Tra il 1907 e il 1911 la Fiat prosegue la sua espansi<strong>on</strong>e, inaugurando uno stabilimento a New York (1909) ed esportandoautovetture in Francia, Austria, Regno Unito e Australia. Nel 1909 la fabbrica impiega 2.500 dipendenti e produce 1.215autovetture all’anno. Si tratta di cifre destinate a crescere, come testim<strong>on</strong>iano i dati relativi al 1911, che ved<strong>on</strong>o aumentarea 5.000 il numero di veicoli prodotti. Il 24 maggio 1915, l’Italia dichiara guerra all’Austria facendo il proprio ingresso nellaprima guerra m<strong>on</strong>diale. Lo scoppio del c<strong>on</strong>flitto coincide per la Fiat c<strong>on</strong> un incremento della produzi<strong>on</strong>e: s<strong>on</strong>o 4.644 gliautomezzi prodotti nello stabilimento di corso Dante, dove nel 1915 lavorano 5.000 dipendenti. L’aumento delle maestranzee dei ritmi lavorativi rende necessaria la costruzi<strong>on</strong>e di una nuova struttura produttiva. L’incarico è affidato all’ingegnerGiacomo Matté Trucco che inizia in via Nizza la costruzi<strong>on</strong>e del Lingotto, la cui inaugurazi<strong>on</strong>e avviene nel 1923. Nella nuovafabbrica s<strong>on</strong>o spostate le lavorazi<strong>on</strong>i svolte nel complesso di corso Dante, che diventa sede della Scuola Centrale AllieviFiat. Nel 2007 la Fiat cede l’edificio a un’impresa immobiliare, che dopo averne restaurato le parti interne, provvede allamessa sul mercato del complesso residenziale.A fare da c<strong>on</strong>torno alla storia industriale del quartiere n<strong>on</strong> vi è il solo comparto automobilistico, le cui aziende a partire dalsec<strong>on</strong>do decennio del Novecento, iniziano a trasferire i propri stabilimenti in altre aree cittadine. A San Salvario nasc<strong>on</strong>o alcunidei marchi destinati a lasciare un segno nella storia industriale torinese: in via Belfiore è f<strong>on</strong>data la Nebiolo, impegnatanella fabbricazi<strong>on</strong>e di macchine utensili, seguita dalla Schiaparelli, azienda farmaceutica i cui uffici si affacciano in viaSant’Anselmo, dalla Fispa, acr<strong>on</strong>imo di Fabbrica Italiana Specialità Parti Auto, c<strong>on</strong> sede in corso Raffaello, specializzatanella produzi<strong>on</strong>e di fari per auto, e dalla Microtecnica che c<strong>on</strong>tinua ancor oggi la sua attività produttiva.Specializzata nella meccanica di precisi<strong>on</strong>e, la Microtecnica nasce nel 1929. Dichiarata fabbrica ausiliaria, nel sec<strong>on</strong>doc<strong>on</strong>flitto m<strong>on</strong>diale impiega una manodopera qualificata che passa dalle 1.200 unità del 1940 alle 3.000 del 1945. Nel periodobellico la fabbrica di via Madama Cristina orienta la produzi<strong>on</strong>e verso commesse militari, specializzandosi nella fabbricazi<strong>on</strong>edi bussole, piloti automatici per aerei, apparati guida per siluri e micrometri. Colpita dai bombardamenti dell’aviazi<strong>on</strong>ealleata, al termine del c<strong>on</strong>flitto riprende l’attività c<strong>on</strong>centrandosi sulla costruzi<strong>on</strong>e di apparecchiature per l’industriacinematografica. Nel 1983 l’azienda è acquistata dal gruppo statunitense Hamilt<strong>on</strong> Sundstrand – United TechnologiesCorporati<strong>on</strong>, che ne detiene la quota di maggioranza fino al 2008, quando la società diventa indipendente. Un passaggiopreceduto nel 2000 dall’assorbimento della Magnaghi di Brugherio, che rafforza la presenza della fabbrica torinese neisettori degli equipaggiamenti idraulici di bordo e dei c<strong>on</strong>trolli di volo primari. Attualmente la società, impegnata in segmentidi produzi<strong>on</strong>e civile e militare, è attiva anche nel campo delle applicazi<strong>on</strong>e aerospaziali, e impiega una manodopera di circa700 dipendenti, dislocati tra lo stabilimento torinese e quello lombardo.22
