essere analizzato e migliorato. Perciò <strong>il</strong>talento risiede nella capacità di rimo<strong>del</strong>lare l’idea e lo spirito diun’opera senza copiarla semplicemente e quindi di farneassumere <strong>una</strong> funzione, un messaggio, un concetto differenti senon complementari all’opera già esistente.“Per selezionare materiale bisogna essere dei geni” conclude“Vague”, riprendendo <strong>una</strong> massima di Pablo Picasso (“Imediocri imitano, i geni copiano.”). Egli conferma <strong>il</strong> fatto che,se si volesse racchiudere <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> all’interno di un’areaculturale con valenza artistica, esso risulterebbe concettualenon meno <strong>del</strong>la Merda d’Artista; poiché è nel messaggio e nelcontesto che si richiede un talento contenutistico nonaccessib<strong>il</strong>e a tutti. Il <strong>Plagiarismo</strong>, comunque, non ha questapretesa e Home stesso lo ripete più volte negando a essopersino l’etichetta di “movimento”; infatti egli consolida l’artein <strong>una</strong> “celebrazione acritica e snob <strong>del</strong>lo st<strong>il</strong>e di vitaborghese”.La tesi più specifica e che più ha ispirato pensieri e criticherimane quella di “Vague”, dunque, che riassume la pratica <strong>del</strong>plagio nel talento di stravolgere un contenuto senza violare idiritti di copia e nell’esercizio di sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>le capacitàcreative di ognuno. In definitiva non è altro che la parodia diun metodo in uso da anni, che nel nostro secolo trova nonpoche difficoltà sia in termini di legalità che di opinionepubblica a causa <strong>del</strong>le restrizioni <strong>del</strong> copyright, frutto “<strong>del</strong>leforze capitalistiche che controllano la cultura occidentale”. Il<strong>Plagiarismo</strong> è <strong>una</strong> controcultura d’avanguardia che ricorda inparticolare le azioni di “estetizzazione” <strong>del</strong> quotidiano, giàteorizzate da Fluxus e concretizzate nell’opera letteraria110


Capitolo 6Dov’è la fregatura?minimalista di George Brecht, Water Yam (1964). Si tratta diun libro d’artista, all’interno <strong>del</strong> quale sono riportati bizzarrielenchi di azioni da eseguire: in tal modo <strong>il</strong> lettore puòdislocarsi dalla comune fruizione <strong>del</strong> mondo che lo circonda.Non si tratta di semplice detournément, ma di <strong>una</strong> vera epropria ispirazione applicata contro <strong>il</strong> Sistema, inteso nel piùampio quadro <strong>del</strong>le regole che determinano <strong>il</strong> modo di agire dichiunque. Three Thelephone Events ne è un esempio 3 .Non bisogna ignorare o accusare precipitosamente lesim<strong>il</strong>itudini che l’opinione pubblica percepisce tra <strong>Plagiarismo</strong>e furto di proprietà intellettuale; al contrario, ciò autentica <strong>il</strong>lavoro di produzione artistica, in cui i plagiaristi si trasformanoin <strong>una</strong> specie di sociologi/antropologi che tentano un approccioculturale non stereotipato in <strong>una</strong> società disinteressata. E suquesto concetto bas<strong>il</strong>are, partendo da InternazionaleSituazionista, passando da Fluxus fino ad arrivare al Neoismo,Home affronta <strong>il</strong> problema <strong>del</strong>l’estetica <strong>del</strong> plagio..Esercizio creativoLa visione di <strong>Plagiarismo</strong> come arte è irta di contraddizioni. Seci soffermiamo sull’idea che si possa liberamente produrre arte,copiando un’opera altrui già esistente, si rischierebbe diincappare nella concezione comune che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> è soloun tentativo di istituzionalizzare e in qualche modo incentivare<strong>il</strong> furto intellettuale.Ciò che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> prevede, è l’esercizio <strong>del</strong>lo sv<strong>il</strong>uppo111


Capitolo 6Dov’è la fregatura?culturale, estetico e concettuale che prevede l’uso e <strong>il</strong> consumodi opera che sono liberamente fruib<strong>il</strong>i dal momento che sonoanche pubbliche.Tentando di non infrangere apertamente <strong>il</strong> copyright, <strong>il</strong>neoplagiarista cerca in modo creativo di mutare <strong>il</strong> concettoimplicito <strong>del</strong>l’opera originale, dando forma pian piano a unprodotto distaccato e fondamentalmente di<strong>verso</strong>. Si trattadunque di <strong>una</strong> pratica innegab<strong>il</strong>mente liberale, che non prevedemargini di errore, ma che dà accesso a un’infinita gamma disoluzioni e possib<strong>il</strong>ità, sulla scia <strong>del</strong>l’ideologia sperimentalistache accompagna tuttora le avanguardie.La si potrebbe etichettare come “arte democratica”, o meglio“attività democratica”; ciò fornisce un ulteriore valore al<strong>Plagiarismo</strong>, valore che ne ridetermina tanto <strong>il</strong> campo d’azionequanto <strong>il</strong> contesto, poiché si definisce attività <strong>una</strong> serie diazioni che naturalmente esulano <strong>il</strong> semplice “fare” artistico.Tra queste azioni vi è anche l’esercizio creativo citato da“Vague”.Duchamp dimostra che effettivamente <strong>il</strong> divario tra arte eordinario, e tra opera e oggetto, è regolato dal contesto. BertoltBrecht tenta, ottenendo scarsi risultati, di elevare <strong>una</strong> serie diazioni quotidiane a un livello estetico/poetico, immettendoledirettamente nella sfera <strong>del</strong> quotidiano; egli vuole rendere l’arteun bene fruib<strong>il</strong>e dalle varie classi sociali, ness<strong>una</strong> esclusa.Citando l’ideologia Fluxus, Home definisce l’opera di Brecht<strong>una</strong> “produzione di semplici compiti che possono in teoriaessere svolti da chiunque”. 4Allo stesso modo, chi oggi possiede un computer è in grado dicopiare praticamente tutto ciò che vede sullo schermo, e didisporne come vuole. È fondamentale ricordare che Home nonpretende di enfatizzare <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, ma di presentarlo sottole vesti <strong>del</strong>la parodia di <strong>una</strong> pratica insita nell’evoluzione <strong>del</strong>lacultura stessa, software inclusi.112


Capitolo 6Dov’è la fregatura?L’arte si rende democratica rendendosi oggettivamentesemplice, fac<strong>il</strong>mente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e e mimetizzata tra le azioniquotidiane; azioni che normalmente svolgiamo quasiinconsciamente e a cui Fluxus ha tentato di fornire spessoreestetico e artistico.Quando Duchamp abbatte le barriere che separano forma efunzione, allo stesso tempo dichiara che l’arte, dalla Fontana inpoi, sarà sempre più concettuale e quindi sempre più dislocatadalla riproduzione oggettiva <strong>del</strong> reale. A dimostrazione <strong>del</strong>fatto che l’arte sia diventata un palcoscenico sul quale le operevengono esposte in base alla celebrità degli autori e degli indicidi gradimento (o <strong>del</strong> passaparola), Duchamp stesso ammette dinon saper dipingere. Si è avverato ciò che Marx profetizza giàalla fine <strong>del</strong> diciannovesimo secolo: che tutti debbano avere <strong>il</strong>diritto di accostarsi all’arte e la possib<strong>il</strong>ità di sv<strong>il</strong>upparla. Nelqual caso, ciò includerebbe <strong>una</strong> circolazione di cultura liberadalle restrizioni giuridiche.Quest’ideologia ha però condotto gli artisti a pretendere cheogni cosa da loro prodotta fosse ritenuta arte, probab<strong>il</strong>mente acausa <strong>del</strong>l’avanzante scarsità di idee. A oggi non è semplice(forse impossib<strong>il</strong>e) creare qualcosa di originale, e forse èproprio per questo che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, da esercizio finalizzatoalla creatività, è divenuto probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> metodo più usatonell’arte, soprattutto in quella digitale.È bastato semplicemente fornire i mezzi per farlo..Vi sarete chiesti…113


Capitolo 6Dov’è la fregatura?Vi sarete forse chiesti <strong>il</strong> perché di <strong>una</strong>tale abbondanza di virgolette. “TomVague”: è un nome proprio di persona,non <strong>una</strong> citazione, né un discorsodiretto, né <strong>una</strong> parola o frase gergale,né un neologismo. Allora perché levirgolette?Prima di tutto, <strong>una</strong> premessa: questocapitolo è stato scritto prendendo inesame un breve saggio dal titoloNessuno osi chiamarlo plagio,.Vague, n. 14, Tom Vague realizzato da “Tom Vague” e inseritonel libro di Tommaso Tozzi (miodocente di Net Art e Culture Digitali), Arte di Opposizione.Ebbene, apporre le virgolette mi è sembrato un modo ironicoper indicare che la persona a cui si fa riferimento in realtà nonè Tom Vague, ma Stewart Home; <strong>il</strong> quale ha creatovolutamente questo détournement plagiando lo st<strong>il</strong>e di Vague eappropriandosi temporaneamente <strong>del</strong> suo nome. Quanto gli èbastato, evidentemente, per pubblicare un editoriale dal titoloNessuno osi chiamarlo plagio inserito nel numero 18/19 <strong>del</strong>larivista underground britannica Vague (di proprietà, appunto,<strong>del</strong> vero Tom Vague, complice <strong>del</strong>l’idea di Home).La fonte di questo confronto è contenuta in Falso è Vero, <strong>del</strong>laAAA Edizioni di Vittore Baroni, nel quale è riportato lo stessotesto contenuto nel libro di Tozzi. 2A questo punto, però, sorge <strong>una</strong> problematica <strong>del</strong> tuttoinaspettata. La traduzione dall’inglese di None dare call itplagiarism non è chiara nel libro di Tozzi, né in quello di AAA.Nel primo si legge Nessuno osi chiamarlo plagio, mentre nelsecondo è Nessuno osi chiamarlo <strong>Plagiarismo</strong>. Non è fac<strong>il</strong>ecapire quale possa essere la giusta traduzione, se consideriamo114


Capitolo 6Dov’è la fregatura?che, in inglese, “plagiarism” significa sia “plagio” che“<strong>Plagiarismo</strong>”: è <strong>una</strong> questione, a mio parere, importante, chemerita un’analisi. Nel capitolo successivo tratterò appuntoquesta dicotomia in modo <strong>del</strong> tutto personale, assolutamenteopinab<strong>il</strong>e.Vorrei concludere confermando pienamente la carica ironica ditutte quelle arti che aboliscono <strong>una</strong> cultura “seria”, comeappunto fanno Neoismo e <strong>Plagiarismo</strong>. Devo dire che, quandoho scritto che “sia “Vague” che Home concordano sullapossib<strong>il</strong>e assenza di talento”, mi sono divertito, e non poco.Ovvio che entrambi siano d’accordo: sono la stessa persona!115


Capitolo 6Dov’è la fregatura?Note1(cfr.) Arte di Opposizione - st<strong>il</strong>i di vita, situazioni e documenti deglianni ottanta, Tommaso Tozzi, Shake Edizioni, 2008;2(cfr.) Falso è Vero - plagi,cloni, campionamenti e sim<strong>il</strong>i, Enrico Baj,Vittore Baroni, Franco Berardi, Luther Blissett, Chris Cutler, AuroraFornuto, Enrico Ghezzi, Stewart Home, Loredana Lipperini,Giuseppe Marano, Gianluca Marziani, Enrico Mascelloni, CarloMasi, Negativland, Gianluca Nicoletti, John Oswald, Static Output,Enrico Sturani, AAA Edizioni, 1998.116


Capitolo 6Dov’è la fregatura?117


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”Ipotesi di détournementÈ interessante notare la differenziazione che vige attualmentesulla sintassi stessa <strong>del</strong>la parola “Plagiarism”. In lingua italianac’è <strong>una</strong> netta distinzione nella struttura lessicale, datadall’aggiunta <strong>del</strong> suffisso “-ismo”, che si usa per associare unnome comune a <strong>una</strong> categorizzazione di varia entità, come unmovimento, un gruppo, un comportamento, eccetera. Senza diesso, ovviamente, <strong>del</strong>la parola resterebbe <strong>il</strong> termine “plagio”,inteso come appropriazione di materiale altrui, o furto.Un’accortezza <strong>del</strong> genere nasce dalla necessità di porre <strong>una</strong>netta distinzione tra entità originaria e categoria derivante daessa, in tal caso “plagio” e “<strong>Plagiarismo</strong>”, con lo scopo di<strong>del</strong>ineare la specificità dei singoli termini.Difatti, se al primo vengono riconosciuti elementi associab<strong>il</strong>i a<strong>una</strong> violazione <strong>del</strong>la legge, ciò non accade nel secondo caso, incui s’intende mantenere un distacco da un’interpretazionesemplicistica derivante dalla semantica <strong>del</strong> termine d’origine.118


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”Nell’accezione comune, spesso la parola “<strong>Plagiarismo</strong>” vienecomunque collegata al plagio in senso stretto, risultando <strong>una</strong>categoria in relazione a pratiche <strong>il</strong>legali quali <strong>il</strong> furto el’appropriazione indebita di materiale prodotto da terzi.D’altro canto la distinzione semantica <strong>del</strong>le due parole attenuala percezione negativa di “<strong>Plagiarismo</strong>”, che invita a porre lebasi per <strong>una</strong> riflessione critica sulle procedure, sullecaratteristiche e sull’etica <strong>del</strong> plagio culturale, o artistico.Inoltre, a mio parere, offre <strong>una</strong> visione rincuorantesull’<strong>il</strong>legalità di certe procedure, dando un’idea di“accettazione” <strong>del</strong> plagio, poiché, in fin dei conti, l’interacultura si fonda su basi in cui <strong>il</strong> plagio getta le fondamenta <strong>del</strong>continuum creativo, cambiando, trasformando, rimo<strong>del</strong>lando,rimanipolando; fino a produrre elementi completamentedifferenti dalle fonti originarie.È altrettanto interessante notare l’assenza di questa distinzionenel lessico inglese, in cui la parola “Plagiarism” ha avutoorigine. Qui non esiste un distacco tra i due termini: se initaliano “plagio” e “<strong>Plagiarismo</strong>” offrono <strong>una</strong> riflessionesintattica dei termini, in inglese si uniscono in un’unica parola.“Plagiarism”, in definitiva, indica e mescola entrambe le cose,confondendole.Per dimostrarlo, riporto <strong>una</strong> parte di un questionario inviato pere-ma<strong>il</strong> all’artista californiana Amy Alexander sulla questione<strong>del</strong>l’etica <strong>del</strong> plagio:STEFANOAMYCan we talk about an ethic of the crib?[Si può parlare di un’etica <strong>del</strong> plagio?]I don’t understand this question, must be atranslation problem.119


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”[Non ho capito questa domanda, deve esserci unproblema di traduzione.]STEFANOAMYOh, sorry, I forgot to explain the 8 question: canwe talk about an ethic of the crib (“crib” is for“plagiarized stuff” XD)?[Scusa, ho dimenticato di spiegarti l’ottavadomanda: si può parlare di un’etica <strong>del</strong> plagio?(“plagio” sta per “cose plagiate” XD)?]Aha... ok, ethics of Plagiarism...[Aha… ok, etica <strong>del</strong> plagio…] (o <strong>Plagiarismo</strong>?)Benché, precedentemente, la Alexander abbia distintochiaramente i termini “copy”, “appropriation” e “Plagiarism”.Riporto un frammento (tradotto) <strong>del</strong> questionario a cui lei harisposto:AMY: Inizierei chiarendo <strong>il</strong> modo in cui uso alcunitermini: “copia”, “plagio” e “appropriazione”. Userei“copia” per indicare <strong>una</strong> semplice duplicazione: comel’inserimento di un video che appartiene a qualcun altrosu YouTube, in cui i dati <strong>del</strong>l’autore originario sonocomunque ben visib<strong>il</strong>i. Con “plagio” indicherei <strong>il</strong>tentativo di spacciare per propria un’opera altrui. Infine,definirei “appropriazione” un procedimento col quale siusano le referenze di un’opera altrui per creare qualcosadi nuovo.Ecco che la confusione si fa più pressante. La Alexanderidentifica nell’“appropriazione” le caratteristiche <strong>del</strong>120


