SANITà – Le testimonianze di alcune donne del reparto femminileNoi detenute, costrette adelegare la cura del nostro corpoParliamo ancora di sanità. Il dossierdel numero precedente eradedicato proprio a questo problemae allora perché dobbiamocontinuare a parlarne? Abbiamoraccolto commenti e ci siamo resi contoche il discorso non è esaurito e chetante nostre compagne hanno vogliadi dire la loro in proposito.Questa volta ci siamo avvalsi di unapiccola inchiesta per avere un quadrodella situazione il più corrispondentepossibile alla realtà. A <strong>Bollate</strong>, in particolareal femminile, le lamentele sisprecano ed è per questo che abbiamointervistato alcune detenute.G, 42 anni“Io sono cardiopatica, prendo la terapiaappositamente per questo, è chiaroche ho bisogno di un occhio attento inpiù rispetto a chi è sano, o comunquenon ha il mio problema, inoltre sonoNon pensavochein un carcerenon esistesseuna corsiapreferenziale,dovrebbeesserciper legge.24 carte<strong>Bollate</strong>diabetica, ho dovuto aspettare duemesi prima che verificassero quale eratutta la mia terapia, mi è stata somministratauna terapia errata, nel sensoche avrei dovuto prendere una compressadi dosaggio superiore a quellache mi hanno dato, il risultato è statodeleterio ho avuto la glicemia altaper quattro giorni, considerando tutti iproblemi che questo comporta”.B. 52 anni“Mi è successa una cosa davvero assurda,ero a fare il mio colloquio settimanale,alla fine del quale un’agente mi hachiamata per andare a fare una visitadella quale, sinceramente non sapevonulla, mi sono preparata, ho dovuto attenderequasi un’ora, per poi sentirmidire che la visita era stata rinviata. Misono preoccupata di chiedere al medicodi reparto di che visita si trattasse,mi è stato detto che l’ospedale, all’ultimomomento, ha rinviato la visita, eancora non so di che visita si tratti”.F. 35 anni“Sono sconcertata, non pensavo chein un carcere non esistesse una corsiapreferenziale, dovrebbe esserci perlegge.Mi sono rotta il braccio in più punti,mi è stato posizionato un apparecchiogessato, con quattro rampini in titanioper limitare i danni della frattura inpiù parti scomposta; dopo il posizionamentodi tale marchingegno, mi è statodetto di tornare dopo un mese peril controllo, ne sono passati due, pochipenserete voi, ma lo so io il dolore e ilfastidio che ho provato. Avrei dovutotoglierlo dopo circa tre mesi e 15 giorni,ne sono passati quattro e mezzo, masolo dopo che sono andata dall’ispettorea porgergli le mie lamentele, soloallora la situazione si è sbloccata e,finalmente, risolta. Ora mi domando:dove andremo a finire, considerando ilfatto che sto ancora aspettando il controlloper stabilire le date e le modalitàdella fisioterapia, adesso dimmi tu se ègiusto o no che ci incavoliamo un pochino?Così non si può andare avanti,anche perché, nonostante sia passatoun bel po’ di tempo, mi sento ancoramolto impedita nei movimenti”.Èchiaro che certi problemi non si verificanosolo a <strong>Bollate</strong>, ma tutta la sanitàitaliana è terribilmente in crisi e nonè un problema di pochi mesi o pochianni, questi disagi sono ormai cronicie non dipendono da un governo, più omeno tecnico. Ma sarebbe davvero unbel regalo di Natale se sotto l’alberoci fossero un paio di infermieri in più,qualche medico solerte che dia unamano al personale scarsissimo chetutto deve risolvere, manco tra loro cifosse Padre Pio.Inoltre un bel controllo accurato ai detenuti,non solo in quanto pazienti, maprima ancora come persone che hannouna specificità rispetto agli altri cittadini:non sono liberi di scegliersi medici,cure, terapie ma devono delegareall’istituzione carceraria la cura delproprio corpo. In altri termini, sonopiù indifesi.An t o n e l l a Co r r i a s