Le f<strong>on</strong>ti e il loro uso nella ricercaLe f<strong>on</strong>ti per racc<strong>on</strong>tare la storia della città, del lavoro, dello sviluppo industriale tra Ottocento e Novecento, s<strong>on</strong>o plurime ediversificate. Un approccio multidisciplinare, come quello offerto nel percorso <str<strong>on</strong>g>didattico</str<strong>on</strong>g> presentato, permette di avere unosguardo complesso e articolato delle storie che prendiamo in c<strong>on</strong>siderazi<strong>on</strong>e. Nella nostra città abbiamo a disposizi<strong>on</strong>emolti archivi fotografici (istituzi<strong>on</strong>i pubbliche, archivi privati, aziendali) ai quali possiamo attingere, sia per la ricchezza delpatrim<strong>on</strong>io c<strong>on</strong>servato, sia per il bu<strong>on</strong>o stato di c<strong>on</strong>servazi<strong>on</strong>e. Più strumenti di lettura e interpretazi<strong>on</strong>e abbiamo più losguardo può offrire prof<strong>on</strong>dità nuove e talvolta inaspettate.In particolare le f<strong>on</strong>ti visive, fotografiche e filmiche, documentano la complessità e l’ambivalenza dell’evento che vogliamoosservare, anche se talvolta deformano o ampliano il suo significato. La f<strong>on</strong>te fotografica è racc<strong>on</strong>to, narrazi<strong>on</strong>e, rappresentazi<strong>on</strong>e,interpretazi<strong>on</strong>e del reale; la didascalia che talvolta la accompagna può offrire uno sguardo più ampio, così cheil documento assume il valore di f<strong>on</strong>te e di testo, permettendo di leggere il c<strong>on</strong>tenuto, cercare gli indizi, c<strong>on</strong>testualizzarel’evento, interpretare i segni che vuole indicare.L’approccio alla fotografia come f<strong>on</strong>te richiede da parte di chi ne fa uso, allo storico in particolare, una corretta critica dellaf<strong>on</strong>te, riflettendo sull’attendibilità del documento e sulla possibilità di utilizzare quante più immagini si hanno a disposizi<strong>on</strong>e,sulla capacità di c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>tare l’immagine c<strong>on</strong> altre f<strong>on</strong>ti, porre ad essa specifiche domande, studiare i codici di rappresentazi<strong>on</strong>ee autorappresentazi<strong>on</strong>e, e individuare i generi fotografici.Le immagini, sia fisse sia in movimento, ci permett<strong>on</strong>o di stabilire un rapporto tra il racc<strong>on</strong>to della realtà e le tracce cheesse evidenziano. Ci offr<strong>on</strong>o l’opportunità di ric<strong>on</strong>oscere, ric<strong>on</strong>oscerci, dandoci la possibilità di captare la storia individualee collettiva, rappresentand<strong>on</strong>e i segni di mutamento e di c<strong>on</strong>tinuità del passato. Le immagini s<strong>on</strong>o in grado di ricostruire illavoro, lo sviluppo industriale, i luoghi della memoria, le figure di protag<strong>on</strong>isti o semplici lavoratori che insieme, e da puntidi vista differenti, hanno c<strong>on</strong>tribuito a realizzare quella storia. <strong>Storia</strong>, identità, fattualità e rappresentazi<strong>on</strong>e si intrecciano esosteng<strong>on</strong>o c<strong>on</strong> forza una visi<strong>on</strong>e complessa e articolata, suggellando altresì i tempi della città, segnati da piccoli e grandieventi che l’hanno resa, più di altre, capitale del lavoro e dell’innovazi<strong>on</strong>e in molti settori produttivi.Fotografie di fabbriche, di d<strong>on</strong>ne e uomini al lavoro, rare fotografie di interni di opifici, c<strong>on</strong> le macchine, immagini di lavoratoriin posa, fieri e orgogliosi, di distruzi<strong>on</strong>e provocata dalle bombe nel sec<strong>on</strong>do c<strong>on</strong>flitto m<strong>on</strong>diale, di immigrati dal sud,soli o accompagnati dalla famiglia, che arrivano a Torino c<strong>on</strong> “il treno del sole”, n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>o che un parte del ricco corpus diimmagini presentate, che attraversano un secolo e più della storia della nostra città.Le immagini cinematografiche, dietro le storie che racc<strong>on</strong>tano, c<strong>on</strong> il trascorrere del tempo si arricchisc<strong>on</strong>o di un valore ditestim<strong>on</strong>ianza per la loro capacità di tramandare, al di là delle differenti chiavi di lettura.Le f<strong>on</strong>ti di memoria, in particolare le testim<strong>on</strong>ianze orali, di cui presentiamo nel nostro percorso ampi stralci, tratti dainterviste o storie di vita raccolte nel corso degli anni a testim<strong>on</strong>i, uomini e d<strong>on</strong>ne di differenti generazi<strong>on</strong>i, appartenenze regi<strong>on</strong>ali,posizi<strong>on</strong>i lavorative, che hanno vissuto a Torino e nei quartieri presi in c<strong>on</strong>siderazi<strong>on</strong>e, fanno emergere un percors<strong>on</strong>arrativo e di memoria suggestivo e pregnante, denso di notizie, ricordi, aneddoti, carichi di capacità affabulativa, capacidi trasmettere alle generazi<strong>on</strong>i storia e memoria di un passato spesso rimasto in ombra. Dobbiamo inoltre ric<strong>on</strong>oscere che23