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”<strong>Plagiarismo</strong>, mentre associa “Plagiarism” al furto intellettuale.In seguito Amy non ha risposto direttamente a questa domanda.Evidentemente, “crib”, che tra l’altro significa “piccolo furto”,non è sufficiente a fornire <strong>una</strong> chiara percezione di “plagio”come furto. Non viene associato al termine universalmentericonosciuto come “plagio” e in tal modo finisceinesorab<strong>il</strong>mente per stravolgere <strong>una</strong> frase in cui è necessariodistinguere nettamente l’atto <strong>il</strong>legale dall’esercizio creativo.Osserviamolo nel dettaglio:n. crib (krĭb)1. A bed with high sides for a young ch<strong>il</strong>d or baby.2.a. A small bu<strong>il</strong>ding, usually with slatted sides, for storingcorn.b. A rack or trough for fodder; a manger.c. A stall for cattle.3. A small crude cottage or room.4. Slang Onès home.5. A framework to support or strengthen a mineor shaft.6. A wicker basket.7.a. A petty theft.b. Plagiarism.c. See pony.8. Games A set of cards made up from discards by eachplayer in cribbage, used by the dealer.121


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”v. To crib, cribbed, cribbing, cribs1. To confine in or as if in a crib.2. To furnish with a crib.3.a. To plagiarize (an idea or answer, for example).b. To steal.Come si può vedere, “crib” non è associato direttamente alplagio, ma possiede <strong>una</strong> serie di significati diversi tra loro. Lostesso vale per <strong>il</strong> verbo, che inoltre presenta “to steal”, chetradotto significa letteralmente “rubare”.Si potrebbe giungere presto alla conclusione che plagio e<strong>Plagiarismo</strong>, secondo gli inglesi, hanno lo stesso valore e chenon esiste un bisogno concreto di separare le due cose, dalmomento che <strong>una</strong> appare <strong>il</strong>legale quanto l’altra. Però non credoche un intellettuale come Stewart Home abbia tralasciato unpunto importante come questo, poiché <strong>una</strong> distinzione concretatra le due cose, di fatto, esiste. Il plagio è un furto, èun’appropriazione indebita volta, nella maggior parte dei casi,a scopo di lucro; <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> è sempre un’appropriazioneindebita, finché non viene riplasmata, al compiersi <strong>del</strong>la quale<strong>il</strong> prodotto finito dovrà essere così concettualmente di<strong>verso</strong>dalla fonte d’origine da risultare un elemento a sé (questoaccade solo nel caso si voglia seguire un’etica creativa).La questione si complica se mettiamo in gioco <strong>il</strong> vero motoredi questo “movimento”, e cioè gli artisti, o meglio i plagiaristi.Se andiamo a sfogliare un qualsiasi dizionario inglesenoteremo che immediatamente sotto <strong>il</strong> termine “Plagiarism”compare “plagiarist”; ma se <strong>il</strong> primo viene tradotto in “plagio”,122


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”ciò trasforma <strong>il</strong> significato <strong>del</strong> secondo, che da “plagiarista”diventa “plagiario”. Un’affermazione <strong>del</strong> tutto inesatta, vista lanatura <strong>del</strong> lavoro svolto dal plagiarista, che copia-pertrasformare(e solo in alcuni casi, per vendere), e non ruba-perlucrare.L’attività creativa <strong>del</strong> plagiarista non ha nulla a che vedere con<strong>il</strong> furto compiuto per fini economici. Di fatto, nella definizioneda vocabolario, “crib” non è associato direttamente al plagio,ma presenta <strong>una</strong> serie di vari significati, mentre “Plagiarism”possiede un’unica possib<strong>il</strong>e traduzione; in effetti, nemmeno <strong>il</strong>vocabolario italiano presenta <strong>il</strong> termine “<strong>Plagiarismo</strong>”, poichéritengo si tratti di un neologismo.C’è da domandarsi perché in Italia si sia rivelato necessariocreare un nuovo termine che indicasse un movimentoaltrettanto inedito, mentre in Gran Bretagna (Stewart Home èlondinese) questo bisogno non si sia manifestato, se di“bisogno” si possa realmente parlare. Si tratta forse di untentativo di détournament.Un’altra ipotesi potrebbe risiedere nell’impossib<strong>il</strong>ità di creare,in inglese, un neologismo conforme alla pratica e al contestoideologico che Home aveva in mente.In effetti, se consideriamo “Plagiarism” inteso come “plagio”,ci accorgiamo subito <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong> suffisso “-ism”, cherende la parola molto sim<strong>il</strong>e all’italiano “<strong>Plagiarismo</strong>”.Abbiamo già detto, inoltre, che tale suffisso serve a fornire <strong>una</strong>categorizzazione <strong>del</strong>la parola che lo precede, quindirisulterebbe non proprio semplice coniare <strong>il</strong> nome di unmovimento da <strong>una</strong> parola che possiede già quel suffisso. Sepensiamo, ad esempio, a “surreal”, con l’aggiunta di “-ism”diverrebbe “surrealism” che, benché di rado venga riportato neivocabolari, è comunque riconosciuto nel lessico inglese come<strong>il</strong> celebre movimento artistico (ironicamente “Plagiarism”diventerebbe “Plagiarismism”). D’altra parte quasi tutti i123


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”movimenti artistici moderni sono identificati da neologismi eperciò non sempre compaiono nei vocabolari. Nel nostro casoinvece, tra “Plagiarism” e (perdonate <strong>il</strong> gioco di parole)“Plagiarism” esiste <strong>una</strong> chiara e netta distinzione solo a livelloconcettuale; è come se in ogni altro caso, lessicale, sintattico,colloquiale, si volesse omettere la differenza tra le due cose.O ancora, sappiamo che <strong>il</strong> metodo plagiarista consiste nelcopiare e manipolare materiale altrui; ma non esiste un’eticache dica al neo-plagiarista di non usare ciò che plagia a fini d<strong>il</strong>ucro, né che lo costringa a riplasmare ciò che plagia. Bisognainoltre considerare che non sempre la legge riesce a intercettareun possib<strong>il</strong>e plagio, sempre che esso non risulti sfacciatamentevisib<strong>il</strong>e.Non c’è un’etica che pone effettivamente un limite al metododa ut<strong>il</strong>izzare, poiché <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> si affida alla sensib<strong>il</strong>itàautocritica <strong>del</strong>l’artista o <strong>del</strong> creativo, che può produrreun’opera plagiarista o un’opera semplicemente plagiata edecidere liberamente se venderla e produrla, o soltanto esporla.Nel caso più semplice, quello <strong>del</strong> plagio, l’esercizio creativoidentificato da Home diverrebbe <strong>una</strong> pratica <strong>il</strong>legale senzaalcuno scopo artistico e sociale. E non è solo un caso, ma <strong>una</strong>possib<strong>il</strong>ità concreta, che, di fatto, trasformerebbe <strong>il</strong>“Plagiarism/movimento” nel “Plagiarism/reato”, eliminandocosì ogni differenza. Quindi è la mancanza di un’etica cherende <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> <strong>una</strong> branca possib<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong>legittima, <strong>del</strong>plagio.Ritengo probab<strong>il</strong>e che la posizione politica di Home abbiainfluenzato la “scelta di termini” per <strong>il</strong> movimento cheintendeva fondare, contro <strong>il</strong> Sistema e contro <strong>il</strong> Potere.La parola “Plagiarism” contiene già <strong>il</strong> suffisso “-ism” pur nonindicando <strong>una</strong> categorizzazione <strong>del</strong> nome comune che loprecede: che sia un espediente per includere <strong>il</strong> plagio entro uncerto tipo di violazioni? Non potrei affermarlo con certezza.124


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”Come non potrei accertare <strong>il</strong> fatto che Home abbia “plagiato” <strong>il</strong>termine con <strong>il</strong> preciso scopo di confondere le acque, d’inserire<strong>una</strong> pratica creativa (per quanto rischiosa) nell’ambito<strong>del</strong>l’<strong>il</strong>legalità, enfatizzando un’ideologia anti-sistemicapresente sia nelle controculture sia nell’attivismo politico distampo anarchico, di cui Home fa parte. Oppure per indicare,senza mezzi termini, un nuovo fenomeno che vede nel plagio lapossib<strong>il</strong>ità di fare satira “copiando” persino <strong>il</strong> nome <strong>del</strong>movimento che lo pratica.Resta <strong>il</strong> fatto che, qualunque sia <strong>il</strong> motivo, questo creiconfusione; e, a tal proposito, non mi stupirei se Home avessevolutamente evitato <strong>una</strong> differenziazione tra “plagio” e“<strong>Plagiarismo</strong>”, poiché l’intento <strong>del</strong>le controculture (ispirate,ricordiamo, da Fluxus e Internazionale Situazionista) è disconquassare <strong>il</strong> sistema culturale corrente. Sotto quest’aspetto,dunque, la coniazione di un termine che divida <strong>il</strong> plagio dal<strong>Plagiarismo</strong> si rivelerebbe superflua, inefficace da un punto divista ideologico.Sono solo supposizioni, che però, forse, meritano <strong>una</strong> certaattenzione.Nel colloquio con Vittore Baroni, durante <strong>una</strong> pausa riflessiva,ho dichiarato di avere posto un questionario anche a, SalvatoreIaconesi e ad Amy Alexander. Nel momento in cui gli hoesposto <strong>il</strong> mio dubbio sul termine “Plagiarism”, Baroni mi haconfessato di non aver mai fatto caso a questo particolare; ed èstato proprio questo che mi ha spinto a esaminare l’argomento.La mia conclusione è che, nella lingua inglese, <strong>il</strong> termine“Plagiarism” sia fac<strong>il</strong>mente confondib<strong>il</strong>e, dal momento che nonsi riscontra alc<strong>una</strong> differenza tra l’atto <strong>il</strong>legale e l’eserciziocreativo.125


Capitolo 7“Plagiarism” e “Plagiarism”126


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioCapitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioAmy Alexander, Salvatore Iaconesi, Vittore BaroniHo pensato che sarebbe stato molto interessante, sia per me siaper <strong>il</strong> lettore, raccogliere le autorevoli testimonianze di chi havissuto e vive in prima persona le esperienze <strong>del</strong>l’artecontemporanea e <strong>del</strong>le avanguardie.Il questionario che segue pone attenzione alle diverseproblematiche inerenti al <strong>Plagiarismo</strong> e a <strong>una</strong> sua possib<strong>il</strong>eapplicazione etica, viste attra<strong>verso</strong> gli occhi di alcuneimportanti personalità che vi hanno partecipato, attivamente omeno.Amy Alexander, artista audiovisiva e performer californiana,pone l’accento sulle modalità con cui le società controllano imedia. È autrice, tra l’altro, <strong>del</strong> sito www.plagirist.org.Salvatore Iaconesi è un giovane net-artista italiano ispiratofortemente dalla cultura hacker; con molto entusiasmo, vedenelle nuove tecnologie un mezzo con cui ridefinire <strong>il</strong> concettodi proprietà intellettuale.Infine, Vittore Baroni, uno dei pionieri <strong>del</strong>la Ma<strong>il</strong> Art in Italia,127


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioha condiviso personalmente le influenze neoiste diffuse daHome stesso sul nostro territorio. Ha registrato cassette e dischi“plagiaristi” come Lieutenant Murnau, e dal 1991 fa parte <strong>del</strong>gruppo, sempre plagiarista, Le Forbici di Manitù.…Ancora oggi pratiche e artisti coinvolti nel <strong>Plagiarismo</strong>rimangono spesso incompresi e/o denigrati, quando nonvengono addirittura perseguiti penalmente. Gli artistiplagiaristi ritengono le loro opere <strong>una</strong> <strong>del</strong>le forme percomunicare <strong>il</strong> dissenso sulle restrizioni applicate allacircolazione di cultura e informazioni. La comunità invecereputa tali pratiche come semplice plagio o furto dimateriale altrui.Secondo te, come può essere ridotta questa differenza nellaconsiderazione <strong>del</strong>le operazioni plagiariste?AMY: Inizierei chiarendo <strong>il</strong> modo in cui uso alcuni termini:“copia”, “plagio” e “appropriazione”. Userei “copia” perindicare <strong>una</strong> semplice duplicazione: come l’inserimento di unvideo che appartiene a qualcun altro su YouTube, in cui i dati<strong>del</strong>l’autore originario sono comunque ben visib<strong>il</strong>i. Con “plagio”indicherei <strong>il</strong> tentativo di spacciare per propria un’opera altrui.Infine, definirei “appropriazione” un procedimento col quale siusano le referenze di un’opera altrui per creare qualcosa dinuovo. Naturalmente tra queste pratiche restano <strong>del</strong>le zoneambigue, spesso non esenti da manipolazioni. Ad esempio, <strong>una</strong>società, che non vuole parodisti che critichino i suoi prodotti,128


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiotrasformerebbe la parodia in plagio al fine d’intraprendereun’azione legale. In molti casi si tratta effettivamente diappropriazione, e probab<strong>il</strong>mente dovrebbe essere legalesecondo <strong>il</strong> Fair Use; o al limite moralmente difendib<strong>il</strong>e. Mapresentandola come plagio, inteso come “furto di proprietàintellettuale”, “violazione di copyright”, eccetera, alloral’opinione pubblica potrebbe essere manipolata. Questo accadeal tal punto che spesso anche appropriazioni più evidentivengono indicate dal pubblico stesso come plagi, perché si èpersa l’idea che <strong>una</strong> distinzione tra i due non esista.Ironicamente se chiunque scovasse in un’opera un riferimentoa un’altra, allora non sarebbe possib<strong>il</strong>e parlare di plagio.Un’altra cosa da considerare è l’opinione all’interno <strong>del</strong>lacomunità artistica. Dato che l’appropriazione è così prevalentenella cultura mainstream (ne è un esempio <strong>il</strong> remix musicale evideo) la comunità artistica sembra essere divisa sul parere diconsiderarla come <strong>una</strong> pratica <strong>del</strong>l’arte.Alcuni artisti la considerano positivamente e la ritengono <strong>una</strong>pratica essenziale per riflettere sulla cultura mainstream,mentre per altri non è che un rimaneggiamento di praticheantiquate o <strong>una</strong> mancanza di originalità da parte <strong>del</strong>l’artista.SALVATORE: Penso che si tratti di <strong>una</strong> questione d<strong>il</strong>inguaggio e di immaginario. Perché in realtà non è nemmenoverissima questa cosa. Nel senso che molti artisti sono riusciti aformare linguaggi e immaginari capaci di comunicare inmaniera accessib<strong>il</strong>e e suggestiva le possib<strong>il</strong>ità che sono oramaialla portata di tutti: la fine di un’idea e di <strong>una</strong> definizione di“realtà” e “originalità” che deriva sostanzialmente dall’autoritàe dal potere.Volendo avvicinare la questione da un punto di vista storico,questo è un tema che si apre tanti anni fa e che diventa evidenteall’inizio <strong>del</strong> novecento. Non si può parlare di plagio, ma i temi129


