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Linee guida AIAC 2010 per la gestione e il trattamento della - Stopfa

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LINEE GUIDA <strong>AIAC</strong> <strong>2010</strong> PER LA GESTIONE E IL TRATTAMENTO DELLA FA<br />

è di recente insorgenza <strong>il</strong> farmaco più indicato appare l’amiodarone<br />

e.v. È opportuno dimettere <strong>il</strong> paziente in ritmo sinusale.<br />

Non è mai stata indagata l’incidenza delle recidive di FA nei pazienti<br />

che accusano tale tachiaritmia in corso di infarto miocardico<br />

acuto. Appare ragionevole non prescrivere alcun farmaco<br />

antiaritmico al<strong>la</strong> dimissione nei pazienti senza storia di FA prima<br />

dell’evento acuto; si può iniziare eventualmente tale <strong>trattamento</strong><br />

se compaiono recidive dopo <strong>la</strong> dimissione.<br />

Gravidanza<br />

La FA rappresenta un’evenienza rara in corso di gravidanza e si<br />

osserva quasi esclusivamente in soggetti con valvulopatia mitralica,<br />

con cardiopatia congenita o con i<strong>per</strong>tiroidismo 332-335 .<br />

Qualora <strong>la</strong> tachiaritmia presenti una frequenza cardiaca molto<br />

elevata, può avere conseguenze emodinamiche r<strong>il</strong>evanti sia <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> madre che <strong>per</strong> <strong>il</strong> feto. La frequenza cardiaca può essere control<strong>la</strong>ta<br />

con i betabloccanti, <strong>la</strong> digitale o i calcioantagonisti 336-<br />

338 . I farmaci antiaritmici attraversano <strong>la</strong> barriera p<strong>la</strong>centare e<br />

dovrebbero essere <strong>per</strong>tanto evitati. In alcuni piccoli studi sono<br />

stati ut<strong>il</strong>izzati con successo <strong>per</strong> <strong>la</strong> cardioversione a ritmo sinusale<br />

<strong>la</strong> chinidina, <strong>la</strong> flecainide, <strong>il</strong> sotalolo o l’amiodarone 333-343 ,<br />

ma non è possib<strong>il</strong>e trarre conclusioni certe sul loro ut<strong>il</strong>izzo. In<br />

caso di marcata compromissione emodinamica si può ricorrere<br />

al DC-shock che non comporta un rischio di compromissione<br />

fetale 344 ; se non è presente compromissione emodinamica appare<br />

opportuno limitarsi a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> frequenza cardiaca e<br />

demandare <strong>la</strong> cardioversione a dopo <strong>il</strong> parto.<br />

TRATTAMENTO UPSTREAM CON FARMACI<br />

NON ANTIARITMICI<br />

Negli ultimi anni, al<strong>la</strong> luce dei risultati non entusiasmanti dei<br />

farmaci antiaritmici c<strong>la</strong>ssici, altri farmaci non propriamente antiaritmici<br />

sono stati presi in considerazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>trattamento</strong><br />

del<strong>la</strong> FA, con l’intento di correggere <strong>il</strong> substrato al<strong>la</strong> base dell’aritmia<br />

e di prevenirne così l’iniziale manifestarsi e le recidive.<br />

È questo <strong>il</strong> cosiddetto <strong>trattamento</strong> upstream o “a monte” del<strong>la</strong><br />

FA. Tale <strong>trattamento</strong> include farmaci quali gli inibitori dell’enzima<br />

di conversione dell’angiotensina (ACE), i bloccanti dei<br />

recettori dell’angiotensina II (ARB), le statine e gli n-3 acidi grassi<br />

polinsaturi (PUFA).<br />

È noto (vedi capitolo dell’eziopatogenesi) che <strong>la</strong> FA determina<br />

di <strong>per</strong> sé delle modificazioni elettriche13,14 e strutturali degli<br />

atri13,14,345,346 rappresentate essenzialmente da un accorciamento<br />

del potenziale d’azione, ingrandimento atriale e fibrosi (cosiddetto<br />

rimodel<strong>la</strong>mento), che rendono, poi, più problematico <strong>il</strong> ripristino<br />

del ritmo sinusale e <strong>il</strong> suo successivo mantenimento.<br />

Il <strong>trattamento</strong> upstream ha lo scopo di contrastare e/o ritardare<br />

questo processo di rimodel<strong>la</strong>mento agendo a diversi livelli<br />

e con differenti meccanismi, quali blocco del sistema renina-angiotensina,<br />

effetto antinfiammatorio, riduzione dello<br />

stress ossidativo, ecc.<br />

Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina<br />

e bloccanti dei recettori dell’angiotensina II<br />

È accertato che lo stiramento atriale e l’infiammazione aumentano<br />

<strong>il</strong> livello di angiotensina II nel cuore e che l’angiotensina<br />

II, a sua volta, determina sovraccarico di calcio e fibrosi<br />

atriale, due condizioni essenziali <strong>per</strong> i cambiamenti elettrofisiologici<br />

(accorciamento del<strong>la</strong> refrattarietà e rallentamento del<strong>la</strong><br />

conduzione) che favoriscono l’innesco e <strong>il</strong> mantenimento del<strong>la</strong><br />

FA. Il blocco del sistema renina-angiotensina ha, <strong>per</strong>tanto, i presupposti<br />

<strong>per</strong> impedire <strong>la</strong> comparsa e <strong>la</strong> progressione del<strong>la</strong> FA.<br />

