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Fascicolo didattico - Centro on line Storia e Cultura dell'Industria

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Manifattura TabacchiNella prima metà dell’Ottocento, c<strong>on</strong> le due sedi di via della Zecca (attuale via Verdi) e di corso Regio Parco, la ManifatturaTabacchi, f<strong>on</strong>data nel 1768, è una delle maggiori realtà produttive cittadine. Negli anni immediatamente successivi all’unitàd’Italia, c<strong>on</strong> i suoi 600 dipendenti, 400 d<strong>on</strong>ne e 200 uomini, di cui 350 in via della Zecca e 250 al Regio Parco, è la sec<strong>on</strong>damanifattura italiana. Nel 1869 il numero complessivo di pers<strong>on</strong>ale impiegato nelle due sezi<strong>on</strong>i di Regio Parco e Via dellaZecca raggiunge la ragguardevole quota di 2.140 unità. Nel 1873 i dipendenti s<strong>on</strong>o 2.246 (408 uomini e 1.838 d<strong>on</strong>ne), ma èdue anni più tardi, nel 1875, che la fabbrica raggiunge la punta massima per numero di addetti: 2.500 tra operai e impiegati.L’aumento della produzi<strong>on</strong>e rende necessario unificare gli impianti: nel 1890 i processi produttivi s<strong>on</strong>o trasferiti nel complessodel Regio Parco, mentre quello di via della Zecca cessa ogni attività nel 1895. Dagli inizi del Novecento, nella Manifatturadel Regio Parco si produc<strong>on</strong>o spagnolette (l’attuale sigaretta), trinciati da pipa, estratto di tabacco e, soprattutto,sigari, la cui lavorazi<strong>on</strong>e è affidata alle mani delle sigaraie, che diventano così la figura professi<strong>on</strong>ale più rappresentativa. Idati relativi agli organici testim<strong>on</strong>iano come la prep<strong>on</strong>deranza di manodopera femminile costituisca il tratto distintivo dellafabbrica nel corso della sua intera parabola: 793 d<strong>on</strong>ne su un totale di 946 operai nel 1907, 728 su 1.917 nel 1913, 1.027su 1.993 operai nel 1921, 1.087 su 1.300 nel 1931, 774 su 996 nel 1934 e 1.088 su 1.320 nel 1939. Alla diminuzi<strong>on</strong>e dellaforza lavoro verificatasi negli anni Venti, segue, nella sec<strong>on</strong>da metà degli anni Trenta, una crescita di occupati coincidentec<strong>on</strong> l’aumento della lavorazi<strong>on</strong>e delle sigarette. La produzi<strong>on</strong>e di sigari resta l’attività principale della fabbrica che nel 1946occupa 1.526 lavoratori, di cui 1.141 s<strong>on</strong>o d<strong>on</strong>ne. Una cifra che si riduce negli anni successivi quando inizia una fase dideclino che porta, nel 1960, alla chiusura del reparto del trinciato da pipa e dei sigari, lasciando in funzi<strong>on</strong>e soltanto quelliper la fabbricazi<strong>on</strong>e di sigarette. Esce così dal sistema produttivo la figura della sigaraia, caratterizzante fino ad allora levicende dell’azienda. In fabbrica restano così poche centinaia di dipendenti: 400 negli anni Ottanta e 180 nel 1996, quandosi chiud<strong>on</strong>o i cancelli. Dopo essere stato utilizzato come set cinematografico per alcune produzi<strong>on</strong>i girate a Torino, l’edificioè oggi di proprietà dell’Università di Torino che lo utilizza come ufficio immatricolazi<strong>on</strong>i.Le industrie di San SalvarioNUOVOA partire dalla fine dell’Ottocento San Salvario assume unruolo di primo piano nel processo di industrializzazi<strong>on</strong>e torinese.Alle aziende di piccolo e medio livello, si affiancanole prime industrie, in particolare quelle del settore automobilistico.Tra il 1899 e il primo decennio del Novecento, SanSalvario diventa il quartiere dell’auto: da qui muov<strong>on</strong>o i primipassi i fratelli Ceirano, pi<strong>on</strong>ieri dell’industria italiana dell’automobilee f<strong>on</strong>datori di storici marchi quali Itala, Junior e Scat,e industrie famose come la Lancia e la Fiat. La storia dell’automobile italiana inizia in un cortile di corso Vittorio EmanueleII 9. Qui Giovanni Battista Ceirano f<strong>on</strong>da un’officina per la costruzi<strong>on</strong>e di biciclette. Dieci anni dopo dà vita alla Società AccomanditaCeirano & C. che un anno dopo produce la prima vettura italiana. Un modello a due posti denominato Welleyes,che riscuote notevole successo, tale da avviarne la produzi<strong>on</strong>e in serie. Se ne occuperà la Fabbrica Italiana Automobili,20

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