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagio<strong>del</strong> Surrealismo, di Dada e, dopo, <strong>del</strong>le arti concettuali e <strong>del</strong>leavanguardie riguardano molto l’idea <strong>del</strong>l’originalità,<strong>del</strong>l’unicità, <strong>del</strong>l’autorialità e, più in generale, <strong>del</strong>la possib<strong>il</strong>itào opportunità di definire <strong>il</strong> “reale”. Che sono i presupposti sucui si fondano le pratiche che ut<strong>il</strong>izzano le tecniche <strong>del</strong> plagio,<strong>del</strong> fake, <strong>del</strong> re-enactment (ricostruzione, riemanazione). Conl’arrivo <strong>del</strong> postmoderno, poi, c’è proprio un’accelerazione inquesto senso, e ne sentiamo gli effetti ancora oggi.In sintesi: artisti come Andy Warhol hanno trovato chiavi d<strong>il</strong>ettura interessanti. E solo per citare un’esperienza eclatante.Basta andare a un concerto di Girl Talk 1 per vedere comel’idea <strong>del</strong> “furto” scompaia completamente in quantorimpiazzata da <strong>una</strong> esperienza che è creata in maniera moltointelligente, fondandosi su studi e/o sensib<strong>il</strong>ità profonde <strong>verso</strong>le culture visuali, le possib<strong>il</strong>ità offerte dalle tecnologie e dallereti, e le loro ripercussioni sulla nostra concezione di società esulla nostra percezione <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>ità di espressione.Io ho l’impressione che quando interviene un giudizio tipo “èsolo un plagio” in realtà sia più “colpa” <strong>del</strong> progetto piuttostoche <strong>del</strong>la “gente”. Mi pare, per usare <strong>una</strong> terminologialontanissima da quella <strong>del</strong>l’arte, che manchi <strong>il</strong> “valore aggiunto”che potrebbe essere la poetica, l’emozione, la strategia dicomunicazione, l’immaginario. Nei lavori più interessantiquesto non avviene.Magari qualcuno ti deve spiegare quello che stai vedendo,perché potrebbe non essere poi così ovvio o di semplice eimmediata comprensione, ma se, dopo aver compreso <strong>il</strong>concetto, <strong>il</strong> giudizio dovesse rimanere semplicemente ecostantemente “sì, ma l’artista ha solo rubato <strong>una</strong>canzone/rifatto <strong>una</strong> performance/estratto <strong>una</strong> parte di testo”o cose sim<strong>il</strong>i, forse è anche l’artista che dovrebbe/potrebbemettersi un po’ in discussione. D’altra parte è da qualche annoche siamo oramai consapevoli che lo status di “opera d’arte”130


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagionon lo possiamo assegnare noi, ma è significativo solo quandoriconosciuto dagli altri.In sintesi ancora maggiore: io non ho questa esperienza, quindi.I progetti che usano <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> come strumento o tecnica,quando colgono, al modo <strong>del</strong>l’arte, <strong>una</strong> tensione <strong>del</strong> mondo,riconoscib<strong>il</strong>e, sentita e riconosciuta (o quantomeno sospettata),suscitano <strong>del</strong>le reazioni molto belle. Tanto che diventaimmediata la percezione di come si possa usare un “falso” percreare realtà in maniera libera.VITTORE: Credo che la situazione non stia esattamente inquesti termini. Gli artisti “plagiaristi”, in particolare i musicisti,sono ben consapevoli di infrangere in molti casi alcune normevigenti in materia di copyright, eque o sbagliate che questesiano. L’eventuale azione penale nei loro confronti non è tanto<strong>il</strong> frutto di <strong>una</strong> volontà censoria preconcetta né di un particolareaccanimento persecutorio nei loro confronti da parte <strong>del</strong>lacomunità (accanimento ci può essere casomai da parte dialcune “parti lese”, come le società che rappresentano i dirittidegli autori), quanto <strong>il</strong> risultato <strong>del</strong>la normale e prevedib<strong>il</strong>eapplicazione di norme vigenti.Va detto che in molti casi, la querela è ampiamente prevista oaddirittura cercata ad arte dall’autore, sia per generarepubblicità attorno al proprio lavoro sia per accelerare <strong>il</strong>dibattito intorno ad <strong>una</strong> normativa comunque obsoleta e inlarga parte iniqua.Il successo di un’operazione plagiarista si misura anche sullarisposta mediatica che questa riesce a generare, comprese lecause legali e <strong>il</strong> conseguente interessamento degli organi distampa. Quindi, paradossalmente, i lavori plagiaristi più“incompresi” alla fine sono proprio quelli che vengono meno“denigrati”!131


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioI nuovi mezzi d’informazione permettono <strong>una</strong> circolazionedi materiale libera e fruib<strong>il</strong>e da tutti in modo semplice erapido. Inoltre tali mezzi incoraggiano non solo lacircolazione, ma anche la manipolazione di materialeseppure protetto da copyright.Quali potrebbero essere le conseguenze nella disputa tra lemultinazionali e <strong>il</strong> fenomeno <strong>del</strong>la condivisione tramite retipeer-to-peer?AMY: Credo che questo non sia quel grande cruccio cheaffligge la gente. Non sono <strong>una</strong> grande esperta riguardoquest’argomento, ma credo che la f<strong>il</strong>osofia <strong>del</strong> “meglio chelibero” permeerà e le grandi compagnie distribuiranno ancora imezzi mediatici. Sembra inoltre che queste compagnie abbianoottime opportunità per la distribuzione di media, rendendolisemplici da trovare e da scaricare con <strong>una</strong> qualità migliorerispetto alle reti peer-to-peer. D’altra parte ci sarà sempre genteche ha più tempo che denaro, che affianca la cultura peer-topeer,o che vede nella duplicazione in peer-to-peer <strong>il</strong> modo piùetico per ottenere dei media. Però, <strong>una</strong> trentina di anni fa,c’erano già <strong>del</strong>le persone che non acquistavano dischi. Liregistravano direttamente da quelli di altri o dai brani chepassavano dalla radio.Naturalmente <strong>il</strong> confronto con la nostra epoca non è possib<strong>il</strong>e,poiché oggi è molto più semplice copiare <strong>una</strong> grande mole dimateriale. Però dovrebbe essere anche più fac<strong>il</strong>e ed economicoper le società distribuire dei media che non richiedono l’uso dimaterie prime, mezzi di trasporto e immagazzinaggio. Quindicredo che <strong>il</strong> prezzo medio <strong>del</strong> “meglio che libero” debba essereadeguato di conseguenza.Altro fattore di cui tenere conto è che ogni brano disponib<strong>il</strong>e132


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiogratuitamente su <strong>una</strong> rete peer-to-peer ha valore promozionaleanche per gli altri lavori <strong>del</strong>l’autore di quel brano, alcuni deiquali sono invece acquistab<strong>il</strong>i.Talvolta ho <strong>il</strong> sospetto che gli avvocati <strong>del</strong>le grosse aziendeinteressati alla proprietà intellettuale siano <strong>il</strong> peggior nemico<strong>del</strong>le compagnie!SALVATORE: Forse l’idea di base in questa disputa è chesiamo in un momento di profonda trasformazione.Siamo sul bordo <strong>del</strong> “nuovo” e <strong>del</strong> “vecchio” e i bordi, iconfini, sono i luoghi in cui avvengono gli scontri. Questoconflitto, in particolare, è tra <strong>una</strong> tipologia di soggetto che è giàun cadavere e un altro tipo di soggetto che ancora non ha benecapito cosa farà da grande.Il mo<strong>del</strong>lo proposto dalle multinazionali e, in generale,dall’autorità è già morto. Non può più esistere. Se nonattra<strong>verso</strong> la repressione e l’esercizio <strong>del</strong>l’autorità. Ma la storiaci insegna come questa modalità (che è quella che questisoggetti stanno cercando di mettere in atto in tutti i modi a lorodisposizione) non può durare in maniera indefinita: non si puòresistere per sempre a <strong>una</strong> trasformazione <strong>del</strong>la società che, difatto, è già avvenuta. Sempre la storia ci racconta anche levicende degli ordinamenti giuridici, e <strong>del</strong> sedimentarsi <strong>del</strong>lepratiche sociali, che sono sempre in ritardo con la società stessa.Gli ordinamenti giuridici in particolare hanno, secondo temi eluoghi <strong>del</strong> pianeta, ritardi colossali con lo stato attuale <strong>del</strong>lesocietà <strong>del</strong> mondo: dieci, venti, cento anni!Questo perché l’autorità non ama abbandonare <strong>il</strong> suo ruolo e <strong>il</strong>suo potere e quindi nel conflitto si crea attrito che rallenta inmodo enorme la trasformazione a livello formale.E quindi, come già successo per altri temi per esempio anchenei riguardi <strong>del</strong>la sessualità e <strong>del</strong>la famiglia, ci si riconduce asituazioni paradossali in cui, stando allo stato <strong>del</strong>le cose per133


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiocome questo è definito dal potere e dagli ordinamenti giuridici,la maggior parte <strong>del</strong>la popolazione si trova in un sostanzialestato d’<strong>il</strong>legalità.Perché rendiamoci conto che la quasi totalità <strong>del</strong>le personeviola sistematicamente <strong>il</strong> diritto d’autore per come questo èdefinito dalle nostre leggi.Quali sono gli effetti di questa situazione? Sono effettiestremamente sfort<strong>una</strong>ti per chi si trova nel “posto sbagliato almomento sbagliato”, perché, ad esempio su questi temi, cisaranno molte persone che riceveranno multe, incriminazioni ealtri fastidi da <strong>una</strong> cosa che non è più come la definiscono leleggi e che, tra pochissimi anni, sarà cambiata radicalmente.E, per quanto riguarda <strong>il</strong> conflitto in maniera più diretta, nonc’è in realtà nulla di nuovo: tutto questo s’inserisce nello statodi perenne nomadismo ed evoluzione dei tanti confini su cui simuove lo scontro tra società e autorità. Come dire che non c’èfine al conflitto. Quello che è nuovo su questi temi è la portata<strong>del</strong> conflitto.Che riguarda l’informazione, la cultura e la libertà diespressione e comunicazione a livello globale.Simultaneamente, attra<strong>verso</strong> nazioni, lingue, società, religioni.È un cambiamento globale e, quindi, un conflitto i cui effettiavranno r<strong>il</strong>evanza globale.VITTORE: La gente ut<strong>il</strong>izza la tecnologia che ha adisposizione, fregandosene bellamente <strong>del</strong>la legge, è semprestato così e sempre così sarà. Nell’Europa <strong>del</strong>l’Est, prima <strong>del</strong>lacaduta <strong>del</strong> muro, in paesi come la Polonia era proibito fareliberamente fotocopie, occorreva un permesso dalla localequestura per ogni singola copia, eppure tutti gli “artisti postali”con cui ero allora in contatto fotocopiavano e spedivano dinascosto tutto quello che volevano, bastava avere un amicocompiacente che possedesse <strong>una</strong> fotocopiatrice. Il peer-to-peer,134


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiosia che veicoli contenuti in modo legale (materiali esenti davincoli di copyright) sia che lo faccia in violazione di qualchenorma, è nella pratica quotidiana inarrestab<strong>il</strong>e. È ormai <strong>una</strong>situazione di fatto, <strong>del</strong> tutto impossib<strong>il</strong>e da contenere e arginare.E come passano materiali <strong>del</strong> tutto <strong>il</strong>legali, passano anchemateriali “plagiaristi”, come quelli che fanno un “fair use”creativo <strong>del</strong>le varie opere campionate/riciclate.Le multinazionali, fossero intelligenti, dovrebbero attuare <strong>una</strong>politica di apertura e integrazione col mondo <strong>del</strong> peer-to-peer,non mantenersi su posizioni di scontro muro-contro-murodettate da miopi interessi economici, suicide sulla lungadistanza. Ovvero, se l’acquisto legale di prodotti musicali viainternet avesse un costo molto più contenuto, magari conl’aggiunta di bonus di vario tipo (brani inediti, grafiche, testi,eccetera), molti fruitori sarebbero tentati di ricorrere menofrequentemente al download selvaggio. Allo stesso modo, se <strong>il</strong>libero riut<strong>il</strong>izzo di “campioni” da opere altrui prevedesse costiestremamente contenuti, o anche formule volontaristiche (comei programmi shareware che prevedono la possib<strong>il</strong>ità dieffettuare <strong>una</strong> donazione all’autore), forse molti più artistisarebbero invogliati a “regolarizzare” <strong>il</strong> loro impiego dicampioni altrui, mentre oggi per far ciò occorre spendere <strong>una</strong>fort<strong>una</strong> in studi legali.Credo che fino a quando l’industria non comprenderà che <strong>il</strong>rapporto col pubblico deve basarsi sulla reciproca fiducia eonestà (<strong>una</strong> pura utopia?), sarà inevitab<strong>il</strong>e che larghe fette dipubblico e di artisti continuino a preferire di operare nellasemi-<strong>il</strong>legalità.Spesso innovazioni e miglioramenti si basano sullamanipolazione o la rivisitazione di materiale già esistente.135


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioNelle pratiche di produzione culturale e materiale <strong>del</strong>mondo tecnologizzato la copia ha già un valore positivoriconosciuto e sfruttato.Come può essere riconosciuto tale valore anche nel sensocomune?SALVATORE: L’innovazione è per definizione <strong>una</strong>manipolazione <strong>del</strong>l’esistente: innovo qualcosa che esiste, <strong>una</strong>realtà precedente e, quindi, la manipolo, la rivisito, la reinvento.Non si sfugge a questo meccanismo. Si può essere più o menocreativi nel farlo, ma tutto ciò che facciamo è per definizione<strong>una</strong> manipolazione <strong>del</strong>le cose che sappiamo, che abbiamo visto,che abbiamo imparato, letto, sentito, usato.Il “problema” è sempre comunicativo, di linguaggio e diimmaginario. Se la nostra “innovazione” è in grado dicomunicare, allora <strong>il</strong> suo valore viene percepito. E, tra l’altro,la storia è piena di esempi per cui l’autore (o <strong>il</strong> designer, ol’ingegnere, o lo scienziato) era convinto di aver inventatoqualcosa che poi si è rivelata innovativa per qualcos’altro dicompletamente differente. Quindi è anche interessante metterein mezzo a questo “gioco” anche <strong>il</strong> tentativo di comprenderechi e come rende <strong>una</strong> cosa innovativa.Ma, affrontando un argomento per volta, l’idea di renderepercepib<strong>il</strong>e un’innovazione è un problema sott<strong>il</strong>e e <strong>del</strong>icato, edè fondato sulla costruzione <strong>del</strong> progetto e sulla strategia cheusiamo nel comunicarlo.Non vedo, in realtà, <strong>una</strong> differenza in quei progetti che trattanocopie o reinvenzioni di cose esistenti. Progettando lacomunicazione in maniera intelligente è possib<strong>il</strong>e addiritturaraggiungere degli estremi abbastanza interessanti, come adesempio non intervenire <strong>del</strong> tutto sull’oggetto reinventato (ocopiato, o plagiato, o piratato...) facendolo percepire comequalcosa di nuovo e innovativo comunicandolo in maniera136


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiodifferente.VITTORE: Io credo che <strong>il</strong> senso comune sia perfettamente ingrado di riconoscere un valore positivo in un’opera plagiaristadi buona qualità. Ad esempio, tutti siamo capaci di cogliere <strong>il</strong>valore satirico/drammatico dei montaggi nel programmatelevisivo Blob, uno “smontaggio” plagiarista <strong>del</strong>la TV <strong>del</strong>giorno prima che difatti esiste da molti anni, segno di un altorating di ascolti. Il problema casomai è che l’indistinta areaplagiarista (non solo musica e arti visive, ma anche letteratura,fumetto, cinema, ecc.) non ha prodotto tanti “capolavori”quanti forse sarebbe stato lecito attendersi. ma seun’operazione plagiarista è ben fatta, credo abbia le medesimepotenzialità di conquistarsi un suo pubblico di altre formeespressive.Il concetto di copia è da tempo parte <strong>del</strong> nostro dna, nessunopiù si scandalizza se in <strong>una</strong> galleria d’arte viene esposta almuro <strong>una</strong> fotocopia, o la fotocopia manipolata di <strong>una</strong> celebreopera d’arte. Del resto, da Warhol fino a Banksy, l’artecontemporanea si è ampiamente caratterizzata in sensocitazionista, autoreferenziale e plagiarista.Il <strong>Plagiarismo</strong> può essere considerato di valore aggiuntivoal panorama artistico contemporaneo? Oppure è sbagliatoparlare di <strong>Plagiarismo</strong> come “movimento artistico” e se nedovrebbe parlare come di <strong>una</strong> forma di attivismo sociale epolitico che ha segnato un punto di svolta nella percezionesociale <strong>del</strong>l’uso dei media?SALVATORE: Le arti che lavorano con <strong>il</strong> plagio sonoimportantissime.137


