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Quattro porte su 'Petrolio', di Carla Benedetti - Il primo amore

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un’indagine <strong>su</strong>gli ultimi giorni <strong>di</strong> Mattei per incarico del regista Francesco Rosi,e che fu fatto sparire nel 1970.L’articolo della “Stampa” parlava anche <strong>di</strong> Pasolini ed è per questo cheattirò la mia attenzione. Tra i documenti inseriti dal giu<strong>di</strong>ce Calia nella <strong>su</strong>aistruttoria c’erano infatti alcune pagine <strong>di</strong> Petrolio, tra le quali questa chestiamo leggendo. Non c’è da stupirsene. Calia non poteva non interessarsiall’ultimo libro <strong>di</strong> Pasolini, visto che enunciava, con 25 anni <strong>di</strong> anticipo,conclusioni analoghe a quelle della <strong>su</strong>a lunghissima e solitaria inchiesta.Stando alle ultime <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Pasolini, Petrolio avrebbe dovutoessere molto più lungo <strong>di</strong> quello che ora abbiamo. Così, <strong>su</strong>lla mancanza <strong>di</strong>questi appunti si è creato un mistero nel mistero. Circola il sospetto che i 10appunti mancanti siano stati sottratti da qualcuno. Del resto, coloro chesostengono che non fu solo il Pelosi a uccidere Pasolini, ipotizzano ovviamenteche si sia trattato <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o preme<strong>di</strong>tato. Dario Bellezza ha scritto chePasolini, poco prima della morte, gli raccontò <strong>di</strong> aver ricevuto documenticompromettenti <strong>su</strong> un notabile democristiano, il quale avrebbe potuto or<strong>di</strong>nareil delitto.Ma non voglio ora spostare il <strong>di</strong>scorso <strong>su</strong>lla morte <strong>di</strong> Pasolini (che, se fossevera quella ipotesi, andrebbe ad allungare l’elenco dei misteri d’Italia).Torniamo invece a Petrolio. L’attenzione del magistrato andava a questo<strong>di</strong>agramma, <strong>di</strong>segnato a mano da Pasolini. E’ un albero con tante<strong>di</strong>ramazioni, che illustra l’impero <strong>di</strong> Troya (cioè Cefis) e quello <strong>di</strong> Monti.Pasolini <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver fatto tutto ciò come un gioco (“Schema <strong>di</strong> un puzzleelementare, e <strong>su</strong>a gioia lu<strong>di</strong>ca”, p. 113). Riempire questo specchietto è statocome trasformare il <strong>su</strong>o testo nella pagina <strong>di</strong> una rivista <strong>di</strong> enigmistica (p. 115).L’appunto 21, quello ‘<strong>su</strong>perstite’, descrive l’impero <strong>di</strong> Troya, vicepresidentedell’Eni (perciò Eugenio Cefis), seguendolo minuziosamente in tutte le <strong>su</strong>eramificazioni. Per illustrarlo va avanti per varie pagine. Ma è davvero come ungiochino da ragazzi: moltiplicazione delle aziende e prestanome. Una voltain<strong>di</strong>viduata la “matrice”, essa si ripete, si raddoppia, si riapplica ricorsivamentea se stessa. La struttura del potere è insomma un meccanismo semplice,riproducibile.Dunque queste vicende, che <strong>di</strong> per sé avrebbero potuto dar luogo a unromanzo delle trame, a una ricostruzione romanzesca del complotto politicoistituzionale,vengono invece da un lato riportate al mito (il viaggio mitico inOriente), dall’altro alla meccanicità <strong>di</strong> un gioco <strong>di</strong> enigmistica, al puromeccanismo ripetitivo, che non ha nulla <strong>di</strong> romanzesco.

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