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gennaio-febbraio - Carte Bollate

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SANITà – Le testimonianze di alcune donne del reparto femminileNoi detenute, costrette adelegare la cura del nostro corpoParliamo ancora di sanità. Il dossierdel numero precedente eradedicato proprio a questo problemae allora perché dobbiamocontinuare a parlarne? Abbiamoraccolto commenti e ci siamo resi contoche il discorso non è esaurito e chetante nostre compagne hanno vogliadi dire la loro in proposito.Questa volta ci siamo avvalsi di unapiccola inchiesta per avere un quadrodella situazione il più corrispondentepossibile alla realtà. A <strong>Bollate</strong>, in particolareal femminile, le lamentele sisprecano ed è per questo che abbiamointervistato alcune detenute.G, 42 anni“Io sono cardiopatica, prendo la terapiaappositamente per questo, è chiaroche ho bisogno di un occhio attento inpiù rispetto a chi è sano, o comunquenon ha il mio problema, inoltre sonoNon pensavochein un carcerenon esistesseuna corsiapreferenziale,dovrebbeesserciper legge.24 carte<strong>Bollate</strong>diabetica, ho dovuto aspettare duemesi prima che verificassero quale eratutta la mia terapia, mi è stata somministratauna terapia errata, nel sensoche avrei dovuto prendere una compressadi dosaggio superiore a quellache mi hanno dato, il risultato è statodeleterio ho avuto la glicemia altaper quattro giorni, considerando tutti iproblemi che questo comporta”.B. 52 anni“Mi è successa una cosa davvero assurda,ero a fare il mio colloquio settimanale,alla fine del quale un’agente mi hachiamata per andare a fare una visitadella quale, sinceramente non sapevonulla, mi sono preparata, ho dovuto attenderequasi un’ora, per poi sentirmidire che la visita era stata rinviata. Misono preoccupata di chiedere al medicodi reparto di che visita si trattasse,mi è stato detto che l’ospedale, all’ultimomomento, ha rinviato la visita, eancora non so di che visita si tratti”.F. 35 anni“Sono sconcertata, non pensavo chein un carcere non esistesse una corsiapreferenziale, dovrebbe esserci perlegge.Mi sono rotta il braccio in più punti,mi è stato posizionato un apparecchiogessato, con quattro rampini in titanioper limitare i danni della frattura inpiù parti scomposta; dopo il posizionamentodi tale marchingegno, mi è statodetto di tornare dopo un mese peril controllo, ne sono passati due, pochipenserete voi, ma lo so io il dolore e ilfastidio che ho provato. Avrei dovutotoglierlo dopo circa tre mesi e 15 giorni,ne sono passati quattro e mezzo, masolo dopo che sono andata dall’ispettorea porgergli le mie lamentele, soloallora la situazione si è sbloccata e,finalmente, risolta. Ora mi domando:dove andremo a finire, considerando ilfatto che sto ancora aspettando il controlloper stabilire le date e le modalitàdella fisioterapia, adesso dimmi tu se ègiusto o no che ci incavoliamo un pochino?Così non si può andare avanti,anche perché, nonostante sia passatoun bel po’ di tempo, mi sento ancoramolto impedita nei movimenti”.Èchiaro che certi problemi non si verificanosolo a <strong>Bollate</strong>, ma tutta la sanitàitaliana è terribilmente in crisi e nonè un problema di pochi mesi o pochianni, questi disagi sono ormai cronicie non dipendono da un governo, più omeno tecnico. Ma sarebbe davvero unbel regalo di Natale se sotto l’alberoci fossero un paio di infermieri in più,qualche medico solerte che dia unamano al personale scarsissimo chetutto deve risolvere, manco tra loro cifosse Padre Pio.Inoltre un bel controllo accurato ai detenuti,non solo in quanto pazienti, maprima ancora come persone che hannouna specificità rispetto agli altri cittadini:non sono liberi di scegliersi medici,cure, terapie ma devono delegareall’istituzione carceraria la cura delproprio corpo. In altri termini, sonopiù indifesi.An t o n e l l a Co r r i a s

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