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioCome detto già prima, l’idea di realtà (e quindi di originalità) èun prodotto <strong>del</strong>l’autorità e <strong>del</strong> potere. Se accettiamo l’idea di<strong>una</strong> realtà unica, di un oggetto che può essere solo <strong>una</strong> cosa, diun luogo che può servire solo a <strong>una</strong> specifica destinazioned’uso, cediamo alla violenza <strong>del</strong> potere e alla possib<strong>il</strong>ità di“scrivere sul mondo” la nostra interpretazione di luoghi, cose eprocessi.La moltiplicazione dei significati prevede un atto performativo:la copia. La copia è per definizione un “falso” e, sempre perdefinizione, è anche un “vero”, un altro vero, differentedall’oggetto “originario” (piuttosto che originale). È un’altracosa, perché copiandolo posso reinterpretarlo, riut<strong>il</strong>izzarlo,rimetterlo in scena, reinventarlo completamente. Attuare <strong>il</strong>plagio, o falsificare qualcosa, equivale a creare un nuovo pezzodi realtà.Che è un modo molto bello e positivo di percepire <strong>il</strong> mondo,perché come io copio un qualcosa, creando un nuovo pezzo direale che esprime la mia visione <strong>del</strong> mondo, così lo possonofare altri. Le tecnologie digitali (con un occhio, in particolare, aquelle che chiamiamo ubique) portano questo genere di visione<strong>del</strong> mondo all’estremo in maniera molto potente, perché questamoltiplicazione di significati, questa falsificazione-che-crearealtà,ora la si può fare in maniera completamente libera eautonoma.Tutto questo è oltre l’arte. O, forse, è <strong>una</strong> nuova arte. E, però,in questo caso, è anche <strong>una</strong> nuova architettura, <strong>una</strong> nuovaletteratura, <strong>una</strong> nuova poesia, <strong>una</strong> nuova politica, un nuovomarketing, un nuovo attivismo, <strong>una</strong> nuova economia. Invade erimischia tutte le discipline e le scienze, facendole convergere<strong>verso</strong> <strong>una</strong> modalità che è polifonica dalla nascita, che ospitamolte voci che descrivono molte visioni sulla stessa realtà.VITTORE: Le tecniche <strong>del</strong> collage fanno parte, almeno138


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiodall’inizio <strong>del</strong> secolo scorso, <strong>del</strong> bagaglio degli artisti visivi eanche degli scrittori (vedi in particolare <strong>il</strong> cut up letterario diW<strong>il</strong>liam S. Burroughs e Brion Gysin). Nel momento in cui glistrumenti di registrazione e riproduzione <strong>del</strong> suono lo hannopermesso, anche i musicisti hanno iniziato a far uso di tecnichedi collage, ut<strong>il</strong>izzando materiali grezzi (come nella MusiqueConcrete) ma anche porzioni di opere già registrate. Il fatto dioperare un collage di materiali altrui non esaurisce peròl’operazione plagiarista, che può avere gli intenti più diversi eibridare i più diversi linguaggi, in chiave satirica, umoristica, didenuncia, ma anche puramente astratta, enigmatica,provocatoria.Se esiste un nucleo di autori che negli anni Ottanta/Novanta hafatto uso <strong>del</strong> termine <strong>Plagiarismo</strong> (o plunderfonia) dando formaa <strong>una</strong> sorta di corrente artistica (Negativland, The Tape Beatles,John Oswald, eccetera), l’ut<strong>il</strong>izzo di tecniche di collage eriappropriazione è in realtà talmente più vasto e diversificatoche dovremmo parlare, più che di un vero e proprio movimentoartistico, di <strong>una</strong> <strong>del</strong>le caratteristiche più originali ecaratterizzanti <strong>del</strong>l’espressione artistica (in senso lato, inclusele forme di attivismo di base) a cavallo tra secondo e terzom<strong>il</strong>lennio.Sono tecniche alla portata di tutti e che tutti usano, è quindidiffic<strong>il</strong>e e forse poco corretto volerle racchiudere e limitare aun “movimento” con precise coordinate storiche e un numerorelativamente esiguo di aff<strong>il</strong>iati.C’è la possib<strong>il</strong>ità che i concetti, le tecniche, gli strumentiplagiaristi siano sv<strong>il</strong>uppati in modi riconoscib<strong>il</strong>i direalizzazione di opere definendo metodi, parametri, vincolie regole nelle pratiche di copia e mescolamento <strong>del</strong>le fonti?139


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioSALVATORE: Questa cosa è molto bella, e qui mi rendoconto che parlando di questi argomenti si va avanti per coseche sembrano sempre degli enormi paradossi. Le tecniche <strong>del</strong>plagio sono uno strumento potentissimo per far emergere leespressioni personali.Copiando faccio un’affermazione. La copia dimostra la miascelta. La copia è libera: non è l’originale, è meglio. La possosfasciare, mettere in contesti paradossali, farla sembrare <strong>il</strong> piùpossib<strong>il</strong>e come l’”originale”, distorcerla, aggiungervi caos,cristallizzarla, moltiplicarla m<strong>il</strong>ioni di volte, trasformarla in ungadget. È <strong>il</strong> luogo <strong>del</strong>l’invenzione, <strong>del</strong>la libertà e, soprattutto, èun atto performativo e, come tale, è quello che modifica <strong>il</strong>mondo secondo le mie inclinazioni, desideri, forme, azioni.Facendo un falso divento un agente di mutazione performativa<strong>del</strong> mondo, definendo la realtà: un altro pezzettino di realtà cheposso determinare in maniera libera grazie alla libertà <strong>del</strong>lacopia, alla sua non originalità e alla fluidità, all’assenza divincoli, che ne consegue. Questa mutazione che io metto in attocopiando e usando la copia per i miei liberi fini, ha la miaforma e, quindi, è riconoscib<strong>il</strong>e. La differenza è nel mondo, chepuò ospitare infinite di queste copie, fatte da infiniti soggetti equindi questa modalità è la modalità <strong>del</strong>l’espressione, ben oltrel’idea <strong>del</strong>l’autorialità intesa in senso classico, che invece diforme di espressione ne ospita solo <strong>una</strong>, quella accettatadall’autorità, riconosciuta nell’autore.VITTORE: Parte <strong>del</strong>l’impatto di un’opera plagiarista è dovutaal fatto che questa si pone, più o meno consapevolmente, inaperta contrapposizione con i materiali di cui si appropria. È<strong>una</strong> pratica anarchica e di confine, a cui poco si adattano regolee parametri riconoscib<strong>il</strong>i, anche se poi molte soluzionifiniscono con l’assomigliarsi.140


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioIl pericolo <strong>del</strong> “manierismo” è doppiamente insidioso inun’opera plagiarista e forse nulla è altrettanto noioso di uncollage sonoro privo d’inventiva e gusto <strong>del</strong>la sorpresa. Meglioquindi che non esista alc<strong>una</strong> “accademia” <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, chele regole <strong>del</strong> taglia-e-cuci siano riscritte ogni giorno dachiunque si cimenti in un’opera di questo tipo. E non si pensiche sia più fac<strong>il</strong>e realizzare un buon collage da materiali altruirispetto a comporre un’opera ex novo, direi anzi che è verol’esatto contrario.Le nuove tecnologie di comunicazione permettono <strong>una</strong>circolazione rapida e semplice d’informazioni e di cultura.Lo stesso vale per quei mezzi che permettono teoricamentea chiunque di realizzare opere proprie ed originali senzapagare nulla ai creatori di tali mezzi (basti pensare aisoftware open-source).Perché, secondo te, nel momento in cui la cultura open hareso universalmente più fac<strong>il</strong>e la creazione di opereoriginali, <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> si è concentrato sull’attenzione allefonti altrui?AMY: È <strong>una</strong> domanda molto interessante. Hai ragione, c’è ungran fermento di produzioni originali in atto. Ma in qualchemodo continuiamo a sentire cose come “YouTube è pieno dimateriale <strong>il</strong>legalmente copiato, rubato dai media!”.Facciamo attenzione alla provenienza di questi commentiperché spesso vengono dalle stesse aziende mediatiche. Il loroscopo potrebbe essere quello di mettere a tacere i produttoriindipendenti dei mezzi di comunicazione in modo da eliminarepiù concorrenza possib<strong>il</strong>e. Ma potrebbe anche rivelarsiun’interpretazione eccessivamente sospettosa. È più plausib<strong>il</strong>e141


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioche vogliano richiamare quanta più attenzione possib<strong>il</strong>e dallagente che copia la loro proprietà intellettuale per ottenere unmaggior controllo; ad esempio, legislazioni o politiche fatte perYouTube che rendano più semplice ad <strong>una</strong> compagniadenunciare <strong>una</strong> violazione.Ma più interessante ancora, credo, è che critici e teorici citinospesso <strong>una</strong> duplicazione d<strong>il</strong>agante, non a livello giuridico oetico, ma critico. Ad esempio, i critici a volte si lamentano diquanto Twitter sia invaso da retweet 2 , come se fosse prova di<strong>una</strong> mancanza enorme di originalità. Ma in realtà ci sono piùcontenuti originali su Twitter di quanto chiunque possadesiderare! Inoltre, <strong>il</strong> retweet stesso rappresenta di per sé <strong>una</strong>forma di creazione-di-contenuto populista. Scegliendo cosa“retweettare”, gli utenti di Twitter diventano in qualche modoeditori. È altrettanto interessante notare che abbiamo <strong>una</strong> lungastoria di editoria fatta di libri composti spesso da materiale dialtri scrittori. Però nessuno ha mai condannato <strong>il</strong> libro come<strong>una</strong> minaccia per la creatività.SALVATORE: Partiamo da un concetto: definire cos’èun’opera originale non è semplice come sembra. L’originalitànon è in un campionamento audio, o nel fatto che io abbiascattato <strong>una</strong> fotografia o che io abbia materialmente mosso unpennello su <strong>una</strong> tela o cose <strong>del</strong> genere.Questa idea in generale non vale neanche per gli artisti <strong>del</strong>passato, che conoscevano <strong>il</strong> collage, la copia, la citazione edanche l’outsourcing, la produzione in serie e <strong>il</strong> falso. Quindi inrealtà possiamo invertire la domanda senza nessun problemaovvero concentrarsi su quali sono le opportunità che abbiamo adisposizione cercando di lavorare secondo mo<strong>del</strong>li più“ecosistemici” (come ad esempio quelli suggeriti dall’opensource). Perché <strong>il</strong> nodo è qui. Tutte queste tematiche sono un“problema” solo per le autorità, per quelli che traggono142


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiovantaggio da poteri centralizzati e dal coprire <strong>il</strong> ruolo<strong>del</strong>l’intermediario.La cultura è diversa da così: la cultura è <strong>una</strong> rete, si crea perdifferenze, per discorsi tra soggetti che si contaminano avicenda. La cultura è open source. Come l’arte e tante altrecose.Senza <strong>il</strong> dialogo con la sua realtà contemporanea, senza <strong>il</strong>confronto con <strong>il</strong> mondo e, quindi, senza <strong>il</strong> prendere a pienemani, secondo la sensib<strong>il</strong>ità e possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> tempo, da ciò chelo circonda, l’artista non è nulla, è un essere inut<strong>il</strong>e messo sottovetro che potrà pure produrre l’artefatto più esteticamente bello<strong>del</strong> mondo, ma quell’artefatto non avrà nessun valore.Quindi l’attenzione (e quindi l’uso, e <strong>il</strong> riuso) alle cose cheproducono gli altri (o che produce <strong>il</strong> mondo col suo incedere) èun ritorno alle origini piuttosto che <strong>una</strong> novità. Il plagio, lacopia, <strong>il</strong> falso, riattivano <strong>una</strong> modalità naturale <strong>del</strong>l’essereumano: quella di produrre, tramite la sua esistenza,un’interpretazione <strong>del</strong> mondo, <strong>una</strong> performance, la propriaespressione.Le tecnologie digitali cambiano la scala e la velocità,permettendoci di essere liberi e autonomi in questo (sempre sescegliamo tecnologie e metodologie “giuste”, altrimenti ciinf<strong>il</strong>iamo in altri tipi di labirinti di schiavitù, ma questo è <strong>una</strong>ltro discorso).VITTORE: La cultura open ha permesso a tutti di diventarescrittori aprendo un blog personale o pubblicando libri indigitale on demand, ha permesso a tutti di diventare registidiffondendo video su YouTube, di diventare musicistimettendo in rete canzoni, ecc. Il risultato è la totale saturazione,per cui nessuno più ascolta nessuno perché tutti parlano a tutti.Di questa situazione caotica approfitta soprattutto l’ancientregime, per continuare a spacciare i suoi libri best seller ideati a143


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiotavolino, le sue superstar musicali, ecc.: <strong>il</strong> pubblico disorientatopreferisce ripiegare su abitudini acquisite, quindi continua acomprare <strong>il</strong> nuovo album di Vasco o Madonna, l’industriacontinua a costruire personaggi di quel tipo.Il <strong>Plagiarismo</strong> s’inserisce in tutto ciò come un gr<strong>il</strong>lo parlante,<strong>una</strong> mosca bianca, <strong>una</strong> zanzara insidiosa, ricicla <strong>il</strong> già fatto peradditare le nudità regali, per rendere palesi certi meccanismisubdolamente autoritari (e per m<strong>il</strong>le altri motivi).Non tutto <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> però, per come la vedo io, deve perforza di cose riciclare quanto fatto da altri. Si possono plagiareidentità inesistenti, ad esempio, moltiplicandole all’infinito,come ha fatto <strong>il</strong> progetto Luther Blissettt. Si può operare <strong>una</strong>uto-<strong>Plagiarismo</strong>, rimontando i propri lavori passati. Lepossib<strong>il</strong>ità, concettuali e pratiche, sono più vaste di quanto sipossa pensare.Quale può essere la distinzione tra programmatori e utenti,o autori e fruitori, nel momento in cui i ruoli si mescolanonella produzione globalizzata dei contenuti software?SALVATORE: Questa è <strong>una</strong> cosa interessantissima. Perché colsoftware si rimescola tutto. Le discipline iniziano a convergerele une sulle altre, attraversando arti, scienze, pratiche. È oramaidiffic<strong>il</strong>issimo, se non inut<strong>il</strong>e, cercare di capire chi è <strong>il</strong>programmatore, chi <strong>il</strong> designer, chi l’artista, chi lo scrittore, chi<strong>il</strong> ballerino, chi <strong>il</strong> saltimbanco, chi l’attivista, chi <strong>il</strong> politico, ch<strong>il</strong>’imprenditore e così via. E inizia anche a essere diffic<strong>il</strong>issimoimmaginare di fare le cose da soli, senza coinvolgere tantediscipline, senza aprire conversazioni.Il grande cambiamento è quello, è in <strong>una</strong> fluida convergenza.Non si tratta nemmeno più di usare parole come “autore-144


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiofruitore” o “pro-sumer” o cose <strong>del</strong> genere.Siamo già oltre quel punto. Siamo in un momento in cui percapirci qualcosa bisogna immaginare le persone come immersecontemporaneamente in molte reti che operano tuttesimultaneamente.In questa situazione la persona può assumere molti ruolicontemporaneamente, in maniera disgiunta, congiunta, fluida,non c’è <strong>una</strong> regola. L’unica cosa che assomigli vagamente a<strong>una</strong> regola è la moltiplicazione.Cosa ci possiamo aspettare? Forse, se proprio dobbiamoformulare <strong>del</strong>le ipotesi, ci potremo aspettare dei nuovi modi dioperare. Saremo costretti ad assumerne. Lo siamo già. Deimodi di operare in cui ci sentiremo un po’ spaesati,probab<strong>il</strong>mente, un po’ persi e senza senso.Perché saremo costantemente in preda ad <strong>una</strong> specie dinomadismo mentale, che ci porterà con continuità di concettoin concetto, di ruolo in ruolo, d’interfaccia in interfaccia, dirapporto in rapporto, simultaneamente e continuamente. Però, afronte <strong>del</strong> senso di smarrimento e di difficoltà di attenzione chequesta modalità comporta, ci si apriranno probab<strong>il</strong>mente moltestrade nuove, che portano a mutare quello che noi intendiamoper i concetti di conoscenza, apprendimento, sensazione, valore,comprensione, collocazione, lettura, scrittura. E potremmoandare avanti per un bel po’.Non penso si tratti di un valutare questi cambiamenti inpositivo o negativo. Penso che siano da prendere per quello chesono: trasformazioni. E usarli per decidere le prossime mosse,contromisure, strategie. Di sicuro c’è <strong>il</strong> rischio di soccombere:c’è la possib<strong>il</strong>ità di non riuscire a trovare senso, significati evalore, e di sentirsi soli e smarriti.Ma c’è anche la possib<strong>il</strong>ità che assumendo <strong>il</strong> nomadismo el’autonomia come strategia si possano inventare nuovi modi direlazionarsi col mondo e con le persone, più liberi ed efficaci.145