Alcuni studi s<strong>per</strong>imentali, in realtà, hanno comprovato che<br />

sia gli ACE-inibitori 347 che gli ARB 348-350 sono in grado di prevenire<br />

<strong>il</strong> rimodel<strong>la</strong>mento, elettrico e meccanico, che si osserva nel<strong>la</strong><br />

FA.<br />

In clinica, le sottoanalisi di alcuni grandi trial randomizzati<br />

e control<strong>la</strong>ti eseguiti con ACE-inibitori o con ARB in vari contesti<br />

clinici (TRACE 351 , con trando<strong>la</strong>pr<strong>il</strong>, nei pazienti con cardiopatia<br />

post-infartuale; SOLVD 352 , con ena<strong>la</strong>pr<strong>il</strong>, in pazienti con<br />

scompenso cronico; LIFE 353 , con losartan, in pazienti con i<strong>per</strong>tensione<br />

e i<strong>per</strong>trofia ventrico<strong>la</strong>re sinistra; Val-HeFT 354 , con valsartan,<br />

in pazienti con scompenso cardiaco) hanno mostrato<br />

una riduzione statisticamente significativa degli episodi di FA di<br />

prima insorgenza nei pazienti randomizzati al <strong>trattamento</strong> attivo.<br />

Questi dati sembrano avvalorare <strong>il</strong> ruolo di ACE-inibitori e<br />

ARB nel<strong>la</strong> prevenzione primaria del<strong>la</strong> FA.<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> prevenzione secondaria del<strong>la</strong> FA (prevenzione<br />

delle ricorrenze in pazienti con precedenti episodi dell’aritmia)<br />

vi sono alcuni studi prospettici di piccole dimensioni<br />

nei quali l’associazione di ACE-inibitori o ARB al <strong>trattamento</strong><br />

antiaritmico con amiodarone ha determinato una riduzione statisticamente<br />

significativa delle recidive aritmiche 355-358 . Il dato,<br />

<strong>per</strong>ò, non è stato confermato in altri studi con ARB in assenza<br />

dell’amiodarone 359 . Recentemente sono stati pubblicati i risultati<br />

del GISSI-AF, <strong>il</strong> primo grande trial prospettico, randomizzato<br />

contro p<strong>la</strong>cebo, sull’impiego di un ARB (valsartan) nel<strong>la</strong> prevenzione<br />

secondaria del<strong>la</strong> FA 360,361 . Lo studio, che ha arruo<strong>la</strong>to<br />

1442 pazienti, non ha evidenziato alcuna efficacia del valsartan<br />

nel ridurre <strong>il</strong> numero delle recidive aritmiche in un follow-up di<br />

12 mesi. Nel gruppo valsartan, <strong>il</strong> 51.4% dei pazienti presentava<br />

almeno una recidiva di FA vs <strong>il</strong> 52.1% del gruppo p<strong>la</strong>cebo.<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> presenza di più di una recidiva di FA,<br />

queste erano documentate nel 26.9% del gruppo valsartan vs<br />

<strong>il</strong> 27.9% del gruppo p<strong>la</strong>cebo. Neppure le sottoanalisi già previste<br />

nei gruppi con associato amiodarone o ACE-inibitore, mostravano<br />

un’efficacia del valsartan nel<strong>la</strong> prevenzione delle recidive<br />

di FA.<br />

In base ai risultati su riportati e a quelli di una recente metanalisi<br />

362 , sembra che ACE-inibitori e ARB (come prevedib<strong>il</strong>e)<br />

possano modificare <strong>la</strong> cardiopatia di fondo e ridurre, in questo<br />

modo, l’incidenza di episodi di FA di nuova insorgenza (prevenzione<br />

primaria). Oggigiorno <strong>il</strong> loro uso, invece, appare poco<br />

giustificato nel<strong>la</strong> prevenzione secondaria delle recidive di FA<br />

(raccomandazione di c<strong>la</strong>sse IIb, livello di evidenza A), almeno al<br />

di fuori di quelle che sono le altre indicazioni all’impiego di questi<br />

farmaci.<br />

Statine<br />

Le statine, oltre a ridurre <strong>la</strong> colesterolemia, hanno alcuni effetti<br />

pleiotropici che possono agire favorevolmente sul substrato<br />

del<strong>la</strong> FA e sul rimodel<strong>la</strong>mento atriale, quali un’azione antinfiammatoria<br />

e antiossidante 363 . Inoltre, aumentando <strong>la</strong> sintesi<br />

del nitrossido a livello endoteliale possono svolgere un effetto<br />

protettivo sul<strong>la</strong> matrice extracellu<strong>la</strong>re.<br />

In effetti, in alcuni studi s<strong>per</strong>imentali, le statine hanno dimostrato<br />

di ridurre, a livello atriale, i processi infiammatori e <strong>la</strong><br />

formazione di tessuto fibroso, di prevenire l’accorciamento dei<br />

<strong>per</strong>iodi refrattari e <strong>il</strong> rallentamento del<strong>la</strong> conduzione e di ridurre<br />

<strong>la</strong> durata degli accessi di FA rispetto ai controlli 364,365 .<br />

In clinica, esistono alcuni studi retrospettivi e prospettici sull’efficacia<br />

clinica delle statine nel<strong>la</strong> prevenzione primaria e se-<br />

G ITAL CARDIOL | VOL 12 | SUPPL 1 AL N 1 2011<br />

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