Radio – Caterpillar a <strong>Bollate</strong>Quasi in diretta su Radio 2SpettacoliUn’ottantina di spettatori sullegradinate, operatori indaffaratiattorno a cavi, microfoni e altoparlanti,i componenti dellanostra Basement Sounds Band che sidannavano a emettere suoni assordanticon i loro strumenti per trovare i giustivolumi. Operatori della RAI e i conduttoridella trasmissione che giravano trafrastornati educatori e agenti di polizia.Questa era la visione entrando nel nostroteatro lo scorso venerdì 23 novembre.Radio 2 RAI è entrata nel carceredi <strong>Bollate</strong> per registrare una puntata diCaterpillar, trasmissione che da più diquindici anni intrattiene un pubblico dilavoratori che rientra a casa in auto dopouna giornata di lavoro e fedelissimi fansin tutta Italia.I tre conduttori Massimo Cirri, Sara Zambottie Paolo Maggioni hanno condottocon professionalità la puntata, con piglioincalzante e apparentemente improvvisato.Ma la linea della trasmissione era inprecedenza già tracciata, con intervisteal direttore Massimo Parisi, l’educatriceCatia Bianchi, i volontari Renato Mele eGrazia Sacchi, l’imprenditrice SusannaMagistretti e l’agente della polizia penitenziariaFrancesco Mondello.Ascoltati anche tanti detenuti presentifra il pubblico che hanno raccontato laloro giornata-tipo.Anche noi di carte<strong>Bollate</strong> abbiamo avutoil nostro momento di gloria leggendo ungiornale radio in diretta. Argomento, leprimarie del PD che si sarebbero tenutela domenica successiva. Infatti, avevamoletto i programmi elettorali dei cinquecandidati e verificato chi di loro avevaincluso le problematiche delle carceri.Fra tutti solo Nichi Vendola eccellevapuntando il dito sulle condizioni disumanedei penitenziari, auspicando unamaggiore apertura verso le misure alternativeda parte di giudici e magistrati.Sappiamo poi com’è andata, ma speriamoche Vendola, attaccandosi al carrodel vincitore, potrà in qualche modocontribuire ad aiutare a cambiare la condizionecarceraria.Noi che ci siamo trovati dentro questaesperienza anche come protagonisti,abbiamo avuto tuttavia la sensazioneche sia passato il solito messaggio che èormai lo stereotipo dell’immagine nazionaledi <strong>Bollate</strong>. Il “villaggio vacanze” deidetenuti: niente affollamento delle celle,lavoro quasi per tutti, scuola, meditazione,musica. Ma qui non si torna a casadopo una settimana o due. La sera siamochiusi nelle celle e, per la stragrandemaggioranza di noi, questo si ripeteper anni. Nessuno degli intervistati haevidenziato la fatica di stare a <strong>Bollate</strong>.Negli istituti a regime chiuso si sta malefisicamente per lo spazio che manca, peril lavoro che non c’è, per le attività scarseo assenti. Situazione che a <strong>Bollate</strong> nonviviamo, almeno in parte. Ma in questopenitenziario avere una responsabilitàda portare addosso, che è quella di rispettareun impegno preso per il lavoro,per lo studio, per le attività di volontariato,comporta una fatica psicologica. Nelperiodo di osservazione da parte deglioperatori carcerari viene consideratonon solo se sei stato buono e educato onon ti sei picchiato con qualcuno, ma cheattività hai intrapreso e quali risultati haiottenuto, se hai rotto la fiducia data o sel’hai rispettata. Per persone per le qualila trasgressione era la quotidianità, trovarsia rispettare in ogni singola giornataorari, appuntamenti, impegnarsi per leopportunità offerte e che si è accettatodi fare, è una grande fatica, una fatica interiore,di testa. Per questo crediamo diaver perso l’occasione di farlo sapere alpubblico di Caterpillar.Ma torniamo alla nostra giornata radiofonica,che non è terminata per noi conla chiusura della registrazione della puntata,ma con un appuntamento convivialeofferto dai detenuti del 4° reparto. Latroupe RAI è stata infatti invitata, conalcuni educatori e volontari di carte<strong>Bollate</strong>,a un pranzo preparato e impiattatocon maestria da Davide, cuoco applauditoda tutti per la bontà e originalità delmenu.Unica pecca, la mancanza di abbinamentoa una gagliarda bottiglia di vino,sostituita, ahi noi, da acqua naturale egassata. Giusto e sottile particolare perricordare agli invitati, estasiati dal cibo,che non erano al Gambero Rosso, ma inun carcere.Maurizio Bi a n c h i e Gi a n c a r l o Ga r d i n ifotografie di federica neeffcarte<strong>Bollate</strong>25