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioVITTORE: In <strong>una</strong> condizione ideale di tecnologia “open” iruoli sono elasticamente reversib<strong>il</strong>i, un utente può suggerire<strong>una</strong> miglioria a un programma che viene poi recepita eintegrata al software stesso, se giudicata ut<strong>il</strong>e. Un branomusicale può essere remixato e perfino migliorato da altri, sipuò creare <strong>una</strong> catena infinita in cui <strong>il</strong> remixatore è remixato ecosì via.Ogni caso quindi va valutato singolarmente, per cercare dicapire quale può essere, se c’è, la linea di demarcazione fraautore e fruitore. Del resto, questo accade dall’inizio dei tempi.Le canzoni popolari tramandate dalla tradizione orale, adesempio, spesso hanno perso memoria <strong>del</strong> loro autore originalee sono disponib<strong>il</strong>i in <strong>una</strong> varietà infinita di variazioni: diversepersone in diverse epoche, anonimamente, hanno aggiunto omodificato <strong>una</strong> strofa. Quando in un disco un brano vieneclassificato come “traditional” senza specificarne l’autore,quello è già un bell’esempio di creazione condivisa. Qualcosadi sim<strong>il</strong>e potrebbe benissimo verificarsi anche oggi con nuovecomposizioni originate dalla “cultura popolare” <strong>del</strong>la rete.Si può parlare di un’etica <strong>del</strong> plagio?AMY: Non capisco questa domanda, deve esserci un problemadi traduzione.Ma vorrei ricordare ancora <strong>una</strong> cosa, che credo si riferisca adiverse domande di cui sopra. Quando ho lanciato <strong>il</strong> sitowww.plagiarist.org nel 1998, c’era molta paura fra tutti, dagliartisti ai media; si temeva che Internet potesse significare lamorte <strong>del</strong>la paternità in favore di un plagio d<strong>il</strong>agante e <strong>del</strong>laperdita totale <strong>del</strong>l’”originale”. Lo stesso timore si è riscontrato146


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagiogià in passato per tecnologie quali fotocopiatrici, e persino perla fotografia. Il mio intento è di rendere plagiarist.org un luogoper sfatare ironicamente alcuni di questi scenari di “plagiofuori controllo”. Ad esempio, un plagiarista potrebbe cercare dirubare dei manifesti famosi, mescolarli e spacciarli per <strong>il</strong> veroManifesto Plagiarista; ma ovviamente i risultati sono spessoinsignificanti e comunque <strong>il</strong> “furto” resta evidente. Volevodimostrare che tutte quelle teorie su un plagio incontrollato inrete non avrebbero trovato riscontri, perché i furti sarebberostati immediatamente riconosciuti. Internet, che permette a tuttidi prendere da tutti, consente inoltre a chiunque di identificarechiunque. Dopo tredici anni da allora credo ancora che ciò siavero, ma ho dovuto appurare le mie teorie sulla base <strong>del</strong>le mieosservazioni nel corso degli anni. Sembra ancora impossib<strong>il</strong>eplagiare bene opere molto conosciute perché troppe personeconoscono <strong>il</strong> lavoro originale e finiscono per accorgersi <strong>del</strong>plagio. Tuttavia le opere meno note sono spesso plagiate senzache la fonte venga riconosciuta. Sto parlando di <strong>Plagiarismo</strong>,non di copia. Ma la confusione creata da questi termini haspostato <strong>il</strong> discorso sui temi <strong>del</strong>la proprietà intellettuale <strong>del</strong>legrandi società che controllano i media, temi che vedono lesocietà come vittime e le persone come responsab<strong>il</strong>i. Chi escevincitore da questo contesto? I legali d’impresa che sioccupano <strong>del</strong>la proprietà intellettuale.Forse c’è bisogno di ricordare che anche le persone che nonhanno o che non possono permettersi un avvocato riescono acreare mezzi di comunicazione!SALVATORE: Assolutamente sì! E coincide probab<strong>il</strong>mentecon <strong>una</strong> cosa che ricorre nelle mie risposte: un abbandono<strong>del</strong>l’idea di un reale, definito in maniera autoritaria, in favoredi <strong>una</strong> realtà che può essere costruita in maniera libera eautonoma.147


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioVITTORE: Se vediamo <strong>il</strong> plagiarista come <strong>una</strong> sorta di RobinHood, allora esiste un’etica <strong>del</strong> “furto sonoro”, per cui è lecitorubare alle major <strong>del</strong> disco, ma un po’ più antipatico “rubare”senza chiedere <strong>il</strong> permesso ad autori indipendenti.Rubare qualcosa dallo scaffale di un grande magazzino non è lastessa cosa che rubare in un cassetto a casa di un amico. Anchese quello “plagiarista” è solo un furto virtuale che perlopiù noncausa alcun danno a quanti ne restano vittime, credo che sidovrebbe sempre rispettare <strong>una</strong> sorta di “etichetta” (netiquette 3 )dettata dalla sensib<strong>il</strong>ità di ciascuno.…148


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagioNote1(cfr.) Rip! A Remix Manifesto, Brett Gaylor, USA, 2008 (edito edistribuito in Italia da Feltrinelli, DVD + libro);2(ndr.) Un retweet è un post su Twitter che fa riferimentodirettamente ad un altro post, al quale viene aggiunta la sigla RT edun reply all’utente citato;3(ndr.) Una specie di codice etico, un insieme di regole non scritteche regolano <strong>il</strong> comportamento di un utente di Internet nei confrontidegli altri utenti (modalità nella condivisione di risorse, nelloscambio di informazioni, ecc).149


Capitolo 8L’etica <strong>del</strong> plagio150


Capitolo 9Concetto plagiaristaCapitolo 9Concetto plagiaristaColloquio con Vittore Baroni(18 Apr<strong>il</strong>e 2011, Viareggio)Il <strong>Plagiarismo</strong> è frutto <strong>del</strong> Neoismo e <strong>del</strong>le controculture,ma può essere veramente considerato come un movimentovero e proprio?Ricordarlo o meno come “movimento” nei libri di storia<strong>del</strong>l’arte sarebbe uno sbaglio; secondo me si trattava più di <strong>una</strong>satira <strong>del</strong>l’arte, di <strong>una</strong> presa in giro, di un gioco. D’altro canto,però, non possiamo dire che la controcultura non abbia avuto<strong>una</strong> certa r<strong>il</strong>evanza nei primi anni ottanta.In quel periodo c’erano vari festival sul Neoismo, alcuni anchein Italia; mi ricordo in particolare di uno di questi svoltosi aPonte Nossa, in provincia di Bergamo 1 , presso <strong>il</strong> qualeconobbi di persona Stewart Home e altri scrittori neoisti.151


Capitolo 9Concetto plagiaristaAnche <strong>il</strong> Neoismo, come <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, aveva la caratteristicadi essere un movimento artistico alquanto fittizio, perchécostituito soltanto da un prefisso, neo, cioè nuovo, e da unsuffisso, ismo, che sta ad indicare vagamente <strong>una</strong> caratteristicad’insieme, o in questo caso di un movimento o di un gruppo,come <strong>il</strong> dadaismo o <strong>il</strong> surrealismo; è <strong>una</strong> sorta di parodia di unmovimento artistico, <strong>una</strong> satira senza troppe pretese.Quando ho tentato di intervistarlo tramite un questionariovia e-ma<strong>il</strong>, Stewart Home si è dimostrato restio a fornirmiinformazioni sul <strong>Plagiarismo</strong>. Secondo te quale può essere <strong>il</strong>motivo?Sul <strong>Plagiarismo</strong> c’è poco da dire. Non credo che lo stessoStewart Home abbia basi solide per fornire <strong>una</strong> spiegazione diquesto “movimento”. Quando io e Piermario Ciani, <strong>verso</strong> lametà degli anni novanta, scrivemmo Assalto alla Cultura 2 ,Home venne qua per promuoverlo e mi regalò un timbro cherecava la scritta “PLAGIARISM”; allora pensava che nonl’avrebbe più usato, e non sapeva effettivamente cosa farsene.Tuttavia erano state fatte diverse operazioni tra ma<strong>il</strong> art econtroculture, sfociate poi in un festival a tema di cui nonricordo <strong>il</strong> nome; ma non c’era molto. Era <strong>una</strong> mostra <strong>il</strong> cuiinvito era stato diffuso tramite e-ma<strong>il</strong>, e <strong>il</strong> tema era, appunto, <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong>. Ognuno poteva spedire quello che voleva e inparticolare ricordo che c’erano imitazioni di dipinti di Pollock;comunque alcuni presero la cosa quasi per gioco, mentre altriproposero opere più “concettuali”.La mostra era abbinata ad <strong>una</strong> conferenza svoltasi in Scozia etenuta da Pete Horobin, anch’egli neoista, nonché strettocollaboratore di Stewart Home, che cambiò nome varie volte,152


Capitolo 9Concetto plagiaristaseguendo lo stesso concetto <strong>del</strong> nome collettivo, come nel casodi Luther Blissett.Fra i partecipanti vi era anche un certo Lloyd Dunn, membro diun gruppo musicale sim<strong>il</strong>e ai Negativland, i The Tape Beatles;e lì si parlò già <strong>del</strong>le problematiche <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong>.Infatti non ha preso piede e non ci furono già all’epoca moltepersone disposte a farne parte, per così dire, altrimentitroveresti sicuramente più fonti. Anche le mostre eranooccasionali e gli artisti spedivano le loro opere pur non sapendoeffettivamente nulla sul <strong>Plagiarismo</strong>, o sul Neoismo. Per me <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> rimane un esperimento che ha avuto un’eco moltolimitata, e comunque andrei cauto nel chiamarlo “movimento”.Al contrario, <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, inteso come concetto e non comemovimento vero e proprio, è molto fert<strong>il</strong>e e d’impatto dallaseconda metà <strong>del</strong> secolo scorso, poiché i mezzi tecnici hannoincoraggiato musicisti e artisti ad appropriarsi liberamente d<strong>il</strong>avori già esistenti.Quindi è per questo che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> non può essere unmovimento: non si può farne parte. È un’attività cui tuttipossono partecipare.Di fatto noi stessi oggi viviamo in un’epoca molto “plagiarista”,perché la tecnologia permette di copiare fac<strong>il</strong>mente quasi ognicosa. Ho un gruppo musicale, Le Forbici di Manitù, con cuicompongo musica prendendo pezzi di brani già esistenti esuoni campionati. La tecnologia oggi permette di fare musicapur essendo privi sia di strumenti sia di conoscenze applicateallo studio <strong>del</strong>la musica.153


Capitolo 9Concetto plagiaristaNel caso <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> fosse diventato <strong>una</strong> correnteartistica, attualmente avrebbe quindi perso ogni significato?Sì, ed è meglio così; i movimenti lasciano <strong>il</strong> tempo che trovano,pur portando avanti un’idea concreta. Parlavi di fenomenosociale, e probab<strong>il</strong>mente è così. Il <strong>Plagiarismo</strong> è anche unfenomeno creativo; i dadaisti facevano dei bellissimifotomontaggi, purtroppo le risorse tecniche erano limitate e laproduzione esigeva uno studio considerevole dei materiali e<strong>del</strong>le procedure.Oggi persino un bambino che abbia un po’ di dimestichezzacon Photoshop è in grado di produrre un fotomontaggio,magari qualitativamente e concettualmente inferiore ai lavoridadaisti, facendo semplicemente copia/incolla.Prendendo ad esempio un fenomeno <strong>del</strong> genere è logicosupporre che nessuno crei qualcosa. Anche quando ti pare discrivere <strong>una</strong> poesia di tua invenzione, in realtà in essa riversitutto ciò che hai acquisito in precedenza da scritti di altri autoriche magari hanno fatto la stessa cosa prima di te.Il plagiarista è solo un individuo che produce alla luce <strong>del</strong> soleciò che altri farebbero di nascosto. La questione non è dunquecopiare, ma usare degli strumenti e riuscire a produrre operevalide. Probab<strong>il</strong>mente è molto più fac<strong>il</strong>e scrivere un romanzopartendo da zero, inventando situazioni e personaggi, che nonfare come certi scrittori, come W<strong>il</strong>liam Burroughs o KathyAcker, che hanno costruito dei romanzi “campionando” frasida libri già prodotti; è un lavoro certosino che richiedecomunque <strong>una</strong> grande ab<strong>il</strong>ità, ed è un’operazione altrettantocomplessa quella di ottenere un f<strong>il</strong>o logico a questo collage diparole.154


Capitolo 9Concetto plagiaristaLa Gioconda con i Baffi, o L.H.O.O.Q., di Marcel Duchamp,può essere considerato uno dei primi espliciti esperimenti di<strong>Plagiarismo</strong>?Certo, è uno dei più famosi. Ci sono vari modi di impossessarsidi un’opera altrui, come <strong>il</strong> cut up, ideato da W<strong>il</strong>liam Burroughse Brion Gysin negli anni cinquanta, che ne fecero <strong>una</strong> vera epropria scuola basata sull’aleatorietà e sul caso: producevanolibri tagliando pagine da altri scritti e le componevano in strisceche, muovendole, rendevano le frasi senza senso, o talvoltaassumevano significati sensati per quanto bizzarri, pur costruitisul caso, appunto.Sempre negli anni cinquanta cominciano ad apparire i primiregistratori a nastro disponib<strong>il</strong>i al pubblico, pur essendoabbastanza costosi; Burroughs e Gysin sperimentarono conquesti registratori sempre sul f<strong>il</strong>one <strong>del</strong> cut up. Era <strong>una</strong> sorta diprimitivo mixaggio, che assumeva gli aspetti di un collage disuoni e parole che loro in seguito componevano otrascrivevano.Mi ricorda la poetica Fluxus.Sì, difatti anche Fluxus fece sperimentazioni sim<strong>il</strong>i, che hannoin qualche modo anticipato <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>. Il rap e l’hip hop deiprimi anni ottanta sono stati comunque i primi segnali chehanno esplicitamente usato strumenti, come <strong>il</strong> campionatore,per cantare sopra dischi o ritmiche altrui, anche se a voltesuonavano con <strong>il</strong> consenso dei musicisti dei quali usavano ipezzi. Inizialmente comunque non c’erano molte cause legal<strong>il</strong>egate al copyright, poiché quello <strong>del</strong> remix era un fenomeno155


Capitolo 9Concetto plagiaristaancora molto underground, che riusciva a sfuggire al “radar”<strong>del</strong>la diffusione commerciale; l’effetto era la scarsa notorietà.Sul loro manifesto i secessionisti di Vienna scrissero “… noinon conosciamo alc<strong>una</strong> differenza tra “arte maggiore” e“arte minore”, tra arte per ricchi e arte per poveri. L’arte èbene comune”. Potrebbe essere d’ispirazione a <strong>una</strong> cerchiadi artisti, come i neoisti, che rifiutano l’esclusività <strong>del</strong>l’arte?Può essere, ma personalmente non credo che i secessionistiabbiano ispirato le controculture, o i primi plagiaristi. Dovresticercare di focalizzare <strong>una</strong> serie di opere e artisti cheidentifichino meglio <strong>il</strong> fenomeno <strong>del</strong> plagio, come nel caso<strong>del</strong>la Gioconda con i Baffi appunto, o <strong>il</strong> ritratto di Leonardo daVinci con <strong>il</strong> sigaro in bocca di Man Ray. Nella <strong>Plagiarismo</strong> cisono molti esempi di questo genere; le serigrafie di Wharol,oppure i collage di Ham<strong>il</strong>ton sono opere associate in qualchemodo al <strong>Plagiarismo</strong> e ricordano in qualche modo i cut up diBurroughs. Comunque non credo sia fac<strong>il</strong>e associare isecessionisti al <strong>Plagiarismo</strong> vero e proprio.Infatti recuperare <strong>del</strong> materiale in merito non è fac<strong>il</strong>e,poiché le fonti a disposizione sono scarse. Inizialmentepotevo solo intuire qualcosa dal nome, che mi facevapensare al plagio, appunto.In effetti non è associato ai movimenti artistici come liconosciamo. Facendo <strong>una</strong> piccola indagine fra libri d’artecontemporanea che si occupano di underground o movimenti156


