LE CAPANNE IN PIETRA A SECCOSin dai tempi più antichi, agricoltori e pastori si sono divisil’utilizzo delle sassose pendici e degli alti pascoli di questamontagna. Tanto le stagionali attività agricole alle quoterelativamente inferiori, quanto quelle pascolive a quellesuperiori, hanno comportato un’azione millenaria, continua,ossessiva di spietramento dei fondi, testimoniato dagliinnumerevoli cumuli di sassi che costellano con regolarità ilsuo paesaggio.Questo mare di pietre è all’origine dei lunghi muri a secco adelimitare i campi, dei muri di terrazzamento per strapparepiù terra coltivabile alla montagna e regolarizzare il profilo deipendii, e delle centinaia e centinaia di pajare, capanne in pietraa secco con struttura a tholos, tipiche della civiltà edilemediterranea, che pullulano soprattutto sul versantesettentrionale della montagna.Le caratteristiche di queste capanne variano in funzione dellaloro destinazione (agricola o pastorale) e della lorolocalizzazione. Poco al di fuori dei paesi, vicino alle case, essesvolgono la funzione di stalle-fienili. Più su, nella fascia deicoltivi, prendono dimensioni minori e vengono usatestagionalmente dai contadini come rifugio e deposito per gliattrezzi. Ancora più in alto, al margine fra la fascia dellecolture e quella dei pascoli, compaiono infine i complessi agropastorali:grandi masserie stagionali, articolate e spessoprimitivamente monumentali, dove si coltiva e si accudisce ilgregge che pascola più a monte. Varie capanne (il mungitoio,una o più capanne dormitorio, quella per il deposito deiprodotti) vengono raccordate e conchiuse da un alto muroche delimita lo stazzo, il recinto per il ricovero notturno delgregge, a ricordarci la presenza dei lupi. Ancora più in quota sispingono solo i pastori, che trovano rifugio con le loro gregginelle numerose grotte e nelle cenge erosive al margine deivalloni. In primavera cominciano ad occupare quelle alle quotepiù basse, poi man mano che la neve si ritira salgono a quellepiù alte. Lo sgrottamento viene chiuso con pietre e pinomugo, sia dove dorme il pastore sia dove stabbiano le pecore.Purtroppo ormai quasi nessuno alleva più in questo modo, mala testimonianza del passaggio e della presenza di tanti uominisulle balze di questa montagna è ancora visibile nelle tanteiscrizioni incise sulle sue rocce: nomi, date, luoghi diprovenienza, a volte qualche frase sgrammaticata, e tantecroci, incise da un popolo semplice e pio, abituato aconsiderare la natura come la più forte e tangibilemanifestazione di Dio.<strong>Abruzzo</strong> <strong>Promozione</strong> <strong>Turismo</strong> - Corso V. Emanuele II, 301 - 65122 Pescara - Email info@abruzzoturismo.it
I SAPORI DEL PARCOABRUZZO ITALIA 17Il Parco Nazionale della Majella è custode di una quotarilevante dei profumi e sapori della tradizione abruzzese.Innanzitutto, esso ospita una delle capitali della produzioneitaliana della pasta, Fara San Martino, il borgo ai piedi delversante orientale della Majella dove la presenza dellepurissime acque della montagna ha favorito fin dall’Ottocentol’insediamento di una fiorente industria specializzata, cheraggiunge oggi con i suoi prodotti i mercati di tutto il mondo.Fra i salumi spicca il salsicciotto di Pennapiedimonte, unasalsiccia stagionata a base di carne magra di maiale, ricopertacon una pastella di sale e grasso di maiale aromatizzata conpepe nero macinato ed un trito di erbe aromatiche locali(timo, ginepro, rosmarino, alloro, erba cipollina, peperoncinopiccante, finocchio e salvia). Fra i formaggi da non perdere ilpecorino, prodotto in molte località montane del Parco, e ilmagnifico caciocavallo degli Altipiani Maggiori, che in questaenclave di alta tradizione zootecnica viene prodotto coldelicato e profumatissimo latte crudo dei bovini locali, chepascolano liberi sulle sterminate praterie montane dei comunidi Pescocostanzo, Rivisondoli, Roccaraso, Rocca Pia e Palena.Fra i pani (ogni paese, ogni forno ha la sua ricetta e il suolievito madre), generalmente corposi e durevoli, realizzati confarine dei grani locali, si distingue per straordinaria ricchezza ilpane nobile di Guardiagrele, la cui ricetta (a base di unacomplessa miscela di farine 00, integrale, di mais, avena, orzo,miglio e segale, con semi di sesamo, olio extravergine di oliva,formaggio, acqua, sale, lievito madre e una piccola quantità dilievito di birra) affonda le radici nel Medioevo.La sua caratteristica risiede nella ricca sostanziosità e nellalunga capacità di conservazione, arricchite dal caratteristicoprofumo speziato. I dolci sono numerosi e particolari:innanzitutto i famosissimi confetti di Sulmona, con l’anima dimandorla intera e ricoperti da strati di zucchero. Tipici anchenelle coloratissime e creative confezioni, spesso veri e propri“trionfi floreali”, elaborati e complessi. C’è poi la delicatissimasfogliatella di Lama dei Peligni, che ha una forma ovale e sisquama in innumerevoli sfoglie che avvolgono la squisitafarcitura, fatta con marmellata d'uva e di amarena, mostocotto, noci e cacao. Altro dolce particolare sono le “sise dellemonache”, dalla tipica e allusiva forma a tre ciuffi (chericordano appunto dei seni) accostati a triangolo, dette anche“tre monti”, per i puritani che non apprezzano lo straordinariohumour del primo nome. Tipico di Guardiagrele, il dolce ècostituito da due alti strati di soffice Pan di Spagna farciti concrema pasticciera. Tra le altre specialità dolciarie vale la penacitare i caratteristici pasticci di Rapino, dolci da fornotradizionalmente serviti durante le cerimonie e le feste,dalla forma simile a una tartelletta e ripieni di un compostocremoso a base di latte, cioccolato fondente, limone e di untrito di mandorle tostate e cannella in polvere.Tra i liquori, è in assoluto la Centerbe di Tocco Casauriaad occupare un posto di primo piano per personalità eoriginalità. Prodotto dall’inconfondibile colore verde smeraldoe dall’alta gradazione alcolica (oltre 70°!), ha un intensoprofumo di erbe che, raccolte nel circondario, arrivano ancorafresche in fabbrica dove vengono lasciate essiccare e mondateaffinché restino solo le foglioline. La ricetta ha originiantichissime ed è ancora oggi gelosamente custoditadalla sola famiglia che produce questo particolare liquore.<strong>Abruzzo</strong> <strong>Promozione</strong> <strong>Turismo</strong> - Corso V. Emanuele II, 301 - 65122 Pescara - Email info@abruzzoturismo.it