Capitolo 9Concetto plagiaristaminori potresti trovare qualcosa, poiché in fin dei conti si trovasulla scia <strong>del</strong>l’arte contemporanea. Ma non sono molto sicurodi questo.Nell’ambito <strong>del</strong> festival Galaxia Medicea, presso Seravezza,gruppi come Negativland e artisti mediatici anti-copyrightcome RT Mark fanno riferimento a un’etichetta discografica dinome Illegal Art che promuove quei gruppi che fanno uso <strong>del</strong>laplunderfonia. In Italia, per esempio, un dj di Roma, tale Okapi,ha creato la pagina su Wikipedia di un musicista italo africano,un certo Aldo Kapi, che fa riferimento a <strong>una</strong> raccolta postumamai esistita, pubblicata appunto per l’Illegal Art.Quest’anno <strong>il</strong> tema principale <strong>del</strong> festival sarà <strong>il</strong> rapporto tradesign e suono di Bruno M<strong>una</strong>ri, tematica riflessa nell’OperaRotta, per la realizzazione <strong>del</strong>la quale M<strong>una</strong>ri collaborò con unmusicista, Davide Mosconi. Era un’opera che permetteva dicreare un collage di varie opere, e fu presentata un’unica voltaa M<strong>il</strong>ano negli anni sessanta. Oggi un procedimento <strong>del</strong> generesarebbe fac<strong>il</strong>mente attuab<strong>il</strong>e attra<strong>verso</strong> <strong>il</strong> remix, ma all’epocanon esisteva <strong>il</strong> campionatore; pezzi di scenografie e un sacco dimusicisti e cantanti venivano diretti e composti per creare unremix <strong>del</strong>le più celebri opere sinfoniche, dal vivo e in temporeale. Ho proposto agli organizzatori <strong>del</strong> festival di contattareOkapi per riprendere quest’opera in chiave moderna, che po<strong>il</strong>ui ha ribattezzato Opera Riparata: in pratica si tratta diriprendere lo stesso schema compositivo di M<strong>una</strong>ri e diriprodurlo, assieme ad un collage video, con <strong>il</strong> computer.Hai parlato di plunderfonia: che cos’è?Il nome, coniato dal suo ideatore, un musicista californiano dinome John Oswald, deriva dal verbo inglese to plund, che157


Capitolo 9Concetto plagiaristasignifica rubare. Egli non fa altro che prendere pezzi di brani epezzi di copertine da dischi altrui, per poi ricomporli in uncollage sia audio, per la musica, che grafico, per le copertine.C’era sempre <strong>una</strong> correlazione tra ciò che veniva raffiguratosulla copertina e ciò che conteneva <strong>il</strong> disco: per esempio, se erariportata un’immagine di Bruce Springsteen in copertina,significava che nei brani erano presenti pezzi di sue canzoni.Tutti questi riferimenti al collage, al remix e al cut up mifanno pensare alla trasmissione Blob, di Enrico Ghezzi.Difatti è un ottimo esempio di cut up, cioè montare varie coseper dare un significato di<strong>verso</strong> rispetto a quello che vedi. Tral’altro, quando per la prima volta intervistai i Negativland eloro mi parlarono <strong>del</strong>la plunderfonia, scrissi un articolo in cuichiamai <strong>il</strong> loro genere Blob Music, tenendo conto anche <strong>del</strong>contenuto satirico all’interno <strong>del</strong>le tracce. Tornando a Blob, <strong>il</strong>montaggio, realizzato più da Marco Giusti che da Ghezzi, nonè casuale, assolutamente, e, anzi, credo sia un programmaunico al mondo. Sono riusciti ad avere spazio e fama proprioper quest’originalità narrativa.Forse definire Blob un programma “plagiarista” non è <strong>del</strong>tutto corretto: magari si tratta più di “citazionismo”?Sì, in fondo <strong>il</strong> concetto di plagio rimane sempre abbastanzavago, altrimenti dovresti escludere anche operazioni come <strong>il</strong>cut up o <strong>il</strong> collage, che in fin dei conti creano opere a sé. Èimportante quindi distinguere <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> dal comune plagio,158


Capitolo 9Concetto plagiaristapoiché quest’ultimo si riduce a <strong>una</strong> copia <strong>del</strong>la fonte scelta.Un’operazione plagiarista, invece, mette assieme vari pezzi dimateriale altrui per creare qualcosa di nuovo e concettualmentedifferente, spesso tenendo conto dei vari cav<strong>il</strong>li burocratici chefanno parte <strong>del</strong> copyright. Ma questa è <strong>una</strong> questione moltocomplicata, che riguarda gli avvocati e le procedure legali.Penso che la tua tesi proponga <strong>una</strong> panoramica sul <strong>Plagiarismo</strong>in termini più “creativi” che legali, o penali: in quest’ultimocaso, credo, rischieresti di impelagarti in questioni veramenteintricate.Mi piaceva l’idea di includere un capitolo sulla questionelegale, magari intervistando o avendo un confronto con <strong>una</strong>vvocato.Te lo sconsiglio, è <strong>una</strong> faccenda molto complicata.Nel libro di Tommaso Tozzi, Arte di Opposizione, vieneriportato un capitolo scritto da Tom Vague, <strong>il</strong> qualedichiara che <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> “è un esercizio fortementecreativo”.Lo è, ma non è altrettanto fac<strong>il</strong>e capire in quale momento <strong>il</strong><strong>Plagiarismo</strong> si sia imposto maggiormente sulla storia <strong>del</strong>l’arte.A tal proposito sarebbe interessante costruire <strong>una</strong> lineacronologica degli esempi o <strong>del</strong>le opere plagiariste nel corsodegli anni.Per esempio, <strong>il</strong> mash up, in seguito chiamato bastard pop,ispirato al cut up di Burroughs, si è sv<strong>il</strong>uppato in un contesto159


Capitolo 9Concetto plagiaristafavorevole alla sperimentazione musicale, alla creatività e alleculture underground. In fin dei conti si tratta di sovrapporre unbrano musicale su un altro di un genere differente; <strong>il</strong> prodottofinale, puoi immaginare, non è qualitativamente eccellente enon potrebbe avere lo stesso riscontro di un brano originale.Infatti, un prodotto che in qualche modo è collegato allepratiche di mixaggio, è altresì destinato a un successo effimero,ed è per questo che <strong>il</strong> materiale a disposizione è scarso. Rimaneun genere musicale di nicchia.È un bene che resti tale?Diciamo che è logico che sia così. Il mercato attuale non poneattenzione a quel tipo di prodotto, ma ciò non preclude che unbravo musicista non sia tale. Per farti un esempio: Finnegan’sWake, di James Joyce, non potrà mai essere un’opera di largoconsumo, poiché richiede un metodo di lettura vincolato a uncerto livello culturale. Ciò non significa che Joyce sia unpessimo scrittore. La stessa cosa vale per la plunderfonia, nonsi può apprezzarla se non si hanno gli strumenti criticinecessari a decodificarla.Ci sono anche casi in cui un brano plunderfonico riscuote undiscreto successo grazie ad un mixaggio ottenuto da frammentidi canzoni celebri; come nel caso di un certo Dj Mouse, chepubblicò The Grey Album, remixando interamente <strong>il</strong> famosoThe White Album dei Beatles. O ancora, <strong>il</strong> caso <strong>del</strong>l’album deiNegativland intitolato U2; ciò crea un’eco mediatica che puòaccrescere la visib<strong>il</strong>ità di un prodotto.Quando lavorai con lo pseudonimo di Liutenant Mourneau, cheusai anche come nome collettivo (tipo Luther Blissett) <strong>il</strong> mio160


Capitolo 9Concetto plagiaristascopo era di coinvolgere quante più persone in questo progetto,senza troppi clamori.Come Liutenant Mourneau ho realizzato i miei primi “collagemusicali” ut<strong>il</strong>izzando le cassette a nastro. A quel tempoesistevano le Tape Label, etichette discografiche che sioccupavano <strong>del</strong>la distribuzione su cassette; <strong>una</strong> di queste,olandese, distribuì centocinquanta copie dei miei primi lavori.In seguito ho realizzato anche dei vin<strong>il</strong>i, ma non mi rendevoconto effettivamente di creare un tipo di prodotto che aveva giàpreso piede attra<strong>verso</strong> quella tecnica che poi avrebbe preso <strong>il</strong>nome di plunderfonia; posso dire di averlo scoperto quasi percaso. Non sapevo di far parte, involontariamente, di questopiccolo movimento; realizzavo i miei collage più che altro perdivertire la gente e me stesso, e tutto senza aver bisogno di unostrumento. Come <strong>del</strong> resto già Pierre Schaeffer, negli annisessanta, faceva ut<strong>il</strong>izzando giornali, oggetti vari e suoniregistrati in ambienti urbani, creando collage di suoni cheandavano a comporre quella che oggi conosciamo come musicaconcreta.Quella che poi è divenuta la noise music?Non è proprio così, poiché ancor prima, con <strong>il</strong> Futurismo,Russolo sperimentò <strong>il</strong> concetto di “rumore” come mezzocompositivo, realizzando anche apparecchi adatti allo scopocome, per esempio, l’Intonarumori.Questi concetti sono stati ripresi dopo l’avvento <strong>del</strong> punk,quando persone, che non sapevano effettivamente scrivere treaccordi, potevano realizzare musica partendo dai rumori.161


Capitolo 9Concetto plagiaristaLo scopo <strong>del</strong>l’Internazionale Situazionista è la soppressione<strong>del</strong>l’arte tramite un concetto ludico <strong>del</strong> “fare arte”?In primo luogo, quello dei situazionisti era più un movimentosociale che artistico. Guy Debord, che ne faceva parte, era piùun f<strong>il</strong>osofo che poneva attenzione all’ingerenza dei media nellasocietà, e spesso si esprimeva attra<strong>verso</strong> brevi f<strong>il</strong>matid’ispirazione dadaista (monologhi fuori campo, schermi neri,eccetera). Anche i dadisti e fluxus riducono l’arte a <strong>una</strong> battutao a <strong>una</strong> satira, che nel caso <strong>del</strong> Dada trova espressionesoprattutto nei ready-made.Si può dire quindi che anch’essi facciano parte <strong>del</strong>lecontroculture?Le controculture esistono nel momento in cui nella società siafferma un certo tipo di pensiero; in definitiva, c’è sempre chiva “contro” qualcosa. Lo stesso vale nell’arte, da quando <strong>il</strong>mercato ha cominciato ad affermarsi pesantemente su di essa.L’esempio più lampante di controcultura, e probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong>più influente, si è manifestato <strong>verso</strong> la seconda metà degli annisessanta con <strong>il</strong> movimento hippie, cioè <strong>una</strong> schiera politicizzatadi sostenitori dei diritti civ<strong>il</strong>i. Prese corpo soprattutto conl’inizio <strong>del</strong>la guerra in Vietnam e andò poi a influenzare variaspetti <strong>del</strong>la società, dalla musica alla moda.Fino a quel momento le controculture erano state piccolefrange di artisti e scrittori poco o per nulla note, come <strong>il</strong>movimento esistenzialista o la Beat Generation <strong>del</strong> secondodopoguerra, che già si opponevano alle regole imposte dalmercato ufficiale. Per esempio, un certo Wallace Berman, <strong>del</strong>la162


Capitolo 9Concetto plagiaristaBeat Generation, oltre a realizzare opere con oggetti di scarto erifiuti, allestiva le sue mostre in <strong>una</strong> casa abbandonata. Comevedi, un’idea che sembra appartenere a uno squatter dei primianni ottanta, in realtà è ispirata un fenomeno in vigore già dallafine degli anni cinquanta, ma che è rimasto misconosciuto.Il movimento hippie si è sv<strong>il</strong>uppato un momento in cui siesigeva un nuovo modo di pensare che portasse a unrinnovamento nei rapporti sociali, un’esigenza cui oggisopperisce internet, se vogliamo. Successivamente, negli annisettanta, è stata la volta <strong>del</strong> punk, che ha portato innovazioninel panorama musicale ampolloso degli Emerson, Lake &Palmer; e non solo in quello musicale, basti pensare alle primefanzine, che sostituivano un tipo di stampa ufficiale cheimpiegò molto tempo per adeguarsi a questa rivoluzione.Tipi di espressione artistica che in qualche modo abbracciano <strong>il</strong>concetto abbastanza vago di “<strong>Plagiarismo</strong>” sono sempre rimastiun po’ fuori dal mercato <strong>del</strong>l’arte perché si riconoscono sianell’ambito <strong>del</strong>l’<strong>il</strong>legalità sia in un contesto ideologico dicontrocultura.Personalmente, intravedo nell’arte <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>ità che latrasformino in un evento collettivo e di scambio culturale esociale, per questo riterrei più costruttivo, per esempio, fondare<strong>una</strong> casa editrice per distribuire materiale a un prezzoaccessib<strong>il</strong>e, che vendere semplicemente le proprie opere a cifreesorbitanti solo per fare soldi.Mi pare che tutto ciò che è collegato al concetto plagiarista simuove sul versante <strong>del</strong>l’arte alternativa, pur non essendo inaperta opposizione con lo status quo <strong>del</strong>l’arte ufficiale: eprobab<strong>il</strong>mente nemmeno si pone <strong>il</strong> problema.163


Capitolo 9Concetto plagiaristaPerò non credi che, intervenendo in un modo così “ludico”,le controculture di stampo artistico possano contribuire adonare nuovo spessore alle arti ufficiali? Insomma, nonrischiano di essere additate come frivoli prodotti di fintiartisti?Tutto ciò che conosciamo fin dall’antichità ha segnato unostato rispetto a ciò che esisteva prima, e spesso anche <strong>una</strong>rivoluzione. Qualunque epoca tu analizzi, non troverai un’artetronfia e ufficiosa che ha dettato legge sulla cultura di ieri: aitempi di Mozart la gente teneva più in considerazione Salieri,proprio perché Mozart, che era un rivoluzionario a suo modo,non trovò inizialmente un pubblico capace di apprezzare <strong>il</strong> suost<strong>il</strong>e. Nella maggior parte dei casi <strong>il</strong> successo è postumo; moltiartisti, oggi quotati per m<strong>il</strong>ioni, sono morti poveri.Io non so se a oggi esiste un’arte che è riuscita a caratterizzare iprimi anni <strong>del</strong> duem<strong>il</strong>a, un’arte o un’opera che in futuro saràl’emblema <strong>del</strong>la nostra epoca. Comunque penso che non sarà <strong>il</strong>teschio tempestato di diamanti di Damien Hirst a caratterizzarequesto periodo: quello è già l’“Emerson-Lake-&-Palmer” deglianni settanta. Probab<strong>il</strong>mente nemmeno le operazioni artistichesvolte su internet o via e-ma<strong>il</strong> potranno giungere a questotraguardo. Ciò che è certo è che la controcultura di ieri spessodiventa l’accademia di oggi.Comunque credo che la chiave per identificare un’ipotetica“arte” <strong>del</strong> nostro tempo risieda in internet e nelle tecnologieinformatiche, di cui ancora non sfruttiamo <strong>il</strong> pieno potenziale.Quando è scoppiata la rivolta in Egitto, mi sono accorto <strong>del</strong>vero potere che internet e le sue varie applicazioni possonooffrire, poiché si pensi che la rivoluzione è stata organizzata ecoordinata con un massiccio scambio d’informazioni attra<strong>verso</strong>canali video, blog, e-ma<strong>il</strong>, eccetera.164


Capitolo 9Concetto plagiaristaIn generale, però, non sappiamo ancora ut<strong>il</strong>izzare appieno lenuove tecnologie, probab<strong>il</strong>mente a causa di un ingolfamentocreato da fattori economici e pubblicitari. La cosa più curiosa èche <strong>il</strong> messaggio non passa poiché si è in troppi.Cioè?Ti faccio un esempio: anni fa, se si fosse pubblicato un discoche potesse diventare un inno <strong>del</strong>la controcultura lo si sarebbesubito identificato e in seguito condiviso, poiché <strong>il</strong> panoramaartistico non era così saturo come oggi. Ci viene continuamenteproposto di tutto, senza f<strong>il</strong>tri. Oggi vengono pubblicati talmentetanti dischi che in quest’affollamento potresti trovare non uno,ma cento dischi significativi come quello. Purtroppo è come senon esistessero, persi in un mare magno dal quale non riesconoa emergere.È possib<strong>il</strong>e quindi che abbiamo assim<strong>il</strong>ato passivamente lecontroculture senza prestarvi realmente attenzione?Forse un prodotto <strong>del</strong> genere non riesce a liberarsi da questosovraffollamento perché non è più originale: per renderlorealmente di<strong>verso</strong> dagli altri dovresti usarlo in modo quasidisperato, come se usassi un coltello per andare a caccia.Ho passato trent’anni a creare progetti portandoli all’attenzionedegli altri attra<strong>verso</strong> lettere. Talvolta questo metodo si rivelavafut<strong>il</strong>e, ma spesso funzionava, soprattutto se a sostenere la causac’era un fine sociale o ideologico; come la volta in cui siamoriusciti a liberare dei prigionieri politici in Uruguay.165


Capitolo 9Concetto plagiaristaSe <strong>del</strong>le comuni lettere potevano ottenere un effetto cosìimportante, pensai, figuriamoci internet! Eppure <strong>il</strong> numero deinet artisti oggi attivi è esiguo, se non addirittura quasi <strong>del</strong> tuttoassente; ciò è dovuto all’accanimento da parte di un sistemaantiquato che dà importanza all’oggetto e non al progettod’arte.A mio parere, l’arte contemporanea risulta molto menocredib<strong>il</strong>e rispetto a dieci/venti anni fa; da quel periodo in poimovimenti come le transavanguardie venivano creati a tavolinodalle grandi gallerie.C’è chi associa l’arte contemporanea di <strong>una</strong> serie diproduzioni commerciali, come <strong>il</strong> design e l’artigianato.Magari! Con la permanenza <strong>del</strong>l’arte concettuale in molto casisi è persa l’ab<strong>il</strong>ità manuale.Però, un mio professore, Pierluigi Capucci, mi ha fattonotare quanto negli ultimi tempi arte e design si sianoeffettivamente avvicinati.Per la verità anch’io ho notato che le cose più interessantiprodotte negli ultimi anni sono legate all’ambito di un tipo didesign affine ai campi più disparati, dal fumetto all’ed<strong>il</strong>izia.Non dimentichiamo l’arte da strada, la Toy Art e <strong>il</strong> graffitismo,che nel caso di Banksy, ha avuto anche molto successo;secondo me, forse, movimenti <strong>del</strong> genere rispecchianomaggiormente <strong>il</strong> nostro periodo. Anzi, spesso trovo piùricchezza st<strong>il</strong>istica e impegno nei normali designer, grafici e166


Capitolo 9Concetto plagiaristawriter che in tutti quegli artisti contemporanei che espongonole loro opere nei grandi musei.Hai accennato a un accostamento tra design e fumetto.Sì, ma già Andy Warhol ut<strong>il</strong>izzò Popeye come soggetto di <strong>una</strong>sua opera, facendo riferimento alla copertina di uno dei suoifumetti. O ancora, Roy Lichtenstein e i suoi soggetti copiatidalle vignette di fumetti Marvel. Il problema rimane <strong>il</strong>copyright.Secondo me, comunque, non è molto interessante porre meritoalla faccenda <strong>del</strong> copyright e a tutte le cause legate a esso,quanto dimostrare che di fronte ad un’opera concettualmente est<strong>il</strong>isticamente valida non si parli più di plagio vero e proprio.In fondo l’artista, come chiunque <strong>del</strong> resto, riut<strong>il</strong>izza semprequalcosa di ciò che ha visto o imparato, elabora <strong>una</strong> sintesi diciò che ha assim<strong>il</strong>ato dalla cultura <strong>del</strong> suo tempo e dalla suavita. L’opera che produce può contenere parti di materiali altrui,ma con un significato totalmente di<strong>verso</strong>.Una curiosità: pare che in Italia sia scaduto <strong>il</strong> copyright diBraccio di Ferro, quindi, in teoria, saresti liberissimo distamparlo su <strong>del</strong>le magliette. Mentre in America alcune grandicorporazioni, come la Walt Disney, sono riuscite nell’intento diaumentare la durata <strong>del</strong> copyright da cinquanta a settant’anni.Ultimamente la Disney sta avviando <strong>una</strong> causa legale perportare <strong>il</strong> copyright <strong>del</strong> primo Topolino a <strong>una</strong> durata di centoanni, dal momento che tra poco dovrebbe scadere.167


Capitolo 9Concetto plagiaristaQuindi, come sempre, è <strong>il</strong> contesto che distingue l’oggettocomune dall’opera d’arte?Certo, l’esempio lampante è proprio Duchamp e la sua Fontana.Una volta a M<strong>il</strong>ano, durante la presentazione di BAU, ebbi <strong>una</strong>disquisizione con Arturo Schwartz, dove era ospite.Egli, grande amico di Duchamp e autorevole storico e criticod’arte, tendeva, a mio parere, a “romanzarne” un po’ troppo lavita e le opere. La discussione nacque intorno all’opera readymade,Pala da Neve, alla quale Schwartz attribuiva <strong>una</strong> grandepresenza materica e contenutistica, pur essendo effettivamente<strong>una</strong> comunissima pala da neve. Per me resta un oggetto di usocomune privato <strong>del</strong>la sua funzione originaria, semplicementedecontestualizzato.A questo proposito organizzai nel 2010 un evento, <strong>del</strong>la duratadi un anno, chiamato Art Detox 3 , per evidenziare <strong>il</strong> problema<strong>del</strong>la saturazione che sta invadendo <strong>il</strong> panorama artisticoodierno. L’operazione, tra l’altro, proponeva a coloro cheaderirono di inf<strong>il</strong>arsi un sacchetto in testa durante le visite neimusei, per “desensib<strong>il</strong>izzarsi” da ogni eccesso. Realizzaiinoltre un’installazione in cui si potevano pettinare <strong>del</strong>lebambole (prendendo spunto dal famoso detto), come a indicareche la nostra presenza nei musei è inut<strong>il</strong>e. Quello che vogliodire è che si possono compiere operazioni che magaridiventeranno artistiche, in qualsiasi modo possib<strong>il</strong>e, bello obrutto; sta poi ai critici o alla tua stessa sensib<strong>il</strong>ità giudicare <strong>il</strong>valore <strong>del</strong> tuo lavoro, che acquisterà un senso preciso in base altuo talento.La mia tesi esposta ad Arturo Schwartz trovava probab<strong>il</strong>menteconferma nella sorte toccata alla Fontana originale, che èandata perduta: questo però non turbò più di tanto <strong>il</strong> suo autore,poiché <strong>il</strong> valore <strong>del</strong>la sua opera risiedeva non tanto nell’oggettoquanto nell’idea.168


Capitolo 9Concetto plagiaristaSuccessivamente è stata fatta <strong>una</strong> copia, ma l’obiettivo diDuchamp era ormai raggiunto. Proprio quest’appropriazioneindebita e ricontestualizzazione di oggetti o materiali vari haispirato quasi tutti gli artisti e tutte le correnti successive.Hai parlato di talento: a questo proposito Luther Blissett,nel Manifesto Neoista, scrive che “<strong>il</strong> grande vantaggio <strong>del</strong><strong>Plagiarismo</strong> come metodo letterario é che elimina la necessità<strong>del</strong> talento…”. È veramente così?Non è esattamente così. Talvolta si tende a generalizzarequesto discorso, un po’ come si è fatto con <strong>il</strong> punk, sul quale siè detto che non occorre saper effettivamente suonare, cosa nonvera per tutti i gruppi, ovviamente.Nel caso <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, cito Pietro Grossi, uno dei più grandicompositori di musica elettronica contemporanei, che ha anchepartecipato al festival Galaxia Medicea. Secondo lui non è piùnecessario, con tutti i mezzi tecnologici che abbiamo adisposizione, avere <strong>una</strong> grande ab<strong>il</strong>ità come violoncellista: inquel senso non occorrono più certi talenti, perché le macchinepermettono di raggiungerli quasi <strong>del</strong> tutto. Però occorre uncriterio e <strong>una</strong> sensib<strong>il</strong>ità che accompagnino le potenzialità <strong>del</strong>lemacchine <strong>verso</strong> un’opera che abbia un senso e concetti bendefiniti.Quindi, in tal caso, un’operazione <strong>del</strong> genere, rende <strong>il</strong>mondo artistico teoricamente accessib<strong>il</strong>e a chiunque? Èsufficiente avere un concetto valido e preciso?169


Capitolo 9Concetto plagiaristaIn realtà quest’affermazione è un po’ fittizia, poiché qualsiasicosa è accessib<strong>il</strong>e a tutti, teoricamente. Persino i pittoriall’esterno <strong>del</strong> Louvre dopo qualche giorno sono in grado direalizzare <strong>una</strong> copia quasi perfetta <strong>del</strong>la Gioconda. LaGioconda è un’opera valida non tanto perché tutti potrebberorifarla tale e quale, ma perché è stata realizzata in un periodo incui si richiedeva un certo tipo di qualità, sia contestuale siast<strong>il</strong>istica: è stata fatta seguendo l’idea giusta nel momentogiusto. Chiunque saprebbe ripetere i tagli sulle tele comeFontana, ma è l’idea, la ricchezza di contenuto che dona corpoall’opera, altrimenti si rischierebbe di confondere l’arte conl’artigianato. Per esempio, se la ma<strong>il</strong> art fosse fatta senzaperseguire un’idea che prescinda la funzione originaria <strong>del</strong>sistema postale, allora in questo caso si realizzerebbero <strong>del</strong>lecomuni lettere, cartoline, e-ma<strong>il</strong>; oppure tutta la posta nelmondo potrebbe essere ma<strong>il</strong> art. George Maci<strong>una</strong>s, avendofocalizzato la possib<strong>il</strong>ità di mettersi in contatto con vari artistisparsi per <strong>il</strong> mondo, è riuscito a fondare un movimento comeFluxus; e questo solo perché egli andò oltre <strong>il</strong> normale uso<strong>del</strong>la posta.Personalmente, a coloro che mi spediscono materialespacciandolo per ma<strong>il</strong> art, io nemmeno rispondo, poiché nellaloro realizzazione non riesco a carpire <strong>il</strong> minimo impegno.Ciò che rende l’arte democratica è la sua struttura.Ciò è dato dal fatto che io posso realizzare un’opera contenenteun ideale che comunichi un mio punto di vista da condividerecon altri; per questo ho realizzato Art Detox, perché volevodare uno spunto di riflessione autocritica sul senso <strong>del</strong>l’artecontemporanea.Qualsiasi cosa s’intenda realizzare dovrà essere sempreaccompagnata da un’idea che porti innovazione, senzarivangare troppo tra le cose già fatte. Ho conosciuto un gruppodi ragazzi che avevano creato un nome collettivo, come Luther170


Capitolo 9Concetto plagiaristaBlissettt, ma che non ottennero molto successo. L’originalità,la novità è tanto forte inizialmente quanto effimera, e trovaresempre nuove, valide idee non è cosa in cui tutti riescono. Sì,ovviamente ci si può provare, ma <strong>il</strong> successo non è garantito.L’arte è accessib<strong>il</strong>e a tutti, ma non tutti riescono a crearequalcosa di innovativo.Vale a dire che le controculture (e <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>) non sonomovimenti artistici, bensì correnti legate a un contestosociale?Sono l’<strong>una</strong> e l’altra cosa. Spesso preferisco la “non-arte”plagiarista che le opere di certi artisti che vedo esposte nellegallerie. D’altra parte, purtroppo, la controcultura ha avuto fineda un pezzo, più precisamente nel momento in cui le nuovetecnologie hanno permesso a tutti di costruire <strong>il</strong> proprio blog, o<strong>il</strong> proprio forum, o comunità virtuali, e soprattutto da quandotali tecnologie sono state rese economicamente accessib<strong>il</strong>i algrande pubblico.Perciò è inut<strong>il</strong>e voler dare nuova linfa a un’ideologia di queltipo in <strong>una</strong> società globalizzata. Aggiungiamo <strong>una</strong> saturazionedi materiale che confonde, o mescola, prodotti commerciali eprodotti artistici, e ci accorgeremmo che <strong>del</strong> <strong>Plagiarismo</strong>effettivamente resta soltanto <strong>il</strong> concetto; che può ancora esseresfruttato, credo, e in modi originali.In questo panorama, comunque, l’attenzione sugli artisti si èristretta assieme al mercato stesso, proprio a causa di questoingolfamento. Basti pensare che con Liutenant Mourneau, cheaveva un’etichetta indipendente, riuscivamo a pubblicare dallecinquecento alle m<strong>il</strong>le copie attra<strong>verso</strong> canali di distribuzioneimprovvisati. Oggi, pur svolgendo ogni operazione su internet,171


Capitolo 9Concetto plagiaristacon conseguente riduzione dei costi, la tiratura media di unprodotto è di cinquanta/cento copie. Persino gli appassionati dimusica indipendente fanno fatica ad acquistare, o anche soloscaricare, tutti i prodotti di tutti gli artisti che operano nelsettore: ce ne sono troppi.Credi che in questo clima di saturazione possano ancoraessere realizzati prodotti d’arte validi e innovativi?Oggi come oggi è <strong>una</strong> vera e propria sfida, ed è diffic<strong>il</strong>e chequalcosa catturi l’attenzione come poteva accadere venti otrent’anni fa.Ho vissuto di persona <strong>il</strong> periodo <strong>del</strong>le controculture e devo direche è stato un modo appassionante di approcciarsi a un f<strong>il</strong>oneletterario, musicale e artistico molto originale, all’epoca, maanche, purtroppo, effimero. L’ultima vera controcultura adavere ottenuto un discreto riscontro, probab<strong>il</strong>mente, è stata <strong>il</strong>cyberpunk degli anni ottanta, un genere letterario moltopoliticizzato in Italia, tanto da diventare un vero e propriomovimento politico, che sicuramente avrà ispirato molti deituoi stessi professori. La causa <strong>del</strong>la rapida scomparsa <strong>del</strong>contesto creato dalle controculture è da attribuirsi a <strong>una</strong>progressiva diminuzione di un interesse culturale inghiottito daun vortice mediatico, forse creato a tavolino. Si è sfaldato,inoltre, quel tessuto ideologico che teneva insieme istituzioni eideologie.Probab<strong>il</strong>mente stiamo vivendo un periodo segnato dall’assenzadi idee concrete, ma può darsi che si tratti solo di <strong>una</strong> fase,come <strong>del</strong> resto è accaduto per tutta la storia <strong>del</strong>l’arte. Essa èfatta di periodi caratterizzati da movimenti artistici più o menoinfluenti, regolati in base ad un sistema <strong>del</strong>l’arte che172


Capitolo 9Concetto plagiaristarispecchiava la società <strong>del</strong>l’epoca: Duchamp, o Maci<strong>una</strong>s, sonoriusciti a rovesciare quel sistema. Per me, quella è innovazione,quella è arte.173


Capitolo 9Concetto plagiaristaNote1(ndr.) Il nono Festival Neoista fu organizzato da Pete Horobinpresso l’Arte Studio Em<strong>il</strong>io Morandi di Ponte Nossa, in Italia, dall’1al 7 Giugno 1985;2Assalto alla Cultura - le avanguardie artistico-politiche, Lettrismo,Situazionismo, Fluxus, Ma<strong>il</strong> Art, Stewart Home, traduzione di LutherBlissett, 2008;3(ndr.) Art Detox è un evento artistico di stampo sociale che pone lebasi per <strong>una</strong> riflessione sulla propaganda artistica e culturale. VittoreBaroni ammette un’eccessiva quantità di annunci di mostre e gallerieche circolano in rete tramite e-ma<strong>il</strong>; spesso in forma di spam. A oggiArt Detox è alla sua seconda edizione.174


Capitolo 9Concetto plagiarista175


ConclusioniConclusioniHo voluto <strong>del</strong>iberatamente evitare di esaminare troppo sial’infinita sequenza dei plagi più celebri <strong>del</strong>la storia, sia laspinosissima questione <strong>del</strong>la circolazione legale o meno dimateriale in Internet; e ho voluto evitare gli ormai ridondantitermini con i quali distinguiamo i vari software. Reti peer-topeer,open source, f<strong>il</strong>e sharing, e altro ancora. Non volevodescrivere un fenomeno, <strong>una</strong> corrente che semplicementeinveste ogni campo <strong>del</strong>la cultura e ogni ceto sociale; ho volutoinvece approfondire l’aspetto più creativo, in termini d’arte,che circonda <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> come “concetto”.L’appropriazione è legittimata (che le autorità lo vogliano o no)dal fatto che non si può farne a meno. Quando Karl Marxidentifica <strong>una</strong> fruizione comune <strong>del</strong>l’arte, vuole al contempocomunicare che essa, essendo uno dei fondamenti <strong>del</strong>la nostraintera cultura, necessita anche di <strong>una</strong> libera circolazione inquanto bene intellettuale; non, invece, “proprietà”. Sappiamoche ormai la proprietà in pratica non esiste più; ci sono stati176


Conclusionimessi a disposizione fin troppi mezzi per appropriarci di operegià esistenti e per trasformarle in un traffico così enorme dasfuggire alla maggior parte dei controlli. Ricordo un evento inparticolare, un piccolo aneddoto che mi ha fatto riflettere alungo sull’autenticità <strong>del</strong> nostro sapere. Un episodio che, nellasua goliardia e semplicità, pone l’attenzione su un fatto tantograve quanto cruciale, nell’arte come nella vita: l’attendib<strong>il</strong>ità.Tempo fa, nel 1984, fu organizzata a Livorno <strong>una</strong> grossaoperazione al Fosso Mediceo dove, secondo fonti non cosìcerte, Amedeo Modigliani avesse gettato alcune sue sculture.Quando l’operazione stava ormai per concludersiinfruttuosamente, ecco che furono rinvenute alcune sculture digranito. L’entusiasmo fu grande e furono subito esposte in unmuseo, tra le acclamazioni <strong>del</strong>la critica internazionale el’assalto di media e turisti provenienti da mezzo mondo. Unentusiasmo fin troppo affrettato, poiché alcuni giorni dopo siscoprì che tutte le opere, false, erano state abbozzate da alcunistudenti con dei semplici trapani Black & Decker. La mostra fuimmediatamente sospesa, gli studenti furono invitati in diversetrasmissioni e l’azienda Black & Decker avviò <strong>una</strong> grossacampagna pubblicitaria, forte <strong>del</strong>lo scalpore suscitatodall’episodio.Ecco che qui <strong>il</strong> détournement si esprime al suo massimo livello.La burla, lo scherzo, <strong>il</strong> gioco, la goliardia fanno ormai parte diun’arte contemporanea che sempre più si distacca da queifattori che caratterizzano la cultura “seria”. In un panorama incui l’attendib<strong>il</strong>ità è soppressa da un entusiasmo quasi istericoper i frutti che l’arte, sopratutto postuma, porta con sé, non èobsoleto continuare a parlare di “proprietà”? Quest’ultima èconsolidata dalla sua attendib<strong>il</strong>ità; ma se essa viene a mancare,per di più in un secondo momento, dove sta la differenza fra<strong>una</strong> ruota esposta da Duchamp e <strong>una</strong> esposta da me? Non c’èdifferenza a livello visivo, ma concettuale; e <strong>il</strong> concetto è177


Conclusioniconvalidato solo quando la fonte e la figura <strong>del</strong>l’artista sonoattendib<strong>il</strong>i. Se George Maci<strong>una</strong>s fosse stato ancora in vitaall’epoca dei fatti di Livorno, probab<strong>il</strong>mente avrebbeorganizzato <strong>una</strong> mostra dove esporre quelle stesse teste chehanno svergognato l’autorevolezza dei vertici <strong>del</strong>l’artecontemporanea.Stewart Home lo ribadisce continuamente nel suo libro Assaltoalla Cultura. Abbattere “quel” tipo di cultura è oggi diventataun’operazione virale, quasi involontaria. Hanno contribuitofortemente i media che, avviando un vero e proprio processodi simbiosi con un’arte libertina e consenziente, hannocondiviso le loro icone, le loro tematiche, le loro idee sul mododi concepire un altro tipo di cultura. Una cultura piùcommerciale, più vicina al ceto medio e sempre più distante daun’ideologia borghese che acclamava <strong>il</strong> nudo <strong>del</strong> David edisprezzava un nudo di Klimt. Oggi un programma dissacrantee ironico come Blob, che è riuscito a entrare nelle case degliitaliani, sarebbe stato per Fluxus la materializzazione diun’utopia che prevede <strong>una</strong> fusione tra arte e quotidianità, <strong>verso</strong>la possib<strong>il</strong>ità di un’estetizzazione anti-Sistema nello st<strong>il</strong>e di vitadi ognuno. Purtroppo l’innovazione, tecnica o simbolica,spesso non è accolta con immediato entusiasmo. È accaduto aisecessionisti di Vienna, che proponevano un’arte molto vicinaalla grafica e al design, ai dadaisti, per l’estremo minimalismo<strong>del</strong>le loro opere, alla Pop Art, che classicizzava <strong>il</strong> prodotto diconsumo; infine, a Fluxus, Internazionale Situazionista,Neoismo e <strong>Plagiarismo</strong>, per <strong>il</strong> loro carattere autosoppressivo,cinico, contro le regole e la standardizzazione culturale.Spesso un atteggiamento riconoscitivo, nei confronti diun’innovazione, giunge molto dopo la nascita <strong>del</strong> movimento,<strong>del</strong>la corrente o <strong>del</strong> singolo individuo che la propone. Perquesto, tutto ciò che in un primo momento può risultareindegno o oltraggioso, a <strong>una</strong> successiva riflessione diventa178


Conclusioniprima opinab<strong>il</strong>e, poi, col tempo, accettab<strong>il</strong>e o, nei migliori casi,riconosciuto.Personalmente ho provato la stessa cosa nei confronti <strong>del</strong><strong>Plagiarismo</strong>. Dapprima non vedevo altro che un’assenza di idee,frutto di un rimestamento quasi obbligato di materiale giàesistente; <strong>una</strong> pretesa di affermare <strong>il</strong> proprio talento attra<strong>verso</strong>un modus operandi assai discutib<strong>il</strong>e.Grazie, però, agli interventi <strong>del</strong>la Alexander, di Baroni e diIaconesi, ho cominciato a intravedere nell’“arte <strong>del</strong> plagio” unmetodo, ma soprattutto un’etica legata a un concettoestremamente solido, seppur inizialmente diffic<strong>il</strong>e da accettare.L’originalità è un derivato <strong>del</strong>le esperienze passate.Inconsapevolmente creiamo qualcosa che è implicitamentecaratterizzato da un bagaglio esperienziale sv<strong>il</strong>uppato daconoscenze altrui. Consapevolmente, invece, prendiamo inesame, sfruttiamo, ricomponiamo, trasformiamo l’opera diqualcun altro per fare emergere la nostra, che potrà esseretotalmente differente dall’originale. O più semplicemente, inmancanza di creatività e di un’etica, copiamo spudoratamenteun’opera sperando di affermare un talento che in realtà non c’è.Quando iniziamo a entrare nell’esercizio <strong>del</strong> plagio creativodobbiamo tenere a mente <strong>una</strong> questione fondamentale; c’è lapossib<strong>il</strong>ità che qualche altro neoplagiarista possa copiarci. Nonpossiamo non accettare questa realtà, poiché significherebberinunciare a un’etica che prevede, in primis, la condivisioneculturale. “L’arte è un bene comune”, affermano i secessionistidi Vienna; deve, cioè, essere fruib<strong>il</strong>e e praticab<strong>il</strong>e da tutti adispetto <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>ità. Per loro, l’arte, in ogni suo aspetto,deve essere caratterizzata dalla condivisione e dalla liberacircolazione. Chi vuole fare arte deve avere tutte le opportunitàper sv<strong>il</strong>uppare un proprio st<strong>il</strong>e, per aggiungere un tassello almosaico che la compone, secondo Marx.A tal proposito, sono rimasto un po’ sbigottito, lo ammetto,179


Conclusioniquando per la prima volta ho visto <strong>il</strong> documentario Rip! ARemix Manifesto (Brett Gaylor, USA, 2008, edito in Italia daFeltrinelli); un’elegia moderna contro la proprietà intellettuale,un’inchiesta in cui si usano termini come copyleft (un marchiocontrapposto al copyright), o “open source”, o “condivisione”.Non avevo ancora finito di guardare <strong>il</strong> video, che dettiun’occhiata sul retro <strong>del</strong>la copertina <strong>del</strong> DVD: e cosa lessi, trale altre cose?“… Sono assolutamente vietati e sono punib<strong>il</strong>i a norma d<strong>il</strong>egge la duplicazione e l’ut<strong>il</strong>izzo per la visione in pubblico e ladiffusione via cavo/etere in quanto costituiscono violazione deidiritti di copyright.”Ora, non dico che, forse, dietro alla distribuzione <strong>del</strong> DVD cisiano degli obblighi contrattuali che prevedono un certo tipo diuso <strong>del</strong> prodotto. Credo solo che non si possa affermare conforza un’ideologia comunitaria e di libera condivisioneattra<strong>verso</strong> dei canali che privatizzano un bene culturale (poiché,a dispetto <strong>del</strong> “taglio” spesso ironico <strong>del</strong> video, è di questo chesi tratta). Ma allora perché non cercare un altro distributore,che magari permetta la copia e <strong>il</strong> libero ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong> prodotto?Oppure, non si potrebbe cercare di annientare la validità <strong>del</strong>lenormative con un avviso scritto? Per esempio, nell’articolo incui si finge Tom Vague, Stewart Home spinge <strong>il</strong> lettore acopiare <strong>il</strong> testo e ad ut<strong>il</strong>izzarlo come vuole.In ogni caso, non appena <strong>il</strong> video farà la sua comparsa suInternet, automaticamente diverrà condivisib<strong>il</strong>e ed ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e;nessuno terrà più conto <strong>del</strong>le norme che ne regolano ladistribuzione; esso sarà copiato, remixato, “uploadato” suμTorrent o su qualche altro software open source.La libera circolazione è ormai inevitab<strong>il</strong>e; <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong>, sottole mentite spoglie <strong>del</strong> “copia/incolla”, sfrutta appieno questo180


Conclusionifenomeno e decreta la nascita di nuovo Sistema <strong>del</strong>l’Arte in cui<strong>il</strong> plagio è legittimato dalle infinite possib<strong>il</strong>ità creative che isoftware mettono a disposizione.Non posso prevedere se l’attendib<strong>il</strong>ità prescinderà sempre piùdalla fonte, come conseguenza di <strong>una</strong> progressiva perdita <strong>del</strong>controllo sulla proprietà intellettuale. Però posso affermare che,in <strong>una</strong> società globalizzata, <strong>il</strong> <strong>Plagiarismo</strong> potrebbe finalmenterivelarsi in un modo che non gli è stato ancora riconosciuto;potrebbe divenire un vero e proprio movimento artistico chetrae ispirazione dai simboli di <strong>una</strong> comunità internazionalesempre più eterogenea, che si arricchisce di nuove forme,contenuti, pratiche e tematiche. Fattori, questi, che descrivonoe rappresentano intere comunità e culture specifiche. Pensiamoai primi esperimenti di “remixaggio”, che si collocano in <strong>una</strong>mbiente urbano underground composto da etnie diverse convalori e ideologie diversi tra loro.Pensiamo ai remix dei primissimi anni ottanta, allaplunderfonia, ai primi mash up e alle prime manipolazioni deidischi in vin<strong>il</strong>e; tutte tecniche nate da esperienze multietnicheche, con <strong>il</strong> passare <strong>del</strong> tempo, si sono affermate con grandesuccesso nel panorama musicale internazionale.Non dobbiamo dimenticare che l’arte rispecchia <strong>una</strong> società inun tempo circoscritto: è un fenomeno inevitab<strong>il</strong>e quanto <strong>il</strong>progresso stesso, e <strong>il</strong> progresso è la copia <strong>del</strong>le cose giàavvenute.Che lo si voglia o no, nel momento in cui creiamo siamo tuttiplagiaristi.181


ConclusioniStefano Cortese, Giugno 2011182


Conclusioni183


Bibliografia e WebliografiaSecessione Viennese: da Klimt a Wagner, Eva Di Stefano,Giunti Editore, 1999;I Fondamenti <strong>del</strong>l’Arte Moderna - <strong>il</strong> Novecento, WernerHofmann, traduzione di Caterina Cardamone, Donzelli Editore,1996;Il Manifesto <strong>del</strong> Partito comunista: guida per la lettura<strong>del</strong>l’intero Marx, Karl Marx e Friedrich Engels, a cura diMario Cassa, Sapere, 1974;L’Ideologia Tedesca, Karl Marx e Friedrich Engels, traduzionedi Fausto Codino, Editori Riuniti, 2000;Neoismo e Altri Scritti - idee critiche sull’avanguardiacontemporanea, Stewart Home, a cura di Simonetta Fadda,Costa & Nolan, 1997;Assalto alla Cultura - le avanguardie artistico-politiche,Lettrismo, Situazionismo, Fluxus, Ma<strong>il</strong> Art, Stewart Home,traduzione di Luther Blissett, 2008;Falso è Vero - plagi, cloni, campionamenti e sim<strong>il</strong>i, Enrico Baj,Vittore Baroni, Franco Berardi, Luther Blissett, Chris Cutler,Aurora Fornuto, Enrico Ghezzi, Stewart Home, LoredanaLipperini, Giuseppe Marano, Gianluca Marziani, EnricoMascelloni, Carlo Masi, Negativland, Gianluca Nicoletti, JohnOswald, Static Output, Enrico Sturani, AAA Edizioni, 1998;184


Nuovo Testamento, Libro <strong>del</strong>l’Apocalisse, Libro dei SetteSig<strong>il</strong>li, San Giovanni Apostolo;Mind Invaders - come fottere i media: manuale di guerriglia esabotaggio culturale, Luther Blissett, Castelvecchi, 2000;Ovidio: Le metamorfosi - sintesi critica e contributo per <strong>una</strong><strong>rivalutazione</strong>, Antonio Menzione, Rivista di studi classici,1964;Romeo e Giulietta, W<strong>il</strong>liam Shakespeare, trad. SalvatoreQuasimodo, Oscar Mondadori, 2001;Arte di Opposizione - st<strong>il</strong>i di vita, situazioni e documenti deglianni ottanta, Tommaso Tozzi, Shake Edizioni, 2008;…http://www.lutherblissett.nethttp://scream.deprogramming.ushttp://amy-alexander.comhttp://www.lastampa.ithttp://www.stewarthomesociety.org185


RingraziamentiVorrei dedicare questa tesi a tutti, ma veramente a tutti. A chimi è vicino e a chi non lo è, chi mi è amico e chi meno, a chi hacontribuito e mi ha sostenuto e a chi non ha fatto alc<strong>una</strong> diqueste cose. Non so se quest’opera possa essere definita un“traguardo”, ma per me è sicuramente qualcosa di importanteche merita di essere ricordata, tenendo presenti tutti coloro chefanno parte <strong>del</strong>la mia memoria, nel bene e nel male. Per creareun bel mosaico ci vogliono tanti colori, anche quelli che cipiacciono meno.In primis dedico questo libro ai miei genitori, Massimo eVincenza, e alla mia ragazza S<strong>il</strong>via per <strong>il</strong> loro costante,prezioso e paziente sostegno, e per <strong>il</strong> loro appoggio morale epratico. E a chi, con la sua esperienza, mi ha permesso disv<strong>il</strong>uppare <strong>una</strong> coscienza sui temi affrontati; perciò dedicoquesto libro anche a Vittore Baroni, Amy Alexander, SalvatoreIaconesi, Stefano Genick. Il loro intervento è stato per mepreziosissimo.186

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